bta.it Frontespizio Indice Rapido Cerca nel sito www.bta.it Ufficio Stampa Sali di un livello english
“Tre ritratti di Dante” nelle chiese di Verona  

Anna Lerario e Nadia Scardeoni
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 3 Ottobre 2016, n. 817
http://www.bta.it/txt/a0/08/bta00817.html
Precedente
Successivo
Tutti
Area Ricerca

Chiesa di Santa Anastasia. Un nuovo ritratto di Dante?

di Anna Lerario

Era il quarto anno che lavoravo sui giganteschi ponteggi che fasciavano l’interno di Sant’Anastasia, la più grande chiesa di Verona. Il mio compito era documentare in video l’enorme lavoro di restauro che interessò tutta la basilica negli anni 2005-2011.

Quel giorno le restauratrici lavoravano sulla parete della navata destra, dove qua e là erano già emersi brani di affreschi. Io stavo riprendendo la statua posta vicino alla bellissima Cappella del Rosario, con i suoi marmi policromi. Mentre la telecamera riprendeva il volto della statua, il mio occhio cadde su un profilo dipinto nel muro. C’era solo il profilo, niente testa, né collo o altro intorno. Chiamai subito la ragazza che stava lavorando due piani più in alto. La restauratrice notò sopra il profilo un’incisione rotonda. Era chiaramente il tracciato di un’aureola e, alla sua destra, ce n’era un’altra. Guidata da questi chiari segni, la ragazza iniziò la delicata operazione di discialbo e, sotto l’occhio della mia telecamera, emerse a poco a poco un lacerto di affresco con una figura maschile a mani giunte, di cui non era più visibile il corpo, adorna di un copricapo rosso trecentesco e rivolta verso un bambin Gesù con le braccia protese. Dall’altezza della figura rispetto al quadro generale s’intuiva che si trattava di un uomo inginocchiato. Dietro di lui, in atto di presentarlo al bambin Gesù, una figura di santo dai capelli lunghi e la veste di pelliccia; il bambin Gesù doveva essere chiaramente in braccio a una Madonna ormai resa illeggibile dall’intervento di demolizione della parete adiacente alla cappella del Rosario. Intorno alla figura di Gesù e della Madonna scomparsa, gironi di faccette di angeli, uno verde, uno giallo e uno rosso.

Subito, presa dal piacere di documentare la scoperta di un affresco trecentesco in diretta, non pensai ai possibili significati.

Ma il giorno successivo, quando mi accinsi a riprendere il dipinto completamente ripulito dalle varie mani d’intonaco, quel profilo attirò la mia attenzione in modo particolare: il naso era leggermente aquilino, il mento sembrava importante, il copricapo era molto simile a quello che la tradizione iconografica attribuiva a… Dante Alighieri! La mia mente cominciò a fare i primi collegamenti: Dante Alighieri in Sant’Anastasia, Dante che visse a lungo a Verona, proprio quando le chiese più importanti della città venivano affrescate, appunto San Fermo e Sant’Anastasia, le chiese oltretutto più legate alla famiglia Della Scala, la signoria che ospitò il poeta, … I nessi erano significativi: valeva la pena indagare.

 

Primo punto: la datazione

Le restauratrici mi dissero che l’opera doveva risalire al 1300. Infatti il libro sul restauro della chiesa lo confermava in virtù del copricapo della figura inginocchiata. Gli storici dell’arte non hanno approfondito, ma a mio avviso, confrontandolo con il panorama veronese del periodo, l’affresco risulta più raffinato rispetto alle opere del primo Trecento (si vedano gli affreschi dell’abside di san Fermo, attribuiti al cosiddetto Maestro del Redentore) e allo stesso tempo inferiore allo stile che si maturò nel secondo Trecento. Il profilo di cui parliamo non è molto distante dai bei profili che l’Altichiero dipinse nella Cappella Cavalli, nel transetto destro della stessa chiesa, verso il 1370. Credo perciò che il nostro affresco si possa datare intorno alla metà del secolo.

 

Secondo punto: il santo

Mostrando le foto alla professoressa Laura Pighi e confrontandole con l’iconografia tradizionale, fu facile individuare nel personaggio retrostante all’uomo inginocchiato, san Giovanni Battista. Ottima partenza: san Giovanni Battista è il patrono di Firenze, il santo del famoso battistero di Firenze, monumento ricordato più volte nella Divina Commedia perché a Dante molto caro: “… nel mio bel san Giovanni” [1] , e per la sua valenza simbolica di luogo in cui avrebbe potuto realizzare il suo sogno di venire incoronato poeta: “Con altra voce omai, con altro vello ritornerò poeta, e in sul fonte del mio battesmo prenderò il cappello” [2] . Ma anche edificio sacro il cui Giudizio Universale potrebbe aver ispirato il poeta, il quale descrive Lucifero come un mostro a tre teste, ciascuna con in bocca un dannato, proprio come nella celebre immagine del battistero. Insomma molti e forti sono i legami fra Dante e san Giovanni Battista: quale santo avrebbe potuto identificarlo maggiormente?

Terzo punto: la famiglia di Dante.

I figli maschi si stabilirono a Verona. Jacopo prese gli ordini minori e divenne canonico, e Pietro, dopo aver studiato a Bologna finanziato da Cangrande, fu Vicario del Podestà di Verona e giudice presso la città scaligera dal 1332 al 1362 [3] .

Siamo proprio nel periodo cui risalirebbe l’affresco. Nel 1353 comprò anche un podere in Valpolicella, tutt’ora appartenente ai discendenti [4] . Lo storico Giulio Sancassani identificherebbe una delle case di Pietro proprio nel Palazzo dei Bevilacqua prospiciente la piazzetta di Sant’Anastasia (all’angolo fra corso Sant’Anastasia e via San Pietro) [5] . Non dimentichiamo che Pietro Alighieri fu anche un grande divulgatore dell’opera del padre e che perciò è molto plausibile che abbia voluto commissionare un suo ritratto nella chiesa del proprio quartiere, chiesa che era anche una delle più importanti della città e particolarmente legata agli Scaligeri, a cui sia lui che Dante stesso dovevano molto. Ma Sant’Anastasia non era solo quello...

Quarto punto: il sepolcro Alighieri.

Mi ricordai di aver letto che il sepolcro cinquecentesco degli Alighieri era nella chiesa di san Fermo, mentre quello più antico si trovava nella basilica di sant’Anastasia: la notizia era riferita nel libro di Pierpaolo Brugnoli sulla storia della famiglia Serego-Alighieri [6] .

Le fonti del libro mi portarono ad un importante documento conservato nella Biblioteca Civica di Verona in cui i testamenti dei discendenti di Dante indicano chiaramente la collocazione del sepolcro di famiglia presso il chiostro della chiesa di Sant’Anastasia.

Questa notizia rafforzò la mia convinzione. Le immagini della basilica dall’alto mostrano la Cappella del Rosario, nei pressi della quale si trova l’affresco, innestata in una zona che era di collegamento fra la chiesa e il chiostro (infatti insiste esattamente sull’ angolo del chiostro adiacente alla chiesa): la collocazione dell’affresco proprio in quel punto della chiesa consolidava la mia teoria che identificava in Dante la figura del ritratto.

Io giunsi fino a qui, poi l’incontro con Nadia Scardeoni Palumbo.

Le chiesi il suo parere: è Dante ? Guardò affascinata le mie immagini e…

 

 

È Dante?

di Nadia Scardeoni    

 

Alla prima visione delle immagini dell’affresco recante il profilo “dantesco” scoperto da Anna Lerario nella chiesa di Santa Anastasia a Verona, ebbi un sussulto: quel volto e quella postura mi erano assolutamente familiari, per altre vie.

È Dante? Lo studio recente sul “Volto di Dante” da me presentato a DANTE 750, nel 2015 a Verona, ha facilitato la ricerca che si è accesa d’impeto, e dopo una sommaria ma necessaria ricostruzione del profilo ritrovato (restauro virtuale) ho trovato conferma della straordinaria somiglianza con un già noto volto del poeta: DANTE posto fra i “Beati” del Giudizio Universale, affrescato da Nardo di Cione nella “Cappella Strozzi” (di Mantova) di Santa Maria Novella a Firenze.

Sì, per me, è Dante: la "fratellanza" fra le due immagini appare inequivocabile e se è storicamente attestato che Nardo di Cione ha rappresentato Dante nel suo Giudizio, per la proprietà transitiva, il nostro pittore ignoto l’ha diligentemente eguagliato in sant’Anastasia.

 Gli stessi tratti fisiognomici, lo stesso atteggiamento della figura orante depongono per una concordanza d’idee da parte dei due autori sulla rappresentazione della persona di Dante: Nardo di Cione, a Firenze, e il "pittore ignoto" a Verona, nei luoghi dell’esilio, attestano, pur con diversa maestria, che a pochi decenni dalla sua morte, sulle orme di Giotto,  si ebbe cura di celebrare  Dante  fra i beati,  nelle chiese, i luoghi sacri per eccellenza, in virtù di un pur tardivo ma indefettibile riconoscimento dell’immenso contributo alla elevazione delle spirito umano, effuso nei versi immortali della sua “comedìa” oramai divina.

Riconoscimento d’inestimabile valore se si pensa alle vicissitudini che avevano segnato dolorosamente la sua vita di esule: il rifiuto di rientrare a Firenze in virtù dell'amnistia del 1315, a condizioni vergognosamente umilianti, che determinò la sua condanna a morte e l'esilio dei figli, e, in seguito, l'allontanamento da Verona stessa per cause tuttora ignote ma che l'aneddotica riferisce a disagi accumulati nell'ambiente scaligero ove la sua vita di letterato e assorto studioso destava, forse, più ilare curiosità che autentica ammirazione.

È allora molto verosimile, come s’ipotizza fra le note del ritrovamento di Anna Lerario, che il figlio Pietro, custode e curatore appassionato dell'opera paterna negli anni a seguire, fosse fra i primi sensibili committenti di questo attestato di benemerenza nella città di Verona ove la preziosa testimonianza, purtroppo "censurata" nei secoli, è oggi fortunatamente disvelata, grazie allo sguardo attento e sensibile di una apprezzata documentarista della storia di Verona.

Un ritrovamento, già del 2011, che non ha avuto oltre la stampa locale, il risalto che merita.

Non a caso dunque, oltre lo studio atto a formulare un parere sulla figura del Dante di Santa Anastasia, mi ha affascinato l'idea di una ricerca mirata all’identificazione o collocazione del suo ignoto autore tramite la mia Metodologia di ricerca del Restauro Virtuale, sulle immagini digitali ad alta risoluzione, preziosissima per l'osservazione virtuale delle caratteristiche tipiche (stilemi) dell’usus pingendi di ciascun artista.

Nel tentativo di rintracciare nell'affresco svelato, stilemi utili al raffronto con altre opere contemporanee di autori trecenteschi presenti a Verona, la mia attenzione è caduta sul volto tondo, sufficientemente integro, del personaggio collocato sopra il profilo di "Dante", con lo sguardo fisso rivolto all'osservatore poiché la sua "singolarità" mi evocava un personaggio analogo osservato nella Crocifissione attribuita a Turone di Maxio presente in San Fermo. Lavorando sull’ipotesi di uno stilema del Turone, l’osservazione dei due volti accostati ha evidenziato, una "parentela iconografica" con il volto di Dio Padre del Polittico di Castelvecchio, “la sola opera firmata da Turone di Maxio (Hopus Turoni)” [7] : parentela confortata anche dalle palesi affinità sul “modello” del Battista rappresentato nelle due opere a confronto, di Castelvecchio e Santa Anastasia.

Perseguendo dunque l’ipotesi di uno Stilema Hopus Turoni" reiterato nelle tre opere e scrutando una buona immagine della Crocifissione di San Fermo altrimenti inaccessibile per la sua disposizione, ho individuato casualmente un secondo DANTE orante, citato come tale da Giovanni Sauro [8] nel 1842, che avvalora ulteriormente la mia attribuzione del lacerto disvelato di Santa Anastasia a TURONE di MAXIO.

Il Dante di San fermo è raffigurato ai piedi della croce accanto al Compianto delle tre Marie e ne parla solo l’autore del libretto "Ritratto di Dante Alighieri scoperto nuovamente in Verona e illustrato per cura del sacerdote professor Giovanni Sauro" nell'intento manifesto di attribuire la Crocifissione di San Fermo a Giotto con una sua approfondita lettura dell'opera comparandola in alcuni dettagli alla Cappella Scrovegni di Padova.

È, infatti, a corona delle numerose "congetture" a difesa dello stile di Giotto che G. Sauro descrive la raffigurazione di Dante in quella sede corredandola di un ricco commento, in cui si allude anche alla presenza di altri ritratti di Dante a Verona nei palazzi degli antichi Signori:

 

"… pur nondimeno l'indizio maggiore che le proposte congetture conferma, senza dubbio è il ritratto del divino Alighieri, che inginocchiato in un tratto angusto tra le Marie e la Croce leva il volto e congiunge le mani ad orare. …"

"… Le quali imagini sendo state per lunga stagione obliterate dalla miseria dei tempi, avvenne che Firenze più fortunata da pochi anni discoperse la sua, ciò che Verona oggi mai dispera per le tante rifabbriche che nell'interno palazzo degli antichi Signori a diversi tempi furono fatte. …" (G. SAURO 1842)

 

Sulla veridicità della rappresentazione di Dante, a detta di G. Sauro, è opportuno citare che il libretto editato dallo stimatissimo tipografo veneziano Giuseppe Antonelli, è stato fortemente contestato, dal sacerdote Cesare Cavattoni [9] , che, a pochi mesi dalla pubblicazione, ha stampato in Verona un libello di cinquanta pagine di " osservazioni" (amorevoli...) mirate, in bell'ordine di cinque capitoletti, alla frantumazione del piccolo saggio in ogni sua parte, sia formale che contenutistica e che punta sostanzialmente all’affermazione: "Non mi sembra pittura di Giotto, nè quella figura ritratto di Dante". (C. CAVATTONI, 1863)

E infine, la sudata ricerca ha toccato il suo culmine allorché visionando e comparando alcune crocifissioni del mio archivio digitale mi si è palesato un terzo DANTE nella Crocifissione di San Giorgetto (San Pietro martire).

Questo “Dante”, a differenza dei due menzionati, ha tutta l'aria di essere incastrato fra le figure preesistenti quasi che si fosse reso necessario, anche nella piccola chiesa di San Pietro Martire, giustapporlo, per "adeguarsi" agli encomi ormai tributati in più luoghi della città al SOMMO POETA, eminentemente nelle chiese più care ai suoi discendenti.

Oggi, la fortunata messe dei "tre ritratti" citati da Anna Lerario, in Santa Anastasia e da me, in San Fermo e San Giorgetto, porta alla luce uno straordinario scenario celebrativo della persona di Dante Alighieri nella Verona del Trecento, occultato, in epoche successive, dalle "tante rifabbriche" esattamente come afferma il professore Giovanni Sauro, il quale, al di là delle biliose censure del Cavattoni, ha bene operato sull’iconografia dantesca a partire dal ritratto dell'Orcagna, fra i primi modelli  dei ritratti boccacceschi, fino alla bellissima nota sul ritratto del Dante di Giotto, rappresentato a Firenze nel Palazzo del Podestà, oggi del Bargello:

 

Comparve il Dante fiorentino quale non fu mai disegnato né descritto da niuno, con certa aria di melanconia serena, come si addice ad autore di canzoni amorose e principe di una giovane repubblica piena di ardimenti e speranze, giovane egli pure, pieno delle speranze e degli ardimenti della sua terra… (G. SAURO, 1842)

 

Fermo restando che la tesi di G. Sauro sulla mano di Giotto nella Crocifissione di san Fermo, fu condotta più sul filo di appassionate congetture che sul rigore di dati storici certi, l'intuizione giottesca era sostanzialmente corretta: infatti oggi l'opera è attribuita a Turone di Maxio che in area lombarda e poi veneta, al pari degli Orcagna a Firenze, è stato un seguace attento e tenace del nuovo stile inaugurato da Giotto, nella Cappellina di Padova.

Né è immaginabile che un editore-tipografo della levatura dell'Antonelli che aveva fatto della sua tipografia un centro di avanguardia culturale dotato di professionalità eminenti di artisti e studiosi in armonica cooperazione con litografi, incisori, disegnatori, legatori, pubblicasse una "opericciuola" (appellativo di Cavattoni) senza arte ne parte.

 

Verona, 31 luglio 2016

Nadia Scardeoni



NOTE

[1] Inf., XIX, vv.127-135

[2] Par., XXV, vv. 1-12

[3] Cavattoni, Cesare, “Documenti fin qua rimasti inediti che riguardano alcuni de’ posteri di Dante Alighieri” in “Albo Dantesco Veronese: 1865, Lombardi, Milano, 1865, pp. 347-424

[4] Brugnoli, Pierpaolo, “I Serego Alighieri a Gargagnago di Valpolicella”, Fondazione Masi, La Grafica Editrice, Vago di Lavagno (Verona), 2003

[5] Brugnoli, P., op. cit., pp.37-38

[6] Brugnoli, P., op. cit., p.58

[7] Tiziana Franco, ENCICLOPEDIA DELL' ARTE MEDIEVALE-2000
http://www.treccani.it/enciclopedia/turone_(Enciclopedia-dell'-Arte-Medievale)/

[8] "Ritratto di Dante Alighieri scoperto nuovamente in Verona e illustrato per cura del sacerdote professor Giovanni Sauro" Venezia, coi tipi di Giuseppe Antonelli, 1842

[9] "Osservazioni sopra l'operetta intitolata Ritratto di Dante Alighieri, scoperto nuovamente in Verona e illustrato per cura del sacerdote professore Giovanni Sauro” Cesare Cavattoni - Verona, Tipografia Libanti, MDCCCXLIII







ANNA LERARIO

Anna Lerario, laureata al DAMS di Bologna, è regista e sceneggiatrice di numerose opere audiovisive a partire da mediometraggi e lungometraggi di fiction premiati in festival nazionali, fino a una lunga serie di documentari culturali: storico-artistici, sul restauro, e di promozione del territorio, una ventina fra tutti. 

BREVE BIOFILMOGRAFIA DELLA REGISTA ANNA LERARIO SUL SITO:

http://www.videocinemaverona.it

 








NADIA SCARDEONI

“INTERLINEA CONhttp://www.edscuola.it/interlinea.html

“ARTISTI PER DANTE” http://artistiperdante.blogspot.it/          

CNR 2006-  FORMAZIONE: Metodologia del restauro virtuale di opere d’arte pittorica

http://web.archive.org/web/20131104034230/http://sij07.cnr.it/pubblicazioni/poster/ScardeoniP29.htm

B.T.A.  NADIA SCARDEONI - ARTICOLI

http://www.bta.it/col/a0/01/coll0112.html

AGENDA

http://agendaformazione.blogspot.com/

DANTE E L’ARTE

http://archiviodigitale.blogspot.it/

DANTE750

http://www.dante750.com/sito/







PDF

Fig. 1
Autore ignoto, Profilo dantesco, XIV sec., particolare
affresco
Verona, Chiesa di Santa Anastasia

Fig. 2
Autore ignoto, Figura maschile a mani giunte, rivolta verso Bambin Gesù con le braccia protese, XIV sec., lacerto di affresco,
Verona, Chiesa di Santa Anastasia

Fig. 3
NADIA SCARDEONI, Tavola di confronto Ritratti di Dante, fra Profilo Dantesco di Santa Anastasia (Verona) e figura di DANTE ALIGHIERI del Giudizio Universale di Nardo di Cione, seconda metà XIV sec.,
Particolari di affreschi
Firenze, Cappella Strozzi di Santa Maria Novella

Fig. 4
NADIA SCARDEONI, Tavola di confronto "Stilema Turone di Maxio", particolari del Polittico di Castelvecchio (Verona), della Crocifissione di San Fermo, (Verona) di Turone di Maxio e del Lacerto di Santa Anastasia (Verona), seconda metà XIV sec.,
affreschi

Fig. 5
NADIA SCARDEONI, tavola di confronto "modello di Giovanni Battista", Turone di Maxio: particolari del Lacerto di Santa Anastasia (Verona) e del Polittico di Castelvecchio (Verona), seconda metà XIV sec.,
affreschi

Fig. 6
NADIA SCARDEONI, Tavola Crocifissione attribuita a Turone di Maxio, XIV sec.,
affresco,
Veronca, Chiesa di San Fermo Maggiore
e particolare profilo di DANTE.

Fig. 7
NADIA SCARDEONI, Particolare profilo di DANTE nella Crocifissione attribuita a Turone di Maxio, XIV sec.,
affresco,
Verona, Chiesa di San Pietro Martire (o di S.Giorgetto dei Domenicani)

Fig. 8
NADIA SCARDEONI, da Nardo di Cione a Turone di Maxio, Tavola riassuntiva dei tre ritratti presenti nelle chiese di Verona

Contributo valutato da due referees anonimi nel rispetto delle finalità scientifiche, informative, creative e culturali storico-artistiche della rivista

Risali



BTA copyright MECENATI Mail to www@bta.it