L'ultimo capolavoro di Tim Burton,
Frankenweenie,
è un film d'animazione
realizzato con la Disney dal regista
più eccentrico di Hollywood.
La trama è semplice, ma personale: l'amicizia tra il giovane
protagonista Victor e il suo cane Sparky non finisce con la morte di
quest'ultimo poiché il bambino si armerà di tutta la sua ingegnosità per
riportarlo in vita.
“The family-friendly Disney release is based on Burton's
short film and finds the critically acclaimed filmmaker bringing his tale of a
boy who brings his beloved dog back to life to the screen”. L'idea originale, infatti, era già
contenuta nell'omonimo cortometraggio del 1984: “It is a project that always meant
something to me (...) Even though it’s revisiting something that I did a
long time ago, it feels new and special”.
Quasi trent'anni dopo i seguaci burtoniani possono vedere la
rivisitazione dell'originale, sempre in bianco e nero, ma secondo la
tecnica più congeniale al regista, lo stop motion,
che ha reso The Nightmare Before Christmas e Corpse
Bride
delizie eterne. “But, the opportunity to do it stop-motion
in black and white, and expand on it with other kids and other monsters and
other characters, it just seemed like the right medium for the project”.
La grandezza burtoniana riesce ad essere innovativa senza
però tralasciare la tradizione del suo personalissimo stile che combina
sentimento e gotico
nella surrealtà quotidiana.
“Le
gothique de Tim Burton est comme une archéologie de ses propres savoirs et de
l'ensemble de son existence. Ainsi s'opère par le film l'éclatement des limites où sa
poésie risquait d'être enfermée et prise dans la seule illustration d'un genre
en vogue, c'est-à-dire pétrifiée”.
La vita e la morte convivono in tutti i suoi film, ma è in Frankenweenie
che il regista realizza la fusione più riuscita. Victor veste i panni
dell'artista stesso- deus ex machina della creazione che, impersonando
il noto dottor Frankenstein, darà vita alla sua creatura con un moto di affezione.
“When you’re young,
it’s the first pure relationship that you have. If you’re lucky enough to
have a pet that you love, it connects right to your heart. I was lucky
enough to have a special pet that I had that kind of relationship with. The
whole Frankenstein element is wish fulfillment, in that way. I always
found movies like Frankenstein quite emotional, so it seemed like a
fairly natural connection to combine the two”.
La soffitta di Victor- nuovo dottor
Frankenstein è un laboratorio fatto di macchine, congegni, invenzioni,
soluzioni e provette per gli esperimenti, quasi il regno di un alchimista.
Lo spazio creativo e produttivo riprende chiaramente La Fabbrica di
Cioccolato, ma soprattutto il castello di Edward mani di forbice.
L'idea del plasmare è proprio alla base della
rivisitazione del corto: nella trasposizione, infatti, anche i bambini del
quartiere vogliono dar vita ai propri animali defunti con la stessa tecnica
usata dal protagonista. La differenza sta nella componente affettiva alla base
dell'atto creativo: come spiega l'insegnante di scienze a Victor, il suo
esperimento è andato a buon fine perché ha amato quella creatura. La città,
dopo gli esperimenti dei bambini, viene invece invasa da mostri nati dal
capriccio dei ragazzi.
La creazione con mano è una caratteristica che
rispecchia la tecnica dello stop motion.
“It’s a technique that still basically
is an animator moving a puppet at 24 fps. That’s why we all love
it. As much as you can do anything with technology, there is just
something about going back to the simplicity of that and the excitement of
seeing somebody move it, and then you see it come to life. It’s just very
magical. It’s a form that we keep coming back to because of that reason”.
Burton, concepisce
la scena realizzandola personalmente: il regista è celebre per l'uso dello stop
motion come puppet animation, ovvero
utilizzando dei pupazzi da muovere e immortalare in sequenze che verranno poi
montate per realizzare il film.
Lo stop motion, o “passo uno”, rappresenta
la “costruzione” della pellicola: infatti è una tecnica denominata anche frame
by frame,
espressione che tradisce la frammentazione del mosaico di immagini, ma anche e
soprattutto l'attenzione per il dettaglio, l'inquadratura e il frammento. “Film offered new possibility of fantasy and illusion,
abrupt changes in time, sequence, and event, and illogical juxtapositions” [23] .
Ė un ritorno alla tradizione, essenza stessa del cinema: “What we love about it
is that the technology may have improved, but it’s still the same. It goes back to
the beginning of cinema”.
La passione per l'oggetto denota il bisogno
tangibile di Burton di creare qualcosa che sia la trasposizione reale del sogno
di un bambino: il
gioco.
“Any stop-motion film is intricate. We have a slightly smaller
crew on this than we usually do. We wanted to show the stop-motion.
When we did Corpse Bride, the puppets were so good that a lot of people
thought it was computer animation. So, we just went back and did it a
little bit low-tech so that you really feel the stop-motion animation.
When you see the details and everything, it’s beautiful. It’s its own art
form. And it was a real pleasure to do this in black and white.
That was part of the reason of wanting to do it. The black and white
draws out textures more. It makes it feel a bit more emotional, and it
makes you feel like you’re there. It does a strange thing that’s hard to
put into words, but it definitely affects the way you watch it”.
Victor è a sua volta regista di cortometraggi,
il cui protagonista è proprio Sparky: il ragazzo riprende le scene che
costruisce ex novo preparando teatrini in miniatura per le
ambientazioni. Sparky diventa così il “mostro”- giocatore- attore dello
scenario correndo nel piccolo mondo progettato dal suo padroncino.
I film realizzati dal ragazzo vengono
proiettati a casa, un cinema per tutta la famiglia,
ed è proprio la sua famiglia a fare da pubblico indossando speciali occhialini
3D proprio come gli spettatori veri che seguono la visione cinematografica. Una
finzione nella finzione rende il racconto straniante e ingannevole, ma
sorprendentemente tangibile.
“The idea of seeing black and white in 3D was something I really was
interested in. There’s a lot of talk about 3D being too dark
and too muddy. This was an opportunity to do it with black and white, and
try to keep it crisp and keep the shadows dark. When I watch it, I love
it because you see things in a different way. The idea of stop-motion,
black and white 3D seemed like a really good, exciting combination for us”.
Sparky, nei cortometraggi, rappresenta la
creatura mostruosa. Allo stesso modo, nel film, viene riesumato e cucito come
nella tradizione delle storie di Frankenstein. Quei punti cuciti sono la
tessitura dell'arte burtoniana che assembla i pupazzi, i frammenti, le
inquadrature. Il montaggio, che è alla base del film, rappresenta il collage
di elementi diversi, l'assemblage
delle sensazioni dell'artista, trasposizione ideale del sogno.
Così, il progetto di Burton, un'idea degli anni Ottanta, viene vivificata attraverso la tecnologia e
l'esperienza del regista plasmando quella stessa idea secondo un mix di
espedienti che rappresentano la creazione artistica stessa ponendo sullo stesso
piano l'oggetto e il fotogramma in una concezione matura dell'arte che non
perde, però, quell'anima ispirata all'infanzia che lo contraddistingue.
“Cinema is fascinated by itself as a
lost object as much as it (and we) are fascinated by the real as a lost
referent”.
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