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Un incontro all'Accademia di San Luca in onore di Argan  
Davide Boschi
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 31 Luglio 2013, n. 684
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Area Convegni

Lunedì 27 maggio 2013 l’Accademia Nazionale di San Luca ha ospitato la giornata conclusiva delle iniziative legate al centenario della nascita di Giulio Carlo Argan (1909 – 1992).

La sala del piano nobile di Palazzo Carpegna era gremita in ogni ordine di posti e varie personalità della cultura e del mondo accademico italiano vi sono intervenute.

Dopo sette convegni organizzati in più di tre anni di attività dal Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario, presieduto dalla figlia di Argan, Paola, e da Antonio Pinelli, si sono presentate le pubblicazioni promosse dal Comitato stesso concernenti anche le varie occasioni di approfondimento e attività culturali da esso promosse.

I quattro volumi presentati sono stati i seguenti:

Giulio Carlo Argan intellettuale e storico dell’arte
, a cura di Claudio Gamba, Milano, Electa, 2012. Atti dei convegni tenuti all’Accademia Nazionale dei Lincei nel 2009 e alla Sapienza Università di Roma nel 2010 in collaborazione con il Dipartimento di Storia dell’Arte e Spettacolo, con i materiali della mostra biografica e appendici documentarie.

Il “gusto dei problemi”: il manuale di Giulio Carlo Argan e l’insegnamento della storia dell’arte nella scuola di oggi e di domani, a cura di Irene Baldriga, Firenze, Sansoni, 2010. Atti del convegno tenuto all’Accademia Nazionale di San Luca nel 2010 in collaborazione con l’Associazione Nazionale Insegnanti di Storia dell’Arte.

Progettare per non essere progettati: Giulio Carlo Argan, Bruno Zevi e l’architettura, a cura di Adachiara Zevi e Claudio Gamba, Roma, Fondazione Bruno Zevi, 2012. Atti del convegno tenuto al MAXXI nel 2010 in collaborazione con la Fondazione Bruno Zevi.

Argan e l’insegnamento universitario. Gli anni palermitani 1955-1959, a cura di Maria Concetta Di Natale e Mariny Guttilla, supplemento a “OADI” (giugno 2013), Palermo, Plumelia,  2013. Atti del convegno tenuto a Palermo, Steri, nel 2011 in collaborazione con il Dipartimento di Studi storici e artistici dell’Università degli Studi di Palermo.

Il segretario generale dell’Accademia Francesco Moschini, allievo dello stesso Argan tra il 1971 e il 1973, ha introdotto e coordinato la giornata, sottolineando i legami tra il Maestro e l’istituzione: nomina accademica nel 1960, relatore nell’68 di Realtà e incognite dell’arte contemporanea, nel marzo ’71 un intervento dal titolo L’arte, la critica e la storia, grazie alla collaborazione tra l’Accademia e la casa editrice Editalia pubblica un volume su Adalberto Libera nel 1975.

La Soprintendente PSAE e Polo Museale di Roma Daniela Porro ha portato il saluto delle Istituzioni e si è complimentata per l’ampia e proficua attività dell’organizzazione, rammentando come il passo decisivo per la creazione di un Comitato Nazionale si ebbe grazie alla solerzia con cui si è spesa l’Associazione Bianchi Bandinelli, e la sua presidente Maria Dalai Emiliani in particolare. Rammenta inoltre come lo stesso Argan sia stato funzionario del Ministero dal 1933 al ’55, nonché l’ideatore con Cesare Brandi dell’Istituto Centrale per il Restauro, e tra le varie cariche ricoperte anche presidente del Centro Studi sulla Cultura e l’Immagine di Roma.

Il professor Antonio Pinelli, laureatosi con Argan nel 1967, non si è mai considerato “arganicamente arganiano” e questo egli pensa che sia un riflesso dell’insegnamento dello stesso Argan, il quale auspicava che la prima critica dovesse venirgli dalla sua scuola. Pinelli ringrazia per il contributo dato da Salvatore Settis, nella figura del quale rivede l’operato di Argan come strenuo difensore del patrimonio culturale italiano; tra l’altro rammenta come fu lo stesso Argan, in tempi non sospetti, a promuovere il nome di un giovane Settis quale punto di riferimento per il problema del restauro della Torre di Pisa, e che Settis lo venne a sapere solamente un anno dopo di tale benedizione. Ricorda con piacere la giornata di studî tenuta a Villa Medici nel 2012 sul rapporto tra politica e mondo dell’arte, tesa a discutere la figura dell’intellettuale impegnato, engagé, quali sono stati appunto Argan, André Chastel, Lionello Venturi ed altri.

Pinelli si rallegra per il contributo nelle pubblicazioni di giovani studiosi come Gamba e Valentina Russo; per non aver dimenticato i periodi d’insegnamento a Torino e a Palermo, antecedenti la docenza presso La Sapienza di Roma, e l’esperienza di Cosenza dove Luigi Spezzaferro, allievo di Argan, fondò una scuola dallo stampo arganiano; il convegno tenuto dall’Associazione Nazionale Insegnanti di Storia dell’Arte che ha affrontato l’attualità della metodologia arganiana: questo per evidenziare come l’auspicio di Pinelli di veder trattata la figura di Argan nella maniera meno celebrativa possibile, sia stato perseguito dai vari collaboratori del Comitato Nazionale.

 Claudio Gamba poi ha raccontato com’è nato il progetto di ricordare la figura di Argan e i nodi tematici che ne sono stati alla base: considerare Argan un classico della critica e valutarne l’attualità o l’inattualità delle sue battaglie e della sua figura di intellettuale impegnato. Da ciò si è potuto appurare come rimangano pregiudizi privati o afferenti a diverse scuole critiche, per cui anche oggi è molto complicato parlare serenamente di Argan.

Il Comitato si prefiggeva di far luce sull’eredità arganiana in maniera obiettiva, senza per questo scadere in facile lode della sua non-scuola o allontanare le critiche a priori. «Storicizzare senza sterilizzare» è una frase di Argan che il Comitato ha fatto sua e una vera novità è stato osservare come proprio i più giovani («i quali hanno il coraggio delle idee e il fastidio delle nozioni» cit. Argan) non fossero mai indifferenti nel leggere cosa teorizzava Argan, ma anzi ne discutessero alacremente.

Gamba cita l’episodio della conversazione con Walter Gropius, nella quale candidamente Argan diceva che «l’importante non è che l’artista abbia intenzionalmente pensato certe cose, ma che ne abbia suscitato il pensiero in me che osservo», per sottolineare come questo modo di fare storia dell’arte non sia più concepibile al giorno d’oggi, ma ciò non diminuisce il ruolo e l’importanza della figura di Argan.

Da Gamba ultimo ha ricordato una lettera scritta da Argan, una volta dimessosi dalla carica di senatore, al neo Presidente della Repubblica Scalfaro esattamente il 26 maggio di ventuno anni fa: gli rivolse un accorato grido d’allarme per i beni culturali che erano in grave pericolo, auspicando che, non potendo sperare su denari che non ci sono, la figura del prossimo ministro dei beni culturali dovesse essere una figura seria e impegnata fattivamente nel risolvere i problemi del settore.

La professoressa Michela Di Macco, tesoriere del Comitato, ha evidenziato come lei e i suoi colleghi si siano mossi con un comportamento da storici, affrontando non dei festeggiamenti occasionali ma “dando il la” ad una riflessione seria e duratura, grazie anche all’autonomia di giudizio che ha contraddistinto l’operato di questo triennio. Riporta alcune questioni affrontate all’interno della pubblicazione maggiore, come quella che ai giorni d’oggi sembrerebbe veder confrontate in un duello le tesi di Argan e quelle di Urbani circa i problemi legati al restauro: ma Argan, che è precedente ad Urbani, non poteva affermare certe cose che quest’ultimo avrà poi il merito di portare nel campo scientifico.

La Di Macco ricorda anche che il pensiero di Argan si è mutato nel tempo su alcune questioni, dimostrando quindi uno spirito di cambiamento e perfezionamento personale e non di una accademica chiusura alle nuove istanze metodologiche: per esempio, come riporta il saggio di Marisa Dalai Emiliani, Argan auspicava un rallentamento della circolazione delle opere nei circuiti di prestito, chiedendo di usare in alternativa le foto; mentre nel corso degli anni arrivò a dire che la movimentazione di esse è la circolazione sanguigna che ossigena i musei e fa sperimentare nuove forme di allestimento. 

Il saggio di Bruno Toscano, non di scuola arganiana, rammenta come Argan mise in guardia dalle troppe sferzate sociologiche, formaliste e culturalisti che la storia dell’arte stava vedendo applicare. Per la Di Macco l’eredità di A. è racchiusa in queste parole: «L’architettura fa parte della Storia dell’arte. L’arte contemporanea si affronta con la stessa metodologia con cui si affronta l’arte antica. L’arte applicata è storia dell’arte».

Infine i saluti portati dalla Sicilia della professoressa Maria Concetta Di Natale, allieva di Argan nella Scuola di Specializzazione della Sapienza, autrice insieme a Mariny Guttilla della preziosa pubblicazione di tutta la documentazione sull’esperienza palermitana dell’allora quasi cinquantenne Argan.






 

Contributo valutato da due referees anonimi nel rispetto delle finalità scientifiche, informative, creative e culturali storico-artistiche della rivista

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