Roma,
Istituto Centrale per
la grafica – Palazzo della Calcografia
(19
settembre
2023 - 07 gennaio 2024)
In occasione della candidatura, voluta ad inizio 2023 dal
Ministero
della Cultura, della Via Appia a bene
riconosciuto dal
Patrimonio Mondiale UNESCO, l'Istituto Centrale per la
Grafica
dedica una mostra alla Regina Viarum ,
una vera e propria azione culturale di tutela,
valorizzazione e
soprattutto fruizione, sul solco delle iniziative che il
Paese
propone per sostenerne la designazione.
L'esposizione conta circa
settanta
opere, tutte
selezionate tra le oltre trecento dedicate
all'antica strada,
presenti nelle collezioni e nei depositi dell'Istituto;
essa
racconta attraverso disegni, incisioni, matrici, taccuini
e
fotografie, la fortuna iconografica del primo asse
consolare romano
(312 a.C- 244 a.C. ca), la prima via pubblica dell'antica
Roma,
che, con i suoi quasi 700 km di lunghezza, è assurta a
prototipo
dell'intero sistema stradale antico. Definita
dagli
autori latini insignis, nobilis
e celeberrima divenne
fin
da subito modello imbattuto per la realizzazione
successiva
dell'intera rete viaria che dalla Capitale giungeva
nelle lontane
regioni del mondo allora conosciuto.
La mostra, ideata e curata da Gabriella Bocconi, si
struttura
idealmente, lungo l'antica arteria, secondo un cammino
cronologico,
che dal Cinquecento arriva al Novecento; opere,
appartenenti a
linguaggi grafici diversi, raccontano le visioni e l'idea
che gli
artisti incisori e fotografi si sono fatti nei secoli
dell'Appia e
dei luoghi più o meno prossimi, e, nelle parole della
direttrice
Picciau, restituiscono “una porzione del Paese che ancora
oggi
colpisce per le suggestioni derivate dalle bellezze
naturali e
monumentali”
Il percorso comincia, dove anticamente iniziava la Regina
Viarum,
con la rappresentazione dell'olandese Marteen Van
Heemskerck ,
del maestoso, ma perduto Settizonio di età
severiana, nei
pressi di Porta Capena, punto di arrivo
scenografico per chi
giungeva da Sud lungo la via consolare (fig. 1).
Fig. 1 - Maarten Van Heemskerck
Ruderi del Septizonium di Severo
29,6 X 16,1 cm., penna inchiostro bruno, 1532-1535
Gabinetto Disegni e Stampe
Fondo Nazionale (scatola 83)
Istituto Centrale per la Grafica, Roma.
Foto cortesia Ufficio Stampa della Mostra
Grazie
anche al suo
attento lavoro di rilievo ante litteram siamo in
grado di
conoscere la forma di quelle opere, come il Septizonium,
che
non sono giunte fino a noi .
Le stampe testimoniano un interesse diffuso legato
certamente alle
antichità e al rovinismo, ma restituiscono
rappresentazioni che
fanno capire come le vestigia non fossero elementi lontani
dalla
quotidianità della popolazione, ma, piuttosto, presenze
importanti,
tornate alla ribalta come patrimonio identitario, ma anche
come
modello sociale. Lo studio sui monumenti reca seco,
infatti, un
interesse di natura scientifica, in un'ottica costruttiva
e di
recupero dei modelli, che ci fa intendere il sincretismo
culturale
che era alla base della società del tempo.
Le serie di incisioni, della prima stanza, attestano le
magnificenze
della città e riconsegnano un'immagine di Roma legata alla
diffusa
letteratura periegetica,
utile
strumento di viaggio per chi era impegnato nel Grand
Tour, quel
momento
formativo che i rampolli delle case aristocratiche, prima,
e
borghesi, poi, intraprendono come tappa fondamentale del
processo
educativo del tempo .
Il percorso espositivo intende evidenziare un paesaggio in
cui
l'attenzione per l'antichità, lo studio dell'architettura
e le
suggestioni della natura si susseguono e si alternano, e,
dipanandosi
attraverso rappresentazioni lungo i 700 km di lunghezza,
testimoniano
luoghi significativi che dall'Urbe arrivano a Brundisium,
il
porto più importante dell'Italia romana, da dove partivano
le
rotte commerciali verso la Grecia, l'Oriente e l'Africa.
Sebbene
prevalgano le immagini del primo tratto, quello
laziale-alto campano,
testimonianze della moda del Viaggio formativo in
Italia, sono
stati individuati siti rappresentativi anche verso Sud.
L'itinerario segue, abbiamo detto, un andamento,
prevalentemente,
cronologico, interpolato, però, da tematiche diverse: il
gusto per
l'antico e il rovinismo, il senso per veduta, il mito e la
storia e
altri luoghi variamente legati all'arteria.
All'iniziale attrazione
per i
monumenti del passato della prima sala, si sovrappone
vieppiù un
attenzione per il paesaggio, il dato naturalistico
diventa sempre più
importante, fino, talvolta, a sostituirsi o ad
integrarsi in maniera
equilibrata, il protagonismo delle vestigia cede il
posto
all'ambiente paesistico che diventa co-protagonista o se
non
addirittura unico soggetto.
Da un punto di vista
architettonico
si nota che lo studio e la ricerca della regola e delle
proporzioni
corrette, secondo la sezione aurea, alla base degli
interessi
rinascimentali attestati nelle rappresentazioni,
vengono
rivisti in una rielaborazione del dato costruttivo in
senso poetico;
alcuni fogli ispirati agli studi di Giovan Battista
Montano ,
per esempio, reinterpretano i templi della campagna di
Albano secondo
un gusto che sembra già anticipare lo spirito barocco, in
essi
vediamo, infatti, comparire quell'inedita estensione
verticale, che
sarà propria dei progetti borrominiani (fig. 2).
Fig. 2 - David Jérôme (attribuito a)
da Giovanni Battista Montano
Sepolcro antico nella Via Appia vicino ad Albano
27,0 X 17,9 cm., bulino su rame, 1738-1880 ca.
Calcografia (campionario 94)
Istituto Centrale per la Grafica, Roma
Foto cortesia Ufficio Stampa della Mostra
Nell'affiancare opere di artisti diversi, ma di tema
identico, la
curatrice vuole guidare il pubblico verso la
consapevolezza che la
resa del soggetto, quand'anche medesimo, acquisisce
connotazione
diverse a secondo di chi osserva e di chi si appresta a
riprodurre.
Segue la densa sezione dedicata alla storia e al mito: si
parte dai
due splendidi disegni di Luca Cambiaso (1527-1585) e di
Carlo Maratta
(1625-1713), relativi alle vicende di Numa Pompilio,
secondo re di
Roma, e della Ninfa Egeria, divinità latina delle acque
sorgive ,
la cui grotta è stata identificata nel Parco della
Caffarella,
attraversato dalla Via Appia (figg. 3-4).
Fig. 3 - Cambiaso Luca (attr.)
L'incontro tra Numa Pompilio e
la ninfa Egeria al fonte, nel bosco sacro
23,4 X 35 cm., penna inchiostro colorato, post 1565
Gabinetto Disegni e Stampe
Fondo Corsini, (scatola 31)
Istituto Centrale per la Grafica, Roma
Foto cortesia Ufficio Stampa della Mostra
Fig. 4 - Maratta Carlo
La ninfa Egeria detta le leggi a Numa Pompilio
27 X 19,2 cm., penna inchiostro bruno/sanguigna
seconda metà del XVII sec
Gabinetto Disegni e Stampe, Fondo Corsini (scatola; 48)
Istituto Centrale per la Grafica, Roma
Foto cortesia Ufficio Stampa della Mostra
Una terza rappresentazione, all'acquaforte, mostra Agrippina
con
le ceneri di Germanico presso il porto di Brindisi,
ultima tappa
della via consolare, dove la matrona romana giunge dopo
aver lasciato
Antiochia dove il valente marito, Germanicus Iulius
Caesar,
abilissimo militare, all'apice della popolarità, muore,
tra atroci
sofferenze provocate, probabilmente, da un avvelenamento .
Suggeriamo di soffermarsi sull'accurato bulino di Giorgio
Ghisi
(1520-1582), da un disegno di Polidoro da Caravaggio (1499
ca-1543),
allievo di Raffaello, che raffigura Caio Mario nella
prigione di
Minturno (fig. 5),
Fig. 5 - Ghisi Giorgio, Caio Mario in prigione a Minturno
20,1 X 27 cm., bulino, 1560-1582
Gabinetto Disegni e Stampe
Fondo Nazional, (Pio volume 20F.PIO)
Istituto Centrale per la Grafica, Roma
Foto cortesia Ufficio Stampa della Mostra
e sulle due acqueforti
raffiguranti due
luoghi evocativi della storia, legati ovviamente alla
percorrenza
dell'Appia, l'Anfiteatro di Capua, uno dei topoi
del
repertorio visivo e letterario del viaggio lungo la Via
tra Roma e
Napoli, dove, secondo la tradizione storiografica, si
allenava
Spartaco ,
e la veduta delle Forche Caudine, teatro della
memorabile
disfatta da parte di Roma Repubblicana. La sezione si
conclude con la
suggestiva litografia, dai tratti pittorici, di Giulio
Gorra
(1832-1884) riproducente l'Appostamento delle
sentinelle
Garibaldine a Menfi (fig. 6).
Fig. 6 - Gorra Giulio
Appostamento di sentinelle nelle vicinanze di Melfi
post 1860, Gabinetto Disegni e Stampe
Fondo Nazionale (cartella FN216)
Istituto Centrale per la Grafica, Roma
Foto cortesia Ufficio Stampa della Mostra
La sala allestisce anche una mini-sezione dedicata alle
tecniche
artistiche, per cui, in sequenza sono esposti il disegno
preparatorio
di Vincenzo Marchi (1818-1894) per l'acquaforte di
Alessandro
Moschetti (1848-1864), raffigurante la Chiesa di S.
Urbano alla
Caffarella, area prossima all'arteria, di cui in
collezione
sono stati rintracciate la matrice in rame, incisa in
controparte, e
la stampa che ne è derivata.
Il compito di documentare la visione contemporanea è
affidato alla
fotografia di Olivo Barbieri, artista di fama
internazionale, che
alla metà degli anni '80, documenta il parco archeologico
di
Venosa, lungo la strada consolare, i cui scatti nel 2022
sono stati
raccolti nel volume Alfabeto incompiuto (fig. 7)
.
Fig. 7 - Olivo Barbieri
Abbazia della SS. Trinità di Venosa
fotografia, 1985 ca., Calcografia
Collezioni fotografiche (F-P8147)
Istituto Centrale per la Grafica, Roma
Foto cortesia Ufficio Stampa della Mostra
Con uno sguardo e un taglio di estrema modernità lo scatto
si
ricollega alla foto all'albumina, di identico soggetto, di
Romualdo
Moscioni (1949-1925), acquisita attraverso il fondo Duilio
Cambellotti
(fig. 8).
Fig. 8 - Moscioni Romualdo
Venosa. Fianco esterno dell'abbazia della SS. Trinità
20 X 25,1 cm., albumina su carta in B/N, 1881-1910 ca.
Calcografia, Collezioni fotografiche (scatola A, cartella 9)
Istituto Centrale per la Grafica, Roma
Foto cortesia Ufficio Stampa della Mostra
E ancora una serie di lastre fotografiche di Alessandro
Vasari
(1866-1929) documenta, all'indomani dell'Unità
d'Italia, le
persistenze monumentali diffuse sul territorio di una Roma
da poco
unita.
Non può mancare una sezione dedicata a Giovan Battista
Piranesi
(1720-1778), veneto di nascita, ma romano di adozione. Ha
dedicato
alla strada ed ai suoi monumenti tantissime stampe, sia
come artista
visionario, che come vedutista più puntuale. In mostra ci
sono le
bellissime matrici, dei frontespizi delle Antichità
Romane
(1756), in cui raccoglie ricostruzioni ideali della Via
Appia,
vedute che spaziano, ma anche dettagli maestosi di
vestigia. Citiamo
il virtuosistico rame di un particolare del Monumento
di Cecilia
Metella, ripreso da un punto di vista estremamente
ravvicinato
che palesa un sorprendente taglio di luce che stupisce per
modernità
(fig. 9).
Fig. 9 - Piranesi Giovanni Battista
Parte della Facciata del Sepolcro di Cecilia Metella
43,3 X 62,9 cm., matrice in rame incisa, 1743-1748
Calcografia, Fondo Piranesi (Volume 3PIR)
Istituto Centrale per la Grafica, Roma
Foto cortesia Ufficio Stampa della Mostra
Il Veneto ha avuto un rapporto con la Consolare a
più
livelli: con spirito d'archivista, ha documentato con
rigore la
maestosità delle rovine; da studioso-architetto,
interessato alla
ricerca archeologica, ha lavorato all'individuazione dei
processi
tecnico-costruttivi e della ricchezza repertoriale degli
ornamenti
delle vestigie; infine, da teorico-architetto, convinto
della
superiorità della civiltà romana, si è posto da
protagonista al
centro della dibattuta querelle sulla
architettura, in
contrasto con il programma filo-greco di Winckelmann. Al
culmine
della polemica esce il suo Parere su l'architettura
(1765),
dialogo tra due architetti, Protopiro e Didascalo,
interpreti delle
due diverse e contrastanti posizioni sulla controversia in
atto.
Convinto delle prevalenti capacità costruttive dei romani,
si
auto-censura come architetto, si persuade, cioè, che il
XVIII secolo
non avrebbe mai potuto offrire la situazione di fermento
costruttivo
dell'epoca antica e, ritenendo che non ci fossero né
commissioni e
né strumenti per eguagliare quella civiltà, decide di
dedicarsi a
raccontare e testimoniare quell'ineguagliabile e maestosa
temperie
culturale legata alla sua idea di romanità.
La sua opera è messa suggestivamente a confronto con
quella della
figlia Laura, incisora di talento, messa a lavorare a
bottega dal
padre, che, poco dopo la morte del genitore, si sposa ed
abbandona
definitivamente la professione, orientata alla produzione
di
stampe-souvenir per turisti del Grand Tour,
in cui, a
dispetto della pesante eredità con cui deve costantemente
confrontarsi, si distingue per bravura e gusto. Due stampe
del
Mausoleo di Cecilia Metella, rivelano la profonda
diversità
tra i due, accumunati, però, da perizia tecnica e
ricercatezza
ineccepibili, ma mentre Laura si esprime con analitica
individuazione
di dettagli, talvolta superflui, il padre si abbandona ad
una
poeticità, anche drammatica, che trascende la descrizione
ed immerge
l'opera in un clima appassionato ed emozionale (figg.
10-11). .
Fig. 10 - Piranesi Giovanni Battista
Sepolcro di Metella detto Capo di Bove
13,5 X 27 cm., acquaforte 1743-1748
Calcografia, Fondo Piranesi (Volume 8PIR)
Istituto Centrale per la Grafica, Roma
Foto cortesia Ufficio Stampa della Mostra
Fig. 11 - Piranesi Laura
Sepolcro di Cecilia Metella detto Capo di Bove
13,9 X 20,7 cm,, acquaforte post 1778
Gabinetto Disegni e Stampe, Fondo Corsini (volume 44H36)
Istituto Centrale per la Grafica, Roma
Foto cortesia Ufficio Stampa della Mostra
La mostra continua con disegni importanti, sulla campagna
romana,
conservati in taccuini-raccoglitori giganti, che
confrontati ai
taccuini di schizzi, di piccole dimensioni, cd da tasca,
evidenziano
tendenze diverse della medesima temperie culturale, i
primi,
testimoni di un certo collezionismo in voga all'epoca,
sono
un'interessante documentazione delle abitudini
conservative del
tempo, mentre i secondi rappresentano il desiderio di
conoscenza e
studio, e ci comunicano quel senso di ammirazione e
sorpresa provati
di fronte alla maestosità delle rovine antiche, nonchè la
necessità
di fermare su carta, in modo immediato, quell'intima
emozione
suscitata dalle stesse.
Il percorso si conclude idealmente con due opere: la
potente
xilografia di Duilio Cambellotti (1876-1960), che
rappresenta il
tracciato dell'Appia che entra a Terracina (fig.
12) . ,
Fig. 12 - Cambellotti Duilio, La rovina di Terracina
31 X 25 cm., xilografia, 1948
Calcografia (cartella 900)
Istituto Centrale per la Grafica, Roma
Foto cortesia Ufficio Stampa della Mostra
e
l'acquaforte-acquatinta, omaggio al direttore della Calcografia
degli anni Sessanta, Alfredo Petrucci (1888-1969), che
testimonia la
Grave di Castellaneta di Puglia, come località di
prossimità
dell'asse viario e terra natia dello stesso (fig. 13).
Fig. 13 - Petrucci Alfredo
Paesi di Puglia. La Grave di Castellaneta
18,9 X 12,9 cm., acquaforte/acquatinta
I metà del XX sec.
Calcografia (campionario 183)
Istituto Centrale per la Grafica, Roma
Foto cortesia Ufficio Stampa della Mostra
Il Catalogo
Regina Viarum, la Via Appia nella grafica tra Cinquento
e
Novecento,
(Catalogo della mostra, Istituto centrale per la grafica –
Palazzo
della Calcografia, Roma, 19 settembre 2023 – 07 gennaio
2024).
Accompagna la mostra il catalogo, edito da Dario
Cimorelli editore
con saggi e contributi che analizzano aspetti
iconografici, storici e
tecnici di studiosi del settore interni all'Istituto
(Rita
Bernini, Gabriella Bocconi, Angiola Maria Canevari, Franco
Fanelli,
Lucia Ghedin, Giorgio Marini, Gabriella Pace, Maria Giulia
Rinaldi,
Isabella Rossi, Giovanna Scaloni, Luca Somma, Silvia
Trisciuzzi) e
con le presentazioni della direttrice Maura Picciau e di
Angela Maria
Ferroni.
A
cura
di Gabriella Bocconi, il volume in brossura, è pubblicato
in
italiano ed inglese (unica edizione), e mostra un'elegante
grafica
e cura editoriale.
Nella
volontà
di chi ha collaborato alla sua realizzazione si configura
come uno strumento di repertorio, a disposizione sia degli
studiosi
che dei cittadini curiosi, non caduco, né legato alla sola
mostra,
esso, infatti, si lega a conoscenze e saperi sempre
validi, che non
scemano con la fine dell'esposizione.
Strutturato
in
diverse parti, vede le pagine iniziali dedicate ai
tradizionali
ringraziamenti di coloro che hanno consentito ed
appoggiato l'evento,
quindi, una corposa sezione di stampo
scientifico-letterario, con
interessanti saggi ed articoli sul ruolo della Via Appia
tra il XVI e
il XX secolo. Segue il catalogo vero e proprio,
strutturato non
convenzionalmente, in tre unità, che solo parzialmente
ripetono il
cammino della mostra: un primo blocco è dedicato alla
poesia con i
versi, per la maggior parte inediti, che Domenico Adriano,
Maria
Clelia Cardona, Barbara Carle, Anna Cascella Luciani,
Francesco
Dalessandro, Roberto Deidier, Elio Pecora, Giancarlo
Pontiggia, Marco
Vitale hanno composto per la via Appia.
Una seconda partizione presenta le opere in mostra legate
al mito ed
alla storia. Quindi, l'ultima parte raccoglie sotto la
macro-area
“Paesaggi” le restanti opere facenti parte
dell'esposizione.
Le
immagini
di alta qualità a colori e in b/n, non sono accompagnate,
volutamente, da schede di catalogo, ma da semplici,
dettagliate e
complete didascalie. Si tratta di una precisa scelta del team
che ha partecipato alla realizzazione dell'evento in
quanto
esposizione e catalogo sono affiancati da un terzo
strumento, di
natura digitale afferente al catalogo on line
delle opere
dell'Istituto (www.calcografica.it )
che, in occasione della mostra, è stato implementato di
un'ulteriore
sezione di ricerca geo-referenziata, raggiungibile
attraverso QR
code o al sito dedicato (www.appia.calcografica.it).
Nelle
ultime
pagine del catalogo è presente un'accurata
biblio-sitografia, nonché delle essenziali notizie
biografiche sui
poeti che hanno contribuito al volume.
Dove:
Istituto
Centrale
per la Grafica - Calcografia, Roma
Quando:
19
settembre 2023 - 07 gennaio 2024
dal
martedì
alla domenica dalle 10:00 alle 19:00 (ultimo ingresso alle
18.30)
biglietto
gratuito
NOTE
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