Il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto dedica una
mostra a El Lissitzky, uno degli interpreti più geniali dell'avanguardia
russa.
Il
museo Picasso di Malaga (dalla metà di giugno p.v.) e la fondazione Catalunya –
La Pedrera a Barcellona (da ottobre fino al 18 gennaio 2015) ospiteranno la
mostra.
Lazar’ Markovič Lissitzky è uno
dei più fervidi interpreti della cultura artistica della prima metà del XX
secolo. Progettista di architetture geniali, Lissitzky abbraccia un concetto
totale dell’arte, divenendo un maestro a livello europeo nel campo della grafica
del libro, degli allestimenti espositivi, della fotografia, della pittura
astratta (è conosciuto soprattutto come l’inventore dei proun). Tranne la monografia dedicatagli dalla moglie Sophie
Küppers, tradotta in lingua italiana, fino ad oggi non ha avuto importanti
riconoscimenti nel nostro paese, al contrario Germania, Olanda, America,
Russia, gli hanno dedicato importanti antologiche.
Molto opportunamente il Museo
di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto ha finalmente esposto gran
parte dell’operato di Lissitzky (più di 130 lavori tra pitture, grafica,
fotografie, ‘costruzioni del libro’, progetti architettonici). Dopo il termine
della mostra in Italia, l’otto di giugno 2013, la mostra sarà itinerante in due
prestigiose sedi spagnole: il Museo Picasso di Malaga (da giugno a settembre) e
la Fundaciò Catalunya – La Pedrera a Barcellona (da ottobre fino al 18 gennaio
2015).
Dopo essere stato uno dei
maggiori esponenti, insieme a Chagall, della rinascita della grafica libraria
ebraica, El’ Lissitzky (1890-1941), partendo dall’insegnamento di Malevič,
raggiunge la perfetta sintesi costruttivista. Pittore, fotografo, tipografo,
architetto ed inventore di rivoluzionari allestimenti per le esposizioni
internazionali di propaganda, frequenta assiduamente Malevič alla Scuola d’arte
di Vitebsk dove realizza una serie di manifesti di agitazione che vengono
esposti davanti alle fabbriche. I proun
(progetti per l’affermazioone del nuovo), realizzati sempre a Vitebsk, sono la
chiave di volta del passaggio dal suprematismo piano al suprematismo
tridimensionale: “Proun è la definizione che abbiamo dato ad una tappa verso
l’edificazione della forma nuova”. La figura astratta del proun navigante nello spazio si pone come principio unificatore
delle varie espressioni artistiche di Lissitzky: dalla cartellonistica, alla
grafica libraria (tra i capolavori in questo settore ricordiamo le
illustrazioni del volume di poesie di Majakovskij Per la voce), dalla progettazione architettonica (i Grattacieli orizzontali ed altri studi
architettonici), agli allestimenti per alcune esposizioni internazionali.
E’ tuttavia l’arte della
‘costruzione del libro’ a percorrere tutto l’arco della attività dell’artista
ed è l’espressione in cui riesce a realizzare integralmente i suoi progetti.
Il catalogo che accompagna la
mostra, dopo un’analisi accurata della totalità del percorso artistico di
Lissitzky, mette in luce alcuni momenti della sua ricerca, finora rimasti
ancora poco indagati, in particolare l’attività della grafica libraria ebraica
che quasi si sovrappone temporalmente alla produzione astratta dei proun ed i progetti espositivi in
Germania, vere e proprie proposte di museografia moderna.
Per avere un quadro complessivo
della frenetica attività creativa, trascrivo l’autobiografia composta dallo
stesso artista pochi mesi prima della sua morte, commentando in seguito gli
estremi delle sue dichiarazioni e il perché delle molteplici omissioni.
ARTISTA LISSITZKY LAZAR’
MARKOVIČ
- “Sono nato a Počinok,
nel distretto di Smolensk, nel 1890. Sono cresciuto a Smolensk nella famiglia
di mio nonno artigiano cappellaio.
-
Nel 1909 a Smolensk mi sono diplomato al liceo
reale. Dall’età di 15 anni ho cominciato a guadagnare disegnando e dando
lezioni private. Ho sostenuto l’esame per iscrivermi all’Accademia di Belle
arti a Leningrado, ma non sono stato accettato perché ero ebreo: c’era un
limite alla frequenza degli ebrei. Allora sono partito per la Germania e nel
1914 ho terminato la facoltà di Architettura a Darmstadt. Ho studiato l’arte vagabondando
per tutta l’Europa; sono stato a Parigi. Nell’estate del 1912 ho percorso più
di 1200 chilometri a piedi visitando l’Italia, facendo disegni e studiando.
- Nel 1912 i miei lavori sono stati accettati per
la prima volta alla grande mostra “Unione degli artisti” a Leningrado.
- Dal 1915 vivo a Mosca e partecipo alle mostre
ogni anno. Le prime opere Ricordi
dell’Italia, vengono acquistati dai collezionisti e nell’Ottobre sono
diventati proprietà dello Stato per i musei.
- Nel 1916-17 ho esposto le mie opere nelle mostre
“Il mondo dell’arte” (“Mir iskusstva”) e “Il fante di quadri” (Bubnovyi
valet”), e altre.
- Dall’inizio della rivoluzione sono membro della
Sezione Artistica che è stata creata presso il Consiglio moscovita del Comitato rivoluzionario e del
Comitato dei deputati. Mi è stata commissionata la prima bandiera del VZIK
(Comitato Esecutivo Centrale Pansovietico) che il 1º maggio 1918 fu portata
sulla Piazza Rossa dai membri del Consiglio dei Commissari del Popolo
(SovNarKom). Poi ho lavorato all’IZO del NarKomPros (Sezione belle arti del
Commissariato dell’educazione pubblica).
-
Dal 1919 sono professore a Vitebsk presso i
Laboratori artistici superiori; i nostri discepoli: Suetin, Chudovič e altri.
- Eseguo lavori per la Direzione politica del
Fronte occidentale (il manifesto Colpite
i bianchi con il cuneo rosso e altri).
- Nel 1922 mentre mi trovavo temporaneamente
all’estero, insieme allo scrittore Il’ja Erenburg, pubblico la rivista “Vešč”
(“L’Oggetto”), prima pubblicazione filosovietica.
- Nel 1922-23 partecipo alla organizzazione della
Prima mostra d’arte sovietica a Berlino e Amsterdam.
-
Le mie opere sono acquistate da collezionisti e
musei in Europa e in America.
- L’Albertina di Vienna acquista la cartella delle
autolitografie, il Museo di New York acquista i lavori della mostra sovietica,
ecc. In quel periodo (1923) mi ammalo di tubercolosi polmonare.
- Dal 1925 sono di nuovo a Mosca, professore al
VCHUTEMAS di arredamento e di interni alla facoltà della Lavorazione del legno
e del metallo.
- Dal 1926 cominciano i miei grandi lavori sugli
allestimenti delle esposizioni. Lo stesso anno, su invito del Comitato della
mostra internazionale di pittura e di scultura a Dresda, allestisco la sala
dell’arte contemporanea e per eseguire questo lavoro la VOKS (Unione della
cultura per gli scambi con l’estero) mi invia all’estero.
-
Nel 1928 il governo mi nomina l’artista
principale del padiglione sovietico alla mostra internazionale della Stampa
(“Pressa”) a Colonia. La stampa internazionale riconosce che l’allestimento del
padiglione sovietico è un grande successo della cultura sovietica. Per questo
lavoro è apparsa una nota di merito dei Commissari del Popolo (SovNarKom).
-
Nel 1927 allestisco la prima mostra poligrafica
a Mosca. Nel 1929 allestisco il padiglione sovietico alla mostra “Film e Foto”
a Stoccarda.
-
Nel 1930 sono nominato l’artista principale dei
padiglioni sovietici alla Mostra internazionale dell’Igiene a Dresda e alla
Mostra internazionale della Pelliccia a Lipsia.
- Dunque, essendo un pioniere dell’allestimento
artistico delle mostre politicamente importanti, negli anni successivi sono
spesso chiamato per le nostre grandi mostre.
- Nel 1934 sono nominato l’artista principale
della Esposizione dell’agricoltura di tutta l’Unione. Mi batto contro la prima
errata gestione e rifiuto questo incarico. Dopo, curandomi in sanatorio,
accetto di progettare il padiglione principale. Fino ad oggi l’allestimento del
salone principale ha conservato le mie idee.
- Dal 1931 sono l’artista principale della Mostra
permanente dell’edilizia. Però la mia salute ogni anno peggiora e mi manca la
forza per un lavoro così intenso come la realizzazione delle mostre. Riesco
ancora a fare il progetto per la mostra-museo del NarKomat (Comitato del Popolo
per la Previdenza sociale) e il padiglione sovietico alla Mostra internazionale
per l’aviazione nel 1932 a Parigi.
-
Per l’Esposizione di New York, eseguo il
progetto per il ristorante del nostro padiglione.
-
1941: la mia ultima creazione in fatto di mostre
è stata fatta per il Vnestorg (Ministero del commercio estero), il padiglione
sovietico a Belgrado; al momento della spedizione l’allestimento già pronto
rimane a Mosca: c’è la guerra.
- Contemporaneamente al lavoro per le mostre, mi
occupo anche molto attivamente del libro e del fotomontaggio (questo tipo di
lavoro riesco a farlo anche quando la malattia mi costringe a letto).
- Nel 1928 realizzo per il nostro padiglione a
Colonia un fregio con un fotomontaggio di 24x3,5 metri che costituisce il
prototipo per tutti i fotomontaggi su grande scala divenuti indispensabili
attributi in tutte le mostre successive. In occasione del soggiorno di
Majakovskij a Berlino, nel 1923, le edizioni di Stato mi chiedono di curare
l’edizione del suo libro di poesie “Dlja golosa” (Per la voce). Il volume è stato riconosciuto come il fondamento
della nuova arte tipografica e sono stato invitato a divenire socio onorario
dell’Associazione Gutenberg a Magonza.
- Un altro campo del mio lavoro è la realizzazione
poligrafica ed artistica di album e libri. I più importanti sono:
- 1932 – Album dedicato al 15.mo anniversario del
potere sovietico, edizioni “Izogiz”
- 1934 – Album “I subtropici sovietici”, edizioni
“Oganëk”
- 1935 – Album dedicato al 15.mo anniversario
dell’Armata rossa, redazione PURRKA, edizioni “Izogiz”
- 1936 – Album “L’industria della alimentazione”,
edizioni “Za industrializacjiu”
- 1937 – “L’industria del socialismo”
- 1940 – “URSS”, album per l’esposizione americana
edizioni “Izostat”
-
1940 – “Georgia sovietica”, edizioni
“Gosplanizdat”
- Dal 1932 il mio lavoro più importante è stato
per la rivista “SSSR na strojke” (Russia
in costruzione). Ho progettato i numeri più importanti tra cui i numeri:
“Dneprostroj” (la costruzione della centrale idroelettrica sul Dnepr); “Krasnoj
armij” (Per l’armata rossa);
“Voenno-morskovo flota” (Flotta navale)
ed anche un’edizione speciale di 4 numeri dedicati alla Costituzione.
- Ho realizzato i manifesti, alcuni dei quali sono
stati riprodotti sulle nostre riviste e su quelle straniere.
- Ho scritto sull’arte e sull’architettura e ho
pubblicato alcuni libri. Dei miei lavori hanno scritto molti giornali e riviste
di tutto il mondo.
- Adesso, nonostante la mia salute molto malferma,
spero ancora di creare qualcosa per il 25.mo anniversario dell’Ottobre
El’ Lissitzky –
luglio 1941. Mosca” (Archivio
CGALI – Archivio Centrale di Stato di Letteratura e Arte)
El’
Lissitzky stende questa autobiografia pochi mesi prima della sua morte che
sopravviene nel dicembre del 1941. L’elenco dei suoi lavori, nello stile
burocratico tipico dei questionari di epoca staliniana, ha il difetto di passar
sotto silenzio proprio quelle “invenzioni” per le quali egli è rimasto famoso
fino ai nostri giorni. Nel questionario in lingua tedesca del 25 febbraio 1935
(Brünn) sono al contrario menzionate alla voce OPERE: per la pittura i proun e per l’architettura La tribuna per oratore e il Wolkenbügel.
Mentre
è ampiamente descritta l’attività di allestitore a favore della propaganda
della rivoluzione del 1917 e, in un secondo momento della ‘ricostruzione’
staliniana, sono invece sottaciute le edizioni ebraiche per l’infanzia
(1916-1923); i proun che egli inizia
a realizzare a Vitebsk nel 1919-20 e che continua a produrre anche sotto forma
di litografie a Berlino e a Hannover (1922-23). Ad Hannover conosce Sophie
Küppers, vedova di Paul Küppers, direttore artistico della Società Kestner per
la quale Lissitzky realizza le cartelle litografiche con i proun e con i Figurini
per lo spettacolo elettromeccanico Vittoria
sul sole. Sophie, che segue gli artisti dell’avanguardia internazionale
organizzando mostre, diviene la sua inseparabile compagna e collaboratrice. Nel
1927 sposa Lissitzky e dalla loro unione nasce il figlio Jen, nel 1930.
Anche
l’attività di architetto è sottaciuta. Nel periodo trascorso nell’ospedale di
Locarno dove cerca di curare un violento attacco di affezione polmonare e nelle
pensioncine nei pressi del lago Maggiore (1923-24), realizza i progetti per La tribuna di Lenin e per il Wolkenbügel, una serie di otto
grattacieli orizzontali per la città di Mosca. Per via epistolare diviene socio
dell’ASNOVA (Associazione dei nuovi architetti) e al suo rientro a Mosca, nella
primavera del 1925, è incaricato dal presidente di ASNOVA, Nikolaj Ladovskij,
di fondare la rivista del gruppo, di curarne la veste grafica e di intervenire
con un articolo sul Wolkenbügel.
L’epistolario tra Ladovskij e Lissitzky (1923-24), lo statuto dell’associazione
e il rendiconto della direzione dell’ASNOVA durante il 1926, sono documenti di
cui è fornito l’archivio CGALI a Mosca ma che purtroppo non compaiono in
mostra. I rapporti tra l’associazione degli architetti “razionalisti” guidati
da Ladovskij e El Lissitzky, intercorsi tra il 1923 e il 1926, sono
estremamente significativi per varie ragioni: prima di tutto perché l’archivio
di Ladovskij è andato perduto durante la guerra e questi documenti sono perciò
fondamentali per comprendere la posizione di mediazione di Lissitzky in Europa
e soprattutto per chiarire la funzione e l’attività di ASNOVA, finora rimaste
alquanto nell’ombra negli studi storici sull’avanguardia architettonica russa.
La rivista ASNOVA, numero unico dedicato ai grattacieli, di cui lo CGALI
possiede la bozza corretta a mano da Lissitzky, è un altro documento che poteva
essere introdotto nella mostra equilibrando così la ricerca architettonica
dell’artista messa a confronto con le sue invenzioni grafiche.
Una
volta ritornato a Mosca, dedica tutte le sue forze all’insegnamento della
progettazione del mobile al VCHUTEMAS (1925-30) e all’architettura,
partecipando ai concorsi: progetto per il Club sportivo allo Stadio
internazionale rosso e la Casa del tessile, nel 1925; tra il 1930 e il 1931: la
nuova sede della “Pravda”, la Casa dell’industria pesante, la Casa nel Parco di
cultura Gorkij.
Nel
1929 progetta ed esegue la maquette per l’interno del teatro Mejerchol’d per la
commedia Voglio un bambino di S. Tret’jakov. Tuttavia,
nessun progetto architettonico viene realizzato.
Durante
altri viaggi riprende i contatti con l’avanguardia europea e con
l’“internazionale costruttivista” che aveva contribuito a fondare (Congresso
internazionale di Düsseldorf, 1922). Già nel 1926 è invitato dal comitato della
mostra internazionale di Dresda a disegnare la sala dedicata all’arte
costruttivista. Alexander Dorner – forse memore dell’allestimento della
sala dei proun (Berlino 1923), nel
1927 gli affida il disegno della sala per l’arte astratta nel Museo provinciale
di Hannover. Quindi iniziano gli spostamenti per le mostre di propaganda di cui
l’autobiografia illustra l’intero percorso: per la mostra della “Pressa” si
stabilisce a Colonia nel 1928. Da Colonia si reca, insieme a Sophie a Vienna,
Stoccarda, Francoforte, Parigi, dove frequenta lo studio di Mondrian; in Olanda
tiene una serie di conferenze sulla nuova arte russa, accompagnato dall’amico
collega Van Doesburg e si incontra con gli architetti Stam e Rietveld. I
contatti stabiliti da Lissitzky durante questi viaggi inducono alcuni artisti a
spostarsi andando a lavorare in Unione sovietica, come Ernst May, oppure
Neurath, del Museo dell’economia di Vienna, che più tardi fonderà a Mosca
l’“Istituto per le statistiche artistiche” (IZOSTAT).
Lisickij
e la famiglia - che comprende anche i due figli avuti da Sophie durante il
precedente matrimonio – si trasferisce da Mosca in campagna, a Chodnja, dove
l’architetto riceve i suoi ex-allievi e gli artisti che collaborano nella
preparazione degli album e delle riviste e negli allestimenti delle
esposizioni. La ragione del trasferimento in campagna è soprattutto una
migliore sistemazione per l’artista minato da molti anni da una grave forma di
tubercolosi che infine lo conduce alla morte, il 30 dicembre del 1941. La sigla
El, con i quali firma i suoi progetti è la traslitterazione della iniziale L
del proprio nome: Lazar’.
E’
chiaro che il ‘taciuto’ di alcuni tratti della propria biografia tendono a
minimizzare i rapporti che ha avuto con l’avanguardia occidentale, in un
momento in cui il programma staliniano era tutto concentrato nella grande
produzione industriale interna di cui la rivista “Russia in costruzione”,
pubblicata in ben quattro lingue, era la più pesante e ‘grandiosa’ cassa di
risonanza nei confronti della concorrenza occidentale. Lissitzky con Rodčenko e
pochi altri, è uno dei rari casi in cui un artista formatosi nel periodo e nel
clima delle avanguardie storiche sia sopravvissuto all’involuzione culturale
dello stalinismo; abbia cioè continuato ad operare attivamente riuscendo
comunque a produrre dei capolavori di grafica e fotomontaggi inediti.
Quest’ultimi probabilmente ispirati alle tematiche affrontate dal regista
Ejzenstejn: il film “Staroe i novoe” (Il
vecchio e il nuovo) è un documentario dalla singolare forza lirica sulla
elettrificazione e motorizzazione nell’agricoltura. Lissitzky ricerca lo stesso
vigore nell’impaginare “Russia in costruzione”. Spesso la propaganda imposta
dall’alto gli prende la mano, così che talvolta le illustrazioni sfiorano
l’oleografia. Comunque, il lavoro compiuto per la rivista internazionale
staliniana raggiunge i migliori vertici qualitativi dell’arte di propaganda,
sottraendo a questa parola i connotati peggiorativi solitamente conferitigli.
Per
tornare alla mostra c’è da dire che è encomiabile lo sforzo fatto per raccogliere
negli archivi, nelle fondazioni e nei musei internazionali un materiale tanto
prezioso. In particolare l’archivio della galleria Tret’jakov che da anni
generosamente presta i suoi tesori che conserva con vera dovizia. L’archivio di
stato di letteratura ed arte dove giace il fondo Lissitzky è in gran parte
dedicato all’ultima produzione grafica dell’artista e raccoglie i documenti che
sono meno noti ma che ci fanno toccare con mano il compromesso che Lissitzky
dovette subire per portare avanti la sua ricerca, nonostante tutto.
Riferimenti
bibliografici:
Per la
pubblicazione dell’epistolario tra l’architetto Nikolaj Ladovskij, lo Statuto
di Asnova ed il rendiconto dell’attività dell’Associazione durante il 1926, si
veda dell’autrice Documenti inediti dal
fondo Lisickij, “Slavia”, aprile-giugno 1992, pp. 145-168.
Per
l’autobiografia di Lissitky del luglio 1941 e molti altri documenti tradotti
dal russo in italiano, si veda, sempre dell’autrice: Lazar
Markovič Lisickij (1890-1941), Officina edizioni, Roma 1995, pp. 54-56.
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