N.B. L'elenco è ordine inverso per facilitare la lettura delle novità
Sud e ruoli di genere nei romanzi di Teresa De Sio, tra sottosviluppo e desiderio di riscatto Gianluca Schiavo, 3 Marzo 2016, n. 799 Una carriera musicale durata più di trent'anni, che le ha permesso di diventare una delle esponenti più autorevoli della musica napoletana, negli ultimi anni la cantante Teresa De Sio ha pubblicato due romanzi, Metti il diavolo a ballare e L'attentissima, ambedue pubblicati da Einaudi. Il saggio prende in esame i due testi, evidenziando la loro denuncia dei gravi problemi di sottosviluppo sociale e culturale che hanno afflitto l'Italia del Sud negli ultimi anni e anche la grande speranza in un futuro di emancipazione e sviluppo, che dalle loro pagine chiaramente emerge. After a very long musical career, which made her become one of the most renowned representatives of the Neapolitan music, over the last few years the singer Teresa De Sio wrote two novels, Metti il diavolo a ballare and L'attentissima, both of them published by Einaudi. This essay takes into exam her two books and highlights both their portrayal of the social and cultural underdevelopment of XXth century southern Italy, and the hope for a future of progress and emancipation, which clearly emerges from the pages of her novels. Francesco Hayez: il "genio democratico" e pittore dei sentimenti Rosanna Ruscio, Roma, Italia, 2 Febbraio 2016, n. 798 BTA00797.html | PDF La visione ideologica fiorita intorno a L. G. Bruto e M. G. Bruto, tra l'antichità e la cerchia del cardinal Ridolfi Guido Galetto, Roma, Italia, 18 Gennaio 2016, n. 797 BTA00796.html | PDF IMPRESSIONISTI. Tête à tête, dal Musée d'Orsay un insolito "faccia a faccia" con il movimento impressionista Giorgia Duò, Roma, Italia, 17 Gennaio 2016, n. 796 BTA00795.html | PDF Taxi Teheran: una rosa contro la censura Eleonora Rovida, 16 Gennaio 2016, n. 795 Il nuovo documentario del regista Jafar Panahi prosegue l'intento della sua battaglia contro la censura, a favore della libertà di espressione nella società, nel cinema e nell'arte: utilizza lo stratagemma di un taxi improvvisandosi conducente per un giorno nelle strade della capitale, dove raccoglierà testimonianze e scorci del quotidiano per raccontare l'Iran di oggi in tutta la sua verità, anche la più pungente. Il Maestro di Ozieri. Le inquietudini nordiche di un pittore nella Sardegna del Cinquecento. Recensione del libro di Maria Vittoria Spissu Luigi Agus, Tempio Pausania - SS, Italia, 12 Gennaio 2016, n. 794 BTA00793.html | PDF Mario Sironi e le illustrazioni per "IL POPOLO D'ITALIA. 1921-1940 Roma, Musei di Villa Torlonia - Casino dei Principi e Casino Nobile Giorgia Duò, Roma, Italia, 26 Dicembre 2015, n. 793 BTA00792.html | PDF “Arrivano i Pagliacci”: traslochi letterari Eleonora Rovida, 29 Novembre 2015, n. 792 BTA00791.html | PDF Caravaggio: la tecnica pittorica degli anni romani Lara Scanu, Roma, Italia, 22 Novembre 2015, n. 791 BTA00790.html | PDF Jean Louis Barrault: dal mimo all'attore Cecilia Napoli, Roma, Italia, 10 Novembre 2015, n. 790 BTA00789.html | PDF L'iconologia nelle statue della Cappella Sansevero a Napoli Veronica Panfili, 6 Novembre 2015, n. 789 BTA00788.html | PDF Antinoo Hermes del Belvedere: simbologia antiquariale del potere e Controriforma con papa Paolo III Farnese Michela Ramadori, 3 Novembre 2015, n. 788 BTA00787.html | PDF La xilografia del tempio con piramide ed obelisco dell'Hypnerotomachia Poliphili Paola Torniai, Zagarolo (RM), Italia, 1 Ottobre 2015, n. 787 BTA00786.html | PDF La xilografia di Polifilo davanti alle tre porte dell'Hypnerotomachia Poliphili Federica Pagliarini, 26 Settembre 2015, n. 786 BTA00785.html | PDF Dante Gabriele Rossetti. Un italiano nell’inferno di Londra Bibana Borzì, 5 Settembre 2015, n. 785 Dante Gabriele Rossetti, pittore e poeta della prima e della seconda stagione preraffaellita, incarna il mito dell’artiste maudit. Cresciuto all’ombra di Dante, grazie alla lezione paterna, coltiva il culto dei grandi Trecentisti italiani presenti nel suo immaginario sia pittorico che poetico. Definito da John Ruskin “un grande italiano nell’inferno di Londra” conduce un’esistenza fuori dai rigidi schemi del perbenismo vittoriano, vivendo a pieno amori difficili e tormentati. Una processione di silenziose madonne, di beate Beatrici, di belles dames sans merci, annuncia un tipo di bellezza funerea, squisitamente romantica, caratteristica delle ultime opere rossettiane. Emanano uno strano fascino queste eroine prigioniere di un passato ideale, sospese in un’atmosfera onirica e dai contorni vagamente noir. Qualcosa di spettrale si solleva dai loro gesti, dai loro sguardi, dalle loro figure stagliate su scenografici fondali. Dame crudeli e femmes fatales, tracce di un Medioevo sanguinoso, la perversione di Baudelaire e l’universo cupo di Poe. Tutto questo è racchiuso nelle opere di Rossetti. Proserpina, Pandora, Mnemosine, Lady Lilith, eroine rossettiane, sono immortali come dee. Sono icone profane frutto di un complesso cammino, nato nel nome di Dante e dei Primitivi italiani e sfociato in un inquieto e tragico presente, alimentato da passioni struggenti e condotto fino all’estremo, negli ultimi giorni di vita consumati dal cloralio. TS Spivet: le mappe dei miei sogni Eleonora Rovida, 3 Settembre 2015, n. 784 La favola contemporanea di T. S. Spivet è l'espressione di una forma comunicativa originale e attuale che traduce la varietà delle componenti della letteratura e della cinematografia contemporanea. La tecnica collagistica presenta echi e riferimenti che spaziano dai romanzi di Jonathan Safran Foer, alle opere di Joseph Cornell, al Surrealismo, ma anche a Cesare Zavattini e a Vittorio de Sica. Il viaggio-romanzo di formazione diventa un ponte per la creatività tra scienza e immaginazione. Piramide Cestia e Cimitero acattolico: all’ombra di Piranesi, luoghi per riemersioni mito-poietiche Ettore Janulardo, Roma, Italia, 24 Agosto 2015, n. 783
La Piramide Cestia, da dimora di un corpo, diviene dal secondo decennio a.C. corpus monumentale della memoria nell’attraversamento delle epoche: integrata nel perimetro delle Mura Aureliane, si fa perno simbolico nel piano urbanistico di Roma, tesa, attraverso la Via Ostiense, verso il porto e il mare. Le Avanguardie Russe. Recensione del volume di Enrica Torelli Landini Giorgia Duò, Roma, Italia, 15 Agosto 2015, n. 782 BTA00781.html | PDF Le radici stilistiche delle sculture di Paola Grizi Stefano Colonna, Roma, Italia, 2 Agosto 2015, n. 781 BTA00780.html Paolo Bresciani. Confini Sfumati Diletta Cecili, 24 Luglio 2015, n. 780 BTA00779.html La rappresentazione della committenza nella Vita di Michelagnolo Buonarroti di Ascanio Condivi Giorgio Costa, Milano, Italia, 14 Luglio 2015, n. 779 BTA00778.html Mauro Rea: Icone Pop e Archeologia del Futuro Maria Filippone Colonna, 2 Luglio 2015, n. 778 BTA00777.html Sculture Preziose. Oreficeria sacra nel Lazio dal XIII al XVIII secolo Tiziana Gianni, Amatrice (RI), Italia, 27 Giugno 2015, n. 777 BTA00776.html Lo spirito rivoluzionario di Gustave Caillebotte Lucia Signore, Cassino (FR), Italia, 14 Giugno 2015, n. 776 Sfogliando le pagine dei manuali di storia dell’arte, il nome di Gustave Caillebotte, qualora compaia, è sempre ricordato, in maniera alquanto riduttiva, con l’etichetta di “impressionista minore”. Il suo nome è piuttosto associato al lascito che fece al più noto museo parigino, il Louvre, ma neanche questo nobile gesto servì, perlomeno inizialmente, a far crescere la sua fama. I suoi interessi spaziavano in diversi settori, dal canottaggio alla filatelia, da ogni genere di collezionismo alla pittura, per cui accanto agli oggetti e alle tele acquistate vi erano anche alcuni dipinti da lui realizzati. Queste opere non sono classificabili in un movimento artistico ben preciso, poiché influssi diversi, di natura accademica e non, con riferimento all’Impressionismo e al Realismo, si mescolano in esse. La sua produzione pittorica, come del resto tutta la pittura a lui coeva, esige un confronto con la produzione fotografica da cui inevitabilmente dipende, soprattutto osservando alcune fotografie scattate dal fratello minore Martial con cui condivise l’amore per la cultura. Ma, se da un lato Gustave Caillebotte mise la fotografia a servizio della pittura per una maggiore resa realistica, come del resto fecero anche i suoi colleghi, dall’altro diede egli stesso impulso alla fotografia con particolari inquadrature che si riscontrano nella produzione fotografica del secondo decennio del XX secolo, a partire dalla Nuova Visione di Lászlò Moholy-Nagy fino agli anni Cinquanta, passando inevitabilmente per il Surrealismo. Il contributo offerto da questo artista dunque è notevole, non solo perché ancora oggi possiamo osservare, raccolti in una stessa struttura, dipinti da lui collezionati, ma perché ha favorito inconsapevolmente lo sviluppo della fotografia intesa come prodotto artistico, dando il suo contributo nel risolvere l’annosa questione inerente questa nuova pratica artistica. Vincenza Ferrara, Claudia Staffoli, Sara De Santis, Roma, Italia, 3 Giugno 2015, n. 775 BTA00774.html Lo sguardo del Salvator Mundi di Antonello da Messina attraverso gli occhi di Romeo Castellucci. Sul concetto di volto nel figlio di Dio Marianna Cifarelli, Lauria (PZ), Italia, 31 Maggio 2015, n. 774 BTA00773.html Arte e interfaccia grafica: una nuova tela ? Francesca Petito, Roma, Italia, 18 Maggio 2015, n. 773 BTA00772.html “Frontiere” danubiane: per un'archeologia della destrutturazione fluida Ettore Janulardo, Roma, Italia, 12 Maggio 2015, n. 772
Silloge d’immagini e di scene dall’Oriente europeo e dall’Austria
fin-de-siècle, omaggio alla tradizione di una continuità e
molteplicità culturale sentita già lontana, geografia della
percezione e della rappresentazione - il volume è illustrato da
disegni dello scrittore -, la fantasmagoria di Rezzori Storie di
Maghrebinia accompagna il corso del fiume e del tempo, come se
riprendesse uno spazio della scrittura che allude, senza aderirvi
necessariamente, alla complessa varietà delle terre danubiane: del
passato e del secolo scorso. Tabucchi parla in proposito, anziché
dell’«autonomia del personaggio» attribuita alla finzione
narrativa, dell’«autonomia del luogo», ove la memoria non è
perduta ma perdura. Maria Beatrice Bongiovanni, Roma, Italia, 10 Maggio 2015, n. 771 BTA00770.html Suggestioni artistiche sulla xilografia dell'Elefante Obeliscoforo del Polifilo Irene Alfuso, Ariccia (Roma), Italia, 8 Maggio 2015, n. 770 BTA00769.html Leda partoriente, Presentazione delle uova e L'oracolo di Apollo: iconografia di due xilografie dell'Hypnerotomachia Poliphili Michela Ramadori, 3 Maggio 2015, n. 769 Sono state prese in esame le xilografie 49 e 50 dell’Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna, raffiguranti l’una il parto di Leda e la presentazione al padre delle due uova e l’altra l’oracolo di Apollo. Attraverso lo studio della loro iconografia che ha portato ad identificare per la prima volta in una pianta la flammula caratterizzante un uovo di Leda, è stato individuato uno stretto legame con le rappresentazioni della Fortuna Primigenia di Praenestre (l’antica Palestrina, città di cui Francesco Colonna è signore), il leitmotiv del racconto dell’ Hypnerotomachia Poliphili, l’iconografia cristiana ed il Neoplatonismo, rilevando quindi una rilettura della cultura antica, attenta alla natura spiegata attraverso il mito, influenzata dal Cristianesimo e, nello stesso tempo, aperta ad una nuova rinnovata attenzione verso l’uomo ed il suo ambiente come riflesso dell’intellegibile. Emanuele Carlenzi, 19 Aprile 2015, n. 768
Palma Bucarelli costituisce nel secondo dopoguerra una figura di assoluta
preminenza per l’arte contemporanea in Italia. La riapertura della
Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nel 1945 significa il
rilancio di uno spazio museale pronto a porsi in competizione con
realtà europee e statunitensi di gran lunga più avanzate.
Nonostante l’ermetico pregiudizio della critica italiana sul
contemporaneo, Palma Bucarelli (prima direttrice donna di un museo
nel nostro Paese) avanza con iniziative che puntano dapprima a
riordinare e coordinare l’arte italiana negli anni Quaranta, per
aprirsi poi negli anni Cinquanta a quella che verrà definita una
“dittatura dell’Astrattismo” e ad iniziative di altisonante
respiro internazionale, per protrarre infine un’attività che
perdura sino al 1975 con il lancio dell’Informale. Maria Gabriella Matarazzo, Roma, Italia, 18 Aprile 2015, n. 767
Le sale destinate agli allestimenti temporanei della Galleria degli
Uffizi di Firenze ospitano fino al 24 Maggio 2015 l’attesa
retrospettiva su Gerrit van Honthorst, la prima mai dedicata al
pittore olandese. Figura di primo piano della parabola caravaggesca,
che vide Roma teatro di un fervido sperimentalismo sulle diverse
possibilità di sviluppo ed interpretazione del lascito della pittura
di Caravaggio, la sua personalità artistica è ricostruita in mostra
attraverso l’esposizione di opere nodali che esemplificano con
intelligenza gli svolgimenti della sua carriera scandendone fasi
cronologiche, movimenti geografici, evoluzioni stilistiche. Lara Scanu, Roma, Italia, 6 Aprile 2015, n. 766
La mostra Matisse. Arabesque che viene
proposta nel 2015 dallo spazio espositivo delle Scuderie
del Quirinale ci fa riflettere sul famoso artista francese,
esponente apicale dei fauves, in termini di comparazione
con alcune influenze culturali inaspettate: l’arte orientale, con la basilarità del
decorativismo, e la cosiddetta arte primitiva. Flavia De Nicola, Roma, Italia, 4 Aprile 2015, n. 765
La particolare iconografia del cavallo alato sormontato di puttini che
appare nella sesta xilografia dell’Hypnerotomachia Poliphili
risulta inedita e a prima vista enigmatica, frutto della profondità
e complessità dei concetti ai quali l’autore intende alludere. Giorgia Duò, Roma, Italia, 2 Aprile 2015, n. 764
La mostra, dedicata all’artista italiano Giorgio Morandi, si tiene dal
28 febbraio al 21 giugno 2015 negli spazi espositivi del Complesso del Vittoriano;
la rassegna presenta un numero cospicuo di opere (olii, stampe e
disegni), alcune delle quali prestiti eccezionali, difficilmente
visibili al pubblico, e conduce il visitatore alla scoperta del mondo
intimo e riservato del maestro, costituito di oggetti umili, comuni e
quotidiani tanto cari al bolognese. Luigi Agus, Tempio Pausania (SS), Italia, 25 Marzo 2015, n. 763 Nell’articolo si analizzano due opere fiamminghe inedite custodite in una collezione privata newyorkese dagli anni Ottanta del ‘900. La prima, datata 1521, inizialmente attribuita a Hans Holbein il giovane, attraverso un’analisi comparativa con un’opera custodita al Museo del Prado, viene restituita all’artista di Anversa Joos van Cleve. La seconda, datata 1606 e già erroneamente attribuita a Pieter Neeffs I, viene invece assegnata a Heidrick van Steenwyck il giovane, che la realizzò probabilmente avvalendosi della collaborazione di Jan Brueghel il vecchio, meglio noto come Brueghel dei velluti. Le due opere analizzate, pur rientrando nella più vasta produzione fiamminga che va dalla seconda decade del Cinquecento alla prima del secolo successivo, costituiscono certamente aggiunte importanti per i due artisti, sia perché datate con certezza, sia perché di alta qualità formale ed espressiva. Alessia Dessì, Roma, Italia, 22 Marzo 2015, n. 762 BTA00761.html La street art: cos'è e perché si può definire un bene comune tutelabile con Creative Commons ? Serena Zullo, 12 Marzo 2015, n. 761 A seguito di una rapida analisi volta a far capire cosa sia la Street Art, quali siano le sue origini e come si sia diffusa in Italia si è cercato di rivolgere la ricerca verso altri campi che solo in un primo momento sembrano non avere a che fare con la street art. Essa infatti ha stravolto quelli che sono i canoni tradizionali dell'arte e questo ha reso difficile la definizione e la catalogazione delle opere prodotte, perché la Street Art non è pensata per luoghi istituzionalmente dedicati all'arte e viene conosciuta principalmente tramite Internet, strumento per cui anche le leggi di copyright non hanno pieno diritto. Per questo si è ritenuto opportuno parlare di beni comuni e di tutele delle opere prodotte attuabili attraverso nuovi diritti d'autore, ovvero attraverso i Creative Commons. Damiana Enea, Roma, Italia, 6 Marzo 2015, n. 760 BTA00759.html Metamorfosi di architetture. Strutture ed esposizioni alla Centrale Montemartini di Roma Ettore Janulardo, Roma, Italia, 4 Marzo 2015, n. 759
La Centrale Montemartini dell’Ostiense, all’insegna di un moderato eclettismo, si
definisce per una pregnanza di volumi prevalentemente orizzontali,
lontani dalle vibrazioni verticali del macchinismo immaginate dai
futuristi. Giulia de Flaviis, 26 Febbraio 2015, n. 758
Jeanneret, meglio noto come Le Corbusier, è stato uno dei principali
fautori del rinnovamento dell'architettura e dell'urbanistica a
partire dagli anni '20, promuovendo una ricerca innovativa, molto più
che "anticlassica", nata dall'esigenza di rappresentare i
profondi cambiamenti in atto nel sostrato sociale, dei quali non si
era ancora preso coscienza. Eleonora Rovida, 21 Febbraio 2015, n. 757 Il romanzo, come la sua versione cinematografica, è un viaggio alla scoperta delle proprie radici, una collezione di immagini, ricordi e oggetti per la propria Wunderkammern di famiglia. Jonathan Safran Foer è noto al mondo dell'arte per la sua antologia di testi, A Convergence of Birds: Original Fiction and Poetry inspired by Joseph Cornell. L'idea di questo scritto nasce dall'intento di rileggere l'opera per trovare le tracce dell'influenza dell'artista americano sull'autore. Ettore Janulardo, Roma, Italia, 15 Febbraio 2015, n. 756 Sull’asse di un rapporto non univoco tra sensibilità borgesiana e altre aspirazioni culturali, seguiamo tracce urbane tra architetture e storie, liriche e visioni, finzioni e fusioni. Primo libro pubblicato da Borges nel 1923, le poesie di Fervore di Buenos Aires definiscono una meditata immagine sintetica della città. Nulla che rappresenti gli spasimi della modernità e della (ri)costruzione, figurata o propria, tipici di certe esperienze europee del primo dopoguerra. Le parole di Borges sul predominio dell’orizzontalità nella capitale, solo sporadicamente segnata da “umilianti” edifici sviluppati in altezza, sembrano indirizzarsi in negativo al più grande edificio per uffici di Buenos Aires: quel “Palacio Barolo” che, realizzato tra il 1919 e il 1923, è temporaneamente la costruzione più alta dell’America meridionale e, fino al 1935, della città. L’imprenditore tessile italiano Luigi Barolo, giunto in Argentina nel 1890, ne affida la realizzazione all’architetto milanese Mario Palanti, consentendo così la creazione di una struttura edilizia in grado di condensare diversi elementi concettuali. Nello stesso anno in cui è pubblicato il borgesiano Fervore di Buenos Aires, viene inaugurato in Avenida de Mayo il “Palacio Barolo”, frutto di un eclettismo architettonico cosmopolita capace di veicolare stilemi e passioni da un continente all’altro. Lara Scanu, Roma, Italia, 8 Febbraio 2015, n. 755
Apparentemente due mondi slegati e svincolati da qualsiasi legame, l'ambito storico-artistico e la "proto informatica" del XX secolo sono accomunate dalla ricerca di nuovi supporti per uno studio più completo e basato sulle tecniche della comparazione. Eleonora Rovida, 27 Gennaio 2015, n. 754 Il regista Tim Burton porta sul grande schermo il caso Keane, una battaglia per l'affermazione del diritto d'autore di Margaret Keane, per anni usurpata di tale diritto dal marito che firmava i quadri a suo nome. Si tratta di un biopic che afferma una volontà precisa del regista di allontanarsi dalle sue spiccate caratteristiche gotico-fantasy per concentrarsi sull'arte e sulla sua riproducibilità tecnica, ma non mancano echi dei suoi capolavori precedenti. Ettore Janulardo, Roma, Italia, 26 Gennaio 2015, n. 753 Grottesca raffigurazione di una perniciosa ghiottoneria, il Paese della cuccagna di Bruegel (1567) rientra in un filone moralistico di scene, dipinte o incise, ove si rappresentano stoltezze e ingenuità di un’umanità confusa e incerta, alla ricerca di un “altrove” di godimenti. In un’analisi incrociata, la Parabola dei ciechi, opera della piena maturità bruegeliana composta un anno prima della morte, si allontana dal formicolante brulichio di altre celebri composizioni del fiammingo per senso della misura e per una monumentalità che definisce e struttura spazi simbolici. Che si sia dunque di fronte a un “luogo” fatto di alimenti o a un paesaggio campestre all’insegna di una metafisica parabola, di fronte al disordine e all’errore non resta che tentare di riconoscere un comune destino sul quale riflettere. Federica Maria Chiara Santagati, Catania, Italia, 25 Gennaio 2015, n. 752 BTA00751.html Ipotesi per un soggiorno a Roma di Giulio Campagnola e il suo presunto ritratto nella Cappella Carafa Francesco De Santis, Alba Adriatica (TE), Italia, 21 Gennaio 2015, n. 751 L’articolo mette in evidenza le relazioni di Giulio Campagnola con certi ambienti dell’Umanesimo romano a cavallo tra Quattro e Cinquecento e prende le mosse dall’idea di Enrico Guidoni che, individuando nella scena della Disputa di san Tommaso d’Aquino affrescata da Filippino Lippi nella Cappella Carafa in S. Maria sopra Minerva, il ritratto del giovane artista padovano vicino a quello di Giorgione e, sulla base del confronto di alcuni particolari di questo brano pittorico con altri riscontrati in una tavola coeva di incerta attribuzione conservata a Padova, ipotizza la presenza dei due sodali a Roma negli anni in cui veniva realizzata l’opera lippesca, nell’ambito di una condivisa formazione artistica itinerante. Al fine di dimostrare la sussistenza di un rapporto del Campagnola col cardinal Oliviero Carafa, dotto committente dell’affresco, vengono indagati i legami di quest’ultimo con il cardinal Raffaele Riario, del quale Giulio Campagnola diverrà “familiare” un paio di anni dopo la conclusione del dipinto romano e la sincera amicizia ispirata a comuni interessi neoplatonici tra il veneto e l’insigne agostiniano Egidio da Viterbo, molto vicino anche a suo padre Girolamo Campagnola ed in stretto contatto col Riario. La probabile identità di Giulio Campagnola col fanciullo biondo elegantemente vestito ritratto nell’affresco capitolino, viene letta alla luce della raffinata educazione umanistica che il giovane artista plasmava sin dall’infanzia e che ben si sarebbe conciliata con il carattere sapienziale ed ermetico della scena di S. Maria sopra Minerva, a testimonianza del fatto che il padovano, per quanto all’epoca appena adolescente, godeva proprio grazie alla sua eccezionale sebbene ancora in nuce preparazione culturale, già di una notevole considerazione all’interno non solo dei più eruditi contesti veneti ma anche romani, come dimostra anche un affresco conservato nel castello Savelli di Palombara Sabina, direttamente ispirato alla sua celebre incisione dell’Astrologo. Elisabetta Caputo, Sapri - SA, Italia, 13 Gennaio 2015, n. 750
L'archistar irachena Zaha Hadid, oggi domina la scena di un genere di architettura che viene definita architettura liquida, produzione di una corrente stilistica che ricerca forme organiche generate attraverso la modellazione tridimensionale computerizzata. I suoi edifici sembrano ispirarsi alle dune del deserto, molti di loro sono infatti realizzabili solo grazie a tonnellate di acciaio e calcestruzzo, soluzioni tecnologiche che stridono con l’idea di un edificio che potrebbe essere collocato in qualsiasi luogo. Di ciò fa parte la grande infrastruttura da lei progettata per la città di Afragola: “la stazione Tav”, un posto di movimento sulla ferrovia Roma/Napoli alta velocità. Un progetto presentato ufficialmente il 4 novembre 2003, ancora in corso di realizzazione, paragonato in ambito ferroviario alla porta partenopea dell'alta velocità-alta capacità a Napoli in quanto accoglierà tutti i treni ad alta velocità che,
non concludendo la propria corsa nel capoluogo campano, saranno diretti verso altre città e dunque non fermeranno nella stazione di Napoli Centrale. Le xilografie con iscrizioni ebraiche, arabe e greche dell'Hypnerotomachia Poliphili: censimento dei significati, degli errori e delle varianti Lydia Contino, Roma, Italia, 11 Gennaio 2015, n. 749 Il saggio offre una sintetica analisi delle quattro xilografie poliglotte (latino, greco, ebraico, arabo) presenti nell'editio princeps dell'Hypnerotomachia Poliphili, stampata a Venezia nel 1499, presso la stamperia di Aldo Manuzio il vecchio. L'elemplare utilizzato per la trattazione è raggiungiungibile presso la Bayerische Staatsbibliothek. Alle quattro xilografie prese in esame, le Tre porte per lo scambio intestazioni Gloria del mondo e Gloria di Dio; lo Stendardo dell'Elefante obeliscoforo per la mancata corrispondenza tra le scritte greca e araba, riscontrabile nella lettura del saggio dell'arabista Piemontese; le Statue nigerrime, per i moniti oscuri affini alla cabala ebraica, si aggiungono le xilografie del Signum triceps, attraverso le quali si fa riferimento all'Allegoria della prudenza di Tiziano. Per ognuna delle illustrazioni esaminate, sono presenti una tabella sinottica con trascrizione diplomatica e fonetica e traduzione, mentre i riferimenti relativi alle voci in esame si avvalgono dei lemmi tratti dai rispettivi vocabolari. Dall'analisi e dai confronti, emerge la modalità di recezione dell'incunabolo nelle aree francese e inglese e le varianti apportate. Ettore Janulardo, Roma, Italia, 5 Gennaio 2015, n. 748 Multiple visioni di biforcazioni nel tempo strutturano il testo borgesiano de Il giardino dei sentieri che si biforcano: e percezioni spaziali, ma anche temporali, di giardini e parchi attraversano valutazioni architettoniche, tratti figurativi, trame letterarie in relazione allo scenario urbano italiano della prima parte del Novecento. Per l’artista futurista Azari «la letteratura e la pittura contemporanea» continuano ad abusare della tematica floreale con immagini «trite» e «stucchevoli»: in nome di una visione sintetica della natura e del giardino, egli elenca le limitatezze e le mancanze della flora tradizionale, del tutto aliena dal dinamismo plastico della contemporaneità. Altre immagini di giardini e parchi attraversano l’ambito artistico letterario della prima parte del Novecento. Se all’interno di una matrice tendenzialmente razionalistica, e sovente nel tardo Ottocento programmaticamente positivistica, si sono delineate riflessioni sui parchi e i giardini – visti comunque come elemento sostanzialmente accessorio o “residuale” rispetto al costruito – Piacentini, con l’ambizione di procedere al nuovo modello della forma urbis di Roma all’interno di un piano predefinito, si sofferma nel 1938 sul progetto urbanistico dell’E42, evidenziandone la principale peculiarità: la prevista Esposizione Universale, oltre ad inserirsi nel novero delle grandi manifestazioni internazionali, vuole celebrare il ventennale del fascismo delineando, attraverso la creazione di un intero quartiere monumentale, una linea di collegamento ed espansione verso il mare, con insistita simbologia politica. Lara Scanu, Roma, Italia, 29 Dicembre 2014, n. 747 A partire dall’apporto fondamentale del testo Roma, apparso nel 1980, a firma di Italo Insolera, si inizia una riflessione sugli interventi urbanistici e sul riassetto di alcuni reperti antichi a partire dal papato di Martino V per poi concludere con il pontificato di Paolo III, scegliendo un arco temporale che si pone come fenomeno precursore della vera e propria civiltà dell’urbanistica, che raggiungerà il suo apice con il pontificato di Sisto V. Particolare attenzione è rivolta a quelle antichità e a quelle zone dell’Urbe che diverranno poli importanti della Roma papale moderna e simboli del potere delle famiglie che raggiungevano il traguardo di poter avere al soglio pontificio un loro esponente. Il fil rouge di questo excursus nella Roma quattro-cinquecentesca è il più importante e raro monumento dell’antichità fino a noi pervenuto, il Monumento equestre di Marco Aurelio, simbolo-principe del potere papale tra XV e XVI secolo. Eleonora Rovida, 27 Dicembre 2014, n. 746 Harry Roseman è stato collaboratore di Joseph Cornell negli ultimi anni della vita del “cacciatore di immagini”. La sua intervista, rilasciata alla Michigan Quarterly Review, offre nuovi spunti di riflessione, aneddoti, particolari che risultano utilissimi per ricostruire la personalità cornelliana soprattutto grazie alla “convivenza” tra i due artisti sia nella vita che nell'elaborazione creativa. Una serie di scatti fotografici che compongono Inside the box documentano e respirano dell'arte di Cornell. Eleonora Rovida, 26 Dicembre 2014, n. 745 Audrey Niffenegger realizza un capolavoro creativo: Raven Girl. É un romanzo - graphic & Visual novel - soggetto per un balletto della Royal Academy. La collaborazione con il coreografo Wayne Mc Gregor segna un sodalizio di pregevole qualità. La favola contemporanea deve molto alla passione dell'autrice per l'arte contemporanea: sono evidenti i riferimenti a Max Ernst e a Joseph Cornell.
[english:] Andrea D'Agostino, 24 Dicembre 2014, n. 744 BTA00743.html Domenico Mastroianni: la collezione di fotosculture della Divina Commedia della Fondazione Umberto Mastroianni Lisa Della Volpe, Roma, Italia, 24 Dicembre 2014, n. 743 BTA00742.html L'Architetto Giuseppe Pardini e la città di Lucca: il Classicismo della Restaurazione Giulia Mondolfi, Firenze, Italia, 20 Novembre 2014, n. 742 BTA00741.html Il coro ligneo della Chiesa prenestina dei Carmelitani Paola Torniai, Zagarolo (RM), Italia, 17 Novembre 2014, n. 741 La Chiesa di S. Antonio del Carmine, legata prima alla famiglia Colonna, poi ai Barberini, già edificata da Stefano Colonna, è ricostruita da padre Sebastiano Fantoni tra il 1614 e il 1623; il cantiere, sovvenzionato da Francesco Colonna e consacrato il I Settembre del 1626 da Monsignor Cacucci, è diretto da Orazio Torriani (1601-1657), che impreziosisce l’interno con marmi pregiati (africano, alabastro a venature nere, bigi, bianchi, pavonazzetti) provenienti dal Foro. Attraverso i documenti pressoché inediti conservati nell’Archivio della Chiesa e le pagine della Cronaca del padre carmelitano Antonio Pennazzi (1688) si ricostruisce qui la storia del Coro. Si tratta di pregevole manufatto in noce intagliato dall’armonico disegno e dalla sobria eleganza degli intagli, opera di Giovanni Mandelli, che necessiterebbe oggi di un urgentissimo intervento di restauro. Non visibile ai fedeli, il Coro è collocato alle spalle dell’altare maggiore, nell’aula a pianta quadrata con volta a padiglione lunettata; ha un’altezza di 3.16 metri, mentre le altre misure oggi sono ridotte rispetto agli originali «25 palmi»; insiste sulla pedana strutturale a tre livelli, ormai priva di impiallacciatura e lucidatura. Ogni singolo stallo presenta braccioli dal profilo estroflesso in forma di imperiose aquile stilizzate, allusive all’impresa del Priore Generale Canali (1623-1631); lo schienale, appoggiato alle tavole orizzontali del fondo, è inquadrato da semicolonne, ciascuna sormontata da un elegante capitello composito che scandisce la divisione tra uno stallo e l’altro e sul quale si impostano le curve culminanti nei cherubini dall’intaglio morbido. Roberta Balmas, Padova, Italia, 15 Novembre 2014, n. 740 BTA00739.html DigitaLetteratura della Fanfiction: Collega-menti Eleonora Rovida, 11 Novembre 2014, n. 739 La fanfiction rappresenta un'opera aperta e a più mani di racconti basati sui personaggi di film, telefilm, fumetti, romanzi. La globalizzazione della comunicazione ha favorito lo sviluppo di questa letteratura che risulta una commistione di idee da parte di un gruppo di amateurs che si ritrovano su piattaforme digitali per l'elaborazione di un testo alimentato da una continua e costante condivisione di proposte che rappresenta l'espressione dell'epoca attuale.
[english:] Lara Scanu, Roma, Italia, 27 Ottobre 2014, n. 738 La mostra dedicata al pittore fiammingo Hans Memling si propone come una grande rassegna sui rapporti Italia – Fiandre che hanno reso grande la civiltà del Rinascimento in Italia, mediante l’importante committenza dei banchieri italiani ai pittori nordeuropei della generazione di Memling e di quella a lui precedente. Il percorso espositivo, basato sull’analisi delle tipologie pittoriche più realizzate dai pittori fiamminghi nel XV secolo, si snoda tra la ritrattistica, i polittici, le pale a tema religioso e numerosi confronti con l’arte italiana, che si lascia influenzare ed influenza, a sua volta, la pittura nordeuropea, mostrando lo splendore delle trasparenti espressioni dei personaggi ritratti, il patetismo delle scene religiose, la cura degli elementi naturali nella rappresentazione del paesaggio. Cercando l'«incanto fantastico di colorito»: restauri italiani di monumenti medievali nel XIX secolo Eliana Billi, 26 Ottobre 2014, n. 737 BTA00736.html Expo Milano 2015: Paesaggio protagonista Giulia Mondolfi, Firenze, Italia, 21 Ottobre 2014, n. 736 BTA00735.html Mario Sironi. 1885-1961. Roma, Complesso del Vittoriano: una recensione Giorgia Duò, Roma, Italia, 12 Ottobre 2014, n. 735 BTA00734.html La IX mostra dei futuristi aeropittori di guerra del gruppo futurista Savarè Raffaella Picello, Ferrara, Italia, 8 Ottobre 2014, n. 734 BTA00733.html | PDF Giochi di parole nell'arte di Joseph Cornell Eleonora Rovida, 3 Ottobre 2014, n. 733 L'artista statunitense comincia la sua avventura nella creazione artistica realizzando giochi per il fratello Robert. Cornell ha sempre avuto una grande passione per Duchamp e i Surrealisti che ha avuto modo di conoscere alla galleria di Julien Levy. Visti i numerosi contatti e le evidenti contaminazioni artistiche, è nata l'idea di leggere l'arte di Cornell attraverso dei giochi di parole, strategia e divertissement finalizzati ad evidenziare, nella sua produzione, significati più o meno nascosti che rappresentano slot machine di interpretazioni. Raffaella Picello, Ferrara, Italia, 2 Ottobre 2014, n. 732 BTA00731.html Sui costumi di scena di Coppelia nel Teatro alla Scala (1937) Simone Cassano, Roma, Italia, 1 Ottobre 2014, n. 731 BTA00730.html Alla scoperta di Escher, Roma, Chiostro del Bramante: una recensione Giorgia Duò, Roma, Italia, 30 Settembre 2014, n. 730 BTA00729.html Un Compianto su Cristo morto di Vincenzo Tamagni Rossana Castrovinci, Roma, Italia, 29 Settembre 2014, n. 729 BTA00728.html Kounellis. Note sul fumo e l'oro Ettore Janulardo, Roma, Italia, 21 Settembre 2014, n. 728 Il nomadismo intellettuale è condizione fondante per Kounellis. L’artista greco, a Roma dal 1956, trasforma l’arcano persistere delle culture in dinamismo d’artificio e di pensiero, che rende “quadri” scene degne degli straniamenti brechtiani. Intrecciata la propria ricerca con l’esplosione dell’Arte povera, Kounellis si concentra sulla coscienza storica del dissidio tra arte e natura procedendo in modo deciso all’utilizzazione di materiali-oggetti che non sono in senso proprio né primitivi né poveri e che implicano un certo grado di know-how: ciminiera, tavoli, strumenti musicali sofisticati (violino, pianoforte), calchi in gesso. O produce opere – come segni del passato incidenti sul presente – in cui è esplicito il richiamo alla storia dell’arte, come la marina col nome “Ensor “del 1978 e i disegni a carboncino che si rifanno a Munch. Senza indulgere a impossibili fusioni tra gli opposti, svolge la sua attività all’interno del linguaggio specifico dell’arte: la sua ricerca verte così sulla tecnica dell’opera, portandoci a ricordare – come scrive Benjamin – che il “concetto di tecnica offre il punto di attacco dialettico che consente di superare la sterile antitesi di forma e contenuto”. Le “raffigurazioni” di Kounellis sono dunque tracce di un’immagine mentale profondamente impregnata di senso della storia: sono non solo rappresentazione di una riflessione storica ma riflessione e intervento storico esse stesse. Lara Scanu, Roma, Italia, 20 Settembre 2014, n. 727 L’interessante mostra, curata da Vittorio Sgarbi ed allestita presso la Pinacoteca Civica Bruno Molajoli di Fabriano, offre una interessante panoramica della situazione artistica dell’area umbro-marchigiana tra i secoli XIII e XIV. Contestualmente al percorso espositivo, si inserisce un itinerario nei più importanti siti pittorici della cittadina. Significative sono le “finestre” aperte su alcune personalità artistiche, come il Maestro di Campodonico ed Allegretto Nuzi, oltre al più noto pittore a cui questo abitato ha dato i natali, Gentile da Fabriano, e sulla tipologia iconografica della Madonna dell’Umiltà, nata in questo contesto geografico e all’interno della cultura francescana. Vincenza Ferrara, Roma, Italia, 9 Settembre 2014, n. 726 BTA00725.html “Taare Zameen Par”: pensatori per immagini Eleonora Rovida, 30 Agosto 2014, n. 725 Il film Taare Zamen Paar (Stelle sulla Terra) racconta la storia di un bambino con una diversità di apprendimento. Il riconoscimento della dislessia da parte del suo insegnante di arte gli fornisce una chiave per far convergere quel particolarissimo modo di pensare in una creatività che gli permette di esprimersi non solo nell'arte, ma nella vita di tutti i giorni dimostrando grandi capacità, ma anche un meccanismo cerebrale che appartiene a grandi nomi del panorama storico e artistico. Alfredo Musumeci, San Giovanni La Punta (CT), Italia, 30 Agosto 2014, n. 724 BTA00723.html Jean Nouvel e il National Museum of Qatar: natura, tecnologia, modernità e tradizione Lara Scanu, Roma, Italia, 18 Agosto 2014, n. 723 L’opera dell’architetto Jean Nouvel ben si inserisce nel contesto di esigenze relative al momento storico, sociale e culturale in cui ha operato e continua ad operare. Da sempre dedito alla realizzazione di edifici dediti all’espressione delle più varie civiltà, di cui l’Institut du monde arabe di Parigi è un notevole esempio, ha facilmente raccolto la sfida per la realizzazione di un grande museo che potesse contenere, in perfetta simbiosi con l’ambiente esterno, i manufatti e le opere prodotte dalla millenaria popolazione qatara. Le forme dell’edificio, che ricordano un minerale assai diffuso nelle zone desertiche della penisola che affaccia sul Golfo Persico, noto come rosa del deserto, esprimono nella loro motilità liquida sia la vicinanza con l’ambiente naturale circostante, sia la continuità con la tradizione architettonica precedente, sia la versatilità di un edificio moderno, progettato secondo le tecnologie più avanzate. Francesca Blasi, Roma, Italia, 4 Agosto 2014, n. 722 BTA00721.html | PDF Polifilo tra le rovine: Il mito di Roma Alessia Ferraro, Latina, Italia, 16 Luglio 2014, n. 721 BTA00720.html | PDF Il soggiorno veneziano di Francesco Colonna romano signore di Palestrina e le incisioni dell'Hypnerotomachia Poliphili Stefano Colonna, Roma, Italia, 16 Luglio 2014, n. 720 BTA00719.html “Le Petit Prince”: Yves Saint Laurent Eleonora Rovida, 20 Giugno 2014, n. 719 Tanti sono gli omaggi al genio di uno dei marchi più famosi nel mondo della moda, ma questo film è riconosciuto da Pierre Bergé, partner nella vita e nel lavoro dello stilista, come il più adatto ad esprimere l'umanità di Yves. L'icona della moda viene qui presentata nella sua fragilità e nel suo tormento che accompagnano la sua creatività fortemente influenzata e affascinata dal mondo dell'arte.
[english:] Eleonora Rovida, 19 Giugno 2014, n. 718 L'artista emergente Antonino Gallo (Igomenico) ha esposto le sue personalissime sculture nello scenario botanico di Fiori (Milano) creando una mise-en-scène che segna il completamento di un'idea artistica alla base della “coltivazione” delle sue opere. Le sculture sono evoluzione nello spazio di collage e dipinti, espressioni della cultura under ground e debitori della passione per il colore e per la fumettistica sulla scia burtoniana.
[english:] Giorgia Duò, Roma, Italia, 19 Giugno 2014, n. 717 BTA00716.html | PDF Jüdisches Museum Berlin: una “metafora architettonica” Lucia Signore, Cassino (FR), Italia, 16 Giugno 2014, n. 716 Il Museo Ebraico di Berlino è stato costruito da Daniel Libeskind (architetto ebreo, nato da genitori scampati alla morte nei gulag) a partire dal 1989, anno in cui cadde il Muro e si incominciò ad accettare la triste storia del passato tedesco e a finanziare strutture per commemorare il popolo vittima dell’Olocausto. L’edificio è stato eretto significativamente accanto al Kollegienhaus, antico tribunale progettato da Philipp Gerlach nel Settecento e divenuto successivamente sede del Museo di Storia della città, ma non è stato reso autonomo. Il visitatore deve entrare nell’edificio prospiciente e scendere nel sottosuolo per percorrere i tre Assi: due di essi, quello dell’Esilio e quello dell’Olocausto, terminano rispettivamente con un giardino e con una torre, il terzo, quello della Continuità, riporta in superficie dopo l’infernale percorso catartico per mostrare che alcuni ebrei si sono salvati dalla follia umana. Un erudito simbolismo connota gli interni e la superficie esterna, nonché la pianta zigzagante che altro non è che la scomposizione della stella di David, stella che compare, sempre destrutturata, anche sulla coltre zincata dell’edificio. Particolarmente interessante è anche l’impianto architettonico che si confà alla rivoluzionaria concezione dello spazio museale, introdotta ormai già da diversi decenni. Tale struttura non è una semplice “scatola”, ma è essa stessa una “scultura architettonica” che comunica messaggi con le sue forme non più appartenenti alla geometria euclidea, ma a quella frattale che ben si confà ad un’architettura liquida che è il frutto di una nuova concezione spazio-temporale affermatasi con l’avvento del Cyberspace e del World Wide Web, il mondo virtuale labirintico e caotico. Il disorientamento è, del resto, una caratteristica di questa architettura traumatica, in cui sia la struttura con la sua fluente forma zigzagante e le sue ostruzioni interne (i voids), sia l’allestimento, consentono di raccontare la storia “tortuosa” e drammatica degli ebrei. La dialettica di classico/anticlassico tra Argan, Zevi e Novak per una definizione critico-estetica di “Architettura Liquida” Stefano Colonna, Roma, Italia, 16 Giugno 2014, n. 715 Sono state prese in esame opere di arte contemporanea e architetture ispirate al concetto di Classico, Anticlassico ed Architettura Liquida. Per la relazione dialettica tra Classico ed Anticlassico sono stati studiati criticamente i fondamentali testi di Giulio Carlo Argan e Bruno Zevi, mentre per la genesi dell'Architettura Liquida l'analisi ha inizio dalla storica definizione di Marcos Novak che, partendo dal Rinascimento di Argan, ci proietta nel Cyberspazio attraverso l'uso di algoritmi mentali di ispirazione informatica tipici della realtà virtuale. E' stata fatta una comparazione tra le opere di Boccioni, Duchamp e le architetture di Gehry e tra i temi dei frattali, labirinti e specchi ed alcuni Musei costruiti da "Archistar" internazionalmente riconosciuti: Calatrava, Gehry, Koolhaas, Mendini, Niemeyer, and Nouvel. In questo testo si considera l'"Anticlassico" come il fattore critico precursore del concetto di "Liquido". Contemporary art and architectural works inspired by the concepts of Classic, Anti-Classic and Liquid Architecture have been analized. For the dialectic relationship between Classic and Anti-Classic, the fundamental texts by Giulio Carlo Argan and Bruno Zevi have been examined, while for the genesis of the Liquid Architecture the analysis starts from the historical definition by Novak, who, starting from Argan's Renaissance, projects us into the Cyberspace throughout the use of mental algorythms of informatic inspiration typical of virtual reality. A comparison has been carried out between works of Boccioni and Duchamp and Gehry's architecures and between the themes of fractals, mazes and mirrors and some Museums built by internationally-renowned "Archistar": Calatrava, Gehry, Koolhaas, Mendini, Niemeyer, and Nouvel. In this text we consider the "Anti-Classic" the critical factor precursor of the concept of "Liquid". Elena Lago, 28 Aprile 2014, n. 714 BTA00713.html | PDF La Mostra su El Lissitzky, uno degli interpreti più geniali dell'avanguardia russa: una recensione Enrica Torelli Landini, 27 Aprile 2014, n. 713 BTA00712.html Boetti: un mondo di tappeti. Sperimentazioni artistiche e tradizioni culturali Ettore Janulardo, Roma, Italia, 7 Aprile 2014, n. 712 Nato a Torino nel 1940, ha vissuto la stagione dell’ “arte povera” che, tra il capoluogo sabaudo e Roma, ha portato artisti come Calzolari, Kounellis, Mario e Marisa Merz, Paolini a confrontarsi insieme su alcuni punti nodali del dibattito vita/arte politica/arte. Se la relazione arte/vita è uno dei temi fondanti della ricerca artistica, essa assume particolare rilevanza “esistenziale” nel percorso di Boetti che progressivamente attua un percorso di “raddoppiamento”: con Gemelli spedisce una cinquantina di cartoline con la propria immagine che tiene per la mano un altro se stesso, definendo un correlativo iconico alla sigla artistico-umana che assumerà: Alighiero e Boetti. Raddoppiare, accumulare, inventariare sono operazioni mentali che si sostanziano dei viaggi e delle esperienze dell’artista. E i fili s’intrecciano, con l’artista che giunge per la prima volta in Afghanistan nel 1971, facendone la sua seconda patria. Poi, insieme a un laboratorio di ricamo, sarà aperto nella capitale afghana anche un albergo, il One Hotel; dalla città partirà inoltre la corrispondenza che costituirà l’opera 720 lettere da Kabul. Viaggi, mostre e realizzazioni punteggiano la vita dell’artista, impegnato in una serie di lavori a penna – Mettere al mondo il mondo – e nella promozione di ricami con parole e frasi: Ordine e disordine (1972). Alessandra Bertuzzi, Foligno - PG, 29 Marzo 2014, n. 711 BTA00710.html Il CIAC: Centro di Arte Contemporanea di Foligno Alessandra Bertuzzi, Foligno - PG, 29 Marzo 2014, n. 710 BTA00709.html Carlo Saraceni 1579 – 1620. Un veneziano tra Roma e l’Europa: una recensione Giulia Chellini, 25 Marzo 2014, n. 709 BTA00708.html Percezioni di Napoli: un'epistola di Bernardo Tasso tra lettere e arti Ettore Janulardo, Roma, Italia, 9 Marzo 2014, n. 708 In un secolo come il XVI, segnato a Napoli da importanti elaborazioni architettonico-urbanistiche, l’epistola di Bernardo Tasso propone un catalogo di luoghi ed evidenze monumentali che contribuiscono a definire la percezione storico-culturale della città facendosi, al tempo stesso, cronaca dell’edificazione e delle trasformazioni più recenti, avvenute negli anni del vicereame spagnolo di Don Pedro Álvarez de Toledo. Ma la descrizione tassiana si struttura anche per immagini che contribuiscono a una sorta di lirica guida per persone colte, lungo la linea che dalla classicità giunge alle raffigurazioni del Grand Tour e che trova anticipazione figurativa alcuni decenni prima, passando inoltre per una Veduta del porto di Napoli di Bruegel che offre spunti di lettura personale non dissimili dall’interpretazione lirica della città già proposta dall’epistola di Bernardo Tasso. Gianluca Lorenzini, 9 Marzo 2014, n. 707 BTA00706.html Alla scoperta di uno dei più celebri musei europei: “Musée d'Orsay. Capolavori”: una recensione Giorgia Duò, Roma, Italia, 2 Marzo 2014, n. 706 BTA00705.html Cèzanne e gli artisti italiani del '900: una recensione Giuseppe Arnesano, Roma, Italia, 2 Marzo 2014, n. 705 BTA00704.html Luca Beltrami e lo stile “italiano” in piazza della Scala Andrea D'Agostino, 13 Febbraio 2014, n. 704 BTA00703.html A Fiumara d'Arte il premio per il restauro dell'Italian Heritage Award 2013, occasione per una riflessione sul contemporaneo in Sicilia Mercedes Auteri, Catania, Italia, 13 Febbraio 2014, n. 703 BTA00702.html Il cardinal Marco Barbo: fil rouge fra Roma e l'Accademia dei Vertunni Alessia Dessì, Roma, Italia, 19 Gennaio 2014, n. 702 BTA00701.html La poesia de “La tigre e la neve” Eleonora Rovida, 2 Gennaio 2014, n. 701 La tigre e la neve è un film di Roberto Benigni che racconta le vicende del poeta Attilio De Giovanni, un piccolo-grande eroe contemporaneo. Il monologo del poeta, che costituisce una lezione per i suoi allievi, è un inno alla vita sulla scia de L'attimo Fuggente, ma anche celebrazione alla poesia e della creatività che contiene numerosi riferimenti all'arte che meritano un'analisi più approfondita. Giulia Chellini, 23 Dicembre 2013, n. 700 |