Tutelare, conservare, restituire. Breve nota sulla tela di Giuseppe Avanzi nella Certosa di Ferrara
Tempo Barocco. Il metodo della Storia dell'Arte che si fa mostra. Una recensione
Carlo Bononi. L’ultimo sognatore dell’Officina ferrarese: una recensione
L'arte della parola e la parola per l'arte. Riflettendo su Michael Baxandall
Buio in sala. Guida breve ai cinema di Roma: una recensione
L'arte del ritratto nel tardo Cinquecento: ripensando a Jacopino del Conte a partire dal Ritratto di Cardinale di Vienna
Caravaggio: la tecnica pittorica degli anni romani
Matisse arabesque. Una recensione
La mostra Matisse. Arabesque che viene
proposta nel 2015 dallo spazio espositivo delle Scuderie
del Quirinale ci fa riflettere sul famoso artista francese,
esponente apicale dei fauves, in termini di comparazione
con alcune influenze culturali inaspettate: l’arte orientale, con la basilarità del
decorativismo, e la cosiddetta arte primitiva.
Lungo il percorso della mostra si passano in rassegna non solo pitture,
dunque, ma anche disegni e abiti scenici realizzati dall’artista,
oltre a manufatti fittili, sculture lignee e tessuti orientali ed
africani, accompagnati dalle parole di Matisse espresse sul concetto
di arte e sulla sua epoca, sul suo contesto culturale, piena
espressione di questo melting pot artistico sul panorama novecentesco.
Aby Warburg e Vannevar Bush: gli utopici supporti di studio tra Europa e Stati Uniti nel XX secolo
Apparentemente due mondi slegati e svincolati da qualsiasi legame, l'ambito storico-artistico e la "proto informatica" del XX secolo sono accomunate dalla ricerca di nuovi supporti per uno studio più completo e basato sulle tecniche della comparazione.
Quest'ultimo termine è in realtà la parola chiave per comprendere le varie scoperte del Novecento, a partire dai nuovi concetti di storia, di linguistica e di fisiognomica, che, insieme alla nascita della cinematografia, saranno cardine fondamentale per il metodo warburghiano e per la progettazione dell'utopica macchina Memex, da parte di Vannevar Bush.
Interventi urbanistici romani quattro-cinquecenteschi come simboli del potere. Riflettendo su Italo Insolera
A
partire dall’apporto fondamentale del testo Roma,
apparso nel 1980, a firma di Italo Insolera, si inizia una
riflessione sugli interventi urbanistici e sul riassetto di alcuni
reperti antichi a partire dal papato di Martino V per poi concludere
con il pontificato di Paolo III, scegliendo un arco temporale che si
pone come fenomeno precursore della vera e propria civiltà
dell’urbanistica, che raggiungerà il suo apice con il pontificato
di Sisto V.
Particolare
attenzione è rivolta a quelle antichità e a quelle zone dell’Urbe
che diverranno poli importanti della Roma papale moderna e simboli
del potere delle famiglie che raggiungevano il traguardo di poter
avere al soglio pontificio un loro esponente.
Il fil rouge di questo excursus nella Roma quattro-cinquecentesca è il più importante e raro
monumento dell’antichità fino a noi pervenuto, il Monumento equestre di Marco Aurelio, simbolo-principe del potere papale tra XV e XVI secolo.
Memling. Rinascimento fiammingo. Per una storia culturale dell’Europa: una recensione
La mostra dedicata al pittore fiammingo Hans Memling si propone come una
grande rassegna sui rapporti Italia – Fiandre che hanno reso grande
la civiltà del Rinascimento in Italia, mediante l’importante
committenza dei banchieri italiani ai pittori nordeuropei della
generazione di Memling e di quella a lui precedente.
Il percorso espositivo, basato sull’analisi delle tipologie pittoriche
più realizzate dai pittori fiamminghi nel XV secolo, si snoda tra la
ritrattistica, i polittici, le pale a tema religioso e numerosi
confronti con l’arte italiana, che si lascia influenzare ed
influenza, a sua volta, la pittura nordeuropea, mostrando lo
splendore delle trasparenti espressioni dei personaggi ritratti, il
patetismo delle scene religiose, la cura degli elementi naturali
nella rappresentazione del paesaggio.
Da Giotto a Gentile. Pittura e scultura a Fabriano fra Due e Trecento: una recensione
L’interessante mostra, curata da Vittorio Sgarbi ed allestita presso la Pinacoteca
Civica Bruno Molajoli di Fabriano, offre una interessante panoramica
della situazione artistica dell’area umbro-marchigiana tra i secoli
XIII e XIV.
Contestualmente al percorso espositivo, si inserisce un itinerario nei più
importanti siti pittorici della cittadina.
Significative sono le “finestre” aperte su alcune personalità artistiche, come
il Maestro di Campodonico ed Allegretto Nuzi, oltre al più noto
pittore a cui questo abitato ha dato i natali, Gentile da Fabriano, e
sulla tipologia iconografica della Madonna dell’Umiltà,
nata in questo contesto geografico e all’interno della cultura francescana.
Jean Nouvel e il National Museum of Qatar: natura, tecnologia, modernità e tradizione
L’opera dell’architetto Jean Nouvel ben si inserisce nel contesto di
esigenze relative al momento storico, sociale
e culturale in cui ha operato e continua ad operare.
Da sempre dedito alla realizzazione di edifici dediti all’espressione
delle più varie civiltà, di cui l’Institut du monde arabe di Parigi è un notevole esempio,
ha facilmente raccolto la sfida per la realizzazione di un grande
museo che potesse contenere, in perfetta simbiosi con l’ambiente
esterno, i manufatti e le opere prodotte dalla millenaria popolazione
qatara.
Le forme dell’edificio, che ricordano un minerale assai diffuso nelle
zone desertiche della penisola che affaccia sul Golfo Persico, noto
come rosa del deserto, esprimono nella loro motilità liquida sia la vicinanza con
l’ambiente naturale circostante, sia la continuità con la tradizione architettonica precedente, sia la versatilità di
un edificio moderno, progettato secondo le tecnologie più avanzate.