Xilo-49 - Leda partoriente, Presentazione al padre delle due uova, Hypnerotomachia Poliphili, Venezia, Aldo Manuzio Sr., 1499
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Xilo-50 - L'oracolo di Apollo, Hypnerotomachia Poliphili, Venezia, Aldo Manuzio Sr., 1499
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«Nella
tabella dextra mirai exscalpto una insigne Matroa che due ovi
havea parturito, in uno cubile regio collocata, di uno mirabile
pallacio. Cum obstetice stu pefacte, & multe altre matrone &
astante Nymphe Degli quali uscivade uno una flammula, &
delaltro ovo due spectatissime stelle.
Nell’altra
assula gli curiosi parenti del novo prodigio ignari, Nel Apolineo
templo al ditto Simulachro per oraculo, la causa & lo exito
divoti interrogavano. Agli quali el benigno Nume cusi
perplexibelmente gli rispondeva. Uni gratum mare. Alterum gratum
mari. Per tale ambiguo responso dagli pii parenti furon
reservati».
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«Nel
pannello destro ammirai scolpita una insigne matrona che aveva
partorito due uova, in una stanza regale di un palazzo
meraviglioso, con l’ostetrica stupefatta e molte altre donne,
alla presenza di Ninfe. Da un uovo usciva una flammula
e dall’altro due splendenti stelle.
Nell’altro
pannello i parenti curiosi, ignari del nuovo prodigio,
interrogavano devoti nel tempio di Apollo il relativo simulacro
come oracolo su causa ed esito dell’evento. Il benevolo Dio
rispondeva loro enigmaticamente così: A uno è grato il mare,
l’altro è grato al mare. In seguito a tale ambiguo responso, le
uova furono custodite dai devoti parenti».
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Le
xilografie 49 e 50 dell’Hypnerotomachia
Poliphili
di
Francesco Colonna signore di Palestrina (Preneste) ,
rappresentano le immagini scolpite sulle fiancate del carro di Leda.
Nella prima sono raffigurati il parto di Leda
e
la
presentazione
al padre delle due uova. Le due scene sono caratterizzate dalla
stessa scala dimensionale e divise verticalmente da una doppia linea
continua. Nell’altra xilografia è dispiegata la raffigurazione del
tempio di Apollo, dominato al centro dal relativo oracolo, a cui è
associata, in alto a sinistra, un’iscrizione riproducente il
responso divino.
Leda
è un personaggio mitologico, moglie del re spartano Tindaro e figlia
di Testio (re d’Etolia) e di Euritemide o di Glauco e Laofonte o
Leucippe. Zeus, amando Leda, si è trasformato in cigno per unirsi a
lei che, in seguito, dà alla luce due uova: l’uno, proveniente dal
suo connubio con Zeus, contenente gli immortali Elena e Polluce,
l’altro dall’unione di Leda con il suo consorte che racchiude i
mortali Clitennestra (o Clitemnestra) e Castore. Alla prima coppia
avrebbe dovuto appartenere il nome di Dioscuri, benché venga in
genere assegnato a Castore e Polluce. Secondo altre varianti del
mito, in cui si narra della presenza di due uova, da Tindareo
e Leda sarebbero nate tre principesse (Clitennestra, Timandra e
Filone) o Elena e i Dioscuri tutti da un solo uovo oppure Leda
sarebbe nutrice e sorella di Elena, nata dall’uovo partorito da
Nemesi.
Leda
che letteralmente vuol dire “la genitrice” (semanticamente vicina
a Leto, Lato, Latona, e quindi Eleuto, Ilitia), personaggio
estremamente sfaccettato e controverso all’interno di una
mitografia che la vede ora strumento divino ora oggetto erotico, è
madre di dei e di uomini appartenenti al cielo (attraverso l’unione
con Zeus, sotto le sembianze di cigno) e alla terra (per Tindaro). In
ciascun uovo nato da Leda vi sono un uomo e una donna, una coppia è
mortale e l’altra immortale. A partire da Leda, famiglie divine e
umane popolano due mondi agli antipodi, il cielo e la terra.
Quest’ultimo elemento appare, inoltre, strettamente connesso con la
Fortuna Primigenia ,
venerata in passato a Praeneste, l’antica Palestrina, dove, nel
grande tempio ad essa dedicato, la Fortuna era raffigurata in atto di
tenere in grembo Giove e Giunone bambini e di dare loro il latte,
quale regolatrice del cielo e della terra. La Fortuna, dea del
destino ma specialmente della prosperità e della felicità, a Roma
era venerata come principio di ogni cosa divina e umana ed era
considerata sotto nomi e forme diverse, tutte derivanti dalla
Primigenia.
Il mito
di Leda, associabile alla Fortuna Primigenia nella sua accezione di
generatrice del mondo celeste e terrestre, nell’Hypnerotomachia
Poliphili
rivela i suoi legami con il leitmotiv del racconto di
Francesco Colonna: l’amore (inteso in questo caso nel sua accezione
sensuale e fisica) e l’unione tra esseri appartenenti a categorie
diverse, come Polifilo e Polia, l’uno umano e l’altra ninfa ,
una delle divinità minori della Terra. Le ninfe, immaginate come
belle e graziose donne abitanti, in genere, nei luoghi più belli e
ameni, dove la natura è più rigogliosa, si lasciano amare dai
mortali, esigendo la loro assoluta fedeltà, nonostante preferiscano
la solitudine.
Leda,
rappresentata nell’età arcaica e agli inizi dell’età classica
in compagnia dei Dioscuri accanto all’uovo deposto da Nemesi, a
partire dal V secolo a. C. nell’ambito dell’arte greca,
ellenistica e romana è stata associata al cigno
e, abbandonato il piano religioso delle più antiche raffigurazioni,
con la tarda età ellenistica ha acquistato sempre maggiore interesse
l’aspetto erotico sensuale della storia .
Con Euripide (Elena, vv. 16-22 ed Ephigenia in Aulide vv.
794-800) Leda ha conquistato il ruolo di protagonista assoluta
dell’avventura con Zeus, partecipando a pieno al symplegma
amoroso con il dio .
Durante
il tardo Medioevo si è affermato il paragone di Leda che concepisce
suo figlio con Zeus tramutato in cigno, con Maria, la quale è
gravida di un figlio per l’intervento di una colomba, e
nell’Umanesimo e nel Rinascimento il mito dell’unione con il dio
è divenuto metafora della morte, secondo quanto affermano Moormann e
Uitterhoeve
.
Nella
xilografia 49 dell’Hypnerotomachia Poliphili
Leda si lega al concetto di amore, nella sua accezione fisica e, in
particolare, sui suoi esiti, essendo raffigurata come una donna
partoriente, con evidente richiamo all’iconografia della nascita
della Vergine, più che a quella di Gesù delle raffigurazioni coeve
al testo di Francesco Colonna. Infatti, il tema della Natività di
Cristo ha perso da tempo, dal punto di vista figurativo, elementi di
concreto sforzo fisico di Maria, raffigurando quest’ultima in
posizione eretta o inginocchiata accanto al Bambino, in posa
irrealistica per una donna che ha da poco partorito. Inoltre,
l’avvicinamento cigno-colomba (che tra l’altro neanche figura
nelle xilografie in esame), quali strumenti di fecondazione di Leda e
Maria, assume connotati assai diversi e addirittura giustapposti tra
loro, in quanto il rapporto di Leda con Zeus-cigno è fisico e la
loro unione si caratterizza per la sua componente erotica. Mentre, la
fecondazione di Maria, per mezzo dello Spirito Santo, rappresentato
come colomba, ha connotazione opposta: la Vergine, rimane tale anche
dopo il parto e mette al mondo il figlio con mezzi che non includono
il piacere dei sensi, per entrambe le parti (divine e umane).
Tuttavia, sia Leda che Maria sono unite da un’esperienza terrena di
parto. La xilografia 49 dell’Hypnerotomachia Poliphili
richiama quindi, dal punto di vista iconografico, le raffigurazioni
dei parti, sia nell’ambito dei soggetti sacri che profani. Nella
stessa xilografia, nella scena a destra, la presentazione del
nascituro è sostituita dalla mostra delle due uova, dall’apparenza
comune, prive di elementi distintivi. Di conseguenza, nella
xilografia 49 non sono presenti flammula e due splendenti stelle,
come ci si potrebbe aspettare dalla lettura del testo. Tali elementi
si trovano nella xilografia 50, costituente la “tabella sinistra”
del carro, che raffigura la consultazione del simulacro di Apollo,
nel relativo tempio, ad opera dei parenti di Leda, ignari del
prodigio. L’ambiente è definito in modo essenziale dal simulacro
del dio, racchiuso in una nicchia, circoscritta da paraste e
basamenti, e dalla base del simulacro stesso.
Apollo ,
figlio di Leto, è nato, insieme alla gemella Artemide, da una
relazione extraconiugale di Zeus, sposo di Era. Il suo concepimento,
avvenuto dall’unione di Leto (semanticamente vicina a Leda) e Zeus
sotto forma di quaglie a Ortigia, mostra evidenti affinità con la
vicenda che vede protagonista Leda, messa in cinta dallo stesso Zeus
sotto le sembianze di cigno. Apollo, nato a Delo, dopo nove giorni di
travaglio, posteriormente alla sorella Artemide (venuta alla luce a
Ortigia), è consultato nell’Hypnerotomachia Poliphili
per il suo potere di presiedere alle sorti e alla capacità
oracolare che lo contraddistingue, per cui è chiamato Apollo
Sortilegus.
Nella
xilografia 50 dell’Hypnerotomachia Poliphili ,
Apollo, rappresentato ignudo, reca nella propria mano destra un arco,
strumento a lui attribuito quale mezzo per infliggere la peste, come
è narrato da Omero nel primo libro dell’Iliade .
Nella xilografia dell’Hypnerotomachia Poliphili
Apollo è raffigurato con l’altra mano aperta e vuota, mostrando
quindi una disposizione pacifica, rinunciando all’uso delle frecce,
quali strumenti per infliggere pene al genere umano. Il dio pagano,
nel clima del tempo di ritorno alla classicità greca e romana, è
fonte di ispirazione per gli artisti rinascimentali anche nell’ambito
delle raffigurazioni cristiane. Infatti, in un rivalutato orizzonte
di paganesimo estetizzante ,
trovano particolare fortuna le rappresentazioni di San Sebastiano ,
martire, vittima delle frecce scagliate dai suoi commilitoni,
giustapposto alla figura del dio pagano Apollo-arciere. Invocato
contro la peste nella devozione popolare poiché si ritiene che
origine della piaga morale siano i dardi di Apollo, Sebastiano,
sopravvissuto alle frecce, è per estensione il simbolo della
sopravvivenza alla malattia.
Per
ciò che concerne le uova raffigurate nella xilografia 50
dell’Hypnerotomachia
Poliphili ,
Ariani e Gabriele indentificano nelle
«due spectatissime
stelle»
Castore e Polluce e riconoscono nella «flammula»
Elena, legandola all’emblema dell’incendio amoroso o a quello
dell’incendio di Troia o anche al fuoco di S. Elmo .
Similmente,
Nanni segnala un rinvio alle figure di Castore e Polluce da una
parte, ed Elena dall’altra, per le quali, tra le fonti
relazionabili, indica la Naturalis
Historia di
Plinio (Libri II, 101), volgarizzata da Landino, puntualizzando che
tra le stelle (paragonate anche a fiammelle o fuochi di Sant’Elmo),
di cui l’autore esamina l’influenza in mare, sono ricordati i
Dioscuri, stelle propizie ai naviganti, contrapposti alla funesta e
truce Elena, causa di naufragi e incendi navali .
Invece,
Warner ipotizza che nella xilografia 50 dell’Hypnerotomachia
Poliphili
siano omesse delle lettere e che il messaggio dovrebbe essere letto
«Uni gratum amare alterum gratum amari», non del
tutto adatto ai destini di Elena e Clitennestra, invece riferibile al
rifiuto disinteressato di Polluce di godersi l’immortalità, negata
a Castore .
Per Warner la fiamma che sale dall’uovo non dovrebbe quindi
indicare l’incendio di Troia ma piuttosto evocare le fiamme di una
torcia della vittoria o un cuore in fiamme .
Il
primo uovo citato nell’Hypnerotomachia
Poliphili ,
nella xilografia 50 contraddistinto dalla «flammula»,
è collegabile ad Elena e gli è riferibile la seconda parte del
responso di Apollo, «Alterum
gratum mari»
(l’altro
è grato al mare). Tuttavia, la flammula
non
va tradotta letteralmente in “fiamma” ma conservata nella sua
forma originale, essendo riferibile ad una tipologia di pianta ,
dai fiori gialli o bianchi odorosi, che cresce nei luoghi umidi,
conosciuta dagli antichi e moderni naturalisti talvolta con altri
nomi, essendo associata alla vitalba, alla lathraea
squammaria,
al chamaerhododendros
dai fiori gialli, al rhododendros
a fiori gialli e all’aegolethron.
È detta anche flammula-jovis,
ranunculus
flammula,
flammula
erecta,
flammula
altera.
Nociva per gli animali (poiché sviluppa calore) e per gli uomini
che, se la mangiano, sono soggetti a vaneggiamenti, vomito ed
evacuazioni, può rendere velenoso il miele se le api si posano sui
suoi fiori. Nella xilografia 50 dell’Hypnerotomachia
Poliphili
è infatti possibile riconoscere un fiore stilizzato e non una fiamma
al di sopra di un uovo.
All’epoca
dell’Hypnerotomachia Poliphili
la flammula è conosciuta con il suo nome ed indicata per
particolari usi medici
nel Tractatus de herbis ,
versione ampliata della raccolta salernitana di medicine semplici dei
Liber de semplici medicina o dei Circa instans,
manoscritti riccamente illustrati, datati tra la fine del XIII e la
seconda metà del XV secolo.
Nel
caso della xilografia 50 dell’Hypnerotomachia Poliphili
la flammula, detta anche flammula-jovis,
fiamma di Giove, è identificabile con Elena, figlia di Zeus (Giove),
alla quale può riferirsi il richiamo estetico del fiore e la sua
capacità di attrarre gli uomini, con risultati negativi per questi
ultimi, essendo la causa della guerra di Troia.
Il
responso di Apollo appare orientato verso una predisposizione
favorevole del mare nei confronti di Elena, più che verso una
indisposizione di questa per i naviganti, secondo la soluzione
proposta da Nanni che incentra il suo discorso sulla funesta e truce
Elena, causa di naufragi e incendi navali .
Secondo
il responso apollineo, Elena, contraddistinta dalla flammula,
come la pianta che cresce nei luoghi umidi, è grata al mare,
ossia a Poseidone ,
il
dio del mare e dei terremoti
favorevole
ai Greci nella guerra di Troia ,
città
che Elena spia, figurando forse come complice degli eroi nel cavallo
di legno .
Elena, inoltre, è grata a Poseidone per l’esito dei viaggi
intrapresi per mare.
L’altro
uovo citato nell’Hypnerotomachia
Poliphili ,
rappresentato nella xilografia 50, contraddistinto da «due
spectatissime stelle»,
è collegabile ai Dioscuri Castore e Polluce e gli si può riferire
la prima parte del responso di Apollo, «Uni
gratum mare»
(A
uno è grato il mare),
secondo il racconto di Diodoro di Sicilia che vede Orfeo, sorpresi
gli Argonauti in una tempesta, far voto ai Dioscuri, dei samotraci;
in seguito alla cessazione dell’evento naturale, i fuochi celesti
accesi sulle teste dei naviganti sarebbero stati chiamati Castore e
Polluce, da allora invocati nelle tempeste: «Ventis
confestim pacatis duæ
stellæ
Dioscurorum capitibus non fine videntium stupore illapsæ,
fidem periculi Deorum providentia jam depulsi fecerunt. Hinc mos, ut
quos procella agitat, Deos Samothraces in vota vocet, & si quando
stellæ
apparent, Castoris, & Pollucis has præfentiæ
adscribant.» .
Poseidone,
dio del mare e dei terremoti, è strettamente legato ad Apollo
perché, secondo Pausania ,
era uno dei custodi dell’Oracolo di Delfi prima che Apollo ne
assumesse il controllo.
Apollo
e Poseidone spesso si occupavano degli stessi aspetti delle vicende
umane: ad esempio durante la fase della fondazione di nuove colonie,
Apollo, per mezzo dell’Oracolo, autorizzava i coloni a partire e
indicava loro dove stabilirsi, mentre Poseidone si prendeva cura dei
coloni durante la navigazione verso la nuova patria e procurava le
acque lustrali per celebrare i sacrifici propiziatori per la
fondazione della nuova città. Quando mostrava il lato benigno della
sua natura, Poseidone creava nuove isole come approdo per i naviganti
e offriva un mare calmo senza tempeste .
Quindi, nell’Hypnerotomachia
Poliphili ,
il riferimento di Apollo, nella sua funzione oracolare, al mare e
quindi a Poseidone, mostra un proprio chiaro legame con quest’ultima
divinità.
Nanni
nota, nella contaminazione di fonti diverse, una tendenza
all’autonomizzarsi del motivo delle uova di Leda ed una struttura
simbolica (la sequenza uova – tempio di Apollo – investimento
sacrale delle uova) che riconduce al racconto di Pausania (III, 16,
1) secondo cui nella terra spartana, nel santuario delle Leucippidi,
figlie di Apollo, era conservato, appeso al soffitto e avvolto in
fasce, un uovo che la leggenda voleva fosse stato partorito da Leda,
e che tale ipostatizzazione delle uova di Leda può presumibilmente
ben contaminarsi con l’uovo cosmico della tradizione
orfico-pitagorica, responsabile della generazione del tutto .
Nell’iconografia
cristiana coeva alla genesi e alla realizzazione dell’Hypnerotomachia
Poliphili ,
l’uovo mantiene un significato simbolico legato alla generazione.
In tal senso ne costituisce un esempio l’uovo di struzzo ,
simbolo alchemico dei quattro elementi, di vita e della creazione per
la religione cristiana, raffigurato nella Pala
Montefeltro (1472-1474)
di Piero della Francesca (detta anche Sacra
Conversazione o
Madonna
dell’uovo)
conservata a Milano presso la Pinacoteca di Brera.
Nella
xilografia 50 dell’Hypnerotomachia Poliphili
i sacerdoti, rappresentati in piedi sulla destra, ricordano quelli
riscontrabili talvolta nelle raffigurazioni della Presentazione di
Cristo al Tempio o della Presentazione della Vergine al
Tempio, in un'unica iconografia caratterizzante sia i sacerdoti
pagani che gli ebrei, di derivazione cattolica, con il capo coperto
con una sorta di mitra vescovile, particolarmente squadrata.
Le
xilografie 49 e 50 dell’Hypnerotomachia Poliphili ,
rappresentando le conseguenze dell’unione di Leda e Zeus che trova
origine dall’amore di quest’ultimo e si concreta in un sentimento
fisico e sensuale, costituiscono un significativo tassello nel
percorso di Polifilo all’interno di un sentimento amoroso che
rinvia alla relazione tra il terreno ed il sovrannaturale anche
attraverso la mediazione del sogno, alla luce del Neoplatonismo ,
complesso di dottrine religiose e filosofiche in cui si fondono idee
platoniche e misticismo orientale che, favorito dall’afflusso di
studiosi greci in Italia intorno alla metà del XV secolo, vede una
notevole ripresa grazie a Marsilio Ficino (Figline Valdarno, 19
ottobre 1433 – Firenze, 1° ottobre 1499)
e Giovanni Pico della Mirandola (1463-1494) .
Sin dal 1462 Ficino è l’animatore dell’Accademia platonica, il
cenacolo di dotti, filosofi, artisti, letterati e scienziati, voluto
da Cosimo de’ Medici (1389 - 1464) ,
di cui ha fatto parte anche Leon Battista Alberti ,
strettamente legato a Francesco Colonna signore di Palestrina da una
frequentazione personale diretta .
I
neoplatonici attribuiscono al sogno un ruolo di primaria importanza.
Potenzialmente divino e contemporaneamente mondano, rispecchia la
duplicità stessa del mondo, non essendo né interamente di questa
terra, né celeste. Il sogno è in grado di attraversare questa
realtà intermedia, dove i legami tra ciò che è corporale e ciò
che non lo è sono falsati, ma dove è ben definita la correlazione
tra l’ideale e il fisico. Secondo Ambrosio Teodosio Macrobio (nato
verso il 360 d. C.) ,
il somnium è in grado di ispezionare quell’area intermedia
in cui corporeità e idealità si incontrano per mettere in evidenza
il loro reciproco ruolo. Dalla lettura del Simposio, il testo
dedicato da Platone alle questioni dell’amore e della bellezza, gli
umanisti neoplatonici derivano una equazione fra eros e creatività
intellettuale, riconoscendo l’amore per la bellezza in ogni sua
forma, compresa quella corporea ed erotica, come fonte di elevazione
spirituale, basandosi sulla convinzione che la bellezza terrena sia
un’immagine della bellezza assoluta. Diversamente dal Medioevo,
dalla rilettura platonica è scaturita una visione dell’uomo come
espressione non mortificata dello spirito, immagine di Dio, partecipe
a pieno del titolo del grande disegno divino. Il mondo è il carcere,
la prigione dove l’ideale si trova racchiuso e il compito dell’uomo
è favorirne la liberazione.
Inoltre,
dato che le xilografie 49 e 50 dell’Hypnerotomachia Poliphili
sono le riproduzioni di rilievi, rinviano, a loro volta, al ruolo
delle arti
di rendere l’incorporeo corporeo. Infatti, Marsilio Ficino, a
proposito dell’amore per la bellezza quale atto di contemplazione e
conoscenza, sostiene che l’amore per qualsiasi tipo di bellezza sia
raggiungibile attraverso i sensi della vista, dell’udito e del
pensiero. Da questi stessi sensi scaturisce la capacità di rendere –
per mezzo di conoscenza e proporzione – l’incorporeo corporeo, e
la possibilità di dar vita a creazioni artistiche e musicali.
Infine,
è significativo riscontrare, nella descrizione dei rilievi con la
storia di Leda dell’Hypnerotomachia Poliphili
la citazione delle due uova e il relativo responso di Apollo,
iscritto nella xilografia 50, invertiti tra loro. Infatti, all’uovo
con la «flammula»
si riferisce la parte finale del responso, «Alterum gratum mari»
(l’altro è grato al mare); all’uovo, contraddistinto da «due
spectatissime stelle» si connette la parte iniziale della risposta
del dio, «Uni gratum mare» (A uno è grato il mare). La
disposizione “a specchio” di uova e responso ad esse riferito può
essere letta come il richiamo alla concezione neoplatonica dell’arte
come specchio anagogico del Bello in sé.
Quindi,
le xilografie 49 e 50 dell’Hypnerotomachia Poliphili ,
raffiguranti il parto di Leda, la presentazione al padre delle
due uova e l’oracolo di Apollo, mostrano una rilettura della
cultura antica, attenta alla natura spiegata attraverso il mito,
influenzata dal Cristianesimo e, nello stesso tempo, aperta ad una
nuova rinnovata attenzione verso l’uomo ed il suo ambiente come
riflesso dell’intellegibile.
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DIZIONARIO
1839
Dizionario
delle scienze naturali nel quale Si tratta metodicamente dei
differenti esseri della natura, considerati o in loro stessi, secondo
lo stato attuale delle nostre cognizioni, o relativamente all’utilità
che ne può risultare per la medicina, l’agricoltura, il commercio,
e le arti. Accompagnato da una biografia de’ più celebri
naturalisti. Opera utile ai medici, agli agricoltori, ai mercanti,
agli artisti, ai manifattori, e a tutti coloro, che desiderano
conoscere le produzioni della natura, i loro caratteri generici e
specifici, il loro luogo natale, le loro proprietà, ed usi.
Compilata da varj professori del giardino del re, e delle principali
scuole di Parigi,
Prima traduzione dal Francese con aggiunte e correzioni, vol. X,
Firenze, per V. Batelli e compagni, 1839.
ENCYCLOPÉDIE
1780-1782
Encyclopédie,
ou dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers /
mis en ordre et publié par M. Diderot. et quant é la partie
mathématique par M. d’Alembert,
Lausanne - Berne, tome XXV. partie II, chez les Sociétés
typographiques, 1780-1782.
GROTE
G. 1855
Giorgio
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della Grecia antica di Giorgio Grote.
Recata in Italiano con aggiunta di note ed appendici da Olimpia
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MÜLLER
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Cristiano
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– Domenico CAPELLINA,
Opere utili ad ogni persona educata raccolte col consiglio d’uomini
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PARISOT
1838
PARISOT,
Biografia
universale antica e moderna. Parte mitologica, ossia storia, per
ordine d’alfabeto, de’ personaggi de’ tempi eroici e delle
deità greche, italiche, egizie, indiane, giapponesi, scandinave,
celtiche, messicane, ecc. Opera affatta nuova compilata in Francia da
Parisot e per la prima volta recata in Italiano,
vol. II, Venezia, Gian Battista Missiaglia dalla Tipografia di G.
Molinari, 1838.
RAMADORI
M. 2014
Michela
RAMADORI, Arte
e confraternite a Carsoli, intorno alla chiesa di Santa Vittoria.
Dipinti del ‘600 commissionati dalle confraternite laicali
carseolane e dalla Misericordia dell’Ordine dei Cavalieri di Malta,
Pietrasecca di Carsoli (AQ), Associazione Culturale Lumen (onlus),
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RAMORINO
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Lodovico
TOMMASINI, Metodo di studiare, e d’insegnare cristianamente, e
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fon rapportate alla Storia della Scrittura, e alla Storia Profana, o
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Marina
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G. 1735
Gian-Girolamo
e Jacopo ZANNICHELLI, Istoria
delle piante che nascono ne’ lidi intorno a Venezia opera postuma
di Gian-Girolamo Zannichelli accresciuta da Gian Jacopo figliuolo
dello stesso, ed accademico dell’Istituto delle Scienze di Bologna
e pubblicata a spese sue,
Venezia, Appresso Antonio Bortoli, 1735.
Vedi nel BTA:
LE XILOGRAFIE DELL'HYPNEROTOMACHIA POLIPHILI
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