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Tempo Barocco. Il metodo della Storia dell'Arte che si fa mostra. Una recensione  

Lara Scanu
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 29 Giugno 2021, n. 915
https://www.bta.it/txt/a0/09/bta00915.html
Articolo presentato il 21 Giugno 2021, approvato il 27 Giugno 2021 e pubblicato il 29 Giugno 2021
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Area Mostre

Aby Warburg, storico dell'arte amburghese morto nel 1929, sosteneva che non si possono porre confini alle discipline umanistiche. È proprio a partire dal suo pensiero e dal suo “testamento metodologico” - le tavole dell'Atlante Mnemosyne - che prende le mosse la mostra Tempo Barocco, ospitata nel rinnovato spazio espositivo di Palazzo Barberini dal 15 maggio al 3 ottobre 2021, a cura di Francesca Cappelletti e Flaminia Gennari Santori. I temi della Fortuna e del Pathos barocco del ratto, accompagnati da una timeline di eventi che ripercorrono le tappe più importanti della scienza, dell'arte e della letteratura del XVII secolo, indirizzano il visitatore in un percorso di mostra tematico, dedicato a tutti i molteplici volti del tempo. I sembianti di questo concetto fondamentale per l'uomo vengono esplorati in tutti i suoi aspetti, dal mitico e anziano Crono – Saturno per la tradizione latina – ai trattati di misurazione, passando per gli orologi, oggetti inaspettatamente unici e di grande fascino.



Fig. 1 - Veduta della prima sezione della mostra Il mito del Tempo. Da sinistra, La Verità svelata dal Tempo in un disegno del Baciccia e in un dipinto di Cerrini, seguiti dall'orologio notturno di Pier Tommaso Campani con mostra dipinta da Francesco Trevisani (Foto di Alberto Novelli, Cortesia Ufficio Stampa della Mostra)
Fig. 1 - Veduta della prima sezione della mostra Il mito del Tempo
Da sinistra, La Verità svelata dal Tempo in un disegno del Baciccia e in
un dipinto di Cerrini seguiti dall'orologio notturno di Pier Tommaso Campani
con mostra dipinta da Francesco Trevisani
(Foto di Alberto Novelli, Cortesia Ufficio Stampa della Mostra)



I 750 metri quadrati in cui si dipana l'esposizione, tornati nel 2006 sotto la tutela delle Gallerie Nazionali d'Arte antica di Roma, sono il primo “tempo” presente nella mostra, quello del suo contenitore. Le stanze dello spazio espositivo sono quelle che con ogni probabilità erano destinate a Francesco Barberini, cardinal nipote di Urbano VIII. La struttura del Palazzo, con due ali separate al piano terra era stata progettata con l'intento di tenere distinti ambienti e sale di udienza dei due rami della famiglia, quello secolare e quello cardinalizio: sul fronte nord, con affaccio sulla città, le sale destinate a Taddeo Barberini, nipote del Papa e Comandante dell'esercito pontificio, sul fronte sud, con affaccio sui giardini interni, le sale destinate al ramo cardinalizio, rappresentato da Francesco e Antonio.

Tornando al percorso espositivo, dopo la sala introduttiva, dove viene figurativamente espresso il tema e la metodologia storico-critica utilizzata per la costruzione della mostra, si trova una sala con un filmato che ha l'intento di guidare il visitatore nel più ampio contesto del Barocco, epoca dello stupore e dell'idillio presenti non solo nelle opere d'arte mobili, ma anche nel tessuto urbanistico di Roma, dove le residenze cardinalizie e gli spettacolari monumenti degli spazi cittadini conferiscono ancora oggi la poesia della meraviglia celebrata da Giovan Battista Marino. È proprio quest'ultimo tema, quello del rapporto tra parola e immagine, il fil rouge di Tempo Barocco: ogni sezione si presenta allo spettatore attraverso una citazione che ha l'intento di immergerlo nella riflessione che le opere esposte vogliono stimolare.



Fig. 2 - Veduta della prima sezione della mostra Il mito del Tempo con le Quattro età dell'uomo di Valentin de Boulogne (Foto di Alberto Novelli, Cortesia Ufficio Stampa della Mostra)
Fig. 2 - Veduta della prima sezione della mostra Il mito del Tempo
con le Quattro età dell'uomo di Valentin de Boulogne
(Foto di Alberto Novelli, Cortesia Ufficio Stampa della Mostra)



Le prime tre sezioni offrono una visione della raffigurazione del Tempo come figura mitica. Il tema viene rappresentato non solo come il vecchio alato e severo assimilato a Saturno della tradizione classica e rinascimentale, ma anche attraverso metafore derivate dalla poesia antica: le età dell'uomo, i rapporti di Crono (dio del Tempo) con l'antagonista Cupido (dio dell'Amore); le personificazioni delle Ore e delle Stagioni, metafore del tempo calcolabile, e quelle della Bellezza, della Verità, della Speranza, dell'Occasione e dell'Eternità. Dipinti, affreschi, specchi e orologi che presentavano questo tipo di decorazioni avevano il ruolo di scandire il tempo del palazzo e della vita familiare, rievocandone i momenti più significativi.

La quarta sezione è dedicata al tema della Vanitas, dove la natura morta è protagonista, dove teschi, clessidre, orologi, frutti ammaccati, fiori appassiti ricordano agli uomini la precarietà della bellezza e la fragilità della vita umana, mentre l'ultima sezione è dedicata agli aspetti della teatralità e della meraviglia, protagonisti di tante opere realizzate dagli artisti che lavoravano a Roma nel corso del Seicento, e che scelsero di rappresentare i propri soggetti nel momento culminante dell'azione, evidenziandone la drammaticità. Uno degli esempi più calzanti di questo tema è la Morte di Cleopatra di Guido Cagnacci (Vienna, Kunsthistorisches Museum, Gemäldegalerie, inv. 260, 1659-1662). L'intera composizione ruota intorno alla figura della regina d'Egitto, circondata da un gruppo di ancelle che, da sinistra verso destra, scoprono il drammatico evento. Sui loro volti, che sembrano quelli di una stessa modella, si dipingono le diverse emozioni: dalla richiesta di aiuto alla paura, dall'incomprensione alla disperazione del pianto, fino alla rassegnazione.



Fig. 3 - Veduta della seconda sezione della mostra Il Tempo e l'Amore con il sonno di Algardi e l'orologio da consolle di Boulle (Foto di Alberto Novelli, Cortesia Ufficio Stampa della Mostra)
Fig. 3 - Veduta della seconda sezione della mostra Il Tempo e l'Amore con
il sonno di Algardi e l'orologio da consolle di Boulle
(Foto di Alberto Novelli, Cortesia Ufficio Stampa della Mostra)



Fin dalla prima sezione è possibile notare un singolare parallelismo tra pitture, disegni e sculture e orologi. I meccanismi più complessi e svariati prodotti tra XVI e XVII secolo sono tra i protagonisti della mostra, capaci di dimostrare come la decorazione di questi preziosissimi oggetti andasse di pari passo con le sperimentazioni tecniche di quegli anni, culminate nel 1656 con il deposito del brevetto del pendolo da parte dell'olandese Christiaan Huygens. Questa fu una delle più importanti teorie sul tavolo di Galileo Galilei, già iniziata a partire dalle osservazioni compiute durante la sua docenza a Pisa tra il 1582 e il 1585. Queste congetture furono lungamente elaborate dallo scienziato toscano fino al 1638, quando pubblicò a Leida i Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze. Attraverso la consolidata formula letteraria del trattato in forma di dialogo, lo scienziato si occupa nelle ultime due giornate della narrazione delle tematiche legate alla dinamica, tra le quali rientra il moto del pendolo.

Uno degli orologi più significativi tra quelli esposti è il meccanismo da consolle raffigurante il Trionfo dell'Amore sul Tempo realizzato entro i primi anni del XVIII secolo nell'ambito della bottega di André-Charles Boulle (Collezione privata, fine XVII- inizio XVIII secolo, da un disegno di G.A. Pordenone). Inedito e conservato nelle sue forme originali – costruito e decorato con legno, intarsi di tartaruga, ebano, madreperla, bronzo e ottone – è stato notato in una collezione privata e restaurato per l'occasione proprio da Palazzo Barberini, facendo ritornare l'oggetto allo splendore originale.

Le due sculture decorative accompagnano il ritratto di re Luigi XIV posto nella posizione del mezzogiorno sul quadrante, sopra il quale, in volo e con la palma del vincitore, si trova il piccolo Cupido, dio dell'Amore, mentre nella parte inferiore l'anziano Crono tiene nella mano destra una bilancia che regge una lama di rasoio e stringe nella sinistra una falce recante una frase latina traducibile con «Mentre misuri sei falciato». L'inconsueto attributo della bilancia-rasoio fa riconoscere in questa personificazione quella del Tempo come Occasio che invita lo spettatore a cogliere l'attimo senza lasciare che lo scorrere degli eventi gli impedisca di concludere le proprie imprese, soprattutto quelle di carattere sentimentale e passionale. Del resto, quel che rimane degli uomini sulla terra sono le azioni mosse dall'amore e dall'entusiasmo, non certo dal loro tergiversare.

Il tema del restauro – ma anche quello della sinergia tra enti museali – accomuna questo oggetto con il colossale dipinto del Ratto delle Sabine di Pietro da Cortona (Roma, Musei Capitolini – Pinacoteca Capitolina, inv. PC 137, 1630). L'episodio raffigurato concentra in una tela monumentale diversi momenti della narrazione dello scontro che portò Romolo a ordinare al suo esercito il rapimento delle donne Sabine. Il momento del ratto vero e proprio si consuma in primo piano, dove le rapite e i rapitori sono stati rappresentati nell'attimo più drammatico della storia.



Fig. 4 - Veduta della terza sezione della mostra Il Tempo tra calcolo e allegoria. Al centro il grande orologio con il Padre Tempo proveniente da Budapest e i dipinti raffiguranti l'Allegoria del Tempo di Guido Cagnacci e Elio e Fetonte con Saturno e le Quattro Stagioni di Nicolas Poussin (Foto di Alberto Novelli, Cortesia Ufficio Stampa della Mostra)
Fig. 4 - Veduta della terza sezione della mostra Il Tempo tra calcolo e allegoria
Al centro il grande orologio con il Padre Tempo proveniente da Budapest
e i dipinti raffiguranti l'Allegoria del Tempo di Guido Cagnacci
e Elio e Fetonte con Saturno e le Quattro Stagioni di Nicolas Poussin
(Foto di Alberto Novelli, Cortesia Ufficio Stampa della Mostra)



Molti sono i musei che hanno concesso dei loro capolavori in prestito, fra cui gli Uffizi di Firenze, il Museo di Capodimonte di Napoli, il Rijksmuseum di Amsterdam, la National Gallery di Londra, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, lo Staatliche Museen di Berlino, il Musée Jacquemart-André di Parigi, il Museo del Prado di Madrid. Da questi ultimi provengono la già citata Morte di Cleopatra di Guido Cagnacci, pittore presente anche nella sua superba Allegoria del Tempo (o della vita umana) dalla Lampronti Gallery, il dipinto di Nicolas Poussin Elio e Fetonte con Saturno e le Quattro Stagioni, il Tempo che taglia le ali all'Amore di Antoon van Dyck e la meravigliosa tela Il Tempo sconfitto dalla Speranza e dalla Bellezza di Simon Vouet, immagine-guida della mostra. In quest'opera viene raffigurato il tema della precarietà della vita umana in forma allegorica. Al centro Crono, con in mano la clessidra e la falce ai piedi, combatte con la Bellezza, rappresentata con la lancia e il seno scoperto, che lo afferra per i capelli. A sinistra, la Speranza si serve dell'ancora, e dell'aiuto dei due amorini, per uncinare le ali del tempo.

Il tempo profano, quello del Palazzo, rappresentato anche dai bozzetti degli affreschi di Pietro da Cortona e di Andrea Sacchi affiancati dai disegni per lo specchio di Cristina di Svezia su modello berniniano, è affiancato dall'ossessione e dalla passione per il tempo di uomini di Chiesa come Alessandro VII e Filippo Neri. Se il primo, pontefice della famiglia Chigi, è rappresentato nel percorso espositivo da uno dei meccanismi notturni progettati dai fratelli Campani per la sua esigenza di silenzio e per la leggibilità al buio, raffigurante un'allegoria del tempo composta da una Fuga in Egitto e da un Cupido che scaglia una freccia e l'allegoria della Fortuna-Occasio (Pier Tommaso Campani (Castel San Felice, 1650-Roma, 1694 circa) e Francesco Trevisani (Capodistria, 1656-Roma, 1746), l'oggetto è conservato a Roma, Musei Capitolini – Pinacoteca Capitolina, inv. Cini 584, 1680-1690 circa), il santo della gioia è presente nella sezione dedicata alla vanitas con il piccolo orologio da persona proveniente dalle stanze dell'Oratorio realizzato dalla manifattura di Giovanni Maria Barocci (1563), che presenta una raffinata decorazione floreale centrata da una raffigurazione della Madonna Vallicelliana. Il proprietario dell'orologio fu proprio Filippo Neri, collezionista di strumenti di misurazione del tempo, legati al tema della vanità e della brevità delle ricchezze terrene su cui si basava la sua predicazione.



Fig. 5 -  Veduta dell'ingresso alla mostra dalla facciata principale di Palazzo Barberini (Foto di Alberto Novelli, Cortesia Ufficio Stampa della Mostra)
Fig. 5 - Veduta dell'ingresso alla mostra dalla
facciata principale di Palazzo Barberini
(Foto di Alberto Novelli, Cortesia Ufficio Stampa della Mostra)



L'allestimento della mostra accompagna il visitatore in un vero e proprio viaggio nel tempo, che attraverso citazioni e cromie che sembrano fuoriuscire dalle opere nelle pareti, propagandosi e inondando lo spazio circostante fino ad accompagnare lo sguardo degli spettatori dalle opere pittoriche ai preziosi orologi esposti in teche che, attraverso la loro illuminazione, valorizzano ancor più i preziosi meccanismi presentati.

Il catalogo, edito da Officina Libraria, presenta nelle schede interessanti ricerche dalle quali sarà possibile aprire una strada tutta italiana per eventi espositivi futuri, in cui la cultura materiale si mescola alla cultura figurativa, proponendo un'inedita quanto utile prospettiva di restituzione alla vita sociale e quotidiana di soggetti ed artisti coinvolti nella realizzazione dei più importanti capolavori dell'arte dell'età moderna.

                   
                   
                   

INFORMAZIONI

www.barberinicorsini.org | gan-aar.comunicazione@beniculturali.it

MOSTRA: Tempo Barocco

CURATORE: Francesca Cappelletti e Flaminia Gennari Santori

SEDE: Roma, Palazzo Barberini, via delle Quattro Fontane, 13

APERTURA AL PUBBLICO: 15 maggio – 3 ottobre 2021

ORARI: martedì – domenica 10.00 – 18.00. Ultimo ingresso alle ore 17.00.

CATALOGO: Officina Libraria, ISBN 9788833671451

                    
                    
                    
                    
                    
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