Il Progetto
Thesaurus si inserisce all’interno della formazione artistica
dell’utente cieco e/o ipovedente, in particolar modo per quanto
concerne l’apprendimento della tecnica
scultorea. Si vuol fornire al non vedente la possibilità di potersi
cimentare in un pratica artistica considerata da sempre campo
impraticabile per un minorato della vista, a causa dei possibili
rischi a cui potrebbe andar incontro impugnando mazza e scalpello.
Tuttavia, nonostante lo scetticismo dei più nei confronti di un
reale confronto con la disciplina, alcuni individui non vedenti hanno
voluto tentare, sfidando se stessi e i propri limiti, raggiungendo
anche risultati stupefacenti. Andrea Bianco è uno di questi:
conosciuto oramai a livello nazionale, ha esposto in diverse
personali negli ultimi anni, realizzando opere contemporanee di
suggestiva bellezza, in marmo soprattutto, ma impiegando anche il
legno ed altri materiali.
Il successo di Bianco dimostra concretamente la fattibilità della
sperimentazione da parte di un individuo non vedente, con reale
possibilità di riuscita, a patto di procedere progressivamente,
allenando i propri sensi e capacità manuali, passando, ad abilità
potenziate, da una modellazione più semplice su creta al marmo. A
tal scopo, si propone il Thesaurus, nato dall’intuizione del prof.
Stefano Colonna, docente di Museologia, Critica Artistica e Restauro,
nonché ricercatore, presso l’Università La Sapienza di Roma;
inserendosi
all’interno del progetto CaroGuimus9,
Cane Robotico Guida Museale per Bambini (e adulti) non vedenti,
ideato nel 2016 dal prof. Colonna stesso.
Il
27 aprile 2018, insieme ad alcuni suoi studenti di Robotica Museale,
il prof. Colonna ha avuto, durante un sopralluogo nella sua bottega,
un colloquio con Otello Scatolini, scultore, autore di opere
raffinate, ed attuale Vicepresidente dell’Università
dei Marmorari di Roma.
Agli ospiti nel suo studio, il maestro Scatolini narra un piacevole
aneddoto, riecheggiante un ricordo di gioventù, sulle origini della
sua formazione, da cui è sorta l’idea del professore: Livio
Scatolini, scultore, nonché padre e mentore di Otello, riusciva a
comprendere le azioni svolte dal figlio sulla pietra anche a
distanza, semplicemente porgendo l’orecchio. Anni di esperienza
nella disciplina lo avevano portato a sviluppare una capacità di
discernimento anche per mezzo dell’udito, riuscendo a correggere i
colpi imperfetti del figlio e ad incoraggiarlo laddove compiuti
correttamente. Un’abilità acquisita da chi aguzzava tutti i suoi
sensi per padroneggiare la tecnica, a testimonianza della possibilità
di successo attraverso l’esercizio e la continuità. La percezione
sensoriale, quindi, può essere allenata ed abituata al
riconoscimento di gesti e suoni corretti. Ad aprile 2019 sono stati
pubblicati due studi dalla Washington University – uno sul Journal
of Neuroscience,
l'altro sui Proceedings
of the National Academy of Sciences
– i quali hanno evidenziato delle differenze nel cervello di
individui ciechi che spiegherebbero la capacità in quest’ultimi di
riuscire ad ottenere migliori informazioni uditive. Ione Fine,
professore di psicologia della UW ed autore senior di entrambi i
lavori, spiega che i non vedenti possiedano particolari capacità nei compiti uditivi e che ciò sarebbe dovuto ad un cambiamento che avviene nel cervello per sopperire alla mancanza della vista. Gli
individui ciechi sarebbero quindi capaci di distinguere piccole
differenze nella frequenza del suono in maniera molto più precisa
rispetto a chi possiede la vista.
Uno
studio giunto ad un risultato molto simile è anche quello dei
ricercatori dell’Università del Maryland e della Johns Hopkins University, ricerca di cui è stata direttrice Hey-Kyoung Lee, professoressa di neuroscienze. Si è scoperto che l'uomo riesce ad aumentare le sue connessioni acustiche per compensare la perdita degli stimoli visivi..
Sulla base di tali
riscontri scientifici e sulla concreta testimonianza di Andrea
Bianco, è stato sviluppato il Thesaurus con il quale si intende
fornire una gamma di suoni
corrispondenti alla
lavorazione di strumenti su supporti in marmo, impiegati nella
tecnica della scultura. Tale suoni sono stati opportunamente
registrati per questo scopo con un microfono RØDE, nello
studio di Otello Scatolini, previa autorizzazione da parte del
direttore del Dipartimento SARAS - Storia, Antropologia, Religioni,
Arte, Spettacolo, Prof. Gaetano Lettieri, per la Tesi di
Laurea Triennale della scrivente. Strumenti e supporti sono stati messi a
disposizione dal maestro Scatolini, nonché la sua abilità tecnica
nella lavorazione del marmo. Si considerano i principali strumenti
per la lavorazione della pietra, per cui in ordine di utilizzo
avremo:
-
Scapezzino o
Scapezzatore (sia di piccole che medie dimensioni)
-
Subbia
-
Gradina
-
Scalpello (sia
nella variante in acciaio temperato che acciaio al Widia)
I
supporti utilizzati sono due blocchi in marmo bianco di Carrara di
diverso spessore, uno da 3 cm e l’altro da 15 cm, per favorire una
variegata resa sonora. Il suono “armonico”, ossia corretto, è
stato eseguito dalla mano esperta di Scatolini ed ognuno viene
associato alla corretta esecuzione delle modalità di lavoro; in
questo modo il non vedente potrà servirsi di tali modelli sonori per
tentare di replicarli nella realizzazione del proprio elaborato,
assicurandosi di compiere le corrette azioni nel processo di
lavorazione. Ciò avverrà esercitando l’udito all’ascolto, prima
abituandosi a riconoscere i modelli registrati poi ripetendoli sul
supporto. Il Thesaurus va inteso come uno strumento di compensazione
a capacità di modellazione precedentemente assimilate, per questo è
consigliato l’utilizzo a soggetti che abbiano già avuto modo di
acquisire una certa manualità nella modellazione di altri materiali,
come la creta, o direttamente un confronto con il marmo. Quello
sonoro è l’elemento centrale all’interno di questo progetto,
volendosi affiancare al tatto nell’esplorazione ed apprendimento
della tecnica, andando ad integrarne l’approccio e guidarne la
conoscenza anche in assenza dell’insegnamento diretto di un esperto
del settore. La percezione uditiva verrà educata al riconoscimento
dei suoni corretti o armonici, corrispondenti ad un’esatta
attuazione della tecnica, assistita dallo strumento Thesaurus e da
una sommaria e basilare serie di informazioni sugli strumenti e
supporti impiegati, ai fini di una più esaustiva comprensione della
disciplina.
La collaborazione e partecipazione di entrambi i sensi
residui, udito e tatto, si rivela fondamentale per il raggiungimento
dell’obiettivo ultimo del progetto, ossia l’acquisizione di
maggiore sicurezza ed abilità nella tecnica scultorea da parte del
soggetto non vedente attraverso il supporto sonoro, individuando per
mezzo della percezione uditiva il valido svolgimento della pratica
scultorea.
Materiali:
strumenti e supporti
I
principali strumenti per la lavorazione della pietra sono quelli a
percussione. Gli strumenti a percussione si presentano in maggior
numero e varietà, comprendono alcuni tipi di martello e diverse
tipologie di strumenti da taglio. In passato erano quelli
maggiormente utilizzati e con cui si svolgeva la parte più dura del
lavoro.
Il supporto qui considerato, invece, è il marmo bianco di Carrara.
Martello
Il
martello o mazzuolo presenta la testa in metallo e il manico di legno
(fig.1). La testa di metallo è generalmente quadrangolare o
rettangolare, ma nelle versioni più leggere per operazioni meno
dispendiose può anche essere rotonda. Il metallo è normalmente
ferro o acciaio (quest’ultimo può essere temperato oppure no) di
cui varia la grandezza e dunque il peso, anche la lunghezza del
manico è variabile. Il martello da marmo, usato soprattutto a
Carrara, ha una testa più grande e quadrata, mentre il manico è più
corto per mantenere la presa e non permettere il colpo di frusta.
L’esistenza di forme differenti del martello è dovuta tutt’al
più ad una questione geografica e alla tradizione. I martelli
italiani e quelli delle aree fortemente influenzate dalle tecniche
italiane, sono di ferro o di acciaio, rettangolari o quadrangolari e
con manici lunghi dai 20 ai 30 cm. Ogni regione presenta a sua volta
alcune variazioni interne, anche in questo caso si tratta di scelte
dovute ad un’influenza geografica.
Il mazzuolo utilizzato per effettuare le registrazioni del Thesaurus
è un martello di modeste dimensioni, del peso di 1kg, presenta
l’asta in legno e la testa in metallo.
Strumenti
da taglio
Gli
strumenti da taglio sono
scapezzatore, subbia, gradina e scalpello, quest’ultimo nelle sue
varianti, elencati secondo l’ordine di utilizzazione, dal lavoro
grezzo alla rifinitura. Ognuno degli strumenti citati può essere
conosciuto anche sotto denominazione differente, questo sempre a
causa delle tradizioni locali, ma verranno trattati soltanto quelli
considerati di base e primari. Gli strumenti a percussione da taglio
possiedono determinati elementi, i quali si possono raccogliere in:
-
Testa, nella sommità dell’asta, rappresenta il capo
percosso dal martello;
-
Asta, il corpo dello strumento, abbastanza sottile e
sufficientemente lungo da poter essere impugnato in mano con facilità;
-
Bordo
da taglio, opposto
alla parte della testa, è la parte dello strumento che intacca
direttamente la pietra.
Gli
strumenti moderni sono fatti di acciaio temperato, con inserimenti,
talvolta, di bordi da taglio particolarmente duri, in carburo
d’acciaio o carburo cementato.
Il corpo, invece, è di acciaio dalla base rotonda o esagonale, con
un diametro che va da 1 a 3 cm. Affinché lo strumento sia efficace,
è necessario che la testa e il bordo da taglio sporgano dalla mano
che lo impugna. Lunghezze eccessive sono generalmente evitate perché
più uno strumento è lungo, più sarà complicato il controllo ed il
metallo finirebbe per assorbire la forza del martello che lo
percuote, riducendo drasticamente l’efficacia del corpo. Le misure
maggiormente predilette presentano una lunghezza compresa tra i 18 e
i 25 cm e il diametro tra i 1,5 e 3 cm, inoltre tutti gli strumenti
d’acciaio sono temperati. Si tratta di una procedura che si ottiene
mediante un costante e repentino riscaldamento e raffreddamento
controllato del bordo da taglio, così da potergli conferire maggior
durezza. Uno strumento viene temperato in modo da adattarsi
perfettamente alla pietra che dev’essere lavorata, come del resto
avviene per la sua forma. Durante la sua vita uno strumento viene
forgiato di nuovo (vieni rifatto il bordo da taglio) e ritemperato
molte volte dal fabbro. Ogni volta che una punta o un dente si
rompono o diventano così spuntati che non basta una semplice
affilatura per rimetterli in sesto, lo strumento va portato dal
fabbro per essere riforgiato o ritemperato. Spesso gli strumenti
devono essere rifatti per venire incontro a particolari esigenze di
lavoro. Alcuni scultori con una profonda conoscenza della lavorazione
del metallo sono in grado di forgiare personalmente gli strumenti
alle proprie necessità.
Scapezzatore
Lo scapezzino o scapezzatore (fig.2) presenta un’asta del diametro di 2 fino a 6 cm
ed una lunghezza da 12 a 25 cm. Ha un corpo piuttosto spesso, con il
bordo da taglio largo e smussato, alto da 4 a 8 mm e lungo da 5 a 10
cm. Viene sempre colpito con un martello di metallo e la superficie
da taglio è leggermente inclinata affinché nel contatto fra
strumento e pietra il bordo più basso tocchi quest’ultima, ma non
il bordo più alto fino a che lo scapezzatore non venga colpito dal
martello.
Scapezzare significa staccare via dal blocco di pietra
dei pezzi molto spessi, almeno 10 cm, sbarazzandosi di angoli o
proiezioni particolarmente aggettanti dal corpo principale del
supporto (fig.3). Effettivamente, per questa sua qualità, è uno
strumento più adeguato a staccare piuttosto che a tagliare.
Scapezzare non lo si può definire un lavoro preciso né accurato, si
ricorre allo scapezzatore nella fase preliminare del lavoro,
rivelandosi infatti particolarmente utile nella sgrossatura di
superfici specialmente piatte. Le tracce dell’azione di
scapezzatura sono fratture nella pietra, molte e piccole, risultanti
più piatte vicino al bordo della pietra.
Per il Thesaurus sono stati impiegati due scapezzatori di piccola e
media grandezza.
Subbia
La
subbia (fig.4) presenta un’asta di un diametro che va da 10 a 25 mm
ed una lunghezza da 20 a 30 cm, con un bordo da taglio costituito da
una semplice punta piramidale dalla base ottagonale. Man mano che si
avanti con il lavoro, si utilizzeranno punte sempre più piccole e
dei colpi inferti dovrà essere dosata l’intensità di forza, in
funzione della fase di lavoro (più forti all'inizio, più moderati
in seguito).
Normalmente viene percossa con un martello di metallo, ma alcuni tipi
di subbie hanno la testa preparata per il mazzuolo di legno. Questo
tipo di scalpello rappresenta lo strumento principe della lavorazione
della pietra, non a caso la maggior parte del materiale di scarto,
circa l’85%, viene rimosso dalla pietra con questo strumento. Si
procede con uno studio preliminare del supporto, decidendo la forma
base da cui partire, la quale viene soltanto abbozzata. In seguito,
attraverso stadi successivi, la pietra viene scolpita fino a
raggiungere una distanza di 1-3 cm dalla superficie finale
dell’opera. La subbia può essere impugnata verticalmente rispetto
alla pietra (per il granito e per le pietre molto dure) o a diverse
angolazioni: ad un angolo di 70° o un angolo basso di 45° (fig.5).
Ogni angolazione avrà un effetto diverso sul supporto scolpito,
producendo il proprio tipo particolare di segno. L’effetto sulla
superficie, in generale, è una serie di fossette (fig.6) ottenute
dai colpi ripetuti, realizzati in maniera sequenziale, sollevando e
spostando lo strumento su un altro punto, frantumando e fratturando
la pietra. Nello specifico, dal colpo con angolo a 70° si ottiene
una linea corta e una zona frantumata tutto intorno alla linea. Viene
considerato il principale colpo da sgrossatura, trattandosi di
un’ottima soluzione per eliminare rapidamente un discreto
quantitativo di pietra e per lavorare velocemente vaste porzioni di
marmo, ma non è adatto per avvicinarsi in prossimità della
superficie finale. Per il colpo a 45°, lo strumento non viene
staccato dal supporto tra un colpo e l’altro, in modo da ottenere
una linea continua. Impugnare la subbia in questa maniera permette un
alto grado di controllo dello strumento e delle forme scolpite. Con
la subbia lo scultore può azzardare un’operazione di rifinitura,
per ottenere dei particolari effetti sulla superficie, ma più
generalmente la si impiega per abbozzare la forma.
Per le registrazioni del Thesaurus è stata impiegata una comune
subbia in metallo.
Gradina
La
gradina (fig.7) è uno strumento impiegato nel togliere strati di
materia e nel liberare le forme dopo l'uso delle punte.
Presenta una testa uguale a quella della subbia e dello scalpello,
l’asta è lunga tra i 16 e i 22 cm con il bordo da taglio di
larghezza variabile tra 0,05 e 10 cm. La particolarità di
quest’ultimo è che si presenta dentellato, ossia costituito da
piccoli denti paralleli finemente affilati. Possono essere quattro o
cinque denti, costituendo una larghezza totale tra 1,5 a 3 cm. La
gradina va utilizzata per creare forme – non di grandi dimensioni –
e superfici chiare, anche con azione di ripulitura della superficie
grezza lasciata dalla subbia. Si impugna ad angolo obliquo (fig.8),
tra 35° e 60°, per assicurarsi di colpire la superficie del
supporto, la quale verrà lavorata lasciando le tracce di una serie
di linee parallele, equiparabile all’immagine di una campo
rastrellato (fig.9). È importante la presa dello strumento e la
corretta inclinazione, altrimenti, se posto troppo in verticale, le
linee verranno interrotte da segni più brevi e pesantemente scavati
nella pietra. In pratica, meno si inclina lo strumento e meno le
linee tracciate dai denti saranno continue e parallele.
Come
anticipato, si possono tranquillamente eseguire con la gradina forme
e dettagli più piccoli, come particolari anatomici di un viso
(bocca, guance, orecchie ecc.). L’altro uso che si può fare della
gradina riguarda la trama della superficie. Viene però usata anche
come strumento di rifinitura per orientare una capigliatura, per
evidenziare la chioma degli alberi, il pelo animale ed altro. La
gradina occupa una posizione intermedia nella sequenza della
lavorazione, però, proprio per via del particolare tipo di trama che
è in grado di conferire alla pietra, può essere impiegato anche per
le rifiniture.
La gradina utilizzata nel progetto Thesaurus è in metallo a cinque
denti.
Scalpello
Lo
scalpello (fig.10) è uno strumento molto diffuso e conosciuto, le
sue variazioni di misura sono le stesse che per la gradina. Spesso
questo strumento presenta gli angoli leggermente arrotondati per
impedire che intacchino la pietra durante la lavorazione, tranne per
che per alcuni scalpelli con angoli molto acuminati, normalmente
impiegati per scolpire le lettere. La lunghezza dell’asta e la
forma della testa dello scalpello sono simili a quelle della subbia e
della gradina, mentre il bordo da taglio si presenta semplicemente
come una piatta superficie affilata perpendicolare alla linea
dell’asta. Fra gli strumenti di rifinitura, è considerato quello
più comune.
Lo
scalpello viene utilizzato obliquamente (fig.11) per appiattire
superfici, addolcire angoli, cancellare tracce lasciate da gradina e
stabilire piani principali
(fig.12). È in grado di generare una superficie quasi liscia,
caratterizzata da un’ombreggiatura di linee dritte, le quali sono
date dal movimento sequenziale dello strumento sul supporto. Se lo
scalpello viene usato velocemente, si può più facilmente incappare
in errore, causando la realizzazione di tagli troppo profondi
rispetto a quelli precedenti, creando una disomogeneità. Un lavoro
accurato richiede più calma e pazienza, giungendo ad una superficie
molto liscia.
Per il progetto Thesaurus sono stati impiegati due tipologie di
questo strumento: un comune scalpello ed uno di dimensioni più
ridotte al Widia (fig.13). Quest’ultimo, conosciuto anche
come carburo cementato o metallo
duro,
consente
velocità di lavorazioni nettamente superiori ed è molto più
resistente del normale acciaio (fig.14-15).
Supporti:
la pietra
La
pietra è il materiale prediletto dagli scultori per la sua
resistenza fisica, per il peso ed anche per l’aspetto seducente che
alcune pietre assumono. Ne esistono diverse varietà, distinguibili
per qualità quali la durezza, la colorazione e la grana. Le rocce
più tenere sono quelle metamorfiche, e parliamo del marmo,
alabastro, ardesia ecc. Metamorfiche significa che nascono dalla
modificazione della struttura delle rocce o sedimentarie
preesistenti. I principali fattori di trasformazione sono:
temperatura, pressione, reazioni chimiche. Ciò che avviene è che la
roccia originale, trattenuta a grandi profondità o sottoposta a
pressioni e temperature molto alte, modifica la sua struttura. Quando
in seguito la roccia raffredda, si determina una cristallizzazione
che dà luogo alla nascita di una nuova roccia.
Nel nostro caso, quella che prenderemo in esame è il marmo.
Marmo
I
marmi, come anticipato, derivano dalla metamorfosi di calcari, più o
meno puri. Generalmente vengono distinti in bianchi, morbidi e più
malleabili, ed in colorati, più secchi. Gli antichi scultori greci e
romani fra tutte le varietà esistenti, hanno preferito i marmi
bianchi. Il più pregiato fra i marmi è lo statuario puro,
reperibile nelle cave delle Alpi Apuane, in Toscana. Si tratta di una
variante translucida, di un bianco tendente al ceruleo o all'avorio.
Nel tempo si è rivelato il più adatto ai lavori fini di scultura:
non a caso è il marmo che Michelangelo scelse per le proprie opere.
Il marmo bianco di Carrara è meno pregiato, ma comunque di gran
qualità, per questo è la pietra più apprezzata tra gli scultori.
Si presenta con una colorazione più o meno omogenea tendente al
bianco-grigio ed è di facile lavorazione, molto resistente. La sua
malleabilità la rende molto meno dura del granito e più solida
delle maggior parte delle pietre calcaree. Il marmo è una roccia a
cristallo compatto, questo lo rende perfettamente lucidabile,
consentendo di ottenere degli effetti finali di grande lucentezza.
Durante la lavorazione del marmo o delle pietre è opportuno
equipaggiarsi di occhiali, mascherine, cuffie antirumore, scarpe
antinfortunistica, grembiule e guanti di cuoio.
Il marmo impiegato nel progetto Thesaurus è il marmo bianco di
Carrara, in due diversi formati: 3cm (fig.16) e 15cm (fig.17) di spessore.
AUDIO
AUDIO
1 Subbia, Mazzoletto 1kg, marmo 3cm.
AUDIO
2 Gradina, Mazzuolo 1kg, marmo 3cm.
AUDIO
3 Scalpello, Mazzoletto 1kg, marmo 3cm.
AUDIO
4 Scalpello piccolo al Widia, Mazzoletto 1kg, marmo 3cm.
AUDIO
5 Scapezzatore medio, Mazzoletto 1kg, marmo 3cm.
AUDIO
6 Scapezzatore piccolo, Mazzoletto 1kg, marmo 3cm.
AUDIO
7 Subbia, Mazzuolo 1kg, marmo 15cm.
AUDIO
8 Gradina, Mazzuolo 1kg, marmo 15cm.
AUDIO
9 Scalpello, Mazzuolo 1kg, marmo 15cm.
AUDIO
10 Scalpello piccolo al Widia, Mazzuolo 1kg, marmo 15cm.
AUDIO
11 Scapezzatore medio, Mazzuolo 1kg, marmo 15cm.
AUDIO
12 Scapezzatore piccolo, Mazzuolo 1kg, marmo 15cm.
I file audio Mp3 sono stati registrati nello studio del Maestro Otello Scatolini (cortesia di) in Roma in Roma il 18 maggio 2019.
NOTE
BIBLIOGRAFIA
CLÉRIN
2019
Philippe
CLÉRIN, Manuale
di
scultura. Tecniche, materiali, realizzazioni,
Roma, Armando Editore, 2019
DI
GENNARO 2011
Pino
DI GENNARO, Manuale di Scultura. Cultura, disegno e progetto,
materiali, strumenti e tecniche, Milano, Ulrico Hoepli
Editore,
2011
FINE
2019
Ione
FINE, Early
blindness shapes cortical representations of auditory frequency
within auditory cortex,
in Journal
of Neuroscience, 22
Aprile 2019
PECCARISI
2014
Cesare PECCARISI, Ecco perché i ciechi hanno un
super-udito. Anche un cervello adulto riesce ad aumentare le
connessioni acustiche per compensare la perdita degli stimoli visivi,
Corriere della Sera, Neuroscienze, 3 marzo 2014
ROCKWELL
1989
Peter
ROCKWELL, Lavorare la pietra. Manuale per l’archeologo, lo
storico dell’arte e il restauratore, 1989
SITOGRAFIA
Andrea
Bianco, http://www.biancoandrea.com/,
20.11.2019
Otello
Scatolini, http://www.scatolini-sculture.it/,
20.11.2019