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Sulle orme dei cavalieri Templari nel territorio casertano

Chiara Della Valle
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell’Arte, 4 Giugno 2020, n. 896
http://www.bta.it/txt/a0/08/bta00896.html
Articolo presentato il 26 Marzo 2020, Approvato il 17 Aprile 2020 e pubblicato il 4 Giugno 2020
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Area Didattica

Questo articolo vuole analizzare la presenza e il passaggio dei cavalieri templari in alcune zone della provincia di Caserta. Per secoli, essi acquisirono potere e ricchezze, poi vennero accusati di eresia e il loro ordine fu soppresso; molte loro proprietà vennero confiscate, essi furono condannati e investiti in qualche caso da una sorta di damnatio memoriae. Per questo motivo, sono pochi i resti delle strutture a loro appartenute, come chiese, castelli o impianti ospedalieri e sono incerte le fonti storiche. Ma si trovano molti simboli riconosciuti sulle pareti di diversi edifici e attribuiti al loro ordine in base a confronti con altri luoghi appartenuti realmente ai Templari. Durante il Medioevo, la Campania è stata attraversata da pellegrini e viandanti che potevano trovare ristoro nelle mansiones ubicate lungo importanti arterie di comunicazione come la via Appia e la via Casilina e sicuramente è stata necessaria la protezione da parte dei cavalieri templari dai briganti.


  1. Dati storici sulla nascita dell’ordine templare


Nel XII secolo ci fu l’avvento delle crociate, indette dal papa Urbano II, per la liberazione della Terra Santa dai musulmani. In tale contesto nacquero nuove figure nel mondo medievale accanto a quelle dei pontefici, degli imperatori e dei cavalieri; si trattava di novità importanti destinate a segnare profondamente la storia dell’uomo e della Chiesa: gli ordini religiosi cavallereschi. Il più famoso e uno dei più antichi è stato quello dei Cavalieri Templari, chiamato così perché il re di Gerusalemme Baldovino II (1118-1131) concesse loro come sede un'ala del suo palazzo, contiguo alla moschea di Al-Aqsa, sulle rovine del Tempio di Salomone1 (fig.01). Riuniti sotto l’insegna della croce e guidati dal motto papale “Dio lo vuole!”, i cavalieri che ne facevano parte, combattevano gli infedeli e i briganti che assalivano e depredavano i pellegrini cristiani durante il loro viaggio verso Gerusalemme. Erano noti anche come “pauperes commilitones Christi templique Salomonis”, perché le loro prerogative erano la miseria e il duplice ruolo di cavaliere e monaco. Infatti, ognuno di essi faceva voto di castità, obbedienza e povertà, come avveniva solitamente nella tradizione monastica.

Avvolti da misteri e leggende, come quello del Sacro Graal, i Templari hanno affascinato fin dall’antichità studiosi sia cristiani che laici, storici e archeologi. I cavalieri si distinguevano in quanto indossavano una veste bianca su cui campeggiava una croce di colore rosso (fig.02).

Gli obiettivi della loro missione erano molto chiari, anche se la scarsità di documenti scritti e coevi al loro periodo storico, lascia ancora molte incertezze su come e quando sia nato effettivamente il loro Ordine. Qualche sporadica notizia è stata fornita dagli storici Michele il Siriano, Guglielmo di Tiro e Giacomo di Vitry, i quali hanno menzionato un atto notarile che avrebbe suggellato la presenza dei cavalieri templari nel mondo ecclesiastico2.

Secondo gli storici Jean-Luc Aubarbier e Michel Binet, il fondatore dell’ordine fu il nobile Hugues de Payns, originario della Francia (fig.03). Questa ipotesi è stata appoggiata per molto tempo dagli studiosi, perché anche Bernardo di Chiaravalle, monaco cistercense, ispiratore della futura regola dell’ordine, amico (e forse parente) di Hugues, fu originario della stessa regione, quella dello Champagne3. Esiste un altro collegamento tra i due personaggi: Bernardo compose un’opera L’elogio della nuova cavalleria, dedicandola proprio a Hugues de Payns ed esortando i cavalieri templari a compiere bene i propri doveri. Egli li ha sempre giustificati nel momento in cui essi uccidevano i nemici, perché, secondo lui non commettevano omicidio, proibito dai comandamenti, ma non facevano altro che estirpare il male e eliminare gli infedeli4.

Secondo altri studiosi, invece, tra cui Domenico Rotundo, il suo fondatore sarebbe stato Ugo dei Pagani, dei marchesi di Bracigliano, latinizzato in Hugo de Paganis, originario della località Pagani, nei pressi di Nocera Inferiore, città della Campania5.

La località avrebbe preso il nome proprio dall’omonima famiglia, che si sarebbe insediata là intorno al 1020 e che sarebbe stata al servizio della vicina città di Amalfi, in particolare in occasione della Prima Crociata, inviando molti cavalieri, tra cui proprio Ugo6.

Anche lo storico Guglielmo di Tiro lo menziona nella sua opera così: nello stesso anno (1118), alcuni nobili cavalieri, pieni di devozione per Dio, religiosi e timorati di Dio, rimettendosi nelle mani del signore patriarca per servire Cristo, professarono di voler vivere perpetuamente secondo le consuetudini delle regole dei canonici, osservando la castità e l'obbedienza e rifiutando ogni proprietà. Tra loro i primi e i principali furono questi due uomini venerabili, Ugo de Paganis e Goffredo di Santo Aldemaro…7.

Gli ultimi studi, condotti dallo storico contemporaneo Mario Moiraghi, che ha pubblicato diversi libri sull’ordine dei Templari e sul loro fondatore, ribadiscono l’origine italiana di Ugo de Paganis.

Lo storico ritiene che Ugo fosse nato da nobili salernitani, Pagano ed Emma de Paganis, che si sarebbero poi trasferiti a Fiorenza, piccolo centro della provincia di Potenza. Aggiunge che l’ordine sarebbe stato fondato nell’anno 1100 da Ugo e non nel 1118, come invece ha sempre sostenuto la storiografia francese. A testimonianza della sua ipotesi, ci sarebbe una lettera inviata dallo stesso Ugo nel 1103 da Gerusalemme allo zio Leonardo Amarelli, nella quale si menzionava già l’esistenza dell’ordine cavalleresco8.

A difesa delle sue ipotesi, ci sarebbe un articolo, pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno nel 2010, che menzionerebbe un documento, custodito nella Biblioteca Nazionale di Napoli e che elencherebbe i beni di proprietà dei cavalieri guerrieri nella zona della «Difesa San Martino» a Fiorenza e riconducibili ai Pagani. Simboli e toponimi di località vicine farebbero ipotizzare la presenza di una chiesa e di una commenda templare, anche se la scienza non ha ancora confermato ciò.

Tra i toponimi più rilevanti vi è quello del comune di Vaglio di Basilicata, che deriverebbe non dal latino Vallum, bensì dal celtico Balim, in ricordo di Balivo, nome col quale si era soliti indicare il dignitario dell'Ordine del Tempio. Anche gli edifici e i loro simboli confermerebbero la presenza dei Templari, come la torre ottagonale, le croci patenti e la raffigurazione di Maria Maddalena che porta gigli, simboli merovingi. Alcuni Vangeli gnostici considererebbero lei sposa di Cristo e i Merovingi, loro discendenti9.

Qualunque sia la verità, la Lucania ha rappresentato sicuramente una delle mete di passaggio e soggiorno per coloro che dovevano raggiungere Brindisi e imbarcarsi verso la Terra Santa.

Un altro articolo, risalente al 2002 e pubblicato on line dall’Associazione O.S.M.T.J., conferma che Ugo de Paganis visse a Pagani e che frequentò il Battistero Paleocristiano della chiesa di Santa Maria Maggiore, nell'attuale Nocera Superiore, che prima faceva parte dei territori dell’antica Pagani. La cosa interessante è che su alcuni lati del battistero ci sarebbero delle croci, molto somiglianti alla “Croce Patente” dei Templari10 (fig.04).

Sono stati molti gli attacchi di studiosi e appassionati di storia medievale rivolti a Moiraghi, il quale, secondo costoro, avrebbe solamente dedotto l’esistenza dell’organizzazione dei cavalieri prima dell’anno 1100 a Gerusalemme, senza che vi fosse una citazione specifica. Sarebbe stata messa in dubbio anche la nazionalità italiana di Ugo de Paganis, il suo collegamento con il centro di Fiorenza e il suo ruolo di fondatore dell’ordine11.

Tali questioni sono ancora aperte e i dubbi persistono. Qualsiasi ipotesi sull’origine del Primo Maestro dei Templari sia veritiera, l’unico dato certo è che essi, tra il XII e XIII secolo, raggiunsero un forte potere economico e culturale, crebbero divenendo sempre più influenti e ricchi e acquistarono territori in tutta Europa, soprattutto in Francia ed in Italia, dove furono fondate le chiese e le commende più importanti.

Anche quando la Terra Santa fu nuovamente e definitivamente perduta, il loro ordine continuò a prosperare e proseguirono la loro opera di difesa dei pellegrini in Europa lungo le strade12 che conducevano ai principali luoghi di culto del tempo: il Santuario di San Giacomo di Compostela in Galizia (Spagna) e la Basilica di San Pietro a Roma.

Le immense ricchezze accumulate fecero di loro dei veri e propri banchieri e, forse, anche le personalità più ricche e potenti d’Europa a tal punto che molti sovrani (tra cui il re di Francia, Filippo IV) ricorsero a loro per prestiti finanziari e si indebitarono: i Templari sono stati, probabilmente, i precursori del moderno sistema bancario con l’invenzione della "lettera di cambio", antenata degli attuali assegni circolari, mentre le loro sedi di reclutamento, sparse in tutta Europa, divennero una sorta di antenate delle “multinazionali” moderne.

La fine del loro ordine è intrisa di dati storici e dati romanzati ed è probabilmente collegata all’antipatia e all’invidia suscitate nel re di Francia, Filippo IV “il Bello” e ad ogni stratagemma da parte sua per eliminarli. Il re, avendo sconfitto il papa Bonifacio VIII ed essendo sempre alla ricerca di denaro, lanciò contro i Templari accuse infamanti, come eresia, sodomia, idolatria, ma in realtà il suo proposito era quello di impossessarsi dei loro beni e allo stesso tempo ridurre il potere della Chiesa e affermare la supremazia imperiale.

Il 13 ottobre 1307, per ordine del Re, vennero arrestati centinaia di cavalieri dell’ordine dei Templari di Francia; essi vennero trovati nelle loro abitazioni e tra loro c’erano il Gran Maestro Jacques De Molay e Geoffrey de Charnay, ex tesoriere del regno di Francia. Altri cavalieri furono bruciati sul rogo, altri ancora vennero condannati alla prigione a vita, ogni commanderia templare venne sciolta e molti, sotto tortura, confessarono, mentendo, ogni tipo di nefandezza che i loro persecutori gli attribuirono, arrivando ad abiurare la loro fede13.

Tutti i loro beni furono confiscati: a tal proposito, studi recenti avvalorano sempre più la teoria secondo la quale la vera causa della fine dei templari sarebbe stata la volontà di impossessarsi del loro patrimonio, tesi peraltro già sostenuta da Dante Alighieri nel canto XX del Purgatorio14.

A questo proposito, il re di Francia riuscì a convincere persino il papa di allora Clemente V che i templari fossero peccatori, eretici e che si riunissero segretamente la notte per rinnegare Cristo, sputare sulla croce e adorare un idolo chiamato Baphomet (fig.05). Pertanto, seguì la soppressione dell’ordine con la bolla Vox in excelso del 1312.

L’ultimo rogo avvenne il 18 marzo 1314, giorno in cui il Gran Maestro dell’ordine, Jacques de Molay, fu arso vivo con due seguaci, davanti alla cattedrale di Parigi, sull'isola della Senna, detta dei Giudei (fig.06).

Una leggenda racconta che, prima di morire, il Gran Maestro invocò a gran voce la giustizia divina e pronunciò una terribile maledizione contro il Re ed il Papa, con queste parole: “aspetto davanti al Tribunale di Dio il Re di Francia prima di trecento giorni ed il papa Clemente V prima di quaranta giorni!”.

In effetti, si verificò che meno di quaranta giorni dopo, nella notte fra il 19 ed il 20 aprile, Clemente V, che da qualche tempo soffriva di vomito irrefrenabile, morì a Roquemaure-sur-Rhône, nei dintorni di Avignone. Nello stesso anno morì anche Filippo “il Bello”: secondo alcuni per un male incurabile, secondo altri durante un incidente di caccia per una caduta da cavallo. Non finì qui, perché, in poco tempo, anche tutti i discendenti del re morirono per varie cause e la famiglia di Filippo si estinse totalmente15.

Oggi gli storici sono sempre più convinti della falsità delle accuse rivolte nei confronti dei Templari e non hanno dubbi sulla loro innocenza: anche la Chiesa, a quei tempi, si rese conto dell'errore nella condanna e di essere stata manipolata dal re francese, ma fu troppo tardi.

I Templari furono così eliminati e considerati ribelli al re e nemici del regno di Francia, ma la loro tragica fine ha continuato ad affascinare e interrogare storici e studiosi di ogni tempo.


  1. I templari nella provincia di Caserta


Nella provincia di Caserta, non sono molti i resti delle strutture appartenute ai cavalieri templari. Tuttavia, le fonti rinvenute e trattate in questa sede testimonierebbero la loro presenza e autorità in molte città, non ubicate casualmente, ma lungo importanti e antichi assi viari. Infatti, la disponibilità e la vicinanza di una viabilità funzionale hanno favorito la penetrazione e la diffusione dell’ordine cavalleresco nel territorio casertano. In particolare, la via Appia e soprattutto la via Latina (o Casilina) sono state fondamentali per gli spostamenti di carattere politico e ancor di più religioso durante l’epoca medievale, perché esse erano collegate sia a Roma che al sud Italia, da dove ci si poteva tranquillamente imbarcare verso l’Oriente e la Palestina.

Inoltre, lungo il loro percorso sorgevano chiese, conventi, ospedali, stazioni di sosta che davano ristoro e ospitalità ai pellegrini e che, per la maggior parte dei casi, erano di proprietà dell’ordine dei cavalieri templari.

A tal proposito, sono interessanti anche le testimonianze lasciate da alcuni pellegrini originari del territorio casertano. Esisteva un certo Nicola de Martoni, notaio di Carinola, che il 17 giugno 1394 intraprese un pellegrinaggio partendo da Gaeta verso i luoghi santi, in compagnia di altri gentiluomini locali, tra i quali, Antoniazzo di Aspello della città di Sessa, Corbello de Dyano di Teano e un certo Perreco, forse anch'egli di Teano16.

In questo modo, il notaio è stato considerato un testimone interessante perché ha fornito importanti dettagli da un punto di vista storico e geografico, descrivendo nel suo diario i luoghi attraversati e facendo spesso riferimenti alla sua terra d’origine e ad altri centri campani, come Carinola, Capua, Sessa, Teano, Napoli, Alife17. Alcune di queste città hanno, chi più chi meno, restituito tracce della presenza templare e ci sono anche delle fonti antiche in merito, che sono però ancora in fase di valutazione scientifica.


  • Capua

La via Latina (o Casilina) servì a collegare Casilinum, il porto fluviale dell’antica Capua, alla capitale e la sua fama iniziò nel momento in cui il tracciato della via Appia passò in secondo piano perché divenne impraticabile a causa dell’abbandono delle città da essa attraversate, del proliferare delle zone paludose e acquitrinose e delle distruzioni operate dai Saraceni nel corso del IX secolo. Il percorso della via Latina attraversava tutta la zona a nord est della provincia di Caserta e, prima di arrivare a Roma, serviva a raggiungere anche il monastero di Monte Cassino, altro importante punto di riferimento per la spiritualità cristiana.

Il punto di partenza della strada era Capua. I documenti e i resti architettonici testimoniano la presenza di cavalieri templari in città.

Nel 2014, lo studioso Michele Di Iorio ha presentato un articolo on line dal titolo, I Templari in Campania, nel quale ha fornito alcune informazioni in merito, sottolineando di aver consultato i Registri Svevi, le Regesta Angioine, gli Archivi storici massonici di Roma e il Fondo Fusco conservato nella Biblioteca Nazionale di Napoli.

Ha menzionato alcuni “precettori”, che sarebbero stati responsabili della conduzione di alcune commanderie templari capuane: fra’ Giovanni avrebbe diretto la commenda, nata il 7 giugno 1231; fra’ Matteo d’Isernia ne avrebbe diretta un’altra nel 1283, che nel frattempo aveva acquisito altre proprietà, tra cui terre e fattorie a Casalnuovo18.

Nel 1255 il potere delle sedi capuane sarebbe cresciuto così tanto da ottenere anche la direzione delle commende minori di Maddaloni, Teano, Gaeta, Venafro e Piedimonte Matese, che includevano chiese, castelli, ospedali e fattorie19.

Il 13 ottobre 1307, giornata storica durante la quale iniziarono gli arresti dei cavalieri templari da parte del re Filippo IV, rappresentò una data significativa anche per i templari capuani, che vennero perseguitati. Cinquanta di loro sarebbero fuggiti con armi e bestiame, dirigendosi verso Teano. A loro si sarebbero aggiunti i fuggitivi di Gaeta e Maddaloni e tutti insieme si sarebbero nascosti in una masseria nei pressi di Roccamonfina. I loro beni, registrati in documenti, scritti in latino e su pergamene miniate, sarebbero stati oggetto di continui spostamenti, infatti all’inizio sarebbero stati portati nel castello Caracciolo a Volla, dove sarebbero rimasti fino al 1776, per poi essere trasferiti in una stanza segreta detta di “Santa Caterina” a Castelnuovo insieme ad armi, vesti e bandiere templari in bauli di ferro almeno fino al 1918. Nel 1925 essi sarebbero stati conservati a Villa Lebano di Trecase, vicino Torre Annunziata fino al 1978, ma in realtà non sono mai stati trovati. Di Iorio ha ribadito l’esistenza di tali documenti e ha menzionato la stesura di inventari, fatta per conto del Regio Inquisitore, l’arcivescovo di Neopatrasso, nell’aprile del 1308, nei quali sono elencati i beni della domus templare di Capua, che per la maggior parte sarebbero stati nascosti nelle campagne di Roccamonfina20. Anche questi inventari non sono mai stati rinvenuti.

Benché la testimonianza fornita da Di Iorio non sia stata accreditata dal rinvenimento dei materiali menzionati, ha fornito comunque indizi utili di ricerca agli studiosi e ha consentito di aprire dibattiti sulla presenza dei cavalieri templari tra le province di Caserta e Napoli.

Come le fonti, anche i resti degli edifici, nei quali è attestata la presenza dei templari a Capua, scarseggiano, ma non perché non ci siano stati, ma forse perché, dopo la tragica soppressione del loro ordine, i superstiti si mescolarono e mimetizzarono in altri ordini religiosi e le loro proprietà passarono a questi, come quello dei “Cavalieri Gerosolomitani”, noto anche come “Ordine dei Cavalieri di Malta”, che ebbe a Capua una predominanza e avrebbe lasciato tracce più evidenti.

Secondo lo storico Paolo Affinito, sarebbero stati molti i cittadini capuani ad aver partecipato come cavalieri durante le Crociate e, al loro ritorno, la città sarebbe stata oggetto di una forte espansione edilizia, sia all’interno che all’esterno delle mura. Siamo nel periodo Normanno-Svevo (XI-XIII secolo), a cui risale la maggior parte degli edifici storici: palazzi, ex conventi, ex ospedali, molto probabilmente appartenuti ai templari e che tuttora si possono ammirare21.

A tal proposito Affinito ha descritto alcuni luoghi che sarebbero appartenuti agli ordini templare e gerosolomitano:

  • L’unico luogo in cui si parla esplicitamente di proprietà templare è il Borgo S. Terenziano, che esisteva dove ora sorge il rione noto come “Fuori Porta Roma”. Vi erano una chiesetta, un ospedale e un convento, che furono poi distrutti durante il XVI secolo perché ricoperti dalle fortificazioni spagnole22. Anche Di Iorio aveva indicato l’esistenza di una piccola commenda templare fuori le mura della città, con piccolo ospizio annesso alla chiesa di San Terenziano23.

Tale chiesa è stata ricoperta, insieme al borgo omonimo, dalla chiesa settecentesca di San Giuseppe (fig.07).


  • Gli altri luoghi sono, invece, collegati alle proprietà dei “Cavalieri Gerosolomitani”, come un ospedale, che si sarebbe trovato nel Sobborgo di S. Giovanni, dove ora sorgono il Castello delle “Pietre” e i resti delle chiese di S. Panfilo e di S. Tommaso Apostolo, demolite durante il XVI secolo24 (fig.08).


  • In via S. Giovanni ci sono i resti del monastero e della chiesa di Gesù Gonfalone, appartenuta ai Cavalieri di Malta. Del suo arredo interno è rimasta solo una tela, attribuita all’artista Santafede, che raffigura il Battesimo di Gesù con l’effige di Gian Vincenzo Carafa, il quale è stato Priore dell’Ordine di Capua e anche colui che nel 1605 fece restaurare la suddetta chiesa25.


  • Lungo via Seggio dei Cavalieri esistono dei vani sotto l’arco, dove si riuniva il Sedile dei Cavalieri26.


  • Presso il vicolo di S. Maria dei Franchi c’è un cortile, dove una finestra bifora rappresenterebbe ciò che rimane del monastero dei Cavalieri di S. Giovanni Gerosolomitano, con ingresso dall’attuale via Pier della Vigna27.


  • Corso Gran Priorato di Malta ricorda il luogo ove sorgeva il palazzo del Gran Priore dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, quasi di fronte al palazzo Giugnano, numero civico 19, la cui entrata si trovava lungo via Pier della Vigna28.

La giornalista Rosa Conte ha confermato le teorie di Paolo Affinito riguardo l’esistenza di sedi di diversi ordini di cavalieri a Capua, tra cui quella dei Templari, esterna alle mura, presso la chiesa di San Terenziano e quella dei «Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme». Ella ha menzionato anche una “domus” appartenuta all' Ordine dei Cavalieri di S. Lazzaro, da cui dipendevano le sedi minori di Teano, Calvi e Maddaloni29. Questi cavalieri avrebbero avuto la loro sede nella chiesa di S. Giovanni dè Landopoldi, che venne demolita nel’700 e che sorgeva nell’attuale Piazza dei Giudici. Nella chiesa si svolgevano le funzioni e i riti di investitura dei cavalieri ad opera del Gran Maestro,

che apparteneva ad una delle nobili famiglie capuane, gli Azzio. I cavalieri giuravano di difendere la chiesa, gli orfani, le vedove, gli oppressi e i lebbrosi.

Una delle loro proprietà sarebbe stata la “Fontana Lazzaro”, una sorgente naturale dalla tradizione millenaria, ubicata nella cittadina di Liberi e vicina ad una grotta dedicata a San Michele Arcangelo.

Proprio qui essi difendevano i pellegrini dai ladroni e che venivano per avere fertilità grazie ai poteri balsamici di quelle acque, per far riposare e abbeverare i cavalli e per godere dei miracoli che si verificavano di frequente30.


  • Maddaloni


Una delle fonti più antiche, che confermerebbe la presenza dei cavalieri templari a Maddaloni, è rappresentata dalla testimonianza del cronista dell’imperatore Federico II, Riccardo di S. Germano, il quale avrebbe menzionato Sessa, Caiazzo, S. Agata e Maddaloni, date in pegno al Papa e a sua volta consegnate al maestro della casa dei cavalieri Teutonici. L’imperatore avrebbe avuto con loro un rapporto molto amichevole, grazie all’intercessione del Papa, per sanare i forti contrasti tra i Guelfi e Ghibellini dell’epoca31.

Maddaloni è una città dal lungo e lontano passato32.

Anche gli studi più recenti, condotti da Vincenzo Amato, Armando Pannone e Pio Pannone, menzionano l’esistenza delle tracce dei cavalieri templari.

La città ha avuto un’intensa vita medievale, soprattutto da un punto di vista religioso, infatti coesistettero vari ordini cavallereschi, a cui appartenne una mansio, ora inglobata nella chiesa di Santa Margherita. Questa sarebbe appartenuta all’ordine templare e sarebbe persino una delle più antiche chiese della città; ha avuto diverse fasi costruttive nel corso del tempo a partire dal XIV secolo fino ai restauri del XVIII secolo e poi del XIX secolo33. Non è improbabile che i templari siano stati a Maddaloni perché, essendo attraversata dalla via Appia, essa sicuramente aveva predisposto lungo il suo percorso la presenza di mansiones, mutationes e tabernae, che garantivano le soste per i viandanti diretti verso la Terra Santa34.

Inoltre, essi ritengono che alcuni membri delle famiglie nobiliari della città avrebbero partecipato alla prima crociata (1096). Questo dato, fornito dal personale del Museo Civico, in base ad antiche voci popolari del posto, è tuttora oggetto di riscontro scientifico.

Anche lo storico locale Pietro Vuolo sostiene che il territorio di Maddaloni sia stato interessato dalla presenza dei Cavalieri Templari. Egli riporta un atto notarile, datato 1 settembre 1269, nel quale viene menzionata Letizia Guaderisio che vendette a Antonio Gualterio un pezzo di terra in Castro Magdalonis, a patto che l’acquirente e i suoi eredi versassero, ogni anno, mezzo tarì alla Chiesa della “Casa del Tempio”35. Questa commenda templare maddalonese, secondo Vuolo, dipendeva da S. Maria dell’Aventino a Roma ed era situata lungo la via Appia, percorsa da tanti pellegrini che trovavano rifugio nei vari ostelli durante il loro viaggio verso la Terrasanta36.

Si ipotizza che la Casa del Tempio a Maddaloni sorgesse nell’attuale congrega di S. Maria dé Commendatis, (in effetti, ci sarebbero due riscontri, da un lato il toponimo Commendatis ricorderebbe la “commenda” templare, dall’altro esisterebbe su un lato dell’altare, l’immagine di un santo, forse un guerriero, che regge il tempio con una croce rossa, tipico simbolo templare).

Nelle vicinanze della chiesa, secondo gli studiosi Vincenzo Amato, Armando Pannone e Pio Pannone, vi erano vasche per l’allevamento dei pesci, molto consumati dai Templari durante i periodi di astinenza dalle carni, nei periodi precedenti al Natale e alla Pasqua. Da tali vasche deriverebbe il toponimo dialettale “e Pisciarelli”, attribuito all’antico borgo dei Formali nel centro storico, lungo la via che conduce alle torri di guardia, i cui resti tuttora dominano l’abitato moderno di Maddaloni da una delle pendici dei colli tifatini37.


  • Casertavecchia


Una delle attrazioni culturali del borgo medievale di Casertavecchia è rappresentata sicuramente dal “Mastio”, la torre cilindrica, costruita tra il 1225 e il 1238, durante la dominazione degli Svevi, popolo di stirpe germanica, di cui Federico II fu l’esponente di spicco nell’Italia meridionale.

A tal proposito, l’imperatore soggiornò nel castello e, proprio durante la sua costruzione, la sua vita si intrecciò esattamente con quella dei cavalieri templari. Come tanti imperatori, anche Federico II iniziò ad ambire ai beni e alle ricchezze che essi avevano accumulato grazie ai servigi resi nel corso del tempo a favore dei pellegrini. Infatti, egli alternò, talvolta momenti di coalizione con loro, talvolta momenti di conflitti e disaccordi, perché, trovandosi, spesso, in condizioni economiche precarie, fu costretto a chiedere dei prestiti. In particolare, per garantire la prosecuzione dei lavori di realizzazione della torre di Casertavecchia, egli si trovò nella situazione di confiscare ai Templari ricchezze di ogni specie38.

Pertanto, si può ben ritenere che, dietro la costruzione di molte magnifiche opere architettoniche disseminate nell’Italia meridionale, si nascondano i beni sottratti alle comunità templari del Sud che furono gravemente danneggiate dalle ambizioni culturali e dalle manie di grandezza imperiale. L’imperatore, negli stessi anni circa, aveva fatto costruire, non molto lontano, a Capua, le due torri sul fiume Volturno, le quali facevano parte della porta che costituiva l’ingresso nord della città.

E’ molto probabile che siano state commissionate le stesse maestranze per Capua e per Casertavecchia, in quanto le torri, cosiddette “federiciane”, ricordano, per la tipologia costruttiva e tipi di materiali utilizzati, tra cui il calcare chiaro e il tufo grigio scuro, il “mastio” del borgo medievale39 (fig.09).

Non è da escludere che il territorio nei dintorni di Casertavecchia sia stato frequentato da piccole comunità di cavalieri templari, sia per l’importanza religiosa del luogo in qualità di sede vescovile, che per la protezione da garantire ai pellegrini che andavano a visitare l’eremo di San Vitaliano, che sorgeva in uno dei vicini casali, Casola e che, secondo la leggenda, avrebbe fornito ospitalità al vescovo-santo, Vitaliano.




  • Alife


Alife, nota anticamente come Allifae, è stata una colonia romana, sorta su un precedente insediamento sannitico. Essa ha sempre dominato su un territorio molto fertile, utilizzato fin da epoche remote per l’allevamento e per la coltivazione dei cereali, degli ortaggi, dei vigneti e degli oliveti.

Lo studioso locale Luigi Di Cosmo ha raccolto notizie storiche e ha messo in risalto queste potenzialità ambientali, oltre alla strategica posizione geografica, dovuta alla presenza di numerose vie di comunicazione, tra cui il fiume Volturno, che attraversava la zona e che anticamente era possibile navigare per un lungo tratto40. Egli si è concentrato su quella parte di territorio compresa tra le città di Alife e San Salvatore Telesino e in particolare sull’area “S. Pietro-S. Simeone”. Qui, nei pressi della “Selva di Alife”, sarebbe esistito un convento dedicato a S. Pietro, risalente all’VIII secolo e ancora esistente nel XII41. Nei pressi vi sarebbe stato anche un insediamento ospedaliero del XIII secolo, appartenente all’ordine di S. Giovanni Gerosolimitano42. La sua presenza sarebbe stata confermata da un atto notarile che menziona la domus di S. Simeone tra i beni del Priorato di Capua43.

L’area sarebbe stata occupata da un monastero di epoca longobarda e più tardi da una commanderia templare e gerosolimitana, che testimoniano come il territorio alifano fosse stato attraversato da un’importante e intensa viabilità, elemento non trascurabile per confermare la presenza dei cavalieri templari, che necessitavano della vicinanza a vie di comunicazioni efficaci per i loro spostamenti.

La viabilità alifana era garantita dalla vicinanza al fiume Volturno, navigabile nell’antichità e ad un tratto della via Latina (o Casilina), che proveniva da Teano, incrociava la strada che collegava Venafrum ad Allifae e poi proseguiva per Telesia e Benevento. Ma, nel corso del tempo il territorio è stato devastato da lavori agricoli intensivi, per cui non ci sono resti di mura o fondamenta inerenti ad edifici tempari, ma la presenza di materiale ceramico testimonia una frequentazione profonda e ininterrotta dal II secolo a.C. fino al XV secolo. In particolare, questa frequentazione avrebbe interessato il periodo dell’Alto Medioevo e avrebbe riguardato la presenza di molte comunità monastiche, tra le quali vi sarebbe stata anche quella templare.



  • Prata Sannita


Prata Sannita sorge in una favorevole posizione geografica: ai piedi dei monti del Matese, a controllo della valle del fiume Lete. L'abbondanza di acqua, la ricchezza dei terreni coltivabili e le montagne ricche di boschi hanno sicuramente favorito l'insediamento umano fin da epoche remote.

Anche in questo piccolo centro dell’Alto Casertano, ci sarebbero tracce della presenza dei cavalieri templari. Nella piazza centrale del paese, dedicata a San Pancrazio, si trova l'omonima Chiesa parrocchiale (fig.10).

Essa conserva una facciata molto interessante, che nasconderebbe un lontano passato. Risulta molto alta, con tre piccoli leoni romanici ai lati di tre nicchie semicircolari nella parte più elevata; un rosone; una finestra tamponata e ancor prima occupata da un’antica meridiana; il portale d’ingresso sormontato da un'edicola con ai lati due soli sfolgoranti, che vengono annoverati tra i simboli più diffusi appartenuti all’ordine dei Cavalieri Templari44. Dal momento che i primi lavori di costruzione della chiesa attuale risalirebbero solamente al 1500, è probabile che l’edicola, con i simboli prima menzionati, facesse parte di quei materiali di reimpiego, provenienti da un luogo di culto più antico che sorgeva in una zona non molto distante.

L’altro edificio significativo del centro storico di Prata è rappresentato dal castello, fatto ricostruire dai conti Pandone nel XV secolo, al di sopra di un impianto precedente, risalente al IX secolo (fig.11).

Esso ha avuto un importante ruolo strategico e militare, dominando e sorvegliando buona parte della media valle del Volturno. Poi, è divenuto un centro culturale, trasformandosi da fortezza in residenza per alcuni importanti personaggi dell’epoca medievale, tra cui l’imperatore Federico II, il duca Alfonso I d’Aragona e persino i cavalieri templari45.

Nei sotterranei della cosiddetta “Torre Piccola”, oltre alle cantine, vi è un piccolo vano circolare, utilizzato come prigione sotterranea. La cosa interessante è che i detenuti hanno inciso sulle pareti alcuni graffiti, con i quali hanno espresso le loro emozioni, le loro paure, le loro speranze, ma soprattutto hanno manifestato la propria identità46.

Secondo storici e studiosi, quali la giornalista Maria Stella Rossi, alcuni di questi graffiti rappresenterebbero una chiara traccia della presenza di cavalieri templari all’interno di questa segreta47.

In particolare, i simboli a loro attinenti sarebbero croci, profili di cavalieri, un albero di acacia tra due torri e imbarcazioni, che probabilmente richiamavano il desiderio, da parte dei prigionieri (cavalieri o pellegrini), di raggiungere i porti per imbarcarsi verso la Terrasanta48.


  1. Tracce dei cavalieri templari tra simbologie e segni mistici


I recenti studi, mirati ad analizzare specifici simboli rinvenuti in alcuni edifici del territorio casertano e attribuiti alla presenza dei cavalieri templari, stanno suscitando un forte interesse negli storici e negli scienziati sia italiani che stranieri.

Uno dei confronti più verosimili può essere fatto con quei simboli individuati all’interno dell’abbazia del Goleto a Sant’Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino e approfonditamente studiati da Marco Di Donato.

L’abbazia è sorta come monastero femminile nel XII secolo, al quale venne ben presto affiancato un piccolo convento di monaci, il cui compito fu quello di vigilare sull’economia dell’abbazia. Fu un luogo molto attivo, frequentato da parecchi personaggi nobili della zona, che si rivelarono molto devoti e che, in cambio di donazioni, speravano in grazie e benevolenze. La struttura venne definitivamente abbandonata nel 1807 per volere di Giuseppe Bonaparte, che ordinò la soppressione degli ordini monastici49.

Oggi l’abbazia è ritornata a vivere, da una parte, grazie all’interesse degli storici dell’arte, perché essa costituisce un capolavoro dell’arte romanica, dall’altra grazie ad appassionati e studiosi di simboli medievali, quali il dottor Di Donato, che ha dedicato varie pubblicazioni, anche recenti, al sito in questione e che ha fortemente sostenuto la presenza dei cavalieri templari in loco.

I simboli presenti tra le mura del Goleto sono svariati, ma in questa sede saranno presi in considerazione sono quelli riscontrati anche in alcune zone della provincia di Caserta:

  • Il primo simbolo è il cosiddetto “Centro Sacro”, un quadrato nel quale sono inscritti otto raggi che, partendo dal suo interno, formano due croci greche. È un simbolo antichissimo, che starebbe ad indicare l’origine delle cose e che veniva solitamente inciso all’ingresso delle chiese. Molti storici ritengono che i Cavalieri Templari lo utilizzassero per segnalare luoghi di culto dal particolare interesse mistico.

Nel territorio casertano, questo simbolo sarebbe stato individuato all’interno della Basilica Benedettina di Sant’Angelo in Formis, vicino Capua, come decorazione di un’acquasantiera (fig.12). Pertanto, anche questo luogo potrebbe essere stato frequentato dai cavalieri, sia per la presenza del simbolo appena descritto, che per un’analogia con altri siti templari, cioè la venerazione del culto di San Michele, a cui è dedicata proprio la basilica. L’Arcangelo, sempre raffigurato come un guerriero con armatura, spada o lancia, pronto a trafiggere il Male, sarebbe stato molto venerato dai templari, i quali si sarebbero immedesimati nel suo ruolo di protettore delle forze del Bene.

Il culto di San Michele, quindi, costituirebbe un elemento essenziale che accomuna i siti casertani dove sarebbe attestata la presenza templare, come la sopra citata sede capuana di Sant’Angelo in Formis, la Cattedrale di Casertavecchia e il Santuario di Maddaloni.


  • Molto diffuse nell’abbazia del Goleto sono anche sculture raffiguranti “figure zoomorfe”, utilizzate nei luoghi religiosi medievali con scopo apotropaico, cioè allontanare gli influssi negativi. Allo stesso modo figure zoomorfe decorano le facciate delle cattedrali di Sessa Aurunca, Carinola e Casertavecchia, dove, in particolare, un’alta ghiera ricade su due mensole raffiguranti due leoni che tengono tra le zampe un maiale e un montone (fig.13).

Non bisogna dare per scontato che la presenza di queste figure zoomorfe confermi indissolubilmente la presenza templare, ma è interessante sottolineare la somiglianza iconografica tra queste e il cosiddetto “Bafometto”, riconosciuto in molti edifici di proprietà templare. Esso rappresenterebbe una divinità pagana dalla testa barbuta e le corna sul capo, che i Templari avrebbero venerato, tanto da guadagnarsi l’accusa di eresia.

A tal proposito, una delle sue raffigurazioni più singolari potrebbe essere quella riscontrata su una delle pareti dell’Ospedaletto Templare, ubicato in una frazione del comune di Semproniano, in provincia di Grosseto, Rocchette di Fazio, avamposto dell’ordine cavalleresco e famoso anche per una chiesa, di loro proprietà, dedicata a Santa Cristina.

Si può notare un capo dal volto barbuto, racchiuso all’interno di una cornice quadrangolare e realizzato con pietra locale che raffigurerebbe “Bafometto” (figg. 14 – 15).




NOTE

1 Todini 2008.

2 Todini 2008: l’atto notarile risalirebbe al 2 maggio 1125 e menzionerebbe la nascita dell’ordine templare in presenza del patriarca di Gerusalemme, Varmondo di Picquigny e il Magister Templi Ugo di Payns in qualità di testimone. Non si sa se questo atto esista realmente e dove sia conservato, per cui è impossibile sostenerne la veridicità.

3 Aubarbier 2007; Binet 1995.

4 Gastaldelli 1984, pp. 439-483.

5 Rotundo 1983.

6 Todini 2008.

7 Di Tiro 1986, pp. 553–554.

8 Moiraghi 2005.

10 Terre d’Italia, 21 ottobre 2002.

11 Ricci 2006.

12 Una di queste strade è stata la cosiddetta via Francigena o Romea, nata originariamente per collegare Roma a Canterbury, in Inghilterra, attraversando il territorio francese. In tutti i territori interessati dal suo percorso, si possono ancora rinvenire resti di chiese, mansioni e commende templari. La via proseguiva oltre Roma, nell'Italia meridionale, fino ad arrivare agli importanti porti pugliesi, come Bari, Trani, Brindisi, che costituivano scali d'obbligo per tutte le navi che partivano o arrivavano dal Medio Oriente.

13 Todini 2003.

14 Dante Alighieri, Purgatorio, XX, 91-93: “veggio il novo Pilato sì crudele, che ciò nol sazia, ma sanza decreto portar nel Tempio le cupide vele”.

15 Oratores et Bellatores 1999.

16 De Martoni 2003.

17 Conte 2008.

18 Di Iorio 2014.

19 Di Iorio 2014.

20 Di Iorio 2014.

21 Affinito 2015, p. 81.

22 Affinito 2015, p. 74.

23 Di Iorio 2014.

24 Affinito 2015, pp. 8, 74.

25 Affinito 2015, p. 12: la tela è ora custodita nel Museo Campano di Capua.

26 Affinito 2015, p. 14; le condizioni di traffico e parcheggio abusivo delle auto non hanno consentito di scattare foto idonee.

27 Affinito 2015, p. 14.

28 Affinito 2015, pp.18-19.

29 Conte 2008.

30 Guida orientativa di Terra di Lavoro 2006, p.101.

31 Di S. Germano 1845.

32 Anticamente Maddaloni si chiamava Calatia, importante centro osco e poi romano, che ebbe il vantaggio di essere attraversata dalla via Appia, grazie alla quale divenne un fiorente centro di scambi commerciali con i Greci e gli Etruschi.

33 A. Pannone, P. Pannone, Amato 2009, pp.1-17.

34 A. Pannone, P. Pannone, Amato 2009, p.161.

35 Piscitelli 1885.

36 Vuolo 2005, pp. 50-51.

37 A. Pannone, P. Pannone, Amato 2009, p. 10.

38 Silvestri 1999.

39 Porta di Capua, federiciana (voce) dal sito web www.treccani.it

40 Di Cosmo 1998, p. 80.

41 Marrocco 1979, p. 126.

42 Marrocco 1979, p. 130.

43 Capolongo 1996, p. 27.

44 Marrocco 1986.

45 Cavalieri Templari (sito web) 2015.

46 Broccoli 2015.

47 Rossi 2014.

48 Alife. Nel castello i graffiti rivelatori. E a Capua le storie dei Cavalieri di Malta. In tour alla ricerca dei templari. Anche Caiazzo e Prata Sannita nel percorso (20 agosto 2014).

49 Di Donato 2013.



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http://www.medievale.it/articoli/la-nascita-dellordine-dei-templari/




Figure

Fig. 01 - Il re di Gerusalemme accoglie il fondatore dell'ordine dei cavalieri templari presso il tempio di Salomone di Guglielmo di Tiro, Historia rerum in partibus transmarinis gestarum, 1286, miniatura.
Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Cavalieri_templari 


Fig. 02 - La croce rossa, uno dei simboli più diffusi dei cavalieri templari. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Cavalieri_templari


Ipotetico ritratto di Hugues de Payens di Henri Lehmann, 1841, dipinto a olio, 170 x 111 cm, Sala delle crociate, Reggia di Versailles, Parigi. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Hugues_de_Payns Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Hugues_de_Payns


Fig. 04 - Croce incisa sul battistero della chiesa di Santa Maria Maggiore, Nocera Superiore-SA. Fonte: Hugo de Pagano da Terre d’Italia, 21 ottobre 2002. Fonte: http://www.cavalieri-templari.eu/ugodepagani.htm
Fonte: http://www.cavalieri-templari.eu/ugodepagani.htm


Fig. 05 - Raffigurazione di Baphomet, demone androgino, presunto idolo venerato dai Templari di Eliphas Levi, Dogme et Rituel de la Haulte Magie, 1856. Fonte: https://en.wikipedia.org/wiki/Baphomet#/media/File:Baphomet.png
Fonte: https://en.wikipedia.org/wiki/Baphomet#/media/File:Baphomet.png


Fig. 06 - Jacques de Molay, l'ultimo Maestro dei Templari di Gian Luca Todini, Il processo ai Templari, 2003.
Fonte: https://www.trentaminuti.it/lultimo-gran-maestro-jacques-de-molay-e-la-fine-dei-templari.html


Fig. 07 - Chiesa di San Giuseppe sui resti della chiesa di San Terenziano, Capua (CE).
Fonte: https://www.beweb.chiesacattolica.it/edificidiculto/edificio/18312/Chiesa+di+San+Giuseppe


Fig. 08 - Castello delle “Pietre”, Capua (CE) di Paola Stranges, Castello delle pietre o dei principi normanni, 2019
Fonte: https://capua.italiani.it/foto/castello-delle-pietre-o-dei-principi-normanni/


Fig. 09 - Mastio, Casertavecchia (CE) di Claudia Ausilio, Casertavecchia: il ridente borgo che strizza l’occhio al Vesuvio, 2015.
Fonte: https://www.vesuviolive.it/cultura-napoletana/
archeologia-vesuvio/98082-casertavecchia-il-ridente-borgo-che-strizza-locchio-al-vesuvio/


Fig. 10 - Facciata della Chiesa di San Pancrazio, Prata Sannita (CE).
Fonte: http://www.gruppoarcheologicopratasannita.it/Parrocchia%20S.Pancrazio.htm


Fig. 11 - Castello, Prata Sannita (CE) di Luisa Masiello, Visita al castello di Prata: quando la storia apre le sue porte, 2018.
Fonte: https://caserta.italiani.it/visita-castello-prata/


Fig. 12 - Acquasantiera con decorazione dell’ipotetico “centro sacro”, Basilica di Sant’Angelo in Formis - Capua (CE) di Gaetano Colella, Sant’Angelo in Formis, dal mare del Nord alla Campania Felix seguendo una misteriosa costellazione, 2015.
Fonte: http://www.ilpuntosulmistero.it/
giancarlo-pavat-dal-mare-del-nord-alla-campania-felix-seguendo-una-misteriosa-decorazione/


Fig. 13 - Figure zoomorfe sul portone d’ingresso, Cattedrale di Casertavecchia (CE).
Fonte: https://sites.google.com/site/casertavecchiailborgomedievale/home/la-cattedrale


Fig. 14 - Parete laterale dell’Ospedaletto Templare con raffigurazione di un volto barbuto racchiuso entro cornice, XIII-XIV secolo, Rocchette di Fazio - Semproniano (GR). Foto cortesia di Chiara Della Valle


Fig. 15 - Particolare della “presunta” raffigurazione di “Bafometto”, XIII-XIV secolo, Rocchette di Fazio – Semproniano (GR). Foto cortesia di Chiara Della Valle



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Fig. 01 - Il re di Gerusalemme accoglie il fondatore dell'ordine dei cavalieri templari presso il tempio di Salomone di Guglielmo di Tiro, Historia rerum in partibus transmarinis gestarum, 1286, miniatura.



Fig. 02 - La croce rossa, uno dei simboli più diffusi dei cavalieri templari.













Ipotetico ritratto di Hugues de Payens di Henri Lehmann, 1841, dipinto a olio, 170 x 111 cm, Sala delle crociate, Reggia di Versailles, Parigi.



Fig. 04 - Croce incisa sul battistero della chiesa di Santa Maria Maggiore, Nocera Superiore-SA. Fonte: Hugo de Pagano da Terre d’Italia, 21 ottobre 2002.



Fig. 05 - Raffigurazione di Baphomet, demone androgino, presunto idolo venerato dai Templari di Eliphas Levi, Dogme et Rituel de la Haulte Magie, 1856.



Fig. 06 - Jacques de Molay, l'ultimo Maestro dei Templari di Gian Luca Todini, Il processo ai Templari, 2003.



Fig. 07 - Chiesa di San Giuseppe sui resti della chiesa di San Terenziano, Capua (CE).



Fig. 08 - Castello delle “Pietre”, Capua (CE) di Paola Stranges, Castello delle pietre o dei principi normanni, 2019



Fig. 09 - Mastio, Casertavecchia (CE) di Claudia Ausilio, Casertavecchia: il ridente borgo che strizza l’occhio al Vesuvio, 2015.



Fig. 10 - Facciata della Chiesa di San Pancrazio, Prata Sannita (CE).



Fig. 11 - Castello, Prata Sannita (CE) di Luisa Masiello, Visita al castello di Prata: quando la storia apre le sue porte, 2018.



Fig. 12 - Acquasantiera con decorazione dell’ipotetico “centro sacro”, Basilica di Sant’Angelo in Formis - Capua (CE) di Gaetano Colella, Sant’Angelo in Formis, dal mare del Nord alla Campania Felix seguendo una misteriosa costellazione, 2015.



Fig. 13 - Figure zoomorfe sul portone d’ingresso, Cattedrale di Casertavecchia (CE).



Fig. 14 - Parete laterale dell’Ospedaletto Templare con raffigurazione di un volto barbuto racchiuso entro cornice, XIII-XIV secolo, Rocchette di Fazio - Semproniano (GR). Foto cortesia di Chiara Della Valle



Fig. 15 - Particolare della “presunta” raffigurazione di “Bafometto”, XIII-XIV secolo, Rocchette di Fazio – Semproniano (GR). Foto cortesia di Chiara Della Valle

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