«La
Repubblica
promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca
scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio
e il patrimonio
storico e artistico della Nazione» Questo è ciò
che recita
l’articolo 9 della Costituzione italiana. Tale
principio
fondamentale va affiancato al secondo comma del
primo articolo del
Codice dei Beni culturali, dove si ricorda che
«La tutela e la
valorizzazione del patrimonio culturale
concorrono a preservare la
memoria della comunità nazionale e del suo
territorio e a promuovere
lo sviluppo della cultura», completato
dall’articolo 3 dove, in
materia, si ricorda che «1. La tutela consiste
nell'esercizio delle
funzioni e nella disciplina delle attività
dirette, sulla base di
un'adeguata attività conoscitiva, ad individuare
i beni costituenti
il patrimonio culturale ed a garantirne la
protezione e la
conservazione per fini di pubblica fruizione. 2.
L'esercizio delle
funzioni di tutela si esplica anche attraverso
provvedimenti volti a
conformare e regolare diritti e comportamenti
inerenti al patrimonio
culturale.»
La
poc’anzi
menzionata sorgente legislativa a cui ogni
storico
dell’arte, conservatore museale e politico in
materia culturale
deve attingere viene spesso portata avanti dalle
amministrazioni
locali, di concerto con lo Stato e con la
comunità a cui il bene, di
fatto, appartiene per memoria e identità.
Questi
principi
sono stati sicuramente rispettati nel caso della
restituzione della monumentale tela di Giuseppe
Avanzi (Ferrara, 30
agosto 1645-29 maggio 1718) raffigurante L’apparizione
della
Beata Vergine e di san Pietro ai compagni di
san Brunone
realizzata nel 1695 per la Certosa di San
Cristoforo e rimasta
notevolmente danneggiata da un bombardamento del
1944 (fig. 1)
Fig. 1 - Fotografia successiva al bombardamento del 1944
dove si vede una delle due tele di
Giuseppe Avanzi nella sua collocazione originaria
(foto cortesia: Ufficio Stampa Musei di Arte Antica del Comune di Ferrara)
che
nelle scorse settimane è dapprima tornata alla
sua collocazione
originale (5 settembre 2023, figg. 2, 3)
Fig. 2 - Montaggio del telaio nella Certosa di Ferrara
(foto cortesia: Ufficio Stampa Musei di Arte Antica del Comune di Ferrara)
Fig. 3 - Ulteriore fase del montaggio della tela
(foto cortesia: Ufficio Stampa Musei di Arte Antica del Comune di Ferrara)
poi
presentata alla
cittadinanza (15 settembre 2023, figg. 4, 5)
Fig. 4 - Immagine della tela nella Certosa
il giorno della presentazione al pubblico
(foto cortesia: Ufficio Stampa Musei di Arte Antica del Comune di Ferrara)
Fig. 5 - Un dettaglio de L'apparizione della Beata Vergine e di san Pietro
ai compagni di san Brunone
(foto cortesia: Ufficio Stampa Musei di Arte Antica del Comune di Ferrara)
e
in seguito oggetto di
una giornata di studi (21 settembre 2023) in cui
si sono approfondite
le vicende del pittore e dell’opera.
Dopo
80
anni di assenza dalla chiesa e a seguito di un
complesso restauro
realizzato dal Laboratorio Ottorino
Nonfarmale
di San Lazzaro di Savena (BO), il dipinto è
tornato nella sua sede
con una complessa operazione possibile grazie a
un progetto
del Comune di Ferrara, in collaborazione
e con il
contributo della Regione Emilia-Romagna.
La
sinergia
istituzionale, evidente durante la presentazione
del 15
settembre scorso, consentirà, grazie anche al
contributo del
Ministero della Cultura, di restaurare anche la
seconda tela del
pittore raffigurante l’Apparizione
di
san Brunone a Ruggero Conte di Sicilia prima
della battaglia,
originariamente conservata dirimpetto alla prima
e dove tornerà tra
circa un anno.
Le
due
opere, circa 36 metri quadrati ciascuna, dipinte
in un’unica
tela senza cuciture, sono frutto del lavoro di
uno dei più
interessanti pittori del tardo Seicento
ferrarese. Ricordato da
Andrea Emiliani nella voce dedicata all’artista
sul Dizionario
Biografico
degli Italiani
come «godereccio, amante della caccia e dal
portamento “in cui
trapellava l'ardimento, lo spirito e
l'ingegno”», così come lo
ricorda l’erudito Cesare Cittadella, Giuseppe
Avanzi fu uno degli
interpreti più veloci ed agili dei secoli del
cambiamento ferrarese,
della piena età legatizia. Impegnato in
un’intensa attività
copistica così come molti dei suoi colleghi
delle generazioni
immediatamente precedenti, si prestò sia per le
importanti
committenze religiose, sia per il collezionismo
privato,
specializzandosi nella realizzazione di paesaggi
e nature morte. La
sua versatilità ben si mostra nella gigantesca
opera certosina, che
dai toni più bruni e ombrosi dello sfondo, dove
l’abitato a destra
è ben caratterizzato in ogni dettaglio, si
spinge fino alla vivacità
cromatiche e dinamiche delle vesti dei
personaggi in primo piano,
passando per la ieraticità della Vergine in alto
a sinistra,
sorretta da un fitto corteggio di angeli.
Nonostante
le
travagliate peripezie del dipinto, il restauro
lo ha riconsegnato
completamente leggibile e fruibile dai
visitatori e dalla comunità,
restituendolo anche alla sua iniziale funzione
devozionale.
Questo
esperimento
di cooperazione perfettamente riuscito si spera
sia di
insegnamento e di incoraggiamento a molti
giovani e volenterosi
storici dell’arte, al fine di renderli più
consapevoli del loro
ruolo di custodi del passato e di consegnatari
del futuro.
Per
ulteriori
informazioni:
https://www.artecultura.fe.it/index.php?id=2086
Bibliografia
essenziale:
BARUFFALDI
1844
Girolamo
Baruffaldi, Vite
de'
pittori
ferraresi,
II, Ferrara 1844, p. 306
CITTADELLA
1783
Cesare
Cittadella,
Catalogo
istorico
de' pittori e scultori ferraresi,
Ferrara 1783, IV, pp. 52-72
EMILIANI
1962
Andrea
Emiliani,
Avanzi,
Giuseppe,
in DBI,
IV, 1962
GHELFI
2016
Barbara
Ghelfi,
La
pittura
a Ferrara nel secondo Seicento,
Ferrara 2016
RICCÒMINI
1969