La mostra Da Giotto a Gentile.
Pittura e scultura a Fabriano fra Due e Trecento, curata da
Vittorio Sgarbi, è ospitata presso la Pinacoteca Civica Bruno
Molajoli del comune di Fabriano (AN).
L’edificio dello Spedale di
Santa Maria del Buon Gesù, sede attuale del museo, costruito a
partire dal 1456 per riunire le precedenti strutture ospedaliere ed
utilizzato, in seguito, come brefotrofio femminile, accoglie il
visitatore con un chiostro, al centro del quale è posto un pozzo
ottagonale del 1483.
L’esposizione temporanea, che
si sviluppa per un totale di sei sale al secondo piano della
struttura, esamina l’evoluzione artistica delle regioni centro
italiane tra XIII e XIV secolo, con particolare attenzione all’area
umbro-marchigiana.
La città di Fabriano, dalla
particolare posizione geografico-politica, vicina al Ducato di
Spoleto, ha subito, fin dagli albori, la significativa e quanto mai
fondamentale influenza degli affreschi giotteschi del ciclo
francescano di Assisi: il centro marchigiano artigiano per
eccellenza
tra Duecento e Trecento ebbe una straordinaria fioritura di artisti,
oggi per noi una schiera di anonimi,
che fornirono ad un artista come Gentile da Fabriano un humus
culturale ed artistico adeguato allo sviluppo della realizzazione
delle proprie opere.
Uno degli artisti di cui
conosciamo il nome e di cui riconosciamo la forte influenza
esercitata sui contemporanei e sui posteri è, di certo, Allegretto
Nuzi, nato a Fabriano intorno al 1320 e morto sempre nella sua città
natale nel 1373. Egli è riconosciuto come la figura-chiave della
pittura marchigiana del XIV secolo, probabile allievo del Maestro di
Campodonico
in una fase giovanile, soggiornò in Toscana, presso Siena e
Firenze, a cavallo tra il 1346 e il 1348, anno in cui tornò nel suo
paese originario a causa della terribile pestilenza che afflisse
queste zone. Nella regione di Dante, dove si trattenne per ben due
volte, apprese l’arte da Ambrogio Lorenzetti,
Bernardo Daddi,
Maso di Banco
e dall’Orcagna:
grazie alla conoscenza delle tecniche artistiche toscane diede luogo
ad uno stile del tutto personale, che virò in chiave decorativa e
lineare, tendendo ad una forte semplificazione delle figure.
La personalità artistica di
Allegretto è il fil rouge che conduce il visitatore
dall’egemonia giottesca alla decoratività del Gotico
Internazionale, ottimamente rappresentato dall’artista Gentile da
Fabriano, pittore marchigiano nato nel 1370 che scavalcò il secolo,
morendo a Roma nel 1427, appena un anno prima di un altro forte
quanto innovativo personaggio, il grande maestro rinascimentale
Masaccio: la personalità gentiliana rappresenta a pieno il modello
di artista itinerante, che viaggia di corte in corte
diffondendo il suo linguaggio, che, attraverso la mediazione
dell’Umanesimo fiorentino, darà origine ad uno stile del tutto
originale, improntato al decorativismo, che sarà il mezzo importante
e necessario che condurrà le istanze del Tardo Gotico alla
basilarità del Rinascimento.
Nel percorso espositivo è
possibile rintracciare una tipologia iconografica che svolge la
funzione di trait d’union: si tratta della Madonna
dell’Umiltà.
Dipinti di questo soggetto
iniziano a diffondersi in Italia a partire dagli anni Quaranta del
XIV secolo, inizialmente nell’area umbro-marchigiana, per poi
espandersi alla Toscana, dove se ne rintracciano degli esemplari
all’interno delle produzioni di Beato Angelico,
Donatello,
Filippo Lippi,
Masaccio
e Masolino.
La Madonna dell’Umiltà
è un soggetto legato all’ordine francescano, che voleva la Chiesa
umile, rispettando la regola di Francesco d’Assisi, servendosi
pertanto di Maria come metafora del popolo di Dio.
L’alfa
di tutti i dipinti in cui viene rappresentata questa tematica
iconografica è un’opera di Bartolomeo di Camogli, databile al
1346.
Dall’osservazione di questa
opera siciliana, la cui peculiarità è il fatto che la Vergine sia
seduta su di un cuscino a terra, anziché essere assisa in trono,
così come era stata canonizzata nella Maestà
senese di Duccio di Buoninsegna,
scaturisce la realizzazione dell’opera del Nuzi, che mostra una
Maria mentre allatta il piccolo Gesù, avvolta da un manto blu
profondo, decorato con dei tralci di vite e dei grappoli d’uva in
oro. Sulla base, un’iscrizione
indica l’autore e la data.
Questa pala sarà un importante
punto di partenza per l’omonima opera di Francescuccio di Cecco
Ghissi,
databile al 1359 su base dell’iscrizione posta in basso, e di altre
opere dello stesso autore e di uguale tematica, ma con piccole
varianti iconografiche rispetto all’opera di Allegretto.
A terminare il percorso
espositivo vi è l’opera di Gentile, che interpreta ancor di più
la tematica religiosa in chiave decorativa: la Vergine, persi i suoi
connotati di Madonna del Latte e di Signora
dell’Apocalisse, è assisa su di un ricco cuscino posto, a sua
volta, su un tappeto a motivi floreali, così come il finto arazzo di
fondo. Il manto blu, riccamente rifinito con un bordo dorato su cui
si legge la salutazione evangelica dell’Annunciazione,
trascritta in caratteri gotici, è in atteggiamento di orante, con le
mani incrociate e i palmi rivolti verso il cielo, mentre osserva il
Figlio, adagiato sulle sue ginocchia sopra un ricco telo decorato, le
nudità coperte da una velatura semi trasparente.
L’esposizione consta anche di
un notevole numero di sculture lignee dei più disparati soggetti,
dai tradizionali Crocifissi
ai diversi personaggi facenti parte della rappresentazione di una
Epifania,
tra i quali si notano i Magi ed un pensoso e malinconico San
Giuseppe, realizzati da Fra’ Giovanni di Bartolomeo,
anticipando, di fatto, le realizzazioni dei Sacri
Monti.
A coronamento della visita vi
sono tre luoghi vicini all’esposizione temporanea che completano il
percorso estetico e culturale del visitatore: la Cattedrale di San
Venanzio, dove si trovano due cappelle affrescate, dedicate a San
Lorenzo e alla Santa Croce, la Chiesa di Sant’Agostino, le
cui cappelle giottesche risuonano gli echi degli affreschi
francescani assisiati, la Cappella di Sant’Orsola in San
Domenico, con affreschi di Allegretto Nuzi.
Il catalogo, edito da Mandragora,
consta di sei saggi introduttivi, che analizzano il clima artistico e
socio-culturale dell’epoca in cui operarono gli artisti di cui si
possono ammirare le opere, e delle schede delle opere esposte,
realizzate con dovizia nei riguardi di tutti i particolare
interessanti, offrendo un interessante spunto di ricerca dal punto di
vista iconografico, oltre che un nutrito apparato bibliografico e una
marcata attenzione all’elemento critico.
NOTE
BIBLIOGRAFIA
FRUGONI 2010 – Chiara Frugoni,
La voce delle immagini, Einaudi, Milano, 2010.
GODDARD KING 1935 – Georgiana
Goddard King, The Virgin of Humility, in The Art Bulletin,
vol.17, n°4, 1935, pp. 474-491.
HALL 1983 - James Hall,
Dizionario dei soggetti e dei simboli nell’arte, Longanesi,
Milano,
2010.
MEISS 1936 – Millard Meiss, The
Madonna of Humility, in The Art Bulletin, vol. 18, n°4,
1936, pp. 435-465.
SCHMIDT 2006 – Victor M.
Schmidt, Tavole dipinte. Tipologie, destinazioni e funzioni
(secoli XII-XIV), in L’Arte Medievale nel contesto.
300-1300. Funzioni, Iconografia e Tecniche, a cura di Paolo Piva,
Jaca Book, Milano, pp. 205-244.
GIOTTO GENTILE 2014 – Vittorio
Sgarbi (a cura di), Da Giotto a Gentile, catalogo della
mostra, Mandragora, Firenze, 2014.
VENTURI 1915 - Lionello Venturi,
A traverso le Marche, in L’Arte, 18, pp. 1-28, 1915.
LA MOSTRA
Dove: Fabriano (AN),
Pinacoteca Civica “Bruno Molajoli” nello Spedale di Santa Maria
del Buon Gesù; itinerario urbano: Chiesa di S. Agostino,
Cappelle Giottesche; Chiesa di S. Domenico, Cappella di S. Orsola e
Sala Capitolare; Cattedrale di S. Venanzio, Cappelle di S. Lorenzo e
della Santa Croce.
Quando: dal 26 luglio al
30 novembre 2014, chiuso il lunedì mattina.
Sito Internet:
www.dagiottoagentile.it
Catalogo: Mandragora
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