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Memling. Rinascimento fiammingo. Per una storia culturale dell’Europa: una recensione  

Lara Scanu
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 27 Ottobre 2014, n. 738
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Area Mostre

Fig. 1

Figura 1: Ritratto di donna (frammento), 1480-1485 circa,
olio su tavola di quercia, 23,2 x 18,4 cm., collezione dell'Ambasciatore J. William Middendorf II


La mostra dedicata all’artista fiammingo Hans Memling, in corso presso le Scuderie del Quirinale, si propone come un’esposizione unica e, per dirla con le parole del Presidente dell’Azienda Speciale Palaexpo Franco Bernabè, << di rara bellezza >>: per la prima volta in Italia si trovano riunite quasi tutte le opere del grande pittore tedesco, il quale, sebbene non abbia mai soggiornato nel nostro Paese, fu una delle personalità artistiche più influenti per la formazione e diffusione di alcuni stilemi tipici del grande Rinascimento italiano, insieme alla generazione dei pionieri, rispondenti ai nomi di Jan van Eyck1, Robert Campin2 e Rogier van der Weyden3.

La mostra si compone di sette sezioni4, ciascuna delle quali si propone di affrontare uno dei molteplici grandi temi che attraversano le vicende biografiche ed artistiche di Memling.

L’artista, nato a cavallo tra il terzo e il quarto decennio del Quattrocento, condusse la sua formazione probabilmente a Colonia, città spesso citata nei paesaggi dei suoi quadri attraverso la cattedrale, ed il suo apprendistato fu guidato da van der Weiden, artista che ebbe forti legami con l’Italia, spesso meta dei suoi viaggi e destinazione delle sue opere.

Fu così con il grande maestro fiammingo appartenente alla generazione dei pionieri che Memling apprese la tecnica ad olio ben descritta e stigmatizzata nelle pagine vasariane delle Vite, e si mise in contatto con alcune tra le personalità di spicco dell’Italia delle corti, in particolare co i banchieri fiorentini, i quali avevano delle filiali nelle Fiandre.

Il primo fattore, ovvero lo studio e l’applicazione della tecnica ad olio, tipica della pittura di area fiamminga, nella produzione di Memling ha delle ricadute al contempo tradizionali ed innovative: la oramai consolidata e conosciuta lucentezza della superficie pittorica e la minuziosissima descrizione degli elementi paesaggistici e naturalistici si fondono all’accurata ricerca dell’elemento psicologico espresso attraverso lo sguardo, sempre profondo ed eloquente, come è percepibile negli occhi dello straordinario Ritratto di donna degli anni ’80 del XV secolo o nel Ritratto d’uomo con moneta romana, di un decennio precedente, probabilmente effige dell’erudito Bernardo Bembo5, padre del più famoso Pietro6. I ritratti di Memling non sono incentrati solo ed unicamente sulla figura umana, ma constano anche dell’innovativa ambientazione paesaggistica retrostante, che si scorge a partire dalla linea delle spalle del personaggio effigiato, e che apre uno scenario del tutto inconsueto ed immaginifico allo spettatore, che vedrà uno sfondo naturalistico, descritto in ogni suo dettaglio, lasciando intendere a chi osserva che il personaggio ritratto abbia posato per il pittore in una seduta en plain air, su una finestra o loggiato oppure che l’artista abbia abbinato il paesaggio retrostante al soggetto, in quanto collegato all’esperienza di vita del ritratto.

La parabola ritrattistica memlinghiana segue il corso dell’arte del ritratto quattrocentesco, segnandone una significativa svolta: è partendo dalle medesime istanze di questo artista che Piero della Francesca7 realizza i ritratti dei Duchi di Urbino con il meraviglioso paesaggio urbinate retrostante e raggiunge il culmine di tale tipologia in Italia, con il ritratto di Monna Lisa di Leonardo8, nel quale riconosciamo tutti gli elementi tipici dell’arte fiamminga, ma portati alle loro più alte ed estreme conseguenze per quanto riguarda il panorama rinascimentale.

Sebben l’arte del ritratto9 sia particolarmente legata alla produzione di Memling, le opere che rappresentano il clima culturale e di committenza, oltre che illuminare le strade di diffusione dell’arte nordeuropea, sono le pale d’altare, i trittici e i dittici di tema sacro che l’artista tedesco realizza con grande dovizia e maestria. Particolari esempi di pittura religiosa realizzata su più sportelli sono riconoscibili nel Trittico Pagagnotti degli anni ’80, realizzato per il membro dell’omonima famiglia fiorentina Benedetto10, di dimensioni relativamente ridotte rispetto ad opere come il Trittico di Jan Crabbe, tutte opere visibili ed apprezzabili in mostra, dove si nota, nella presenza di festoni vegetali, putti ed elementi architettonici classici, una, seppure minima, influenza dell’arte rinascimentale italiana e della sua dedizione all’antico.


Fig. 2

Figura 2: Passione di Cristo, 1470,
olio su tela, 54,9 x 90,1 cm., Torino, Galleria Sabauda


Quasi ad editio princeps di tutte le già citate opere si pone il Trittico del Giudizio Universale per i coniugi Tani11, il cui committente Angelo era un banchiere affiliato ai fedeli committenti del tedesco, i Portinari, grandi mecenati italiani dell’arte fiamminga: quest’opera, grande assente dell’esposizione romana, rappresenta un’importante cristallizzazione della tipologia del trittico fiammingo: i ritratti dei donatori, con i rispettivi stemmi familiari, sugli sportelli laterali nella parte del verso e sul recto la vera e propria scena sacra, non aliena dalla presenza di alcuni ritratti di coevi personaggi in vista. I committenti talvolta vengono effigiati anche sul recto dei pannelli laterali, mentre il verso è dedicato alla rappresentazione, talvolta monocroma, dei santi che detenevano il protettorato di coloro che finanziavano la realizzazione dell’opera sacra.


Fig. 3

Figura 3: Cristo benedicente, 1485,
Olio su tavola, 52 x 33,3 cm. e 53,2 x 37,2 cm., Genova, Musei di Strada Nuova, Palazzo Bianco


Di pari bellezza e vorticosità è la raffigurazione della Passione di Cristo del 1470, realizzata per Tommaso Portinari12, capo della filiale di Bruges del banco mediceo e committente altresì del Trittico, oggi alla Galleria degli Uffizi nella sala dedicata al Botticelli, realizzato da Hugo van der Goes successivamente al matrimonio del banchiere con Maria Baroncelli13: nella tavola della Galleria Sabauda, di dimensioni regolari, troviamo i due donatori ai due angoli inferiori e, dispiegata in tutto lo spazio rimanente, la storia della Passione e della Resurrezione di Cristo, narrata pittoricamente in ogni suo singolo episodio, all’interno dei quali si riconoscono, nel paesaggio tipicamente tedesco per le sue architetture, uomini e donne abbigliati sia all’antica, sia alla maniera fiamminga quattrocentesca, dalle ricche stoffe, copricapi, armi e pettinature, il tutto corredato da un paesaggio minuziosamente descritto, dai luccichii delle foglie, agli uccelli sugli alberi, alle nubi che si dissolvono nel cielo.


Fig. 4

Figura 4: Madonna col Bambino e angeli, 1480-1485 circa,
Olio su tavola, 58,8 x 48 cm., Washington, National Gallery of Art, Andrew W. Mellon Collection



Particolare anche la sezione dedicata alle immagini devozionali, dove troviamo opere come il Cristo benedicente, il cui sangue brillantemente rosso stilla dalla fronte cinta dalla corona di spine, mostrando la stigmate della mano sinistra: quest’opera è testimonianza della fortissima dimensione devozionale delle popolazioni dell’area fiamminga dell’epoca, portatrici della tradizione dell’Immago pietatis14 e del Vesperbild15 fino al tardo Cinquecento, anche nell’ambito del Rinascimento italiano.


Fig. 5

Figura 5: Trittico della vanità terrena e della salvezza divina, 1485 circa,
olio su tela, 60 x 66 cm (pannello centrale), 63 x 61 cm. (scomparti laterali), Strasburgo, Musée des Beaux – Arts



Di particolare raffinatezza e di rara erudizione è il Trittico della vanità terrena e della salvezza divina per i Loiani di Bologna, databile al 1485 circa, in cui è rappresentata, con il supporto di motti16, la parabola dell’esistenza umana.

Non mancano confronti con la coeva arte italiana: la presenza di opere del Luini17, del Botticelli18, dell’Angelico19 e del Ghirlandaio20 sono testimonianze vive dell’importanza che la produzione dei fiamminghi, in particolare di Memling, ebbe sulle opere dei pittori italiani di fine Quattrocento, talvolta dando luogo a delle vere e proprie copie dell’artista tedesco, seppur con piccole variazioni sul tema21.

Il catalogo, edito da Skira, consta di quattro saggi introduttivi, interessante la lettura delle pagine del curatore Till-Holger Borchert sul rapporto con l’Italia, e delle vere e proprie schede, ripartite in sette sezioni tematiche, ben curate in ogni singolo aspetto, il tutto è coronato da una biografia dell’artista e, a conclusione, da una ricca bibliografia.

Uscendo, si ha la sensazione di aver respirato una ventata di vera Europa, unita nei valori culturali, artistici e religiosi, dove nessuno ostenta supremazie, ma collaborazione e spunti di lavoro.





NOTE

1 Maaseik, 1395 – Bruges, 1441. Conosciuto come il perfezionatore della tecnica ad olio, fu grandissimo propulsore dell’arte fiamminga in Europa. Alcune tra le sue più importati opere rispondono ai nomi di Ritratto dei coniugi Arnolfini (1434)e Polittico dell’Agnello Mistico (1426-1432).

2 1378/1379 – Tournai, 1444. Attualmente con lui viene identificato il Maestro di Flémale.

3 Tournai, 1399 ca - Bruxelles, 1464. Fondendo i tratti coloristici dell’olio eyckiano e della volumetria di Campin, fece un viaggio in Italia in occasione del Giubileo del 1500, toccando le principali corti italiane ed osservandone le opere, traendo spunti interessanti dalle mode del tempo.

4 All’interno della mostra sono esposti anche i documenti relativi alla committenza italiana dell’artista.

5 Umanista, Venezia, 1433 – 1519.

6 Cardinale, umanista, letterato e teorico linguista, Venezia, 1470 – Roma, 1547. Con le sue Prose della volgar lingua del 1525 realizza un tentativo di unificazione linguistica del territorio italiano molto significativo.

7 Borgo Sansepolcro, 1416/1417 – 1492. Pittore, umanista e matematico, realizza molte opere di fondamentale importanza, sia a livello teorico-prospettico, sia a livello pittorico, si ricordi il ciclo delle Storie della Vera Croce per San Francesco ad Arezzo (1452 – 1460). Il Doppio ritratto dei Duchi di Urbino fu realizzato tra il 1465 e il 1472.

8 Leonardo da Vinci, Vinci, 1452 – Amboise, 1519. Il ritratto di Monna Lisa del Giocondo, altrimenti nota come Gioconda, è databile tra il 1503 e il 1506.

9 L’espressione è ripresa dal celebre saggio del critico amburghese Aby Warburg, che molto si occupò dell’arte fiamminga e dei suoi rapporti con l’Italia. Si veda WARBURG 2004.

10 Domenicano, Firenze, 1443 ca – 1523.

11 Angelo Tani, 1415 – 1492 e sua moglie Caterina Tanagli, sposati nel 1467. Per lo studio sull’opera si veda WARBURG 2004 2.

12 Banchiere fiorentino, 1424 – 1501.

13 Maria Maddalena Baroncelli, 1456 - ?

14 Particolare iconografia del Cristo sofferente, si veda PANOFSKY 1999.

15 Letteralmente, immagine del vespro, particolare espressione utilizzata per riconoscere una tipologia di scultura tedesca raffigurante la Pietà.

16 Talvolta presenti anche nei retro delle tavole dei ritratti.

17 Bernardo Scapi, Dumeza, 1481 – Milano, 1532. Madonna col Bambino, 1500 ca, Tempera su tavola, Esztergom, Keresztény Museum.

18 Alessandro Filipepi, Firenze, 1445 - 1510. Trittico della Trasfigurazione con S. Girolamo e S. Agostino, 1500 ca, Tempera su tavola, Collezione Pallavicini, Principessa Maria Camilla Pallavicini.

19 Guido di Pietro, Vicchio, 1395 ca – Roma, 1455. Scomparto di predella dalla Pala di Perugia con Storie di S. Nicola di Bari, 1437 – 1447/49, Tempera e oro su tavola, Città del Vaticano, Musei Vaticani.

20 Domenico Ghirlandaio, Firenze, 1449 - 1494. Cristo benedicente, 1490 ca, Tempera su tavola, Philadelphia, Philadelphia Museum of Art, John G. Johnson Collection, 1817.

21 Il già citato Cristo benedicente del Ghirlandaio ne è un esempio.






LA MOSTRA

DOVE: Scuderie del Quirinale, Roma , Via XXIV Maggio, 16.

QUANDO: 11 ottobre 2014 – 18 gennaio 2015.

SITO INTERNET: www.scuderiequirinale.it

CATALOGO: Skira. Memling. Rinascimento fiammingo.







BIBLIOGRAFIA

MEMLING 2014
Till Holger-Borchert, Memling. Rinascimento fiammingo, catalogo della mostra, Milano, Skira, 2014

HOLGER-BORCHERT 2005
Till Holger-Borchert, Memling, Firenze, Giunti, 2005

PANOFSKY 1999
Erwin Panofsky, Imago pietatis e altri scritti del periodo amburghese, Torino, Il Segnalibro, 1999

WARBURG 2004
Aby Warburg, Arte del ritratto e borghesia fiorentina, in La Rinascita del Paganesimo antico e altri scritti, Torino, Nino Aragno Editore, 2004

WARBURG 20042
Aby Warburg, Arte Italiana e Arte Fiamminga, in La Rinascita del Paganesimo antico e altri scritti, Torino, Nino Aragno Editore, 2004













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