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Quegli “strani” guardiani al museo  
Andrea D'Agostino
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 4 Luglio 2012, n. 654
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Area Musei

Sarebbe davvero interessante ammirare i Guardiani di Davide Pizzigoni in un nuovo museo, archeologico o di arte moderna. Perché quella che si è tenuta questo inverno al Bagatti Valsecchi di Milano, e recentemente conclusasi poi a Villa Carlotta di Tremezzo, è stata una mostra diversa dalle altre: un’iniziativa da “assaporare” lentamente, molto di più di una qualsiasi rassegna fotografica su un soggetto apparentemente banale come il custode di un museo. E anche se la mostra è terminata, è comunque possibile ammirare il lavoro di Pizzigoni grazie al catalogo Guardiani edito da Allemandi, che contiene un bel saggio di Pierre Rosenberg, a lungo direttore del Louvre.


Di primo acchito, l’idea non sembrava particolarmente originale: un fotografo che sceglie di riprendere questi soggetti mentre sono al lavoro davanti a dipinti, in mezzo a sculture, alla base di scalinate monumentali o all’interno di saloni affrescati (persino vicino agli animali impagliati nei musei di storia naturale). Cosa ci sarà mai di interessante,  veniva da chiedersi leggendo il comunicato stampa. Poi, una volta entrati e osservandole meglio, è come se le immagini avessero iniziato a parlare da sole: e il merito è stato principalmente dei luoghi scelti per ospitare la mostra, ovvero un museo carico di storia come il Bagatti Valsecchi, nel cuore del quadrilatero della moda milanese, e una villa come quella abitata dal marchese Sommariva sul lago di Como. Contesti che fanno davvero la differenza. Le foto raffigurano infatti interni di altri musei, e collocate sopra tavoli antichi, oppure tra un armadio e un’armatura, hanno creato un gioco di specchi che veniva poi accentuato da alcuni scatti a grandezza naturale, dove le figure dei guardiani creavano un curioso effetto tromple-l’oeil tale da farle sembrare vere: è il caso, ad esempio, della custode ritratta nella Sala dei Giganti di Palazzo Tè a Mantova, la cui gigantografia è stata scenograficamente posta in fondo a un corridoio del Bagatti Valsecchi.


Ma l’aspetto più intrigante è stato indubbiamente il gioco di sguardi venutosi a creare tra il guardiano – l’etimologia di questa parola, e non è un caso, è la stessa di “guardare” – e i capolavori che deve sorvegliare, come nella foto scattata al Victoria&Albert Museum di Londra, dove il personaggio osserva le forme di una Venere sdraiata su un materasso (una scultura che rievoca il celebre Ermafrodito Borghese), non si sa se con attrazione, riprovazione o semplice imbarazzo: e proprio questa immagine è stata scelta per i manifesti e la copertina del catalogo. Ma le combinazioni di questi sguardi sono molteplici, come quelli tra gli altri guardiani ripresi a coppie che, rivolti uno verso l’altro, sembrano disinteressarsi di tutto il resto, oppure gli sguardi che rivolgono al fotografo, e quindi al pubblico: si veda la custode di Villa Necchi Campiglio a Milano la cui immagine, riprodotta a grandezza naturale all’interno di una nicchia, guarda incuriosita lo spettatore. In alcuni casi l’intento era chiaramente ironico, come nella coppia di guardiani da Capodimonte, seduti e con gli occhiali da sole indosso, in una posa chiaramente sfaccendata, per non citare il loro collega di un museo francese, colto in un momento di stanchezza… mentre dorme a bocca aperta. Cinque foto sono state poi realizzate all'interno del Bagatti Valsecchi: esposte nelle stesse sale, hanno provocato un effetto di straniamento come nella suntuosa Sala Rossa, dove addirittura, ad alcuni orari di visita, lo stesso guardiano “immortalato” veniva a mettersi accanto alla gigantografia, dando l’idea di fare parte della scenografia di un film o di quei videoclip dove l’inquadratura “penetra” in un quadro, o uno specchio, dove si sta svolgendo un’altra azione.


La serie di immagini è il frutto di un lavoro che Pizzigoni ha realizzato dal 2008 a oggi in numerosi musei di vari Paesi tra cui Francia, Inghilterra, Russia, Brasile e Italia. Uno degli scopi della sua ricerca, oltre al gioco di sguardi, è di individuare le relazioni che si stabiliscono tra i soggetti fotografati e lo spazio in cui lavorano tutti i giorni. In alcuni casi non è stato facile, come racconta lo stesso artista: riprendere i custodi di nascosto comportava il rischio di movimenti improvvisi che avrebbero rovinato la messa in scena, mentre al contrario, sono emerse espressioni di imbarazzo in coloro che sapevano di essere ritratti. Non tutti, per fortuna, anzi: in molti casi i soggetti, dimenticata la presenza del fotografo e rilassandosi, hanno assunto vere e proprie pose artistiche, come nel caso di un dipendente che si appoggia malinconicamente ad un pilastro.


L’aspetto probabilmente più surreale ha riguardato poi la comparsa di veri e propri casi di mimetismo: vedi il primo piano di un custode con uno scimpanzè impagliato dietro, dove la foto sembrava presa da un manuale di antropologia, come a voler mostrare le tappe dell’evoluzione dell’uomo. Comune a molti, infine, è la volontà di risultare invisibili al pubblico: quel pubblico che comunque spesso li ignora, come se fossero trasparenti. Che è dopotutto la missione del loro lavoro: sorvegliare senza essere visti. Anche se, dopo aver visto queste foto, la prossima volta che entreremo in un museo ci ricorderemo sempre di loro.





Guardiani. Fotografie di Davide Pizzigoni
www.davidepizzigoni.com








Fig. 1
DAVIDE PIZZIGONI
Musée Carnavalet, Parigi

Fig. 2
DAVIDE PIZZIGONI
Victoria & Albert Museum, Londra

Fig. 3
DAVIDE PIZZIGONI
Victoria & Albert Museum, Londra

Fig. 4
particolare della mostra al Bagatti Valsecchi
in fondo, la foto di una custode nella Sala dei Giganti di Palazzo Tè di Mantova

Fig. 5
particolare della mostra al Bagatti Valsecchi
nella nicchia, foto di una custode a Villa Necchi Campiglio di Milano



Foto da 1 a 3 cortesia Ufficio Stampa della Mostra

Foto 4 e 5 cortesia Andrea D'Agostino

Contributo valutato da due referees anonimi nel rispetto delle finalità scientifiche, informative, creative e culturali storico-artistiche della rivista

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