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La Mostra su El Lissitzky, uno degli interpreti più geniali dell'avanguardia russa: una recensione

 

Enrica Torelli Landini
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 27 Aprile 2014, n. 713
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Area Artisti

Il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto dedica una mostra a El Lissitzky, uno degli interpreti più geniali dell'avanguardia russa.

Il museo Picasso di Malaga (dalla metà di giugno p.v.) e la fondazione Catalunya – La Pedrera a Barcellona (da ottobre fino al 18 gennaio 2015) ospiteranno la mostra.

Lazar’ Markovič Lissitzky è uno dei più fervidi interpreti della cultura artistica della prima metà del XX secolo. Progettista di architetture geniali, Lissitzky abbraccia un concetto totale dell’arte, divenendo un maestro a livello europeo nel campo della grafica del libro, degli allestimenti espositivi, della fotografia, della pittura astratta (è conosciuto soprattutto come l’inventore dei proun). Tranne la monografia dedicatagli dalla moglie Sophie Küppers, tradotta in lingua italiana, fino ad oggi non ha avuto importanti riconoscimenti nel nostro paese, al contrario Germania, Olanda, America, Russia, gli hanno dedicato importanti antologiche.

Molto opportunamente il Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto ha finalmente esposto gran parte dell’operato di Lissitzky (più di 130 lavori tra pitture, grafica, fotografie, ‘costruzioni del libro’, progetti architettonici). Dopo il termine della mostra in Italia, l’otto di giugno 2013, la mostra sarà itinerante in due prestigiose sedi spagnole: il Museo Picasso di Malaga (da giugno a settembre) e la Fundaciò Catalunya – La Pedrera a Barcellona (da ottobre fino al 18 gennaio 2015).

Dopo essere stato uno dei maggiori esponenti, insieme a Chagall, della rinascita della grafica libraria ebraica, El’ Lissitzky (1890-1941), partendo dall’insegnamento di Malevič, raggiunge la perfetta sintesi costruttivista. Pittore, fotografo, tipografo, architetto ed inventore di rivoluzionari allestimenti per le esposizioni internazionali di propaganda, frequenta assiduamente Malevič alla Scuola d’arte di Vitebsk dove realizza una serie di manifesti di agitazione che vengono esposti davanti alle fabbriche. I proun (progetti per l’affermazioone del nuovo), realizzati sempre a Vitebsk, sono la chiave di volta del passaggio dal suprematismo piano al suprematismo tridimensionale: “Proun è la definizione che abbiamo dato ad una tappa verso l’edificazione della forma nuova”. La figura astratta del proun navigante nello spazio si pone come principio unificatore delle varie espressioni artistiche di Lissitzky: dalla cartellonistica, alla grafica libraria (tra i capolavori in questo settore ricordiamo le illustrazioni del volume di poesie di Majakovskij Per la voce), dalla progettazione architettonica (i Grattacieli orizzontali ed altri studi architettonici), agli allestimenti per alcune esposizioni internazionali.

E’ tuttavia l’arte della ‘costruzione del libro’ a percorrere tutto l’arco della attività dell’artista ed è l’espressione in cui riesce a realizzare integralmente i suoi progetti.

Il catalogo che accompagna la mostra, dopo un’analisi accurata della totalità del percorso artistico di Lissitzky, mette in luce alcuni momenti della sua ricerca, finora rimasti ancora poco indagati, in particolare l’attività della grafica libraria ebraica che quasi si sovrappone temporalmente alla produzione astratta dei proun ed i progetti espositivi in Germania, vere e proprie proposte di museografia moderna.

Per avere un quadro complessivo della frenetica attività creativa, trascrivo l’autobiografia composta dallo stesso artista pochi mesi prima della sua morte, commentando in seguito gli estremi delle sue dichiarazioni e il perché delle molteplici omissioni.

ARTISTA LISSITZKY LAZAR’ MARKOVIČ

  • “Sono nato a Počinok, nel distretto di Smolensk, nel 1890. Sono cresciuto a Smolensk nella famiglia di mio nonno artigiano cappellaio.
  • Nel 1909 a Smolensk mi sono diplomato al liceo reale. Dall’età di 15 anni ho cominciato a guadagnare disegnando e dando lezioni private. Ho sostenuto l’esame per iscrivermi all’Accademia di Belle arti a Leningrado, ma non sono stato accettato perché ero ebreo: c’era un limite alla frequenza degli ebrei. Allora sono partito per la Germania e nel 1914 ho terminato la facoltà di Architettura a Darmstadt. Ho studiato l’arte vagabondando per tutta l’Europa; sono stato a Parigi. Nell’estate del 1912 ho percorso più di 1200 chilometri a piedi visitando l’Italia, facendo disegni e studiando.
  • Nel 1912 i miei lavori sono stati accettati per la prima volta alla grande mostra “Unione degli artisti” a Leningrado.
  • Dal 1915 vivo a Mosca e partecipo alle mostre ogni anno. Le prime opere Ricordi dell’Italia, vengono acquistati dai collezionisti e nell’Ottobre sono diventati proprietà dello Stato per i musei.
  • Nel 1916-17 ho esposto le mie opere nelle mostre “Il mondo dell’arte” (“Mir iskusstva”) e “Il fante di quadri” (Bubnovyi valet”), e altre.
  • Dall’inizio della rivoluzione sono membro della Sezione Artistica che è stata creata presso il Consiglio  moscovita del Comitato rivoluzionario e del Comitato dei deputati. Mi è stata commissionata la prima bandiera del VZIK (Comitato Esecutivo Centrale Pansovietico) che il 1º maggio 1918 fu portata sulla Piazza Rossa dai membri del Consiglio dei Commissari del Popolo (SovNarKom). Poi ho lavorato all’IZO del NarKomPros (Sezione belle arti del Commissariato dell’educazione pubblica).
  • Dal 1919 sono professore a Vitebsk presso i Laboratori artistici superiori; i nostri discepoli: Suetin, Chudovič e altri.
  • Eseguo lavori per la Direzione politica del Fronte occidentale (il manifesto Colpite i bianchi con il cuneo rosso e altri).
  • Nel 1922 mentre mi trovavo temporaneamente all’estero, insieme allo scrittore Il’ja Erenburg, pubblico la rivista “Vešč” (“L’Oggetto”), prima pubblicazione filosovietica.
  • Nel 1922-23 partecipo alla organizzazione della Prima mostra d’arte sovietica a Berlino e Amsterdam.
  • Le mie opere sono acquistate da collezionisti e musei in Europa e in America.
  • L’Albertina di Vienna acquista la cartella delle autolitografie, il Museo di New York acquista i lavori della mostra sovietica, ecc. In quel periodo (1923) mi ammalo di tubercolosi polmonare.
  • Dal 1925 sono di nuovo a Mosca, professore al VCHUTEMAS di arredamento e di interni alla facoltà della Lavorazione del legno e del metallo.
  • Dal 1926 cominciano i miei grandi lavori sugli allestimenti delle esposizioni. Lo stesso anno, su invito del Comitato della mostra internazionale di pittura e di scultura a Dresda, allestisco la sala dell’arte contemporanea e per eseguire questo lavoro la VOKS (Unione della cultura per gli scambi con l’estero) mi invia all’estero.
  • Nel 1928 il governo mi nomina l’artista principale del padiglione sovietico alla mostra internazionale della Stampa (“Pressa”) a Colonia. La stampa internazionale riconosce che l’allestimento del padiglione sovietico è un grande successo della cultura sovietica. Per questo lavoro è apparsa una nota di merito dei Commissari del Popolo (SovNarKom).
  • Nel 1927 allestisco la prima mostra poligrafica a Mosca. Nel 1929 allestisco il padiglione sovietico alla mostra “Film e Foto” a Stoccarda.
  • Nel 1930 sono nominato l’artista principale dei padiglioni sovietici alla Mostra internazionale dell’Igiene a Dresda e alla Mostra internazionale della Pelliccia a Lipsia.
  • Dunque, essendo un pioniere dell’allestimento artistico delle mostre politicamente importanti, negli anni successivi sono spesso chiamato per le nostre grandi mostre.
  • Nel 1934 sono nominato l’artista principale della Esposizione dell’agricoltura di tutta l’Unione. Mi batto contro la prima errata gestione e rifiuto questo incarico. Dopo, curandomi in sanatorio, accetto di progettare il padiglione principale. Fino ad oggi l’allestimento del salone principale ha conservato le mie idee.
  • Dal 1931 sono l’artista principale della Mostra permanente dell’edilizia. Però la mia salute ogni anno peggiora e mi manca la forza per un lavoro così intenso come la realizzazione delle mostre. Riesco ancora a fare il progetto per la mostra-museo del NarKomat (Comitato del Popolo per la Previdenza sociale) e il padiglione sovietico alla Mostra internazionale per l’aviazione nel 1932 a Parigi.
  • Per l’Esposizione di New York, eseguo il progetto per il ristorante del nostro padiglione.
  • 1941: la mia ultima creazione in fatto di mostre è stata fatta per il Vnestorg (Ministero del commercio estero), il padiglione sovietico a Belgrado; al momento della spedizione l’allestimento già pronto rimane a Mosca: c’è la guerra.
  • Contemporaneamente al lavoro per le mostre, mi occupo anche molto attivamente del libro e del fotomontaggio (questo tipo di lavoro riesco a farlo anche quando la malattia mi costringe a letto).
  • Nel 1928 realizzo per il nostro padiglione a Colonia un fregio con un fotomontaggio di 24x3,5 metri che costituisce il prototipo per tutti i fotomontaggi su grande scala divenuti indispensabili attributi in tutte le mostre successive. In occasione del soggiorno di Majakovskij a Berlino, nel 1923, le edizioni di Stato mi chiedono di curare l’edizione del suo libro di poesie “Dlja golosa” (Per la voce). Il volume è stato riconosciuto come il fondamento della nuova arte tipografica e sono stato invitato a divenire socio onorario dell’Associazione Gutenberg a Magonza.
  • Un altro campo del mio lavoro è la realizzazione poligrafica ed artistica di album e libri. I più importanti sono:
  • 1932 – Album dedicato al 15.mo anniversario del potere sovietico, edizioni “Izogiz”
  • 1934 – Album “I subtropici sovietici”, edizioni “Oganëk”
  • 1935 – Album dedicato al 15.mo anniversario dell’Armata rossa, redazione PURRKA, edizioni “Izogiz”
  • 1936 – Album “L’industria della alimentazione”, edizioni “Za industrializacjiu”
  • 1937 – “L’industria del socialismo”
  • 1940 – “URSS”, album per l’esposizione americana edizioni “Izostat”
  • 1940 – “Georgia sovietica”, edizioni “Gosplanizdat”
  • Dal 1932 il mio lavoro più importante è stato per la rivista “SSSR na strojke” (Russia in costruzione). Ho progettato i numeri più importanti tra cui i numeri: “Dneprostroj” (la costruzione della centrale idroelettrica sul Dnepr); “Krasnoj armij” (Per l’armata rossa); “Voenno-morskovo flota” (Flotta navale) ed anche un’edizione speciale di 4 numeri dedicati alla Costituzione.
  • Ho realizzato i manifesti, alcuni dei quali sono stati riprodotti sulle nostre riviste e su quelle straniere.
  • Ho scritto sull’arte e sull’architettura e ho pubblicato alcuni libri. Dei miei lavori hanno scritto molti giornali e riviste di tutto il mondo.
  • Adesso, nonostante la mia salute molto malferma, spero ancora di creare qualcosa per il 25.mo anniversario dell’Ottobre
   El’ Lissitzky – luglio 1941. Mosca”

(Archivio CGALI – Archivio Centrale di Stato di Letteratura e Arte)

                                                                                 

    

El’ Lissitzky stende questa autobiografia pochi mesi prima della sua morte che sopravviene nel dicembre del 1941. L’elenco dei suoi lavori, nello stile burocratico tipico dei questionari di epoca staliniana, ha il difetto di passar sotto silenzio proprio quelle “invenzioni” per le quali egli è rimasto famoso fino ai nostri giorni. Nel questionario in lingua tedesca del 25 febbraio 1935 (Brünn) sono al contrario menzionate alla voce OPERE: per la pittura i proun e per l’architettura La tribuna per oratore e il Wolkenbügel.

Mentre è ampiamente descritta l’attività di allestitore a favore della propaganda della rivoluzione del 1917 e, in un secondo momento della ‘ricostruzione’ staliniana, sono invece sottaciute le edizioni ebraiche per l’infanzia (1916-1923); i proun che egli inizia a realizzare a Vitebsk nel 1919-20 e che continua a produrre anche sotto forma di litografie a Berlino e a Hannover (1922-23). Ad Hannover conosce Sophie Küppers, vedova di Paul Küppers, direttore artistico della Società Kestner per la quale Lissitzky realizza le cartelle litografiche con i proun e con i Figurini per lo spettacolo elettromeccanico Vittoria sul sole. Sophie, che segue gli artisti dell’avanguardia internazionale organizzando mostre, diviene la sua inseparabile compagna e collaboratrice. Nel 1927 sposa Lissitzky e dalla loro unione nasce il figlio Jen, nel 1930.

Anche l’attività di architetto è sottaciuta. Nel periodo trascorso nell’ospedale di Locarno dove cerca di curare un violento attacco di affezione polmonare e nelle pensioncine nei pressi del lago Maggiore (1923-24), realizza i progetti per La tribuna di Lenin e per il Wolkenbügel, una serie di otto grattacieli orizzontali per la città di Mosca. Per via epistolare diviene socio dell’ASNOVA (Associazione dei nuovi architetti) e al suo rientro a Mosca, nella primavera del 1925, è incaricato dal presidente di ASNOVA, Nikolaj Ladovskij, di fondare la rivista del gruppo, di curarne la veste grafica e di intervenire con un articolo sul Wolkenbügel. L’epistolario tra Ladovskij e Lissitzky (1923-24), lo statuto dell’associazione e il rendiconto della direzione dell’ASNOVA durante il 1926, sono documenti di cui è fornito l’archivio CGALI a Mosca ma che purtroppo non compaiono in mostra. I rapporti tra l’associazione degli architetti “razionalisti” guidati da Ladovskij e El Lissitzky, intercorsi tra il 1923 e il 1926, sono estremamente significativi per varie ragioni: prima di tutto perché l’archivio di Ladovskij è andato perduto durante la guerra e questi documenti sono perciò fondamentali per comprendere la posizione di mediazione di Lissitzky in Europa e soprattutto per chiarire la funzione e l’attività di ASNOVA, finora rimaste alquanto nell’ombra negli studi storici sull’avanguardia architettonica russa. La rivista ASNOVA, numero unico dedicato ai grattacieli, di cui lo CGALI possiede la bozza corretta a mano da Lissitzky, è un altro documento che poteva essere introdotto nella mostra equilibrando così la ricerca architettonica dell’artista messa a confronto con le sue invenzioni grafiche.

Una volta ritornato a Mosca, dedica tutte le sue forze all’insegnamento della progettazione del mobile al VCHUTEMAS (1925-30) e all’architettura, partecipando ai concorsi: progetto per il Club sportivo allo Stadio internazionale rosso e la Casa del tessile, nel 1925; tra il 1930 e il 1931: la nuova sede della “Pravda”, la Casa dell’industria pesante, la Casa nel Parco di cultura Gorkij.

Nel 1929 progetta ed esegue la maquette per l’interno del teatro Mejerchol’d per la commedia Voglio un bambino di S. Tret’jakov. Tuttavia, nessun progetto architettonico viene realizzato.

Durante altri viaggi riprende i contatti con l’avanguardia europea e con l’“internazionale costruttivista” che aveva contribuito a fondare (Congresso internazionale di Düsseldorf, 1922). Già nel 1926 è invitato dal comitato della mostra internazionale di Dresda a disegnare la sala dedicata all’arte costruttivista. Alexander Dorner – forse memore dell’allestimento della sala dei proun (Berlino 1923), nel 1927 gli affida il disegno della sala per l’arte astratta nel Museo provinciale di Hannover. Quindi iniziano gli spostamenti per le mostre di propaganda di cui l’autobiografia illustra l’intero percorso: per la mostra della “Pressa” si stabilisce a Colonia nel 1928. Da Colonia si reca, insieme a Sophie a Vienna, Stoccarda, Francoforte, Parigi, dove frequenta lo studio di Mondrian; in Olanda tiene una serie di conferenze sulla nuova arte russa, accompagnato dall’amico collega Van Doesburg e si incontra con gli architetti Stam e Rietveld. I contatti stabiliti da Lissitzky durante questi viaggi inducono alcuni artisti a spostarsi andando a lavorare in Unione sovietica, come Ernst May, oppure Neurath, del Museo dell’economia di Vienna, che più tardi fonderà a Mosca l’“Istituto per le statistiche artistiche” (IZOSTAT).

Lisickij e la famiglia - che comprende anche i due figli avuti da Sophie durante il precedente matrimonio – si trasferisce da Mosca in campagna, a Chodnja, dove l’architetto riceve i suoi ex-allievi e gli artisti che collaborano nella preparazione degli album e delle riviste e negli allestimenti delle esposizioni. La ragione del trasferimento in campagna è soprattutto una migliore sistemazione per l’artista minato da molti anni da una grave forma di tubercolosi che infine lo conduce alla morte, il 30 dicembre del 1941. La sigla El, con i quali firma i suoi progetti è la traslitterazione della iniziale L del proprio nome: Lazar’.

E’ chiaro che il ‘taciuto’ di alcuni tratti della propria biografia tendono a minimizzare i rapporti che ha avuto con l’avanguardia occidentale, in un momento in cui il programma staliniano era tutto concentrato nella grande produzione industriale interna di cui la rivista “Russia in costruzione”, pubblicata in ben quattro lingue, era la più pesante e ‘grandiosa’ cassa di risonanza nei confronti della concorrenza occidentale. Lissitzky con Rodčenko e pochi altri, è uno dei rari casi in cui un artista formatosi nel periodo e nel clima delle avanguardie storiche sia sopravvissuto all’involuzione culturale dello stalinismo; abbia cioè continuato ad operare attivamente riuscendo comunque a produrre dei capolavori di grafica e fotomontaggi inediti. Quest’ultimi probabilmente ispirati alle tematiche affrontate dal regista Ejzenstejn: il film “Staroe i novoe” (Il vecchio e il nuovo) è un documentario dalla singolare forza lirica sulla elettrificazione e motorizzazione nell’agricoltura. Lissitzky ricerca lo stesso vigore nell’impaginare “Russia in costruzione”. Spesso la propaganda imposta dall’alto gli prende la mano, così che talvolta le illustrazioni sfiorano l’oleografia. Comunque, il lavoro compiuto per la rivista internazionale staliniana raggiunge i migliori vertici qualitativi dell’arte di propaganda, sottraendo a questa parola i connotati peggiorativi solitamente conferitigli.

Per tornare alla mostra c’è da dire che è encomiabile lo sforzo fatto per raccogliere negli archivi, nelle fondazioni e nei musei internazionali un materiale tanto prezioso. In particolare l’archivio della galleria Tret’jakov che da anni generosamente presta i suoi tesori che conserva con vera dovizia. L’archivio di stato di letteratura ed arte dove giace il fondo Lissitzky è in gran parte dedicato all’ultima produzione grafica dell’artista e raccoglie i documenti che sono meno noti ma che ci fanno toccare con mano il compromesso che Lissitzky dovette subire per portare avanti la sua ricerca, nonostante tutto.

 

Riferimenti bibliografici:

Per la pubblicazione dell’epistolario tra l’architetto Nikolaj Ladovskij, lo Statuto di Asnova ed il rendiconto dell’attività dell’Associazione durante il 1926, si veda dell’autrice Documenti inediti dal fondo Lisickij, “Slavia”, aprile-giugno 1992, pp. 145-168.

Per l’autobiografia di Lissitky del luglio 1941 e molti altri documenti tradotti dal russo in italiano, si veda, sempre dell’autrice:  Lazar Markovič Lisickij (1890-1941), Officina edizioni, Roma 1995, pp. 54-56.

 

 

 

 

 

 

 

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Fig. 1
Venne un toro, da Khad Gadya (Una capretta), Kiev, 1919
Stiftung Maritzburg, Kunstmuseum des Landes Sachsen-Anhalt, Halle

Fig. 2
Proun 84, 1920
Galleria di Stato Tret'jakov, Mosca

Fig. 3
Agitatore, portfolio di figurine per Vittoria sul sole, 1923
Stiftung Moritzburg, Kunstmuseum des Landes Sachsen-Anhalt, Halle, Folkwang Museum, Essen

Fig. 4
Russland. Neues Bauen in der Welt 1 (Russia. Nuove costruzioni nel mondo 1), 1930
Fundación José María Castañé, Madrid

Fig. 5
Wolkenbügel, 1925
Galleria di Stato Tret'jakov, Mosca



	

Contributo valutato da due referees anonimi nel rispetto delle finalità scientifiche, informative, creative e culturali storico-artistiche della rivista

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