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La complessità del rituale funebre nella necropoli di Al-Bass di Tiro  

Chiara Vitaloni
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 29 Marzo 2021, n. 908
http://www.bta.it/txt/a0/09/bta00908.html
Articolo presentato il 12 Gennaio 2021, approvato il 29 Marzo 2021 e pubblicato il 29 Marzo 2021
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Area Archeologia

Introduzione

Nel 1990 venne scoperta fortuitamente ad Al-Bass la più grande area cimiteriale della città fenicia di Tiro, collocata a 2 chilometri di distanza dall'antica linea di costa (fig.1). Attualmente la necropoli è situata nei pressi di un campo profughi palestinese vicino al confine nord-est del Parco Archeologico, nel quale si conservano i livelli romani e bizantini.



Fig. 1- Posizione della necropoli di Al-Bass rispetto all’antica Tiro @google Earth (in AUBET, NÚÑEZ 2016, p. 4)
Fig. 1- Posizione della necropoli di Al-Bass rispetto all’antica Tiro @google Earth
(in AUBET, NÚÑEZ 2016, p. 4)

La necropoli di Tiro-Al-Bass è stata indagata a partire dal 1997 fino al 2015 1 dalla missione archeologica del progetto “Tyre-al-Bass” 2 promosso dalla “Pompeu Fabra University” di Barcellona sotto la direzione di M.E. Aubert, F.J. Nùñez e L. Tresillò. Il progetto nasce in seguito a scavi clandestini del 1990; vennero trafugate urne e stele. Le campagne divennero sistematiche a partire dal 1997, durante alcuni lavori pubblici. I materiali rinvenuti sono ancora in corso di studio e nelle fasi di scavo si è prestata particolare attenzione ai livelli della tarda età del Ferro.

Attualmente è in corso il nuovo progetto “Acropolis”, iniziato sotto la tutela della Direzione Generale delle Antichità del Libano e sovvenzionato dal Ministero della Cultura Spagnolo e dalla “Palaraq Foundation” di Barcellona; l'aspirazione è quella di far luce sui rapporti stratigrafici inerenti alle varie fasi di occupazione, di accrescere la conoscenza dell'abitato che passa dall'essere una città a una metropoli fenicia e, infine, di comprendere le relazioni sociali confrontando i nuovi dati con quelli della necropoli di Al-Bass 3.

La straordinaria conservazione delle numerose sepolture di Al-Bass permette di studiare le pratiche funebri fenicie collocabili durante il periodo dell'espansione coloniale verso il Mediterraneo Occidentale.



Il contesto e il territorio

Al giorno d'oggi, Tiro si sviluppa su una piccola penisola dell'attuale stato del Libano. In realtà le indagini paleobotaniche e faunistiche condotte tra il 1997 e il 1999 confermano che tra Tiro e Al-Bass il territorio presentava caratteristiche lagunari tra il XIII e il IX secolo a.C. 4.

Si può quindi considerare che la necropoli di Al-Bass sia collocata sulla terraferma a 2 km di distanza dall'antica isola di Tiro.

La denominazione geomorfologica di questo fenomeno è tombolo, cioè un peculiare istmo di sabbia di origine eolica 5.

Inoltre, secondo le fonti storiche (tra i più autorevoli biografi: Arriano 6, Diodoro Siculo 7, Plutarco 8e Curzio Rufo 9) sarebbe stato il comandante macedone, Alessandro Magno, durante l'assedio 10 del 332 a.C. a creare un molo/ terrapieno artificiale, composto da una lunga linea di terra, così da collegare Tiro al continente e continuare a perpetuare il suo assedio alla città.

Al-Bass non è l'unica necropoli a cui Tiro fa riferimento. Negli anni '70 venne scoperta la necropoli di Rachidiyeh, l'odierno insediamento costiero di Tell Rachidiyeh, situata a circa 5 km a sud di Tiro e parte dell'antico hinterland. Infatti, Tiro attirava sotto la sua orbita gli abitati dell'età del Ferro lungo un raggio di circa 15 km, mantenendo una fertile rete di comunicazioni anche grazie alla fornitura d'acqua potabile proveniente dalle sorgenti del continente 11. Allo stato attuale delle ricerche, la necropoli di Al-Bass è sicuramente la più vasta che gravita intorno a Tiro 12.



La stratigrafia e le fasi occupazionali

Sono stati scavati in estensione circa 500 m 2 (fig. 2) dai quali sono emersi i contesti chiusi delle sepolture degli individui cremati dalla fine del X fino alla fine del VII secolo a.C., periodo inserito nella cronologia del Ferro II 13. Sotto lo strato di argilla e sabbia dei livelli romano-bizantini, sono state identificate 320 urne cinerarie 14. L'arco cronologico complessivo della necropoli copre almeno 400 anni: dalla fine del X alla fine del VI secolo a.C., coprendo la tarda, la media e parte della prima età del Ferro 15.



Fig. 2 – Pianta generale della necropoli (in AUBET, NÚÑEZ 2016, p.5)
Fig. 2 – Pianta generale della necropoli (in AUBET, NÚÑEZ 2016, p.5)

Tuttavia, sussistono diversi problemi legati alla stratigrafia dato che la necropoli fenicia è situata nell'angolo a nord nel livello sottostante rispetto alla necropoli romana.

La stratigrafia 16 è relativamente omogenea e, riassumendo, si può suddividere in:

- Stratum 1: sabbia brunastra dello spessore di 1,30 m. All'interno erano contenuti materiali Romani e Bizantini, in particolare monete e ceramica. Lo strato turbato dalle costruzioni moderne del XIX secolo;

- Stratum 2: argilla sabbiosa di color grigio chiaro avente uno spessore che va da 0,20 a 0,40 m e non è costante in tutti i settori. Forse potrebbe rappresentare l'ultima interfaccia della spiaggia, all'inizio dell'impaludamento (da qui infatti provengono i dati paleobotanici che attestano la presenza di una vegetazione lacustre). È datato tra l'occupazione persiano-ellenistica e romana imperiale;

- Stratum 3: sabbia contenente le sepolture fenicie a 2,20 m.s.l.m. Corrisponde all'antica linea di costa e apparentemente presenta una granulometria omogenea. È stato ulteriormente suddiviso in: 3a (antica linea di costa del periodo Ellenistico e Persiano, datata sulla base dei confronti ceramici attici, ma in parte rimescolati a causa dei lavori agricoli e delle radici degli ulivi coltivati durante il periodo romano) e 3b (omogeneo e con elementi organici, quali conchiglie marine e terrestri).

Alla luce delle analisi geomorfologiche e stratigrafiche, è facile capire perché si possono trovare tagli e inumazioni del periodo romano anche nello Stratum 3.

Le conferme provengono dalle analisi dei materiali organici (provenienti dallo Stratum 2) appartenenti a un probabile uliveto piantato in questa zona durante l'occupazione romana. Inoltre, essendo mutata la linea di costa per le cause sopracitate, le bioturbazioni naturali legate alla fauna marina hanno attaccato anche gli strati dell'età del Ferro II 17. Complessivamente, le analisi paleobotaniche e della microfauna presente nei sedimenti mostrano chiaramente che i livelli riflettono l'ambiente mediterraneo, in cui coesistono specie marine, tipiche della fascia costiera e specie del continente. Le analisi radiometriche mostrano che la necropoli era collocata in prossimità di un antico lago che si è formato intorno al 4000 a.C. 18.



L'organizzazione delle urne cinerarie

Come già detto in precedenza, la cremazione è in assoluto il rituale funebre dominante. La necropoli di Al-Bass ospita esclusivamente adulti e giovani individui adolescenti tra i 12 e i 14 anni. È stato riscontrato che sono stati esclusi i bambini, ai quali sembra negato deliberatamente il rituale della cremazione e, quindi, si può ipotizzare che essi non appartengono ancora a pieno titolo al diritto di essere sottoposti a questa pratica.

Per quanto riguarda la disposizione spaziale delle urne, si possono stabilire tre tipologie 19.

Nel primo caso, i resti del defunto cremato vengono deposti in un'urna singola coperta da un piatto o da una lastra, con due brocche e una ciotola collocate accanto. È il tipo di deposizione più rara 20.

Nel secondo caso, vi sono due urne appoggiate l'una contro l'altra all'interno dello stesso pozzetto, definite “double-urn graves”, insieme a una brocca a orlo trilobato, una con orlo a fungo e una ciotola potoria. Le urne contengono i resti cremati del medesimo individuo nella maggior parte dei casi. È la tipologia più diffusa e ricorrente (fig. 3).



Fig. 3 – Esempio di corredo dalla tomba 8. Nella colonna di sinistra: urna cineraria, vasellame di forma aperta; a destra: brocca con orlo a fungo, ciotola e frammenti (in NUÑEZ 2004, fig. 58)
Fig. 3 – Esempio di corredo dalla tomba 8. Nella colonna di sinistra: urna cineraria, vasellame di forma aperta; a destra: brocca con orlo a fungo, ciotola e frammenti (in NUÑEZ 2004, fig. 58)

Nel terzo caso, le urne vengono sovrapposte o concentrate in gruppi, affiancate l'una all'altra fino a formare una o più file orizzontali 21. Tale collocazione potrebbe riflettere la volontà di raggruppare in un unico spazio gli stessi individui che condividono una significativa unità sociale, riservando spazio per i membri della famiglia/parentela.

Infine, in una percentuale minore di casi e dai più recenti scavi, si è visto che per alcuni individui le ceneri e le ossa bruciate sono state deposte nel terreno senza un apparente contenitore 22.

Eppure, sembra che tutte queste varie deposizioni siano rappresentanti di una società egalitaria e omogenea, con un corredo funerario standardizzato ed egalitario 23.Un altro aspetto comune è la presenza di stele funerarie come segnacoli 24 di alcune sepolture.

Per 300 anni circa (dal 900 al 700 a.C.) evolsero e cambiarono i tipi ceramici, ma la struttura della tomba rimase sempre la stessa, riflettendo una forte continuità delle pratiche mortuarie.



Le “Double-urn graves”

La tipologia di sepoltura più diffusa nella necropoli di Al-Bass è quella di collocare nel medesimo pozzetto due urne “gemelle” contenenti i resti cremati del defunto, per tale ragione sono definite appunto come “duble-urn graves”. Un'urna conteneva le ceneri più fini, mentre l'altra le ossa non completamente combuste e alcuni suoi effetti personali. In molti casi, veniva inserito anche uno scarabeo di importazione egizia o di produzione locale 25. A conclusione del rito e a spegnimento della pira funebre, si faceva una distinzione tra le parti più volatili e quelle non ancora disgregate definitivamente dall'azione del fuoco.

La facies archeologica può essere, quindi, determinata in primo luogo per la tipologia del materiale ceramico che non solo è fortemente peculiare per questa tipologia di sepoltura, ma anche perché permette di stabilire la standardizzazione della deposizione del cremato e la costante presenza dei seguenti elementi ceramici: una brocca con orlo trilobato con collo conico e corpo globulare, una brocca con orlo a fungo e una ciotola dalla forma aperta. Infatti, la forma delle brocche e la loro presenza regolare testimonierebbero l'uso costante di sostanze di valore contenute al loro interno. Per la sottigliezza delle pareti e la forma dell'orlo, la brocca con orlo trilobato si adatta perfettamente a contenere liquidi come il vino. Contrariamente, la brocca con orlo a fungo, proprio a causa della conformità morfologica dell'orlo, suggerisce che il contenuto non è adatto ad essere versato, anzi è pensata proprio per evitare le fuoriuscite del prodotto contenuto in essa. A tal proposito, le analisi testimoniano la presenza di cera che, tuttavia, non è ancora dato sapere se potrebbe essere parte di un tappo o parte del contenuto effettivo. Un altro contenuto che ben si adatta alla morfologia della brocca è il miele.

Infine, le ciotole presenti nelle “duble-urn graves” sono il materiale ceramico più comune nella necropoli; sono ceramiche fini 26 di forme aperte di tipo “red-slip”, associate naturalmente alle brocche che contenevano liquidi. Le analisi fisico-chimiche non precisano se esse potessero servire per bere o per contenere il pasto rituale 27. Talvolta sono state rinvenute a copertura delle brocche.

Le ceramiche d'importazione identificate hanno origine cipriota, specialmente per le urne e per i crateri cinerari decorati, seguiti da una percentuale minore di tazze e piatti di manifattura greca.


Questi tre elementi, che compongono il corredo tipico, compaiono per la prima volta intorno al 760 a.C. e si ripetono regolarmente nelle deposizioni di VIII secolo a.C., periodo a cui appartiene la maggior parte delle sepolture.



Le analisi antropologiche

Gli studi delle analisi antropologiche partono dalle scoperte del 1997 28 e confermano l'assenza di infanti 29 e la sottorappresentazione dei giovani adulti. Il numero minimo degli individui (NMI) stimati è 162. Tra questi, per 127 è stata possibile stimare l'età di morte: prevalgono senza dubbio gli adulti, meno frequentemente gli anziani e raramente i subadulti.

Ovviamente questo tipo di distribuzione non riflette la struttura naturale della popolazione confrontandola con la precedente età del bronzo o con periodi più antichi quando la mortalità infantile era davvero elevata 30. Escludendo i bambini dai contesti funebri, si ha una distorsione dei dati, rendendoli così innaturali.

Per quanto riguarda la determinazione del sesso degli individui si ha una sommaria omogeneità: il 46,9% sono determinabili. Tra questi il 51% sono uomini, mentre il 22% donne (mature o anziane). Per i valori restanti gli individui sono indeterminabili.

Per quanto riguarda l'aspetto paleopatologico, le analisi sui cremati mostrano che nella popolazione di Tiro-Al-Bass le più comuni patologie erano essenzialmente cinque: osteoartite, infezioni, malattie dentali, metaboliche e traumi. I defunti, visto il range d'età, soffrivano di malattie e processi degenerativi legati ai lavori e le attività quotidiane, il che è tipico dei soggetti maturi/anziani.

Si può stabilire che la popolazione a Tiro seguiva una dieta bilanciata anche se ricca di carboidrati raffinati 31. Invece, non sono stati identificati elementi di malnutrizione, grave anemia cronica o stress.



Il rituale funebre: dalla cremazione al banchetto

Considerando la conservazione eccezionale di alcune sepolture (tra cui la Tomba 8, sulla cui base è stato possibile ricostruire parte del rituale funebre e applicare lo studio anche agli altri casi), i dati delle analisi antropologiche, paleobotaniche e archeozoologiche è emerso che il rito della cremazione su pira funebre veniva effettuato seguendo fasi precise 32.

Il simposio funebre e le abluzioni: poco prima o durante il banchetto vero e proprio in cui molto probabilmente si condivideva il cibo e si facevano offerte, il corpo del defunto veniva cosparso di oli profumati e avvolto verosimilmente in un sudario.

La realizzazione del pozzetto: lo spazio deposizionale veniva scavato non troppo in profondità rispetto alla superficie dello strato sabbioso della spiaggia. La forma è quadrangolare. È frequente che, con le continue occupazioni, le sepolture più tarde vadano a distruggere quelle più antiche 33. Attraverso i confronti tipologici, si può stabilire che la maggior parte delle urne è stata deposta nella seconda metà dell'VIII secolo. Un'ulteriore abitudine è quella di posizionare dei ciottoli intorno all'urna al fine di segnare una demarcazione 34.

La deposizione dell'urna e del corredo: su esempio della Tomba 8, l'urna 35 viene collocata generalmente alla base della fossa. Le urne, a seconda delle varie tipologie prese in esame precedentemente, ospitano quindi i resti del defunto cremato. La pira doveva trovarsi in prossimità del recinto funebre, anche se non è ancora stato trovato il luogo esatto. Dopo l'inserimento dei resti bruciati le urne venivano “sigillate” con un piatto capovolto 36, come se fosse un coperchio, o con una lastra.

I doni al defunto fuori dall'urna: dopo che le urne sono state deposte e chiuse, nel pozzetto vengono inseriti anche gli elementi del corredo. Come nelle “double-urn graves”, nel corredo venivano inseriti anche beni preziosi come vino, olii profumati e idromele 37. Le brocche sono collocate separatamente dagli oggetti personali del defunto.

Il banchetto funebre: prima di collocare sulla pira i resti del banchetto o parte di essi, gli elementi animali 38 venivano cucinati o bolliti. Una volta consumato il pasto, i resti venivano posti sulla pira insieme al corpo del defunto e successivamente, in maniera indifferenziata, deposti nell'urna. La suddivisione precisa del vasellame dagli oggetti personali evoca la pratica del simposio funebre come è stato descritto anche nell'Iliade omerica 39. Certamente la costante presenza di ceramica da tavola implica che, accostato alla cremazione, un ulteriore elemento essenziale era il banchetto funebre, condiviso dall'aristocrazia dell'antico Mediterraneo. Nella necropoli di Al-Bass il simposio ha coinvolto tutti gli strati sociali della popolazione già dalla prima metà dell'VIII sec. a.C. 40. Nel Vicino Oriente il vino occupa una posizione di prestigio nel rituale funebre: è simbolo della continuazione degli aspetti della vita quotidiana anche dopo la dipartita.

Nell'Antico Testamento 41, i luoghi in cui avveniva il banchetto dovevano essere nelle vicinanze della fossa sepolcrale, doveva essere un lauto pranzo in cui venivano sacrificati animali domestici, si mangiava carne e si beveva vino. I partecipanti condividevano quindi il pasto con il defunto 42.

Il rituale del fuoco: successivamente, prima della chiusura della fossa 43, veniva acceso un braciere nel recinto su cui venivano arsi elementi vegetali quali giunchi (stelo e foglie), fico, pioppo bianco, vino e arbusti di olivo. Le tracce del fuoco e dei carboni si ritrovano all'interno della fossa, fuori dall'urna. È interessante notare come siano state scelte le essenze per il braciere: piante erbacee e legnose che bruciano piuttosto velocemente. Alcune di queste sono piante che producono fumo aromatico (come limone, pino, ulivo) mentre altre (come la quercia e il bagolaro) aiutano a mantenere la fiamma ardente. Cedro e cipresso sono esclusi dalle essenze utilizzate, forse perché si preferiva usare elementi nelle immediate vicinanze e non utilizzare piante che in realtà crescevano nell'entroterra e sulle montagne.

L'utilizzo del fuoco a inizio e fine cerimonia è un elemento di purificazione che viene utilizzato anche nei vicini contesti mediterranei. Non bisogna dimenticare che il dio principale di Tiro, Melqart, era passato dall'essere mortale all'essere immortale in virtù del fuoco. Melqart è chiamato "il signore del fuoco", in un'allusione alla sua mitica morte cruenta tra le fiamme di una pira. Non sembrerebbe, quindi, una coincidenza che l'assunzione di Melqart come dio nazionale di Tiro coincida con l'adozione del rito della cremazione come simbolo di cittadinanza

Questi riti secondari dopo la sepoltura possono dimostrarsi una chiave di lettura migliore per scoprire distinzioni sociali rispetto al reale contenuto delle tombe.

La componente religiosa: è doveroso tenere in considerazione il fatto che sia il rituale funebre sia il trattamento del corpo del defunto osservino delle credenze religiose. Il 20% delle urne contengono, oltre ai resti cremati, anche scarabei ed amuleti, probabilmente deposti nella parte superiore dell'urna e alcuni di essi non sono mai venuti a contatto con il fuoco, poiché sono pressoché assenti le tracce di combustione 44. Come già osservato in precedenza, questi oggetti potevano essere direttamente importati dall'Egitto o prodotti localmente. Oggetti personali di modesta fattura potevano accompagnare il defunto sulla pira, come anelli, orecchini e pendenti 45.

In alcune sepolture venivano sistemati modellini di terracotta, come maschere maschili (talvolta con tracce di decorazione policroma che potrebbero far riferimento all'identità del defunto) 46 statuine di uomini a cavallo e più raramente “modellini architettonici” di santuari, all'interno di una scatola di legno (per la Tomba 8 è stato possibile stabilire che si tratta di Pinus pinea, il comune pino che vive lungo le coste mediterranee). I modellini di terracotta sono confezionati manualmente, le analisi sull'argilla dimostrano che provengono tutti dallo stesso luogo di lavorazione. I modellini sono particolarmente popolari nel mondo fenicio cipriota durante l'età del ferro.

Chiusura della cerimonia e defunzionalizzazione simbolica: a conclusione definitiva del rituale funebre l'apertura della fossa veniva interamente coperta da grosse lastre in pietra, poste direttamente sopra i modellini in terracotta. A sigillo della chiusura definitiva una o due brocche venivano rotte volontariamente sulle pietre 47.

La stele: Una volta terminata la cerimonia di chiusura della tomba, veniva eretta una stele funeraria in pietra in cima alla tomba (fig. 4). Solo una minoranza dei sepolti ad Al-Bass, probabilmente i "notabili" della comunità, aveva il diritto a una stele funeraria di pietra contenente simboli e formule funerarie incise come epitaffi. Le stele di pietra andavano a costituire un memoriale permanente del defunto. Con il suo nome o quello del suo lignaggio inscritto, il defunto non sarebbe mai morto: anzi, la stele lo ha reso senza tempo poiché mantiene la sua memoria viva.



 Fig. 4 – Esempio di deposizioni delle urne con stele, apprezzabile in sezione sulla destra (in AUBET
2010, fig. 17)
Fig. 4 – Esempio di deposizioni delle urne con stele, apprezzabile in sezione sulla destra (in AUBET 2010, fig. 17)

Nelle “double-urn graves” e nei gruppi di urne di Al-Bass, le tombe erano sovrapposte l'una sull'altra, molto probabilmente in associazione con una tomba più antica che fungeva da "progenitrice" del gruppo, creando spazi per la famiglia come risposta alla loro volontà di testimoniare la continuità della linea. La stele è un mezzo per trasmettere la memoria da una generazione all'altra, rappresentando non solo una tomba ma anche il luogo per il culto degli antenati, stabilendo così una continuità con il passato.

Sembra che il vero protagonista dell'intero rituale funebre sia la costante presenza del fuoco. Elemento che distrugge non solo il corpo del defunto ma avvolge anche i suoi beni materiali, i contenitori e le offerte.

Tutti questi complessi passaggi, spesso di difficile interpretazione, fanno pensare a una cerimonia funebre prolungata nel tempo (forse anche fino ad arrivare ad alcune settimane per una singola cremazione).



La cremazione

La morte rappresenta, nel mondo antico come in quello contemporaneo, una rottura definitiva con il mondo dei vivi. Questo shock veniva e viene ammortizzato attraverso il rituale funebre e la cura del corpo del defunto. Bisogna però sempre considerare la società e il contesto culturale. Comunemente, le pratiche mortuali sono un espediente per superare il dramma della morte, facilitando il passaggio del defunto dal mondo dei vivi all'oltretomba. Il funerale diventa così un momento non solo commemorativo, ma testimonia anche una coesione identitaria. Di conseguenza, la sepoltura può essere considerata a tutti gli effetti un rito di passaggio.

Il trattamento del corpo del defunto è una risposta a una decisione culturale e sociale cosciente e deliberata, una scelta dettata da imperativi ideologici che sono molto difficili da spiegare esclusivamente sulla base della documentazione archeologica o dei cambiamenti nelle credenze religiose. I riti mortuari non sono statici, sono soggetti a innovazioni, si evolvono continuamente e sviluppano innumerevoli variazioni regionali.

Come è testimoniato dagli antichi testi di Ugarit e da alcuni riferimenti biblici, si intuisce che i Caananei/Fenici ritenevano l'aldilà come un luogo triste, un abisso silenzioso e abitato da ombre.

Il rito di passaggio della cremazione trasforma il corpo e l'identità del defunto. Il fuoco compie un'epurazione, purificando 48 e distruggendo la parte materiale permette all'anima di liberarsi e vivere in una nuova dimensione.

A differenza dell'inumazione, il cui corredo ostenta ricchezze, l'incinerazione presenta anche un funerale più sobrio.

La distruzione del corpo, delle offerte e dei pochi oggetti personali poteva servire a enfatizzate la trasformazione del defunto dal piano fisico dell'esistenza alla dimensione post mortem 49.



Una società egalitaria

Le tradizioni mortuarie spesso riflettono l'organizzazione sociale e l'ideologia dominante di un particolare gruppo, ma per la necropoli di Tiro la sola analisi della cultura materiale, come si è già analizzato, non basta.

Come detto in precedenza, il corredo funebre riflette una popolazione omogenea e in cui vige l'uguaglianza sociale, seppur con minime differenze. Non sono state registrate evidenti differenze, se non che il rituale per secoli è rimasto il medesimo per tutti. L'equità può essere osservata nelle origini sociali degli individui sepolti ad Al-Bass, senza una struttura architettonica della sepoltura e senza deposizione di gioielli e beni di lusso nel corredo. Bisogna considerare anche un aspetto intangibile nel record archeologico e difficile da ricostruire: la quantità e la qualità dei materiali utilizzati nelle varie fasi della cerimonia, il cibo del banchetto, il numero dei commensali e se effettivamente ci sono state ulteriori celebrazioni in onore del defunto 50.

Un'eccezione alla regola è la Tomba 8 che spicca sulle altre per grandezza e ricchezza dei doni sepolcrali 51. Inoltre, nella Tomba 8 è identificabile un rituale funebre prolungato facente parte di una più complessa cerimonia, non riscontrabile con regolarità nelle altre deposizioni. Le analisi archeozoologiche mostrano che tra i resti ossei umani, sono state identificati due artigli appartenenti a un allocco (Strix aluco). La presenza di un rapace notturno può assumere un significato particolare. Considerando che in alcune culture, come quella greca, allocchi, civette e gufi sono elementi simbolici della notte, della morte e dell'aldilà 52.

La civetta è per eccellenza l'animale totemico della Dea Athena che si riflette anche nell'epiteto “glaucopide” già attestato in Omero. La civetta incarna non solo le caratteristiche positive dell'intelligenza, dell'arguzia e dell'energia, ma anche i più oscuri riferimenti alla morte e all'oltretomba.

Le inumazioni della Prima età del Ferro

La struttura del cimitero di Tiro ricorda in qualche modo i “campi d'urne” europei, in cui apparentemente si osserva una scarsa differenziazione formale in base al sesso, all'età e al contenuto delle sepolture, sebbene la loro struttura di fatto nasconda autentiche asimmetrie sociali.

Le testimonianze archeologiche dimostrano che lo scavo delle fosse per le urne avvenne in luoghi che erano stati precedentemente selezionati e occupati dalle più antiche sepolture 53.

In un caso, una “double-urn grave” fu depositata ad un livello più profondo rispetto alle altre nella necropoli ed entrò in contatto con inumazione più antica, probabilmente della prima età del ferro.

I resti dell'antica inumazione e parte della sua cista di pietra furono raccolti e integrati nella nuova sepoltura.

Le ultime campagne di scavo ad Al-Bass, così come vari reperti durante la stagione 2008, suggeriscono come nell'area effettiva delle sepolture dell'età del Ferro II, ci fosse un livello di sepolture dell'età del Ferro I, costituito da inumazioni 54.

Sappiamo oggi che l'inumazione, predominante nell'età del ferro I (livello IV a Khaldé), ha avuto luogo nel X secolo a.C. e un confronto può essere visto nei principali cimiteri fenici della regione: Tell er-Reqeish, livello III in Khaldé, in Akhziv, Atlit, Tambourit e Rachidiyeh 55.


Perché si passa dal rituale funebre dell'inumazione a quello della cremazione?

Negli ultimi anni e alla luce dei recenti studi, hanno prevalso le teorie secondo cui il cambiamento del rituale funebre probabilmente sarebbe supportato dall'arrivo dell'influenza dei gruppi indoeuropei nel Levante e in Fenicia. Quindi l'adozione dell'incinerazione in questa regione seguirà l'influenza greca, ittita o anatolica, o l'arrivo dei "popoli del mare".

La necropoli di Al-Bass, grazie alla ricchezza e alla notevole quantità dei rinvenimenti, ci ha permesso di incrementare la conoscenza inerentemente ai rituali funerari fenici, della popolazione autoctona e della loro cultura materiale (in particolar modo per la ceramica).


I confronti con le sequenze di Khaldè

Confrontando la necropoli di Al-Bass con quella di Khaldè, è emerso che nella fase precedente di Ferro I il tipo di rito era quello dell'inumazione, differente e opposto all'incinerazione. Il motivo potrebbe essere dettato da credenze culturali, religiose e di costume che hanno portato a questo mutamento.

Roger Saidah condusse, a Khaldè (distante circa 12 km da Beirut) a partire dal 1961, sette campagne di scavo, mettendo in luce parte di una necropoli dell'Età del Ferro. Vennero individuate 422 tombe, per la maggior parte a inumazione. Sono stati pubblicati solo alcuni rapporti preliminari degli scavi, purtroppo durante la guerra civile libanese venne distrutta la maggior parte della documentazione di scavo (diari, fotografie).

Basandosi sul dato ceramico, vennero distinti due livelli principali di sepolture di epoca fenicia: uno del Ferro I, datato ai secoli X-IX a.C., e l'altro del Ferro II, datato tra la fine del IX e la fine del VII sec. a.C. Le tombe fenicie, delle quali solo una piccola parte era rappresentata da incinerazioni in urna, si trovavano direttamente al di sopra della sabbia della spiaggia.

Per le inumazioni del Ferro I è stata riesaminata in maniera dettagliata la tomba a cassone, scavata nel 1962. Non si tratterebbe di una tomba collettiva, come era stato proposto, ma di una sepoltura probabilmente familiare, riutilizzata durante varie generazioni. Nella tomba era stato deposto un individuo inumato in prossimità della parete occidentale, e altri resti, relativi ad altri individui, si trovavano presso l'angolo nord-occidentale 56. Dalle analisi delle sequenze stratigrafiche, è presumibile che, in origine, la tomba 121 fosse destinata ad ospitare due o tre inumazioni relative al Ferro I (secoli XI-X a.C.), i cui corredi funerari non si sono conservati.

Tale ipotesi sembrerebbe confermata dalla disposizione e dal contenuto delle tombe 3 e 4 di Khaldé, nelle quali si registrano due fasi d'uso successive e sovrapposte. I materiali 57 delle tombe 3 e 4, ci permettono di risalire alla cronologia del Ferro Antico, o Ferro I, un periodo durante il quale a Khaldé è praticato esclusivamente il rito dell'inumazione 58.



Conclusioni

Al-Bass era indubbiamente la necropoli principale di Tiro, con il numero di sepolture corrispondente all'incirca alla popolazione media della città. Varie sonde nelle immediate vicinanze di questo cimitero mostrano che potrebbe essere estesa per diversi chilometri. Il gruppo umano che utilizza l'area funeraria di Al-Bass è composto da adulti che si autorappresentano come una comunità di uguali, organizzata in gruppi familiari, senza che nessuna sepoltura risalti particolarmente né per il tipo, la ricchezza o la disposizione del corredo, né per la tipologia della tomba; le stele rinvenute sono molto semplici, realizzate in pietra non pregiata e poco rifinite.

Piuttosto che di società "egualitaria" per Tiro, dovremmo probabilmente parlare di un'ideologia egualitaria, appropriata per una società interamente urbana e sofisticata, caratterizzata dalla relativa semplicità e dalla mancanza di ostentazione delle sue usanze funerarie.

Il nostro limite nella comprensione dei rituali funerari praticati ad Al Bass e, in generale, nel mondo fenicio, consiste nell'assenza di testi letterari fenici contemporanei che ci illustrino la loro visione del mondo, l'immaginario religioso e funerario, le relazioni sociali e la vita quotidiana 59.

Potrebbe essere verosimile che l'arrivo dei “popoli del mare” (citato anche dalle fonti egizie) abbia portato a una radicale modifica dei costumi dal Ferro I al Ferro II 60.

Saranno solo le indagini future e gli studi dei materiali a chiarirlo, provando a dare una definizione più lineare.

                    
                    
                    
                    

NOTE

1 AUBET 2004; 2006, pp. 37-47; 2010, pp. 144–155; 2012, pp. 283-293; 2013, pp. 77–87; AUBET, NÚÑEZ 2016, pp.3-14.

2 MURA 2011, pp. 445-451.

3 AUBET, NÚÑEZ 2016, pp.3-14.

4 MILLÀN 2004, pp.220-243.

5 MARRINER, MORHANGE 2007, pp. 220-243.

6 ARR., An. II 18-24.

7 DIOD. XVII 40, 2-46.

8 PLUT., Alex. 24.

9 CURT. RUF. IV 2-4.

10 Le fonti riferiscono a un assedio durato complessivamente sette mesi.

11 Si fa riferimento a Ras el-‘Ain, a sud di Rachidiyeh.

12 AUBET 2010, pp. 144–155.

13 EAD. 2010, pp. 144–155; Mura 2011, pp. 445-451.

14 AUBET 2010, pp. 144–155. Tuttavia, in AUBET, NÚÑEZ 2016, pp.3-14: il numero delle urne è “più di 290”.

15 AUBET, NÚÑEZ 2016, pp.3-14.

16 AUBET 2006, pp. 37–47; 2010, pp. 144–155.

17 AUBET 2010, pp. 144–155, MILLÀN 2004, pp.220-243.

18 AUBET 2006, pp. 37–47.

19 EAD. 2010, pp. 144–155; AUBET, NÚÑEZ 2016, pp.3-14.

20 Documentato nella Tomba 61. Rilevante è la presenza di una piccola stele funebre con incisioni simboliche.

21 Alcune di esse si compongono di “double-urn graves”

22 AUBET, NÚÑEZ 2016, pp.3-14.

23 AUBET 2004; 2006, pp. 37–47; 2010, pp. 144–155; 2012, pp. 283-293; 2013, pp. 77–87; AUBET, NÚÑEZ 2016, pp.3-14; MURA 2011, pp. 445-451.

24 Tuttavia, durante gli scavi le stele sono state rinvenute cadute. Si ipotizza che in realtà dovessero essere collocate stanti sulla spiaggia, con la parte incisa o scolpita ben visibile.

25 AUBET 2010, pp. 144–155; AUBET, NÚÑEZ 2016, pp.3-14; MURA 2011, pp. 445-451.

26 In alcuni casi sono state trovate a copertura delle brocche, erano stimate come elementi di pregio.

27 AUBET 2006, pp. 37–47.

28 Le campagne del 2002-2005 sono state analizzate esaustivamente mentre la campagna del 2008-2009 è ancora in corso di studio.

29 Scelta che sembra trovare gli stessi riscontri anche nella necropoli fenicia di Akhziv.

30 AUBET, NÚÑEZ 2016, pp.3-14.

31 Riscontrabile nelle malattie dentarie.

32 AUBET 2006, pp. 37–47; 2010, pp. 144–155; AUBET, NÚÑEZ 2016, pp.3-14.

33 Infatti, in AUBET 2006, pp. 37–47 viene citato l'esempio della Tomba 8, la cui deposizione ha in parte distrutto la preesistente Tomba 38.

34AUBET, NÚÑEZ 2016, pp.3-14.

35 Per la suddetta tomba, l'urna è un lussuoso cratere cipriota con decorazioni bicrome a motivi concentrici e a fasce orizzontali

36 Il piatto nella maggior parte dei casi lo si è rinvenuto scivolato ai piedi dell'urna.

37AUBET 2006, pp. 37–47: vino e idromele sono bevande considerate pregiate e utilizzate in molti contesti funerari antichi.

38 Principalmente ovini, caprini e bovini domestici insieme a lische di pesce e molluschi e avifauna.

39 Il., XXIII.

40 AUBET 2006, pp. 37–47.

41 In Amos 6: 4-7 il banchetto viene condannato: “Essi su letti d'avorio e sdraiati sui loro divani/mangiano gli agnelli del gregge/e i vitelli cresciuti nella stalla. […] Bevono il vino in larghe coppe/e si ungono con gli unguenti più raffinati.” E in Geremia 16: 5-8: “«Non entrare nella casa del lutto, /non andare ad affliggerti con loro né a compiangerli […]. Grandi e piccoli moriranno in questo paese;/ non avranno sepoltura,

non si farà lutto per loro,/ nessuno si farà incisioni addosso o si raderà per loro;/ non si spezzerà per loro il pane del lutto/per consolarli di un morto,/non si offrirà loro da bere la coppa della consolazione/per un padre o per una madre./ Allo stesso modo non entrare in nessuna casa di convito/per sederti con loro a mangiare e a bere.”

42 La pratica di pranzare insieme ad altri commensali durante un funerale è largamente condivisa anche in numerose culture contemporanee.

43 AUBET 2006, pp. 37–47: questa parte del rituale non è comune a tutte le sepolture ma è stata decodificata dal record della Tomba 8.

44 AUBET 2010, pp. 144–155; AUBET, NÚÑEZ 2016, pp.3-14.

45 Eccezionalmente nella Tomba 34 è stato rinvenuto un elemento di ornamento sul cranio del defunto, forse un diadema.

46 AUBET 2006, pp. 37–47: la maschera è un emblema funerario che trova confronti nella necropoli di Akhziv, scavata nel 1960 da Prausnitz, ma è in associazione con inumati e cremati all'interno di una monumentale tomba di IX-VIII sec. a.C. entrambe le maschere hanno elementi in comune con altre figure barbute in terracotta proveniente da Khaldè, Beirut, Sarepta, e Kition.

47 AUBET 2006, pp. 37–47: per la rottura intenzionale di vasellame di hanno confronti anche con la Tomba 166 di Khaldè e in alcune sepolture di Akhziv in SMITH, HORWITZ 1990, pp. 137-150.

48 Nell'epica omerica il defunto fa un'offerta di sé come sacrificio; comincia a essere reso perfetto nel fuoco e i suoi legami sociali sono spezzati e svaniscono. Questa è la morte eroica, in cui le fiamme purificano il cadavere di ogni elemento corruttibile. Ne sono degli esempi il funerale di Patroclo (Il, XXIII, vv. 110-257), seguito da quello di Ettore (Il. XXIV, vv. 788-804).

49 AUBET 2010, pp. 144–155.

50 EAD. 2010, pp. 144–155; AUBET, NÚÑEZ 2016, pp.3-14.

51 La Tomba 8 non è stata ancora completamente portata alla luce perché si trovava nella sezione del saggio dell'area di scavo.

52 SCHMITZ 2009, pp. 51–85.

53 AUBET 2010, pp. 144–155.

54 Se la scoperta venisse confermata, si avrebbe la stessa sequenza documentata in Al-Bass come nella necropoli di Khaldé, dove il livello III, con una predominanza di inceneritori, è sovrapposto al più antico livello IV contenente inumazioni di età del ferro I.

55AUBET 2013, pp. 77–87.

56AUBET 2012, pp. 283-293: si è visto che questi ultimi erano stati spostati per fare spazio a nuove deposizioni

57 Nella parte inferiore della tomba 3 e presso il capo dell'inumato della tomba 4 erano collocati una fiasca da pellegrino, una brocca con decorazione a cerchi concentrici, un vasetto biansato e una coppa carenata di tradizione del Bronzo Finale.

58 AUBET 2012, pp. 283-293.

59 MURA 2011, pp. 445-451.

60 AUBET 2010, pp. 144–155.

                      
                      
                      
                      

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