Tra i virus biologici, umani, e i virus informatici (software appartenenti alla categoria dei
malware, termine letteralmente
traducibile come “programma malvagio”), esistono dei parallelismi, delle assonanze
straordinarie e inaspettate che vanno al di là della comune denominazione.
Ambedue le tipologie virali utilizzano tecniche molto simili per diffondersi
nei corpi delle proprie vittime; siano essi composti da vasi sanguigni,
muscoli, ossa e pelle oppure da processori, motherboard,
monitor e tastiere, vengono entrambi utilizzati come host, ospiti imprescindibili, all’interno dei quali i virus
parassiti possono vivere e riprodursi efficacemente. Così come i virus
biologici si nascondono all’interno delle cellule del nostro organismo, i virus
informatici si celano come abili camuffatori all’interno di file, programmi e
vettori che consentono loro di accedere ad un nuovo ospite digitale,
continuando in questo modo il processo di contagio e danneggiamento dei sistemi
di riferimento.
Negli ultimi decenni il rischio di contrarre
epidemie, mediche o informatiche, è aumentato significativamente: la crescita
della popolazione a livello mondiale, e la parallela esponenziale
digitalizzazione della società, sono le cause principali di una rapida e
globalizzata minaccia. Il compito di studiare a fondo la problematica,
analizzandone cause, effetti, similarità e dissonanze, spetta tradizionalmente
a virologi ed informatici, ma non è insolito trovare qualche outsider pronto a compiere incursioni
inattese.
James Hoff, artista e music designer statunitense,
utilizza i virus informatici (nient’altro che semplici piccoli programmi,
frammenti di codice progettati e scritti per riprodursi e diffondersi da un
sistema informatico a un altro all’insaputa dell’utente) prelevandoli dal loro
contesto originale per introdurli volontariamente all’interno di immagini o di
brani musicali digitali.
Non è la prima volta in cui l’arte contemporanea
incontra i codici sorgenti di virus per dare vita a delle pratiche artistiche;
ne sono un esempio tutto il filone dei net.artists
di cui fanno parte, tra gli altri, due gruppi artistici italiani: il collettivo
milanese degli epidermiC e il duo 0100101110101101.ORG composto da Eva e Franco
Mattes, i quali nel 2001 presentarono congiuntamente al Padiglione della
Repubblica di Slovenia della Biennale di Venezia Biennale.py,
un’installazione in cui furono esposti due computer infettati il cui obiettivo
primario, contrastando l’antivirus, fu quello di tentare di sopravvivere
all’interno di un ambiente ostile alla loro prolificazione. James Hoff, invece,
considera i virus in modo differente: non come forme di vita elettroniche
specificatamente progettate per realizzare performance distruttive all’interno
dei software informatici, o come arassiti digitali maligni volti a mettere in crisi i sistemi di riferimento,
bensì come “agenti né buoni né cattivi”
il cui codice sorgente può essere considerato, inaspettatamente, come un
linguaggio estetico capace di creare autonomamente nuove forme artistiche,
siano esse riconducibili a pezzi musicali totalmente trasfigurati o a dipinti
astratti come, ad esempio, quelli della serie Skywiper.
Laddove il virus corrompe e deturpa l’immagine, o il
suono di partenza, e il codice inizia a farsi vedere, esso stesso svela le
proprie capacità diventando uno strumento funzionale totalmente fuori dal
controllo dell’artista, il quale delega l’aspetto generativo all’intervento
ambivalente del malware. Utilizzando
il codice per infettare musica e forme visive, James Hoff pone al centro della
propria poetica la tematica della distribuzione e della circolazione dell’opera
d’arte, la quale, così come avviene per i virus, si diffonde all’interno dei
circuiti adibiti all’arte - gallerie, spazi espositivi e musei - e non solo,
attraversando diverse aree culturali e venendo a contatto con un pubblico più
vasto il quale, a propria volta, viene infettato dalle forme, dalle cromie o
dai suoni prodotti dall’artista, divulgandoli in modo da propagarne il raggio
d’azione. Questo vale in particolar modo per la musica, soprattutto se
digitale, la quale ha la capacità di diffondersi e viaggiare in modi e
attraverso luoghi inaspettati, proliferando da un sistema ad un altro, da uno
spazio (fisico o digitale) a un altro, uscendo così dal mondo dell’arte per
entrare in quello dei club o dello spazio privato dell’ascoltatore. Così come
le malattie biologiche, che intaccano gli esseri viventi viaggiano da una
cellula all’altra per infettare nuovi corpi, così i virus informatici viaggiano
attraverso le reti di comunicazione propagandosi e modificandone il linguaggio.
Per James Hoff l’arte non è che un’interfaccia, una lente d’ingrandimento
capace di decodificare sulla superficie gli effetti di ciò che tradizionalmente
accade all’oscuro dei nostri occhi. Mappando questi attori immateriali
l’artista fissa sul supporto d’alluminio, utilizzato come fosse una carta
geografica, i movimenti e gli effetti tradotti da questa nuova forma di
interconnettività degenerata. La
contrapposizione tra l’utilizzo pratico e simbolico dei virus e le forme
liriche dei lavori finali, esteticamente attraenti ed emotivamente carichi, fa
completamente parte della sensazione di straniamento che pervade l’osservatore
una volta svelato il morbo tecnico che porta a compimento il processo artistico
dando, in questo modo, vita a una nuova definizione concettuale capace di
legare l’astrazione pittorica alla minaccia intangibile dell’interconnettività
contemporanea.
NOTE
SITOGRAFIA
BIENNALE.PY 2001
Biennale.py 2001, (accesso effettuato il 10/01/2018), https://0100101110101101.org/biennale-py/
GREENBERG 2014
A. Greenberg, This artist’s images integrate code from malware like stuxnet and flame, “WIRED, com”, 27/11/2014, (accesso effettuato il 10/01/2018) https://www.wired.com/2014/11/malware-art/
HOFF a
James Hoff, Collicoon Fine Arts, (accesso effettuato
il 10/01/2018)
http://www.callicoonfinearts.com/artists/james-hoff/bio
HOFF b
James Hoff, Soundcloud, (accesso effettuato il
10/01/2018)
https://soundcloud.com/thee_james_hoff
NET ARTIST
Net.artists, Net.org, (accesso effettuato il
10/01/2018) https://www.net-art.org/
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