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Il frontespizio alchimistico di François Béroalde de Verville per l’edizione francese dell’Hypnerotomachia Poliphili del 1600  
Alessandra Bertuzzi
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 26 Novembre 2013, n. 694
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Per poter parlare del Tableau des Riches Inventions di François Béroalde de Verville sarà necessaria una breve premessa sul testo che ha permesso la diffusione del Songe de Poliphile.

 

1. L'Hypnerotomachia Poliphili e le sue traduzioni in Francia

L' Hypnerotomachia Poliphili, edita a Venezia da Aldo Manuzio nel 1499, volume in-folio con 170 xilografie, famosa per le sue pregiate illustrazioni incise su legno, è una delle opere più importanti e celebrate del Rinascimento italiano.

«Hypnerotomachia» vuol dire, da una combinazione di tre vocaboli greci, "combattimento d'amore in sogno". «Poliphili» è genitivo latino di un nome di persona, ricavato anch’esso da etimi greci: «di Polifilo». "La Hypnerotomachia di Polifilo, cioè pugna d'amore in sogno", dice l'intestazione della seconda edizione veneziana del 1545.

L'opera si divide in due parti principali molto ampie e di contenuto fortemenente differente.

Nella prima parte, Polifilo (il protagonista) racconta, sotto l'artificio del sogno, come, dopo essersi perso nella foresta, si ritrova in un magnifico paese dove incontra Polia, la giovane fanciulla che lui ama, e che lo conduce fino alle rive di Citera. Sempre sotto l'incanto del sogno, Polia narra, nella seconda parte, la mitica fondazione di Treviso e la storia dei suoi amori con Polifilo.

La trama narrativa del libro è intessuta di motivi e significati non svelati ad una prima lettura, ma che ne costituiscono la vera sostanza. L'autore vi descrive, per esempio, templi, terme, obelischi, anfiteatri, il cimitero di coloro che si suicidano per amore (con una serie di epigrafi latine e greche), banchetti, balli, processioni trionfanti, riti immaginari, virtù di pietre preziose e di piante. Vi sono narrate tematiche estremamente ricche, che toccano problemi, i più frenetici, della cultura del XV secolo, ma la confusione e il misticismo che vi si possono scorgere sono veramente poco ordinari.

La lingua stessa utilizzata è di fatto altrettanto poco ordinaria e molto complicata: non soltanto c'è una commistione di latino, greco e italiano, ma una gran parte del lessico è inventata dall'autore ex novo.

Il "Polifilo" è una raccolta di cose ineffabili, tra le quali l'autore si cala e descrive tutta la realtà che lo circonda, senza eccezioni per la realtà archeologica e storica di questa antichità classica.

Sotto questo punto di vista, il linguaggio utilizzato nella descrizione non si presenta più come il solo frutto di un capriccio narrativo, ma trova la sua corrispondenza nella sostanza del suo mondo interiore, presentando un tentativo di sorpasso degli schemi linguistici quattrocenteschi, più che di conciliazione.

Tuttavia, sotto la vernice mistica e deformata, è facile trovare nel "Polifilo" numerosi frammenti che riflettono la realtà veneziana dell'epoca: i monumenti funebri che sempre più riempiono le pareti delle chiese, le opere architettoniche che popolano gli spazî intorno ai canali, le piante che circolano nelle erboristerie, le feste religiose e profane che animano la città, le stoffe, le spezie, le pietre preziose del commercio quotidiano, i miracoli dell'arte del vetro di Murano, le ricette della dispendiosa cucina patrizia.

L'equivoco di base, che fa sembrare che tutti questi elementi siano frammenti di un'antichità autentica e le contaminazioni delle reminescenze archeologiche e letterarie dell'età classica, arriva a un risultato finale ricco di pathos del quale è pervaso.

Polifilo diviene Poliphile relativamente poco tempo dopo la sua prima apparizione veneziana: la traduzione francese dei suoi "sogni", curata da Jean Martin per i tipi dell'editore parigino Kerver [1], risale infatti al 1546, ed è intitolata Discours du Songe de Poliphile [2].

Il testo del Songe si presenta essenzialmente come un riassunto ed una "glossa" dell'incunabolo manuziano. Questo adattamento del testo originario al gusto di un pubblico forse meno elitario, ma certamente ben più ampio, sottolinea con maggior nettezza la giustapposizione tra gli aspetti essenziali dell'opera: da un lato la contrazione del testo ne fa scaturire la dimensione sapienzale e teorica, soprattutto nel caso delle analisi architettoniche, dall'altro la trasposizione adatta l'ideale rinascimentale italiano ai valori cortesi, nella cultura francese del XVI secolo, ancora validi e ricchi di significato.

Alla traduzione francese si deve la conoscenza e la diffusione dell'Hypnerotomachia, come curiosità linguistica e come uno dei più complessi e lunghi sogni allegorici della storia letteraria.

Le illustrazioni xilografiche del 1546, più numerose di quelle dell'originale e di una qualità degna dei migliori artisti dell'epoca, completano questo lavoro di "riscrittura" che rende il Poliphile un'opera pressoché autonoma e uno dei più bei prodotti tipografici del secolo.

È grazie a questa versione, riedita per ben due volte nel corso del XVI secolo, la cui genesi non è meno oscura di quella del suo modello, che il "Polifilo" ha trovato il suo posto all'interno della tradizione letteraria francese, percorrendola attraverso influenze, fonti ed imitazioni, da Rabelais a Du Bellay, da Gohory a Palissy, da La Fontaine, Perrault e Mirabeau, sino a Nodier e Nerval [3].

In Francia dunque, ancor prima della sua versione in francese, il "Polifilo" appare come un'opera prestigiosa le cui illustrazioni, ed in particolar modo i geroglifici, conosceranno durante tutto l'arco del XVI secolo una grande fama, rappresentando una fonte inesauribile di motivi dalla quale non cesseranno di trarre ispirazione non solo i creatori d'emblemi e gli scenografi delle "entrate reali", ma anche pittori, scultori e architetti.

Durante il XVI secolo il Polifilo ritrova nuova fama grazie alle numerose traduzioni che vanno alle stampe.

 

2. Le Tableau des Riches Inventions di François Béroalde de Verville

La traduzione eseguita nel 1600 da François Béroalde de Verville presenta invece delle immediate differenze dalle precedenti. Innanzitutto il frontespizio viene totalmente rielaborato con l'inserzione di simboli di chiaro richiamo alchemico, tema ripreso esplicitamente nella prefazione del testo, di una calcolata oscurità ed emblematicità, che si rivolge ad un pubblico sicuramente molto colto, forse agli adepti delle scienze occulte.

L'incisione viene effettuata su rame, non più su legno, e il titolo viene modificato, trasformando l'opera da Hypnerotomachia a Tableau: «Le Tableau des Riches Inventions Couvertes du voile des feintes Amoureuses, qui sont representees dans le Songe de Poliphile Desvoilees des ombres du Songe & subtilement exposees Par Béroalde. A Paris. Chez Matthieu Guillemot, au Palais, en la gallerie des Prisonniers. Avec Privilege du Roy. 1600».

L'immagine presenta simboli e figure di derivazione alchemica, che possono essere letti seguendo un andamento circolare.

Andando quindi a riprendere brevemente l'analisi del frontespizio, si vedranno raffigurati diversi elementi. All'estremità superiore della pagina, al centro, si erge una creatura alata. Secondo l'interpretazione di Stanislas Klossowski de Rola, si tratterebbe di un'aquila.

L'aquila, se si vuole effettivamente seguire una lettura di tipo simbolico- alchemico, è il simbolo del Mercurio filosofico, il principio volatile che lega il cielo alla terra.

Il leone (sotto l'aquila, sulla sinistra), invece, è lo Zolfo dei saggi, il principio fisso. Le sue quattro zampe sono distanti e sezionate e ciò sta ad indicare la ripetizione di una doppia operazione riassunta dall'assioma alchemico “Solve et coagula” (sciogli il fisso e coagula il volatile).

Il primo violento incontro tra queste due nature, allo stesso tempo antagoniste e complementari, è simbolizzato dal combattimento dei due draghi (sulla sinistra, sotto il leone), uno alato e l'altro senza ali, armoniosamente incrociati, in un movimento circolare, dalle proprie code.

L'albero in fiamme (in basso a sinistra, sotto i draghi) rappresenta l'equivalente simbolico della Fenice e indica la natura rigeneratrice dell'opera alchemica.

Spostandoci verso il centro dell'opera, dal basso troviamo un medaglione centrale che rivela l'azione del fuoco sui metalli, determinando il loro grado di perfezione.

Esattamente nel centro del medaglione si trova questa specie di Terra metallica che i filosofi chiamano “Pietra Nostra”, contenente lo Zolfo e il Mercurio dei saggi.

Da questo corpo viene estratto il Mercurio Filosofico, dal quale sorge l'Albero della Vita dove è arroccata l'aquila, ora rivelata sotto il suo secondo aspetto simbolico: quello della Fenice, sempre presentata come un'aquila dal piumaggio rosso-dorato, che tiene stretto tra le sue zampe, il corno d'Amaltea (o cornucopia), attributo caratteristico della Pietra Filosofale.

La lunga vita della Fenice e la sua rinascita dalle proprie ceneri, diviene così il simbolo della rinascita spirituale, ovvero, in termini alchemici, emblema della Trasmutazione Alchemica: processo Misterico equivalente alla rigenerazione umana.

Difatti, "Fenice" era il nome dato dagli alchimisti alla Pietra Filosofale.

Continuando nell'analisi del frontespizio del Tableau, troviamo un altro simbolo del “Solve et Coagula”, rappresentato dalla figura del Patriarca (in basso a destra) che tiene la Luna stretta tra i denti, un libro aperto tra le mani, e il Sole ai suoi piedi.

Il Drago in fiamme, al di sopra della Materia Prima, naviga sulle acque della trasmutazione.

Il ceppo di albero che si trova al di sopra del drago (a destra) rappresenta la sostanza metallica “morta” che può essere riportata in vita attraverso l'acqua scaturita dalla Fontana della Giovinezza (acqua viva estratta dal fonte primordiale).

La clessidra (che si trova proprio sotto alla cornucopia) indica la necessaria pazienza, temporale e spirituale, che serve per portare a termine ogni qualsivoglia processo ermetico.

Infine i rami di mirto, cosparsi a sfondo dell'intera superficie della pagina, rappresentano l'amore (del quale il Mirto consacrato a Venere è simbolo) che è l'origine, la causa e la fine di tutte le cose.

Vediamo, quindi, come il frontespizio orienti anche il sistema di lettura dell'opera, mettendoci in guardia sul fatto che non a tutti è possibile accedere ai suoi contenuti.

In effetti, si tratta per Béroalde di accumulare e sovrapporre numerosi simboli da decifrare e raccogliere fonti ermetiche diverse.

Questo insieme di elementi presenta affinità con un'opera che verrà pubblicata dieci anni più avanti: «Le Voyage des Princes Fortunéz», in quanto l'autore, in numerosi suoi romanzi, presenta una sorta di "mise en abyme" (storia nella storia), presente nel nostro frontespizio attraverso il Recueil Steganographique che precede l'opera. Il frontespizio rappresenta infatti la "mise en abyme" maggiore tra tutti i testi definiti alchemici presenti, nell'intertesto, dell'opera béroaldiana.

Da un'opera all'altra Verville fa evolvere questa nozione del sistema di simboli alchemici nell'insieme dei sistemi esoterico-ermetici e finalmente ad un modo di scrittura e lettura corrispondenti, all'inizio del XVII° secolo, al punto di vista ottico e pittorico che è l'anamorfosi [4].

L'alchimia costituisce la metafora maggiore nell'immaginario di Béroalde .

La descrizione del frontespizio occupa soltanto quattro pagine del Recueil steganographique, nel quale Béroalde sviluppa le sue riflessioni sull'alchimia, in particolare sulla fabbricazione del vetro filosofico (forse pietra filosofale) e sul lavoro nel laboratorio.

Nel testo, il lettore è consapevole che tutto sia visto attraverso il vetro di Phecel, e in effetti il sapere trasmesso prende un carattere evanescente, precisamente nel momento in cui, come per Polifilo quando si risveglia da suo sogno, il narratore volendo tirare la ninfa dalla veste, si trova ad impugnare un'"ombra vana".

In questo gioco di illusioni a catena, si può ipotizzare che Béroalde abbia cominciato a descrivere i procedimenti dell'Opus alchemico per denunciarne il carattere illusorio.

Ad ogni modo, il frontespizio rappresenta un'immagine codificata dall'insieme degli elementi presenti nel testo di apertura «le Recueil steganographique», che a sua volta attraverso il «Tableau des Riches Inventions» dona un'interpretazione nuova al Songe de Poliphile.

Una tavola di emblemi alchemici nella quale la ridondanza di significati prevale su tutti i tentativi di fornire una coerenza narrativa. La fenice, i draghi, l'albero incandescente, la cornucopia, metafore della pietra filosofale: ciascuno di questi emblemi costituisce un "tableau" dell' "Opus", presentato simultaneamente in sequenza e individulamente.

È stato possibile arrivare ad una lettura più chiara del frontespizio attraverso l'analisi del Recueil, la sua traduzione e il relativo commento, al fine di delineare una nuova chiave di lettura dell'incisione analizzata.

 

3. Un’interpretazione alchemico-amorosa dell’opera

Presi in esame i vari elementi, la scrivente ha elaborato una lettura simbolica in chiave amorosa, non andando a confutare le ipotesi degli studiosi che hanno finora studiato l'opera, ma riprendendole a conferma di una lettura diversa, alchemica sì, ma basata sull'elemento amoroso.

Questa lettura è stata confermata dalla presenza di numerosi spunti e elementi figurativi che simboleggiano l'amore, come nell'esempio delle foglie di mirto che ricoprono la pagina dove poggiano i varî elementi, e la poesia di Béroalde sull'alchimista, dove dichiara che la chiave per la riuscita di ogni processo alchemico è l'amore.

L'amore, strettamente collegato al concetto di alchimia, è spesso presente nei testi dell'autore francese, e viene sempre presentato come base fondamentale per la riuscita di qualsiasi procedimento alchemico. Infatti, dopo che nella Lione del 1530 l’ Hypnerotomachia Poliphili era stata letta come un trattato sull'amore , in particolare nel commento latino di Benoit de Court [5] agli «Arrets d’amour» di Martial d’Auvergne [6] , ed era stata utilizzata per l'esaltazione dell'amore sensuale, nei «Comptes amoureux [7]», nella seconda metà del secolo, segnata da un irrigidimento del clima culturale e ideologico dovuto al conflitto religioso, con Jacques Gohory, e più tardi con Béroalde de Verville, inizia un'operazione di presunto svelamento dell’esistenza nell'opera di un senso profondo indicato come alchemico ed ermetico e di reale occultamento del velo erotico superficiale. Secondo questa dichiarazione, dunque, è dal 1530 che l'opera, chiaramente connessa al senso amoroso, viene snaturata e trattata solo con occhi critici proiettati sul senso alchemico. Un'importante conferma della connessione tra alchimia e amore ci è data leggendo una poesia di Béroalde, precedentemente riportata e raccolta nell'antologia di Saulnier, che si intitola «L'Alchemist», dove l'autore, avvalendosi della costante metafora degli amanti, giunge a definire la “chiave di volta” per la realizzazione degli esperimenti alchemici. Arrivando all'analisi del frontespizio e del Recueil che spiega la sua “intelligenza”, è evidente come Béroalde non smetta mai di utilizzare figure di donne che diventano l'emblema di un amore puro, simboleggiato talvolta dalla Sapienza, talvolta da una Donna, o da una divinità, ma che conduce chiunque se ne invaghisca alla pace dei sensi, in una perduta Età dell'Oro.

Le foglie di mirto, simbolo dell'amore consacrato a Venere, si espandono verso tutte le direzioni, indicando che l'Amore è l'origine, la causa e la fine di tutte le cose.

Passione amorosa e lavoro alchemico seguono quindi le medesime tappe, hanno gli stessi aspetti, le stesse difficoltà e vicissitudini, entrambi sono capaci di rivelare forme e essenze nell'Opus.

Se è quindi possibile leggere questi indizi che rimandano ad una simbologia nascosta di tipo alchemico, ho ritenuto necessario evidenziare la costante base amorosa sulla quale questi si fondano.

Si riportano di seguito la traduzione e il relativo commento elaborato dalla scrivente, del Recueil stéganographique contenant l'intelligence du frontispice de ce livre (testo originale in appendice), di François Béroalde de Verville, contenuto ne Le Tableau des Riches Inventions Couvertes du voile des feintes Amoureuses, qui sont representees dans le Songe de Poliphile Desvoilees des ombres du Songe & subtilement exposees Par Béroalde à Paris. Chez Matthieu Guillemot, au Palais, en la gallerie des Prisonniers. Avec Privilegedu Roy. 1600, Paris, 1600.

“Non è punto di disaccordo per buone menti di rappresentare (descrivere. raffigurare) a se stessi quello di cui sanno, e non c'è desiderio che solleciti il cuore più del desiderio di sapere: e per questo parleremo di fortune (destini?) passate, e di cosa ci sia accaduto, mentre eravamo trasportati con le gioie delle nostre affezioni tendendo a riempire il nostro cuore con la fruttuosa scienza , in modo che voi, che avete munito la vostra anima di perfezione, dovreste essere gioiosi a vedere che ci sono alcuni che seguono le vostre orme portando a benedizioni, e quelli che sospirano per incontri filosofici dovrebbero avere la loro fantasia incuriosita da una contentezza perfetta.”

In questa prima parte del discorso di Béroalde, viene specificato l'interesse che l'opera in esame possa destare nelle menti sia di intellettuali colti, conoscitori esperti di questa scienza, sia dei loro seguaci, incuriositi dalla materia filosofica.

“I nostri Druidi ci hanno lasciato, con una cabala felice, un piccolo raggio di verità, che rimane ancora nell'ordine di una riminiscenza praticata in certi posti.

Avendo sentito di questo dal colto Hamuel, noi ci siamo avventurati ad andare avanti e soprattutto per amore dell'eccellente Olocliree [8], che è talmente bella che l'amore ha sempre trionfato attraverso i suoi occhi, che rappresenta al contempo tutti gli amori di Amore che troppe volte ha dimenticato la sua Psiche per vivere alla ricerca di lei (Olocliree), e non per commettere adulterio, ma per riconoscere, in un eccesso di perfezione, quanto l'amore puro sia eccellente alle spese della lasciva cupidigia.

Questa bellezza, ancora bambina, molto facilmente ruba tutti i cuori, da giovane lei dolcemente li rapisce (incanta), invece da vecchia li possiede castamente e, sempre modesta, lei soddisfa le anime esaltate in suo nome; persino da assente, lei li spinge con desiderio veemente di vederla ; quando è presente li consuma con felicità, sdegnosa lei li ha sempre amabilmente consolati e, favorevole, li ha totalmente condotti al più alto grado di beatitudine.

Non ha mai causato gelosia tra quelli che l'hanno desiderata, piuttosto li smuove attraverso l'impressione di pensieri giusti e fedeli di dissezione, rendendoli uniti nella ricerca delle sue buone grazie.

Si trova una verità profetizzata dalla stessa bocca del saggio oracolo, e inciso su di un diaspro del sud, che si può vedere nella sua dimora, quali sono le sue parole, Olocliree, oggetto universale d' amore, riempiendo il mondo del suo nome, avrà tali eccellenze, che persino dopo che lei sarà estratta dai mortali (morta) , sarà sempre caramente amata, così tanto che in molti verranno dentro questa grotta, per avere almeno la buona fortuna di respirare la stessa aria di questo miracolo della Natura, questa Meraviglia del Mondo.”

Nel passo sopra riportato, l'autore descrive l'immagine della bella Olocliree, l'oggetto universale dell'amore, della saggezza, miracolo del Mondo che consente alle anime di avvicinarsi alla grazia e alla sapienza filosofica.

“Adesso, grazie alle nostre anime appassionate dal suo soggetto, innamorate della testimonianza di quel saggio vecchio dalla venerabile presenza, nel discorso reale, e nella redditizia conversazione, abbiamo deciso di andare a visitare il posto da dove i destini hanno messo abbondanza così perfetta.

Questo posto è precisamente nella perfetta temperatura di quel globo inferiore (così noi chiamiamo la terra, nonostante giri impetuosamente intorno al sole, che le da le stagioni in accordo ai suoi incontri con il suo calore) e incontra questa dimora sotto il più felice clima del mondo, nella posizione per ricevere in qualsiasi ordine, tutti i preziosi doni del cielo, che furono stabiliti nel preciso tempo in cui le armonie stellari resero una parte di secolo simile all'età dell'oro.

Entrati in questo sacro Tabernacolo, io penso che questo è stata la gioia di ottenere i nostri desideri, noi abbiamo avuto i nostri sensi riempiti di un'eccellenza che non si può comparare a nessun diletto comune, e non abbiamo più avuto nessun altro interesse oltre questo incontro, anche il nostro ricordo è governato dalla verità che ci fa giudicare che gli umani hanno memoria ma è molto poca comparata alle loro speranze: questo è il punto che dev'essere definito vero, anche per giudicare esattamente, e in accordo con la verità alla quale noi siamo votati, che vuole la nostra innocenza a dichiararlo, io non so bene quale sia stato l'istante di questo possibile diletto, e per rimuovere ogni diversità che potrebbe far si che qualcuno dubiti di questo, era l'ora in cui le delizie dei sogni si formano (l'ora in cui si comincia a sognare) , ed è lì che ho vantato tale felicità, siccome la peggiore infelice parte della nostra vita è quella che è impiegata nel sonno necessario, che è l'immagine o idea perfetta delle dolcezze della dolcezza stessa, che se durante il tempo di questo riposo benedetto si entra in qualche visione difficile, e che l'anima dovrebbe essere forzata da infelici apprensioni, ci si potrebbe facilmente ritirare, affinché agitando questa mala cura, ci si reintegri nella bontà di un quieto sollievo, e se anche questo accadesse, ( visto che è più comune quando la natura si inclina a tutta la sua contentezza) lo spirito è dolcemente avvolto nelle piacevoli ombre della dolcezza opportuna di prospere fantasie che in modo conveniente danno sollievo al cuore, ci si distoglie , ci si immerge, e scavando delicatamente al suo interno, si rimane in questa piacevolezza finché si può, per assaporare in tutta la sua lunghezza il piacere delizioso che è percepito in questa pace.”

In quest'altra parte, Béroalde parla di un “posto da dove i destini hanno messo abbondanza così perfetta”, che qualsiasi uomo vi trova la più grande felicità, e dell'importanza dell'elemento, tanto ricorrente nella sua produzione, del “sogno”.

Infatti, nel descrivere questo luogo, che assume le sembianze di un sacro Tabernacolo, l'autore specifica l'importanza del cadere nel sonno: “era l'ora in cui le delizie dei sogni si formano”.

Apponendo questa notazione, Béroalde ci spiega che il raggiungimento di questa età dell'oro non è possibile nello stato della veglia, e quindi il sogno diventa il mezzo necessario per assaporare “il piacere delizioso che è percepito in questa pace”.

“Ma prima di andare oltre, io devo esprimere i miei concetti (il modo in cui io vedo le cose) e dare vento a quel fuoco che fa bollire la mia anima.

Se sapessi che qualche profano osasse allungare la sua detestabile mano verso questo libro per maneggiarlo, o che qualche indegno si facesse avanti per sfogliarlo, che qualche arrogante essere superstizioso, inghiottendo la reputazione di anime brillanti (chiare, luminose) potesse ricavarne qualche piacere, o che lo spettatore astuto di profitti sovrani con invidia cercasse li il bene che appartiene solo ai cuori amorevoli, io romperei la penna (plume al tempo) che traccia tali rivoluzioni di bei misteri, io mi augurerei di dimenticarmi di rintracciare tutta la memoria che c'è per mostrare a qualcuno l'appagamento (contentezza, soddisfazione) che è praticato nel velare graziosamente con i teli della finzione, quello che è raro, io mi asterrei dal avere a che fare con esche fruttuose che attraggono piaceri sacri.

Eppure succederà in accordo con l'ordinanza del grande Maestro.”

È in questo passo, sopra riportato, che Béroalde spiega l'importanza dei “Voile”, che vengono quindi utilizzati per celare, all'interno dei suoi racconti, dei significati più alti, che gli indegni non possono raggiungere.

In questo modo, l'autore rende fruibile l'opera per tutti, ma si astiene dallo svelare i più profondi misteri in essa contenuti: il saggio, il cuore puro, sarà in grado di eliminare il velo e capire l'opera nella sua totalità.

“Avendo raggiunto la sacra piazza, e indirizzando gli sguardi dei nostri occhi sulle meraviglie del posto, apparve davanti a noi una Ninfa così bella, che io credo sia l'archetipo della bellezza, e l'idea formale dalla quale la natura stampa gli artifici governati delle sue opere, questo disorientamento fece si che io rimanessi con un piede sospeso, come se io fossi stato un'antica figura in equilibrio sopra un piedistallo, e rimanendo così fermo, io la guardai perché mai nessun oggetto aveva riempito con cosi tanta delizia la mia vista, a parte questo.

Questa bellezza non si presentò a noi nel modo conosciuto, che è comune a molte delle nostre donne, che provano più piacere e si stimano di maggior grazia adornandosi con presunzione, piuttosto che adornarsi modestamente con umiltà.

In modo modesto, e priva di qualsiasi strana intenzione, lei si comportò, in questo incontro, con l'ingenuità che contengono gli spiriti di affetto.

Se tutto questo è un sogno, oh meraviglioso sogno, ti riferisco al più bello dei sogni, e se tu (in senso amoroso) sei fatta di qualche sostanza divina, io per te appenderei un dipinto o una qualsiasi offerta votiva che tu desideri, per riconoscenza dei tuoi favori.

Ma non sarebbe meglio?, non sarebbe una verità riportata ingenuamente?, in proporzione di una essenza assolutamente e perfettamente gradevole? Perché io posso ancora avere davanti ai miei occhi i suoi begli occhi, brillanti scintille di amore che causano desideri infiniti, io consegno all'equo termine della mia vista questa bocca bellissima che ha proferito così tanti oracoli, e ripercorrendo tutti gli incontri di gesti così belli, io imprimo nel mio cuore la stessa immagine di lei che per sempre avrà ogni potere sulle mie volontà.

Lei non era la bella Olocliree, come ci ha detto proprio lei, ma era la sua cara amica, la eccellente Nephes, figlia del grande Archee [9], la stessa che conversa con Olocrilee, e che può far si che lei (Olocliree) sia vista dai fedeli amanti delle sue bellezze.”

In questo passo fa la sua comparsa la figlia di Archee, la bella ninfa Nephes, che l'autore definisce “archetipo della bellezza”.

Béroalde descrive dettagliatamente la beltà della donna, diversa dall'immagine di tutte le donne a questo modo conosciute e, infine, rievoca il concetto del sogno, un sogno meraviglioso, che gli concede di conoscere “così tanti oracoli” proferiti dalla bocca della ninfa, e di imprimere nel suo cuore “la stessa immagine di lei che per sempre avrà ogni potere sulle mie volontà”.

Il nome Nephes evoca il termine cabalistico “nefesh” che rappresenta una figura che ci appare poco prima di morire, come spiega lo stesso scrittore nel “Palais des curieux”: “(..) il fut tout herisonné pour ce qu'il vid au passage l'esprit, ayat une figure qui luy estoit incogneue, telle apparence soit Lilit ou autre, donne trouble. Le Nefés qui est aussi interpreté Ame, à cause (disent-ils) de leur similitude, est la figure, ou image, ou ombre abstract, qui lors que par quelque petit point l'intelligence est destournee, se presente & paroist un peu auant l'instant de la mort [10]”.

“Avendo raggiunto i primi livelli del portico, che conduce al conclave interiore, lei, mentre discorreva d diversi argomenti continuando il filo di quelli con cui lei ci aveva gentilmente ricevuto (gli oracoli), lei ci condusse nell'ingresso dicendoci: dev'essere che i vostri destini benevoli vi abbiano preparato per fortune migliori della media, avendo incontrato me per essere ricevuti con privilegio di gentile accesso, e parole familiari, che non avreste avuto in un'altra occasione, perché i nostri servi, così rudi e presuntuosi, non avrebbero avuto il riguardo (l'onore) che un uomo dovrebbe mostrare verso i saggi richiedenti, e soprattutto voi dovete approfittare di tale buona fortuna avendo trovato questo posto quasi sconosciuto al mondo.

Io riconosco che il sovrano Archeo (mio padre) vi ha condotti ad esso, dopo avervi introdotto ai cammini legittimi, che fanno trovare agli uomini la via per raggiungere questa desiderabile tana(posto segreto). E a dire il vero, non è facile trovarci qualcuno in modo così propizio, non importa quanta cura questa persona ci metta (impieghi).

Perciò mantenendo in modo propizio la volontà di mio padre, che io acconsento di osservare strettamente, io non comunicherei niente a voi senza la vostra buona fortuna.

Ora, sappiate che mio padre solo ha dato a me l'intelligenza che io voglio comunicarvi, e nessuno può avere accesso ai limiti sacri del grande segreto, ma nei termini della ordinaria tradizione, che adesso è ritenuta più che legata alla lingua del saggio Oboel, che oggi ha la sua dimora molto lontano dai paesi da dove provengono (i sacri limiti del grande segreto) e in cui approdano i curiosi.

Lui si nasconde nelle tortuose tane della grotta di LITIE, e non è facile essere in grado di avvicinarlo, e principalmente nello stato (umore) in cui io so che lui si trova, essendo lui molto pressato dal rimorso (rammarico) che la malizia regni così tanto nel mondo che ha più credito e autorità del bene, che nei tempi andati era la cura dei cuori nobili, che si sono impegnati in occupazioni legittime.

Per questo motivo, io considero una disgrazia più instabile in procinto di accadere, e di causare danni incalcolabili, ciò che se Oboel persistesse nel suo parere disastroso, come sembra che egli farà, questa bella catena di cabala sarebbe rotta, a detrimento (danno morale o materiale) di buone intenzioni.

Questo prevedeva il grande Archee, che ha pietà di anime benigne, e vi ha posto rimedio, in modo che per mezzo di un nuovo collegamento dovrebbe ancora rimanere per il sollievo e la consolazione dei fedeli coraggiosi.

Per questo motivo, egli mi ha permesso di fargli una sorpresa mentre dormiva, e di rubare la sua memoria, che ho estratto da lui stesso, e ho letto in essa, come in un quadro, tutta la sua dottrina e ricordo, in ciò che riguarda gli affari dell'eccellente Olocliree, che è come io so, oh caro alleato, l'unico oggetto del vostro affetto: Ho quindi applicato questa memoria alla mia intelligenza, e avendo ricevuto l'intera impressione di ciò che è contenuto in questa memoria abbondante, l'ho rimessa al suo posto prima della fine del suo sonno.

Questo è il mezzo per restituire ciò che stava per essere perso, perché avrebbe con la vita spento quello che la scienza possedeva, la quale non potrebbe mai essere ritirata nei recessi dove l'oblio potrebbe mantenerla eternamente avvolta.”

In quest'altra parte di testo, Béroalde descrive dettagliatamente quello che è il ruolo della ninfa all'interno del percorso iniziatico che stanno per affrontare l'autore e i suoi curiosi compagni dall'animo nobile.

È interessante notare come questa nuova rivelazione, che Nephes sta per concedere loro, coincida con l'ingresso in un nuovo livello del palazzo.

La ninfa spiega infatti l'importanza delle sue rivelazioni, così elitarie e segrete: “mio padre solo ha dato a me l'intelligenza che io voglio comunicarvi, e nessuno può avere accesso ai limiti sacri del grande segreto”.

Nephes continua descrivendo le modalità con le quali è riuscita ad estrarre questo segreto dal grande Archee, di modo da poterlo rivelare loro, per evitare che andasse perduto nell'oblio: “Questo è il mezzo per restituire ciò che stava per essere perso, perché avrebbe con la vita spento quello che la scienza possedeva, la quale non potrebbe mai essere ritirata nei recessi dove l'oblio potrebbe mantenerla eternamente avvolta”.

Così si chiude una prima parte del racconto, andando ad introdurre la vera e propria spiegazione degli elementi presenti nel “Palazzo”.

“Abbiamo completato ora questo discorso salutare, più avanti lei ci condurrà al Palazzo della Prudenza, e ci ha farà vedere diversi simboli dei misteri più ammirati dai laboriosi, che giorno e notte sospirano seguendo le dolcezze della filosofia : tanto per la memoria eterna dovuta al Padre dei saggi, tanto per attirare i cuori capaci di istruzione.

Le figure che noi vediamo sono state preservate secondo l'autorità della statua dei primi Dottori.

Sul lato sinistro c'è l'effige del Patriarca, che per primo tra i mortali praticò gli incontri occulti della scienza della perfezione: ciò che ci renderà possibile capire il resto e lo stato di avanzamento degli altri soggetti “veritables” che andiamo a mostrare.

La sedia di questo grande filosofo è stata rappresentata con un marmo elaborato con Mosaici, e punteggiato di mosaico d'oro, che in tempi antichi Giove re di Creta inventò.

Noi lo vedremo secondo il suo disegno completo nell'eremo della Vergine, se Dio ci concede la grazia di potervici condurre.

Là risiede pacificamente la figura venerabile di un bel vecchio, con una barba allungata in stile Nazareno, il resto si delinea nei lineamenti e nella grazia, dalla sua bocca procede avanti una mezzaluna, le cui corna (estremità)si rivolgono verso il cielo, in basso e tra i suoi piedi possiamo vedere la figura del Sole.

La sua veste è sparsa qua e là, secondo la maestosità dei panneggi, che servono come ornamento alla sua magnificenza.

Questa rappresentazione tiene nelle sue mani, in ginocchio, il libro della gloria, seminato con fiamme e lacrime, che è scritto in tutti i libri, e questi elementi sono le due esatte “intelligence”, contenenti i due disegni geroglifici del “Rainceau” fatale, che è naturalmente il prodotto di due sostanze.

Questo mistero ci ha resi consapevoli di ricercare dove potesse essere l'apertura (inizio?) del volume (libro), che realmente in questo posto era un vero libro, non ritratto come è unicamente desiderabile.

Questo era legato al collo della figura, attraverso una catena realizzata dalla lama di oro vero forgiata dai saggi, ciò che ci ha condotti oltre in questo desiderio è uno dei principali sofismi degli antichi, del quale noi dovevamo imparare un po', non abbastanza comunque da essere illuminati dalla verità, ma da capire che tali sofismi, che furono interpretati dalla buona Nephes per noi, Menzogne, o bugiarde verità: nonostante noi fossimo consapevoli (coscienti) di queste lacrime e fiamme, che noi non potevamo comprendere bene, lei ci disse questa parabola: Colui che ha visto qualche volta la goccia del mastice cambiare e premendola ne ha fatto fuoriuscire una piccola lacrima, si guardi, e egli vedrà, al tempo prestabilito per la pressione gentile, fuoco procedere dal soggetto filosofico, una sostanza simile: poiché non appena il suo buio violetto sarà per la seconda volta eccitato, darà vita a qualcosa come una goccia, o fiore, o fiamma, o perla, o altra simile pietra preziosa, la quale sarà diversificata fino a che scorrerà come un biancore chiarissimo, che in seguito sarà capace di vestirsi dell'onore dei bei rubini, e pietre eteree che sono il vero fuoco dell'anima e la luce dei Filosofi.

Lei aveva ancora quelle belle parole sulle labbra, quando il grande serpente Orthomandre [11] sfrecciò dalle sue acque e, provocando un grande rumore, ci costrinse ad osservarlo, stava scorrazzando nelle sue onde fluenti, quando lo vedemmo fluttuare nei marosi, e causando forti scosse, con le sue ali fiammeggianti, mescolava diversamente le qualità contrarie, mentre noi osservavamo con piacere il sollazzo che lui provava nel gettare la sua lingua di fuoco nelle acque, un oggetto solo sembrò essere abbastanza, a condizione che la nostra radice sia unica, ma essendo gli incidenti in gran numero, e avendo la buona fortuna e il vantaggio di vedere di più, sarebbe stato un peccato mortale non fare uso di tale buona fortuna, e una testimonianza del crogiolarsi nell'ignoranza, del rifiutare ai nostri occhi di tante delizie che si offrirono in questo Palazzo.

E poi, dato che fu doveroso per noi fare una buona provvista di tutto ciò che si potesse presentare (nel palazzo) e di permettergli di essere raccolto dalla mente capace di ciò, noi ripercorremmo tutti i luoghi e posti dove c'erano rarità.”

Questa lunga descrizione che Béroalde ci offre degli oggetti presenti nel Palazzo risulta molto confusa e caotica.

In primo luogo appare la figura del Patriarca, corrispondente nel frontespizio in basso a destra, della quale l'autore mostra la magnificenza e ne delinea l'autorità.

Al collo del Patriarca è appeso, tramite una catena d'oro, il libro della gloria, all'interno del quale sono descritti i più importanti segreti (l'autore descrive una lista di diversi elementi, quindi è ipotizzabile che il libro contenga la chiave per la realizzazione di diversi procedimenti alchemici).

Successivamente compare la figura del grande drago Orthomandre, emblema del Caos ma anche della volatilità e dell'Eros.

“Nella parte anteriore della sala, in basso, c'era il prototipo naif e corretto del reale Caos, da cui dipende il soggetto delle nostre speranze: vi erano segnalate le terre gettate indifferentemente qua e là, e senza arte, in mezzo le acque correnti, con onde dorate, e che distillavano oro in gocce nell'aria, non ben distinte dai fuochi portati ovunque casualmente in questa mistura non mescolata, confusa nel rispetto della sua proporzione senza simmetria.

In questa confusione distinta c'erano tutti i Pianeti, la Luna ad Est, Mercurio a Nord, il Sole a Ovest, con molti altri inclinati sopra questa fascia.

Uno vide Venere girare nel Sud. Marte fu posto tra il Sole e Mercurio. E sotto il Sole Mercurio brillava oltre, e Giove aveva un'intenzione più occidentale: e per quanto in apparenza sembrasse che quelli fossero i Pianeti, comunque non c'era niente di essi, ma i soli loro poteri o anime, che sono le virtù occulte che devono essere rese manifeste dalle operazioni.

Nel mezzo del Caos, c'è un piccolo globo fortunatamente distinto, che è il luogo eminente della relazione di tutto ciò che è utile a questa ricerca.

Questo piccolo posto più capace dell'intero, questa parte che comprende il suo tutto, questo accessorio più abbondante del suo principale, che apre il punto dei suoi tesori, causa che le due sostanze, che non sono che un'unica (sostanza), appaiano, di cui la forma Mercuriale è una goccia, e il solfuro in fiamma.”

Questa descrizione è importantissima per una lettura alchemica del frontespizio e dell'opera stessa.

Béroalde, infatti, descrive il globo (rappresentato centrale in basso nell'incisione) come una massa caotica nella quale aleggiano appezzamenti di terre, circondate dal fuoco, dove diversi pianeti sono rappresentati secondo i punti cardinali.

Ma la parte più importante dell'intera rappresentazione è quella riguardante il piccolo globo distinto che si trova al suo interno: “Nel mezzo del Caos, c'è un piccolo globo fortunatamente distinto”, che rappresenta “il luogo eminente della relazione di tutto ciò che è utile a questa ricerca”.

Con queste parole l'autore rende manifesta la relazione che intercorre tra l'opera e il processo alchemico, dichiarando che “questo piccolo posto” “apre il punto dei suoi tesori, causa che le due sostanze, che non sono che un'unica (sostanza), appaiano, di cui la forma Mercuriale è una goccia, e il solfuro in fiamma”.

“Di queste due si mescola l'unica perfetta, semplicemente abbondante, il composto senza parti, l'unico indivisibile conosciuto dai saggi, dal quale fuoriesce il Ramo del Destino, che si estende ugualmente fino ad oltre il Caos, che si estende senza disordine fino al suo fine legittimo e, in accordo alla sua bella unione di unità che sorpassa qualsiasi uguaglianza di altre opere desiderabili: questo ramo di perfezione, uscendo dai monumenti del Caos, è accompagnato dai calori del fuoco continuo, che attraverso il vigore della sua buona fiamma, densa di calore squisito, nutrita d'abbondanza umida, causata dall'antiperistalsi del suo effetto nutritivo, e virtù occulta, fa nascere un bel albero che si eleva così in alto, e tre volte più alto delle fiamme che si nutrono ai suoi piedi, a spese del fatto che il fuoco si allunghi.

Il Demone Armostose si verifica (appare) tagliando i rami morti e facendoli cadere nel fuoco per alimentarlo e nutrirlo della sua permanente sostanza desiderabile, e ciò fino a che non si sarà accesa la magica torcia che condurrà gli amanti nel cammino oscuro, che conduce alla residenza della bella Olocliree.

Al di là del fuoco si trova il Duello tra due antichi serpenti nuovamente nati, così ben nutriti che già sono perfetti, e altrettanto pieni di forza e di coraggio che quello strisciante non vuole arrendersi a quello con le ali, né l'altro a lui, continuando la loro crudele battaglia.

Maliziosi furono coloro che una volta ci proposero (come spiegazione dell'immagine) che si ingerissero, uno prendendo con la gola la coda dell'altro, così che reciprocamente si facessero morire: perché noi abbiamo visto la vera figura, e capendo la verità sulla quale è stato proiettato tutt'altro discorso di questi serpenti, avendo visto che essi si stessero strangolando, e l'uno e l'altro si stringessero così vivamente la coda, legando la propria all'altra, che si estinsero reciprocamente, l'alato avendo esteso le sue ali sulla terra per ricevere i loro corpi che furono uniti tra loro nella loro putrefazione, dalla quale dovevano uscire nuovamente non due, ma un unico solo, così come nati da una stessa madre nello stesso momento, e questa rinascita sarà la pura sostanza che si infila nel ramo “Rainceau” attraverso il sangue del Leone smembrato, innestandovi l'albero dal quale scaturirà il verme dal quale sorgerà la Fenice, che crescerà perfettamente diventando più grande del suo stesso nido, e più estesa dell'albero, al quale manca una completezza d'animo, che appartiene invece alla Fenice, informata e informante, la Fenice estende le sue ali su tutta la felicità, e cresce attraverso le ore nella sua perfezione, le quali ore sono determinate dall'animale nutrito a Memphis, che unico in natura lascia colare le sue acque di due in due nelle nostre ore, che sono i termini felici che comprendono quelli dei saggi.

Il perfetto uccello, diventato raro, grazie alle sue pure qualità, può volare dal Cielo nei pianeti, e anche se salta al centro della terra, e gli appartiene una grande forza, ciò che è davvero unico, lui è da solo forte come tutte le specie di uccelli, che possono essere della stessa taglia,e con questa facilità, tiene tra le sue zampe, nella mano sinistra, un magnifico corno dell'abbondanza (cornucopia), la quale come simbolo di felicità, lascia cadere una rosa fiorita, che si espande in foglie odoranti, dalle quali una cade su un vecchio moncone d'albero, dal quale attraverso la sua viva facoltà rigenerante, nasce un piccolo nastro, che diviene un luminoso ramo, dal quale cade una lacrima che si trasforma in fontana della giovinezza, sulla quale presiede Janus, divenuto bambino, così da sembrarci avente due facce da infante, giunto inseparabilmente sopra la cima della fontana.

Qui si trova uno degli scopi perfetti della felicità, qui vi è l'inizio del riposo dopo il terribile lavoro che si è sofferto. Perché qui si potrà recuperare un bocciolo di questi fiori, ne usciranno frutti abbondanti, e si avrà il sacro pegno, e le sante caparre che bisognerà offrire a Olocliree per partecipare alle sue buone grazie.

Chi gusterà il liquore di questa fontana sarà assicurato di poter sopportare tutte le ardenti pene, supporto necessario nel seguire le tracce dell'amore, e che dell'umore ardente di questo gusto potrà eccitare la viva fiamma che talvolta esplode come luce, con la quale quindi potrà illuminare il suo fuoco che lo condurrà nel “Cabinet” segreto, dove si riceve il godimento della felicità di Olocliree.”

Béroalde termina così la descrizione puntuale del frontespizio, incontrando i due draghi duellanti, il Leone, la Fenice, la cornucopia e la fontana della giovinezza.

Tutti questi elementi fanno parte di un disegno completo che l'autore ha in mente, e che collega attraverso singole parti o figure dalle quali scaturiscono ulteriori simboli.

Andando avanti nella descrizione, Béroalde riporta il discorso sui segreti proferiti dalla bella Nephes, e sulla bontà d'animo necessaria per la loro rivelazione.

“Noi procedemmo sempre in avanti divorando con gli occhi tutto ciò che aveva un'apparenza di bellezza, o simbologia celante segreti, quando la bella Nephes, mia dolce sorella (d'allenza e di fatto come mi dichiarò quando fummo soli) arrivò ad interromperci, facendo una manifesta dimostrazione della verità della nostra parentela, che non può mentire.

Così, parlandoci con un' amichevole sorta di artificio, donò a ciascuno qualche occupazione, di modo che fu facile separarci dal gruppo, così attraversando un piccolo portico che non fu affatto notato dagli altri, che vennero a cercarci qua e là dentro questa tana, dove infiniti piaceri fecero quasi dimenticare loro la nostra assenza, noi entrammo nella corte interna tutta lucidata di vetro, circondata da un lago, io seguii le mie intenzioni, portando la mia vista ovunque, e quando improvvisamente vidi apparire dal lato posto ad Oriente, una figura magnifica di uomo venerabile in grandezza, e eccellente in forma, io tremai un po', nonostante con soddisfazione, dato che ciò che vedevo era piacevole, e il bene del mio cuore mi fece dolcemente formicolare l'anima in questa suspance.

La mia cara Nephes mi informò di ciò che stavo vedendo, mi disse che si trattava del notabile e grande filosofico PHECEL [12], che viene con il congedo del grande Archee, per istruirvi e informare (dare forma?)di-ai desideri il vostro cuore.

Se voi aveste tentato questa avventura, senza esservi comunicati a tante persone,sarebbe passato molto tempo e ne sareste stati illuminati.

Ma, oh semplice in amore, dove avete appreso che la pratica amorosa si dovesse azzardare in gruppo? Non sapete che l'amore, essendo unico, vuole soggetti che non abbiano altre intenzioni che loro stessi? Ecco, era necessario per avere un buon incontro, tenersi in disparte, così a seguito della vostra esperienza, gli altri sarebbero stati istituiti, ma il tempo è passato, e voi siete rimasto senza una buona soluzione, fino a questa ora, ancora povero (piccolo), voi non potevate sentirmi, voi morivate d'invidia per divertirvi con tutti gli altri vostri (compagni), sono stato quasi costretto ad abbandonarvi ai vani piaceri che avevi stando con loro, a fare come se sapessi benissimo come essere un amante: non è mai così, quindi piuttosto da questo momento sii fedele a te stesso, allora i segreti accorreranno a te, perché non amano il vento: gli onori del mondo sono la loro profanazione, e i frutti dei nostri amori si vergognano della presenza del comune, che è principalmente profano: volete voi che questa cosa unica appartenga agli altri cuori invece che ad un unico solo (cuore)?

Per questo molti, forse anche tutti i saggi cuori ,devono capire se sono degni dei benefici del Cielo.

Il terrore che questo spettro mi aveva inaspettatamente provocato, non toccò il mio cuore più di quanto questa rimostranza, per cui ero come attratto dalle profondità di un sonno di inattività che la vergogna di tristezza può portare, non capii se quel discorso fosse una sentenza per rifiutare le mie pretese, e abbandonai quasi il mio coraggio per lasciarlo fluire indegnamente, senza ricordare che l'amore esercita diversamente sui cuori che non hanno garanzie, e che disprezzando i degenerati, esso beneficia solo il valorosi, e girai tutto a buon conto, capendo che la mia buona Nephes mi aveva rimproverato per istruirmi, e non per estraniarmi.

Allora, avvicinando al grande Phecel, sentii un po' di spaventosa emozione verso quel finto spaventapasseri, tuttavia una volta risolto (il conflitto con me stesso) ricordai che altre volte avevo visto che lui andava d'accordo solo con coloro che conosceva, e dava familiarità solo a coloro che sapevano praticare la bella grazia.

E per essere tra quelli, lo guardai di profilo, e la sua faccia mi sembrò così austera, che se non mi fossi raccolto in me stesso per superare la disgrazia che mi pressava di paura e di sfida, mi sarei così tanto avvolto di stupore, che avrei perduto il desiderio di passare oltre.

Lo guardai da un terzo punto di vista, e trovai il suo viso non essere altro che minacce di disagio, presenza di problemi e perdita di speranza.

Infine lo guardai a pieno viso, e poi le paure uscirono dalla mia anima, ed ebbi il piacere e l'occasione di osservare la sua grazia, le sue proporzioni, la sua aria, e tutto ciò che aveva di notevole, e lo riconobbi da un lato sereno, da un gesto così grazioso, che fui più che sicuro di come ero stato afflitto prima di incontrarlo, e questo per me era una presagio di avventurosa prosperità, garanzia di felice consolazione e di una certa e costante felicità.

Quindi, trovandomi a stare così bene con il principe dell'immaginazione, mi resi attento ad annotare ed ascoltare il massimo che lui proferisse, e come se in fretta, dato che non vuole comunicarsi (rivelarsi) per troppo tempo , considerando indegno della sua grandezza l'essere prolisso nel discorso, e troppo vicino alla profanazione di avanzare un poco più che poco mediocremente; parlando con grazia mi toccò la mano, come se mi volesse dire che ero il benvenuto, e mi lasciò con l'affabile Nephes, che in questa efficacia di prosperità mi promise di rendermi più felice di tutti gli amanti servitori di Olocliree, nome che non posso proferire se non con estrema riverenza.

a coloro che gioiscono dell'essere ben nati, e hanno lo stato di felicità come ascendente della loro nascita.

Mentre il grande Phecel stava ritirandosi nella sua volta, Nephes mi raccontò molte meraviglie del luogo, dell'ordinanza di ciò che vi si pratica, e di ciò che è possibile di segnalarvi.

Immagino di riuscire a vedere ancora questo prezioso monumento di questo corallo disarticolato, attraverso il quale così magnifiche arie si raccolsero in forme distinte, e questo piacere fu così ingenuo che mi persuado di essere nello stesso istante che vorrei e vedrei parlare ancora.”

In questa parte di testo la ninfa Nephes conduce il narratore in un luogo appartato, e lo porta a fare un incontro molto importante e singolare con un uomo di magnifica e inquietante presenza: il Principe dell'immaginazione, grande filosofico Phecel, che viene grazie al congedo del grande Archee, per informare ed istruire il cuore degli umani.

Il protagonista vive in questa parte un'ambivalente sensazione di attrazione e paura verso il personaggio, capendo però che ciò che è di fronte a lui è una figura talmente sacra da sentirsi onorato di questa apparizione.

Phecel spiega che “molti, forse anche tutti i saggi cuori ,devono capire se sono degni dei benefici del Cielo” e prosegue nel discorso cercando di istruire il puro cuore del protagonista per renderlo capace di vero amore.

Così Béroalde capisce di essere partecipe di un “presagio di avventurosa prosperità, garanzia di felice consolazione e di una certa e costante felicità” e quindi, trovandosi a stare così bene con quell'enigmatica figura, si rende attento ad ascoltare ed annotare ogni minimo particolare che l'uomo proferisce.

Il brano si conclude con l'uscita di scena di Phecel, e l'attenzione torna sulla ninfa Nephes che mostra al protagonista le bellezze del luogo.

“Il Cielo, che è giusto, ci rende il prezzo del nostro lavoro, non vuole che le anime belle (pure) siano incessantemente frustrate dai frutti dei loro lavori, e per permettere che l'amore imprima le sue forze in questi buoni (nobili) cuori, permette che le cose desiderabili abbiano un sentimento di gratitudine per le passioni eccitata a loro occasione, e quindi la nostra bella Olocliree non è meno desiderosa di essere ricercata che i suoi fedeli, appassionati di lei, se non fosse così, lei farebbe un torto alla sua bellezza, che è il più bel oggetto del coraggio dell'amore.

Lei riceve piacere dall'essere amata, e tutto ciò che lei desidera, si inclina alla dolce sollecitudine dei perfetti amanti, ma lei non vuole ammettere (al suo amore) che colui che sappia giudicare che si tratti perfettamente di amore legittimo.

A causa di questo il potere intellettivo che anima l'angelo che presiede i suoi sentimenti , ha infuso nelle anime curiose tutte le intenzioni pure di amore, alle quali ogni cuore desideroso si rimette.

Così com'è evidente, tutti i saggi hanno praticato le scienza sotto le ombre delle più belle repliche d'amore.

L'amore è stato, e ancora è il grazioso pennello che ha tracciato tutto ciò che è raro e destinato tra i poteri superiori così come tra quelli inferiori, e (destinato) a quello che è il loro argomento.

Ecco perché il Caos della nostra ordinanza si appoggia sulle foglie di Mirto, che è il simbolo dell'amore, e come amore si diffonde felicemente ovunque, qui si vede il Mirto che cresce in rami infiniti su ogni parte di questo luogo, e questo stelo di Mirto così espanso, mostra che tutta la nostra diligenza si rimette a nient'altro che all'amore.

Sapete, vedete e ascoltate, e osserverete prudentemente che tutti i misteri più preziosi magnifici e buoni, sono stati nascosti e rievocati sotto le bellezze dell'amore, poiché l'amore è l'anima felice di tutto, si vede nel Francese antico, un equivoco contenente la radice (derivazione) dell'amore, L’AME-HEUR, come se si intendesse che l'amore fosse la buona fortuna dell'anima, e poiché i termini sono cambiati, come in passato si diceva “doulour” per “douleur” (dolore), si usava dire AMEUR, e adesso AMOUR (amore), e quindi per una corretta intelligenza (coprensione) di ciò che è, l'amore di ognuno è costituito dai desideri più intimi e deliziosi, e gioire dei suoi amori è propriamente abbondare nella fruizione delle eccellenze sperate, non negli effetti che causano tristezza attraverso la loro percezione, o pericolo attraverso la loro realizzazione, o peccato attraverso il loro incontro, ma gioia permanente nel trovarli, sicurezza raggiunta ricevendoli, e gloria durevole con l'avvento della loro fine legittima.

I profani hanno steso un velo sugli occhi dell'amore, perché non hanno osato porre il loro sguardo sulle sue divinità, ai quali raggi essi non potrebbero resistere, ma i saggi che vivono secondo giustizia, e si comportano in accordo con lo spirito delle sentenze proposte dalla verità, lo rappresentano (l'amore) libero, come è in realtà, che se qualcuno lo ha lasciato con una tale benda sugli occhi, era per frustrare gli indegni, poiché amore è fratello della luce, e la sua vera guida illumina tutto ciò capace di esserlo (degno), e non vi sono che coloro che sono in misera ignoranza, verso (per) i quali è cieco, non che lui lo sia, ma sono loro che credono di vedere, quando non hanno occhi, contrariamente ai figli della luce, che amore guida nei sentieri della giusta conoscenza, dove se per caso vi fosse oscurità, allora attraverso la sincerità delle sue operazioni magnifiche egli rimuove ogni ombra, e dissipa le difficoltà che devierebbero le intenzioni: e in verità egli è anche la fiamma delle anima e la scopa che spazza nel vento le paglie dell'ignoranza, perché l'ignoranza nel nostro argomento è una colpa manifesta, e peccato notabile, per questa ragione, al fine che voi non vi ritroviate tra coloro i quali si sono rivoltati all'ordine dell'innocenza, a cui appartengono tutti i veri Filosofi e i perfetti amanti, io vi equipaggerò con massime certe, che sono state spesso ponderate nei vostri cuori, vi renderò capaci di gioire dei vostri amori benedetti, e del godimento del vostro oggetto, per ottenere ciò non c'è che una via, in cui colui che ci si trova incontra ogni felicità, come se fosse l'unico fortunato (uomo), e sono triste di sentire spesso che alcuni tra coloro che io vorrei aiutare, ignorano il mio consiglio e nonostante abbiano una delle mie sorelle come guida, e a volte anche me stesso, o il nostro grande universale, hanno tuttavia orrore di questo sentiero, e disdegnano questa via, poiché a loro pare volgare, perché vi sono molte frequentazioni, ma avvisati che è solo scelta da quelli che sono più accordati (propensi), e che coloro che si distraggono da essa sono disturbati da immaginazioni, non che le abbiano ricevute dal grande Phecel, ma dai problemi nella loro comprensione, che giudica senza scienza.

Quindi fratello, credi a me, io ti imploro, che ciò che è semplice è ciò che è più bello.

I segreti avvolti in ritorni difficili, e che vengono avvinti in artifici dalle eccellenti apparenze, sono in realtà così segreti da rimanere tali eternamente, e in tale maniera, per cui nessuno mai li scopre, e la conoscenza di ciò che suppongono rimane così segretamente morta in questi labirinti, che nessuno mai vi è illuminato: avvisati che le difficoltà non apportano che problemi, che le diversità corrompono l'unica esistenza della verità, che è semplice e facile per coloro che la conoscono, ma infinitamente lontana da quelli che la ignorano, il più piccolo e abietto artifizio praticato dal più ignorante degli artigiani, è estremamente difficile per colui che non lo conosce, persino i saggi ammirano le bazzecole disprezzate dai più piccoli (minori), se ciò viene visto costantemente, e cosa sarà dunque del nostro argomento molto più ammirevole, utile e necessario? certo che Dio non ci abbia donato l'amore per la scienza per gettare lo spirito in problemi e perplessità, ma lo spirito umano diffidente della grazia sovrana, va iniquamente sprofondando senza motivo in argomenti nei quali dovrebbe avere pazienza e umiltà e intervenire solo per glorificare il suo creatore, non essendo quello il caso, quindi spingendosi spesso con desideri impetuosi per cause illegittime, succede per efficacia dell'errore, che si inciampi nell'abisso della vanità, perché si è volontariamente inciampati nell'ostacolo della presunzione.

Ora, avendo il Santo donato la scienza per rendere la mente libera dagli eventi, lui ne comunica ai suoi i principi per fissare la loro anima nella perfetta abitudine, e per farlo concede degli organi mondani, non a tutti, ma a coloro che attraverso l'incontro felice degli effetti della saggezza arriva a questo punto desiderabile.

Ma non tutti gli occhi sono capaci di vedere questo bel segreto, che non ha altro obbiettivo definito che la perfezione. E proprio così come Dio non ha donato l'amore per la scienza per gettare lo spirito in problemi e perplessità, ma piuttosto che renderlo chiaro e suscettibile di tutte le forme piacevoli e giuste, e gli effetti che lui ne permette (concede?) alle anime buone, sono per fissarli nella loro migliore sussistenza, e per giungere a ciò si deve procedere con mezzi giusti e perfetti.

Mantenete come costante risoluzione che la perfezione non si conosce attraverso un ordine prestabilito (fisso), che conduce a obiettivi forzati da involuzioni intollerabili, ma da quello (ordine) legittimo necessario che è equo, in tal modo non si deve rovinare nulla per fissare, in nessun modo danneggiare l'eccellente per restituirlo, dato che non è ragionevole affliggersi per illuminare, uccidere per animare, rimproverare per addomesticare: conviene sviluppare per trovare, eccitare per incitare, e almeno in apparenza per risolvere il più in verità, non è il frutto che deve essere afflitto, ma se si può dire è il seme che si deve scuotere e corrompere, poiché potrebbe crescere in seguito in frutti molto più desiderabili di ciò di cui sembrava capace.

Se dunque voi sognate di realizzare fedelmente il desiderio delle vostre affezioni produttive, considerate le sostanze perfette, e quelle che tendono alla perfezione, quelle inalterate dal movimento, e quelle che sono alterabili, anche in un momento, e fate una selezione di ciò che è potenzialmente alterabile in questa natura che richiede di essere mossa, per essere estratta dalla sua privazione manifesta, di ciò che mostra desiderare con tutta apparenza.

Possa questo essere per voi un segnale nell'anima, al fine di non farvi trovare in difetto davanti agli occhi di Olocliree, che si cura solo di spiriti compiuti (finiti, realizzati), e siccome lei è il solo punto dei vostri desideri, essendo lei l'eletta del vostro cuore, abbiate quel cuore riempito abbastanza di valore, per ascoltare e praticare.

Non pensate di andare da lei per essere condotti (da lei) al suo godimento, comprendete dove lei è, e da li voi potrete trovare il mezzo per andare da lei, e da lei raggiungerete il punto più eccellente.

E nonostante ella sia ciò che è l'unica eccellenza, sarà perciò conosciuta solo da Re che nascerà da lei, e dalla bella Regina, della quale sarà anche madre, se ci si mette pena.

Lei è veramente la loro madre, in quanto lei è la loro anima e perfetta forma in due dei suoi termini, poiché non appena ella è all'inizio della sua adolescenza lei può essere la madre della Regina: avendo poi raggiunto l'età perfetta, e essendo nella verità della sua più grande bellezza, lei sarà capace di dare vita al Re, che è il piccolo Re del mondo.

Pertanto per arrivare a questo Grande Bene (forse l'Opera Magna?) passate dalla dimora della madre di Olocliree, per vedere la sua prima essenza, e voi noterete un fatto notevole: bambini che sono inizialmente bellissimi, la cui bellezza è lodata, alla fine non sono più niente, questa bellezza si asciuga e perisce, e alla fine non sono altro che figure di bruttezza, è assolutamente il contrario per Olocliree, la sua nascita iniziale è brutta, lei non ha che le ruvide fattezze di quello che diventerà ma se uno la eccita e nutre con l'agente esterno che amplifica quello interno, lei via via imbellirà, fino a che sarà interamente bella.

Se questa essenza è a voi conosciuta una sola volta, voi saprete che si perfeziona senza dividere niente, perché la natura non la reclama mai, ma formalmente separando il brutto per aggiungere il bello, per diminuire lo spiacevole, per aumentare il piacevole, conservando l'intero e moltiplicando la virtù, attraverso l'effetto di cui nulla è disgiunto, niente è staccato o separato, sebbene cancellato, e di fatto gli accidenti (incidenti) non sono separati, ma cancellati, poiché svaniscono senza diminuire in nessun modo la quantità, dalla quale sarebbero stati allontanati essendo essi stati separati, visto che separare significa mettere da parte e come disgiungere, che deve essere evitato, poiché attraverso la disgiunzione si sciolgono i legami specifici e naturali, che non possono mai essere restituiti, né altri messi al loro posto.

Ciò che è stato tagliato una volta non dovrebbe essere saldato di nuovo per diventare unito come prima, e ciò che è disgiunto dalla natura non può essere incluso in tale unità poiché la natura pianifica con le sue operazioni, dato che la soluzione di continuità non si ristabilisce mai nella sua prima essenza, a causa della riduzione, dall'accadimento della divisione, non c'è più balsamo che lo ripari, nonostante alcuni speculatori che abbonano più in immaginazione piuttosto che in verità, sostengano che il burro, formaggio e siero, siano perfettamente in grado di ritornare latte, e questo è, che a loro non dispiaccia, un'impossibilità della natura, ciò che è passato non può ritornare, il frutto maturo non può tornare verde, la crema fuoriuscita dal corpo che la conteneva non può ritornare a mischiarsi nelle parti minute dalle quali è uscita, dopo che il fegato ha distinto in corpi le sostanze che vanno distribuite ovunque, non esistono mezzi attraverso i quali esse (le sostanze) potrebbero tornare ad essere quello che erano prima della loro separazione.

Quindi per parlare in verità, separare quando non c'è bisogno di farlo è un insulto all'amore il quale richiede solamente unione.

Ecco perché vi consiglio, se siete un amante fedele di Olocliree, di tenere a mente i paragoni che vi ho proposto, così che voi possiate essere discreti nella sua ricerca, che è in accordo con l'incontro unico con la verità, che è singola, e che ci offre un unico argomento eccitabile dall'unico che agisce, nell'unico capace, al tempo unicamente distinto dalla prima e unica distinzione uguale.

Non c'è nulla di così celestialmente destinato come i soggetti dell'amore, che sono uniti fedelmente, per cui per il vostro bene siate estremamente discreti, e non pensate nemmeno di unirvi ad Apaxe con Olocliree, nonostante sembri che sia un dovere.

Fuggite, fuggite questo pensiero, e sappiate che Olocliree sa che suo padre e sua madre sono se stessa in potenza, uniti immediatamente, perché lei fugge ciò che il Cielo ha disunito, e che la natura ha separato. Ciò che dalla natura è separato, persino in apparenza essendo altro per sua distinzione, non sarà mai congiunto in modo assoluto, né esattamente miscelato.

Le sostanze divise dalla natura non possono né essere congiunte fino al profondo, né concentricamente.

C'è un fatidico momento e una dolce condizione di incontro che raggiunge i cuori, che devono appartenere l'uno all'altro, che erano già stati uniti prima che si sapesse della loro separazione, se questo non è il caso non ci sarà mai pace tra coloro che osano mettersi insieme (unirsi), e non si troverà appagamento, poiché non vi è che difficoltà nei limiti.

Soprattutto non osare disfare ciò che è stato fatto. Voi non sapreste indurre la natura a fare altro che quello per cui è stata destinata, niente può succedere ad essa che non sia proprio, come l'amore, padre della conformità, è così giusto da rigettare tutto ciò che non è del tutto in accordo con i suoi decreti. Per questa ragione sappiate che ciò che fu unito dal legame fedele di Natura e amore, se viene violato o disfatto, non può essere più restituito, il giuramento spezzato, poi aggiustato, non è più pari a quella fedeltà iniziale, questo fatto, il non saper riunire le parti disgiunte, poiché nessuno conosce la saldatura della natura, perché non bisogna ostinarsi a separare ciò che la Natura ha congiunto, né ostinarsi nell'unire ciò che la natura non ha destinato reciprocamente l'uno con l'altro, ma uno deve conservare, mantenere, accrescere, agitare e sostanziare ciò che amore, Cielo, natura, o l'”endelechie” ha congiunto, moltiplicando il buono che è nel soggetto si otterrà il bene che ne è decretato.

Tali sono la via e la preparazione che bisogna tenere per rendersi pregevoli agli occhi della bella Olocliree, che se non si osservano queste massime, non si avrà mai una parte in essa (Olocliree), in quanto considera abominio tutto ciò che potrebbe portare guai all'interno di simpatie fedeli.”

Questa parte è importantissima per quanto riguarda un'interpretazione alchemico-amorosa dell'opera.

Viene infatti qui descritto ogni elemento necessario alla realizzazione di un “prodotto perfetto”, il cui comune denominatore deve necessariamente essere l'unione tra amore e natura.

Béroalde in questa porzione di testo spiega, confusamente (o molto velatamente) in chiave simbolica, cosa succede laddove si prova a mescolare sostanze di diversa natura, o a separarne altre: “Ciò che dalla natura è separato, persino in apparenza essendo altro per sua distinzione, non sarà mai congiunto in modo assoluto, né esattamente miscelato.

Le sostanze divise dalla natura non possono né essere congiunte fino al profondo, né concentricamente”.

Ma, ancora più importanti per un'interpretazione in chiave amorosa, sono le sue parole sulla necessità dell'amore: “Sapete, vedete e ascoltate, e osserverete prudentemente che tutti i misteri più preziosi magnifici e buoni, sono stati nascosti e rievocati sotto le bellezze dell'amore, poiché l'amore è l'anima felice di tutto,”;Quindi per parlare in verità, separare quando non c'è bisogno di farlo è un insulto all'amore il quale richiede solamente unione”, e mostra un chiaro riferimento all'incisione del frontespizio, dove cita la rappresentazione delle foglie di Mirto, simbolo dell'amore, dove poggiano tutte queste “fortune”: “Ecco perché il Caos della nostra ordinanza si appoggia sulle foglie di Mirto, che è il simbolo dell'amore, e come amore si diffonde felicemente ovunque, qui si vede il Mirto che cresce in rami infiniti su ogni parte di questo luogo, e questo stelo di Mirto così espanso, mostra che tutta la nostra diligenza si rimette a nient'altro che all'amore.”

“Io vi prego, caro Amico, se accadesse che ciò che ci ha legato venisse disfatto, chi potrebbe ricongiungerlo, o nuovamente stabilirlo nell'essere, per unirci nell'alleanza che si trova tra di noi?

Essere così estraniati, in quali nuove reiterazioni di inizio torneremmo noi per nascere da soggetti che stabiliscono alla fine che ciò che diventeremo è ciò che siamo?

Questo non può essere ridotto a tale principio, che potrebbe diventare per essere ciò che potenzialmente può in alcun modo essere.

Io vi dirò ancora, perché ce n'è bisogno, a causa di due piacevoli avventure, e vi avverto in questo vigore nel quale siete, all'interno del quale se voi persisterete, sarete possibilmente soddisfatti, e per assicurarvi (garantirvi) ulteriormente a causa dell'ultimo e grande segreto, che gli accidenti si possono cancellare, e altri suscitare, l'accidente non è mai separato, ma anzi la sostanza fa parte del soggetto. vero che ci sono degli accidenti sostanziali che sono separabili, in ciò bisogna essere prudenti, perché tale sussistente, e i puri accidenti, sono e possono essere estinti e dissipati, e se si può dire trasmutati, in ciò l'amore è eccellente, visto che può suscitare ciò che non era sviluppato, e attraverso la vivacità del suo fuoco fa diventare in eccellenza completa ciò che era semplice, e in apparenza di piccolo valore, per essere infine l'eccellenza e la causa di ciò che è il prezzo di tutto ciò che è sotto il Sole."

In quest'altra parte di testo il discorso di Béroalde risulta essere molto enigmatico e confuso.

Ciò che sembra però evidente è il riferimento alchemico continuo dell'opera in esame e, per riprendere il discorso sull'importanza che l'amore gioca nelle trasmutazioni alchemiche, l'autore spiega puntualmente che “in ciò l'amore è eccellente, visto che può suscitare ciò che non era sviluppato, e attraverso la vivacità del suo fuoco fa diventare in eccellenza completa ciò che era semplice, e in apparenza di piccolo valore, per essere infine l'eccellenza e la causa di ciò che è il prezzo di tutto ciò che è sotto il Sole”, dichiarando apertamente che senza l'amore non si può raggiungere l'eccellenza (e quindi nessun risultato sperimentale).

“Ed è questa bella Olocliree desiderabile su tutto ciò che è desiderabile per la sua abbondante felicità.

Ora, seguite le delizie del vostro disegno, e se andando e venendo per questo sentiero che vi mostrerò tra queste due piccole rocce, voi non troverete occasione di scegliere propriamente il posto dell'abitazione desiderato per incontrare la Bella delle vostre intenzioni, e se non sarete così istruiti, tornate a trovarmi nel mio tabernacolo, e vi mostrerò i bellissimi specchi, che vi faranno conoscere i magnifici tratti della Bella, e dopo sarete fedelmente guidati dove lei risiede nella pazienza della sua perfezione.

Per questo effetto, aspettando una nostra ulteriore comunicazione, abbiate la vostra intelligenza avvisata, al fine di mirare con precisione la vostra intenzione verso quel vetro prezioso che non può essere annientato, verso questo bel vetro che natura eccita attraverso il cambiamento che causa il principio del movimento.

Questo vetro è il cristallo dei saggi, è tutte le loro pietre preziose che trasmutano tutto nella loro propria perfezione, è il solo vetro che è infinitamente umido e infinitamente secco, è di tale natura che si unisce con tutti i soggetti, se viene fuso in vetro fuso lo tinge, con il metallo è lo stesso, penetra tutto e si fonde anche negli umori umani, avendo ingresso ovunque per rettificare tutte le sostanze.

Questo vetro filosofico ha potere su tutte le nature, le quali portano alla sua natura, riempiendole di tutta perfezione, e tali sono gli amori di Olocliree, e la grazia del suo dolce godimento, dove lei prende infinito piacere, e ammirandosi nei suoi begli specchi, ordina infiniti piaceri secondo le specie che il grande Phecel vi ha determinato, come tutto ciò che il santo Archee le ha permesso di trattare.

Questi specchi saranno il simbolo eterno della vostra fedeltà, e l'unica guida del vostro amore.

Questi piccoli filamenti di seta che sembrano filati dalle Ninfe d'amore, sono questi bei fili di vetro, fonti ammirabili dei magnifici rami d'oro, che furono ombra all'entrata del pergolato dove riposa l'amore, e dove si ritira la nostra unica Olocliree.

State fermi, e ricordate, o capite che il cuore della saggezza è nella Costanza, non andate avanti come un uomo di vanità, seguendo le diverse deviazioni degli amori spudorati, facili da accostare, e di facile fruizione, ma perseguite ciò che si ritira a poco a poco, e casto non vuole essere profanato, aggrappatevi saldamente all'unico Ramo del Destino, che è il buono e fatale ramo, che moltiplica le felicità, le sostanze, e le delizie senza pentimento.

E se vi fermaste qualche volta per prendere respiro e se prendeste attenzione alle “Xantisophilles [13]” sui muri e all'interno dei dipinti, voi vi troverete tutte le steganografie e le delicate scienze, contenenti in se stesse i più bei segreti d'amore, e i più deliziosi incontri con l'eccellente Olocliree, con la quale si trova e si percepisce tutta la felicità senza sgradevolezza, tutta la grazia senza stanchezza, e comodità senza intervallo, e tutta la sostanza in un punto, un posto, un soggetto, una conoscenza, e una sola chiave, oltre la quale nient'altro ne approfitta.

Non c'è che un solo mezzo attraverso il quale una volta informati, si può essere capaci di tutto ciò che ne dipende, con un po' di intelligenza si comprende e si sa quasi tutto.

E se accadesse che qualcuno, o per avventura, o per sollecitudine, gettasse l'occhio sul sacro smalto del meraviglioso specchio di Olocliree, entrerà in tante perfette intelligenze, attraverso questa fedele visione, che tutta l'oscurità si ritirerà da lui, tutto ciò che è rivelabile allo spirito umano è immaginato nelle riflessioni (riflesso) di questa visione perfetta, madre di tutte le scienze.

dove devono aspirare tutti i fedeli amanti, che si possono rivedere in questa luce riflettente, vi leggeranno tutto ciò che vi è di intellegibile, e facilmente dall'uno arriveranno agli altri, così che alla fine vedendosi riflessi nei sette specchi, saranno sicuri delle loro speranze, certi dello stato dei loro desideri, e contenti della fruizione della buona grazia di Olocliree, che permette che i suoi veri amanti, attraverso il bene che infonde nei loro spiriti, siano spesso chiamati profeti, in quanto più visibilmente percepiranno tutto, e in tale gloriosa abitudine i loro spiriti saranno chiamati corpi, e i loro corpi spiriti, e l'uno è l'altro, e l'altro è l'uno, i loro spiriti uno spirito, l'unico spirito diversi spiriti, un corpo i corpi, il corpo diversi corpi.”

Questo passo contiene un'esortazione da parte dell'autore: “State fermi, e ricordate, o capite che il cuore della saggezza è nella Costanza, non andate avanti come un uomo di vanità, seguendo le diverse deviazioni degli amori spudorati, facili da accostare, e di facile fruizione, ma perseguite ciò che si ritira a poco a poco, e casto non vuole essere profanato, aggrappatevi saldamente all'unico Ramo del Destino, che è il buono e fatale ramo, che moltiplica le felicità, le sostanze, e le delizie senza pentimento”.

Qui, infatti, Béroalde riassume concetti già spiegati in precedenza, sull'importanza della perseveranza, della purezza d'animo per raggiungere la vera sapienza, che è la bella Olocliree.

Fa inoltre la sua comparsa sulla scena un nuovo elemento, già citato, che acquista qui una grande importanza: il vetro filosofico. Questo vetro che “ ha potere su tutte le nature, le quali portano alla sua natura, riempiendole di tutta perfezione” potrebbe rappresentare una sorta di pietra magica (forse la pietra filosofale?) che permette il raggiungimento della tanto anelata perfezione.

Finita questa esortazione, Béroalde riprende la descrizione del suo sogno in prima persona.

“Provai così tanto piacere nel sentire questi splendidi enigmi, questi sofismi dei saggi, che il mio cuore era dilatato in me per apprendere il più possibile delle delizie future proposte ai buoni coraggi (coraggiosi?).

Non c'è gioia tanto abbondante, non c'è contentezza tanto gloriosa, ne gloria così magnifica che trovarsi in tale stato, e già mi sentivo come se volassi felice al di sopra di tutto il giubilo del cuore.

qui dove si trova il grande artifizio delle Dame e il segreto dei segreti di amore, che punisce coloro che non sanno riconoscere il bene, e che abusano talmente tanto della loro buona fortuna, che dimenticando da dove gli viene offerta, non pensano che a soddisfare i loro desideri.

Nephes mi vide, considerando il mio bene, e non l'onore di ciò che lo causò, per farmi sentire ciò che è il dovere, usò un artificio su di me che sarà per le sue conseguenze un esempio per tutti i curiosi (studiosi).

certo che io lo debba dire, perché la mia natura, incline alla cortesia, mi obbliga, più di tutto, e io mi avanzo quindi a ripetere ancora che non c'è meglio di niente sotto il Sole che le belle dame, loro sono la gioia del Mondo, il capolavoro di Dio, e l'abbondanza del consiglio che bisogna seguire per non pentirsi mai, ma bisogna avere prudenza, è certo che se si vuole avere consiglio da una Donna, bisogna farle una proposta molto semplice, e tendente un po' a ciò che la può toccare, perché non dovrei dirlo dato che il vecchio proverbio fa assomigliare i buoni figli alle madri, e i saggi figli ai padri? Non dovrebbero esserci controversie sulla dignità delle Donne, e su tutto ciò in cui loro sono il soggetto dei nostri disegni, e nostra felicità.

E perché loro (le Donne) lo sappiano, hanno infinite belle invenzioni per farcela trovare ancora meglio (la felicità).

Chi vorrebbe dibattere con noi su questo soggetto? La scienza non è donna? Le virtù non lo sono? Non è quindi nostra intenzione avere questi splendidi oggetti come scopo, sotto le piacevoli similitudini che Dio ha creato per la ricreazione umana? Ecco il modo in cui noi vaghiamo in una ricerca di eccellenza, e le Dame che hanno giudizio e vogliono rimanere nella loro grandezza acquisita, sanno moltiplicare la loro gloria a svantaggio del nostro cuore, e per colpa nostra, e tuttavia venendo dalla loro parte, loro ne usano (della loro grandezza) con così tanta buona grazia, ammorbidita con i tratti di dolcezza e delicatezza della loro beltà, che non vi è nulla della nostra reputazione.

Per essere dolcemente abusato da una saggia Donna, un Cavaliere è tanto più degno, è il suo onore, è il segno che lui è nella grazia delle belle.

Perché coloro ai quali loro danno il maggior numero di traverse senza offesa, sono coloro per i quali loro conservano il frutto felice che gli amori legittimi producono con soddisfazione vera: E mai offendono, e se qualcuno lo è, la sua indiscrezione ne sarà la causa, perché i pudici non possono sentire, né vedere, ciò che è contro la bontà della loro giusta opinione.”

In questa parte, nella quale l'autore torna a descrivere in prima persona ciò che sta accadendo, viene elogiata la figura della Donna: “le belle dame, loro sono la gioia del Mondo, il capolavoro di Dio, e l'abbondanza del consiglio che bisogna seguire per non pentirsi mai”.

Nella poesia “L'Alchemist”, Béroalde esordisce affermando che “ On dit qu’en ce pays les dames ont envie D’entendre les secret de la philosophie” (si dice che in questo paese le donne siano state inviate per capire i segreti della filosofia).

Questo discorso si riallaccia perfettamente al passo sopra citato del Recueil, evidenziando l'importanza che l'autore conferisce alle Donne nel raggiungimento della grazia, continuando infatti nella poesia a dichiarare che “per questo voglio essere loro servitore” (Et pourtant moi je veux leur être serviteur).

“Vado avanti così errando per adulare me stesso nella mia disgrazia, avvenuta per mancanza di considerazione.

Io pensavo di avere già questo fiore, e non c'era altro da fare che allungare la mano per toccarne le foglie odorose, che Nephes gioiosa nelle sue imprese, volando attraverso la lunghezza dei tempi, mi fece accettare ciò che altrimenti io avrei toccato troppo a buon mercato (facilmente), mi riportò indietro attraverso il mio errore più di quanto io sia mai stato, da quello che vidi come quasi ottenuto.

E 'normale quando ci si trova al momento di ottenere il bene ambito, che non si ha altro pensiero, e non si conosce da dove è venuto il vantaggio di tale gran bene.

E per questo, al fine di farmi riflettere, lei lasciò scappare il Leone d'amore, che non è un Leone furioso, lui è generato allo stesso tempo e dagli stessi genitori come Mathicore dalla Montagna fatata.

Chi non sarebbe terrorizzato dall'incontro improvviso di ciò che non ha mai visto, e che assomiglia a qualcosa che può dare una vera e propria paura? Il Leone arrivò rumorosamente, io mi girai per vedere cosa fosse, lo vidi e fui sorpreso, non vi era amore né consolazione presente, né acquisita sicurezza, né il valore naturale che mi impedì di tremare, e di essere terrorizzato, e ancora più consapevole Nephes, lanciandosi fuori dal percorso nel quale ci trovavamo, come se fosse stata spaventata, si mise sul lato destro, io avanzai verso sinistra e mi ritirai verso la sala, pensando che lei ci fosse entrata, era la sua ombra che mi aveva ingannato, e sebbene fossi stato preso da una paura innocente, ancora non ero così sbalordito che non capii che non era conveniente oppormi alla violenza che il Leone avesse usato sulla bella, quindi mi affrettai vedendo la bestia avvicinarsi, mi immaginai fosse una caso che questa fosse venuta dalle foreste vicine, quindi non avendo nulla per difendermi, continuai ad indietreggiare, volendo avanzare per tirare Nephes dal vestito, per chiuderla nella sala che sbarrai con la porta, io mi ritrovai ad afferrare solo un'ombra vana, così ritornato nei miei sensi in quella sala, gettai l'occhio e le orecchie da tutte le parti sperando di essere chiamato.

Questa sala si trovava su un percorso facile, il giro del padiglione fu fatto, e trovai la porta che avevo voluto chiudere al Leone, essere sul lato opposto del luogo in cui lei era, io la aprii e vidi i miei compagni che mi cercavano, i quali mi rimproverarono del fatto che da solo avessi voluto vedere i bellissimi dipinti della sala (Tableaux), ma mi dissero anche che avevano visto la Fontana della Giovinezza.

Ma si sbagliavano, non era altro che il ruscello delle Ninfe, che scorre ai piedi della scalinata che conduce al padiglione in cui abita Olocliree, ciò che noi imparammo dai dipinti che sono in questa sala, e dal piccolo specchio che si trova verso Oriente, attraverso il quale si vede la fontana da dove escono infinite figure che sono gli spiriti maligni, i quali infettando gli umani, e propriamente la malattie contagiose e incurabili che corrompono la felicità della vita.

Queste finzioni (feintes) fuggono questo santo liquore, talmente tanto che chi vuole metterci le labbra sopra, e chi ne riceve un po', viene preservato da tutte le infermità, e liberato da ciò che lo tormenta.

Ciò che noi vedremo più apertamente, con tutte le altre magnificenze e avventure da intraprendere, sono rimandate al prossimo compleanno (anniversario), istituito dalla bella Olocliree, che invita tutti i suoi perfetti amanti, di trovarvisi, per vedere chi sarà colui al quale ella si degnerà di dare la mano di fedeltà accentandolo in tal modo come l'unico felice tra tutti i pretendenti (inseguitori).”

Questa è la parte finale del Recueil stéganographique di Béroalde de Verville.

Vediamo come, andando avanti nello svolgimento del discorso, il senso delle parole dello scrittore risulta sempre meno comprensibile e non del tutto scorrevole. In questo brano Béroalde descrive l'immagine di una enigmatica belva: il Leone d'amore.

Questo animale non viene descritto come malvagio, ma allo stesso tempo l'autore sembra esserne spaventato a tal punto da cercare in tutti modi di fuggire dalla sala nella quale si trova con la bella Nephes.

Béroalde riesce infine ad entrare in un'altra sala, dove ritrova i suoi compagni che lo rimproverano di aver voluto vedere da solo i misteriosi “tableaux” e gli riferiscono di aver visto la fontana della Giovinezza, che però in realtà altro non è che il ruscello delle Ninfe, che scorre ai piedi della scalinata che conduce al padiglione in cui abita Olocliree.

L'autore conclude il suo discorso con un invito rivolto, a chi legge, ad aspettare il prossimo compleanno di Olocliree per essere il prescelto tra tutti i suoi amanti: che noi vedremo più apertamente, con tutte le altre magnificenze e avventure da intraprendere, sono rimandate al prossimo compleanno (anniversario), istituito dalla bella Olocliree, che invita tutti i suoi perfetti amanti, di trovarvisi, per vedere chi sar colui al quale ella si degnerà di dare la mano di fedeltà, accentandolo in tal modo come l'unico felice tra tutti i pretendenti (inseguitori).

Si è visto, attraverso le parole dello stesso autore, quanto il riferimento alchemico sia in accordo con l'importanza che l'amore gioca nelle trasmutazioni scientifiche, dichiarando apertamente che senza l'amore non si può raggiungere l'eccellenza di nessuna opera alchemica.

Vi è inoltre, verso la metà del testo del Recueil, una parte importantissima che avvalora un'interpretazione alchemico-amorosa dell'opera, dove viene descritto ogni elemento necessario alla realizzazione di un “prodotto perfetto”, il cui comune denominatore deve necessariamente essere l'unione tra amore e natura.

Ma, come già precedentemente detto, ancora più importanti per un'interpretazione in chiave amorosa, sono le sue parole sulla necessità dell'amore: «Sapete, vedete e ascoltate, e osserverete prudentemente che tutti i misteri più preziosi magnifici e buoni, sono stati nascosti e rievocati sotto le bellezze dell'amore, poiché l'amore è l'anima felice di tutto,»; «Quindi per parlare in verità, separare quando non c'è bisogno di farlo è un insulto all'amore il quale richiede solamente unione», dove mostra un chiaro riferimento all'incisione del frontespizio, citando la rappresentazione delle foglie di Mirto dove poggiano tutte queste “fortune”: «Ecco perché il Caos della nostra ordinanza si appoggia sulle foglie di Mirto, che è il simbolo dell'amore, e come amore si diffonde felicemente ovunque, qui si vede il Mirto che cresce in rami infiniti su ogni parte di questo luogo, e questo stelo di Mirto così espanso, mostra che tutta la nostra diligenza si rimette a nient'altro che all'amore.»

Grazie a questa analisi è stato possibile dimostrare l'importanza che tale elemento amoroso avesse nella realizzazione di qualsiasi Opera Magna e, per questa ragione, nelle opere del nostro autore francese.

 

4. François Béroalde de Verville

Su François Brouard, detto Béroalde de Verville (il padre aveva cambiato il nome in Béroalde e François vi aggiunse poi il titolo, sicuramente fittizio, "de Verville"), le notizie sono scarse e spesso lacunose. Nasce a Parigi il 27 aprile del 1556 da Marie Bletz, nipote dell'umanista François Vatable

(uno dei convitati de «Le Moyen de Parvenir [14]»), e dall'erudito protestante Matthieu Brouard (1520 ca. - 1576), che fu precettore di Ettore Fregoso (e come tale ricordato dal Bandello), amico di Scaligero e di altri eminenti uomini di cultura dell'epoca, e protetto da Renata di Francia [15]. Costretto a fuggire dopo la notte di San Bartolomeo, François raggiunge a Ginevra la colonia d'immigrati protestanti francesi, tra cui Théodore de Bèze e Agrippa d'Aubigné, e a Ginevra, dove rimane fino al 1578, compie i suoi studî. Negli anni 1575-76 dà una tesi in medicina (ma non eserciterà mai la professione), e collabora con Jérome de Bara al «Blason des armoires [16]» (1579). Dopo il ritorno in Francia, è più difficile per i biografi seguirne le tracce, soprattutto sino al 1593, quando viene nominato canonico di Saint-Gatien-de-Tours. Verosimilmente alla fine del '78 è a Lione, dove pubblica l'edizione del «Theatrum instrumentorum et machinarum»del matematico Jacques Besson, quindi di nuovo a Ginevra nel gennaio-febbraio 1579 e poi a Parigi. Nel 1582 soggiorna nell'Anjou, ospite di René Crespin, "seigneur du Gast et des Loges", in cui vede, così come in Pierre Brochard, “sieur de Marigny”, consigliere del re, un possibile mecenate.

In questi anni conoscono le stampe svariate opere di Béroalde: poemi, raccolte di versi, scritti di filosofia, alchimia, morale e politica. Sono altresì gli anni in cui va presumibilmente collocata la sua abiura, avvenuta forse, come suggerisce V.L. Saulnier, ai primi dell' '86, in seguito agli editti del 18 luglio e del 16 ottobre 1585, con i quali, rispettivamente, il cattolicesimo veniva riconosciuto unica religione in Francia, e si ingiungeva agli ugonotti refrattari di lasciare il paese entro quindici giorni. Sempre secondo Saulnier, Béroalde si sarebbe addirittura arruolato nelle truppe del re durante la cosiddetta ottava guerra di religione (che vide schierati l'uno contro l'altro i tre Henri: Henri III, Henry de Navarre, Henri de Guise). Nel 1589 è infatti a Tours, nuova sede della corte e del Parlamento dopo la giornata delle barricate del maggio '88, dove rimarrà quasi certamente fino alla morte [17]. Qui Béroalde frequenta la Corte e gli ambienti intellettuali locali, e prosegue la sua sempre più feconda attività di poligrafo: dal romanzo «Les Aventures de Floride»(pubblicato tra il 1593 e il 1596) alla traduzione del «De Constantia di Giusto Lipsio e dell' «Hypnerotomachia Poliphili»di Francesco Colonna (1600); dal «Restablissement de Troyes»(1597) all' «Histoire véritable, ou le Voyage des Princes fortunez»(1610); dall' «Histoire d'Hérodias»(1600) al «Palais des Curieux»(1611). Nell'abbondante e varia produzione di questi anni va segnalata la «Sérodokimasie»(1600) in cui Béroalde contribuisce alla campagna promossa da Enrico IV a favore della coltivazione dei bachi da seta, che rientrava nel programma di riassestamento economico del paese [18]. «Le Moyen de parvenir»è probabilmente l'ultima opera pubblicata da Béroalde. Incerto l'anno della prima edizione, che gli studiosi tendono comunque a collocare intorno al 1610-12.

Muore dopo il 1623, forse 1629.

Scarse le notizie sull'ipotesi di un figlio naturale, lo sconosciuto che firmerà Béroalde le Jeune [19].

 

5. Studi sul Tableau des Riches Inventions

Diversi sono stati gli studiosi ad essersi occupati del «Tableau des Riches Inventions» e delle sue simbologie.

Ricordiamo come il contributo offerto da Maurizio Calvesi in Italia sia stato fondamentale nell'apertura degli studi sul tema, così come lo è stato Saulnier in Francia a metà del XX secolo.

Grazie a questi studî, e a molti altri che si sono susseguiti allo scadere del XX secolo, il XXI secolo ha potuto avvalersi di nomi importanti e di studî innovativi basati sulle teorie dei precedenti ricercatori per delineare una lettura più precisa del testo dell' «Hypnerotomachia Poliphili»(in lingua originale e nella sua traduzione francese) e svelare alcune simbologie nascoste al suo interno.

Il 2000 è l'anno di pubblicazione del testo «Lettere e arti nel Rinascimento: atti del X Convegno internazionale (Chianciano - Pienza 20 - 23 luglio 1998)», a cura di Luisa Secchi Tarugi, Firenze, Cesati, 2000, all'interno del quale sono riportate le riflessioni di diversi studiosi sulla materia [20].

Daniela Mauri [21] sostiene che la perfezione secondo François Béroalde de Verville è una ricerca che accomuna l'alchimista che presiede all' Ars Magna e l'artista davanti alla sua opera.

Alchimia ed arte per Béroalde, sostiene la Mauri, sono il prodotto di una nostalgia per un'Età dell'Oro irrimediabilmente perduta e diventano gli unici mezzi rimasti all'uomo per tentare di risollevarsi dalla decadenza ed avvicinarsi alla divina perfezione. L’importanza del ruolo dell’arte è infatti talmente rilevante nei suoi romanzi da non poter essere imputata a un unico elemento di influenza, ma deve invece essere esaminata in un’ottica e in una prospettiva più ampi. La Mauri sottolinea inoltre che la presenza dell’arte non è mai indipendente dalla scrittura, ma che ad essa è sempre strettamente legata, non tanto o non solo perché Béroalde parla di arte attraverso la scrittura, ma piuttosto perché le due attività intellettuali rappresentano nei suoi romanzi le due facce di una stessa medaglia. Arte e scrittura come in un’ideale alchimia, si illuminano e si rendono a vicenda significati.

Sergio Cappello, ne «L'enigma antiquario nell' Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna [22]», afferma che gli oggetti antiquarî, e le particolari modalità della loro fruizione, rappresentate nell’opera avrebbero contribuito ad attivare e modellizzare un’operazione ermeneutica che, finalizzata alla decifrazione del senso profondo del “somnium” , ha sviato l’attenzione da una lettura e da un’interpretazione letterale del velo narrativo erotico, nel quale traspaiono in filigrana le tracce dell’ “insomnium”. Il rinvio a un senso profondo, esibito, avrebbe così occultato la pregnanza e la verità di quello letterale.

Cappello sostiene che quest’operazione di occultamento ha avuto tanto più successo quanto più questo testo era discutibile dal punto di vista etico e per certi aspetti perfino scabroso, indecente, e che, fondamentalmente, l’universo rappresentato nell'incunabolo, e il percorso in esso indicato, siano fondati sulla preminenza assegnata alla vita amorosa su quella attiva e quella contemplativa.

Per questo motivo lo studioso asserisce che nella Lione del 1530 l'opera era letta come un trattato sull'amore, ma che successivamente nelle versioni di Jean Martin e di Verville si sia accentuata la dimensione ermetica dell'opera, andando ad inombrare il suo originario senso amoroso.

Un altro importante studioso del tema è stato Stanton J. Linden che, prima nel suo «Emblems and alchemy»(1998), e successivamente in «The alchemy reader»(2003) sottolinea le sue posizioni in merito all'argomento trattato.

Linden [23] introduce negli studî sul Polifilo, in particolare sul Tableau di François Béroalde de Verville, il concetto di “storia nella storia” per spiegare l'enigmaticità del frontespizio.

Lo studioso parla infatti di una “mise en abyme” del frontespizio francese come la maggiore che si possa trovare tra tutti i testi definiti alchemici presenti nell'intertesto dell'opera béroaldiana.

Il frontespizio, per Linden rappresenta un'immagine codificata dell'insieme degli elementi presenti nel testo del “Recueil steganographique contenant l'intelligence du frontispice de ce livre” che, a sua volta, attraverso il Tableau des Riches Inventions” dona una nuova interpretazione al “Songe de Poliphile”.

Nel 2005 viene pubblicato a Venezia il testo «Intorno al Polifilo: contributi sull’opera e l’epoca di Francesco Colonna e Aldo Manuzio», a cura di Alessandro Scarsella, all'interno del quale sono riportate le riflessioni di diversi studiosi in materia [24].

Ilaria Andreoli sostiene che, nella ricezione francese dell'opera, “Poliphile” diviene un testo “chimique sous allegorie”, ritenendo comunque che questa lettura simbolico- alchemica si distacchi completamente dallo spirito dell'incunabolo manuziano dei commenti di Gohorry come del gusto per i “diversitez signifiantes” rivendicati da François Béroalde de Verville.

Sostiene, con un'affermazione molto forte e controversa, che la reputazione dell' Hypnerotomachia Poliphili come testo ermetico e magico sia uno dei malintesi consacrati della storia.

La Andreoli si sofferma, inoltre, nel suo studio del “Songe de Poliphile” vedendo l'opera come una fonte di ispirazione architettonica.

 

NOTE

[1] Jacques Kerver, nato a Parigi nel 1535 e morto nel 1583, famoso stampatore parigino è infatti l'editore di tutte le tre edizioni francesi del Songe de Poliphile, di Jean Martin, di Jacques Gohory e di François Béroalde de Verville. Fonte: Verdun- Louis Saulnier, Béroalde de Verville- Anthologie poetique, Paris 1945, nota bibliografica introduttiva al libro.

[2] Nato a Parigi alla fine del XV secolo e morto intorno al 1553 nella medesima città, fu all'inizio segretario di Massimiliano Sforza che, dopo aver ceduto il ducato di Milano a Francesco I, tornerà in Francia dove morirà nel 1530. Morto il suo primo protettore, Jean Martin passa al servizio del cardinale Lenoncourt. Conosciuto come umanista per le sue edizioni di opere classiche e moderne tradotte in francese, come Le Songe de Poliphile di Francesco Colonna, Les Azolains di Pietro Bembo e il De architectura di Vitruvio. Fonte: Ibidem.

[3] Intorno al Polifilo, a cura di Alessandro Scarsella, Venezia, 2005.

[4] Alison Adams, Stanton J. Linden, Emblems and Alchemy, Glascow 1998

[5] Le Court , Benoît. Giurista francese (sec. XVI), autore di un commento agli “Arrêts d'amour”: 51 giudizî su casi amorosi discussi giuridicamente di Martial d'Auvergne .

[6] Martial de Paris, conosciuto sotto il nome di Martial d'Auvergne, nato intorno al 1420 a Parigi e morto il 13 maggio 1508. Poeta francese, scrive tra le sue opere più importanti “Vigilles de Charles VII à neuf psaumes et neuf leçons”, del 1493 e “Les Arrêts d’amour”, della quale non è nota la data della prima pubblicazione.

[7]Comptes amoureux par madame Jeanne Flore : touchant la punition de ceux qui contemnent et mesprisent le vray amour,” Lyon, Denys de Harcy, 1531

[8] Il nome della figura descritta da Béroalde potrebbe avere riferimenti, per anagramma, alla cellula olocrina. Questo nome deriva infatti dal greco holos, che significa tutto. In termini scientifici, l'intera cellula concorre alla secrezione: il secreto si accumula nella cellula che va via via degenerando sino a costituire essa stessa il secreto. Poiché nella secrezione olocrina (che avviene per esempio nelle ghiandole sebacee) la cellula viene persa, vi devono essere degli elementi di riserva, le cellule staminali, che duplicandosi e differenziandosi, mantengano inalterato l'assetto cellulare.

Il significato greco del termine potrebbe confermare questa affinità tra la bella Olocliree, che rappresenta per l'autore l'eccesso della perfezione, la completezza, e la ghiandola olocrina.

[9] Probabilmente qui l'autore fa riferimento, tramite anagramma (molto utilizzato da Béroalde anche per altri testi) all'Arché (in greco ἀρχή, che significa «principio», «origine»), rappresenta per gli antichi greci la forza primigenia che domina il mondo, da cui tutto proviene e a cui tutto tornerà. Principio primo, quindi generatore (ciò che ha prodotto il mondo, ovvero l'elemento alla base di ogni altro ente) e principio conservatore (ciò che mantiene in vita il mondo, senza di esso nulla potrebbe esistere). Da questa interpretazione, alcuni autori vedono un "ciclo": l'Arché costituisce l'origine delle cose, ciò da cui tutto proviene, e la loro destinazione, ciò a cui tutte ritornano. Viene considerato l'elemento fondamentale.

[10] François Béroalde de Verville, Les Palais des curieux, Paris 1612, p. 235.

[11] Orthomandre è il drago che viene descritto da Nephes in modo spettacolare: fuoriesce letteralmente “dalle sue acque”. Il drago, simbolo polivalente, designa il Caos, la materia prima o il fuoco che costituisce “la nostra unica radice”: alato rappresenta la volatilità. Inoltre, la figura del drago è abitualmente associata alla sessualità proibita e temuta. Non è altro che Eros, principio di una conoscenza passionale, che partecipa al racconto come personaggio vero e proprio nel Polifilo (diffuso anche in diverse opere di Béroalde).

[12] Phecel, parola ebraica che significa “statua”, “inventore di miraggi”, “principe dell'immaginazione” che viene ad istruirci con amore.

[13] Forse la parola trae le sue radici dal termine “xantofille”(dal greco "xanthos", che significa giallo e "fylla", foglie) indicante una serie di sostanze naturali appartenenti chimicamente alla famiglia dei carotenoidi, di colore variabile tra il giallo, l'arancio e il rosso, largamente diffuse nel regno animale e vegetale, aventi la struttura chimica fondamentale del carotene, ma contenenti atomi di ossigeno.

[14] François Béroalde de Verville, Le Moyen de parvenir, Paris 1617.

[15] Verdun- Louis Saulnier, Béroalde de Verville- Anthologie poetique, Paris 1945, nota bibliografica introduttiva al libro.

[16] Jerome de Bara, Le Blason des armoires, Paris 1579.

[17] sopravvenuta nel 1612 secondo una tradizione basata sul fatto che dopo questa data non pubblica più nulla. Nel 1629 secondo il biografo secentesco di Béroalde, Guillaume Colletet. Comunque dopo il 14 novembre 1623, data di un atto notarile da lui firmato, secondo il Saulnier. Ma su questo punto si veda Cl. Gagnon, Note sur la date de la mort de Béroalde de Verville .

[18] François Béroalde de Verville, La Sérodokimasie: ou recherche des vers qui filent la soye de leur naturel et gouvernement, Paris 1600.

[19] Verdun- Louis Saulnier, Béroalde de Verville- Anthologie poetique, Paris 1945.

[20] Si vedano nel volume i saggi di: Bigi, Emilio: Imprese, blasoni, emblemi nell'Orlando Furioso; Bellenger, Yvonne: Ronsard, les peintres et la peinture; Costa, Daniela: L'emblema alla corte di Francesco I, re di Francia; Gentilli, Luciana: La morte del re; Rieu, Josiane: La transparence et l'incarnation dans la représentation du corps chez quelques poètes et peintres de la Rénaissance; Mauri, Daniela: Arte e scrittura in alcuni romanzi di Béroalde de Verville, p. 91- 103; Charlet-Mesdjian, Béatrice: Arts et poesie dans l'Eroticon de T. V. Strozzi; Charlet, Jean-Louis: Une meditation poetique sur les ruines de Rome; Cortassa, Guido: Imago Urbis; Pizzani, Ubaldo: Musica, numero e bellezza nel pensiero di Marsilio Ficino; Panza, Pierluigi: Alberti e il mondo naturale; Di Stefano, Elisabetta: Leon Battista Alberti e la nascita della teoria dell'arte; Ponte, Giovanni: Un arco, un teatro e la condanna albertiana della dismisura (aspetti del Momus e del De re aedificatoria); Bognolo, Anna: Il meraviglioso architettonico nel romanzo cavalleresco spagnolo; Guarino, Augusto: Arte e artisti nella narrativa spagnola del Cinquecento; Baldissera, Andrea: La novela sentimental e le arti figurative; Marek, Heidi: Les Douze fables de fleuves ou fontaines di Pontius de Tyard - un ciclo di poesie e un progetto figurativo per il castello di Anet; Dauphiné, James: De l'esthetique dans Champ fleury de Geoffrey Tory; Lastraioli, Chiara: 'Libri-gioco' e libri sul gioco illustrati del Rinascimento; Cavagna, Anna Giulia: Il libro a stampa; Fumagalli, Edoardo: Tra descrizione e rappresentazione; Cappello, Sergio: L'enigma antiquario nell'Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna, p. 435- 448; Cosentino, Paola: Firenze fra sperimentalismo tragico e "prima maniera" pittorica; Patey, Caroline: Immagini in camuffa; Ceccarelli Pellegrino, Alba: La gravure "ancilla comoediae"; Lentzen, Manfred: Ilaria del Carretto nella poesia e nelle arti figurative; Roccati, G. Matteo: Metrica e prosodia nella classificazione delle arti tra medioevo e umanesimo in Francia; Foffano, Tino: Musica e grammatica a Castiglione Olona nel primo Quattrocento alla corte del cardinale Branda Castiglioni; Benassi, Stefano: L'umanesimo a Bologna; Patetta, Luciano: La celebrazione degli artisti e degli architetti negli scritti poetici e letterari del Rinascimento; Ghisalberti, Alessandro: Una nuova disciplina; Laffranchi, Marco: "La maggioranza delle arti" di Benedetto Varchi (1546); Borri, Giancarlo: I Medici tra letteratura e "arte" del cambio; Lavillatte, Bruno: Place et fonction de l'image et du son dans la litterature hermetique de la Renaissance; Fabrizio-Costa, Silvia: Tra immagine e testo; Walter, Hermann: Le colonne di Ercole sul Reno; Ternaux, Jean-Claude: La "Parlante Peinture" dans Les Tragiques d'Agrippa d'Aubigné (livre V, les fers). Tra questi risultano di particolare importanza per l'argomento trattato le tesi proposte da Daniela Mauri e da Sergio Cappello.

[21] Daniela Mauri, Arte e scrittura in alcuni romanzi di Béroalde de Verville, Venezia, 2000, pp. 91- 103.

[22] Sergio Cappello, L'enigma antiquario nell'Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna, Venezia, 2000, pp. 435- 448.

[23] Linden, Stanton J. , Emblems and alchemy, Glasgow, 1998; Linden, Stanton J. , The alchemy reader: from Hermes Trismegistus to Isaac Newton, Cambridge, 2003.

[24]Feliciano Benvenuti, Polifilo a giudizio, p.13; Maurizio Calvesi, Parenti e discendenti di Francesco Colonna, p. 17; April Oettinger, The introduction to the Dreamer and the Dream in the Hypnerotomachia Poliphili, p.31; Stefano Coltellacci, Francesco Colonna, Andrea Marone e gli Estensi, p.47; Michela Fantato, La biblioteca di un umanista veneto: Giovanni Aurelio Augurelli, p.65; Piero Scapecchi, Alberto Pio e Aldo “Pio” Manuzio, p. 89; Alessandro Scarsella, Umanisti del polifilo, p. 109; Ilaria Andreoli, Polifilo in Francia: “le Songe” nell'arte francese, p. 131; Giovanni Fazzini, Charles Nodier e il Polifilo ovvero un “sogno” fatto a Venezia, p. 149; Piero Scapecchi, Griffo e Aldo, p. 177; Silvia Urbini, Francesco Colonna e gli umanisti bolognesi conferme per Bordon, illustratore del Polifilo, p. 189; Ennio Sandal, Per Andrea Torresano (a proposito di un libro recente), p. 201; Francesca Pitacco, La repromissione di dote di Francesca Lucrezia Giunti e la bottega veneziana di Aldo Manuzio il giovane, p. 217; Maria Wells, La collezione di edizioni aldine alla Texas University, p. 239; Pietro Verardo, Il valore antiquario del Polifilo, p. 245; Dino Casagrande, Collezionisti di aldine, p. 251; Dino Casagrande, Il vuoto tipografico nella provincia veneta nella prima metà del '500, p. 259; April Oettinger, Some Remarks about Gardens and Architectural Dreamscape, p. 267; Augusto Gentili, Francesco Colonna, Hypnerotomachia Poliphili, p. 27; Cristina Del Sal, Segnalazioni bibliografiche sul Polifilo, p. Lo studioso più vicino all'argomento specifico di questa tesi è Ilaria Andreoli, il quale contributo è stato molto importante per delineare i fondamenti della redazione francese dell'opera.

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Le second livre des delices de la Poesie française. Ou nouveau recueil des plus beaux vers de ce temps. Par J. Baudoin, Paris, Toussaint Du Bray, 1620

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Lettere e arti nel Rinascimento: atti del X convegno internazionale (Chianciano- Pienza 20-23 luglio 1998) a cura di Luisa Secchi Tarugi, Firenze, Cesati, 2000

Un libro in mostra: L’Hypnerotomachia Poliphili cioè la pugna d’amore in sogno. A cura di Maria Gioia Tavoni, Milano, La Spezia - Istituzione per i servizi culturali archivi biblioteche musei teatri Comune, 2001



APPENDICE

Recueil stéganographique contenant l'intelligence du frontispice de ce livre, di François Béroalde de Verville, contenuto ne Le Tableau des Riches Inventions Couvertes du voile des feintes Amoureuses, qui sont representees dans le Songe de Poliphile Desvoilees des ombres du Songe & subtilement exposees Par Béroalde à Paris. Chez Matthieu Guillemot, au Palais, en la gallerie des Prisonniers. Avec Privilegedu Roy. 1600, Paris, 1600.

“Il n’est point des-agreable aux bons esprits de leur representer ce qu’ils sçavent, & n’y a souhait qui sollicite tant leoeur que le desir de sçavoir: & pour ce nous vous raconteons les fortunes passees, & quelles traverses nous sont survenues, cependant que nous avons esté transportez deselices de nos affections, tendantes à rassasier nostre coeur de sciencerofitable, afin que vous qui avez muny vostre ame de perfections,oyez joyeux de voir qu’il y en a qui suyvent vos alleures, conduisantesux benedictions, & que ceux qui souspirent apres les rencontres Philosophiques ayent la fantasie allechee du parfait contentement.

Nos Druydes nous ont laissé par une heureuse cabale, un petitayon de verité, laquelle est encores demeuree en l’ordre de la souveance pratiquee en certain endroit. Ce qu’ayans entendu par le docteamuel, nous avanturasmes d’y aller, & sur tout pour l’amour de l’excellente Olocliree, qui est si belle que tousjours l’amour a triomphéar ses yeux, aussi est-elle les amours d’Amour, qui trop de fois a oublié sa Psyché pour vivre en la recerche de ceste cy, & non afin deommettre adultere, ains pour recognoistre és excez de perfection,e combien l’affection chaste est excellente au pris des desirs de cupiité lascive. Ceste belle encor enfant emporte aisement les coeurs; jeue, les ravit doucement, vieille les possede chastement, & tousjoursudique satisfait les ames eslancees pour son occasion, mesmes absente les espoinçonne de vehements desirs de la veoir, presente les consume heureusement, dedaigneuse les a tousjours amiablement consolez, & favorable les a totalement colloquez au souverain degré de paraite beatitude. Jamais n’a causé de jalousie entre ceux qui l’ont recerchee, ains plustost les esmouvant par l’impression de justes & fidelesensees de dilection, les rend unis en volontez à la recerche de ses bones graces. Il se trouve une verité prophetisee de la bouche mesme duage oracle, & gravee en un jaspe meridional qu’on void en sa demeure, auquel sont ces paroles, Olocliree, objet universel d’amour, remplissant leonde de son nom, aura tant d’excellences, que mesmes apres qu’elle sera ravie auxortels, encor en sera bien aimee, tellement que plusieurs viendront en ceste grotte,our au moins avoir l’heur de respirer l’air, auquel vivoit en passant ce miracle deature & merveille du Monde.

Or nos ames passionnees pour son subjet,sprises au rapport de ce sage vieillard venerable de presence, veritale en discours, & profitable de conversation, nous deliberasmes’aller visiter le lieu où les destinees avoyent tant colloqué d’abonances parfaites. Ce lieu est justement en la temperature parfaite de e globe inferieur (ainsi nommons nous la terre, encor qu’elle se roulempetueusement autour du Soleil qui l’assaisonne selon les rencontrese ses chaleurs) & se rencontre cet habitacle sous le plus heureux climat de ce monde, à l’endroit qui reçoit en tout ordre tous les precieuxons du Ciel, & fut establi au temps mesme que les accords des astresirent une partie de siecle semblable à l’aage doré. Estans entrez en ceainct Tabernacle, je pense que ce fut la joye d’obtenir nos desirs,ous eusmes les sens remplis d’une excellence qui n’est à comparer àucune delectation commune, & n’avions plus autre soin que cette rencontre, aussi nostre souvenance se regloit à la verité qui nous fait jugerue les humains ont de la memoire, mais bien peu au regard de leurssperances, voici le point qu’il faut dire vray, aussi pour en juger exactement & selon que la verité, dont nous sommes sectateurs, veut queostre innocence le declare, je ne sçay bonnement quel estoit l’intant de cette delectation possible, & pour en oster toute diversité: quieut en faire douter, ce fut à l’heure que les delices du songe se figurent, c’est où je me pretens pour m’accommoder de felicité, dautant que a moins mal’heureuse partie de nostre vie est celle qui est employeeu dormir necessaire, qui est l’image ou idee parfaite des douceurs dea douceur mesme, que si durant les termes de ce benin repos on entren quelques difficiles visions, & que l’ame soit violentee par fascheusespprehensions, on se peut facilement retirer, si que secoüant ce mauvais soin, on se reintegre en la bonté de son plus coy relasche, & si d’aanture aussi comme c’est le plus commun à cause que nature appeteout contentement, l’esprit est doucement enveloppé des aggreablesmbrages des douceurs oportunes de fantaisies prosperes & commodement soulageantes les coeurs, on sy esgaye, on s’y plonge & s’y retenant mignonnement on demeure en cet aise le plus que l’on peut,fin de savourer longuement le plaisir delicieux qui se perçoit en telle elicité.

Mais avant que passer outre, il faut que j’evacue mes conce-tions, & donne air à ce feu qui fait bouillir mon ame en mon coeur.i je sçavois que quelque profane osast estendre sa main detestable sure volume pour le manier, ou que quelque indigne savança pour leueilletter, que quelque arrogant superstitieux engloutissant de la reutation des belles ames, en tirat un petit de plaisir, ou que le malinpectateur des benefices souverains avec envie y cerchast le bien qui’appartient qu’aux coeurs d’amour, je briserois la plume qui trace tante revolutions de beaux mysteres, je voudrois en m’oubliant retrancher toute la memoire qu’il y a de se representer le contentement quie pratique à voiler mignonnement avec les toiles de belles fixions,e qui est rare, & seul expedient à sçavoir pour s’éslever sur tout ce quist de vertueux, & me frustrant moy mesme de la vie de ma vie, je’abstiendrois de traiter avec plaisir les fructueux appasts qui attirentux voluptez sacrees. Il en adviendra pourtant selon l’ordonnance durand Maistre.

ESTANS parvenus au sacré parvis, & addressans les tours de noseux sur les merveilles du lieu, il se presenta à nous une Nymphe sielle, que je croy qu’elle est l’archetype de beauté, & l’idee formelleur laquelle nature moule les souverains artifices de ses ouvrages, l’esahissement me fit asseoir le pied ainsi que si j’eusse esté quelque figuree bronze baulancee à l’antique sur le piedestal, & demeurant arrestée la consideré, pource que jamais objet n’avoit remply tant à gré laapacité de ma veuë, que cestuycy. Ceste belle ne se figura poinct àous en ceste façon relevee, qui est coustumiere à plusieurs de nosames, lesquelles prennent plus de plaisir & s’estiment avoir meilleure grace de s’accommoder de presomption, que se façonner modestement d’humilité. D’une façon sans artifice, & comme despouillee deoute estrange intention, elle se manifesta en ceste rencontre avec laïfveté desirable qui contente les esprits d’affection. Si cecy est songe, songe bien heureux, je te rapporte au plus beau des songes, & si tustois quelque substance divine, je t’appendrois un tableau ou autreesirable offrande en recognoissance de tes faveurs. Mais ne seroit ceoint encor mieux, ne seroit ce point une verité rapportee naïfvements proportions d’une essence toute parfaitement aggreable? Car je meepresente encor ses beaux yeux, vives estincelles d’affections produisantes des desirs infinis, je remets au terme equitable de ma veuëeste belle bouche qui proferoit tant d’oracles, & repassant sur touteses rencontres de ce geste tant beau, j’imprime en mon coeur la mesme façon de celle qui à jamais aura tout pouvoir sur mes volontez. Ce’estoit point la belle Olocliree, ainsi qu’elle le nous declara, bienstoit elle sa chere amie l’excellente Nephes fille du grand Archee,elle mesme qui converse avec Olocliree, & qui peut la faire veoir auxideles amans de ses beautez.

Parvenus jusques aux premiers degrezu perron qui conduit au conclave interieur, elle nous entretenant delusieurs propos qu’elle continuoit au fil de ceux dont elle nous avoitoucement receus, nous mena en la sale, nous disant ainsi: Il fautien que vos bonnes destinees vous ayent preparez à meilleures fortunes que le commun, m’ayant rencontree pour estre receus avec priauté de doux accez, & familieres paroles, que n’eussiez trouvees uneutre fois, pource que nos servantes assez rudes & presomptueuses,’eussent pas eu esgard à l’honneur qu’il faut communiquer aux sagesurieux, & si y a il bien d’avantage, c’est que vous devez vous prevaloir de beaucoup d’heur d’avoir trouvé cet endroit presques incogneuu monde. Je recognoy que le souverain Archee mon pere vous y acconduits, apres vous avoir introduits aux sentiers legitimes, quiont trouver la voye de parvenir en cet antre desirable. Et à dire vray,l n’est pas aisé de s’y rencontrer tant à propos, quelque peine que l’on employe. Aussi veritablement ayant propices les volontez de monere, ausquelles je consens pour les observer exactement, je ne vous ommuniquerois rien sans ceste bonne avanture pour vous. Or sachezue mon pere seul m’a toute donnee l’intelligence que je vous veuxommuniquer, & nul ne peut avoir accez aux saincts limites du grandecret, que par le moyen de la tradition ordinaire, laquelle maintenant est retenuë ainsi qu’attachee à la langue du sage Oboel, qui au-ourd’huy a son habitation fort esloignee des contrees où se trouvent esquelles abordent les curieux. Il se tient caché és tortueux antrese la grotte de LITIE, & n’est pas aisé de le pouvoir aborder, & prinipalement en l’humeur que je sçay qu’il est, estant pressé du regretu’il a que la malice regne tant au monde, qu’elle y a plus de credit &’autorité que la bonté, laquelle jadis estoit la nourrice des beauxoeurs, qui s’entretenoyent d’occupations legitimes. Pour ceste cause e considere un malheur qui tout esbranlé est prest de choir, & causer n dommage trop prejudiciable, c’est que si Oboel s’opiniastre en saesastreuse opinion, ainsi qu’il y a apparence qu’il le fera, ceste bellehesne de cabale seroit rompue au detriment des bonnes intentions.e que prevoyant le grand Archee, qui a pitié des ames benignes, y remedié, afin que par le moyen d’un nouveau chesnon elle demeurast encores pour le soulagement & consolation des courages fideles. ceste cause il m’a permis de le surprendre tandis qu’il dormoit, & deavir sa memoire, laquelle j’ay extraicte de luy mesme, & y ay leuomme en un tableau toute sa doctrine & souvenance, en ce qui estes affaires de l’excellente Olocliree, qui est, comme je le sçay, ô cherllié, l’unique de vos affections, j’ay donc appliqué ceste memoire àon intelligence, laquelle ayant receu l’entiere impression de ce quist en ceste abondante memoire, je l’ay remise en sa place avant le deez de son sommeil. Voila comment il y a moyen de restituer ce qui’en alloit perdu, car il eut esteint avec sa vie ce qu’il avoit de science,aquelle possible n’eust peu jamais estre retiree des replis où l’oubli’eust paravanture eternellement enveloppee. Parvenus jusques aux premiers degrezu perron qui conduit au conclave interieur, elle nous entretenant delusieurs propos qu’elle continuoit au fil de ceux dont elle nous avoitoucement receus, nous mena en la sale, nous disant ainsi: Il fautien que vos bonnes destinees vous ayent preparez à meilleures fortunes que le commun, m’ayant rencontree pour estre receus avec privauté de doux accez, & familieres paroles, que n’eussiez trouvees uneutre fois, pource que nos servantes assez rudes & presomptueuses,’eussent pas eu esgard à l’honneur qu’il faut communiquer aux sagesurieux, & si y a il bien d’avantage, c’est que vous devez vous prevaloir de beaucoup d’heur d’avoir trouvé cet endroit presques incogneuu monde. Je recognoy que le souverain Archee mon pere vous y acconduits, apres vous avoir introduits aux sentiers legitimes, quiont trouver la voye de parvenir en cet antre desirable. Et à dire vray,l n’est pas aisé de s’y rencontrer tant à propos, quelque peine que l’on employe. Aussi veritablement ayant propices les volontez de monere, ausquelles je consens pour les observer exactement, je ne vousommuniquerois rien sans ceste bonne avanture pour vous. Or sachezue mon pere seul m’a toute donnee l’intelligence que je vous veuxommuniquer, & nul ne peut avoir accez aux saincts limites du grandecret, que par le moyen de la tradition ordinaire, laquelle mainteant est retenuë ainsi qu’attachee à la langue du sage Oboel, qui aujourd’huy a son habitation fort esloignee des contrees où se trouvent esquelles abordent les curieux. Il se tient caché és tortueux antrese la grotte de LITIE, & n’est pas aisé de le pouvoir aborder, & prin-ipalement en l’humeur que je sçay qu’il est, estant pressé du regretu’il a que la malice regne tant au monde, qu’elle y a plus de credit & ’autorité que la bonté, laquelle jadis estoit la nourrice des beauxoeurs, qui s’entretenoyent d’occupations legitimes. Pour ceste causee considere un malheur qui tout esbranlé est prest de choir, & causern dommage trop prejudiciable, c’est que si Oboel s’opiniastre en sa esastreuse opinion, ainsi qu’il y a apparence qu’il le fera, ceste bellehesne de cabale seroit rompue au detriment des bonnes intentions.e que prevoyant le grand Archee, qui a pitié des ames benignes, y remedié, afin que par le moyen d’un nouveau chesnon elle demeurast encores pour le soulagement & consolation des courages fideles. ceste cause il m’a permis de le surprendre tandis qu’il dormoit, & deavir sa memoire, laquelle j’ay extraicte de luy mesme, & y ay leuomme en un tableau toute sa doctrine & souvenance, en ce qui estes affaires de l’excellente Olocliree, qui est, comme je le sçay, ô cherllié, l’unique de vos affections, j’ay donc appliqué ceste memoire àon intelligence, laquelle ayant receu l’entiere impression de ce quist en ceste abondante memoire, je l’ay remise en sa place avant le decez de son sommeil. Voila comment il y a moyen de restituer ce qui’en alloit perdu, car il eut esteint avec sa vie ce qu’il avoit de science,aquelle possible n’eust peu jamais estre retiree des replis où l’oubli’eust paravanture eternellement enveloppee.

Nous ayant fait ce salutaie discours, elle nous mena plus avant au Palais de Prudence, & nousit voir plusieurs symboles des mysteres plus admirez par les laborieux, qui jour & nuict souspirent après les douceurs philosophiques:ant pour la memoire eternelle deuë au pere des sages, que pour attier les coeurs capables d’instruction. Les figures que nous vismes avoyent esté conservees, suivant le statut des premiers Docteurs. Auosté gauche est la figure du Patriarche, qui premier des mortels praiqua les occultes rencontres de la science de perfection, l’apparenceue nous en deduirons sera possible la suite & progrez des mesmes subjects veritables que nous avons à proposer. Le siege de ce grand Philosophe estoit representé d’un beau marbre elabouré à la Mosaïque, & acheté d’or musaïque, dont Jupiter Roy de Crete fut jadis inventeur. ous le verrons selon tout son dessein en l’hermitage de la Pucelle, siieu nous fait la grace que nous vous y conduisions. Là dedans residoit paisiblement l’image venerable d’un beau vieillard, ayant la barbe ralongee à la Nazarienne, le reste se suivoit tant en lineamens querace, de sa bouche partoit un croissant, duquel les cornes s’appointissoyent vers le Ciel, au bas & entre ses pieds nous remarquasmes la fiure du Soleil. Sa robbe est deçà & delà estenduë selon la majesté desraps qui servent d’ornement à sa magnificence. Ceste representationient entre ses bras sur ses genoux le livre de gloire, semé de flammes de larmes, dont tout le livre est escrit, & tels elements sont les deuxxactes intelligences contenans les deux hieroglyphiques desseins duainceau fatal, qui naturellement est produit de deux substances. Ceystere nous rendit attentifs à recercher où estoit l’ouverture du volume, qui veritablement en ce lieu estoit un vray livre non pourtrait,ins tel qu’il est seul desirable. Il estoit attaché au col de la figure pendant d’une chesne formee de la vraye lame doree de la terre fueillee es sages, ce qui nous incita d’avantage à ce premier desir, est un desrincipaux Sophismes des anciennes, dont nous apprismes un peu,on pourtant pour estre encor esclarcis de la verité, mais pour sçavoir ue c’est proprement que tels Sophismes, qui par la bonne Nephesous furent interpretez, Mensonges veritables ou veritez mensongeres, & dautant que nous estions attentifs sur ces larmes & flames, queous ne pouvions bien comprendre, elle nous dit ceste parabole: ui quelque fois a veu changer la goutte de mastic, & la pressant enaire sortir une larme limpide, qu’il prenne garde & il verra au tempsrefix de la douce pressure du feu issir du subjet philosophic, une substance pareille: car aussi tost que sa noirceur violette sera pour la seconde fois excitee, il s’en suscitera comme une goutte ou fleur ou flameu perle, ou autre similitude de pierre precieuse, laquelle sera diversifiee jusques à ce qu’elle coule en blancheur tres claire, qui puis apresera susceptible de se vestir de l’honneur des beaux rubis, & pierrestherees, qui sont le vray feu de l’ame & lumiere des Philosophes. Elle voit encor ces beaux mots sur ses belles levres, que le grand serpentrthomandre s’eslança de son eau, & excitant un grand bruit nous attira à le considerer, il s’esbattoit dans ses vagues courantes, où nouse voyons flottant és ondes, & donnant de grandes secousses, avec sesisles de flames il mesloit diversement les qualitez contraires, où nousonsiderions avec plaisir le soulas qu’il prenoit à deduire sa langue deeu dans les eaux, un objet seul sembloit devoir suffir, pourautant queostre racine est unique, mais les accidens estans en grand nombre, &uis ayans l’heur & la commodité de voir d’avantage, c’eust esté pecher criminellement de n’user pas d’une si bonne fortune, & tesmoignage de vouloir croupir en ignorance de refuser à nos yeux tant deelices qui s’offroyent en ce Palais. Et puis qu’il nous convenoit fairen amas entier de tout ce qui se pouvoit presenter, & le laisser cueillir à’esprit qui en est capable, nous retraçasmes tous les lieux & endroitsù il y avoit des raretez.

Au front de la sale estoit contrebas le vray naïf juste protype du veritable Chaos, dont depend le subjet de nos esperances, là estoyent rapportees les terres jettees deçà & delà indifferemment & sans art parmy les eaux coulantes ores en vagues, & ores ditillantes en gouttes dans les airs, non bien distinguez des feux portez ar tout à l’avanture dans ce meslange non meslé, confus en l’ordree sa proportion sans symmetrie. Dans ceste confusion distinctestoyent toutes les planetes, la Lune vers l’Orient, Mercure au Setentrion, le Soleil estoit en l’Occident, avec la pluspart des autres,ui s’inclinoyent en ceste bande. On y voyoit Venus se roulant auidy. Mars se plaçoit entre le Soleil & Mercure. Et au dessous du Soeil se manifestoit Mercure, & Jupiter avoit son intention plus occientale, & combien qu’en apparences ce feussent les planetes, toutesfois il n’y avoit rien du tout d’elles que leurs seules puissances oumes, qui sont les vertus occultes qui doivent estre manifestees par les perations. Au milieu du Chaos est un petit globe heureusement distingué, qui est l’endroit eminent du rapport de tout ce qui est utile àeste recerche. Ce petit lieu plus capable que tout l’entier, ceste partie comprenant son tout, cet accessoire plus abondant que son principal, ouvrant le poinct de ses thresors fait apparoistre les deux substances qui ne sont qu’une unique, dont la forme Mercurielle est en goutte ou larme, & la sulfuree en flame.

De ces deux se mesle l’unique parfait, le simple abondant, le composé sans parties, le seul impartibleogneu des sages, duquel sort le Rainceau du Destin, qui s’estend uniment jusques dehors le Chaos, depuis lequel il s’avance sans desordre usques à la fin legitime, & ce suivant sa belle union d’unité qui surpasse toute egalité de tout autre ouvrage desirable: ceste branche de erfection sortant des monumens du Chaos est costoyé de la chaleuru feu continuel, qui par la vigueur de sa bonne flame toute abondante en chaleur exquise, nourrie d’abondance humide, causé par l’antiperistasee son effect nourrissant & occulte vertu, fait naistre un belrbre qui s’esleve assez haut, & plus trois fois que ne s’eslevent les flames qui se nourrissent en son pied au pris que ses feux s’alongent. Leemon Armostose survient qui coupe les branches meures & lesait tomber au feu pour le continuer & le nourrir de sa permanenteubstance desirable, & ce jusques à ce que l’on y ait alumé le flambe aueé qui conduira les amans en l’allee obscure, qui meine en la residene de la belle Olocliree. Au delà du feu est le Duel des deux serpensntiques nouvellement nez & si bien nourris que desja ils sont tous arfaits & tant pleins de force & de courage, que le glissant ne voulanteder à l’aislé, ny luy à l’autre, ils se joignent en bataille cruelle. Maicieux furent ceux qui nous proposerent jadis qu’ils sentrengloutissoyent, l’un ravissant avec la gueule la queuë de l’autre, & qu’ainsiutuellement ils se faisoyent mourir: car nous avons veu en la vraye igure, & paraventure qu’elle est la verité sur laquelle a esté projettéout autre discours de ces serpens, & avons cogneu qu’ils s’entr’etranglent, & l’un & l’autre se fierent si vivement de la queuë, la nouant deage à l’autre, qu’ils s’esteindent, le volant ayant estendu ses aisles surerre pour recevoir leurs corps qui seront unis dans icelles en leur putrefaction, de laquelle ils doivent resortir non deux, mais un ainsiu’ils sont nez d’une mere en mesme instant, & ce renaissement sera laure substance qui se filant dans le Rainceau par le sang du Lion deembré, y antera l’arbre duquel sourdra le vermisseau dont sera prouit le Phoenix, lequel croissant parfaitement deviendra plus grandue son nid, & plus estendu que l’arbre, auquel defaut une complexion d’ame laquelle est au Phoenix, informee & informante, le Phoeix estend ses aisles sur toute felicité, & croist par les heures en sa perection, lesquelles heures luy sont determinees par l’animal nourri enemphis, qui unique en nature laisse couler ses eaux de deux en deuxe nos heures, qui sont les heureux termes comprenans ceux des sages. Le parfait oiseau devenu rare, parce qu’il est de pures qualitez, eut voler au Ciel dans les planetes, & mesmes s’esbatre au centre dea terre, & luy appartient une belle grandeur de force, c’est qu’estantnique, il est luy seul autant fort que tous les oiseaux d’une espece quieroient chacun grands de mesme grandeur, & pour ce facilement il ient entre ses serres en la main gauche une magnifique corne d’abondance, dont pour symbole de bonheur il eschappe une rose fleurie,ui s’espanouit en fueilles odorantes desquelles l’une tombe sur une ieille souche, de laquelle par son vif attouchement & faculté geneante, il naist un petit brin qui devient une mollette branche, de laquelle il degoutte une larme qui se transforme en la fontaine de Jouvence, sur laquelle preside Janus devenu enfant, ainsi qu’il nous paoist ayant deux faces de populos, joint inseparablement au haut de laointe du tuyau de la fontaine. Icy est un des buts parfaits de felicité,cy est le commencement du repos apres les terribles labeurs que l’on soufferts. Car qui pourra recouvrer une fleurette de ces fleurs, il enirera des fruits abondans, & aura le gage sacré & les sainctes arres qu’ilaut offrir à Olocliree pour participer à ses bonnes graces. Qui gouttea de la liqueur de ceste fontaine sera asseuré de pouvoir supporteroutes les peines ardantes, où il se faut endurcir suivant les traces d’amour, & qui de l’humeur ardente de ceste goutte pourra exciter la vie flame qui en esclatte par fois comme un esclair, il en pourra allumeron flambeau qui le conduira dans le secret cabinet où se reçoit le contentement de la jouissance heureuse d’Olocliree.

NOUS allions tousjours en avant devorans avec les yeux gloutonsout ce qui avoit apparence de beauté, ou similitude cachant les secrets, quand la belle Nephes, ma douce soeur (d’alliance & de faict come elle me le declara lors que nous fusmes seuls) nous vint interromre, en quoy elle me fit une manifeste demonstration de la verité de ostre parentage, qui ne peut mentir. Ainsi nous devisant avec une elle sorte d’artifice, donna à chacun quelque maniere de subjet d’ocupation, si qu’il nous fut aisé de nous separer de la troupe, parquoyyans traversé un petit portique qui ne fut apperceu aucunement desutres, qui nous allerent cerchant errant par cy par là dans cet antre,ù infinis plaisirs leur faisoyent presque oublier nostre absence, nousntrasmes en la court interieure toute repolie de verre, par en lac & ésnvirons, je suyvois mes intentions avançant ma veuë partout, queoudain je vy sortir du costé d’Orient une apparence magnifique’homme venerable en grandeur, & excellent en forme, je fremis uneu, toutesfois avec aise, dautant que ce que je voyois estoit agreable, & le bien de mon coeur me faisoit doucement fourmiller l’ame ene suspens. Ma bonne Nephes m’informa de ce que j’appercevois,’est ce me dit elle le notable & grand PHECEL Philosophique quiient avec congé du grand Archee, pour vous instruire & informer desesirs de vostre coeur. Si vous eussiez tenté ceste avanture sans vousommuniquer à tant de personnes, il y a long temps que vous en eussiez esté esclarci. Mais ô simple en affections, où est ce que vous avezpprins que la pratique amoureuse se doive hazarder en bande? neçavez vous point qu’amour estant unique il veut des subjets qui n’ayentntentions qu’à eux mesmes? voila, il falloit pour avoir bonne renconre se tenir à part soy, cy apres à vostre espreuve les autres seront instiuez, le temps s’est escoulé & vous estes demeuré sans bonne resoluion, jusques à ceste heure, encores pauvret vous ne me pouviez enendre, vous mouriez d’envie d’amener avec vous les autres, & ne’en est gueres fallu que je n’aye esté contrainte de vous abandonneru vain plaisir que vous preniez d’estre avec eux, pour faire mine queous sçaviez bien estre amant: que cela ne soit jamais, ains plustost déseste heure soyez unique à vous, alors les secrets vous courront à force, pource qu’ils n’ayment point le vent: les honneurs du monde leur ont profanation, & les fruits de nos amours sont honteux de la preence du commun qui est profane pour la plus part: voulez vous quee qui est unique soit à d’autres qu’au coeur unique? Par cecy plusieurs,oire tous les coeurs sages entendront, s’ils sont capables des beneficesu Ciel. L’espouvantement que m’avoit causé ce spectre à l’impourveu, ne toucha point tant mon coeur que ceste remonstrance, par laquelle je fu comme retiré de l’assommement d’un dormir oiseux que laonte de tristesse peut causer, je ne sçavois si ce discours estoit une sen-ence pour me rejetter de mes pretentions, & presque j’abandonnéon courage pour le laisser couler indignement, sans que je me souvins que l’amour exerce diversement les coeurs qui ont de l’asseurance, & que mesprisant les degenerez il ne profite qu’aux vaillans, jeourné tout à bien, m’asseurant que ma bonne Nephes me remonstroit pour m’instruire & non pour m’estranger. Adonc m’approchantu grand Phecel je sentis un peu d’emotion craintive de ce simulahre d’espouvantal, toutesfois je me resolu me resouvenant qu’autres fois j’avois apris qu’il ne s’accommodoit qu’avec ceux qui le cognoisoient, & ne familiarise qu’à ceux qui le sçavent pratiquer de belle grace. Et pour estre de ceux là je le consideré de profile, & sa face meembla tant austere, que si je ne me feusse recueilly en moy mesme our vaincre la disgrace qui me pressoit de peur & defiance, je meeusse tant envelopé d’esbahissement que j’eusse perdu le desir de paser outre. Je le regardé de tiers point, & je trouvé son visage n’estre queenaces d’incommodité, presentations d’ennuis, & pertes d’esperances. A la fin le voyant je l’apperceu de front, & lors les espouvantemens sortans de mon ame, auparavant estonnee, j’eu le loisir & occaion d’observer sa grace, ses proportions, son air, & tout ce qu’il avoite remarquable, & je le recogneu d’un front serain, & d’un geste siracieux, que je fu beaucoup plus asseuré que je n’avois esté en peine u paravant sa rencontre, ce qui me fut un avantageux presage de prosperité, une heureuse asseurance de consolation, & une seure certitue de felicité constante. Adonc me trouvant pour estre si bien avec lerince des imaginations, je me rendis attentif à le remarquer & à ouires maximes qu’il proferoit, & comme en haste, dautant qu’il ne veut as long temps se communiquer, estimant indigne à sa grandeur d’estre prolixe en discours & trop approchant de la profanation d’en avancer un petit plus que mediocrement peu; en parlant avec grace il meoucha la main, comme me voulant dire que je feusse le bien venu, & me aissa avec la debonnaire Nephes, qui en ceste efficace de prosperité,e promit de me rendre content sur tous les amans serviteurs d’Olocliree, nom que je ne puis proferer qu’avec toute reverence. C’est àeux là de se resjouir qui sont bien nais, & ont l’estat de felicité pour scendant de leur naissance. Le grand Phecel s’estant retiré dans saoute, Nephes me raconta plusieurs merveilles du lieu, de l’ordonance de ce qui s’y pratique, & de ce qui est permis d’en rapporter. Il’est advis que je voy encor ce precieux mouvement de ce coural desoint, par lequel si beaux airs se recueilloyent en formes distinguees, ce plaisir fut tant naïf que je me persuade estre au mesme instant quee l’oyois & voyois discourir ainsi.

Le Ciel qui est juste, nous rendant out au pris du labeur, ne veut pas que les belles ames soyent incessamment frustrees des fruits de leurs travaux, & pour ce permettant que’amour imprime ses forces és beaux coeurs, il fait que les objets desirables ont un resentiment des passions excitees à leur occasion, &ourtant nostre belle Olocliree n’est pas moins desireuse d’estre recerchee que ses fideles amans sont passionnez pour elle, s’il en estoitutrement, elle feroit tort à sa beauté, qui est le plus bel objet des couages d’affection. Elle prend plaisir d’estre aymee, & tout ce qu’elle ae desirs s’incline à la douce solicitude des parfaits amants, mais elle’en veut admettre que celuy qui sçait juger de ce qui est parfaitement mour legitime. Et pour ce la puissance intellective animant l’angeresident de ses affections, a mis és ames curieuses toutes pures intentions d’amour, ausquelles tout coeur de desirs se reduit pour tous subets. Parquoy ainsi qu’il est evident tous les sages ont pratiqué les scienes soubs l’ombre des plus beaux replis d’amour. L’amour a esté & estncor le gracieux pinceau qui a tracé ce qui est rare & destiné, tant entre les puissances superieures que les inferieures, & ce qui est de leur ubjet. Voila pourquoy le Chaos de nostre ordonnance est appuyé sur e tige de Myrthe, qui est le symbole d’amour, & comme l’amour s’esand heureusement par tout, on void icy le Myrthe rejettant en infinies branches de tous costez de ce lieu, & ce tige ainsi dilaté, demonstre que toute nostre diligence ne pretend qu’à l’amour. Sçachez,oyez & entendez, & vous remarquerez prudemment que tous leslus specieux, magnifiques & bons mysteres, ont esté cachez & retraez soubs les beautez d’amour, car l’amour est l’ame heureuse de tout,l se void icy en vieil François un equivoque contenant la derivation ’amour, escrit en lettres capitales L’AME-HEUR comme si on entendoit que l’amour fut l’heur de l’ame, & qu’ainsi que les termes ont hangé, que jadis on disoit doulour pour douleur, qu’on avoit ditMEUR, & maintenant AMOUR, & puis pour juste intelligence de ceui en est, l’amour de chacun est ce qu’il a de desirs plus intimes &ignons, & jouyr de ses amours est proprement abonder en la fruition des excellences esperees, non en effects qui cause tristesse par eur perception, ou danger par leur accomplissement, ou peché pareur rencontre, mais joye permanente en les trouvans, seurté accomlie les recevans, & gloire durable par leur evenement à leur fin legitime. Les profanes ont mis un voile sur les yeux d’amour, pource qu’ils’osoyent jetter leur veuë vers ses divinitez, dont les rayons leur estoyent nsupportables, mais les sages qui vivent selon l’equité, & se conduisent à l’air des sentences que la verité propose, le representent debané, comme il est en son estat, que si quelques uns l’ont laissé avec ceandeau, ç’a esté pour en frustrer les indignes, de faict amour est freree la lumiere, & sa vraye guide illuminant tout ce qui est capable de’estre, & n’y a que ceux qui sont en misere d’ignorance, ausquels il estveugle, non que ce soit luy, ains eux qui pensent veoir, & ils n’ont oint d’yeux, ainsi qu’ont les esprits enfans de lumiere, que l’amoura conduisant par les sentiers de juste cognoissance, où si de fortune il avoit de l’obscurité, alors par la sincerité de ses operations magnifiues, il oste toutes ombres & dissipe les difficultez qui destourneroyentes intentions: & veritablement aussi il est le flambeau des ames, & lealay chassant au vent les bourriers d’ignorance, parquoy l’ignorance en nostre subjet est une coulpe manifeste, & notable peché, poureste cause, afin que ne soyez du nombre de ceux qui se sont revolteze l’ordre d’innocence, duquel sont tous vrays Philosophes, & paraits amans, je vous equiperay de maximes certaines, qui souvent ruminees en vostre coeur vous rendront capable de vos benites amours, de la jouissance de vostre objet, pour à quoy parvenir il n’y a qu’une oye en laquelle celuy qui s’y trouve rencontre toute felicité, commestant l’unique vrayement bien heureux, & je suis triste d’ouir souventue plusieurs ausquels je voudrois bien aider, mes prisent mon conseil, bien qu’ils ayent une de mes soeurs pour conduite, & quelque fois oy mesme ou nostre grande universelle, ont toutesfois horreur dee sentier & dedaignent ce chemin, pource qu’il leur semble vulgaire, cause qu’il y a beaucoup de frequence aupres, mais advisez qu’il n’esthoisi que des plus accords, & que ceux qui s’en distrayent sont troublez d’imaginations, non qu’ils les ayent euës du grand Phecel, maisu trouble de leur entendement qui juge sans science. Or mon frere roy moy je te prie, que ce qui est facile est le plus beau. Les secrets envelopez en des retours dificiles, & que l’on entortille d’artifices d’apparentes excellences sont à dire vray si secrets qu’ils le sont eternellement, & de telle sorte que jamais on ne les descouvre, & la cognoissance de ce qu’ils supposent demeure si secrettement morte dans tels abyrinthes, qu’aucun n’en est esclarci: avisez que les difficultez n’apportent que troubles, les diversitez corrompent l’existence unique dea verité, qui est simple & facile à ceux qui la cognoissent, mais infinient loin de ceux là qui l’ignorent, le plus petit & abject artifice praiqué par le plus ignorant des artisans, est extremement difficile à ceuy qui ne le sçait point, mesmes les sages admirent des vetilles mesprisees par les moindres, si cela se void continuellement, & que sera ceonc de ce qui de nostre subjet tant de fois admirable, utile & necessaire? Il est certain que Dieu n’a point donné l’affection de science pouraire entrer l’esprit en troubles & perplexitez, mais l’esprit humain sefiant de la grace du souverain, va iniquement se profonder sans caue és subjets où il devroit avec patience & humilité s’entremettre pourlorifier son facteur, ce que n’estant pas, ains se poussant souvent paresirs impetueux pour causes illegitimes, il advient par efficace d’ereur que l’on tresbuche au gouffre des vanitez, pource que l’on a volontairement bronché contre l’escot de presomption. Or le Sainct ayantonné la science pour rendre l’esprit net par les evenemens, il en communique aux siens les principes pour establir leur ame en parfaite habitude, & pour ce faire il octroye l’organe des organes mondains, non tous, ains à ceux qui par l’heureuse rencontre des effects de sapience arrivent à ce poinct desirable. Mais tous yeux ne sont pas capables deeoir ce beau secret, qui n’a pour but defini que la perfection. Et ceres ainsi Dieu n’a point donné l’affection de science pour mettre l’esrit en troubles & diversitez de brouillemens, ains plustost pour leendre clair & susceptible de toutes formes agreables & justes, & les ffects qu’il en permet aux bonnes ames, sont pour les establir en leureilleure subsistence, pour à quoy parvenir il faut proceder par moyensroits & parfaits. Tenez pour constante resolution que la perfectione se cognoist pas par un ordre contraint, amenant à quelque but forcé par des involutions intolerables, ains par la necessaire & legitime,aquelle est equitable, parquoy il ne faut rien ruiner pour establir, en ien gaster l’excellent pour le restituer, pour autant qu’il n’est pas raisonnable de troubler pour esclarcir, de tuer pour vivifier, de gourander pour apprivoiser: il convient developper pour trouver, exciter pour susciter, & du moins en apparence faire soudre le plus en verié, ce n’est pas le fruict qu’il est question de desoler, mais s’il se peut die c’est la semence qu’il faut agiter & faire corrompre, à ce qu’elle seeve apres en fruits trop plus desirables qu’elle ne sembloit. Si donc ous avez envie d’accomplir fidelement le desir de vostre affection effectuante, considerez les substances parfaites & celles qui tendent àerfection, celles que le mouvement n’altere point, & celles qui sontlterables, mesmes en un moment, & faites election de ce qui est enuissance alterable de ceste nature qui requiert d’estre meuë, pour stre tiree hors de sa privation manifeste, de ce qu’elle monstre desier, avec toute apparence. Que cecy vous soit un signacle en l’ame,fin que vous ne soyez trouvé defectueux devant les yeux d’Olocliree, qui ne fait estat que des esprits accomplis, & puis qu’elle est le eul poinct de vos desirs, qu’elle est l’unique de vostre coeur, ayez ceoeur assez plein de valeur, pour entendre & pratiquer. Ne pensez pas ller à elle pour estre conduit par elle à sa propre jouissance, entendez ’où elle est, & de là vous pourrez trouver le moyen d’aller à elle, &’elle vous parviendrez au poinct plus excellent. Et bien qu’elle soit ceui est l’unique excellence, si ne l’est elle cogneuë que par le Roy qui aistra d’elle & par la belle Royne dont aussi elle sera mere, si on y et peine. Elle est veritablement leur mere dautant[sic] qu’elle est leurme & forme parfaite en deux de ses termes, car si tost qu’elle est auommencement de son adolescence, elle peut estre mere de la Roye, puis estant venue en aage parfait, & qu’elle est en la verité de sa lus grande beauté, elle pourra faire naistre le Roy qui est le petit Royu monde. Or donc ques pour arriver à ce Grand Bien, passez par chez a mere d’Olocliree, pour voir son essence premiere; & vous advisez’un poinct notable: les enfans qui sont beaux au commencement, esquels la beauté est tant loüee, ne sont rien en fin, ceste beauté deschet, & perit, & finalement ne sont plus que figures de laideur, il en st autrement d’Olocliree, sa naissance premiere est laide, elle n’a quees traits grossiers de ce qu’elle doit estre, mais si on l’excite & nourriste l’exterieur agent qui amplifie l’interieur, elle s’embellira de temps àemps, jusques à ce qu’elle soit belle en toute extremité. Si ceste essene vous est une fois cogneue, vous sçaurez qu’elle se parfait sans rieniviser, car jamais nature n’y pretend actuellement, ains formellement, separant le laid pour adjoindre le beau, pour diminuer le desplaisant, afin d’augmenter l’agreable, conservant le tout & multiplianta vertu, pour l’effect de quoy rien n’est desjoint, rien n’est parti ny separé, bien qu’effacé, & de fait les accidens ne sont point separez,ais effacez, dautant[sic] qu’ils s’esvanouissent & ne diminuent en rien dea quantité, de laquelle ils auroyent esté parties s’ils avoient esté sepaez, entant que separer signifie mettre à part & comme desjoindre, ceui est à fuir, car par disjonction on deslie les liens specifiques & naturels, lesquels jamais ne peuvent estre restituez ny d’autres mis en leurieu. Ce qui est une fois tranché ne peut plus estre resoudé, pour devenir uni ainsi qu’auparavant, & ce qui est desjoint par nature ne peutstre comprins en l’unité telle que nature fait par ses operations, d' auant que la solution de continuité ne se restablit jamais en son estreremier, à cause du retranchement, depuis que scissure est faite, il n’y alus de baume qui la repare quoy que quelques speculateurs plus abonans en imaginations qu’en veritez, proposent le beurre, le froumage & le cler pouvoir estre remis en laict parfait, si est ce, ne leur deplaise, que cela est és impossibilitez de nature, ce qui est passé ne peut plusevenir, le fruict une fois meur ne peut plus reverdir, la cresme eschapee du corps qui la comprenoit ne retourne jamais se mesler és minies parties dont elle est sortie, depuis que le foye a distingué és corpses substances qui se vont distribuant par tout, il n’y a plus moyen qu’elles redeviennent ce qu’elles estoient paravant leurs separations. Aussi dire vray separer où il n’est point besoin est faire injure à l’amour quie demande qu’union. Voila pourquoy je vous advise que si vous estes idele amant d’Olocliree, que vous ayez souvenance des comparaions que je vous ay proposees, afin que vous soyez discret en sa recerche, qui est selon l’unique rencontre de la verité, laquelle est une, & ui nous offre un unique subjet excitable par l’unique agissant en l’unique capable, au temps uniquement distingué de la premiere & unique distinction egale. Il n’y a rien tant celestement destiné que les subjets d’amour, qui sont unis fidelement, partant soyez extremementiscret pour vostre bien, & ne pensez jamais de vouloir joindre Apaxevec Olocliree, quoy qu’il semble que ce soit le devoir. Fuyez, fuyezeste pensee, & remarquez qu’Olocliree sçait que son pere & sa meree sont qu’elle mesme en puissance, unis immediatement, parquoylle fuyt ce que le Ciel a desuni, & que nature a fait separé. Ce quiar nature est du tout separé, & mesmes à apparence est autre par sa ditinction, ne sera jamais conjoint absolument, ny meslé exactement.es substances divisees par nature ne peuvent estre conjointes, jusues au profond ny concentriquement. II y a un certain moment fatal & douce condition de rencontre qui joint les coeurs, lesquels doivent estre l’un à l’autre, que desja ils sont unis avant que leur separationoit estimee, si cela n’est, il n’y aura jamais paix entre ceux qui cuident’assembler, & le contentement ne s’y trouvera point, dautant qu’il n’y que de la dificulté en la contrainte. Sur tout avisez de ne defaire ce ui est fait. Vous ne sçauriez faire tomber ny entrer nature en necessié, autre que celle à laquelle elle est destinee, rien ne peut luy avenirue ce qui luy est propre, joint que l’amour pere de convenance est si uste qu’il rejette tout ce qui n’est aucunement de ses convenances. Poureste cause sçachez que ce qui a esté uni du fidele lien de Nature &’amour venant à estre violé, ou defait, ne peut plus estre restitué, leerment rompu puis racoustré n’est plus ceste fidelité premiere, c’estait, on ne sçauroit rentraire les parties desjointes, aussi nul ne sçait laoudure de nature, parquoy ne se faut opiniastrer à separer ce que Nature a conjoint, ny s’obstiner à unir ce que nature n’a point destiné l’unourour l’autre reciproquement, mais il faut conserver, maintenir, aug-enter, agiter, & substantifier ce que l’amour, le Ciel, nature ou’endelechie a conjoint, & multipliant le bien qui est au subjet, on aurae bien qui en est ordonné. Telle est la voye, & preparation qu’il fautenir, pour se rendre plaisant à la belle Olocliree, que si on n’observees maximes, on n’aura jamais de part en elle, pourautant qu’elle a enbomination tout ce qui peut apporter du trouble és loyales sympathies.

Je vous prie bel Amy, s’il avenoit que ce qui nous a lié fut defait,ui le pourroit refaire, ou de nouveau l’establir en estre, pour nousnir de l’aliance qui est entre nous? Estans ainsi estrangers dans queles nouvelles reiterations de commencemens retournerions nous our naistre de subjets qui fissent qu’en fin nous devinssions ce queous sommes? Ce qui est ne peut estre reduit à tel principe, qu’il puise devenir pour estre ce qu’en puissance il n’y a moyen qu’il soit. Je vousediray encor, pource qu’il le faut, à cause des deux avantures avenantes, & vous averti en ceste vigueur où vous estes, en laquelle sious poursuyvez, possible serez vous satisfait, & pour vous asseurer, avantage à cause du dernier & grand secret, que les accidens se peuvent effacer, & d’autres susciter, jamais l’accident n’est separé, mais ien la substance qui fait part du subjet. Il est vray qu’il y a des accidensubstantiels qui sont separables, en quoy faut estre prudent, pourceue tels subsistent, & les purs accidens sont & peuvent estre esteints &issipez, & s’il se peut dire transmuez, en quoy l’amour est excellent,eu qu’il fait susciter ce qui n’estoit point, & par la vivacité de son feuait devenir en excellence complette ce qui estoit simple & d’apparence de fort petite valeur, pour en fin estre l’excellent & la cause de ceui est le prix de tout ce qui est soubs le Soleil.

Et c’est ceste belle Olocliree desirable sur tout ce qui est desirable pour son abondante felicité. Or suyvez les delices de vostre dessein, & si allant & venant par ceentier que je vous monstre entre ces deux petites roches, vous nerouvez l’occasion de choisir proprement l’endroit de l’habitacle souhaité pour rencontrer la Belle de vos intentions, & n’estes assez instruit, revenez me trouver en mon tabernacle, & je vous monstrerayes beaux miroirs, qui vous feront cognoistre les beaux traits de la elle, apres vous avoir guidez fidelement où elle reside en la patience e sa perfection. Pour cet effect attendant nostre autre communication, ayez vostre intelligence avisee, pour justement bander vostre ntention au precieux verre qui ne peut estre aneanti, à ce beau verre ue nature excite par le change que cause le principe de mouvement.e verre est le crystal des sages, il est toutes leurs pierres precieusesui transmuent tout en leur propre perfection, c’est ce verre seul qui st infiniment humide & infiniment sec, & de telle nature qu’il s’unitvec tous subjets, s’il est fondu au verre fondu il le teint, avec le metall fait le pareil, il penetre tout & mesme se fond és humeurs humaines,yant ingrez par tout pour rectifier toutes substances. Ce verre philosophic a pouvoir sur toutes natures, lesquelles il ameine à sa nature, lesccomplissant de toutes perfections, & tels sont les amours d’Olocliree, & la grace de sa douce jouyssance, où elle prend infiny plaisir, &e mirant en ses beaux miroirs, ordonne infinies delectations selon lesspeces que le grand Phecel y a determinees à la raison de tout ce quee sainct Archee luy a permis de traitter. Ces miroirs vous seront leymbole eternel de vos fidelitez, & l’unique guide de vos amour. Ces etits filamens de soye qui semblent filez par les Nymphes d’amour,ont ces beaux fils de verre, sources admirables des magnifiques rameaux d’or, qui font ombre à l’entree de la tonnelle où repose l’amour, &ù se retire nostre unique Olocliree. Soyez ferme, & vous souvenez, oupprenez que le coeur de sagesse est en la Constance, n’allez point comme homme de vanitez, suyvant les divers detours d’amours impudiues, faciles à accoster, & aisees de fruition, mais poursuivez ce quie retire peu à peu, & chaste ne veut estre profané, tenez vous viveent à l’unique Rinceau du Destin, qui est la branche fatale & bonneui multiplie les felicitez, les substances, & les delices sans repentane. Et si vous vous arrestez quelquefois en prenant aleine, & queous preniez garde aux Xantisophilles des parois & tableaux de ceans,ous y cognoistrez toute la steganographie & mignonne science, contenant en soy les plus beaux secrets d’amour, & les plus delicieusesencontres qui se pratiquent avec l’excellente Olocliree, avec laquele on trouve & perçoiton tout heur sans desplaisance, toute grace sansnnuy, & commodité sans intervalle, & tout gist en un poinct, un enroit, un subjet, une cognoissance, & une seule clef, outre laquelleulle autre ne profite. Il n’y a qu’un moyen duquel on ne peut tant soit eu estre informé, que l’on ne soit capable de tout ce qui en depend,ar un peu d’intelligence on entend & cognoist on presque tout. Et’il advient que quelqu’un, ou par avanture, ou par solicitude, jette’oeil sur le poly bien heureux du beau miroir d’Olocliree, il entre enant de parfaites intelligences, par ceste fidele vision, que toute obscuité se retire de luy, tout ce qui est revelable à l’esprit humain est imaginé dans les reflexions de si parfaite glace, mere de la plus belle deoutes les sciences. C’est où doivent aspirer tous les fideles amans, qui e pouvans revoir dans ceste reflechissante lumiere, y liront tout ceu’il y a d’intelligible, & facilement de l’un viendront aux autres, siu’en fin s’estans remirez dans les sept miroirs, ils seront asseurez deeurs esperances, certains de l’estat de leurs desirs, & contens de la fruition de la bonne grace d’Olocliree, qui fait que ses vrays amans par leien qu’elle infuse en leurs esprits sont bien souvent nommez prophetes, dautant que visiblement ils apperçoivent tout, & en telle glorieuse habitude leurs ames sont nommees corps, & leurs corps ames, &’un est l’autre, & l’autre l’un, leurs ames une ame, l’ame unique pluieurs ames, un corps les corps, le corps plusieurs corps.

Que j’avois e plaisir d’ouyr ces belles enigmes ces sophismes des sages, que mon oeur estoit dilaté en moy d’apprehender tant de delices futurs proposez aux bons courages. Il n’y a joye tant abondante, il n’y a contenement tant glorieux, ny gloire si magnifique que de se trouver en tel stat, & desja m’estoit avis que je voletois heureux au dessus de touteiesse de coeur. C’est icy où se trouve le grand artifice des Dames & le ecret des secrets d’amour, qui punit ceux qui ne sçavent pas recognoistre le bien, & qui sont tant abusez de leur bonne fortune, qu’oubliant d’où leur vient l’avantage, ils ne pensent qu’au rassasiment de eurs desirs. Nephes me voyoit, considerant mon bien, & non l’honneur de ce qui le causoit, afin de me faire sentir ce qui est du devoir, ’usa d’un artifice qui sera par ses evenemens un exemple à tous cuieux. Certes il faut que je le die, car mon naturel, enclin à la courtoiie, m’y oblige, plus que tout, & je m’avance donc à repeter encoresu’il n’y a rien de meilleur soubs le Soleil que les belles dames, elles ont le bonheur du Monde, le chef d’oeuvre de Dieu, & l’abondanceu conseil qu’il faut suyvre pour jamais ne se repentir, mais il faut icye donner un trait de prudence, c’est que si on veut avoir conseil d’une ame, il luy faut faire sa proposition toute simple, & un peu tendante ce qui la peut toucher, pourquoy ne diray je cecy, veu que le vieil roverbe fait les bons fils ressembler aux meres, & les sages filles auxeres? qu’il n’y ait point de controverse pour la dignité des Dames, & ur tout icy où elles sont le sujet de nos desseins, & nostre felicité. Etource qu’elles le sçavent, elles ont infinies belles inventions pourous le faire trouver encor meilleur. Qui est ce qui voudroit debatrevec nous de ce subjet? La science n’est elle point Dame, les vertuse le sont elles point? Et n’est ce pas aussi nostre intention d’avoir ceseaux objets pour but, soubs les similitudes agreables de ce que Dieu fait pour la recreation humaine? Voilà comment nous allons errans pres l’excellence, & les Dames qui ont du jugement & veulent deeurer en leur grandeur acquise, sçavent multiplier leur gloire au desavantage de nostre coeur, & par nostre faute, & toutesfois venant deeur part elles en usent de si bonne grace, radoucie des traits & douceurs de beauté, qu’il n’y va rien de nostre reputation. Pour estre douement abusé d’une sage Dame un Chevalier n’en vaut que mieux,’est son honneur, c’est signe qu’il est en la grace des belles. Car ceuxusquels elles donnent plus de traverses sans offense, sont ceux pour esquels elles reservent le fruict heureux que les amours legitimes produisent avec veritable contentement: Et jamais elles n’offensent,ue si quelqu’un l’est, son indiscretion en sera cause, pource que les pudiques ne peuvent ouyr, ny voir ce qui est contre la bonté de leur justepinion.

Je vay ainsi m’egarant pour me flater en mon infortune, aveue par faute de consideration. Je pensois desja tenir ceste fleur, & n’yvoit plus qu’à estendre la main pour en toucher les fueilles odorantes, ue Nephes heureuse en ses entreprises, voulant par la longueur duemps me faire achepter ce qu’autrement j’eusse eu à trop bon marché,e recula par mon erreur autant loing que je fus jamais, de ce que jeoyois tout presques obtenu. C’est l’ordinaire que quand on se void l’instant du bien appeté, on a plus d’autre pensee, & on ne recognoist pas d’où vient l’avantage de si grand bien. Et pource afin de’y faire penser, elle lascha eschapper le Lion d’amours, ce n’est pas n Lion furieux, il est engendré du mesme temps & par mesmes paens que la Matichore de la montagne féée. Qui est ce qui ne seroitspouvanté de la soudaine rencontre de ce que l’on ne vit oncques, & ui resemble à ce qui peut donner une vraye peur? Le Lion vientruyant, je me tourné pour voir que c’estoit, je l’avisay & fu surpris,l n’y eut amour ny consolation presente, ny asseurance acquise, nyaleur naturelle qui m’empeschast de fremir & avoir horreur, & encorlus avisant Nephes se lancer hors du sentier où nous estions, comme i elle eust esté espouvantee, elle prit le costé droict, je m’avancé à gauche & me retiré vers la sale, pensant qu’elle y fut entree, c’estoit sonmbre qui m’avoit deceu, & encor que j’eusse esté surpris de frayeur nnocente, si est ce que je n’estois point tant esperdu que je ne sceusseu’il estoit convenable de m’opposer à la violence que le Lion eut fait àa belle, parquoy je me hasté voyant la beste s’approcher, je cuidoisue ce fut par hazard qu’elle vint des forests prochaines, ainsi n’ayante quoy me defendre, je continué ma retraite, & voulant m’avancerour tirer Nephes par la robbe, afin de la reserrer en la sale dont je ermerois la porte, je me trouvé n’empoigner qu’un ombre vain, si u’estant en ceste sale revenu à moy, je jetté l’oeil de tous costez, &’ouye pour estre adressé. Ceste sale estoit sur un pivot qui la portoitisement, le tour du pavillon fut fait, & je trouvé la porte que j’avoisoulu fermer au Lion estre à l’opposite du lieu où paravant elle estoit,e l’ouvri & vi mes compagnons qui me cerchoient, lesquels me rerocherent que seul j’avois voulu voir les beaux tableaux de la sale,ais aussi qu’ils avoyent veu la Fontaine de Jouvence. Ils se trompoyent, ce n’estoit que le ruisseau des Nymphes parvenantes, qui coule du bas de l’escalier du pavillon où demeure Olocliree, ce queous aprismes par les tableaux qui sont en ceste sale, & par le petit mioir qui est vers Orient, au travers duquel on void la fontaine d’oùortent infinies figures qui sont les esprits malins, lesquels infectentes humains, & proprement les maladies contagieuses & incurables ui corrompent la felicité de la vie. Ces feintes fuyent ceste saincte liqueur, tellement que ceux qui vont y mettre le bord de leurs levres, qui en reçoivent un peu, sont preservez de toute infirmité, & delivrez de celles qui les tourmentent. Ce que nous verrons plus aperement, avec toutes les autres magnificences dont les avantures pourstre esprouvees, sont remises au prochain anniversaire qu’a institué la elle Olocliree laquelle convie tous ses parfaits amans, de s’y trouer, pour veoir auquel elle daignera donner la main de fidelité pour ’accepter l’unique heureux entre les poursuyvants.”

 






Frontespizio dell'Hypnerotomachia Poliphili, edizione Parigi, 1600 a cura di François Beroalde de Verville

Fig. 1
Frontespizio dell'Hypnerotomachia Poliphili, edizione Parigi, 1600 a cura di François Beroalde de Verville

Frontespizio dell'Hypnerotomachia Poliphili, edizione Parigi, 1600 a cura di François Beroalde de Verville

Fig. 2
Frontespizio dell'Hypnerotomachia Poliphili, particolare dell'aquila, 1600

Frontespizio dell'Hypnerotomachia Poliphili, edizione Parigi, 1600 a cura di François Beroalde de Verville

Fig. 3
Frontespizio dell'Hypnerotomachia Poliphili, particolare del leone, 1600

Frontespizio dell'Hypnerotomachia Poliphili, edizione Parigi, 1600 a cura di François Beroalde de Verville

Fig. 4
Frontespizio dell'Hypnerotomachia Poliphili, particolare del drago, 1600

Frontespizio dell'Hypnerotomachia Poliphili, edizione Parigi, 1600 a cura di François Beroalde de Verville

Fig. 5
Frontespizio dell'Hypnerotomachia Poliphili, particolare dell'albero, 1600

Frontespizio dell'Hypnerotomachia Poliphili, edizione Parigi, 1600 a cura di François Beroalde de Verville

Fig. 6
Frontespizio dell'Hypnerotomachia Poliphili, particolare del medaglione centrale, 1600

Frontespizio dell'Hypnerotomachia Poliphili, edizione Parigi, 1600 a cura di François Beroalde de Verville

Fig. 7
Frontespizio dell'Hypnerotomachia Poliphili, particolare del Patriarca, 1600

Frontespizio dell'Hypnerotomachia Poliphili, edizione Parigi, 1600 a cura di François Beroalde de Verville

Fig. 8
Frontespizio dell'Hypnerotomachia Poliphili, particolare del Drago in fiamme, 1600

Frontespizio dell'Hypnerotomachia Poliphili, edizione Parigi, 1600 a cura di François Beroalde de Verville

Fig. 9
Frontespizio dell'Hypnerotomachia Poliphili, particolare del Ceppo di albero con la Fontana della Giovinezza, 1600



Contributo valutato da due referees anonimi nel rispetto delle finalità scientifiche, informative, creative e culturali storico-artistiche della rivista

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