Lunedì 27 maggio 2013
l’Accademia Nazionale di San Luca ha ospitato la giornata conclusiva delle
iniziative legate al centenario della nascita di Giulio Carlo Argan (1909 –
1992).
La sala del piano
nobile di Palazzo Carpegna era gremita in ogni ordine di posti e varie
personalità della cultura e del mondo accademico italiano vi sono intervenute.
Dopo sette convegni
organizzati in più di tre anni di attività dal Comitato Nazionale per le
celebrazioni del centenario, presieduto dalla figlia di Argan, Paola, e da
Antonio Pinelli, si sono presentate le pubblicazioni promosse dal Comitato
stesso concernenti anche le varie occasioni di approfondimento e attività
culturali da esso promosse.
I quattro volumi presentati
sono stati i seguenti:
Giulio Carlo
Argan intellettuale e storico dell’arte, a cura di Claudio Gamba, Milano, Electa, 2012. Atti dei
convegni tenuti all’Accademia Nazionale dei Lincei nel 2009 e alla Sapienza
Università di Roma nel 2010 in collaborazione con il Dipartimento di Storia
dell’Arte e Spettacolo, con i materiali della mostra biografica e appendici
documentarie.
Il “gusto dei
problemi”: il manuale di Giulio Carlo Argan e l’insegnamento della storia
dell’arte nella scuola di oggi e di domani, a cura di Irene Baldriga, Firenze, Sansoni, 2010. Atti
del convegno tenuto all’Accademia Nazionale di San Luca nel 2010 in
collaborazione con l’Associazione Nazionale Insegnanti di Storia dell’Arte.
Progettare per
non essere progettati: Giulio Carlo Argan, Bruno Zevi e l’architettura, a cura di Adachiara Zevi e
Claudio Gamba, Roma, Fondazione Bruno Zevi, 2012. Atti del convegno tenuto al
MAXXI nel 2010 in collaborazione con la Fondazione Bruno Zevi.
Argan e
l’insegnamento universitario. Gli anni palermitani 1955-1959, a cura di Maria Concetta Di
Natale e Mariny Guttilla, supplemento a “OADI” (giugno 2013), Palermo, Plumelia,
2013. Atti del convegno tenuto a
Palermo, Steri, nel 2011 in collaborazione con il Dipartimento di Studi storici
e artistici dell’Università degli Studi di Palermo. Il segretario
generale dell’Accademia Francesco Moschini, allievo dello stesso Argan tra il
1971 e il 1973, ha introdotto e coordinato la giornata, sottolineando i legami
tra il Maestro e l’istituzione: nomina accademica nel 1960, relatore nell’68 di
Realtà e incognite dell’arte
contemporanea, nel marzo ’71 un intervento dal titolo L’arte, la critica e la storia, grazie alla collaborazione tra
l’Accademia e la casa editrice Editalia pubblica un volume su Adalberto Libera
nel 1975.
La Soprintendente
PSAE e Polo Museale di Roma Daniela Porro ha portato il saluto delle
Istituzioni e si è complimentata per l’ampia e proficua attività
dell’organizzazione, rammentando come il passo decisivo per la creazione di un
Comitato Nazionale si ebbe grazie alla solerzia con cui si è spesa
l’Associazione Bianchi Bandinelli, e la sua presidente Maria Dalai Emiliani in
particolare. Rammenta inoltre come lo stesso Argan sia stato funzionario del
Ministero dal 1933 al ’55, nonché l’ideatore con Cesare Brandi dell’Istituto
Centrale per il Restauro, e tra le varie cariche ricoperte anche presidente del
Centro Studi sulla Cultura e l’Immagine di Roma.
Il professor
Antonio Pinelli, laureatosi con Argan nel 1967, non si è mai considerato
“arganicamente arganiano” e questo egli pensa che sia un riflesso
dell’insegnamento dello stesso Argan, il quale auspicava che la prima critica
dovesse venirgli dalla sua scuola. Pinelli ringrazia per il contributo dato da
Salvatore Settis, nella figura del quale rivede l’operato di Argan come strenuo
difensore del patrimonio culturale italiano; tra l’altro rammenta come fu lo
stesso Argan, in tempi non sospetti, a promuovere il nome di un giovane Settis
quale punto di riferimento per il problema del restauro della Torre di Pisa, e
che Settis lo venne a sapere solamente un anno dopo di tale benedizione.
Ricorda con piacere la giornata di studî tenuta a Villa Medici nel 2012 sul
rapporto tra politica e mondo dell’arte, tesa a discutere la figura
dell’intellettuale impegnato, engagé,
quali sono stati appunto Argan, André Chastel, Lionello Venturi ed altri.
Pinelli si rallegra
per il contributo nelle pubblicazioni di giovani studiosi come Gamba e
Valentina Russo; per non aver dimenticato i periodi d’insegnamento a Torino e a
Palermo, antecedenti la docenza presso La Sapienza di Roma, e l’esperienza di
Cosenza dove Luigi Spezzaferro, allievo di Argan, fondò una scuola dallo stampo
arganiano; il convegno tenuto dall’Associazione Nazionale Insegnanti di Storia
dell’Arte che ha affrontato l’attualità della metodologia arganiana: questo per
evidenziare come l’auspicio di Pinelli di veder trattata la figura di Argan
nella maniera meno celebrativa possibile, sia stato perseguito dai vari
collaboratori del Comitato Nazionale.
Claudio Gamba poi ha raccontato
com’è nato il progetto di ricordare la figura di Argan e i nodi tematici che ne
sono stati alla base: considerare Argan un classico della critica e valutarne
l’attualità o l’inattualità delle sue battaglie e della sua figura di intellettuale
impegnato. Da ciò si è potuto appurare come rimangano pregiudizi privati o
afferenti a diverse scuole critiche, per cui anche oggi è molto complicato
parlare serenamente di Argan.
Il Comitato si prefiggeva di
far luce sull’eredità arganiana in maniera obiettiva, senza per questo scadere
in facile lode della sua non-scuola o
allontanare le critiche a priori. «Storicizzare senza sterilizzare» è una frase
di Argan che il Comitato ha fatto sua e una vera novità è stato osservare come
proprio i più giovani («i quali hanno il coraggio delle idee e il fastidio
delle nozioni» cit. Argan) non fossero mai indifferenti nel leggere cosa
teorizzava Argan, ma anzi ne discutessero alacremente.
Gamba cita l’episodio della
conversazione con Walter Gropius, nella quale candidamente Argan diceva che «l’importante
non è che l’artista abbia intenzionalmente pensato certe cose, ma che ne abbia
suscitato il pensiero in me che osservo», per sottolineare come questo modo di
fare storia dell’arte non sia più concepibile al giorno d’oggi, ma ciò non diminuisce
il ruolo e l’importanza della figura di Argan.
Da Gamba ultimo ha ricordato
una lettera scritta da Argan, una volta dimessosi dalla carica di senatore, al
neo Presidente della Repubblica Scalfaro esattamente il 26 maggio di ventuno
anni fa: gli rivolse un accorato grido d’allarme per i beni culturali che erano
in grave pericolo, auspicando che, non potendo sperare su denari che non ci
sono, la figura del prossimo ministro dei beni culturali dovesse essere una
figura seria e impegnata fattivamente nel risolvere i problemi del settore. La professoressa Michela Di
Macco, tesoriere del Comitato, ha evidenziato come lei e i suoi colleghi si
siano mossi con un comportamento da storici, affrontando non dei festeggiamenti
occasionali ma “dando il la” ad una riflessione seria e duratura, grazie anche
all’autonomia di giudizio che ha contraddistinto l’operato di questo triennio.
Riporta alcune questioni affrontate all’interno della pubblicazione maggiore,
come quella che ai giorni d’oggi sembrerebbe veder confrontate in un duello le
tesi di Argan e quelle di Urbani circa i problemi legati al restauro: ma Argan,
che è precedente ad Urbani, non poteva affermare certe cose che quest’ultimo
avrà poi il merito di portare nel campo scientifico.
La
Di Macco ricorda anche che
il pensiero di Argan si è mutato nel tempo su alcune questioni,
dimostrando
quindi uno spirito di cambiamento e perfezionamento personale e non di
una
accademica chiusura alle nuove istanze metodologiche: per esempio, come
riporta
il saggio di Marisa Dalai Emiliani, Argan auspicava un rallentamento
della circolazione delle opere nei circuiti di prestito, chiedendo di
usare in alternativa
le foto; mentre nel corso degli anni arrivò a dire che la
movimentazione di
esse è la circolazione sanguigna che ossigena i musei e fa sperimentare
nuove
forme di allestimento.
Il saggio di Bruno Toscano, non
di scuola arganiana, rammenta come Argan mise in guardia dalle troppe sferzate
sociologiche, formaliste e culturalisti che la storia dell’arte stava vedendo
applicare. Per la Di Macco l’eredità di A. è racchiusa in queste parole: «L’architettura
fa parte della Storia dell’arte. L’arte contemporanea si affronta con la stessa
metodologia con cui si affronta l’arte antica. L’arte applicata è storia
dell’arte».
Infine i saluti portati dalla
Sicilia della professoressa Maria Concetta Di Natale, allieva di Argan nella Scuola
di Specializzazione della Sapienza, autrice insieme a Mariny Guttilla della
preziosa pubblicazione di tutta la documentazione sull’esperienza palermitana
dell’allora quasi cinquantenne Argan.
|