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Leda partoriente, Presentazione delle uova e L'oracolo di Apollo: iconografia di due xilografie dell'Hypnerotomachia Poliphili Hypnerotomachia Poliphili, scheda delle xilografie nn. 49 e 50

Michela Ramadori
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 3 Maggio 2015, n. 769
http://www.bta.it/txt/a0/07/bta00769.html
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Xilo-49 - Leda partoriente, Presentazione al padre delle due uova,
Hypnerotomachia Poliphili, Venezia, Aldo Manuzio Sr., 1499

Xilo-50 - L'oracolo di Apollo,
Hypnerotomachia Poliphili, Venezia, Aldo Manuzio Sr., 1499



«Nella tabella dextra mirai exscalpto una insigne Matroa che due ovi havea parturito, in uno cubile regio collocata, di uno mirabile pallacio. Cum obstetice stu pefacte, & multe altre matrone & astante Nymphe Degli quali uscivade uno una flammula, & delaltro ovo due spectatissime stelle.

Nell’altra assula gli curiosi parenti del novo prodigio ignari, Nel Apolineo templo al ditto Simulachro per oraculo, la causa & lo exito divoti interrogavano. Agli quali el benigno Nume cusi perplexibelmente gli rispondeva. Uni gratum mare. Alterum gratum mari. Per tale ambiguo responso dagli pii parenti furon reservati».



«Nel pannello destro ammirai scolpita una insigne matrona che aveva partorito due uova, in una stanza regale di un palazzo meraviglioso, con l’ostetrica stupefatta e molte altre donne, alla presenza di Ninfe. Da un uovo usciva una
flammula e dall’altro due splendenti stelle.

Nell’altro pannello i parenti curiosi, ignari del nuovo prodigio, interrogavano devoti nel tempio di Apollo il relativo simulacro come oracolo su causa ed esito dell’evento. Il benevolo Dio rispondeva loro enigmaticamente così: A uno è grato il mare, l’altro è grato al mare. In seguito a tale ambiguo responso, le uova furono custodite dai devoti parenti».

Le xilografie 49 e 50 dell’Hypnerotomachia Poliphili 1 di Francesco Colonna signore di Palestrina (Preneste) 2 , rappresentano le immagini scolpite sulle fiancate del carro di Leda. Nella prima sono raffigurati il parto di Leda e la presentazione al padre delle due uova. Le due scene sono caratterizzate dalla stessa scala dimensionale e divise verticalmente da una doppia linea continua. Nell’altra xilografia è dispiegata la raffigurazione del tempio di Apollo, dominato al centro dal relativo oracolo, a cui è associata, in alto a sinistra, un’iscrizione riproducente il responso divino.

Leda 3 è un personaggio mitologico, moglie del re spartano Tindaro e figlia di Testio (re d’Etolia) e di Euritemide o di Glauco e Laofonte o Leucippe. Zeus, amando Leda, si è trasformato in cigno per unirsi a lei che, in seguito, dà alla luce due uova: l’uno, proveniente dal suo connubio con Zeus, contenente gli immortali Elena e Polluce, l’altro dall’unione di Leda con il suo consorte che racchiude i mortali Clitennestra (o Clitemnestra) e Castore. Alla prima coppia avrebbe dovuto appartenere il nome di Dioscuri, benché venga in genere assegnato a Castore e Polluce. Secondo altre varianti del mito, in cui si narra della presenza di due uova, da Tindareo e Leda sarebbero nate tre principesse (Clitennestra, Timandra e Filone) o Elena e i Dioscuri tutti da un solo uovo oppure Leda sarebbe nutrice e sorella di Elena, nata dall’uovo partorito da Nemesi.

Leda che letteralmente vuol dire “la genitrice” (semanticamente vicina a Leto, Lato, Latona, e quindi Eleuto, Ilitia), personaggio estremamente sfaccettato e controverso all’interno di una mitografia che la vede ora strumento divino ora oggetto erotico, è madre di dei e di uomini appartenenti al cielo (attraverso l’unione con Zeus, sotto le sembianze di cigno) e alla terra (per Tindaro). In ciascun uovo nato da Leda vi sono un uomo e una donna, una coppia è mortale e l’altra immortale. A partire da Leda, famiglie divine e umane popolano due mondi agli antipodi, il cielo e la terra. Quest’ultimo elemento appare, inoltre, strettamente connesso con la Fortuna Primigenia 4 , venerata in passato a Praeneste, l’antica Palestrina, dove, nel grande tempio ad essa dedicato, la Fortuna era raffigurata in atto di tenere in grembo Giove e Giunone bambini e di dare loro il latte, quale regolatrice del cielo e della terra. La Fortuna, dea del destino ma specialmente della prosperità e della felicità, a Roma era venerata come principio di ogni cosa divina e umana ed era considerata sotto nomi e forme diverse, tutte derivanti dalla Primigenia.

Il mito di Leda, associabile alla Fortuna Primigenia nella sua accezione di generatrice del mondo celeste e terrestre, nell’Hypnerotomachia Poliphili 5 rivela i suoi legami con il leitmotiv del racconto di Francesco Colonna: l’amore (inteso in questo caso nel sua accezione sensuale e fisica) e l’unione tra esseri appartenenti a categorie diverse, come Polifilo e Polia, l’uno umano e l’altra ninfa 6 , una delle divinità minori della Terra. Le ninfe, immaginate come belle e graziose donne abitanti, in genere, nei luoghi più belli e ameni, dove la natura è più rigogliosa, si lasciano amare dai mortali, esigendo la loro assoluta fedeltà, nonostante preferiscano la solitudine.

Leda, rappresentata nell’età arcaica e agli inizi dell’età classica in compagnia dei Dioscuri accanto all’uovo deposto da Nemesi, a partire dal V secolo a. C. nell’ambito dell’arte greca, ellenistica e romana è stata associata al cigno 7 e, abbandonato il piano religioso delle più antiche raffigurazioni, con la tarda età ellenistica ha acquistato sempre maggiore interesse l’aspetto erotico sensuale della storia 8 . Con Euripide (Elena, vv. 16-22 ed Ephigenia in Aulide vv. 794-800) Leda ha conquistato il ruolo di protagonista assoluta dell’avventura con Zeus, partecipando a pieno al symplegma amoroso con il dio 9 .

Durante il tardo Medioevo si è affermato il paragone di Leda che concepisce suo figlio con Zeus tramutato in cigno, con Maria, la quale è gravida di un figlio per l’intervento di una colomba, e nell’Umanesimo e nel Rinascimento il mito dell’unione con il dio è divenuto metafora della morte, secondo quanto affermano Moormann e Uitterhoeve 10 .

Nella xilografia 49 dell’Hypnerotomachia Poliphili 11 Leda si lega al concetto di amore, nella sua accezione fisica e, in particolare, sui suoi esiti, essendo raffigurata come una donna partoriente, con evidente richiamo all’iconografia della nascita della Vergine, più che a quella di Gesù delle raffigurazioni coeve al testo di Francesco Colonna. Infatti, il tema della Natività di Cristo ha perso da tempo, dal punto di vista figurativo, elementi di concreto sforzo fisico di Maria, raffigurando quest’ultima in posizione eretta o inginocchiata accanto al Bambino, in posa irrealistica per una donna che ha da poco partorito. Inoltre, l’avvicinamento cigno-colomba (che tra l’altro neanche figura nelle xilografie in esame), quali strumenti di fecondazione di Leda e Maria, assume connotati assai diversi e addirittura giustapposti tra loro, in quanto il rapporto di Leda con Zeus-cigno è fisico e la loro unione si caratterizza per la sua componente erotica. Mentre, la fecondazione di Maria, per mezzo dello Spirito Santo, rappresentato come colomba, ha connotazione opposta: la Vergine, rimane tale anche dopo il parto e mette al mondo il figlio con mezzi che non includono il piacere dei sensi, per entrambe le parti (divine e umane). Tuttavia, sia Leda che Maria sono unite da un’esperienza terrena di parto. La xilografia 49 dell’Hypnerotomachia Poliphili 12 richiama quindi, dal punto di vista iconografico, le raffigurazioni dei parti, sia nell’ambito dei soggetti sacri che profani. Nella stessa xilografia, nella scena a destra, la presentazione del nascituro è sostituita dalla mostra delle due uova, dall’apparenza comune, prive di elementi distintivi. Di conseguenza, nella xilografia 49 non sono presenti flammula e due splendenti stelle, come ci si potrebbe aspettare dalla lettura del testo. Tali elementi si trovano nella xilografia 50, costituente la “tabella sinistra” del carro, che raffigura la consultazione del simulacro di Apollo, nel relativo tempio, ad opera dei parenti di Leda, ignari del prodigio. L’ambiente è definito in modo essenziale dal simulacro del dio, racchiuso in una nicchia, circoscritta da paraste e basamenti, e dalla base del simulacro stesso.

Apollo 13 , figlio di Leto, è nato, insieme alla gemella Artemide, da una relazione extraconiugale di Zeus, sposo di Era. Il suo concepimento, avvenuto dall’unione di Leto (semanticamente vicina a Leda) e Zeus sotto forma di quaglie a Ortigia, mostra evidenti affinità con la vicenda che vede protagonista Leda, messa in cinta dallo stesso Zeus sotto le sembianze di cigno. Apollo, nato a Delo, dopo nove giorni di travaglio, posteriormente alla sorella Artemide (venuta alla luce a Ortigia), è consultato nell’Hypnerotomachia Poliphili 14 per il suo potere di presiedere alle sorti e alla capacità oracolare che lo contraddistingue, per cui è chiamato Apollo Sortilegus.

Nella xilografia 50 dell’Hypnerotomachia Poliphili 15 , Apollo, rappresentato ignudo, reca nella propria mano destra un arco, strumento a lui attribuito quale mezzo per infliggere la peste, come è narrato da Omero nel primo libro dell’Iliade 16 . Nella xilografia dell’Hypnerotomachia Poliphili 17 Apollo è raffigurato con l’altra mano aperta e vuota, mostrando quindi una disposizione pacifica, rinunciando all’uso delle frecce, quali strumenti per infliggere pene al genere umano. Il dio pagano, nel clima del tempo di ritorno alla classicità greca e romana, è fonte di ispirazione per gli artisti rinascimentali anche nell’ambito delle raffigurazioni cristiane. Infatti, in un rivalutato orizzonte di paganesimo estetizzante 18 , trovano particolare fortuna le rappresentazioni di San Sebastiano 19 , martire, vittima delle frecce scagliate dai suoi commilitoni, giustapposto alla figura del dio pagano Apollo-arciere. Invocato contro la peste nella devozione popolare poiché si ritiene che origine della piaga morale siano i dardi di Apollo, Sebastiano, sopravvissuto alle frecce, è per estensione il simbolo della sopravvivenza alla malattia.

Per ciò che concerne le uova raffigurate nella xilografia 50 dell’Hypnerotomachia Poliphili 20 , Ariani e Gabriele indentificano nelle «due spectatissime stelle» Castore e Polluce e riconoscono nella «flammula» Elena, legandola all’emblema dell’incendio amoroso o a quello dell’incendio di Troia o anche al fuoco di S. Elmo 21 .

Similmente, Nanni segnala un rinvio alle figure di Castore e Polluce da una parte, ed Elena dall’altra, per le quali, tra le fonti relazionabili, indica la Naturalis Historia di Plinio (Libri II, 101), volgarizzata da Landino, puntualizzando che tra le stelle (paragonate anche a fiammelle o fuochi di Sant’Elmo), di cui l’autore esamina l’influenza in mare, sono ricordati i Dioscuri, stelle propizie ai naviganti, contrapposti alla funesta e truce Elena, causa di naufragi e incendi navali 22 .

Invece, Warner ipotizza che nella xilografia 50 dell’Hypnerotomachia Poliphili 23 siano omesse delle lettere e che il messaggio dovrebbe essere letto «Uni gratum amare alterum gratum amari», non del tutto adatto ai destini di Elena e Clitennestra, invece riferibile al rifiuto disinteressato di Polluce di godersi l’immortalità, negata a Castore 24 . Per Warner la fiamma che sale dall’uovo non dovrebbe quindi indicare l’incendio di Troia ma piuttosto evocare le fiamme di una torcia della vittoria o un cuore in fiamme 25 .

Il primo uovo citato nell’Hypnerotomachia Poliphili 26 , nella xilografia 50 contraddistinto dalla «flammula», è collegabile ad Elena e gli è riferibile la seconda parte del responso di Apollo, «Alterum gratum mari» (l’altro è grato al mare). Tuttavia, la flammula non va tradotta letteralmente in “fiamma” ma conservata nella sua forma originale, essendo riferibile ad una tipologia di pianta 27 , dai fiori gialli o bianchi odorosi, che cresce nei luoghi umidi, conosciuta dagli antichi e moderni naturalisti talvolta con altri nomi, essendo associata alla vitalba, alla lathraea squammaria, al chamaerhododendros dai fiori gialli, al rhododendros a fiori gialli e all’aegolethron. È detta anche flammula-jovis, ranunculus flammula, flammula erecta, flammula altera. Nociva per gli animali (poiché sviluppa calore) e per gli uomini che, se la mangiano, sono soggetti a vaneggiamenti, vomito ed evacuazioni, può rendere velenoso il miele se le api si posano sui suoi fiori. Nella xilografia 50 dell’Hypnerotomachia Poliphili 28 è infatti possibile riconoscere un fiore stilizzato e non una fiamma al di sopra di un uovo.

All’epoca dell’Hypnerotomachia Poliphili 29 la flammula è conosciuta con il suo nome ed indicata per particolari usi medici 30 nel Tractatus de herbis 31 , versione ampliata della raccolta salernitana di medicine semplici dei Liber de semplici medicina o dei Circa instans, manoscritti riccamente illustrati, datati tra la fine del XIII e la seconda metà del XV secolo.

Nel caso della xilografia 50 dell’Hypnerotomachia Poliphili 32 la flammula, detta anche flammula-jovis, fiamma di Giove, è identificabile con Elena, figlia di Zeus (Giove), alla quale può riferirsi il richiamo estetico del fiore e la sua capacità di attrarre gli uomini, con risultati negativi per questi ultimi, essendo la causa della guerra di Troia.

Il responso di Apollo appare orientato verso una predisposizione favorevole del mare nei confronti di Elena, più che verso una indisposizione di questa per i naviganti, secondo la soluzione proposta da Nanni che incentra il suo discorso sulla funesta e truce Elena, causa di naufragi e incendi navali 33 .

Secondo il responso apollineo, Elena, contraddistinta dalla flammula, come la pianta che cresce nei luoghi umidi, è grata al mare, ossia a Poseidone 34 , il dio del mare e dei terremoti favorevole ai Greci nella guerra di Troia 35 , città che Elena spia, figurando forse come complice degli eroi nel cavallo di legno 36 . Elena, inoltre, è grata a Poseidone per l’esito dei viaggi intrapresi per mare.

L’altro uovo citato nell’Hypnerotomachia Poliphili 37 , rappresentato nella xilografia 50, contraddistinto da «due spectatissime stelle», è collegabile ai Dioscuri Castore e Polluce e gli si può riferire la prima parte del responso di Apollo, «Uni gratum mare» (A uno è grato il mare), secondo il racconto di Diodoro di Sicilia che vede Orfeo, sorpresi gli Argonauti in una tempesta, far voto ai Dioscuri, dei samotraci; in seguito alla cessazione dell’evento naturale, i fuochi celesti accesi sulle teste dei naviganti sarebbero stati chiamati Castore e Polluce, da allora invocati nelle tempeste: «Ventis confestim pacatis duæ stellæ Dioscurorum capitibus non fine videntium stupore illapsæ, fidem periculi Deorum providentia jam depulsi fecerunt. Hinc mos, ut quos procella agitat, Deos Samothraces in vota vocet, & si quando stellæ apparent, Castoris, & Pollucis has præfentiæ adscribant.» 38 .

Poseidone, dio del mare e dei terremoti, è strettamente legato ad Apollo perché, secondo Pausania 39 , era uno dei custodi dell’Oracolo di Delfi prima che Apollo ne assumesse il controllo.

Apollo e Poseidone spesso si occupavano degli stessi aspetti delle vicende umane: ad esempio durante la fase della fondazione di nuove colonie, Apollo, per mezzo dell’Oracolo, autorizzava i coloni a partire e indicava loro dove stabilirsi, mentre Poseidone si prendeva cura dei coloni durante la navigazione verso la nuova patria e procurava le acque lustrali per celebrare i sacrifici propiziatori per la fondazione della nuova città. Quando mostrava il lato benigno della sua natura, Poseidone creava nuove isole come approdo per i naviganti e offriva un mare calmo senza tempeste 40 . Quindi, nell’Hypnerotomachia Poliphili 41 , il riferimento di Apollo, nella sua funzione oracolare, al mare e quindi a Poseidone, mostra un proprio chiaro legame con quest’ultima divinità.

Nanni nota, nella contaminazione di fonti diverse, una tendenza all’autonomizzarsi del motivo delle uova di Leda ed una struttura simbolica (la sequenza uova – tempio di Apollo – investimento sacrale delle uova) che riconduce al racconto di Pausania (III, 16, 1) secondo cui nella terra spartana, nel santuario delle Leucippidi, figlie di Apollo, era conservato, appeso al soffitto e avvolto in fasce, un uovo che la leggenda voleva fosse stato partorito da Leda, e che tale ipostatizzazione delle uova di Leda può presumibilmente ben contaminarsi con l’uovo cosmico della tradizione orfico-pitagorica, responsabile della generazione del tutto 42 .

Nell’iconografia cristiana coeva alla genesi e alla realizzazione dell’Hypnerotomachia Poliphili 43 , l’uovo mantiene un significato simbolico legato alla generazione. In tal senso ne costituisce un esempio l’uovo di struzzo 44 , simbolo alchemico dei quattro elementi, di vita e della creazione per la religione cristiana, raffigurato nella Pala Montefeltro (1472-1474) di Piero della Francesca (detta anche Sacra Conversazione o Madonna dell’uovo) conservata a Milano presso la Pinacoteca di Brera.

Nella xilografia 50 dell’Hypnerotomachia Poliphili 45 i sacerdoti, rappresentati in piedi sulla destra, ricordano quelli riscontrabili talvolta nelle raffigurazioni della Presentazione di Cristo al Tempio o della Presentazione della Vergine al Tempio, in un'unica iconografia caratterizzante sia i sacerdoti pagani che gli ebrei, di derivazione cattolica, con il capo coperto con una sorta di mitra vescovile, particolarmente squadrata.

Le xilografie 49 e 50 dell’Hypnerotomachia Poliphili 46 , rappresentando le conseguenze dell’unione di Leda e Zeus che trova origine dall’amore di quest’ultimo e si concreta in un sentimento fisico e sensuale, costituiscono un significativo tassello nel percorso di Polifilo all’interno di un sentimento amoroso che rinvia alla relazione tra il terreno ed il sovrannaturale anche attraverso la mediazione del sogno, alla luce del Neoplatonismo 47 , complesso di dottrine religiose e filosofiche in cui si fondono idee platoniche e misticismo orientale che, favorito dall’afflusso di studiosi greci in Italia intorno alla metà del XV secolo, vede una notevole ripresa grazie a Marsilio Ficino (Figline Valdarno, 19 ottobre 1433 – Firenze, 1° ottobre 1499) 48 e Giovanni Pico della Mirandola (1463-1494) 49 . Sin dal 1462 Ficino è l’animatore dell’Accademia platonica, il cenacolo di dotti, filosofi, artisti, letterati e scienziati, voluto da Cosimo de’ Medici (1389 - 1464) 50 , di cui ha fatto parte anche Leon Battista Alberti 51 , strettamente legato a Francesco Colonna signore di Palestrina da una frequentazione personale diretta 52 .

I neoplatonici attribuiscono al sogno un ruolo di primaria importanza. Potenzialmente divino e contemporaneamente mondano, rispecchia la duplicità stessa del mondo, non essendo né interamente di questa terra, né celeste. Il sogno è in grado di attraversare questa realtà intermedia, dove i legami tra ciò che è corporale e ciò che non lo è sono falsati, ma dove è ben definita la correlazione tra l’ideale e il fisico. Secondo Ambrosio Teodosio Macrobio (nato verso il 360 d. C.) 53 , il somnium è in grado di ispezionare quell’area intermedia in cui corporeità e idealità si incontrano per mettere in evidenza il loro reciproco ruolo. Dalla lettura del Simposio, il testo dedicato da Platone alle questioni dell’amore e della bellezza, gli umanisti neoplatonici derivano una equazione fra eros e creatività intellettuale, riconoscendo l’amore per la bellezza in ogni sua forma, compresa quella corporea ed erotica, come fonte di elevazione spirituale, basandosi sulla convinzione che la bellezza terrena sia un’immagine della bellezza assoluta. Diversamente dal Medioevo, dalla rilettura platonica è scaturita una visione dell’uomo come espressione non mortificata dello spirito, immagine di Dio, partecipe a pieno del titolo del grande disegno divino. Il mondo è il carcere, la prigione dove l’ideale si trova racchiuso e il compito dell’uomo è favorirne la liberazione.

Inoltre, dato che le xilografie 49 e 50 dell’Hypnerotomachia Poliphili 54 sono le riproduzioni di rilievi, rinviano, a loro volta, al ruolo delle arti 55 di rendere l’incorporeo corporeo. Infatti, Marsilio Ficino, a proposito dell’amore per la bellezza quale atto di contemplazione e conoscenza, sostiene che l’amore per qualsiasi tipo di bellezza sia raggiungibile attraverso i sensi della vista, dell’udito e del pensiero. Da questi stessi sensi scaturisce la capacità di rendere – per mezzo di conoscenza e proporzione – l’incorporeo corporeo, e la possibilità di dar vita a creazioni artistiche e musicali.

Infine, è significativo riscontrare, nella descrizione dei rilievi con la storia di Leda dell’Hypnerotomachia Poliphili 56 la citazione delle due uova e il relativo responso di Apollo, iscritto nella xilografia 50, invertiti tra loro. Infatti, all’uovo con la «flammula» si riferisce la parte finale del responso, «Alterum gratum mari» (l’altro è grato al mare); all’uovo, contraddistinto da «due spectatissime stelle» si connette la parte iniziale della risposta del dio, «Uni gratum mare» (A uno è grato il mare). La disposizione “a specchio” di uova e responso ad esse riferito può essere letta come il richiamo alla concezione neoplatonica dell’arte 57 come specchio anagogico del Bello in sé.

Quindi, le xilografie 49 e 50 dell’Hypnerotomachia Poliphili 58 , raffiguranti il parto di Leda, la presentazione al padre delle due uova e l’oracolo di Apollo, mostrano una rilettura della cultura antica, attenta alla natura spiegata attraverso il mito, influenzata dal Cristianesimo e, nello stesso tempo, aperta ad una nuova rinnovata attenzione verso l’uomo ed il suo ambiente come riflesso dell’intellegibile.







NOTE

1 [Francesco COLONNA Sr.], Hypnerotomachia Poliphili, Venezia, Aldo Manuzio Sr., 1499 (d’ora in poi cit. come: COLONNA F. 1499).

2 Cfr. Maurizio CALVESI, Identificato l’autore del Polifilo, in “L’Europa artistica letteraria e cinematografica”, n. 6, 35, giugno 1965, pp. 9-20. ID., Il sogno di Polifilo prenestino, Roma, Officina, 1980, pp. 301-313. ID., Hypnerotomachia Poliphili. Nuovi riscontri e nuove evidenze documentarie per Francesco Colonna signore di Preneste, in “Storia dell’Arte”, n. 60, 1987, pp. 85-136. Silvia DANESI SQUARZINA, Francesco Colonna, principe, letterato, e la sua cerchia, in “Storia dell’Arte”, n. 60, 1987, pp. 137-154. Stefano COLONNA, Hypnerotomachia Poliphili e Roma. Metodologie euristiche per lo studio del Rinascimento, Roma, Gangemi Editore, 2012. ID., Il soggiorno veneziano di Francesco Colonna romano signore di Palestrina e le incisioni dell’Hypnerotomachia Poliphili, in “BTA – Bollettino Telematico dell’Arte”, 16 Luglio 2014, n. 720 <http://www.bta.it/txt/a0/07/bta00720.html> ISSN 1127-4883

3 Per le notizie sul mito di Leda: PARISOT, Biografia universale antica e moderna. Parte mitologica, ossia storia, per ordine d’alfabeto, de’ personaggi de’ tempi eroici e delle deità greche, italiche, egizie, indiane, giapponesi, scandinave, celtiche, messicane, ecc. Opera affatta nuova compilata in Francia da Parisot e per la prima volta recata in Italiano, vol. II, Venezia, Gian Battista Missiaglia dalla Tipografia di G. Molinari, 1838, ad vocem Leda, pp. 364-366. Eric M. MOORMANN - Wilfried UITTERHOEVE, Van Achilleus tot Zeus, Nijmegen, SUN, 1987, trad. it. Luca ANTONELLI - Giandomenico MONTINARI - Davide SPANIO, Miti e personaggi del mondo classico, Dizionario di storia, letteratura, arte, musica a cura di Elisa TETAMO, Milano, Paravia Bruno Mondadori, 2004, p. 447. Venere e Amore. Venus and Love. Michelangelo e la nuova bellezza ideale. Michelangelo and the new ideal of beauty, a cura di Franca FALLETTI e Jonathan Katz NELSON, Firenze, Giunti, 2002, p. 180, cat. 20 (d’ora in poi cit. come: VENERE 2002).

4 Per le notizie sulla Fortuna Primigenia: Gioacchino MANCINI, Fortuna, in Enciclopedia Italiana, 1932, ad vocem <http://www.treccani.it/enciclopedia/fortuna_%28Enciclopedia_Italiana%29/> visitata in data 24/02/2015.

5 COLONNA F. 1499.

6 Per le notizie sulle ninfe: Felice RAMORINO, Mitologia classica illustrata, 16° ed. con 120 incisioni, Milano, Editore Ulrico Hoepli, 2004, pp. 208-211.

7 Cfr. Eric M. MOORMANN - Wilfried UITTERHOEVE, cit., p. 447.

8 Cfr. VENERE 2002, p. 180, cat. 20.

9 Ibidem

10 Cfr. Eric M. MOORMANN - Wilfried UITTERHOEVE, cit., p. 448.

11 COLONNA F. 1499.

12 Ibidem

13 Per le notizie su Apollo: Felice ROMANI - Antonio PERACCHI, Dizionario d’ogni mitologia e antichità volume di supplemento compilato dal prof. Felice Romani e dal d.r Antonio Peracchi, vol. I, Milano, Ranieri Fanfani Tipografo e Calcografo, 1826, ad vocem Apollo, pp. 279-281. Angela CERINOTTI, Atlante illustrato dei miti greci e di Roma antica, Firenze, Demetra Giunti, 2003, pp. 129-130.

14 COLONNA F. 1499.

15 Ibidem

16 Cfr. OMERO, Iliade, introduzione e traduzione di Maria Grazia CIANI – commento di Elisa AVEZZU’ – con testo a fronte, trad. dal greco di Maria Grazia CIANI, Venezia, Marsilio Editore, 2007, lib. I. L’ira di Achille.

17 COLONNA F. 1499.

18 Cfr. Francesco DANIELI, La freccia e la palma. San Sebastiano tra storia e pittura con 100 capolavori dell’arte, Prefazione di Pier Luigi GUIDUCCI, Roma, Edizioni Universitarie Romane, 2007, p. 50.

19 Per le notizie su San Sebastiano: Alfonso BURGIO, Dizionario dei nomi propri di persona, Roma, Hermes Edizioni, 1992, ad vocem Sebastiano, p. 314. Silvia MALAGUZZI, Botticelli. L’artista e le opere, Firenze, Giunti, 2003, p. 28. Francesco DANIELI, cit.. Michela RAMADORI, Arte e confraternite a Carsoli, intorno alla chiesa di Santa Vittoria. Dipinti del ‘600 commissionati dalle confraternite laicali carseolane e dalla Misericordia dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, Pietrasecca di Carsoli (AQ), Associazione Culturale Lumen (onlus), 2014, pp. 26-30.

20 COLONNA F. 1499.

21 Francesco COLONNA, Hypnerotomachia Poliphili, Riproduzione ridotta dell’edizione aldina del 1499. Introduzione, traduzione e commento di Marco ARIANI e Mino GABRIELE, Milano, Adelphi, 1998, p. 801.

22 Romano NANNI, Leda dei trionfi e i regni di Venere, in Romano NANNI - Maria Cristina MONACO, Leda. Storia di un mito dalle origini a Leonardo, Firenze, Zeta Scorpii Editore, 2007, pp. 90-121, p. 121.

23 COLONNA F. 1499.

24 Marina WARNER, Fantastic Metamorphoses, Other Worlds, Oxford – New York, Oxford University Press, 2007, p 228, n. 50 (Note per pagine 91-95).

25 Ibidem.

26 COLONNA F. 1499.

27 Per le notizie sulla pianta flammula: Gian-Girolamo e Jacopo ZANNICHELLI, Istoria delle piante che nascono ne’ lidi intorno a Venezia opera postuma di Gian-Girolamo Zannichelli accresciuta da Gian Jacopo figliuolo dello stesso, ed accademico dell’Istituto delle Scienze di Bologna e pubblicata a spese sue, Venezia, Appresso Antonio Bortoli, 1735, pp. 68-69. Encyclopédie, ou dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers / mis en ordre et publié par M. Diderot. et quant é la partie mathématique par M. d’Alembert, Lausanne - Berne, tome XXV. partie II, chez les Sociétés typographiques, 1780-1782, ad vocem Phlogus, p. 660. Gioanni Battista BALBIS, Elenco delle piante crescenti ne’ contorni di Torino compilato dal cittadino Gioanni Battista Balbis medico dell’armata francese in Italia, Torino, dalla Stamperia Filantropica, 1800, p. 67. Dizionario delle scienze naturali nel quale Si tratta metodicamente dei differenti esseri della natura, considerati o in loro stessi, secondo lo stato attuale delle nostre cognizioni, o relativamente all’utilità che ne può risultare per la medicina, l’agricoltura, il commercio, e le arti. Accompagnato da una biografia de’ più celebri naturalisti. Opera utile ai medici, agli agricoltori, ai mercanti, agli artisti, ai manifattori, e a tutti coloro, che desiderano conoscere le produzioni della natura, i loro caratteri generici e specifici, il loro luogo natale, le loro proprietà, ed usi. Compilata da varj professori del giardino del re, e delle principali scuole di Parigi, Prima traduzione dal Francese con aggiunte e correzioni, vol. X, Firenze, per V. Batelli e compagni, 1839, ad vocem Egoletro, pp. 172-173.

28 COLONNA F. 1499.

29 Ibidem

30 Cfr. P. Bartholomaeus MINI DE SENIS, Tractatus de herbis (Ms London, British Library, Ederton 747), a cura di Iolanda VENTURA, Impruneta (Firenze), SISMEL – Edizioni del Galluzzo, 2009, p. 433, n. 176.

31 Per le notizie sul Tractatus de herbis , manoscritto London, Bristish Library, Egerton 747: P. Bartholomaeus MINI DE SENIS, cit., p. VII.

32 COLONNA F. 1499.

33 Romano NANNI, cit., p. 121.

34 Per le notizie su Poseidone: Maria PAPACHRISTOS, Miti e Leggende dell’antica Grecia, vol. 1 Gli Dèi dell’Olimpo, Edizioni R.E.I, 2014, pp. 150-151.

35 Cfr. Giorgio GROTE, Storia della Grecia antica di Giorgio Grote. Recata in Italiano con aggiunta di note ed appendici da Olimpia Colonna, vol. I, Napoli, presso Vincenzo Pezzuti editore, 1855, p. 40.

36 Cristiano Ottofredo MÜLLER – Domenico CAPELLINA, Opere utili ad ogni persona educata raccolte col consiglio d’uomini periti in ciascuna scienza, Storia Letteraria. Storia della letteratura della Grecia antica di Cristiano Ottofredo Müller. Prima versione italiana continuata dal professore cavaliere Domenico Capellina, vol. I, Torino, Unione tipografico-editrice torinese, 1858, p. 125, nota 1. Cfr. Odiss. IV. 271, si paragoni Eneide VI. 517. Non restano che pochi frammenti della tragedia di Sofocle così intitolata: Nost. 336-9, ed Dindorf.

37 COLONNA F. 1499.

38 Lodovico TOMMASINI, Metodo di studiare, e d’insegnare cristianamente, e sodamente le lettere umane in riguardo alle lettere divine e alle scritture. Dello studio de’ poeti, in cui Le Divinità della Favola fon rapportate alla Storia della Scrittura, e alla Storia Profana, o alla Storia Naturale. Del padre Lodovico Tommasini, Prete dell’Ordine di Francia, Tomo IV, Napoli, Nella Stamperia di Benedetto Gessari, 1752, p. 322, n. IX.

39 Cit. in Maria PAPACHRISTOS, cit., p. 150.

40 Cfr. Maria PAPACHRISTOS, cit., pp. 150-151.

41 COLONNA F. 1499.

42 Romano NANNI, cit., p. 121.

43 COLONNA F. 1499.

44 Per le notizie sul significato simbolico dell’uovo di struzzo per la religione cristiana: Massimo CORRADI, I quattro elementi: aria, acqua, terra e fuoco. Breve storia illustrata della chimica, un viaggio tra scienza e fede, alchimia e arte, Genova, Edizioni di Storia, Scienza, Tecnica &, 2008, p. 100.

45 COLONNA F. 1499.

46 Ibidem.

47 Per le notizie sul Neoplatonismo: Storia d’Italia e d’Europa. Comunità e popoli, Corso a cura di M. GUIDETTI, vol. 3, F. BONICALZI, M. GUIDETTI, M. MARCOCCHI, P. P. POGGIO, P. REPETTO, Il rinascimento e le riforme, Milano, Jaca Book, 1979, pp. 259-260. Steven F. KRUGER, Dreaming in the Middle Ages, Cambridge University Press, trad. di Elena D’INCERTI, trad. dall’inglese medievale di Giovanni IAMARTINO, Il sogno nel Medioevo, Milano, Vita e Pensiero, 1996, pp. 63-66, 80-90, in particolare p. 66. Ubaldo NICOLA, Atlante illustrato di Filosofia. Una mappa completa del pensiero occidentale dai presocratici ai nostri giorni, un modo nuovo e stimolante per esplorare il mondo della filosofia, Colognola ai Colli, Demetra, 1999, p. 238. The Concise Oxford Companion to English Literature, Oxford University Press, 1987, trad. dall’inglese Vanni DE SIMON, revisione e cura dell’edizione italiana Maria Pia COLASANTI, Adele D’ARCANGELO, Laura DE BERARDINIS, Simona MACCARI, Alessandro TORCELLO, Dizionario Oxford della letteratura inglese, Roma, Gremese Editore, 2000, ad vocem Neoplatonismo, p. 397.

48 Battista MONDIN, Storia dell’Antropologia Filosofica, vol. 1, Bologna, PDUL Edizioni Studio Domenicano, 2001, p. 339.

49 Cesare VASOLI, Le filosofie del Rinascimento, Milano, Paravia Bruno Mondadori Editori, 2002, p. 230.

50 Ulrich KÖPF, The Institutional Framework of Theological Studies in the Late Middle Ages, in Hebrew Bible Old Testament. The History of Its Interpretation, Edited by Magne SÆBØ, vol. II. From the Renaissance to the Enlightenment, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 2008, pp. 123-153, p. 141.

51 Cfr. Giovanni DELLE DONNE, Lorenzo il Magnifico e il suo tempo, Roma, Armando Editore, 2003, p. 90.

52 Cfr. Stefano COLONNA, La nascita dell’architettura del giardino rinascimentale nell’Hypnerotomachia Poliphili, in “BTA – Bollettino Telematico dell’Arte”, 14 Maggio 2010, n. 562 <http://www.bta.it/txt/a0/05/bta00562.html> ISSN 1127-4883

53 Dictionnaire de la philosophie, a cura di Didier JULIA - V. FINOCCHIOLI, Paris, Librairie Larousse, 1984, trad. dal francese Luigi Edmondo OCCHIONI, Dizionario Larousse di Filosofia, Roma, Gremese Editore, 2004, ad vocem Macrobio, Ambrosio Teodosio, p. 151.

54 COLONNA F. 1499.

55 Per le notizie sul ruolo delle arti per il Neoplatonismo: Pierpaolo TOFANELLI, La Natività, in Pagine nuove di storia dell’arte e dell’architettura, vol. 4, Roberto MANESCALCHI, La madre ritrovata di Rembrandt. Rembrandt (re-found mother), Pierpaolo TOFANELLI, La Natività, Firenze, Edizioni Grafica European Center of Fine Arts, 2012, pp. 82 e sgg., p. 84.

56 COLONNA F. 1499.

57 Per le notizie sulla concezione dell’arte per il Neoplatonismo: Werner BEIERWALTERS, Unità e identità come cammino del pensiero, in L’uno e i molti, a cura di Virgilio MELCHIORRE, Milano, Vita e Pensiero, 1990, pp. 25-48, in particolare pp. 26-27.

58 COLONNA F. 1499.






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Vedi nel BTA: LE XILOGRAFIE DELL'HYPNEROTOMACHIA POLIPHILI






 

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