“Mio
cugino Alberto – scrive Umberto Mastroianni nel 1985 – aveva una
passione speciale per le bestie, divideva il suo tempo tra lo studio
e lo zoo. Mi piacevano i suoi bisonti, le sue giraffe, i cavalli, e
tra i santi dello zio e le bestie del cugino non sapevo mai cosa
fare.”
Della
prolifica e geniale famiglia Mastroianni originaria di Arpino (FR),
quella per intenderci, di Marcello e di suo zio Umberto, scultore di
fama internazionale, fa parte anche Alberto.
Figlio
di Domenico, scultore autodidatta e abilissimo esecutore, meno
celebre di Umberto, ma anch’egli artista di notevole spessore,
Alberto partecipa come illustratore e cartellonista alla stagione di
rinnovamento dell’ affiche
in
Italia a partire dagli anni tra le due guerre mondiali. Personalità
ancora sotto molti aspetti sfuggente, Alberto è ricordato da Umberto
come ottimo scultore, passato poi al disegno e alla grafica, autore
di cartoni animati e di illustrazioni per riviste, apprezzato pittore
di paesaggi e di nature morte con fiori.
Ricostruire
l'attività e la vita di Alberto Mastroianni – o Mastrojanni come
amava firmarsi a memoria dell'antico passato della sua famiglia di
artisti e artigiani – è impresa complessa essendo le testimonianze
frammentarie e desunte in gran parte dalle panoramiche sull’arte
degli anni Trenta che lasciano comunque comprendere quale fosse la
consistenza e la qualità della produzione artistica. Dallo studio
della figura di Alberto Mastroianni, solo recentemente avviato in
modo coerente, appare chiaro che il suo ruolo nel quadro culturale
italiano dagli anni Trenta del Novecento in poi non fosse certamente
marginale.
Dal
temperamento pacato e ironico, Alberto, come il padre Domenico,ha
scelto di aderire e adeguarsi di volta in volta alla cultura
dominante, apparentemente senza arricchire la sua produzione di
problematiche e senza aggiungere connotazioni di tipo politico.
Alberto appare distante ed indifferente ai dibattiti culturali sulle
maggiori riviste dell'epoca. E così, mentre Umberto, mosso da una
irrefrenabile smania e inquietudine, estroverso e insofferente, dal
1926 nella Torino antifascista e operaia, con Luigi Spazzapan e
Mattia Moreno, Guido Seborga, Piero Bargis e molti altri ancora,
partecipa al vivace dibattito culturale,
a Roma, Alberto lavora come illustratore per le riviste di regime
affiancando inizialmente il padre, e poi come cartellonista. Così
anche il padre Domenico continua a produrre nel suo atelier di via
Margutta 51a sculture e fotosculture a soggetto religioso e
letterario, il cui stile appare attardarsi e attestarsi a un
nostalgico revival Liberty di Adolfo De Carolis, Alfredo Baruffi,
Rembrandt Bugatti e Leonardo Bistolfi, con aperture alla cultura
post-impressionista e citazioni e rimandi a Rodin e Daumier, Medardo
Rosso, alla sensualità di Klimt e in pittura, per la scelta del
repertorio, ai Macchiaioli e a Fattori in particolare.
Apprendiamo
alcune notizie importanti su Alberto sia dal cugino Umberto sia da
recensioni e articoli di giornale, da libri illustrati dallo stesso
Alberto, come dalla irresistibile prefazione scritta da Vittorio
Metza
Queste
Bestie
edito nel 1947 da Il
Travaso. Organo ufficiale delle persone intelligenti,
ilpiù diffuso giornale umoristico, laboratorio di talenti della
vignettistica italiana, diretto da Guasta (pseudonimo di Guglielmo
Guastaveglia).
La
produzione cartellonistica e grafica degli anni Trenta per il
Ministero dell'Aeronautica e per gli organi di stampa ufficiali del
regime, e poi la collaborazione del 1947 con Guasta - che diresse Il
Travaso
per lungo
tempo fino agli inizi dell'epoca fascista quando fu sostituito da
Rivetta più allineato al regime per poi riprendere la direzione dal
1946, dopo la chiusura nel 1944 – avvengono nel vivo di percorsi
artistici sui quali a tutt’oggi sarebbe necessario un supplemento
di indagine, in particolare su quello scenario artistico romano
complesso, dai volti dissonanti, spesso contraddittori e difformi.
Nato
a Montrouge vicino Parigi l'11 novembre 1903 da Adele Durante e, come
si è detto, da Domenico, Alberto segue con intelligenza gli
insegnamenti paterni e si cimenta nella scultura e nella pittura con
risultati che calamiteranno a Roma l'interesse di Giorgio De Chirico.
Dal testo per Lo
zoo di
Mastroianni
pubblicato
nel 1969, firmato da Antonio Tafani direttore responsabile del
mensile Cronistoria
del
mondo contemporaneo,si
apprende che Alberto trascorreva le giornate degli anni giovanili –
ma di fatto era ancora un bambino - fra il Jardin des Plantes con
annesso giardino zoologico aperto al pubblico nel 1793 e il Jardin
d'Acclimatation “a riempire album con schizzi di animali che poi
rielaborava nella quiete del suo studio parigino”.
Nel
1913, Domenico Mastroianni rientra in Italia portando con sé un
ricchissimo bagaglio di esperienze iconografiche raccolte durante i
suoi soggiorni nelle maggiori città europee. I Mastroianni
trascorrono gli anni della Prima Guerra Mondiale ad Arpino a Castello
Ladislao, ospitando la numerosa famiglia di Umberto. Nel 1915, dopo
il terremoto di Avezzano del 13 gennaio che provoca ingenti danni
anche ad Arpino, Domenico torna a Roma, dove rimane - ad eccezione
della lunga parentesi ad Acquapendente (VT) durante la Seconda Guerra
Mondiale- fino al 1962, anno della sua morte. Alberto ha lo
studio-abitazione nello stesso cortile del padre a via Margutta.
Da
Umberto Mastroianni apprendiamo che Alberto nel 1924 frequenta
l'Accademia di Belle Arti, dividendo il suo tempo tra i corsi, lo
studio e lo zoo, dove si recava a disegnare gli animali eseguendo
ritratti realistici, punto di partenza e di riflessione per
l'individualizzazione del soggetto, al quale Mastroianni attribuisce
con pochi tratti, espressioni e sentimenti umanizzanti.
Al
1925 risale la prima esperienza grafica finora nota di Alberto: le 6
tavole per il testodi Celestino Testore,I beati martiri
canadesi
della Compagnia di Gesù, beatificati il 21 giugno di
quell’anno
da papa Pio XI. Iscritti nell’albo dei santi il 29 giugno1930,
dieci anni dopo sono dichiarati patroni secondi del Canada da Pio
XII. La pubblicazione - stampata a Isola del Liri, poco lontana da
Arpino - quindi si collega chiaramente alla proclamazione di
beatificazione (fig. 1).
Lescene
ad acquaforte rappresentano i martiri degli otto missionari francesi
Noel Chabanel, Antoine Daniel, Jean De Brébeus, René Goupil, Isaac
Joguese Jean de la Lande,Gabriel Lalemant e Charles Garnier, per mano
delle popolazioni indigene degli Irochesi, che nel 1648-49, durante
la sanguinosa guerra con la tribù degli Uroni, li avevano sottoposti
a terribili torture nel territorio dell’attuale Canada a confine
con gli Stati Uniti. Le incisioni di Alberto riquadrate rivelano
sicurezza nella costruzione spaziale e nel tratto sottile e incisivo,
che le accosta per certi aspetti alle soluzioni di Adolfo De Carolis.
Nel 1927,
il 12 settembre,
Mastroianni a Roma sposa Berta De Gasperis di un anno più grande.
L’anno successivo espone i suoi lavori alla mostra di Belle Arti a
Roma.
Negli
anni Trenta, Alberto si dedica con risultati interessantissimi
all’arte di propaganda. Per il Giorno dell’Ala Esercitazioni
dell’arma del cielo del giugno 1930, Alberto realizza la medaglia
con la rappresentazione, sul verso, della Madonna di Loreto su una
nuvola trasportata in cielo con la sua casa da due angeli. Intorno
alla scena corre l’iscrizione TU PROTEGE VIRGO LAURETANA AERIAM
MILITIAM. Sotto la nube sfrecciano tre biplani. Sul recto il fascio,
una grande ala a sinistra e tre trombe in basso fanno da cornice alla
descrizione dedicatoria. In basso a destra la firma dell’autore (figg. 2 e 3).
Nel
1935 Mastroianni partecipa alla Seconda Quadriennale di Roma. Nella
stessa occasione il cugino Umberto espone Costruttore.
Il bronzo di Alberto, Bisonte,
è la più antica finora nota, e dimostra padronanza tecnica, un
modellato vibrante con accentuazione realistica della muscolatura e
della pelliccia dell’animale, che rimanda a certe soluzioni del
padre Domenico.
Nonostante le scarse conoscenze sulla produzione scultorea, è certo
che Alberto durante la sua lunga carriera, si sia dedicato alla
scultura con risultati interessanti, come dimostra il vaso in bronzo
con due arieti, le cui corna formano i manici, del 1962, di
ispirazione cambellottiana,custodito presso la Fondazione U.
Mastroianni ad Arpino.
Risalgono
agli anni Trenta anche la locandina per l’abbonamento ai periodici
dell’aviazione, il manifesto Voli
di propaganda su Toliedo su trimotore Caproni 101
del 1935 per il Reale Aeroclub d'Italia,i manifesti per la Reale
Accademia Aeronautica (concorsi del 1936 e 1938) e quelli per il
Ministero dell'Aeronautica (concorsi del 1936 e 1937).
I manifesti sono di forte impatto visivo, per l’efficacia del
lettering e per le grandi campiture di colori, che rimandano, anche
per l’inventiva e la semplificazione,a certe soluzioni di Roberto
Marcello Baldessari, di Marcello Nizzoli, e Tato. Nei manifesti dei
concorsi, più che in quello per il Reale Aeroclub d'Italia, appare
evidente l'aderenza da parte di Alberto ai canoni tassativi del
manifesto così come definiti già dai grandi artisti d'Oltralpe e
trasmigrati in Italia, in particolare: bidimensionalità, larghe
stesure cromatiche appiattite, forma semplificata ed evidenziata dai
contorni, scorci e tagli inediti. Alla matrice francese che Alberto
ha potuto assaporare prima a Parigi e poi nello studio del padre a
Roma, si aggiunge l'esperienza del manifesto in Italia il quale,
sebbene nato dall'affermarsi tardivo del Liberty, con Cappiello prima
e poi con Dudovich passando per Hohenstein e Metlicovitz, conosce un
periodo di grande sperimentazione stilistica, con l'elaborazione di
cifre personalissime, non prive di rimandi alla cultura transalpina.
Così per il manifesto del concorso di 1500 piloti e 4200 specialisti
è evidente il richiamo al manifesto di Mario Gros, Cioccolato Ali
d’Italia Talmone, del 1931, per il manifesto dei 300 allievi, il
grande aeroplano rosso sembra uscire dall’inquadratura esattamente
come nel manifesto di Savelli, Ala Littoria, del 1936.
Nato
nell’anno del primo volo di Orville Wright, Alberto Mastroianni
interpreta l'aereo, il nuovo mito della modernità, alla luce di
quella straordinaria cultura dell'affiche che ha
fatto del
manifesto a Parigi un veicolo privilegiato di diffusione di
conoscenza e di condizionamento delle masse. L'aereo diventa il
protagonista di manifesti sostituendosi alle imprese che producevano
abiti o caffè e diventando il simbolo di una nuova stagione di
conquiste e di scoperte, di trasformazioni economiche e sociali, in
cui l'amore per le tecnologie e per il progresso, per la velocità,
per l'aspetto meccanico della vita moderna trovavano strabilianti
interpretazioni nella poetica della “liberazione della terra” del
Futurismo e in particolare nell'aeropittura. Il manifesto, con la sua
seducente effimera sopravvivenza nelle strade delle città, offre un
canale eccezionale per l’esaltazione del nuovo mezzo di trasporto e
al contempo sottolinea il primato della nascente aviazione italiana
nella conquista dei cieli. Mastroianni, nel solco della nuova
tendenza dell’affiche inaugurata da Mario Sironi,
realizza
manifesti evocativi e carichi di suggestioni e simboli.
Proprio
da Marcello Dudovich e in particolare da alcuni dei suoi manifesti
per La Rinascente del 1934-35 sembra che Alberto Mastroianni abbia
tratto ispirazione per il suo manifesto del Concorso per 150 allievi
per il Ministero dell'Aeronautica del 1936, in cui si assiste a una
inversione, a uno scambio degli elementi: la scritta La Rinascente
posta in diagonale viene sostituita con la figura solida e
tridimensionale del giovane pilota i cui piedi poggiano sui numeri 1
e 0, di 150. Numeri pesanti e cubitali quasi fossero scolpiti. Un
gioco di elementi piatti e tridimensionali, evocativi ed espliciti e
un rapporto invertito tra elementi grafici e di scrittura rispetto al
manifesto di Dudovich, che lasciano poco spazio a dubbi su quale
potesse essere per Alberto Mastroianni l'artista di riferimento.
All’invasione inquietante degli uomini robotici, disumanizzati, di
tanti manifesti dell’epoca, Mastroianni oppone l’immagine di un
giovane aspirante pilota dai lineamenti umanizzati e caratterizzanti
del genere.
La
produzione grafica di Alberto Mastroianni si estende alle
illustrazioni di libri e di riviste. Nel 1936 Alberto disegna la
copertina e le illustrazioni de L'arcipelago
delle stelle di Enzo
Jemma (figg. 4-5)
e due anni dopo, per le strenne natalizie, per lo stesso autore
illustra Il
diavolo dell'aeroporto,con
scene di interni e figure in penombra e scontri tra aerei, ma è la
sovracoperta (fig. 6) a rivelare tutta l’esperienza di Mastroianni come
cartellonista per quella rappresentazione ironica della sagoma del
diavolo avvolto nel mantello rosso sul campo grigio dell’aeroporto,
evidente tributo a Dudivich (fig. 7).
Negli
stessi anni Alberto Mastroianni si dedica alla grafica editoriale per
i periodici dell'aviazione L'aquilone,
settimanale per i giovani, e L'ala
d'Italia fino
al
1942:
per L'Aquilone,
le copertine rivelano ancora una volta la vicinanza alle scelte
grafiche di Dudovich per il loro approccio ironico alla vita dei
piloti visti come avventurosi, temerari, spavaldi e divertenti
vagabondi dei cieli (figg. 8 e 9). Alberto realizza anche le illustrazioni interne
e le scene dei racconti a puntate come La
strana crociera dei ‘Passaguai’,
di Jemma e L’osteria
del Pallonaro, in cui
l’oste, personaggio dalla carattere energico e schietto, sembra
essere un autoritratto (fig. 10).
Per
L'Ala d'Italia Alberto Mastroianni, a
volte insieme al padre
Domenico, realizza per le copertine immagini di aerei come il Nardi
F.N. 305 in allenamento per il n. 10 del 1939, il CA. 310 in volo sul
deserto africano e l'MS. 83 delle linee transcontinentali italiane
rispettivamente per i numeri per il n. 20 e 21 del 1939 (figg. 11-12).
Nel
1939 Alberto è nominato ufficiale dell’Ordine della Corona
d’Italia da re Vittorio Emanuele III.
Nel
secondo dopoguerra, Mastroianni riprende la sua attività di
disegnatore e di illustratore e sceglie definitivamente soggetti
animali, forse come risposta a quell’atteggiamento di profonda
sfiducia nella razionalità umana e nei valori tradizionali della
società, prevalso dopo la Seconda Guerra Mondiale. Si definisce con
maggiore precisione il territorio di azione, in un contesto culturale
profondamente mutato in cui l’artista sembra comunque muoversi con
sicurezza. Nel 1945 per la copertina de L'ultima carica,
la
piccola raccolta di poesie in romanesco di Checco Durante attore,
doppiatore e poeta romanesco, Alberto rappresenta un asino crollato
al suolo sotto il peso eccessivo del suo carico (fig. 13) e nello stesso anno
fino al 1952 disegna Queste Bestie, pubblicato nel
1947 con la
raccolta di scene di improbabili e ironici dialoghi e riflessioni
ferine, in cui traspare una solida conoscenza della cultura classica
di derivazione accademica, anche per la scelta del repertorio che
attinge alla mitologia greco-romana.
Per
l'editore Danesi, nel 1947, Alberto disegna la copertina del libro di
memorie di guerra di Aldo Cippico, Dio punisca Anna Tobruk!
(La
guerra d'un agente segreto).
Sono
questi anche gli anni di lavoro come direttore artistico della
fabbrica di ceramiche CASA (Ceramica Artistica Società Acquesiana),
ad Acquapendente dove il padre Domenico, giunto durante gli anni
della Seconda Guerra Mondiale, aveva trovato ospitalità e un
ambiente culturale attento, vivace e fertile per le sue eleganti
realizzazioni scultoree e pittoriche.
Alberto, la cui presenza, seppure occasionale, ad Acquapendente
comincia intorno al 1947, traccia un percorso di sviluppo della
manifattura di ceramiche realizzando i bozzetti anche per le
produzioni seriali del Giubileo indetto da papa Pacelli. Le figure in
abiti carnevaleschi (fig. 14), animali (figg. 15-16), ghirlande di fiori, i paesaggi (fig. 19), vedute (fig. 18),
ma anche scorci di piazze che rimandano alle realizzazioni
metafisiche di De Chirico (fig. 17), sono i motivi ricorrenti nella produzione
grafica ad Acquapendente. I disegni e i bozzetti riconducibili a
questo periodo sono caratterizzati da un linguaggio semplificato,
dalla grafia solida ed essenziale e le realizzazioni finali rivelano
attenzione per le forme collegate alle scene rappresentate sulle
pance, come il vaso - castello con scena di battaglia tra cavalieri (figg. 20-21).
Dal
1950 al 1959 Mastroianni lavora al volume Acea.
Acqua
e luce per Roma,
per i 50 anni dalla fondazione dell'Azienda Comunale Acqua di Roma
(ACEA), edito da Garzanti, in un momento di profonda crisi
dell'azienda che usciva dal conflitto mondiale in gravissima
difficoltà e con enormi danni agli impianti elettrici. Solo nel 1950
in occasione del Giubileo, il comune di Roma conferisce all'Acea in
conto capitale i fondi destinati all'ampliamento della Centrale
Montemartini e alla costruzione dell'acquedotto di Ostia. Nel 1953 la
legge Pella concedeva a Roma un contributo straordinario annuo di 3
miliardi per il triennio 1952-54. Successivi interventi legislativi
estendono la durata dell'intervento fino al 1961. Tra i beneficiari
dei finanziamenti delle opere pubbliche anche l'Acea che riesce in
tal modo ad avviare un proprio piano con l'obiettivo di raggiungere
l'autosufficienza elettrica e avviare il decollo del sistema di
rifornimento idrico.
Il volume del 1959 in 4 capitoli, curato da Alberto Mastroianni in
collaborazione con studiosi di profonda conoscenza della storia di
Roma, tra cui Cesare D'Onofrio e Carlo Pietrangeli, è certamente uno
degli esiti più felici della strategia di valorizzazione
dell'operato dell'azienda, attraverso una impostazione grafica
accurata e il ricchissimo apparato iconografico.
Nel
1955, dal 16 al 25 marzo, a Roma presso la Galleria San Marco si apre
la mostra dal titolo I
Quiproquo,
in cui sono
esposti ventiquattro dipinti e nove disegni, apprezzati da Giorgio De
Chirico, il quale, nella presentazione al catalogo – quasi a
rimarcare la sua antica avversione al Surrealismo - scrive che
Alberto Mastroianni “coltivando e curando la forma, dà vita a
quelle sue immagini, ove poesia, ironia, piacevole stranezza (poiché
esiste anche la stranezza spiacevole tipo Dalì) si danno la mano e
cantano insieme” e ne coglie l'elemento vitale e vitalistico,
ironico e a volte paradossale, di vera poesia e piacevolezza (fig. 24).
Nel
1961 Alberto vince il secondo premio ex-aequo insieme ad Umberto
Raponi, con l’opera Cavallo,
alla I Mostra Nazionale Biennale della Caricatura “L’umorismo
nell’arte” Premio Cesare Marcorelli, (Tolentino 10-24 settembre
1961).
La prima edizione della Biennale, nata dall’idea di Luigi Mari,
medico di Tolentino con l’hobby della caricatura, che ne curò
organizzazione e direzione, vede la partecipazione di 53 artisti con
ben 400 opere. I lavori selezionati dalla giuria rispondono al
criterio di “fusione della trovata e della battuta letteraria con
il gusto e l'espressione figurativa”. Tra i giudici anche Mino
Maccari e tra i partecipanti Guglielmo Guasta e Marcello Dudovich che
riceve la medaglia d'oro al merito ed espone le sue opere dividendo
la sala 3 con Mino Maccari e Alberto Mastroianni.
Dal
1964 al 1966 Mastroianni disegna le sue‘bestie’ per la Settimana
INCOM e dal 1966 è collaboratore de L’Europeo
con la
rubrica Lo Zoo di Mastroianni:i suoi animali
scambiano
osservazioni e commenti sul mondo degli uomini evidenziandone i
comuni difetti con rassegnato disincanto, pacata ironia e amara
saggezza, non priva di leggere allusioni e critiche al mondo e alla
morale borghese all'indomani della rivoluzione dei costumi operata
dal '68.
Le
vignette della rubrica, ironiche e scanzonate, a volte al limite del
cinismo, sull'umanità osservata dal punto di vista degli
animali,confluiranno in una raccolta pubblicata a inizio del 1969,
con lo stesso titolo Lo
zoo di Mastrojanni. I
disegni e le battute ironizzano su luoghi comuni, giochi di parole e
allusioni, superstizioni e detti proverbiali, ed enfatizzano gli
aspetti, le virtù e le caratteristiche naturali degli animali. La
raccolta è accompagnata dalla rivisitazione sui tipi animali. Se da
una parte del gatto Mastroianni sottolinea il suo opportunismo e del
coniglio la natura di pusillanime, del leone arricchisce l'immagine
di un connotato nuovo: è certamente il re degli animali, ma un “re
a riposo; di tutti i carnivori è il più grande scansafatiche”
che trascorre le sue giornate sonnecchiando all'ombra; il cane, da
affettuoso compagno legato all'uomo da indissolubile rapporto di
fedeltà, ha rinunciato alla libertà “per garantirsi l'avvenire,
con cuccia e pensione completa” e l'uomo lo ha ripagato con
collare, guinzaglio e museruola.
Sempre
negli anni Sessanta,
Alberto realizza le otto tavole a colori per Il domani a
quattro
zampe, con fanalini di Gianni Isidori e nel 1964 Mondadori
pubblica il libro per ragazzi di Anna Grazia Calabria Pisani, Il
libro della felicità con sue illustrazioni.
Al
1966 risale il manifesto per le Terme di Santa Lucia di Tolentino (fig. 25). Il
personaggio-idea, vale a dire il grande pesce rosso che tiene la
bottiglia verde – mostrandola con divertito compiacimento a quattro
pesci gialli più piccoli disposti a semicerchio come una sorta di
aureola, secondo uno schema già usato in precedenza in un disegno
– lo sfondo scuro e la grande scritta in giallo sembrano rimandarci
indietro nel tempo, al famosissimo cavallo rosso cavalcato dalla
amazzone in verde del Chocolat
Klaus
di Leonetto
Cappiello,
del 1903, se non che l’esplicito messaggio rafforzato dalle parole
del personaggio, il lettering e l’evidenza del prodotto presente in
fotomontaggio tradiscono l’appartenenza del manifesto ad epoca più
recente.
In
occasione della IV Biennale del 1967, viene organizzata una personale
con l'esposizione di numerose tavole del suo “Zoo” e due anni
dopo espone altri suoi lavori. Dal 1967 al 1969 Alberto collabora al
mensile di attualità Cronistoria del mondo contemporaneo,
per il quale realizza le copertine il Presidente Leone
(n. 18,
1968); Brigitte Bardot (n. 19, 1968); Olimpiadi
di Mexico
1968 (n. 20, 1968); Jacqueline Kennedy torna a casa
(n.
21, 1968).
Nel
1968 a Torino alla Galleria Settebello, Alberto inaugura alla
presenza di suo cugino Umberto una mostra di disegni e sculture
dedicati allo zoo (BARGIS P., Presentazione del catalogo della mostra
alla Galleria Settebello, Torino, 11 aprile 1968).
Alberto
Mastroianni si è cimentato da giovanissimo anche nell’arte filmica
e avrebbe realizzato il film a disegni animati Avventura
in Africa,
il cui
protagonista, un bambino bianco esplora il continente africano a
bordo di una jeep, insieme ad un vecchio esploratore e ad animali. Un
secondo prodotto del cinema d’animazione è il cortometraggio per
l’Istituto Nazionale Luce, dal titolo Quella
dannata bobina K. 43 Top Secret,
del 1972, regia di Alberto Mastroianni, animazione di Roberto
Alimenti e fotografia di Maurizio Pensa.
Risale
al 1973 la raccolta di stampe dei Dodici
cuccioli
e il libretto
Dinostory,
un divertente manuale in capitoli agevoli ricco di consigli pratici,
ad uso di chi ha intenzione di conoscere e allevare queste bestiole
in un mondo in cui convivono con gli uomini indirizzandone e
condizionandone sorti e vicende, come descritto nel capitolo Il
dinosauro attraverso i tempi (fig. 26).
Tra le illustrazioni, la più riuscita, rappresenta un dinosauro nei
panni di un matematico alla scrivania in uno studio stipato di libri,
rotoli e progetti (fig. 27). Tra i disegni appesi al muro campeggia il
dinosauro vitruviano. Lo studioso è intento a compilare, su
commissione del papa, il suo trattato di fisica e matematica. Sul
foglio è riportata la formula di Albert Einstein e=mc2 che sarà
decifrata solo 4 secoli più tardi “grazie agli sforzi di uno
studioso tedesco”.
Nel
1968 esce Paolina Gallina Borghese, con testi di
Luciano
Guidobaldi (fig. 28). È il “diario intimo di una gallina ciociara che tenta
l'avventura in città” illustrato con le riflessioni sulle licenze
e le libertà dei costumi della società, sulla vita cittadina e le
sue contraddizioni e può essere considerato, come gran parte della
produzione di Mastroianni, dal secondo dopoguerra, una
rappresentazione ironica e trasognata della società del tempo (figg. 29-30).
Mastroianni,
come un moderno Esopo, sceglie di utilizzare soggetti animali per
dileggiare i costumi e la morale del tempo, con finalità gnomiche,
come se l’artista, nella seconda parte della sua lunga carriera che
aveva attraversato i tragici eventi della storia italiana, trovasse
nel mondo animale l’autenticità e la schiettezza ironica, quella
innocenza mista a scherzosa sagacia che sa di nostalgia e di amaro
disincanto per il genere umano. Se in Dinostory
e in Paolina
Gallina
Borghese,
troviamo
animali antropomorfi che agiscono come gli adulti, le vignette per lo
Zoo e la collezione di disegni di animali della Fondazione U.
Mastroianni di Arpino dimostrano la lunga osservazione diretta di
tipo scientifico delle caratteristiche degli animali da parte
dell’artista, che raramente affronta, nelle vignette, argomenti di
natura politica né bersaglia direttamente la classe politica del
tempo. Un esempio è il disegno, conservato presso la Fondazione U.
Mastroianni che porta la data del 13 marzo 1972, giorno dell’elezione
di Berlinguer a segretario del PCI, sotto il titolo Partito
Spes.
Una pecora in un
gregge marchiato con falce e martello, si rivolge a un agnello appena
tosato per sapere chi fosse “questo Berlinguer che va facendo
incetta si velli di pecora per la campagna elettorale”.
Sullo sfondo della campagna sono rappresentati i resti di un antico
acquedotto romano. È probabile che Mastroianni ironizzasse, con
questa vignetta - enfatizzando la pecora quale simbolo di mitezza –
su ciò che lui in realtà riteneva un mascheramento pacifista di
Berlinguer, il quale andava promuovendo una linea politica
rassicurante e moderata che includesse i comunisti spagnoli e
francesi per allargare le basi di un’azione riformatrice e al
contempo,dichiarava di allontanarsi dal totalitarismo sovietico,per
ottenere maggiore consenso popolare.
Anche
gli artisti, come Giuseppe Capogrossi, diventano il bersaglio agevole
per una delle più riuscite vignette che potrebbe ironicamente
alludere al Manifesto del Primordialismo Plastico del 1933 per la
scelta dei personaggi e per l’ambientazione: una scimmia, intenta a
decorare la parete della caverna con i noti segni di Capogrossi,
chiede parere a un’altra scimmia, la quale esorta l’amica a
impiegare meglio il suo tempo.
I
cani erano gli animali preferiti da Alberto Mastroianni etra questi
Celestino, il suo schnuazer nero e grigio. Ai cani l’artista dedicò
una raccolta di vignette pubblicate nel 1972 in Grancagnara (figg. 31-32-33),
spiegandone gli intenti: “Interamente dedicato al tradizionale
amico dell'uomo colto, da Alberto Mastrojanni, in atteggiamenti poco
tradizionali. È un libro raccomandato ai cinofili ma non ai loro
cani”.
NOTE
Bibliografia
S.
Battilossi, Acea di Roma 1909-2000. Da azienda municipale a
gruppo
multiservizi, Milano 2001
F.
Benzi, Ibridi inquietanti. I mostri di Savinio e Ernst,
Art e
dossier, 262, 2010, pp. 52-57.
A.
M. BessoneAurelj, Dizionario degli scultori ed architetti
italiani, Società Dante Alighieri, Genova 1947
M.
Calvesi, La mistica del vuoto, in E 42.
L’esposizione
universale di Roma. Utopia e scenario del regime, cat. della
mostra (Roma 1987), Venezia 1987
M.
Capella (a cura di),Eccellenza italiana. Arte, moda e gusto
nelle
icone della pubblicità, cat. della mostra, Cinisello Balsamo
(Mi), 2008
D.
Cimorelli; A. Villari, (a cura di), Manifesti: la velocità
nella
pubblicità italiana, 1890-1955 = Posters : speed in Italian
advertising, 1890-1955, Cinisello Balsamo (MI), 2015
D.
Cimorelli, S. Roffi, a cura di, Pubblicità. La nascita della
comunicazione moderna. 1890-1957, cat. della mostra, Parma
2017.
M.
Cirulli, M. Scudiero, (a cura di), Il volo, l'arte e il miti.
Aerei, piloti e costruttori nell'arte del primo Novecento,
cat.
della mostra (Predappio, 10-04-2004/05-09-2004), Bologna 2004
A.M.
Comanducci, Dizionario illustrato dei pittori, disegnatori e
incisori italiani moderni e contemporanei, Milano 1970 – 1974
M.
Corgnati, Umberto Mastroianni. Gli anni torinesi fra arti
applicate, futurismo e architettura, in L. Della Volpe, a
cura
di, La Fondazione Umberto Mastroianni. La collezione Umberto
Mastroianni, Arpino, 2015, pp. 16-24.
L.
Della Volpe, Alberto Mastroianni, Arpino 2015
E.
Fornaroli, Bestiario a strisce, Art e dossier, n.
262, gennaio
2010, pp. 58-63.
|
|
Fig. 1 - Alberto Mastroianni, illustrazione per C. Testore, I beati martiri
canadesi della Compagnia di Gesù, 1925, cm. 16x12, (Roma, Collezione Privata)
Fig. 2 - Alberto Mastroianni, Medaglia (recto), 1930, bronzo, Ø mm 27,5 (Roma, Collezione Privata)
Fig. 3 - Alberto Mastroianni, Medaglia (verso), 1930, bronzo, Ø mm 27,5 (Roma, Collezione Privata)
Fig. 4 - Alberto Mastroianni, illustrazione per E. Iemma, L'arcipelago delle stelle, 1936, cm. 18x14 (Roma, Collezione Privata)
Fig. 5 - Alberto Mastroianni, illustrazione per E. Iemma, L'arcipelago delle stelle, 1936, cm. 18x14 (Roma, Collezione Privata)
Fig. 6 - Alberto Mastroianni, sovracoperta per E. Iemma, Il diavolo dell'aeroporto, 1938, sovracoperta, cm. 25x20 (Roma, Collezione Privata)
Fig. 7 - Marcello Dudovich, Pubblicità per la Shell, 1932, stampa, cm. 16x14,5 (Roma, Collezione Privata)
Fig. 8 - Alberto Mastroianni, Copertina de "L'Aquilone", a. VI, n. 23, 7 giugno 1936, (Roma, Collezione Privata)
Fig. 9 - Alberto Mastroianni, Copertina de "L'Aquilone", 19 luglio 1936, (Roma, Collezione Privata)
Fig. 10 - Alberto Mastroianni, Da "L'Aquilone", 7 giugno 1936, p. 10, (Roma, Collezione Privata)
Fig. 11 - Alberto Mastroianni, Copertina de "L'Ala d'Italia", n. 20, 1939, (Roma, Collezione Privata)
Fig. 12 - Alberto Mastroianni, Copertina de "L'Ala d'Italia", n. 21, 1939, (Roma, Collezione Privata)
Fig. 13 - Alberto Mastroianni, Illustrazione per Checco Durante, L'urtima carica, 1945, (Roma, Collezione Privata)
Fig. 14 - Alberto Mastroianni, Maschere di carnevale, bozzetto per ceramiche, tempera, cm. 16x24, (Acquapendente, VT, Collezione Claudio Ronca)
Fig. 15 - Alberto Mastroianni, Tre cavalli, bozzetto, tempera, cm. 16x24, (Acquapendente, VT, Collezione Claudio Ronca)
Fig. 16 - Alberto Mastroianni, Vaso con tre cavalli, (Acquapendente, VT, Collezione Claudio Ronca)
Fig. 17 - Alberto Mastroianni, Piazza, bozzetto per ceramiche, tempera, cm. 15x11,(Acquapendente, VT, Collezione Claudio Ronca)
Fig. 18 - Alberto Mastroianni, Sansepolcro, Torre di Berta, bozzetto, tempera, cm. 20x16, (Acquapendente, VT, Collezione Claudio Ronca)
Fig. 19 - Alberto Mastroianni, Veduta di Acquapendente, bozzetto per ceramiche, tempera, cm. 24x18, (Acquapendente, VT, Collezione Claudio Ronca)
Fig. 20 - Alberto Mastroianni, Vaso con combattimento tra cavalieri, bozzetto, tempera, cm. 53x35, (Acquapendente, VT, Collezione Claudio Ronca)
Fig. 21 - Alberto Mastroianni, Vaso con combattimento tra cavalieri, ceramica, cm. 33,(Acquapendente, VT, Collezione Claudio Ronca)
Fig. 22 - Vaso con fiore e viso di donna, bozzetto, tecnica mista, cm. 36x24 (Acquapendente, VT, Collezione Claudio Ronca)
Fig. 23 - Vaso con fiore e nudo di donna, bozzetto, tecnica mista, cm. 36x23 (Acquapendente, VT, Collezione Claudio Ronca)
Fig. 24 - Alberto Mastroianni, I Quiproquo, 1955, (Roma, Collezione Privata)
Fig. 25 - Alberto Mastroianni, Manifesto per le Terme di Santa Lucia di Tolentino, 1966, cm. 140x100 (Roma, Collezione Privata)
Fig. 26 - Alberto Mastroianni, Illustrazione per Dinostory 1973, pp. 22-23, (Roma, Collezione Privata)
Fig. 27 - Alberto Mastroianni, Illustrazione per Dinostory, 1973, p. 36, (Roma, Collezione Privata)
Fig. 28 - Alberto Mastroianni, Paolina Gallina borghese, copertina, 1968, (Roma, Collezione Privata)
Fig. 29 - Alberto Mastroianni, Paolina Gallina borghese, pagine del diario, 1968, (Roma, Collezione Privata)
Fig. 30 - Alberto Mastroianni, Paolina Gallina borghese, pagine del diario, 1968, (Roma, Collezione Privata)
Fig. 31 - Alberto Mastroianni, Grancagnara, copertina, 1972, (Roma, Collezione Privata)
Fig. 32 - Alberto Mastroianni, CAN Aglia, vignetta da "Grancagnara", 1972, (Roma, Collezione Privata)
Fig. 33 - Alberto Mastroianni, CAN tastorie, vignetta da "Grancagnara", 1972, (Roma, Collezione Privata)
Tutte le foto sono cortesia di Lisa Della Volpe
|