Dal
15 febbraio al 4 maggio 2014 il Centro Italiano Arte Contemporanea ospita la mostra Luciano Fabro. Disegno In-Opera.
La
mostra su Fabro
(Torino 1936- Milano 2007) è una mostra monumentale perché raccoglie oltre 100
disegni inediti e 5 grandi sculture (addirittura un ambiente e quattro grandi
sculture).
Questa
mostra, organizzata in Joint venture con
il GAMeC di Bergamo,
è molto importante anche per il suo titolo: Disegno
In-Opera in quanto il disegno di Fabro era, ed è, la via d’accesso alla
scultura.
È
la fase germinale della scultura per un artista che ha rappresentato una delle
punte più significative di quella che sarà definita (con un termine non tanto
appropriato per gli artisti che ci stavano dentro) “Arte Povera”.
Spiega
Tomassoni: «Se si considera il contesto
dell’Arte Povera, non c’è nessun artista povero. Perché Boetti (Torino 1940-
Roma 1994) non è certamente povero, Paolini (Genova 1940-) nemmeno, Merz
(Milano 1925- Torino 2003) forse è l’unico un pochino più povero (parlo sempre
concettualmente ovviamente). Fabro è proprio quello che forse è più specifico
in questa direzione. Nella nudità dei mezzi espressivi che devono riproporre
una germinalità primordiale, che è qualche cosa di profondamente diverso da
quello che si faceva a Roma, se pensiamo che negli anni ’70 a Roma si
elaboravano concetti filosofici come l’immortalità di De Dominicis,
l’invisibilità di De Dominicis, la metafisica di Vettor Pisani (Bari 1934- Roma
2011), oppure tutta la Scuola Romana, che rivedeva in termini molto speciali il
rapporto con la Pop Art e con la situazione della cultura americana che in quel
momento arrivava, è molto significativo che, invece, in quel momento a Torino,
qualcuno teorizzasse un’arte povera che poi in realtà povera sembrava non
essere in sostanza» .
Questa
mostra è quindi molto importante perché
apre uno squarcio su questa storia ma, soprattutto, ricollega anche lo stesso
Fabro alla città di Foligno.
Fabro
era infatti presente nel 1967 con un’ opera straordinaria che si chiama “in cubo”, una dimensione spaziale
rapportata alle dimensioni antropologiche dell’artista, che è stata riportata
nella mostra inaugurale di questo museo (Spazio, Tempo, Immagine). Da quella
stessa opera presentata alla mostra del ’67, Fabro torna a Foligno come terza
stazione rispetto ai due passaggi che erano già stati segnati dal suo rapporto
con questa città.
Il
percorso espositivo accoglie oltre 100 disegni tra i quali si può cogliere un
riferimento alla scultura, un messaggio, un campo di indagine e di
sperimentazione o visualizzare forme e geometrie grazie alle quali Fabro
attraversa lo squarcio di Lucio Fontana che in quegli anni era il punto di
riferimento per un grande numero di giovani artisti.
Molti
dei disegni in mostra sono eseguiti su supporti eterogenei come cartoncini di
schede di catalogazione, fogli di carta millimetrata, carta Fabriano e carta
paglia, realizzati con tecniche e materiali diversi, composti sia da spazi
pieni sia da vuoti, da peso e leggerezza, ambivalenti.
L’esposizione
è inoltre corredata da una selezione di grandi opere (tra cui sculture e habitat) che dialogano
con lo spazio per risaltare l’importanza della dimensione ambientale per
l’artista, che concepisce lo spazio come campo d’azione vivo, fatto di relazioni
tra gli elementi presenti.
Il
catalogo della mostra (Silvana Editoriale) include testi critici di curatori,
storici dell’arte e artisti che hanno conosciuto e lavorato con Fabro, e le
quattro lezioni sul disegno che l’artista tenne durante gli anni di insegnamento
presso l’Accademia di Brera.
Informazioni CIAC: Indirizzo:
Via del Campanile, 13, Foligno. Contatti:
Tel.: 0742 357035 – 0742 621022 http://www.centroitalianoartecontemporanea.com Apertura
e orari mostra: Venerdì 15.30 - 19.00, Sabato e Domenica 10.00 - 13.00 / 15.30-
19.00 Biglietto
5€; ridotto 3€. Ingresso gratuito per ragazzi fino a 14 anni, scolaresche e
portatori di handicap. Catalogo:
30€
NOTE
[1]
Luciano Fabro è
stato uno dei massimi esponenti e teorici del movimento Arte Povera ed è
presente dall’inizio degli anni Sessanta sulla scena artistica internazionale.
La sua prima mostra si tiene nel 1965 a Milano, alla Galleria Vismara e dal
1967 al 1969 entra a far parte del movimento. Del 1968 sono le Italie, una serie di lavori che
propongono la sagoma geografica dell’Italia sui quali l’artista lavorerà con
materiali differenti per tutta la sua carriera. Tra le principali mostre si
ricordano quella al Padiglione d’Arte
Contemporanea di Milano (1980), al Castello di Rivoli (1989), alla Fundaciò
Joan Mirò di Barcellona (1990), al Museum of Modern Art di San Francisco
(1992), al Centre Georges Pompidou di Parigi (1996) e alla Tate Gallery di
Londra (1997). A pochi mesi dalla scomparsa dell’artista, il MADRE di Napoli
gli dedica una personale.
[2] Il Direttore del GAMeC
di Bergamo, Giacinto di Pierantonio, è membro del comitato scientifico del museo ed ha collaborato nella produzione
della mostra e del catalogo.
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Fig. 1
LUCIANO FABRO, Macchie di Roschach, 1976
Acrilico su carta a mano, carta e inchiostro, assemblaggio, cm. 56 x 76,
Collezione privata
Fig. 2
LUCIANO FABRO, L'alba, 1994
Acrilico e grafite su cartoncino, cm. 78 x 54,
Collezione privata
Fig. 3
LUCIANO FABRO, Quale equilibrio, 2004
Acrilico, grafite e pennarello su cartoncino, cm. 70 x 50,
Collezione privata
Fig. 4
LUCIANO FABRO, Fanciulla, non accettare i miei fiori, 1992
Acrilico e grafite su carta, cm. 40 x 30,
Collezione privata
Fig. 5
LUCIANO FABRO, La molla della vita, 1992
Acrilico e grafite su carta, cm. 40 x 30,
Collezione privata
Foto cortesia del CIAC
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