Le
biografie di Federico Spoltore (Lanciano, CH, 1902 – 1988)2
ci raccontano di un pittore dal talento precoce accresciuto grazie
agli studi presso l’Istituto di Belle Arti di Roma, al quale poté
accedere nel 1918 grazie ad una borsa di studio concessagli dalla
Deputazione Provinciale di Chieti. Le stesse biografie ci parlano di
numerosi viaggi nei paesi europei, di attività presso gallerie
italiane e straniere e della sua affermazione grazie all’attività,
particolarmente intensa e proficua, di ritrattista3.
Riferiscono infine, accompagnate da numerose discussioni critiche, di
una svolta nel suo fare pittorico, che, incardinata sull’elaborazione
della “teoria del centroemotivismo”, ha caratterizzato la sua
produzione artistica dalla fine degli anni Cinquanta del Novecento
sino alla morte.
La
produzione pittorica centroemotivista è particolarmente ben
documentata nelle Collezioni di UBI Banca, che propongo di leggere
seguendo il filo di una domanda nata dall’osservazione diretta del
consenso, che il pubblico di ogni età spontaneamente manifesta nei
riguardi del pittore: perché Federico Spoltore riscuote tanto
successo, anche presso i non addetti ai lavori, risultando così
comprensibile a tutti?
Pochi
anni dopo aver fatto conoscenza con le opere di questo artista in
occasione della mostra del 19994,
ho avuto modo di darmi una risposta. Era il 2003 e al Museo d’Arte
Costantino Barbella di Chieti, che conserva un certo numero di opere
del Maestro, venne organizzata una nuova mostra per la ricorrenza,
appena trascorsa, del centenario della nascita dell’artista5.
L’esposizione prevedeva importanti prestiti dalla Collezione di
proprietà dell’allora Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti
(Carichieti). All’epoca ero responsabile dei Servizi Educativi del
Museo ed il mio compito era quello di organizzare un evento destinato
alle famiglie, com’era oramai consuetudine da almeno un paio di
anni.
Le
attività educative organizzate allora, consentirono ad adulti e
bambini di osservare le opere esposte e giocare in vario modo con i
contenuti legati alla produzione artistica di Federico. Notai allora
che l’adesione ai modi di esprimersi di Spoltore, era immediata e
spontanea e che il pubblico rispondeva agli input forniti con
particolare vivacità, senza la necessità di una continua mediazione
dei contenuti. Evidentemente, pensai, la sua modalità espressiva è
capace di ingaggiare l’attenzione di tutti, esperti e non, e di
comunicare il proprio messaggio in maniera chiara, anche senza alcun
intervento esplicativo esterno.
Proverò
a seguire le tracce di questa incredibile capacità attrattiva,
attraverso la Collezione UBI Banca a Chieti, certamente la più
importante collezione di opere del maestro.
Il
primo motivo di straordinarietà della collezione è dato dal numero
di opere che le appartengono, ben 188, acquisite dalla Carichieti,
direttamente dall’autore, in due principali operazioni di acquisto:
nel 1967 e nel 1980. A seguito della procedura di dismissione della
Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti, ceduta ad UBI Banca, la
collezione è passata a quest’ultima, che ne è l’attuale
proprietaria.
Una
raccolta unitaria e tanto consistente, riferita ad un unico artista e
proveniente dallo stesso, e dunque certamente autografa, dal punto di
vista collezionistico è già un elemento di grande pregio, che fa
della collezione un bene che assomma al valore delle singole opere
quello del loro insieme, unico ed indissolubile.
A
ciò si aggiunge la motivazione sottesa fin dalla prima cessione. Il
primo febbraio del 1967, in una lettera indirizzata al Prof. Luigi
Capozucco, all’epoca Presidente della Carichieti, Spoltore,
ringraziando della comunicazione circa la decisione di acquisto
deliberata dal Consiglio, fa riferimento al «comune
desiderio di veder realizzato presso la Cassa di Risparmio della
Provincia di Chieti un futuro museo delle mie opere»6.
Tale intenzione incide certamente sulla selezione delle opere
effettuata dal maestro allo scopo e determina il carattere pressoché
esaustivo della Collezione UBI, rispetto all’esperienza artistica
dell’autore. Le opere della collezione spaziano, infatti, dal 1907
al 1985, coprendo l’intera produzione del pittore, dal primissimo
periodo infantile agli ultimi anni della sua vita.
Se
un vero e proprio museo non è mai stato realizzato, va riconosciuta
la sensibilità con la quale, nel 2012, l’allora Carichieti ebbe
cura di allestire la quasi totalità delle opere di proprietà negli
ambienti dedicati ai propri uffici, all’ottavo piano della sede
centrale di via Colonnetta a Chieti Scalo, dove attualmente si
trovano. Credo che a Federico Spoltore non avrebbe potuto fare altro
che piacere sapere che le sue opere, non solo rendono più
accoglienti ed adorni tali ambienti di lavoro, ma contribuiscono al
benessere degli impiegati e quadri della banca.
L’esposizione
fu intitolata I
mondi di Spoltore e
l’allestimento organizzato in modo da distribuire le opere sulle
pareti di stanze e corridoi, secondo un’organizzazione tematica7.
Al
momento del primo acquisto da parte della Cassa di Risparmio, nel
1967, Federico era un artista ampiamente affermato e la gran parte
del suo percorso artistico era oramai compiuta.
La
sua carriera era cominciata assai precocemente: a parte i primi
schizzi e disegni infantili, realizzati con mano già sicura all’età
di appena 7-8 anni (si pensi al Ritratto
dello zio del
19108),
l’opera I due
fratellini del
19189
lo qualifica come un giovane artista dal sicuro dominio della pratica
pittorica, pur essendo ancora adolescente.
Come
nel successivo Contadino
abruzzese (fig. 1),
datato 1921, i primi dipinti dichiarano l’eredità del clima
artistico culturale abruzzese, in bilico tra verismo e simbolismo,
ricevuta da artisti di nome, come Francesco Paolo Michetti, Basilio
Cascella, Teofilo Patini.
Fig. 1 - Federico SPOLTORE, Contadino abruzzese, 1921, Olio su tela, 80 x 65 cm.
Chieti, cortesia UBI Banca, ©Collezione UBI Banca
Al
di là della rappresentazione del vero, con una pennellata sciolta e
veloce, fin dal principio emerge una caratteristica propria di
Federico Spoltore, che sarà l’idea di fondo di tutto il suo
operare. Un’idea che il Maestro mai tradirà e che lo accompagnerà
con forme espressive diverse (anche molto diverse), fino alle ultime
opere. Si tratta della capacità di osservare ed esprimere i sussulti
interiori, i sentimenti più nascosti e le reazioni istintive alle
sollecitazioni ricevute, legate al momento specifico, e chiaramente
al carattere, di una persona. Questa caratteristica trova
inizialmente spazio nella ritrattistica, di cui Federico fu maestro
eccellente.
Osservando
Il contadino
abruzzese, infatti,
ben si coglie lo spirito di sottomissione di un uomo umile, che per
rispetto di chi ha di fronte toglie il cappello e lo stringe al
ventre, abbassando lo sguardo.
Le
biografie di Spoltore non mancano di ricordare innumerevoli
personaggi importanti ch’egli ebbe modo di ritrarre, da Hitler a
Stalin, da Mussolini a Truman, da Kandinsky ad Einstein10.
Un buon numero di ritratti di personalità politiche del XX secolo,
diverse delle quali sono riprodotte nelle pubblicazioni sull’autore,
fanno peraltro parte della Collezione UBI.
Il
tema del ritratto accomuna la Collezione UBI a quella del Museo
Barbella, numericamente meno ricca11.
Il Museo Barbella conserva, infatti, trentasette opere dell’autore
suddivise essenzialmente in due nuclei: il primo proveniente da una
donazione del maestro effettuata nel 1969 (dodici opere poi integrate
da un prestito di sei), il secondo dovuto alla donazione del prof.
Michele Scala di Roma, avvenuta nel 1970 (quindici opere). Si
aggiungono due acquisti della Provincia di Chieti e il lascito
Petruzzi (due bozzetti)12.
Tra
le opere di donazione Scala, sono i ritratti dei due coniugi Scala13.
Per quanto i ritratti in posa risultino normalmente ammanierati,
Spoltore riesce a differenziarli in pose funzionali alla resa
dell’animo di ciascuno e a restituirne, come l’intuisse,
l’essenza più profonda. Questo aspetto legato all’intuizione è
un’altra importante caratteristica del nostro artista.
Spoltore
operava, infatti, con la capacità di andare oltre l’aspetto
esteriore, per rivelare l’intimo del personaggio ritratto. Come
riporta Luciano Luisi nel suo volume del 1986, a proposito di un
incontro col Maestro nel quale ebbero a discutere del passaggio dalla
pittura figurativa alla non figurativa e del “centroemotivismo”,
Spoltore ebbe a dire:
«[…]
prima il centro-emotivo era un principio che operava in me
istintualmente, e che applicavo quindi anche all’arte figurativa di
quegli anni […]. Specialmente al ritratto. […] Se mi colpiva il
sorriso o un atteggiamento, o un’ombra di mestizia nel volto, io
captavo questo dato e lo fissavo, e il resto rimaneva la struttura
del ritratto, ma la sensazione che lo spettatore aveva era di quel
sorriso, o di quel particolare atteggiamento o di quella mestizia, e
questo faceva rilevare il carattere, la vera personalità
dell’individuo che io ritraevo.»
14.
Con
l’andar del tempo, questa prerogativa appare anche caricarsi di
elementi di simbolismo. Ciò è evidente nella figura di Carolina
(1945, fig. 2), sempre al Museo Barbella15,
dove il decadimento del corpo corrisponde allo sfacelo morale della
donna, una prostituta (si dice) che abitava vicino agli Spoltore. Nella resa
del disfacimento fisico e della dissoluzione morale, però, non c’è
ombra di giudizio e Spoltore si pone piuttosto come attento
osservatore dell’animo umano.
Fig. 2 - Federico SPOLTORE, Carolina (Sfacelo), 1945, Pastello su
carta, 45 x 30 cm.
Chieti, Museo d’Arte Costantino Barbella
Immagine tratta da COLLARILE 1999, tav. XXIII.
Spoltore
stesso redige una scheda dell’opera, conservata nell’Archivio
Spoltore di Lanciano, in cui scrive:
«Indagine
sull’influenza della condizione psichica nel decadimento
dell’organismo.
In questa immagine, di intensa penetrazione
emotiva, i segni dello sfacelo morale danno alla fisionomia umana una
loro tragica forma.»16.
Il
confronto tra il Contadino
abruzzese del 1921
(fig. 1) e le opere di un ventennio dopo, come Carolina
(fig. 2) o Lo
psicologo del
194817,
rende bene l’accentuarsi di interesse per gli aspetti
psicologico-caratteriali e la gestualità, che accompagna la
rappresentazione delle interiorità dei personaggi ritratti. Lo
psicologo, col
volto di tre quarti, l’occhio sinistro strizzato e il destro, in
primissimo piano, spalancato e profondo, restituisce anche l’idea
dell’occhio come
specchio dell’anima,
sulla quale Spoltore evidentemente rifletté a lungo, fino a giungere
all’incredibile formulazione del proprio autoritratto
centroemotivista (fig. 3).
Fig. 3 - Federico SPOLTORE, Autoritratto, 1968, Olio e tecnica mista su tela, 125 x 100 cm.
Chieti, cortesia UBI Banca, ©Collezione UBI Banca
L’interesse
per questi aspetti è confortato dalla presenza nella biblioteca
dell’artista del volume «Espressione
e mimica»
di Leone Augusto
Rosa del 1929, che costituisce una sorta di manuale di pose ed
espressioni ad uso di scultori e pittori, attori, ricevuto in dono da
Claudio Fermi, a sua volta autore di «Fatica
psichica e psicofisica»
(1941), volume sul quale Spoltore – scrive nel 1999 Domenico Maria
Del Bello - ha annotato tutte le parti riguardanti «gli
aspetti fisionomici legati alla fatica»18.
Inoltre, sempre stando alle ricerche di Del Bello, Spoltore dimostra
la conoscenza degli studi di Darwin sull’espressione delle emozioni
negli uomini e negli animali, e delle ricerche sul rapporto tra
espressioni e isteria sviluppate dal dottor Jean Martin Charcot
(1825-1893), neurologo e primario dell’Ospedale Salpetrière di
Parigi, ospedale che fungeva da ricovero per malati mentali e
prostitute19.
Federico
Spoltore fu un viaggiatore instancabile si mosse molto per lavoro e
per conoscere altre realtà culturali. La malattia della madre,
Annita Gattone, fu il motivo contingente che lo costrinse al rientro
da New York, dove si trovava da qualche mese lavorando con successo
per l’alta società e ritraendo il Presidente Truman. Era il 1947.
Per stare accanto alla madre, si fermò a Guardiagrele fino al 1953,
quando si trasferì con la famiglia a Lanciano. Sono questi gli anni
durante i quali Federico si dedicò alla riflessione sulla sua idea
del “centro emotivo”, giungendo alla sua formulazione20,
che, stando alla Collarile, sarebbe preceduta da un saggio in inglese
appartenente al breve periodo newyorkese21.
Negli
stessi anni, si colloca la produzione del cosiddetto “periodo dei
velluti”. Una breve ma intensa stagione di opere che sollecitano i
sensi, producendo emozioni. Il vero fenomenico, unito a capacità di
visione e istinti simbolisti, è ancora protagonista di questa
importante serie di opere, databili tra il 1951 e il 1957 circa.
Su
superfici di velluti colorati, nature morte, cacciagione e nudi
femminili morbidamente distesi, con «una
sensualità che va oltre il dato descrittivo e diventa metafora di
una concezione della vita»22,
gli elementi si
assommano gradualmente: velluti e sete, pesche, fagiani, figure di
donne, combinandosi diversamente fino alla sintesi rappresentata da
Opulenza
(1954, fig. 4).
Fig. 4 - Federico SPOLTORE, Opulenza, 1954, Olio su tela, 130 x 150 cm.
Chieti, cortesia UBI Banca, ©Collezione UBI Banca
Diversamente
da chi ritiene questa fase come un momento di espressione ritardata
dell’atmosfera decadente propriamente dannunziana23,
io penso che la lettura di queste opere conduca in una direzione
diversa, specie considerata la distanza cronologica tra i lavori e la
frequentazione con D’Annunzio (morto nel 1938), che, stando al
Luisi, si recava in visita allo studio romano del pittore, quando si
trovava a Roma24.
Spoltore
non mi par mosso da spirito decadente. Il discorso fatto sul ritratto
e la resa delle emozioni, lo dimostra, supportato dalla conoscenza
delle sue letture e fonti bibliografiche di natura scientifica.
L’artista si appassionerà anche agli studi di cosmogonia e
astrofisica, attento lettore di teorie e studi scientifici, che
influenzeranno la sua produzione artistica degli anni Sessanta (cicli
della Genesi e del Cosmo). Non vedo uno spirito decadente, dunque,
piuttosto riconosco – e qui concordo con Luisi - una ricerca
sapiente sulla materia, raffinata e preziosa, unita però a slanci
visionari. Vero e visione insieme. Un esempio su tutti, Preziosità
25.
Più
che un periodo di crisi, come lo interpreta Luisi 26,
a me pare però un momento di riflessione ed elaborazione creativa,
che prelude alla successiva “svolta” degli anni Sessanta.
L’opulenza
– per usare il titolo dell’opera sopra citata – delle forme del
periodo dei velluti appare quasi un estremo saluto alla materia
intesa come forma, ed una anticipazione del caos informe della
materia, caratteristico della pittura centroemotivista non
figurativa.
La
morte di Annita, spentasi nel 1954, segna quella che Enrico Crispolti
definisce «la
svolta, radicale, decisiva»27
verso la nuova maniera, che supera la figurazione tradizionale per
approdare definitivamente al non figurativo, come svelerà la
personale romana di Palazzo Pallavicini Rospigliosi del 1964.
È
all’interno del catalogo di questa mostra28,
che Spoltore inserisce un «testo
di poetica»29,
nel quale torna a esporre la propria “teoria
del centroemotivismo”. Un aspetto molto interessante di tale teoria
è rappresentato dal riconoscere una capacità conoscitiva insita
nelle emozioni.
Piuttosto
che di una vera e propria svolta, direi però trattarsi di
un’evoluzione, perché l’idea fondante resta la medesima esposta
a proposito dei ritratti, reinterpretata sotto nuove e più moderne
forme.
Del
resto, lo stesso artista per spiegarla ricorre a serie didattiche di
tre dipinti, attraverso le quali dimostra come avvenga il passaggio
da un dipinto figurativo al non figurativo. Una delle serie, dal
titolo Trauma/
Linciaggio,
appartiene alla Collezione UBI (figg. 5-6-7), mentre un’altra
analoga è nelle collezioni del Museo d’Arte C. Barbella di
Chieti30.
Fig. 5 - Federico SPOLTORE, Trauma Linciaggio, 1 di 3, 1965, Olio su tela, 80 x 100 cm.
Chieti, cortesia UBI Banca, ©Collezione UBI Banca
Fig. 6 - Federico SPOLTORE, Trauma Linciaggio, 2 di 3, 1965, Olio su tela, 80 x 100 cm.
Chieti, cortesia UBI Banca, ©Collezione UBI Banca
Fig. 7 - Federico SPOLTORE, Trauma Linciaggio, 3 di 3, 1965, Olio su tela, 80 x 100 cm.
Chieti, cortesia UBI Banca, ©Collezione UBI Banca
Scelto
un fatto e colta l’emozione interiore ad esso associata, si può
rappresentare quest’ultima sia in modo figurativo (con riferimento
esplicito, ma sommario al fatto), sia non figurativo. Ciò è
possibile attraverso un passaggio intermedio, in cui si identifica un
nucleo simbolico su cui si concentra l’emozione. Le tre figurazioni
della serie didattica Trauma/
Linciaggio sono
diverse, pur mantenendo la medesima intenzione e intensità
comunicativa, e lo stesso contenuto. Sono le forme a cambiare, non i
contenuti. E forse, l’intensità diviene anche maggiore.
Se
la conoscenza con Kandinsky 31
e il suo Astrattismo lirico o la pittura gestuale di Jackson Pollock
possono costituire un termine di paragone, non rappresentarono però
un modello da seguire per l’artista. Concordo con Crispolti su
questo: la dimensione di questo cambiamento di linguaggio artistico è
una questione di «esigenza
interiore»
32.
Lo stesso Spoltore,
peraltro, nella prefazione del catalogo della mostra del 1964,
dichiarava apertamente la sua distanza dall’Astrattismo e dalla
pittura gestuale 33.
Spiegava,
inoltre, Spoltore in quel suo testo: «[…]
le immagini di ogni
specifica emozione, conservando intatte le qualità della loro vera
natura, sono poi capaci di riprodurre alla percezione dello
spettatore tutto il potere emotivo del fenomeno originale –
amplificato dall’umore poetico della mia personalità e reso
stabile nell’idea – così che egli divenga direttamente partecipe
della medesima commozione e ne sviluppi in sé i contenuti ispirativi
oltre qualsiasi schema fisso, perché in ciascun quadro si compie il
ciclo di un diverso fatto emozionale e si rinnova la meravigliosa
scoperta di una dimensione spirituale della realtà.»34.
Queste
parole danno risposta concreta e precisa al quesito iniziale: perché
Federico Spoltore raccoglie tanto consenso anche presso i non addetti
ai lavori? Perché risulta così comprensibile? L’adesione
spontanea dello spettatore alla pittura di Federico c’è in quanto,
istintivamente, l’osservatore identifica l’emozione espressa, la
traduce in proprio vissuto e la riconosce come fonte di conoscenza.
Esattamente come Spoltore ha inteso fare.
Scrive
infatti: «Al
concetto di emotività come espediente esoterico, cioè l’emozione
considerata solo come determinante di uno stato psicologico atto a
suscitare l’estro, si sostituisce il concetto dell’emotività
come strumento di conoscenza […]»35,
e ancora «Lo
spettatore deve accorgersi ad un tratto di essere dentro l’opera
che guarda e di partecipare a quella conoscenza che ha commosso
l’autore»36.
Interiorità
- istinto - emozione - conoscenza. Sono le parole chiave di questo
nuovo linguaggio, attraverso il quale rappresentare le emozioni
correlate alle Stagioni
(serie) o al Risveglio
mattutino,
avvenimenti dolorosi come la Morte
del mio cane (il
cane Tom è spesso soggetto delle opere figurative dell’autore), o
ancora le riflessioni sulla guerra e la pace (Il
mondo della guerra, Il mondo della pace)37.
Fig. 8 - Federico SPOLTORE, Sfacelo, 1965, Olio su tela, 75 x 95 cm.
Chieti, cortesia UBI Banca, ©Collezione UBI Banca
Il
confronto tra Carolina
(fig. 2) e Sfacelo
(fig. 8) rende evidenti le potenzialità del nuovo linguaggio: le
riflessioni sul disfacimento fisico e morale passano, in un
ventennio, dalle forme del ritratto fortemente espressivo e
simbolico, a puro colore nella resa astratta di Sfacelo,
assumendo forme nuove e, seppure dello stesso sapore, più intense.
Di qui in poi, Federico si dedicherà alla realizzazione di grandi cicli
di «suprema
contemplazione»,
come li definisce Crispolti 38: il “Ciclo della Genesi”, che «quale origine cosmica della realtà, ha in sé stessa il principio di tutti i possibili fenomeni emotivi», spiega l’artista 39 (peraltro l’idea della materia che nasce, che si fa, risulta di immediata comprensione, si veda Momento di Genesi n. 2, fig. 9); il “Ciclo della musica”, in cui Spoltore indaga le sonorità di Ciajkovski, Beethoven, Chopin o Ravi Shankar; il “Ciclo delle visioni cosmiche”, dal cromatismo acceso, vibrante, ricco, trascendente.
Fig. 9 - Federico SPOLTORE, Momento di Genesi n° 2,
1969, Olio su tela, 110 x 175 cm.
Chieti, cortesia UBI Banca, ©Collezione UBI Banca
Centroemotivo è anche l’Autoritratto del 1968 (fig. 3), di cui si è fatto cenno in principio, il cui occhio spicca da una visione cosmica e materica, che contiene in sé memoria della forte espressività dei ritratti degli anni Quaranta e - ritengo - delle opere del periodo dei velluti, considerata la forte matericità che vi viene espressa.
Con questa immagine di Spoltore, mi piace lasciare al lettore la valutazione personale su questo artista abruzzese, precisando che le Collezioni UBI Banca offrirebbero anche altri spunti di analisi della sua produzione artistica, sui quali non ci siamo qui soffermati. Uno di questi si riferisce all’attività di illustratore per l’Istituto Italiano di Arti Grafiche di Bergamo: la Collezione UBI comprende ritratti dei reali di Casa Savoia e manifesti di propaganda fascista, di cui sono reperibili esemplari anche fuori dei confini regionali, come, ad esempio, nella Collezione Salce di Treviso (oggi Museo Nazionale) 40. Un altro, sta nell’osservazione di come Spoltore – al di là dell’originale proposizione del “centroemotivismo” - non sia stato avulso dal proprio tempo e vi siano nella Collezione UBI opere che dimostrano la sensibilità verso alcune avanguardie e movimenti artistici del Novecento e sperimentazioni in sintonia con quanto contemporaneamente avveniva nel mondo dell’arte. Mi riferisco, ad esempio, a tangenze con l’arte futurista e Mario Sironi, o alla Metafisica di Carrà e De Chirico, dove però i riferimenti si rarefanno in uno stile sempre personale e fedele al suo “centro emotivo”. Sono aspetti sui quali sarà opportuno indagare in prossime occasioni di ricerca.
NOTE
1 Il contenuto del presente articolo è stato comunicato in occasione del Convegno di Studi L’arte di Federico Spoltore in Abruzzo, tenutosi a Lanciano (CH) presso la Sala di Conversazioni il 2 marzo 2019. Con l’occasione, ringrazio la nipote dell’artista e organizzatrice del convegno, Anna Spoltore, per l’invito ad intervenire e il Sindaco di Lanciano, nonché Presidente della Provincia di Chieti, Mario Pupillo, che ha voluto sostenere questa interessante iniziativa.
2 Federico
Spoltore 2003, pp.
18-20; COLLARILE – DEL BELLO 1999, p. 87 e bibliografia ivi
citata.
3 All’attività
ritrattistica Spoltore dovette tenere particolarmente se, nel
proprio personale archivio, lasciò un elenco dei ritratti eseguiti.
L’elenco è pubblicato in DEL BELLO 1999 Elenco.
6 Lettera dattiloscritta e firmata da Federico Spoltore in data 1 febbraio 1967, nella Collezione di proprietà della UBI Banca. Questa la trascrizione del testo completo: «Guardiagrele, 1 Febbraio ‘67/ Illustre Signor Presidente./ La ringrazio vivamente della Sua cortese comunicazione./ Sono soddisfatto delle decisioni prese dal Consiglio/ dell’Istituto che Ella tanto degnamente presiede, decisioni che/ concretano in tal modo il comune desiderio di veder realizzato/ presso la Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti un futu=/ro museo delle mie opere./ La mia offerta, infatti, è stata del tutto informata/ a questo più alto scopo./ Circa la consegna delle opere, preferirei da parte mia/ stabilire la data di sabato 4 corrente; ma, comunque, il Suo Uf=/ficio potrà mettersi domani stesso in contatto con il Comm. Erco=/le Castiglione, il quale prenderà al riguardo tutti gli accordi del caso./ In attesa di incontrarLa, Le porgo con cordialità i/ sensi della mia maggiore considerazione./ Federico Spoltore/ [firma autografa]/ Illustre Prof. Luigi Capozucco/ Presidente della Cassa di Risparmio/ della Provincia di CHIETI». Un timbro, in alto a sinistra, recita: «FEDERICO SPOLTORE/ STUDI/ ROMA – PALAZZO TAVERNA/ VIA MONTE GIORDANO – TEL. 655213/ ROMA - VIA DEL VANTAGGIO, 7/ LANCIANO (ABRUZZO) – TEL. 25108/ GUARDIAGRELE (ABRUZZO)».
7 Si
riporta l’elenco dei “Mondi
di Spoltore”: ll suo primo mondo; il mondo dei velluti; il mondo
del tempo (le stagioni della vita); il mondo del tempo (le stagioni
dell'anno – pastello)/ (le stagioni dell'anno - olio); il mondo
visto dall'artista; il mondo delle emozioni (del buon umore)/ (della
tristezza); il mondo della musica; il mondo della guerra; il mondo
della pace; il mondo del lavoro; il mondo lirico; il mondo cosmico;
il mondo del sacro; il mondo della passione (l'artista e le sue
muse)/ (i nudi); il mondo della genesi; il mondo degli uomini (i
nostri uomini)/ (i suoi uomini); in giro per il mondo; il mondo
delle donne.
8 LUISI
1986, p. 19, fig. 1.
9 ID.,
pp. 20-21, fig. 2.
10 Federico
Spoltore 2003, pp.
18-20; Federico
Spoltore 1999, tavv.
XV-XVIII; COLLARILE 1999, tavv. XXIV-XXV; MINORE 1999; COLLARILE –
DEL BELLO 1999 e bibliografia ivi citata.
12 RICCIARDI
2003, p. 2; EAD. 1999.
13 SALETTI
1992, p. 229 fig. III.103, p. 230 fig. III.104.
15 COLLARILE
1999, tav. XXIII.
16 COLLARILE
1999, p. 32.
17 LUISI
1986, p. 40 fig. 22.
18 DEL
BELLO 1999 Biblioteca,
p. 30.
20 SPOLTORE
1949; ID. 1959.
21 COLLARILE
1999, p. 88.
25 Ibidem, p. 83, fig. 48.
27 CRISPOLTI
1986, p. 95.
29 Così
lo definisce CRISPOLTI 1986, p. 97.
30 RICCIARDI
2003, p. 11; EAD. 1999, p. 106.
31 Federico
Spoltore 2003, p. 19.
32 CRISPOLTI
1986, p. 95, dove lo studioso fa coincidere il mutamento con una
profonda crisi interiore, psicologica, esistenziale, che conduce
l’artista alla scoperta di una propria «identità
più vera e profonda»,
sia sul piano personale che su quello artistico.
33 SPOLTORE
s.d. [1964], p. non numerata [9].
34 Ibidem,
p. non numerata [incipit].
35 Ibidem,
p. non numerata [4].
36 Ibidem,
p. non numerata [8].
37 Federico
Spoltore 2003, pp.
8-9 e LUISI 1986, pp. 116-117 figg. 62-65, p. 129 fig. 76, p. 131 fig. 78, pp. 134-135 figg. 81,
82.
38 CRISPOLTI
1986, p. 100.
40 Online:
http://www.collezionesalce.beniculturali.it/;
https://polomusealeveneto.beniculturali.it/musei/museo-nazionale-collezione-salce.
Link alle opere di F. Spoltore
http://www.collezionesalce.beniculturali.it/?q=collezione.
Un elenco, ritengo parziale, delle illustrazioni eseguite da
Spoltore per l’Istituto Italiano di arti Grafiche è in DEL BELLO
1999 Collaborazione.
BIBLIOGRAFIA
COLLARILE 1999
Lucia COLLARILE, Guardiagrele per
Federico Spoltore per Guardiagrele, (CH), Comune di Guardiagrele, Litografia Eurografica, 1999.
COLLARILE – DEL BELLO 1999
Lucia COLLARILE – Domenico Maria DEL
BELLO, Biografia Bibliografia, in Federico Spoltore. Opere
1921 – 1980 (Catalogo della mostra, a cura di Sergio
Angelucci, Lanciano, Sala Fenaroli, 27 marzo – 25 aprile 1999), a
cura di Renato Minore, Pescara, Deltalito, 1999, pp. 146-159.
CRISPOLTI 1986
Enrico CRISPOLTI, Il
trascendentalismo emotivo di Spoltore ed i cicli di una suprema
contemplazione, in L. LUISI, Federico Spoltore, Massimo
Baldini Editore, 1986, pp. 95-101.
DEL BELLO 1999 Biblioteca
Domenico Maria DEL BELLO, Nella
biblioteca del pittore, in Federico Spoltore. Opere 1921 –
1980 (Catalogo della mostra, a cura di Sergio Angelucci,
Lanciano, Sala Fenaroli, 27 marzo – 25 aprile 1999), a cura di
Renato Minore, Pescara, Deltalito, 1999, pp. 29-32.
DEL BELLO 1999 Collaborazione
ID., La collaborazione con
l’Istituto Italiano di Arti Grafiche, in Federico Spoltore.
Opere 1921 – 1980 (Catalogo della mostra, a cura di Sergio
Angelucci, Lanciano, Sala Fenaroli, 27 marzo – 25 aprile 1999), a
cura di Renato Minore, Pescara, Deltalito, 1999, Appendice II, pp.
163-165.
DEL BELLO 1999 Elenco
ID., Un elenco autografo di
ritratti, in Federico Spoltore. Opere 1921 – 1980
(Catalogo della mostra, a cura di Sergio Angelucci, Lanciano, Sala
Fenaroli, 27 marzo – 25 aprile 1999), a cura di Renato Minore,
Pescara, Deltalito, 1999, Appendice I, pp. 160-162.
Federico Spoltore
1999
Federico Spoltore. Opere 1921 –
1980 (Catalogo della mostra, a cura di Sergio Angelucci,
Lanciano, Sala Fenaroli, 27 marzo – 25 aprile 1999), a cura di
Renato Minore, Pescara, Deltalito, 1999.
Federico
Spoltore
2003
Federico Spoltore dentro e fuori
l’immagine (Catalogo della Mostra, Chieti, Museo d’arte C.
Barbella, 7 febbraio – 8 marzo 2003), Chieti, Medium, 2003, pp. 2-8.
LUISI 1986
Luciano LUISI, Federico Spoltore,
Massimo Baldini Editore, 1986.
MINORE 1999
Marzia MINORE, I ritratti, in
Federico Spoltore. Opere 1921 – 1980 (Catalogo della mostra,
a cura di Sergio Angelucci, Lanciano, Sala Fenaroli, 27 marzo – 25
aprile 1999), a cura di Renato Minore, Pescara, Deltalito, 1999, pp.
55-63.
RICCIARDI 1999
Maria Cristina RICCIARDI,
L’opera di Federico Spoltore nel Museo d’Arte
Costantino Barbella di Chieti, in “Particolari in Abruzzo”,
2, ottobre-dicembre, 1999, pp. 101-108.
RICCIARDI 2003
EAD., Federico Spoltore nel Museo
d’arte Costantino Barbella di Chieti, in Federico Spoltore
dentro e fuori l’immagine (Catalogo della Mostra, Chieti, Museo
d’arte C. Barbella, 7 febbraio – 8 marzo 2003), Chieti, Medium,
2003, pp. 2-8.
SALETTI 1992
Bianca Saletti, Federico
Spoltore, in Il Museo
d’arte Costantino Barbella. Catalogo, a
cura di B. M. De Luca, M. Andaloro, M. L. Fobelli, F. Rangoni, B.
Saletti, C. Cusatelli, S. Atto (TE), Edigrafital, 1992, pp. 222-230.
SPOLTORE 1949
Federico SPOLTORE,
Relazione riassuntiva sul «Centroemotivismo»,
Guardiagrele (CH), Stab. Litografico Palmerio, 1949.
SPOLTORE 1959
ID., Il
Centroemotivismo nella Pittura, Lanciano,
Quadrivio, 1959.
SPOLTORE s.d. [1964]
ID., Federico
Spoltore (Catalogo della Mostra, Roma,
Palazzo Pallavicini – Rospigliosi, 1964), Roma, Tipografia
Eliograf, s.d. [senza numerazione pagine].