Nel
meridione italiano pochissimi sono gli esempi di musei dedicati ai non
vedenti ed ipovedenti [1], il
Museo Tattile Borges di Catania è uno di
questi. Istituito nel 2008 come parte integrante del Polo Tattile
Multimediale [2] grazie a un
progetto della Stamperia Regionale
Braille [3], il Museo Borges si
propone a Catania come l’unica
istituzione culturale caratterizzata da una ricca esposizione
permanente in cui l'accessibilità museale è intesa come superamento
delle barriere architettoniche e sensoriali fra il mondo dell’arte e
quello dei ciechi ed ipovedenti [4].
La
presenza a Catania di questo museo è importante e significativa, dato
che la Sicilia è caratterizzata dal più alto indice di povertà
educativa fra tutte le regioni italiane [5]. Il Museo Borges potrebbe
dunque costituire un’occasione fondamentale non solo per favorire
l’esperienza estetica di ciechi ed ipovedenti [6], ma anche per
avviare un processo di istruzione più dinamica e interattiva perché
legata all’educazione del tatto [7];
educazione cioè basata sulle
potenzialità insite nella percezione sensoriale non visiva [8]
che può e deve essere destinata anche a fasce della popolazione
caratterizzate da un livello socio-economico e culturale estremamente
basso rispetto al resto d’Italia [9].
Intitolato
al poeta, narratore e saggista argentino Jorge Luis Borges, divenuto
cieco nel pieno della sua carriera, il Museo Tattile Borges [10] è legato indissolubilmente
alla Stamperia, la cui produzione oggi è, in
parte, a servizio della stessa struttura museale [11]; alcune delle
attività della struttura museale sono inoltre realizzate in
collaborazione con l’Università di Catania [12].
L’idea
originaria alla base del progetto del Museo contemplava l’ampliamento
delle possibilità di fruizione estetica di ciechi ed ipovedenti e, al
contempo, l’elaborazione di un momento di condivisione fra vedenti e
non vedenti, attraverso la creazione di una struttura che avesse al suo
interno un bar al buio dove fossero i ciechi ad accompagnare i vedenti,
secondo un’inversione dei ruoli consueti. Il Museo Borges rappresenta
dunque uno spazio per tutti, ciechi e vedenti insieme, un terreno non
di confine ma, al contrario, di grande apertura e condivisione della
fruizione e dell’esperienza estetica, nel rispetto reciproco delle pari
opportunità e con una proposta che intende rivolgersi a tutti i
cittadini [13].
Il
Museo Borges è stato realizzato in un edificio costruito alla fine del
Settecento nel cuore della città; il fabbricato, ubicato sulla
centralissima via Etnea, è stato ristrutturato e consolidato grazie
all’Unione Italiana Ciechi con fondi elargiti in varie fasi,
principalmente dalla Provincia di Catania e della Regione Siciliana,
nonché dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
e, in misura minore, da altre istituzioni nazionali.
Il Polo
Tattile ha nel suo complesso un’estensione di duemila metri quadri e si
articola su più piani: al piano terreno sono ubicati il «giardino
sensoriale» con essenze tipiche del Mediterraneo [14], alcune sale
espositive, lo spazio per la vendita degli ausili in commercio per
ciechi ed ipovedenti [15] ed
il bar al buio; al primo piano sono
presenti le altre sale espositive, mentre il secondo ed ultimo piano è
occupato dagli uffici amministrativi.
Il
Museo Borges dispone complessivamente di ventuno sale espositive in cui
è stato installato un sistema vettore (pavimentazione tattilo-plantare)
da utilizzare con l’ausilio di un bastone sesamonet [16]. Nelle sale
trovano collocazione numerosi plastici tridimensionali realizzati in
scala che ritraggono capolavori d’architettura e di scultura, da
conoscere e scoprire attraverso l’uso del tatto. La presenza di questi
modelli tridimensionali ricorda, naturalmente, quella di opere in 3D
presenti in altri musei nati per offrire un’esperienza estetica
attraverso l’educazione del tatto [17].
Al Museo Borges sono in mostra
riproduzioni in rilievo di opere pittoriche, eseguite secondo un metodo
di scomposizione in diversi piani «ottico-tattili» elaborato e
sviluppato dalla stessa Stamperia [18].
Tutte
le opere sono accompagnate da un ciclostilato stampato in nero-braille
che illustra l’opera, indicandone autore, data di esecuzione,
collocazione originale ed una breve descrizione; ogni opera così è
descritta attraverso la sua storia, l’iconografia e l’iconologia, e
viene accompagnata dalla biografia e da brevi cenni alla poetica
dell'artista.
Il
Museo Borges dispone di varie raccolte, nate in più fasi e destinate a
sezioni espositive differenti, frutto anche di collaborazioni con enti
diversi; le opere esposte sono state selezionate in base alla notorietà
ed efficacia espressiva dell’immagine. La sezione espositiva principale
nasce dalla cooperazione fra l’Accademia di Belle Arti di Catania e la
Onlus Stamperia Regionale Braille, che insieme hanno dato vita ad un
percorso aptico (tattile) destinato alla scoperta di edifici di epoche
diverse presenti nel bacino del Mediterraneo. Questo viaggio ideale
mette in rilievo i fattori culturali che accomunano i tanti popoli
sulle sponde di quel mare, trascurandone volutamente le diversità; il
filo rosso sotteso è rappresentato dalla conoscenza di religioni, usi,
costumi e tradizioni, finalizzata al rispetto delle reciproche
diversità, in un quadro di ricerca costante di obiettivi comuni.
All’ingresso
del museo i visitatori sono introdotti al percorso da una grande carta
geografica dell’area mediterranea, eseguita in rilievo [19], che
illustra i territori da cui provengono le opere esposte: materiali,
forme e volumi eterogenei vengono così offerti sia alla lettura
analitica dei ciechi sia alla capacità sinottica dei vedenti [20].
I
plastici architettonici adatti alla manipolazione aptica [21]
riproducono fedelmente i soggetti originali e sono realizzati in scala,
in materiali colorati (così da essere percepibili dagli ipovedenti); ne
menzioniamo qui alcuni, allo scopo di dare un’idea della grande varietà
di modelli corrispondenti a territori mediterranei diversi: le Piramidi
di Gizah, il tempio della Concordia della Valle dei Templi di
Agrigento, la Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme, la Basilica
di San Pietro di Roma, la Moschea di Kairouan (Tunisia), il Ponte di
Mostar, la Sultan Ahmet Camii (Moschea Blu) di Instanbul, il Maqam
Echahid di Algeri (fig. 1) [22],
la Sagrada Familia di Barcellona.
Alcuni
plastici architettonici possono con facilità smontarsi in diverse parti
[23], così da
essere esaminati in dettaglio attraverso il tatto (figg.
2-3), al fine di permettere al non vedente una conoscenza più puntuale
dell’opera.
Altri
plastici architettonici e scultorei, tutti tridimensionali e realizzati
in scala, rientrerebbero invece in ulteriori raccolte del Museo Borges
acquisite prima del progetto espositivo realizzato in collaborazione
con l’Accademia di Belle Arti. Nel caso dei plastici architettonici si
tratta, ad esempio, del complesso megalitico di Stonehenge e della
Torre Eiffel, del Colosseo, del Castello Normanno di Acicastello (Ct),
del Duomo di Catania, del Teatro Massimo Bellini di Catania [24];
nella sezione dei capolavori scultorei scopriamo figure umane o
animali, i cui originali riprodotti in scala sono riferibili
prevalentemente all’epoca classica e a quella ellenistica, a quella
rinascimentale e alla neoclassica.
Fra i
modellini dei capolavori di epoca classica ed ellenistica dobbiamo
annoverare il Discobolo di Naukydes (Roma,
Musei Vaticani), la Venere di Milo
(Parigi, Museo del Louvre) e la Venere
dei Medici (Firenze, Uffizi) [25].
Nella sezione dedicata al Rinascimento spiccano il busto del Cristo Crocefisso di Donatello
(Padova, chiesa S. Antonio) e la testa del David di Michelangelo (Firenze,
Galleria dell’Accademia). Nella sezione dedicata al neoclassicismo
emergono la Testa di Medusa
di Antonio Canova (Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio) e la Psiche abbandonata di Pietro Tenerani
(Firenze, Palazzo Pitti).
Fra le
opere scultoree presenti al Museo Borges esiste un unico originale: la
magnifica Testa di cavallo
eseguita in creta dallo scultore cieco Felice Tagliaferri e donata al
Museo Borges (fig. 4) [26].
Inoltre
la collezione del Museo Borges è arricchita da riproduzioni, in
altorilievo prospettico, di opere pittoriche che spaziano dal
Rinascimento al Cubismo, quali la Creazione
di Adamo di Michelangelo (Roma, Cappella Sistina), la Testa di Medusa di Caravaggio
(Firenze, Museo degli Uffizi) (fig. 5), la Figura di Donna di Giuseppe De
Nittis (Barletta, Pinacoteca Giuseppe De Nittis), Les demoiselles d’Avignon di Pablo
Picasso (New York, Museum of Modern Art).
Per la
lettura del dipinto e la sua resa in diverse tavole aptiche (non in un
unico rilievo prospettico, come avviene in altri musei tattili), un
gruppo di operatori della Stamperia Braille, esperti di percezione
tattile e di tiflologia, ha messo a punto un metodo di scissione di una
singola opera in varie tavole tattili. Questo metodo è frutto di una
rilettura dell’applicazione del metodo tripartito panofskiano [27],
rielaborato secondo un’analisi del processo di scomposizione e
ricomposizione di un’immagine da parte del cervello, nei diversi
elementi che la compongono. Per arrivare a questo metodo di
scomposizione dell’opera in diverse tavole tattili, è stata effettuata
un’analisi su un campione di circa duecento individui, vedenti e non
vedenti, di età compresa tra i 5 e gli 80 anni, di estrazione sociale e
culturale diverse, che hanno preso in esame le diverse riproduzioni
delle singole opere attraverso un processo di interpretazione dinamica
e reiterata; in tal modo è stato possibile verificare che questo metodo
di lettura compositiva potesse risultare efficace [28].
E’
stato creato dunque un approccio alla lettura dell’immagine attraverso
un percorso guidato e semplificato, che comincia dal toccare un
altorilievo tattile dell’intera opera, realizzato artigianalmente [29], così da avere una prima
percezione complessiva dell’opera compiuta.
Successivamente si analizzano varie tavole tattili in altorilievo della
stessa opera, poste in sequenza e caratterizzate ciascuna da un numero
crescente di elementi costitutivi (soggetti raffigurati), fino a
ritornare al primo modello, quello completo dell’opera originale.
Rispetto
al metodo utilizzato in altri musei tattili, dopo un primo contatto con
l’opera completa nella sua forma originale, il Museo Tattile Borges
fornisce una conoscenza dell’opera che è graduale, così come la
capacità cognitiva di un cieco attraverso il tatto. In questo modo il
non vedente arriverebbe con più facilità a comprendere la struttura
complessiva e i dettagli dell’opera pittorica.
Questo
è ciò che i visitatori vedenti e non vedenti hanno modo di apprezzare
al Museo Borges, con l’auspicio che l’educazione del tatto possa
contribuire a scoprire insieme il piacere della fruizione estetica,
attraverso un nuovo e differente ruolo del museo, ruolo divenuto al
contempo culturale e sociale.
NOTE
[1]
In Italia esistono leggi che tutelano l’accessibilità e la fruizione di
tutti i musei da parte dei portatori di handicap (leggi 239/2006,
18/2009), ma sono applicate solo in poche strutture museali; il
personale dipendente previsto per dare assistenza è in forte riduzione
e per le attività didattiche rivolte ai portatori di handicap si
utilizzano soprattutto volontari (spesso facenti parte dell’Unione
Italiana Ciechi ed Ipovedenti). Cfr. Tina Lepri, L’arte non è uguale per tutti, in
“Il giornale dell’arte”, 371, 2017, pp. 4-5.
[2] La denominazione
“Polo Tattile” è stata conferita perché la
struttura, nel suo complesso, oltre la parte espositiva (Museo Borges),
dispone anche di un giardino, di uno stand e di un bar al buio ubicati
tutti nello stesso edificio (cfr. infra
note 14-15). Inoltre il Polo Tattile possiede una biblioteca di settore
tiflologico (realizzata grazie anche alle donazioni della Biblioteca
Italiana per i Ciechi Regina Margherita – ONLUS, Monza) e dal 2012 si è
dotato di un grande autobus, nel quale sono stati inseriti alcuni
plastici tridimensionali che ritraggono opere d’arte, oltre ad un
piccolo bar al buio. Questo autobus è stato utilizzato in numerosi
centri dell’Italia Meridionale per illustrare una sintesi delle
attività proposte nella sede centrale del Polo, al fine di
sensibilizzare la comunità civile (soprattutto i giovani)
all’integrazione sociale dei minorati della vista.
[3]
La Stamperia Regionale Braille è una Onlus dell’Unione Italiana dei
Ciechi e degli Ipovedenti nata a Caltanissetta in virtù della legge
regionale concernente l’acquisto degli impianti e l’avvio di un centro
stampa Braille (legge regionale siciliana n. 52 del 1978). La Stamperia
nel 1997 si è trasferita a Catania, dove svolge un’attività sostenuta
principalmente dalla Regione Siciliana con le finalità e i contributi
previsti dalla legge regionale n. 4 del 2001 (cfr. infra nota 11).
[4] A Catania la
cultura tiflo-didattica ha prodotto nel 2016 due
percorsi permanenti presso altrettante istituzioni culturali: il Museo
Regionale Giovanni Verga e il monastero dei benedettini. Quest’ultimo
percorso tattile, corredato da uno strumento sonoro simile ad
un’audioguida, ha preso forma grazie alla collaborazione fra
l’Associazione Officine Culturali (nata per la fruizione del complesso
monumentale benedettino) e il Liceo Artistico Statale Emilio Greco di
Catania, che hanno supervisionato le altre scuole legate al progetto;
il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania ha
offerto il patrocinio dell’intera operazione.
[5] Questo dato è
stato raccolto da Save the Children nel Rapporto Illuminiamo il futuro 2030 - Obiettivi per
liberare i bambini dalla Povertà Educativa
(2015) sulla base di indicatori relativi all’apprendimento, allo
sviluppo e all’offerta educativa, cfr. https://www.savethechildren.it/press/scuola-e-povert%C3%A0.
[6] «La psicologia e
la pedagogia speciale delle arti hanno
riconosciuto che il mondo dei ciechi non è sostanzialmente distante da
quello dei vedenti, anche nella conoscenza dei concetti spaziali. La
differenza riguarda piuttosto il modo in cui non vedenti e vedenti
elaborano e controllano direttrici e condotte spaziali.». Loretta
Secchi, Le
metodologie dell'esplorazione tattile, Libri che prendono forma. Per
una conoscenza delle forme della rappresentazione ed estensione di
senso dell'aptica, convegno (Roma, 17 marzo 2010), http://www.sed.beniculturali.it/index.php?it/184/le-metodologie-dellesplorazione-tattile.
[7] L’educazione del
tatto ha origini legate ad un esponente del Futurismo: Filippo Tommaso
Marinetti nel Manifesto sul
Tattilismo (1921) dichiarò che l’arte poteva essere apprezzata
attraverso il tatto. Cfr. Filippo Tommaso Marinetti,
Il
tattilismo: manifesto futurista. Letto al Theatre de l'Oeuvre (Parigi),
all'Esposizione mondiale d'arte moderna (Ginevra) e pubblicato da
"Comoedia”, Milano, Direzione del Movimento futurista, 1921.
[8] L'educazione alla
lettura delle opere attraverso l'educazione del tatto rappresenta un
sistema di apprendimento che uno staff
museale adeguatamente preparato consente di accrescere. La bibliografia
italiana sulla didattica in questi musei è in crescita dagli anni
Novanta; indichiamo qui solo alcune pubblicazioni a titolo
esemplificativo: Andrea Bellini (a cura di), Toccare l’arte. L’educazione estetica di
ipovedenti e non vedenti, Armando editore, Roma, 2000; Cecilia
D'Agostini, Raffaella Keller (a cura di), Ad occhi chiusi nel museo, atti del
convegno (Bergamo, 25 ottobre 2002), Bergamo, 2003; Associazione
Nazionale Subvedenti, Linee guida
per la leggibilità del patrimonio museale da parte dei disabili,
Copy e Photo srl, Milano, 2005; Francesca Leon, Simona Ricci, Musei per tutti. 77 Musei di Torino e
provincia, con le indicazioni sull'accessibilità per persone disabili,
Puntozero, Torino, 2005; Loretta Secchi, Percezione,
cognizione e interpretazione dell'immagine dotata di valore estetico.
Conoscere l'arte entro e oltre la disabilità visiva, in Museo
Tattile Statale Omero (a cura di), L’arte
a portata di mano: verso una pedagogia di accesso ai beni culturali
senza barriere,
atti di convegno (Portonuovo di Ancona, 21-23 ottobre 2004), Armando
editore, Roma, 2006, pp. 129-139; Selene Carboni (a cura di), L'arte vista sotto un'altra ottica,
Armando editore, Roma, 2011; Aldo Grassini, Per un’estetica della tattilità. Ma
esistono davvero arti visive?,
Armando editore, Roma, 2015. Di grande rilievo è il lavoro svolto nei
musei romani da
parte dall’associazione Museum, consociata con l’E.I.S.S. (Scuola
Superiore di Servizi Sociali) e con l’U.I.C. (Unione Italiana Ciechi),
cfr. http://www.assmuseum.it/pagine/chisiamoC.htm.
[9] I musei (e altri
enti pubblici) hanno la possibilità e la
responsabilità di contribuire alla lotta contro la disuguaglianza
sociale: cfr. Lucia Baracco, Erika Cunico, Flavio Fogarolo, Questioni di leggibilità: se non riesco a
vedere non è colpa dei miei occhi, Comune di Venezia, Venezia,
2005; Marisa Pavone, Diversamente.
L'incontro del patrimonio culturale con il pubblico speciale, in
“L'integrazione Scolastica e sociale”, 5, 2006; si vedano i
progetti mirati alla fruizione dei beni cultuali in una società più
inclusiva, come ad esempio ADESTE:
Audience Developer, Skills and Training in Europe, http://www.adesteproject.eu/.
[10] Il Museo
Borges non è autonomo ed è subordinato alla Stamperia, il
suo status giuridico coincide con quello della Onlus della Stamperia
stessa. Nel corso del 2017 è previsto che il Museo Borges assuma un suo
specifico regolamento, che tenga conto anche degli standard qualitativi
museali dell’ICOM. Queste informazioni sono state gentilmente concesse
dal dottor Giovanni Ferrera (staff del Polo Tattile Multimediale).
[11] La Stamperia
ha avuto nel corso del tempo uno straordinario
sviluppo da quando, agli inizi degli anni Ottanta, stampava solo
riviste in braille per conto della sede nazionale dell’Unione Italiana
Ciechi e produceva disegni termoformati in rilievo. Dal 1985 si avviò
la produzione dei primi testi scolastici in braille e nel 1997 si
cominciò anche la produzione di testi in caratteri ingranditi (large print)
per ipovedenti. Con l’introduzione di nuove tecnologie di produzione,
si realizzarono audiolibri e formati digitali adatti alla sintesi
vocale e al display braille (periferiche di computer che attraverso il
tatto permettono alle persone cieche di leggere in codice braille ciò
che appare sul monitor del computer). Inoltre si creò un sistema di
stampa abbinata in braille e in caratteri ingranditi definito
«nero-braille», oltre a strumenti che in seguito sarebbero stati utili
per l’allestimento della futura struttura museale: plastici
architettonici, targhe in braille, mappe tattili e tavole didattiche.
[12] Si tratta in
particolare del Dipartimento di Ingegneria Elettrica,
Elettronica e dei Sistemi per quanto concerne la sperimentazione ed
esecuzione di ausili tiflo-tecnici, e del Centro per l’Integrazione
Attiva e Partecipata, per quanto riguarda invece la fornitura di testi
agli studenti non vedenti ed ipovedenti dell'ateneo catanese.
[13] E’ questo uno
degli obbiettivi sia del Museo Omero, sia del Museo Anteros; cfr. infra nota 17.
[14] Progettato
dall’architetto Giuseppe Bilotti, il giardino è
costituito da un percorso tattile legato alle essenze mediterranee e
corredato da indicatori sonori che agevolano la visita in autonomia del
non vedente, per stimolarne le percezioni tattili, sonore ed olfattive.
[15] La sala dello
stand ha una parte divenuta postazione internet accessibile ai ciechi.
[16] Il bastone
sesamonet attiva una serie di chip posti lungo il
percorso che trasmettono al visitatore sia la sua posizione rispetto al
percorso museale, sia l’oggetto esposto più vicino; le informazioni
vengono fornite al visitatore attraverso un personal digital assistant (piccolo
computer o cellulare) collegato con un auricolare.
[17]
Per brevità qui menzioniamo solo i due grandi musei italiani
espressamente progettati e destinati ad un’esperienza estetica
attraverso il tatto: il Museo tattile di Pittura antica e moderna
Anteros dell’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza (Bologna) e il Museo
Tattile Statale Omero (Ancona). Circa un centinaio di musei pubblici in
Italia hanno recentemente realizzato un percorso tattile al loro
interno - fra questi le Gallerie degli Uffizi di Firenze, il Museo del
Cinema di Torino e alcuni musei d’arte moderna e contemporanea della
Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali - in parte tenendo conto
anche delle osservazioni fornite da Diana Cohen Altman, Janice
Majewski, Virginia Mahoney, Smithsonian Accessible Program: Smithsonian
guidelines for Accessible Exhibition Design, Washington D.C., 2013.
[18]
Cfr. infra note 28-29.
[19] L’Accademia di
Belle Arti per eseguire questa mappa è ricorsa ad
una stampante 3D; la Stamperia Braille è in grado di utilizzare il
thermoform, il gaufrage, il graphicmaster. Sulle tecniche più comuni
utilizzate per la realizzazione di tavole tattili, cfr.
Roberta Frasca, Strumenti
compensativi per la percezione estetica dell’arte
da parte dei ciechi,
in "Bollettino Telematico dell'Arte",
2016, 814, http://www.bta.it/txt/a0/08/bta00814.html;
http://www.letturagevolata.it/letturagevolata/rappresentazioni-tattili/tecniche-disegno-a-rilievo/braille-modalita-grafica.
[20]
Rispetto alla vista, il tatto non può realizzare una rapida
lettura, ma consente comunque un’analisi dettagliata (da eseguire con
entrambe le mani); per questo le tavole aptiche spesso devono essere
ingrandite e anche semplificate, se si desidera indicare particolari
che altrimenti sarebbero di dimensioni troppo piccole e quindi
incompressibili. Cfr. Aldo Grassini, Per
un’estetica della tattilità, op. cit., p. 83.
[21] I materiali
utilizzati sono, in genere, il legno, la resina, il caolino e il
metallo.
[22]
E’ un grande monumento realizzato nel 1982 per commemorare la guerra
algerina d’indipendenza (1954-1962).
[23] In genere sono
smontabili il tetto e le pareti dell’edificio, così da poter esaminare
i singoli piani della struttura.
[24] Una buona
parte dei plastici è costituita da edifici storici di Catania e
provincia.
[25] Questi
plastici sono stati donati nel 2008 dall’Istituto dei ciechi di Milano.
[26] Felice
Tagliaferri (1969) ha conseguito il Diploma di Maestro
d'Arte presso l'Istituto d'Arte di Ancona; successivamente ha
frequentato il Corso di scultura presso il Maestro Nicola Zamboni
(docente dell'Accademia di Belle Arti di Brera). Ha imparato ad
utilizzare pietra, marmo, creta e legno. Alcune sue opere sono state in
mostra presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli e sono esposte
al Museo Tattile Statale Omero di Ancona. Cfr. Felice Tagliaferri,
scheda
dell’artista, http://www.chiesadellarte.it/Scheda-di-presentazione-di-Felice-Tagliaferri/;
opere di Felice Tagliaferri, http://www.museoomero.it/main?p=artisti_biografia_felice_tagliaferri&idLang=3.
[27]
Il metodo didattico sperimentale adottato da Loretta Secchi al
Museo Anteros riflette il metodo panofskyano di interpretazione dei
fenomeni artistici: la lettura preiconografica (lettura degli elementi
compositivi dell’immagine per ottenerne la percezione), l’analisi
iconografica (riconoscimento degli schemi convenzionali dell’immagine)
e l’interpretazione iconologica (significato/i dell’immagine) sono
finalizzate ad un apprendimento progressivo dell’opera. Cfr. Loretta
Secchi, Percezione, cognizione e
interpretazione dell'immagine dotata di valore estetico, art.
cit.; Roberta Priori, Vedere
attraverso e oltre l’opera d’arte. Erwin Panofsky e l’educazione
estetica in presenza di disabilità visiva, in “TECLA. Temi e
critica di letteratura artistica”, 3, 2011, pp. 144-167.
[28] Cfr. http://www.stamperiabrailleuic.it/produzione_/opere-ottico-tattili.html.
Alcune informazioni sono state gentilmente fornite dallo staff della
Stamperia Braille.
[29] I materiali
usati sono gesso, resina, legno, caolino e colori acrilici atossici.
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(4-12-2016).
Loretta
Secchi, Le metodologie dell'esplorazione tattile. Libri che prendono
forma.
Per una conoscenza delle forme della rappresentazione ed estensione di
senso dell'aptica, giornata di studi (Roma, 17 marzo 2010), http://www.sed.beniculturali.it/index.php?it/184/le-metodologie-dellesplorazione-tattile
(24-1-2016).
Felice
Tagliaferri, scheda artista, http://www.chiesadellarte.it/Scheda-di-presentazione-di-Felice-Tagliaferri/
(22-11-2016).
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