Aby
Warburg,
storico dell'arte amburghese morto nel 1929, sosteneva
che non si possono porre confini alle discipline
umanistiche. È proprio a partire dal suo pensiero e dal
suo “testamento metodologico” - le tavole dell'Atlante Mnemosyne
- che prende le mosse la mostra Tempo
Barocco,
ospitata nel rinnovato spazio espositivo di Palazzo
Barberini dal 15 maggio al 3 ottobre 2021, a cura di
Francesca Cappelletti e Flaminia Gennari Santori. I temi
della Fortuna
e del Pathos
barocco del ratto,
accompagnati da una timeline
di eventi che
ripercorrono le tappe più importanti della scienza,
dell'arte e della letteratura del XVII secolo,
indirizzano il visitatore in un percorso di mostra
tematico, dedicato a tutti i molteplici volti del tempo.
I sembianti di questo concetto fondamentale per l'uomo
vengono esplorati in tutti i suoi aspetti, dal mitico e
anziano Crono – Saturno per la tradizione latina – ai
trattati di misurazione, passando per gli orologi,
oggetti inaspettatamente unici e di grande fascino.
Fig. 1 - Veduta della prima sezione della mostra Il mito del Tempo
Da sinistra, La Verità svelata dal Tempo in un disegno del Baciccia e in
un dipinto di Cerrini seguiti dall'orologio notturno di Pier Tommaso Campani
con mostra dipinta da Francesco Trevisani (Foto di Alberto Novelli, Cortesia Ufficio Stampa della Mostra)
I
750 metri quadrati in cui si dipana l'esposizione,
tornati nel 2006 sotto la tutela delle Gallerie
Nazionali d'Arte antica di Roma, sono il primo “tempo”
presente nella mostra, quello del suo contenitore. Le
stanze dello spazio espositivo sono quelle che con ogni
probabilità erano destinate a Francesco Barberini,
cardinal nipote di Urbano VIII. La struttura del
Palazzo, con due ali separate al piano terra era stata
progettata con l'intento di tenere distinti ambienti e
sale di udienza dei due rami della famiglia, quello
secolare e quello cardinalizio: sul fronte nord, con
affaccio sulla città, le sale destinate a Taddeo
Barberini, nipote del Papa e Comandante dell'esercito
pontificio, sul fronte sud, con affaccio sui giardini
interni, le sale destinate al ramo cardinalizio,
rappresentato da Francesco e Antonio.
Tornando
al
percorso espositivo, dopo la sala introduttiva, dove
viene figurativamente espresso il tema e la metodologia
storico-critica utilizzata per la costruzione della
mostra, si trova una sala con un filmato che ha
l'intento di guidare il visitatore nel più ampio
contesto del Barocco, epoca dello stupore e dell'idillio
presenti non solo nelle opere d'arte mobili, ma anche
nel tessuto urbanistico di Roma, dove le residenze
cardinalizie e gli spettacolari monumenti degli spazi
cittadini conferiscono ancora oggi la poesia della
meraviglia celebrata da Giovan Battista Marino. È
proprio quest'ultimo tema, quello del rapporto tra
parola e immagine, il fil
rouge di Tempo
Barocco: ogni
sezione si presenta allo spettatore attraverso una
citazione che ha l'intento di immergerlo nella
riflessione che le opere esposte vogliono stimolare.
Fig. 2 - Veduta della prima sezione della mostra Il mito del Tempo
con le Quattro età dell'uomo di Valentin de Boulogne
(Foto di Alberto Novelli, Cortesia Ufficio Stampa della Mostra)
Le
prime
tre sezioni offrono una visione della raffigurazione del
Tempo come figura mitica. Il tema viene rappresentato
non solo come il vecchio alato e severo assimilato a
Saturno della tradizione classica e rinascimentale, ma
anche attraverso metafore derivate dalla poesia antica:
le età dell'uomo, i rapporti di Crono (dio del Tempo)
con l'antagonista Cupido (dio dell'Amore); le
personificazioni delle Ore e delle Stagioni, metafore
del tempo calcolabile, e quelle della Bellezza, della
Verità, della Speranza, dell'Occasione e dell'Eternità.
Dipinti, affreschi, specchi e orologi che presentavano
questo tipo di decorazioni avevano il ruolo di scandire
il tempo del palazzo e della vita familiare,
rievocandone i momenti più significativi.
La quarta sezione è dedicata
al tema della Vanitas, dove la natura morta è
protagonista, dove teschi, clessidre, orologi, frutti
ammaccati, fiori appassiti ricordano agli uomini la
precarietà della bellezza e la fragilità della vita
umana, mentre l'ultima sezione è dedicata agli aspetti
della teatralità e della meraviglia, protagonisti di
tante opere realizzate dagli artisti che lavoravano a
Roma nel corso del Seicento, e che scelsero di
rappresentare i propri soggetti nel momento culminante
dell'azione, evidenziandone la drammaticità. Uno degli
esempi più calzanti di questo tema è la Morte
di
Cleopatra di
Guido Cagnacci (Vienna, Kunsthistorisches Museum, Gemäldegalerie,
inv.
260, 1659-1662).
L'intera
composizione
ruota intorno alla figura della regina d'Egitto,
circondata da un gruppo di ancelle che, da sinistra
verso destra, scoprono il drammatico evento. Sui loro
volti, che sembrano quelli di una stessa modella, si
dipingono le diverse emozioni: dalla richiesta di
aiuto alla paura, dall'incomprensione alla
disperazione del pianto, fino alla rassegnazione.
Fig. 3 - Veduta della seconda sezione della mostra Il Tempo e l'Amore con
il sonno di Algardi e l'orologio da consolle di Boulle
(Foto di Alberto Novelli, Cortesia Ufficio Stampa della Mostra)
Fin
dalla
prima sezione è possibile notare un singolare
parallelismo tra pitture, disegni e sculture e orologi.
I meccanismi più complessi e svariati prodotti tra XVI e
XVII secolo sono tra i protagonisti della mostra, capaci
di dimostrare come la decorazione di questi
preziosissimi oggetti andasse di pari passo con le
sperimentazioni tecniche di quegli anni, culminate nel
1656 con il deposito del brevetto del pendolo da parte
dell'olandese Christiaan Huygens. Questa fu una delle
più importanti teorie sul tavolo di Galileo Galilei, già
iniziata a partire dalle osservazioni compiute durante
la sua docenza a Pisa tra il 1582 e il 1585. Queste
congetture furono lungamente elaborate dallo scienziato
toscano fino al 1638, quando pubblicò a Leida i Discorsi
e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove
scienze.
Attraverso la consolidata formula letteraria del
trattato in forma di dialogo, lo scienziato si occupa
nelle ultime due giornate della narrazione delle
tematiche legate alla dinamica, tra le quali rientra il
moto del pendolo.
Uno
degli
orologi più significativi tra quelli esposti è il
meccanismo da consolle raffigurante il
Trionfo dell'Amore sul Tempo
realizzato entro i primi anni del XVIII secolo
nell'ambito della bottega di André-Charles Boulle
(Collezione privata, fine XVII- inizio XVIII secolo, da
un disegno di G.A. Pordenone). Inedito e conservato
nelle sue forme originali – costruito e decorato con
legno, intarsi di tartaruga, ebano, madreperla, bronzo e
ottone – è stato notato in una collezione privata e
restaurato per l'occasione proprio da Palazzo Barberini,
facendo ritornare l'oggetto allo splendore originale.
Le
due
sculture decorative accompagnano il ritratto di re
Luigi XIV posto nella posizione del mezzogiorno sul
quadrante, sopra il quale, in volo e con la palma del
vincitore, si trova il piccolo Cupido, dio dell'Amore,
mentre nella parte inferiore l'anziano Crono tiene
nella mano destra una bilancia che regge una lama di
rasoio e stringe nella sinistra una falce recante una
frase latina traducibile con «Mentre misuri sei
falciato». L'inconsueto attributo della
bilancia-rasoio fa riconoscere in questa
personificazione quella del Tempo come Occasio
che invita lo spettatore a cogliere l'attimo senza
lasciare che lo scorrere degli eventi gli impedisca di
concludere le proprie imprese, soprattutto quelle di
carattere sentimentale e passionale. Del resto, quel
che rimane degli uomini sulla terra sono le azioni
mosse dall'amore e dall'entusiasmo, non certo dal loro
tergiversare.
Il
tema
del restauro – ma anche quello della sinergia tra enti
museali – accomuna questo oggetto con il colossale
dipinto del Ratto
delle
Sabine di
Pietro
da Cortona (Roma, Musei Capitolini – Pinacoteca
Capitolina, inv. PC 137, 1630). L'episodio
raffigurato
concentra in una tela monumentale diversi momenti
della narrazione dello scontro che portò Romolo a
ordinare al suo esercito il rapimento delle donne
Sabine. Il momento del ratto vero e proprio si consuma
in primo piano, dove le rapite e i rapitori sono stati
rappresentati nell'attimo più drammatico della storia.
Fig. 4 - Veduta della terza sezione della mostra Il Tempo tra calcolo e allegoria
Al centro il grande orologio con il Padre Tempo proveniente da Budapest
e i dipinti raffiguranti l'Allegoria del Tempo di Guido Cagnacci
e Elio e Fetonte con Saturno e le Quattro Stagioni di Nicolas Poussin
(Foto di Alberto Novelli, Cortesia Ufficio Stampa della Mostra)
Molti
sono
i musei che hanno concesso dei loro capolavori in
prestito, fra cui gli Uffizi di Firenze, il Museo di
Capodimonte di Napoli, il Rijksmuseum di Amsterdam, la
National Gallery di Londra, il Kunsthistorisches
Museum di Vienna, lo Staatliche Museen di Berlino, il
Musée Jacquemart-André di Parigi, il Museo del Prado
di Madrid. Da questi ultimi provengono la già citata Morte
di
Cleopatra
di Guido Cagnacci, pittore presente anche nella sua
superba Allegoria
del
Tempo (o della vita umana)
dalla Lampronti Gallery, il dipinto di Nicolas Poussin
Elio
e
Fetonte con Saturno e le Quattro Stagioni,
il Tempo
che
taglia le ali all'Amore
di Antoon van Dyck e la meravigliosa tela Il
Tempo
sconfitto dalla Speranza e dalla Bellezza
di Simon Vouet, immagine-guida della mostra. In
quest'opera viene raffigurato
il
tema della precarietà della vita umana in forma
allegorica. Al centro Crono, con in mano la clessidra
e la falce ai piedi, combatte con la Bellezza,
rappresentata con la lancia e il seno scoperto, che lo
afferra per i capelli. A sinistra, la Speranza si
serve dell'ancora, e dell'aiuto dei due amorini, per
uncinare le ali del tempo.
Il
tempo
profano, quello del Palazzo, rappresentato anche dai
bozzetti degli affreschi di Pietro da Cortona e di
Andrea Sacchi affiancati dai disegni per lo specchio
di Cristina di Svezia su modello berniniano, è
affiancato dall'ossessione e dalla passione per il
tempo di uomini di Chiesa come Alessandro VII e
Filippo Neri. Se il primo, pontefice della famiglia
Chigi, è rappresentato nel percorso espositivo da uno
dei meccanismi notturni progettati dai fratelli
Campani per la sua esigenza di silenzio e per la
leggibilità al buio, raffigurante un'allegoria del
tempo composta da una Fuga
in
Egitto
e da un Cupido che scaglia una freccia e l'allegoria
della Fortuna-Occasio
(Pier
Tommaso
Campani (Castel San Felice, 1650-Roma, 1694 circa) e
Francesco Trevisani (Capodistria, 1656-Roma, 1746),
l'oggetto è conservato a Roma, Musei Capitolini –
Pinacoteca Capitolina, inv. Cini 584, 1680-1690
circa), il santo della gioia è presente nella sezione
dedicata alla vanitas
con il piccolo orologio da persona proveniente dalle
stanze dell'Oratorio realizzato dalla manifattura di
Giovanni Maria Barocci (1563), che presenta
una
raffinata decorazione floreale centrata da una
raffigurazione della Madonna
Vallicelliana.
Il proprietario dell'orologio fu proprio Filippo Neri,
collezionista di strumenti di misurazione del tempo,
legati al tema della vanità e della brevità delle
ricchezze terrene su cui si basava la sua
predicazione.
Fig. 5 - Veduta dell'ingresso alla mostra dalla
facciata principale di Palazzo Barberini
(Foto di Alberto Novelli, Cortesia Ufficio Stampa della Mostra)
L'allestimento
della
mostra accompagna il visitatore in un vero e proprio
viaggio nel tempo, che attraverso citazioni e cromie
che sembrano fuoriuscire dalle opere nelle pareti,
propagandosi e inondando lo spazio circostante fino ad
accompagnare lo sguardo degli spettatori dalle opere
pittoriche ai preziosi orologi esposti in teche che,
attraverso la loro illuminazione, valorizzano ancor
più i preziosi meccanismi presentati.
Il
catalogo,
edito da Officina Libraria, presenta nelle schede
interessanti ricerche dalle quali sarà possibile
aprire una strada tutta italiana per eventi espositivi
futuri, in cui la cultura materiale si mescola alla
cultura figurativa, proponendo un'inedita quanto utile
prospettiva di restituzione alla vita sociale e
quotidiana di soggetti ed artisti coinvolti nella
realizzazione dei più importanti capolavori dell'arte
dell'età moderna.
INFORMAZIONI
www.barberinicorsini.org
| gan-aar.comunicazione@beniculturali.it
MOSTRA: Tempo
Barocco
CURATORE:
Francesca Cappelletti e Flaminia Gennari Santori
SEDE: Roma,
Palazzo
Barberini, via delle Quattro Fontane, 13
APERTURA AL
PUBBLICO: 15
maggio
– 3 ottobre 2021
ORARI:
martedì
–
domenica 10.00 – 18.00. Ultimo ingresso alle
ore 17.00.
CATALOGO:
Officina
Libraria,
ISBN 9788833671451
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