Morandi,
Carrà, Boccioni, Severini, Sironi, Capogrossi e tanti altri sono solo alcuni
dei nomi che ruotano attorno alla figura del grande “padre dell’arte moderna”.
Dal 5 ottobre 2013 fino allo scorso 2 febbraio 2014 le sale del Complesso del
Vittoriano di Roma hanno ospitano l’esposizione dedicata a “Cézanne e gli artisti italiani del ‘900”.
La mostra, curata da Maria Teresa Benedetti con l’apporto di Denis Coutagne,
Rudy Chiappini e Claudio Strinati del comitato scientifico, si compone di
quattro sezioni tematiche ed iconografiche. Le sezioni sono precedute da un primo
percorso documentaristico, dal quale emergono una serie di quaderni, saggi
critici e letterali, riviste d’epoca che testimoniano la diffusione delle opere
di Cézanne in Italia ed il vivace dibattito culturale di quegli anni.
La prima
fase del percorso espositivo presenta un’attenzione particolare all’attività
critica di Ardengo Soffici, che per primo ha promosso la pittura del maestro di
Aix- en- Provence nel nostro Paese ed è proprio in un articolo del 1908,
pubblicato sulla rivista senese “Vita d’Arte”, che Soffici definisce Cézanne “pazzo
e primitivo…al modo scontroso dei mistici cristiani di Jacopone da Todi e
Giotto”,
enfatizzando in questo modo il rapporto fra modernità e tradizione che ha contraddistinto
il linguaggio pittorico di Cézanne secondo
le parole della curatrice ”.
Negli ottanta
capolavori realizzati dagli artisti italiani ed esposti in mostra, possiamo
leggere, attraverso una mirabile selezione di paesaggi, nature morte, nudi e
ritratti, le personalissime evoluzioni artistiche, le esperienze e gli stati
d’animo di quei numerosi personaggi che si lasciarono sedurre
dall’inconfondibile segno di Cézanne.
Un vero
e proprio dialogo si evolve dai sospesi e silenziosi paesaggi di Carrà alle immobili
e quasi astratte Bagnanti di schiena
di Pirandello, opera del 1955, fino ad uno dei più celebri gruppi eseguiti da Cézanne
ossia Le Bagnanti del 1892 dove nelle ridotte dimensioni dei nudi ritratti, si
percepisce pienamente quella graduale sintesi espressiva e vivacità cromatica;
a questo piccolo olio su tela, proveniente dal Musée d’Orsay di Parigi, si
contrappone Concerto, opera pittorica
realizzata da Felice Casorati nel 1924, dove le più classiche e statiche figure
femminili alimentano il senso dell’evolutivo linguaggio pittorico e l’importanza
del dirompente influsso cézanniano. Tra le tante tele presenti nella sezione dei
ritratti, posizionata al piano superiore delle sale espositive, troviamo il grande
olio su tela del 1916 di Boccioni, intitolato Ritratto del Maestro Busoni,
che incanta per quella forza che emerge dall’elegante posa e dalla suggestiva e
cinetica tavolozza cromatica.
Forse
le ventidue opere di Cézanne non saranno conosciute agli occhi del grande
pubblico, ma senza dubbio la mostra “Cézanne e gli artisti italiani del 900”
suggerisce, a quanti hanno poco conosciuto la cultura figurativa degli artisti
italiani in quegli anni in parte oscurata dal “mito” spesso romanzato degli
artisti parigini, nuove prospettive e sentimenti, colori e forme di un Italia
pittorica che ha vissuto e si è evoluta egregiamente nel segno della tradizione
e della modernità.
BIBLIOGRAFIA
G.C.
Argan, L’arte moderna 1770/1970, Firenze,
1977. M. De
Micheli, Le avanguardie artistiche del
Novecento,Milano , 2008. E.
Pontiggia, Mario Sironi, Scritti e
Pensieri , Milano, 2000. L.
Venturi, La via dell’Impressionismo,
Torino, 1970.
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