Ad un anno dalla significativa antologica
dedicata al pittore sardo Mario Sironi, Roma torna a celebrare il “notissimo sconosciuto” (così definito, con sferzante ironia, dall’intellettuale torinese, Guido Ceronetti
, con una peculiare e specifica mostra itinerante dedicata all’attività grafico-satirica dell’artista svolta, quasi ininterrottamente, tra il 1921 e il 1940» .
Non quadri, ma preziosi fogli illustrati, mordacemente dissacratori e caratterizzati da una forte carica comunicativa, disegnati indefessamente dall’artista, con matita litografica o china, e pubblicati, fino al 1927, su riviste e quotidiani dell’epoca. Non si vogliono, dunque, presentare le tragiche immagini che popolano con forza drammatica le più note opere del maestro, piuttosto un formidabile corpus grafico dimenticato e sopravvissuto, quasi indenne, a sessant’anni di consunzione del tempo» .
Al 2002 risale la prima esposizione delle potenti ed icastiche vignette , ritrovate appena due anni prima, oggetto dell’attuale mostra, ospitata, non a caso, negli ambienti della Villa, che fu la dimora di Benito Mussolini.
Si espongono circa 220 illustrazioni, atti iconici dal segno fortemente espressivo, raccolte ed organizzate tematicamente lungo un percorso espositivo che interessa gli anni tra il 1921 e il 1927 per arrivare fino al 1940. La prima grande distinzione, pensata dal curatore Fabio Benzi, ordinario di Storia dell’Arte Contemporanea a Chieti, e dalla consulente storica Monica Cioli, dell’Istituto Storico Germanico di Roma, è quella relativa alle illustrazioni pubblicate, datate fino al ‘27 (a loro volta organizzate in sub-sezioni relative alla politica italiana e alla politica estera), e quelle, particolarmente significative, non pubblicate che arrivano fino agli anni ’40.
Il numero cospicuo di fogli ritrovati nel 2000, dagli eredi della Catenacci, testimonia lo sforzo profuso dal maestro nell’alacre lavoro illustrativo a ragione considerato dalla critica possente e di qualità» ., per nulla secondario rispetto all’attività pittorica. Un impegno “matto e disperatissimo”, oltreché giornaliero, che ci mette a conoscenza della volontà dell’artista d’incidere nella quotidianità, esprime, cioè, il desiderio di parlare direttamente agli italiani. Evidentemente per Sironi l’arte significa comunicare, e per farlo vuole uscire dai salotti borghesi per rivolgersi esplicitamente ai singoli . Quest'ingente raccolta di disegni ci informa, dunque, circa l’impegno, non solo politico ma anche artistico, profuso dal sardo che, per ogni immagine consegnata, ha prodotto un numero di bozzetti e/o disegni preparatori che varia dai 4 ai 6 fogli! L’artista, indiscutibilmente, considera ogni sua illustrazione un’opera d’arte autonoma e finita, priva di quel carattere effimero precipuo del mezzo su cui compaiono le sue creazioni, lo testimonia il fatto che molte di queste vignette, affatto trascurabili, caratterizzate da forme e figure saldamente e plasticamente delineate, rese con tratti saldi e segni fortemente espressivi, non siano in bianco e nero (come poi appaiono sul quotidiano), ma siano addirittura e significativamente colorate in maniera molta attenta (fig. 3). Con pochi ed indicati tratti a matita l’artista ha saputo creare un gioco di volumi plastici eccezionale: figure scultoree, simboli e allusioni agli eventi contemporanei sono creati attraverso un tratto potente ed un uso sapiente e in chiave costruttiva della luce, i cui fasci contribuiscono alla realizzazione di quelle masse nitide altamente comunicative.
La mostra organizzata dalla Galleria Russo si presenta al pubblico con una duplice valenza: storica oltreché artistica. Le illustrazioni, infatti, scandiscono giorno per giorno il ventennio e costituiscono un eccezionale commento politico agli avvenimenti di quegli anni drammatici e complicati che hanno visto l’affermarsi del fascismo. Rappresentano, quindi, un aiuto fondamentale per il lavoro dello storico intento a focalizzare le dinamiche e l’immagine della dittatura di Mussolini. Le illustrazioni sono, pertanto, prodotto artistico d’eccezione, soprattutto per la quantità e qualità del disegno, nonché documento storico dal valore.
Eppure Sironi, come pittore, non canta “le magnifiche sorti e progressive” dell’età fascista, le sue opere drammatiche e struggenti portano il peso dello stare desolatamente al mondo, anche nei lavori più magniloquenti si scorge un’incrinatura e una fragilità che li rendono poco strumentali ai fini della propaganda di regime. Mussolini sa che non c’è commemorazione dove insiste la tragedia e, dunque, non lo sceglie e non lo celebra come vate del movimento ; come illustratore, invece, sembra un altro artista, la sua vena ironico-sarcastica piace al duce, che apprezza il modo di commentare e presentare in forma denigratoria i fatti del giorno riferiti agli avversari politici, e lo ingaggia per il suo quotidiano in quanto consono agli obiettivi propagandistici. Ma la passione per la politica, testimoniata dalle vignette satiriche prodotte, agli inizi non doveva essere così forte e sentita, una lettera alla Sarfatti, conservata presso l’Archivio Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, descrive i primi difficili momenti di collaborazione con il giornale di Mussolini: “Ripenso malinconicamente alle fatiche incredibili che ho fatto per penetrare un poco in una materia così indigesta per me come la politica, agli sforzi che nessuno conosce, ai giorni e alle notti sacrificati...” .
Sironi con questi fogli, sferzantemente ironici, pungenti, monumentali nella loro semplicità, cerca sistematicamente di screditare e/o aggredire gli avversari al fine di “costruire una società fascista” , non dimentichiamo che il maestro aderisce al movimento, già nel settembre 1919 . Ed allora ecco che prende di mira i partiti avversari del regime a cominciare dal Partito Socialista, dispregiativamente soprannominato PUS (fig. 1), raffigurato come un “caravanserraglio di disonesti e mentitori o simboleggiato da un miserabile in berretto frigio” . Anche il Partito Popolare è ripetutamente oggetto di feroce satira, in particolare il fondatore Don Luigi Sturzo è rappresentato in diversi disegni “quale orrifico e cinico profittatore, un ipocrita coperto dalla veste talare per mere ragioni di comodo” (figg. 4 e 5), ma la matita del maestro si rivolge perfino ad Alcide de Gasperi ed altri. Tra gli obiettivi polemici anche la vecchia classe governativa simbolo del passato liberismo, in particolare i rappresentati come Facta e Nitti.
Le potenti ed icastiche raffigurazioni ci proiettano dritti nella storia con episodi e questioni note come ”l’assassinio Matteotti”, la “secessione dell’Aventino”, “la questione morale” e la polemica relativa alla “vittoria mutilata”.
Anche la stampa filo-democratica è presa di mira in maniera dissacratoria: il “Corriere della Sera” di Albertini è continuamente bersagliato per le sue posizioni (fig. 6), parimenti il “Mondo” (fig. 3) e l’”Avanti” (fig. 7).
Sironi si occupa, inoltre, di politica estera, le ricche democrazie straniere sono tratteggiate con meschinità, tanti i riferimenti alle razzie economiche perpetrate dai paesi vincitori (Francia e Inghilterra in primis), e l’occhio del maestro si spinge oltreoceano denigrando la ricca America, il cui motore economico schiaccia i paesi europei.
L’artista si occupa anche del fronte opposto e punta al Comunismo russo e i suoi orrori, in particolare Lenin è delineato icasticamente come un “tiranno crudele contrapposto al magnifico cavaliere latino Mussolini” (fig. 8).
Ogni sezione della mostra, introdotta da un pannello didattico che restituisce il clima storico-culturale e le informazioni biografiche necessarie a comprendere questo sagace protagonista del XX secolo, è presentata da indicazioni di tipo storico volte a consentire la contestualizzazione delle vignette esposte, inoltre, in ogni ambiente è a disposizione un catalogo per il visitatore che voglia approfondimenti su una specifica illustrazione.
Forse in alcuni casi sarebbe stato interessante poter osservare il disegno originale del maestro affiancato alla pagina di giornale dell’epoca, in modo da recuperare concretamente il contenuto della vignetta e vivere la sensazione, seppur illusoria, di cogliere l’ironia nell’illustrazione da coevi e non da spettatori del futuro.
Il catalogo
A cura di Fabio Benzi, con la consulenza storico-scientifica di Monica Cioli, il volume in brossura, pubblicato da Palombi Editori, si presenta editorialmente curato.
Le prime quindici pagine sono dedicate ai tradizionali ringraziamenti di coloro che hanno reso possibile la mostra: Roma Capitale (Assessorato alla cultura e Sport, Sovrintendenza capitolina e Musei in Comune) e privati (Fondazione Roma, Arte e Musei).
Nelle successive 35 pagine si svolge un’apprezzabile e contenutisticamente interessante parte saggistica; tre testi scientifici di aggiornamento sull’attività illustrativa del maestro contestualizzata storicamente a firma di studiosi, esperti dell’artista e di storici puri (Fabio Benzi, ordinario di storia dell’arte contemporanea; Monica Cioli, consulente storica; Giuseppe Vacca, storico e presidente della Fondazione Gramsci). Al termine delle trattazioni scientifiche un piacevolissimo scritto, firmato da Ada Carpi de Resmini, la nipote della “gentile amica” che ha salvato in toto il patrimonio storico-artistico oggetto della mostra.
Nelle successive 215 pagine, secondo un ordine puramente cronologico, che non riflette l’andamento della mostra, si analizzano ben 344 fogli (vignette e studi per illustrazioni pubblicate su Il Popolo d’Italia). A cura di Monica Cioli, Sara La Rosa e Agnese Sferrazza, le schede hanno la tipica struttura catalografica: titolo, numero inventariale, datazione, tecnica disegnativa, supporto, dimensioni, firma ed iscrizioni se presenti (verso e/o recto), bibliografia relativa, e partecipazione ad esposizioni. Segue una breve spiegazione storicamente contestualizzata del contenuto satirico dell’immagine, quindi un più precipuo commento dell’illustrazione.
Nelle successive 5 pagine si trova un interessante elaborato, firmato da Sara Mazzarino (restauratrice e docente a Tor Vergata) in cui si spiega l’approccio all’opera d’arte in un ottica di restauro: si evidenziano criticità specifiche e metodologie minime d’intervento, visto il buono stato di conservazione, nonché gli spunti di ricerca che un intervento di tipo conservativo possa indurre nell’ambito della più ampia ricerca scientifica relativa all’autore.
Nelle ultimissime pagine Benzi ci offre una sinottica e completa nota biografica del Sironi ripartita in paragrafi riferiti alle diverse fasi artistiche attraversate dal maestro: divisionismo e futurismo; metafisica e “Novecento”; la pittura murale e gli anni Trenta; espressionismo, astrazione e materia nelle opere dal 1945 al 1961.
Sebbene succinti riferimenti bibliografici (4 cataloghi di mostre di Sironi illustratore o satirico) precedano lo svolgersi del catalogo stricto sensu, si sente la mancanza di un’aggiornata o selezionata bibliografia sull’autore, utile e fondamentale strumento di ricerca per studiosi e studenti di arte che forse, al grande pubblico potrebbe sembrare superflua. Tra gli apparati manche anche un’utile elenco delle illustrazioni pubblicate.
A corredo del volume bellissime immagini, perlopiù a pagina intera, a colori e/o in bianco e nero, ritraenti il maestro colto nella sua intimità (al lavoro, a riposo, mentre fuma una sigaretta, con amici…) e le sue illustrazioni, nonché potenti particolari di vignette, utilissimi per apprezzare la tecnica stilistica del Sironi.
NOTE
La mostra, ospitata nella suggestiva cornice di Villa Torlonia (24 ottobre 1015 - 10 gennaio 2016), arricchita di circa 100 disegni, sarà a Bologna ( 29 gennaio - 1 febbraio 2016) negli ambienti di Arte Fiera, e, infine, nuovamente a Roma (22 febbraio - 3 marzo) nella Galleria Russo.
A partire dall’agosto del 1921 Sironi fornisce quotidianamente vignette satiriche a commento dei fatti riportati da Il Popolo d’Italia giornale, fondato e diretto da Mussolini e da suoi fedelissimi. Per tutto il primo anno di vita del quotidiano si assiste ad un interessante gioco speculare tra le vignette del maestro e gli articoli di fondo a firma di Mussolini. Mentre il duce non risparmia toni crudi, volgarità e violenza, le illustrazioni satiriche, molto spesso feroci, riescono talvolta a stemperare i toni violenti utilizzati dal primo. È il caso, per esempio, del pezzo contro il “collaborazionismo” in riferimento ai partiti popolare e socialista, la scorrettezza e trivialità dello scritto viene, in qualche modo, attenuata, dalla satira del nostro che raffigura un fiasco in riferimento alle manovre della politica (fig. 1). Ma le creazioni del maestro servono anche a legittimare a livello popolare le azioni intraprese nel tentativo di affermare il nuovo “regime rivoluzionario”: all’indomani della distruzione della sede dell’Avanti a Milano, il Popolo esce con l’immagine dell’Italia che ringrazia un fascista (fig. 2)!. Nel 1943 la rivista chiude i battenti e le illustrazioni sono consegnate al gallerista milanese Ettore Gian Ferrari che, in considerazione del clima politico, non sa bene cosa farne, e decide di “restituirle” all’autore. La società del dopo guerra non può perdonare al maestro l’adesione al fascismo (sebbene, parafrasando Elio Vittorini, Elena Pontiggia, esperta del maestro, affermi che egli non abbia mai “suonato il piffero della rivoluzione fascista”, ma sia stato solo un mussoliniano convinto (cfr. Pontiggia, 2014, p. 30) e sull’uomo e sul pittore si abbatte un’inclemente damnatio memoriae. L’artista è relegato ai margini della cultura artistica della prima metà del ‘900; “Avete un grande artista, forse il più grande del momento, e non ve ne rendete conto” scrive Pablo Picasso (cfr. Pontiggia, 2014, passim) parlando di Mario Sironi che, esiliato e dimenticato, vive anni difficili, tormentati e in completa solitudine tra la disperazione, per il suicidio della figlia Rosanna, appena diciottenne, e il disorientamento per il tracollo di tutte le sue convinzioni politiche. Nel ’46 Ada Catenacci, “un’amica gentile” (cfr. Mario Sironi e le illustrazioni per “Il Popolo d’Italia”. 1921-1940, (a cura di) Fabio Benzi, catalogo della mostra (Roma, Villa Torlonia, 24 ottobre 2015 - 10 gennaio 2016, Roma 2015, p.47) e facoltosa, in segno di amicizia, acquista la cartella contenente l’intero corpus di vignette che il Gian Ferrari aveva consegnato all’artista. Il famigerato faldone di disegni, bozzetti e illustrazioni originali, rimane per quasi 60 anni dimenticato entro una valigia, che, aperta, nel 2000, in occasione della morte del figlio di Ada, rivela un tesoro assoluto ed intatto costituito di oltre 2000 fogli.
C. Brandi, parlando del consenso che l’attività disegnativa per il Popolo d’Italia porta all’artista, afferma che il lavoro da vignettista satirico rappresenta “il meglio del Novecento”, certamente un aspetto fondamentale della produzione artistica del maestro, tanto da essere addirittura ritenuta “la più alta e possente” (cfr. Brandi in In Adamo ed Eva di Mario Sironi, catalogo della mostra (Roma 1981), Galleria L’Attico-Esse Arte, passim).
Ecco il motivo per cui negli anni Trenta del secolo scorso il nostro abbandona la pittura da cavalletto per dedicarsi all’attività murale; un modo per raggiungere un pubblico più ampio, non borghese. Per Sironi, dunque, l’arte deve avere una funzione più ampia di carattere sociale. Il lavoro illustrativo, evidentemente, piace al maestro che vi si dedica quasi ininterrottamente, dal ’21 al ’40, probabilmente perché gli consente di parlare direttamente e ripetutamente al popolo Le sue vignette icastiche e comunicative, per il tramite del giornale, hanno una capacità divulgativa ampia ed estesa e Sironi sente di giungere laddove la pittura tradizionale non può arrivare.
Pontiggia, 2014, p. 47.
Marinetti, infatti, nei suoi diari annota di averlo incontrato il 5 ottobre in occasione di una riunione del comitato centrale dei Fasci di Combattimento (cfr. F.T. Marinetti, Taccuini 1915-1921, a cura di A. Bertoni, Bologna 1987, p. 446).
Acronimo mutuato ambiguamente e sarcasticamente dalla sigrla del partito PSU (Partito Socialista Unitario) (cfr. Benzi, 2015, p. 23).
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Benzi, 2015, p. 23.
Benzi, 2015, p. 23.
Bibliografia
Mario Sironi e le illustrazioni per “IL POPOLO D’ITALIA” 1921 – 1940, (a cura di) Fabio Benzi, catalogo della mostra (24 ottobre 2015 – 10 gennaio 2016), Roma 2015
Mario Sironi, (a cura di) Elena Pontiggia, catalogo della mostra (4 ottobre 2014 – 8 febbraio 2015), Ginevra-Milano, 2014. L’urbanistica di Roma dal Medioevo al Novecento, Roma, Kappa, 2007.
Mario Sironi. L’arte della satira, (a cura di) Antonello Negri e Marta Sironi, catalogo della mostra (Milano 2004-2005), Milano 2004.
Seduzioni e miserie del potere visto da sinistra – visto da destra. Galantara- Scalarini - Sironi – Guareschi – Altan, catalogo della mostra (Milano 2003), Milano 2003.
Mario Sironi illustrazioni per il “Popolo d’Italia” edite e inedite, (a cura di) C. Gian Ferrari, catalogo della mostra (Cagliari –Sassari 2002), Milano 2002.
E. Pontiggia (a cura di), M. Sironi, Scritti e pensieri, Milano 2000.
Mario Sironi, (a cura di) Augusta Monferini e Fabio Benzi, catalogo della mostra (Roma, Galleria Nazionale d’arte moderna, 10 dicembre 1993– 8 febbraio 1994), Roma 1993.
M. Argilli, Gianni Rodari: Una biografia, Torino 1990.
F. Benzi e A. Sironi, Sironi illustratore. Catalogo ragionato, Roma 1988
F. T. Marinetti, Taccuini 1915-1921, a cura di A. Bertoni, Bologna 1987.
G. Cerronetti, Un viaggio in Italia, Torino, 1983.
In Adamo ed Eva di Mario Sironi, catalogo della mostra (Roma 1981), Galleria L’Attico-Esse Arte.
Les réalismes. 1919-1939, J. Clair (a cura di), Parigi, 1980.
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