Alcuni
paradossi italiani, delle riflessioni sulla necessità di migliorare la
legislazione e la tutela dei beni culturali, l’emblematico caso Sicilia
Uno dei più citati paradossi
italiani degli ultimi tempi è quello di avere un patrimonio storico artistico
tra i più densi al mondo e di non saperlo tutelare. Dal crollo di alcuni
monumenti di Pompei o del Colosseo fino alle traversie occorse al Grande Cretto di Alberto Burri, dal
degrado del patrimonio archeologico al contemporaneo, i casi di allarme rosso
sono purtroppo innumerevoli. La Sicilia è stata territorio emblematico in
questo senso. E l’arte in quest’isola è stata spesso capace di denunciare
l’inadeguatezza della politica di fronte alla capacità di tutelarla per
questioni di incomprensione, impreparazione, incapacità di stare al passo coi
tempi o, semplicemente, di interpretarli e accettarli. Come hanno dimostrato i
casi di Gibellina (Trapani) e di Fiumara d’Arte (Messina).
Il Cretto di Alberto Burri, costruito sulle macerie del terremoto del
Belice del 1968 (così come tutta la operazione promossa dall’allora sindaco di
Gibellina, Ludovico Corrao) è stata una delle opere più discusse della storia
della Storia dell’arte. Burri era abituato a destare enormi polemiche, basti
pensare al procedimento parlamentare di un senatore della Repubblica che
denunciava nel 1964 uno dei suoi celebri sacchi
come spazzatura indegna di essere esposta in un museo come la Galleria Nazionale
d’Arte moderna di Roma. Oggi le sue opere sono esposte nei più importanti musei
d’arte contemporanea italiani e esteri, mentre una delle sue opere maggiori
(per dimensioni e contenuto), il Grande
Cretto di Gibellina, lentamente muore per abbandono, prima, e per
burocrazie, adesso. Come racconta Gian
Antonio Stella sul Corriere della sera
del 10 novembre 2013. “Con una proposta di legge con 75 parole in più della
Dichiarazione d’indipendenza americana che dice che lo Stato «celebra la figura
di Alberto Burri nella ricorrenza del centenario della sua nascita»” e che “declama
come col Burri «lo spazio diventa non più teatro della rappresentazione, ma suo
protagonista assoluto, gravido di una drammatica profondità e percorso da
tensioni e contrasti di forze»”, si istituisce il “Comitato nazionale per le
celebrazioni del centenario della nascita di Alberto Burri, di seguito
denominato “comitato”» che deve provvedere alla «individuazione, valutazione e
approvazione delle iniziative, in Italia e all’estero, per le celebrazioni…»”. La proposta di legge presentata alla Camera
il 26 marzo scorso viene assegnata alla commissione Cultura ma si perde tra
mille cavilli. Forse “dopo l’impiego d’una folla di parlamentari, funzionari,
commessi, sarà stampata sulla Gazzetta Ufficiale. Nel frattempo, i cinesi
avranno costruito cento nuove stazioni della metropolitana e cento chilometri
di una nuova circonvallazione di Pechino e cento musei d’avanguardia dove
accogliere, chissà, anche le opere di Alberto Burri”.
Nel frattempo si è anche conclusa,
lo scorso ottobre, la prima edizione dell’Italian
Heritage Award 2013 con l’assegnazione di numerosi Premi Internazionali per
la valorizzazione dei Beni Culturali.
Antonio Presti, fondatore della
Fondazione Fiumara d’Arte, vince il premio “per il restauro dell'arte
contemporanea a suggello del grande impegno profuso per la conservazione delle
opere di Fiumara d'arte, da lui volute superando tutti gli ostacoli
costantemente frappostisi. Oggi al culmine della creazione , con la nuova
opera Piramide - 38° parallelo di Mauro Staccioli, il progetto richiede
l'elaborazione di uno studio sui materiali e le tecniche per la protezione
delle opere esistenti e la progettazione di opere sempre nuove, due lati della
stessa medaglia in un processo formativo che proietta nel futuro l'inesausto
lavoro di questo protagonista della cultura siciliana”.
Questi “ostacoli costantemente
frappostisi” sono stati così tanti che la storia di Antonio Presti potrebbe già
essere oggetto di una docufiction,
con tanto di colpi di scena giudiziari, condanne a multe salatissime e anni di
carcere, prescrizioni e modifiche delle leggi italiane, persecuzioni mafiose,
intreccio di vite di alcuni dei più importanti artisti, letterati, poeti del XX
secolo.
Tutto comincia nei primi anni
del 1980 quando morto il padre, imprenditore edile che aveva fondato sul
cemento la sua impresa, Antonio Presti chiama lo scultore Pietro Consagra e gli
chiede di realizzare una grande scultura in memoria del genitore, sul letto
prosciugato di un fiume che dai Nebrodi scendeva al mare (la “fiumara”,
appunto), dal simbolico titolo La materia
poteva non esserci. Presti, con l’iniziale appoggio dei sindaci dei comuni
limitrofi alla zona della fiumara, pensa di fare un regalo gradito alla
comunità e contatta altri artisti convocandoli individualmente e bandendo un
concorso a sue spese. Così si progettano alcune opere più conosciute di: Tano
Festa (Monumento a un poeta morto.
Finestra sul mare), Italo Lanfredini (Labirinto
d’Arianna), Paolo Schiavocampo (Una
curva gettata alle spalle del tempo), Antonio Di Palma (Energia Mediterranea), Hidetoshi
Nagasawa (Stanza di barca d’oro),
nelle campagne o nei piccoli centri (come la decorazione in ceramica della
caserma dei carabinieri di Castel di Lucio realizzata da Piero Dorazio e
Graziano Marini). Erano già previste altre tre grandi opere di Arnaldo
Pomodoro, Fausto Melotti e Edoardo Chillida quando sulla idea di museo a cielo
aperto di Presti si abbattono contemporaneamente cinque provvedimenti
giudiziari per “abusivismo edilizio”. I sindaci si tirano indietro però la
stampa e il mondo dell'arte riescono a fare partire un'interrogazione
parlamentare (firmata da Bruno Zevi, Giuseppe Calderini, Massimo Teodori e
Francesco Rutelli), che chiede al Ministro dei Beni Culturali e Ambientali di
"intervenire con la massima urgenza per fare cessare lo scempio e la
persecuzione delle autorità locali nei confronti dell'iniziativa di Antonio
Presti che ha costituito attorno alla Fiumara di Tusa un nuovo ed eccezionale
comprensorio artistico, culturale e paesistico di rilievo internazionale".
I lavori ugualmente si bloccano e nel 1990 e nel 1993 Antonio Presti viene
condannato alla demolizione dell'opera di Consagra, a quindici giorni di
reclusione e a 23 milioni di multa per avere alterato il territorio, per
abusivismo edilizio e per avere violato la legge Galasso (di cui la sentenza dà
un'interpretazione restrittiva), alla demolizione della Finestra sul mare considerata edificio abusivo alla pari delle
15.000 costruzioni senza licenza che invece una legge regionale votata in quei giorni
dal governo, poi bloccata dal TAR, stava per salvare. Presti viene condannato
anche per Una curva alle spalle del tempo,
in tutto 15 giorni di arresto, 15 milioni di lire di ammenda e 30 milioni di
multa. I procedimenti contro le altre tre opere, Stanza di Barca d'oro, Energia mediterranea, Labirinto di Arianna,
vengono invece dichiarati estinti per avvenuta prescrizione. Parte una seconda
ondata di mobilitazione generale e subito a Roma artisti e intellettuali
sollecitano l'intervento dell’allora ministro dei Beni Culturali, Alberto
Ronchey, mentre una petizione firmata da 60 nomi della cultura italiana esorta
il governo regionale ad agire per evitare la demolizione. Nella sede della
Regione Sicilia, a Palazzo dei Normanni a Palermo, arrivano artisti, poeti,
studiosi da tutta Italia ma anche stavolta non succede nulla e solo il ricorso
di Presti in Cassazione rimanda la demolizione annunciata. Il 23 febbraio del
1994 la Corte di Cassazione chiude la vicenda annullando gli ordini di
demolizione, i provvedimenti della Corte d'Appello e le richieste della Procura
di Messina. Né la Regione, né la Provincia, né i Comuni accettano il dono e
Antonio Presti pone un enorme telo con la scritta “chiuso” sulla Finestra di Tano Festa. Interviene
all’appello il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e finalmente il
6 gennaio del 2006, dopo 25 anni di battaglie, viene riconosciuto il Parco di
Fiumara d’arte, aiutato dal Governo regionale che ha approvato l’istituzione
del percorso turistico culturale di Fiumara d’Arte.
Intanto, per arginare le
polemiche causate dall’utilizzo del territorio pubblico, Presti decide di
invitare gli artisti a creare in uno spazio privato e inaugura nel 1991 l'Atelier sul mare, un
albergo a Castel di Tusa, affidando a vari artisti la realizzazione delle
camere. L'albergo diventa presto un singolare museo abitabile, unico nel suo
genere, luogo di partenza per le escursioni nella fiumara, residenza di giovani
artisti stranieri, spazio espositivo per artisti siciliani, creando la
Fondazione Fiumara d’Arte con sede a Tusa e distaccamenti a
Catania (Casa Stesicorea, dove si trasferisce dopo alcune minacce mafiose
ricevute per il clamore suscitato su tutti i territori della fiumara, e il
Museo Terzo Occhio a Librino) e a Palermo (quartiere Oreto) con avanguardistici
progetti di risanamento di quartieri degradati attraverso l’arte.
La storia di questo albergo affascinante,
dove ogni opera d'arte può diventare temporanea dimora in cui risiedere, si
collega dunque allo straordinario percorso della fiumara costituendo una sorta
di pellegrinaggio che culmina nell’ultima opera fatta realizzare da Presti allo
scultore Mauro Staccioli, la Piramide,
iscritta dentro a un cerchio, l’ideale 38° parallelo, che abbraccia il mondo in
una desiderata pace, celebrata ogni 21 giugno, solstizio d’estate, nella
manifestazione Rito della Luce, a cui accorrono centinaia di pellegrini
dell’arte.
Il professore Giuseppe Basile
aveva già scritto nel 2007 che quella di Fiumara è “un’attività permanente di
formazione per il restauro dell’arte contemporanea che serva allo stesso tempo
ad assicurare alle opere presenti nella Fiumara e nell’Hotel d’artista un
controllo ed una attività di manutenzione che soli ne possono garantire la durata nel tempo. Il progetto però è ancora più
originale e complesso, perché prevede anche l’educazione alla progettazione di
nuove opere, di cui le prime saranno realizzate nei prossimi mesi. Esso prevede
il necessario coinvolgimento delle realtà operanti sul campo, sia a livello
nazionale che locale e quindi le strutture periferiche dell’Assessorato
regionale BC, le Università siciliane, le strutture specialistiche nazionali
(DARC, ICR, GNAM) e ne costituisce premessa indicativa il Convegno “Fiumara
d’arte Segni nel paesaggio: valorizzazione, conservazione e progettazione”.
Quello che ci si chiede,
adesso, è quanto le istituzioni pubbliche possano fare per tutelare le
iniziative dei privati o di mecenati illuminati che sono stati intermediari con
il pubblico (come Ludovico Corrao) o che hanno direttamente donato al pubblico
(come Antonio Presti). Il prestigioso premio Icom (International Council of Museums) alla Fondazione Orestiadi di
Gibellina nel 2011, così come il prestigioso
Italian Heritage Award nel 2013 per le opere di Fiumara, da soli non
bastano.
Bibliografia essenziale Angelo
Pettineo, Antonio Presti, Andreina De Tomassi, Gianfranco Molino, Sergio
Marchiori e Stefania Randazzo, “Fiumara d'Arte”, 2011.
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