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L'Orto Botanico di Padova e l'Estate Carrarese 2012  
Roberta Balmas
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 15 Agosto 2012, n. 659
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Area Musei

Tanto si è detto, molto si è scritto sull’Orto Botanico di Padova, ma la presentazione di questo nuovo libro Orto Botanico di Padova si differenzia dalle altre pubblicazioni per la varietà dei temi affrontati, che sono ben sintetizzati dal sottotitolo Tra Immagine e Scienza, tra Natura e Memoria.

La presentazione, avvenuta nel Palazzo Moroni, sede del Municipio di Padova, ha avuto una certa rilevanza proprio perché Andrea Moroni fu l’architetto che progettò, insieme a Daniele Barbaro, quel meraviglioso impianto circolare dell’Orto Botanico,  suddiviso da quattro spalti che a loro volta sono suddivisi in otto parti (le aiuole). L’affermazione che Andrea Moroni sia stato uno dei progettisti dell’”Orto” viene convalidata dal fatto che all’epoca era proto architetto di Santa Giustina. La nascita, nel 1545, dell’Orto Botanico farà di Padova uno dei principali centri culturali europei, per lo studio della botanica e della medicina contribuendo al progresso delle numerose discipline; non solo Moroni, ma anche una schiera di intellettuali contribuirono  alla nascita e al successo dell’Orto medicinale.

L’Orto Botanico di Padova è stato inserito dall’UNESCO, nel 1972, come luogo Patrimonio dell’Umanità e nel logo del Patrimonio sono sintetizzati proprio i due elementi che troviamo qui: il quadrato come simbolo del patrimonio culturale e la sua inscrizione nel cerchio che indica il patrimonio naturale.

L’uscita del libro è coincisa con il 40 anniversario (1972-2012) della Convenzione Unesco che ha istituito la Lista del Patrimonio Mondiale. Durante la presentazione ci si è anche posto il perché in Padova solo l’Orto rientri nell’elenco, quando il Palazzo della Ragione e la stessa Cappella degli Scrovegni, oltre allo splendido Prato della Valle, avrebbero dovuto esserci a pieno titolo.

A detta del portavoce degli autori, Angelo Miatello, l’idea di scrivere il libro è nata dalla Tesi che Giorgio Sparisi, aveva scritto, venticinque anni fa, per laurearsi in architettura allo IUAV di Venezia, con il prof. Manfredo Tafuri. Tesi che, partendo dalla nascita dell’Orto patavino, coinvolgeva la figura dell’architetto Moroni. I due, Miatello e Sparisi, amici di lunga data, hanno poi coinvolto Claudio Malvestio per la realizzazione, dividendosi i vari “compiti” e le problematiche incontrate nello scrivere a “6 mani” sono state principalmente di ordine tipografico perché l’ultima parola e decisione era “dettata” dal grafico.

Ovviamente le difficoltà maggiori sono state il reperimento delle fonti e la differenza, tra le altre pubblicazioni, era quella di proporre uno libro-stimolo capace di far riflettere sulla politica conflittuale tra Padova e Venezia; sull’arte cosmatesca di Andrea Moroni; sulla sensibilità umanistica di Daniele Barbaro; sull’arte della memoria che per quell’epoca la numerazione della piante nei 4 spati e nelle 8 aiuole era davvero memorabile.

L’Orto era nato come il giardino dei Semplici (Hortus simplicium), il cui accesso avveniva attraverso un ponte sul canale Alicorno, che però andò distrutto dalla piena del 1873.

Davanti al cancello, prima di entrare, c’erano scolpite, in lingua latina, le sette regole che il visitatore doveva rispettare e la sua costruzione e quella del muro di cinta fu fatta fare dopo una serie di furti notturni delle preziose piante.

Si coltivarono, da subito, piante officinali e medicinali che venivano trattate e trasformate per scopi terapeutici.

Tra queste ricordiamo la famosa teriaca veneziana, che, ai tempi della Serenissima, era considerata una medicina miracolosa perché era in grado di guarire molte malattie; l’elenco di tutte sarebbe molto lungo e allora citiamo la mandragola, radice a cui vengono attribuite caratteristiche afrodisiache e fecondative ricordando anche che il Machiavelli prese spunto da essa e la utilizzò per comporre una commedia-satirica sulla corrotta società italiana del ‘500 e, a nostro dire, pare che stante le nostre ultime vicende politiche, nulla sia poi cambiato.

Numerosi sono anche gli alberi, ricordiamo il platano del ‘600, le magnolie dell’800, la famosa Palma di San Pietro, della stessa età del giardino, più conosciuta come la Palma di Goethe e la coltivazione del primo ciclamino, in vaso, che compie oggi ben duecento anni. C’è anche un gioco dell’oca ricostruito all’interno del cerchio inscritto in quarti, suddiviso in otto parti, poi in 365 aiuole.

E’ un libro tutto da leggere dove si possono trovare molte notizie collaterali interessanti, dove si confrontano analisi e aspetti vari della Padova del ‘500, documenti antichi a confronto che ci permettono di capire aspetti della vita e della cultura di Padova nei secoli scorsi, ma soprattutto ci fa capire che l’Orto Botanico non può essere inteso come un giardino pubblico qualunque, ma uno dei pochi “Giardini Monumentali” per il valore botanico, culturale e paesaggistico che gli è proprio.

L’importanza dell’Orto, oltre per essere il più antico orto botanico universitario del mondo, è quella di aver conservato la sua struttura originaria e lo testimonia una delibera del Senato della Serenissima del 1545; oggi il suo ruolo fondamentale è quello di conservare la biodiversità delle oltre 2.000 specie.

Il volume, di 160 pagine, con 225 immagini, edito da B+M Editions 2012, al costo 22 euro, non ha avuto nessun finanziamento pubblico o distributivo, è ricco di foto: dalla veduta aerea dell’Orto; alla descrizione delle tipologie dei vari giardini: all’italiana, alla francese, all’inglese; agli orti botanici a confronto da quello di Mantova, Pisa, Firenze e Bologna; alle mappe dell’800; alle tavole illustrate, foto di quadri, planimetrie.

Un libro che, partendo da un approccio storico divulgativo, inserisce anche temi di attualità come l’intervista all’attuale prefetto dell’Orto, il prof. Carlo Andreoli e un’altra sul significato universale dell’Orto Botanico di Padova per l’Unesco di Giorgio Andrian. Il libro ricorda anche il più longevo dei prefetti, Giuseppe Antonio Bonato, che “ha regnato per 42 anni” l’Orto sotto i tre regimi: veneziano, napoleonico ed asburgico e il primo prefetto Luigi Squalerno detto l’Anguillara.

Ricordiamo che questa presentazione si inserisce nella serie di proposte che l’Estate Carrarese, da giugno a settembre 2012, e che offre: Notturni d’Arte il cui tema “I quattro elementi naturali” farà da filo conduttore per la nuova edizione di RAM 2012 che, ad ottobre, ospiterà a Palazzo della Ragione la mostra di Fabrizio Plessi ”Il flusso della Ragione”. Tra le varie Mostre ricordiamo “De Chirico, Fontana e i maestri del ‘900 a Padova” a Palazzo della Ragione e quella inaugurata a giugno di Luciano Bonello “L’infinito paesaggio” alla Galleria Cavour. I Musei Civici agli Eremitani, da luglio al 30 settembre, ospiteranno Tiziano e Paolo III l’artista e il suo modello a confronto; per la Musica a Palazzo Zuckermann i Concerti Fondazione Orchestra di Padova e del Veneto, ma si potrà ascoltare Tango e Jazz in varie sedi. Non mancheranno appuntamenti con la Danza, il Teatro e il Cinema, oltre ad Incontri e Conferenze. Un fitto calendario per chi passa l’estate in città o per il turista curioso.









Fontana delle Quattro Stagioni

Fig. 1
copertina del libro realizzata dal grafico Claudio Malvestio con foto veduta aerea dell'Orto Botanico di Padova

Primavera

Fig. 2
la Primavera
statua marmorea
Padova, Orto Botanico

Fontana delle Quattro Stagioni

Fig. 3
Fontana della Quattro Stagioni
Padova, Orto Botanico

cactus

Fig. 4
cactus, partic.
Padova, Orto Botanico

Fontana delle Quattro Stagioni

Fig. 5
uno spalto, suddiviso in otto raggi, ottogonale, partic.
Padova, Orto Botanico


	
	
	

Foto cortesia archivio fotografico Orto Botanico

Contributo valutato da due referees anonimi nel rispetto delle finalità scientifiche, informative, creative e culturali storico-artistiche della rivista

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