Questo catalogo di una mostra importante di carattere nazionale realizza un ambizioso progetto di valorizzazione
capace di svelare un maestro finora poco noto del mondo artistico della seconda metà del
XVI secolo (fig. 1). Si tratta di Scipione Pulzone da Gaeta, personaggio secondario perchè conosciuto perlopiù
dagli specialisti, ma di primaria importanza per la storia dell’arte e per
comprendere certi esiti dell’arte tardo-cinquecentesca. Figura interessante,
autore di ritratti e di opere devozionali, sommo interprete dei precetti
postulati dalla Chiesa tridentina che vuole un’arte che comunichi ai fedeli una
visione chiara e rassicurante del cattolicesimo, un’arte che sia intellegibile,
didattica, vera e che non lasci spazio a dubbi né ad incertezze. Scipione
Pulzone è tutto questo, è il “risultato”
del clima culturale-religioso prodotto dalla Controriforma.
Il
pittore, affannosamente ricercato dai contemporanei,
interpreta magnificamente il nuovo sentimento religioso gesuita e quegli
affetti che tanto sviluppo avranno nella successiva età barocca; è celebrato in
una mostra interamente a lui dedicata, il cui catalogo può considerarsi la
prima opera italiana, a carattere monografico, tributatagli nel XXI secolo.
All’esposizione e al catalogo spettano il compito di ristabilire il ruolo,
certamente significativo, di questo pittore laziale la cui personalità appare oggi finalmente nella sua interezza.
Il
catalogo, a cura di Alessandra Acconci e Alessandro Zuccari, è edito da Palombi
editori, in brossura con alette mostra una veste tipografica piuttosto
pregevole ed esibisce un’attenzione editoriale notevole. La struttura, ricca di
utili apparati, è quella classica che consente una snella consultazione.
Ai
rituali saluti e presentazioni istituzionali di chi ha voluto e patrocinato la
mostra, le prime 20 pagine, segue il considerevole corpus di saggi sull’artista che, elaborati da storici dell’arte
afferenti a diverse università italiane (Roma, Perugia, Torino) e alla
Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici del Lazio,
configurano il volume non come un semplice catalogo di mostra, ma una fondamentale monografia
sul Pulzone. 150 pagine densissime e interessanti ci illustrano la vicenda
artistica del pittore: 13 rilevanti saggi di letteratura scientifica mettono in
luce la sua vita, la sua arte
devozionale e ritrattistica, il rapporto con gli ambienti presso cui ha
lavorato. Viene delineato con molta attenzione il profilo umano, artistico nonché
accademico del maestro che tanta fortuna ha riscosso presso i coevi: da ritrattista
di corte conteso da papi, cardinali, famiglie aristocratiche e sovrani di mezza
Europa
a celebre autore di opere a carattere religioso-devozionale.
Il
Vannugli in un excursus di carattere
storico-biografico, riporta le fonti letterario-artistiche che hanno parlato
del Gaetano: da Raffaello Borghini a Giulio Mancini, da Giovanni Baglione a
Pietro Bellori. Tutti i biografi, nel tracciare il profilo del Pulzone,
evidenziano le sue capacità di ritrattista e di riprendere “il vero” (fig. 2). È
interessante notare come quella vena naturalistica, intesa come “fare dal
vero”, che sarà il leitmotiv della
rivoluzione artistica del 1600, sia regolarmente annoverata per Scipione sin
dal 1584! Lo storico cerca di condurre il lettore ad una lettura dell’opera del
maestro svincolata da quei parametri, posteriori perché ascrivibili all’arte
naturalistica del Caravaggio, e dunque non pertinenti, cui siamo soliti
riferirci in presenza di opere condotte con “fare naturale”. Allo stesso modo
l’opera del pittore laziale che ad un certo punto devia verso forme
semplificate di modelli classicisti non può essere valutata alla luce della
riforma pittorica di Annibale Carracci, come invece è stato fatto finora dalla
storiografia. Il maestro, dunque, è stato capace di dipingere con scrupolosa
ampiezza il vero, si è dimostrato un valente ed eccezionale pittore mimetico,
ed ha saputo rinnovare la pittura attraverso l’introduzione di una componente
idealizzante, proto-classicistica riferibile ai modi raffaelleschi. Non è un
caso, infatti, che a 20 anni dalla morte dell'artista, Federico Borromeo elegga proprio
Scipione ad esempio di eleganza e di dignità sociale e professionale da affiancare
ai vecchi grandi maestri Tiziano e Michelangelo e da contrapporre al “trasandato
Caravaggio”. L’autore
affronta quindi la questione della prima formazione artistica del pittore e,
sulla base dei documenti d’archivio e di note di pagamento, propone come anno
di nascita il 1542. Redige, poi, una completa e puntuale digressione
sull’attività del Gaetano come ritrattista ed evidenzia come non solo
personalità locali abbiano voluto avvalersi della sua arte, ma anche personaggi
appartenenti alle più importanti corti europee. Un ultimo aspetto che ritengo
interessante del saggio del Vannugli è quello dell’identificazione di Scipione
Pulzone con uno Scipione autore di due sonetti. La proposta che risale allo
Zeri (1957) è stata accolta all’unanimità da tutti gli storici dell’arte che se
ne sono occupati dal Pinelli al Donò, lo studioso è, invece, dell’idea contraria, ritiene poco verosimile che il Pulzone sia anche poeta poiché nessuna delle fonti indagate, che
abbiano scritto del Gaetano, fanno menzione alcuna di questa inclinazione.
Lo
scritto successivo indaga l’altro aspetto dell’attività dell’artista quello di
pittore di “historia sacra” ยง(fig. 3). Alessandro Zuccari documenta con rigore e acume il
plauso riscosso da Scipione presso i
contemporanei come artista di storie religiose, e traccia una puntuale, attenta
e ricca di particolari di vita, storia cronologica dei suoi lavori a carattere
devozionale. Vi si sottolinea come, prima ancora di cimentarsi con soggetti a
carattere sacro, i
coevi si siano accorti delle sue doti artistiche non circoscritte alla funzione
di ritrattista, il Borghini, per esempio, riporta: “….non meno vale nel fare
historie, et altre pitture….”.
Lo storico, poi, ci relaziona sulle capacità personali del maestro che grazie
al successo come ritrattista entra in contatto con personaggi illustri del tempo.
Con il suo comportamento avveduto riesce a creare quel network di rapporti ed amicizie che gli consentiranno, a distanza
di vent’anni, di avanzare di ruolo, passare, cioè, da specialista del ritratto (carriera
intrapresa sin dagli anni ’60) a pittore di storie religiose. Nello scritto,
quindi, si mette in risalto come il maestro nel lavorare per le potenti
famiglie del tempo si sia guadagnato il loro favore, ed abbia saputo sfruttare
l’occasione assumendo committenze a carattere sacro. Le casate, dal canto
loro, desiderose di ornare le proprie
cappelle gentilizie gli aprono con piacere le porte delle chiese cittadine
sicure dei risultati. Negli anni ’80 si innesta così un circolo virtuoso che
eleva Scipione a pittore di “historia sacra”. Lo Zuccari ha sapientemente messo
in luce questi interessanti e curiosi meccanismi, tutt’oggi validi, correlati
alla sua articolata produzione e strettamente connessi alla trama di rapporti che il Gaetano ha
saputo intrecciare nel tempo con le giuste personalità aristocratiche e con
influenti ecclesiastici.
Nello
scritto si affronta nuovamente la questione della nascita del pittore che,
sulla base di un documento di Onorato Gaetani d’Aragona, del XIX secolo, è dallo studioso convincentemente
anticipata al 1540. Molto
interessante è la tematica del
rinnovamento iconografico-religioso di cui il nostro è stato partecipe.
Scipione come interprete di quel complesso e contradditorio mondo
controriformato ha l’opportunità di inserirsi
nel cambiamento, e intelligentemente coglie l’opportunità che i tempi
gli offrono. Partecipa, dunque, al rinnovamento iconografico di temi sacri; in
particolare il suo contributo è evidente nelle iconografie dell’Immacolata e dell’Assunzione (fig. 4). Lo Zuccari riporta tutti i passaggi fondamentali relativamente
alle innovazioni, documenta come il maestro si sia saputo muovere prudentemente
e intelligentemente. I tempi, si è detto sono complessi e contraddittori, passi
falsi avrebbero potuto rovinare la posizione tanto accortamente conquistata. Le
formulazioni iconografiche sono frutto di meditazioni sapienti, di percorsi non
solo stilistico-compositivi ma anche di ricerca teologica; così operando il
Pulzone ha saputo creare immagini potenti, naturalistiche ed essenziali, capaci
di suscitare una commossa meditazione.
Nel
catalogo si racconta di come le committenze dell’artista non siano solo locali,
ma spazino dalla citta di Roma, alla città di Napoli, dalla Sicilia alla
Spagna. È interessante notare come si cerchi di tirare fuori la attività
artistica del Gaetano dal fortunato cliché
di “pittura senza tempo”,
“impermeabile alle oscillazione del gusto e della moda”,
e di porre in evidenza come il Pulzone abbia inconsapevolmente segnato la
fine della pittura manierista preparando la strada all’arte successiva dei
Carracci e del Caravaggio.
Indichiamo
di seguito, in ordine di comparsa, i saggi, lavori preziosi alla comprensione
del personaggio:
- Per un ritratto di
Scipione Pulzone Gaetano di Anna Imponente
- Scipione Pulzone
ritrattista-Traccia per un catalogo ragionato di Antonio Vannugli
- “Non meno vale nel fare
historie”. Riconsiderare la pittura religiosa di Pulzone di Alessandro Zuccari
- Restauro di tre Storie
della Vergine di Giuseppe Valeriano e Scipione Pulzone di Leonardo Severini
- Scipione Pulzone e la
nuova icona, linee di ricerca di Alessandra Acconci
- Pulzone e i Medici – I rapporti con il
cardinale Ferdinando de’ Medici a Roma di Alessandro Cecchi
- Pulzone e i Medici – La
committenza di Francesco I de’ Medici e Bianca Cappello di Lisa Goldengerg Stoppato
- Pulzone e i Medici –
Regesto dei documenti di Lisa Goldengerg Stoppato
- Gaeta, una roccaforte
tra post-raffaellismo e pittura devota di Erasmo Vaudo
- Scipione tra Napoli e
Gaeta
di Dora Catalano
- Scipione Pulzone e la
Sicilia, una traccia
di Alessandra Acconci
- Il talento e la
reputazione – Scipione Pulzone fuori e dentro l’Accademia di Marco Pupillo
- “Alcuni lo chiamavano il
Van Dyck della scuola romana”. L’arte di Pulzone: appunti sulla ricezione
antica e sulle interpretazioni critiche moderne di Gianni Carlo Sciolla
Agli
scritti scientifici seguono 40 pagine, fondamentali per chi si occupa di
ricerca, intitolate “Regesto e fonti”; una raccolta cronologica di documenti e
fonti di archivio relative alla vita e all’attività artistica del Gaetano. Sono
riportate le segnature dei documenti e le trascrizioni diplomatiche delle
notizie archivistiche. Tale inserimento corrobora scientificamente le ricerche
che stanno alla base dell’organizzazione della mostra e della redazione del volume.
Si
apre quindi il catalogo delle opere stricto
sensu che, ordinato in linea di massima secondo un sistema cronologico e in
subordine secondo logiche tematiche o di committenza, si compone di 44 schede
redatte con dovizia. Nelle intenzioni dei curatori, il volume vuole essere il
più esauriente possibile con la conseguente trattazione di tutte le opere del
pittore, anche se non presenti in mostra. L’impostazione delle cartelle è
quella classica (autore, titolo, datazione, supporto, dimensioni, luogo di
conservazione, scritte o firme (se ci sono), restauri (se ci sono stati),
analisi storica, iconografica, attributiva dell’opera e bibliografia). L’esame
dei dipinti è svolto in parte direttamente dagli storici autori dei saggi e in
parte da giovani ricercatori e/o assistenti. Un ricchissimo corredo
fotografico, costituito da immagini delle opere e dai relativi particolari,
svolti, nella maggior parte dei casi, a piena pagina, affiancano le note di
catalogo, e soddisfano le necessità visive di studiosi e di curiosi lettori.
Talvolta le schede dei quadri sono accompagnate da relazioni di restauro.
A
conclusione del volume troviamo i cosiddetti “Apparati”: essi consistono nei consueti
strumenti di studio (indice dei nomi e dei luoghi e un’aggiornatissima
bibliografia generale, ordinata cronologicamente, in cui sono anche inserite
opere in corso di stampa) e in una sezione dedicata alla collaborazione
stabilita tra l’organizzazione e l’Enea, nella quale si riportano le varie
indagini diagnostiche compiute per l’occasione su alcune opere del pittore.
Si
noti, infine, che le fondamentali, per gli addetti ai lavori, referenze
fotografiche, anziché essere incluse, come di consueto tra gli apparati finali,
compaiono nelle pagine iniziali, prima dei ringraziamenti istituzionali.
IL LIBRO
Scipione Pulzone. Da Gaeta aRoma alle Corti europee
a cura di Alessandra Acconci e Alessandro Zuccari.
Catalogo della Mostra, Gaeta, Museo Diocesiano
27 giugno 2013 - 27 ottobre 2013 .
Palombi Editori, Roma, luglio 2013.
439 pagine.
NOTE
Raffaello Borghini, il
suo primo biografo, ci racconta del consenso suscitato dal pittore presso l'ambiente
granducale fiorentino che lo accoglie con gran riguardo visperte le sue doti di
ritrattista fuori del comune: “ … è Scipione Pulzone da Gaeta molto eccellente
nel fare i ritratti di naturale, e talmente sono da lui condotti, che pajon
vivi. Laonde gli è bisognato ritrarre tutti i Signori principali di Roma, e
tutte le belle donne, che lunga cosa sarebbe a raccontare tutti i suoi
ritratti; (…….) insomma nel far ritratti
è tenuto Scipione da tutti meraviglioso”(Cfr. Il Riposo di Raffaello Borghini (….),Firenze, 1584, pp. 472-473).
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