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L’Archivista di Stato: un lavoro insolito, ma importante. Ne parliamo con Maria Luisa San Martini  

Roberta Balmas
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 15 Novembre 2014, n. 740
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Area Interviste

L’Archivio di Stato è nell’immaginario collettivo un luogo polveroso e antico dove vi si recano solo vecchi studiosi di “cose” antiche. È da considerarsi invece, il più importante istituto pubblico destinato alla conservazione permanente della documentazione relativa a organi e uffici centrali e periferici dello Stato. Qui vengono depositati tutti quei documenti che lo Stato ha in proprietà e/o che vengono destinati alla conservazione permanente e che possono essere consultati dal pubblico, previo permesso. Ovviamente i documenti possono essere di vario genere e possono coinvolgere enti pubblici o privati, ma anche famiglie o addirittura singole persone. Documenti di tutti i generi che l‘archivista di Stato deve saper leggere, classificare, gestire, ordinare. Un lavoro certosino, difficile perché si deve avere una cultura quasi enciclopedica, sicuramente bisogna avere oltre che una buona cultura storica e conoscenza delle lingue antiche, una grande pazienza.

Abbiamo incontrato a Roma Maria Luisa San Martini, un’archivista di Stato, oggi in pensione, che per quasi quarant’anni si è dedicata a questa difficile professione.



Chi è l’archivista di Stato ?

L’archivista di Stato è un funzionario dello Stato laureato e specializzato, che svolge sia un ruolo amministrativo che tecnico. Il primo, quello amministrativo, riguarda l’osservanza delle leggi in materia di archivi e di documenti, la guida degli uffici preposti, i rapporti con le altre amministrazioni. Il secondo, quello tecnico, riguarda più strettamente gli archivi antichi, il loro ordinamento, la redazione di inventari e indici e quindi facilitare la fruizione da parte del pubblico. E’ in questa fase che c’è la possibilità di trovare documenti su avvenimenti sconosciuti, fatti nuovi, rivelazioni su personaggi, ecc. E’ la fase più appassionante del nostro lavoro, quella che porta alla divulgazione di nuove fonti per la storia, ma che è laterale rispetto ai nostri compiti istituzionali.


Come si diventa archivisti di Stato ?

Mediante concorso pubblico per laureati in legge, lettere, scienze politiche e, più recentemente, in beni culturali. Per i neo assunti è poi prevista la specializzazione nella scuola di archivistica, paleografia e diplomatica dell’Amministrazione stessa. Il problema è che i concorsi non vengono indetti più ormai da molti anni. Per i lavori ci si affida anche a contratti con privati. Già negli ultimi anni, prima del mio pensionamento, si affidavano lavori di inventariazione a cooperative per contratto.


Quali conoscenze bisogna avere ?

Naturalmente è essenziale la conoscenza del latino, della paleografia, della diplomatica, della sfragistica. Anche la conoscenza degli stemmi, delle monete può tornare utile in ogni momento. Lo studio della paleografia fornisce i mezzi per esercitarsi nella lettura delle scritture antiche, ma poi occorre molto esercizio sul campo.


Come si leggono i documenti storici ?

Occorre saper leggere la scrittura cancelleresca, pensata e codificata, con propri caratteri e legamenti diversi dai nostri e in latino medievale; occorre cimentarsi con le scritture correnti, sia in latino che in volgare, spesso scritte velocemente, con una gran quantità di abbreviazioni. Questa può essere di difficile lettura, specialmente quella del ‘500 nei verbali degli interrogatori dove è molto veloce e abbreviata; come anche la scrittura mercantesca.


Bisogna avere determinate precauzioni quando si leggono documenti storici ?

La consultazione da parte degli studiosi avviene in una sala di studio sorvegliata, ma si suppone il corretto comportamento. Certo non si può strappare pagine e mettersele in tasca, né inumidire il dito per voltare pagina. I documenti devono essere restituiti come erano alla consegna, nello stesso stato, le carte sciolte nello stesso ordine.


Come avviene la consultazione ?

La consultazione dei documenti è aperta al pubblico e gratuita; è sottoposta solo alle normali formalità per l’identificazione e l’accettazione delle regole della sala di studio.


Da quale ente o ufficio vi arrivano i vari documenti? E chi decide che devono essere conservati ed archiviati? C’è un iter ?

La risposta a queste domande costituisce una disciplina a livello universitario, l’archivistica. Sinteticamente possiamo dire che gli Archivi di Stato sono nati per la conservazione degli archivi degli stati preunitari: a Roma dello stato pontificio, a Firenze dello stato mediceo, ecc. A questi archivi, che sono archivi ‘chiusi’, si sono aggiunti gli archivi dello Stato italiano che progressivamente diventavano ‘antichi’.

Il‘versamento’ avviene previo ‘scarto’, o meglio cernita dei documenti da conservare. Per l’operazione viene nominata una commissione per decreto ministeriale . In Italia ci sono Archivi di Stato in tutti i capoluoghi di provincia; nella capitale, oltre all’archivio di Stato di Roma c’è anche l’Archivio Centrale dello Stato. Quest’ultimo conserva gli archivi delle amministrazioni centrali dello Stato a partire dall’Unità d’Italia. Mentre nelle province si conservano le carte degli uffici locali statali. Cioè nell’Archivio centrale si conservano le carte dell’amm.ne centrale come per es, i ministeri; nelle province le carte degli uffici periferici dello Stato, come per es. i tribunali, le prefetture, ecc.



Nella Sua lunga carriera ha trovato alcune cose interessanti e inedite ?

Come dicevamo prima, nel corso di un riordinamento di archivio le sorprese sono la regola. Si scopre sempre qualcosa di interessante e anche di assolutamente nuovo. Leggere di un avvenimento di prima mano e senza intermediari, da qualcuno che ne è spettatore è cosa perlomeno emozionante. Una volta ne lessi una sconvolgente in un tomo notarile del 1532. A circa metà del volume di atti notarili del 1527, dopo alcune carte bianche, il notaio raccontava del sacco di Roma del 1527. Racconta di come le soldatesche imperiali, che avevano carta bianca nel saccheggio, avevano messo a ferro e fuoco la città, uccidevano chi si opponeva e depredavano, distruggevano, stupravano le donne di ogni età. Anche la sua casa era stata invasa e distrutta, la figlia maggiore aveva subito violenze ed era impazzita ed egli era riuscito a fuggire con l’altra su un carretto e si era rifugiato in campagna. Ed ora, tornato con la morte nel cuore, riprendeva il suo lavoro di notaio. Un altro notaio annotava, alla fine del volume, alcune ricette di cucina e ricette mediche, in un altro poesie da innamorato.



Si è dedicata a qualche particolare documento ?

Moltissimi. Lavorare a un archivio sconosciuto porta anzitutto a conoscere l’istituzione che l’ha prodotto. Questo è un contributo per la storia delle istituzioni ed è un nostro compito specifico. Riordinare gli archivi giudiziari della Repubblica romana del 1798-99 e quelli del periodo napoleonico ci porta a scoprire le prime preture moderne e i primi atti di stato civile in un quadro di rinnovamento generale nell’amministrazione della giustizia.


Riuscire a decifrare è davvero emozionante, non trova? È come scoprire un tesoro nascosto ?

E’ così. E una volta trovammo davvero un piccolo tesoro nascosto in un volume notarile. Era un mazzetto di banconote da 50 e 100 lire del periodo dell’ultima guerra mondiale. Erano fuori corso, ma potevano nascondere una storia: un archivio è un ottimo nascondiglio in casi di emergenza. Cercammo l’erede del notaio che aveva custodito l’archivio per ultimo, ma non ne sapeva nulla e non dimostrò alcun interesse.


Cosa potrebbe consigliare ai giovani che vogliono approcciarsi a questo lavoro ?

Di solito gli stessi Archivisti di Stato organizzano, nelle loro sedi, le scuole di archivistica, paleografia e diplomatica. Per accedere a queste scuole occorre la laurea e la conoscenza del latino. La scuola è biennale e si conclude con esami scritti e orali rilasciando un diploma utile per lavorare in qualsiasi archivio pubblico e privato.


Quale tra le tante richieste da parte del pubblico, ha trovato un po’ strane ?

Non ne ricordo. Il pubblico in sala di studio viene aiutato a fare la richiesta da personale specializzato e dagli inventari. Si tratta di professori universitari, studiosi di storia dell’arte, di laureandi che preparano la tesi di laurea. C’è poi un altro tipo di utente: quello che consulta documenti a scopi amministrativi come i vecchi catasti e gli atti dei notai cessati più di cento anni fa.



Sono certa che la professione dell’Archivista di Stato, alla fine di questo interessante colloquio, sarà considerato dai lettori non solo un lavoro importante, ma una fonte sorprendente di notizie e fatti storici per la varietà e vastità del materiale che ogni giorno può portare alla luce.












 

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