Tanto si è detto, molto si è scritto
sull’Orto Botanico di Padova, ma la presentazione di questo nuovo libro Orto
Botanico di Padova si differenzia dalle altre pubblicazioni per la varietà dei
temi affrontati, che sono ben sintetizzati dal sottotitolo Tra Immagine e
Scienza, tra Natura e Memoria.
La presentazione, avvenuta nel Palazzo Moroni, sede
del Municipio di Padova, ha avuto una certa rilevanza proprio perché Andrea
Moroni fu l’architetto che progettò, insieme a Daniele Barbaro, quel
meraviglioso impianto circolare dell’Orto Botanico, suddiviso da quattro spalti che a loro volta
sono suddivisi in otto parti (le aiuole). L’affermazione che Andrea Moroni sia
stato uno dei progettisti dell’”Orto” viene convalidata dal fatto che all’epoca
era proto architetto di Santa Giustina. La nascita, nel 1545, dell’Orto Botanico farà di
Padova uno dei principali centri culturali europei, per lo studio della
botanica e della medicina contribuendo al progresso delle numerose discipline;
non solo Moroni, ma anche una schiera di intellettuali contribuirono alla
nascita e al successo dell’Orto medicinale.
L’Orto Botanico di Padova è stato
inserito dall’UNESCO, nel 1972, come luogo Patrimonio dell’Umanità e nel logo
del Patrimonio sono sintetizzati proprio i due elementi che troviamo qui: il
quadrato come simbolo del patrimonio culturale e la sua inscrizione nel cerchio
che indica il patrimonio naturale.
L’uscita del libro è coincisa con il 40
anniversario (1972-2012) della Convenzione Unesco che ha istituito la Lista del
Patrimonio Mondiale. Durante la presentazione ci si è anche posto il perché in
Padova solo l’Orto rientri nell’elenco, quando il Palazzo della Ragione e la
stessa Cappella degli Scrovegni, oltre allo splendido Prato della Valle,
avrebbero dovuto esserci a pieno titolo.
A detta del portavoce degli autori,
Angelo Miatello, l’idea di scrivere il libro è nata dalla Tesi che Giorgio
Sparisi, aveva scritto, venticinque anni fa, per laurearsi in architettura allo
IUAV di Venezia, con il prof. Manfredo Tafuri. Tesi che, partendo dalla nascita
dell’Orto patavino, coinvolgeva la figura dell’architetto Moroni. I due,
Miatello e Sparisi, amici di lunga data, hanno poi coinvolto Claudio Malvestio
per la realizzazione, dividendosi i vari “compiti” e le problematiche
incontrate nello scrivere a “6 mani” sono state principalmente di ordine
tipografico perché l’ultima parola e decisione era “dettata” dal grafico.
Ovviamente le difficoltà maggiori sono
state il reperimento delle fonti e la differenza, tra le altre pubblicazioni,
era quella di proporre uno libro-stimolo capace di far riflettere sulla
politica conflittuale tra Padova e Venezia; sull’arte cosmatesca di Andrea
Moroni; sulla sensibilità umanistica di Daniele Barbaro; sull’arte della
memoria che per quell’epoca la numerazione della piante nei 4 spati e nelle 8
aiuole era davvero memorabile.
L’Orto era nato come il giardino dei
Semplici (Hortus simplicium), il cui accesso avveniva attraverso un ponte sul
canale Alicorno, che però andò distrutto dalla piena del 1873.
Davanti al cancello, prima di entrare,
c’erano scolpite, in lingua latina, le sette regole che il visitatore doveva
rispettare e la sua costruzione e quella del muro di cinta fu fatta fare dopo
una serie di furti notturni delle preziose piante.
Si coltivarono, da subito, piante
officinali e medicinali che venivano trattate e trasformate per scopi
terapeutici.
Tra queste ricordiamo la famosa teriaca
veneziana, che, ai tempi della Serenissima, era considerata una medicina
miracolosa perché era in grado di guarire molte malattie; l’elenco di tutte
sarebbe molto lungo e allora citiamo la mandragola, radice a cui vengono
attribuite caratteristiche afrodisiache e fecondative ricordando anche che il
Machiavelli prese spunto da essa e la utilizzò per comporre una
commedia-satirica sulla corrotta società italiana del ‘500 e, a nostro dire,
pare che stante le nostre ultime vicende politiche, nulla sia poi cambiato.
Numerosi sono anche gli alberi, ricordiamo
il platano del ‘600, le magnolie dell’800, la famosa Palma di San Pietro, della
stessa età del giardino, più conosciuta come la Palma di Goethe e la
coltivazione del primo ciclamino, in vaso, che compie oggi ben duecento anni.
C’è anche un gioco dell’oca ricostruito all’interno del cerchio inscritto in
quarti, suddiviso in otto parti, poi in 365 aiuole.
E’ un libro tutto da leggere dove si possono trovare
molte notizie collaterali interessanti, dove si confrontano analisi e aspetti
vari della Padova del ‘500, documenti antichi a confronto che ci permettono di
capire aspetti della vita e della cultura di Padova nei secoli scorsi, ma
soprattutto ci fa capire che l’Orto Botanico non può essere inteso come un
giardino pubblico qualunque, ma uno dei pochi “Giardini Monumentali” per il
valore botanico, culturale e paesaggistico che gli è proprio.
L’importanza dell’Orto, oltre per essere il più antico
orto botanico universitario del mondo, è quella di aver conservato la sua
struttura originaria e lo testimonia una delibera del Senato della Serenissima
del 1545; oggi il suo ruolo fondamentale è quello di conservare la biodiversità
delle oltre 2.000 specie.
Il volume, di 160 pagine, con 225 immagini, edito da B+M Editions 2012, al costo 22
euro, non ha avuto nessun finanziamento pubblico o distributivo, è ricco di foto: dalla veduta aerea dell’Orto; alla
descrizione delle tipologie dei vari giardini: all’italiana, alla francese,
all’inglese; agli orti botanici a confronto da quello di Mantova, Pisa, Firenze
e Bologna; alle mappe dell’800; alle tavole illustrate, foto di quadri,
planimetrie.
Un libro che, partendo da un approccio
storico divulgativo, inserisce anche temi di attualità come l’intervista
all’attuale prefetto dell’Orto, il prof. Carlo Andreoli e un’altra sul
significato universale dell’Orto Botanico di Padova per l’Unesco di Giorgio
Andrian. Il libro ricorda anche il più longevo dei prefetti, Giuseppe Antonio
Bonato, che “ha regnato per 42 anni” l’Orto sotto i tre regimi: veneziano,
napoleonico ed asburgico e il primo prefetto Luigi Squalerno detto
l’Anguillara.
Ricordiamo che questa presentazione si inserisce nella
serie di proposte che l’Estate Carrarese, da giugno a settembre 2012, e che
offre: Notturni d’Arte il cui tema “I quattro elementi naturali” farà da filo
conduttore per la nuova edizione di RAM 2012 che, ad ottobre, ospiterà a
Palazzo della Ragione la mostra di Fabrizio Plessi ”Il flusso della Ragione”.
Tra le varie Mostre ricordiamo “De Chirico, Fontana e i maestri del ‘900 a Padova” a Palazzo della Ragione e quella inaugurata a giugno di Luciano Bonello
“L’infinito paesaggio” alla Galleria Cavour. I Musei Civici agli Eremitani, da
luglio al 30 settembre, ospiteranno Tiziano e Paolo III l’artista e il suo
modello a confronto; per la Musica a Palazzo Zuckermann i Concerti Fondazione
Orchestra di Padova e del Veneto, ma si potrà ascoltare Tango e Jazz in varie
sedi. Non mancheranno appuntamenti con la Danza, il Teatro e il Cinema, oltre
ad Incontri e Conferenze. Un fitto calendario per chi passa l’estate in città o
per il turista curioso.
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