La città
industriale di Stoccarda, capitale del Land di Baden-Württemberg e
centro nevralgico della produzione tedesca di
automobili, è stata grande protagonista degli eventi
bellici e post-bellici del Novecento.
Polo
industriale del III Reich hitleriano prima, centro
propulsore della Repubblica Federale Tedesca poi,
Stoccarda ha subito la devastazione e l'occupazione da
parte delle truppe alleate sul finire del Secondo
conflitto mondiale. Nell'immediato dopoguerra si è
proceduto alla ricostruzione dell'area distrutta dai
raid aerei attraverso una frettolosa politica di
restaurazione concorde con lo stile preesistente.
Durante gli
anni della guerra, James Frazer Stirling, nato a
Glasgow nel 1926, è impegnato come paracadutista per
l'esercito britannico, impiego che quasi gli costerà
la vita dopo uno scontro corpo a corpo nel quale
rimarrà ferito. Nel 1945, tornato in Inghilterra, egli
intraprende gli studi di architettura all'Università
di Liverpool, dove segue le lezioni di Colin Rowe,
storico e teorico dell'architettura. Sotto l'ala
protettiva dello stesso Rowe, suo maestro, amico e
mentore, Stirling conseguirà il diploma di laurea in
architettura nel 1950.
Spostatosi
a Londra all'inizio degli anni Cinquanta, Stirling
inizierà il suo primo sodalizio progettuale con il
collega James Godwan, con il quale lavorerà a diverse
abitazioni per facoltosi committenti, giungendo fino
alla costruzione dell'Edificio di Ingegneria per
l'Università di Leicester (1959 – 1963), progetto dal
carattere primordialmente High-Tech 1, che darà ai due una prima vera spinta verso
il successo. Questi sono gli anni della sua
fascinazione per Le Corbusier 2, sulle cui invenzioni architettoniche –
nello specifico la maison Jaoul a Neuilly 3 e la cattedrale di Ronchamp 4 – scriverà ben due articoli per la rivista The Architectural Review.
In questo periodo il suo stile può definirsi
Neo-Vernacolare 5,
come negli alloggi per famiglie a Preston, con un
forte influsso dal Brutalismo 6, già riscontrabile nelle abitazioni di Ham
Common 7
del 1955 – 1958.
Nel 1963 si
interrompe il rapporto fra Godwan e Stirling;
l'assistente di studio, Michael Wilford, deciderà però
di rimanere insieme a quest'ultimo. Con lui Stirling
instaurerà un rapporto quasi trentennale che, nel
1971, li vedrà fondare lo studio James
Stirling, Michael Wilford & Associates. Negli anni che precedono la collaborazione
formale dei due, Stirling riuscirà a prendere le
distanze dalle committenze private aprendosi
maggiormente ad impieghi per la sfera pubblica e
universitaria: Facoltà di Storia di Cambridge,
Residenza per gli studenti a St. Andrews, progetto per
il nuovo centro civico di Derby. Quest'ultimo, rimasto
solo un progetto in collaborazione con Louis Krier,
apre il lavoro di Stirling agli schemi del
Contestualismo architettonico 8, pur rimanendo saldamente di natura High-Tech.
Nel biennio
1967 – 1968 Stoccarda diventa la sede centrale del
Comando europeo degli Stati Uniti (EUCOM), uno degli
undici comandi militari unificati degli Stati Uniti.
Questa nuova situazione rafforza il ruolo della città
tedesca nello scacchiere della Guerra Fredda.
Esattamente
dieci anni dopo, nell'ambito di un'iniziativa di
pianificazione urbana patrocinata dal primo ministro
del Baden-Württemberg Hans
Filbinger, viene indetto un
concorso per la realizzazione dell'ampliamento della
Vecchia Staatsgalerie di Stoccarda, siamo nel 1977. Il
concorso subentra ad un precedente bando che
comprendeva anche l'ampliamento del Parlamento del Württemberg, escluso dal bando successivo 9. La competizione
richiedeva la capacità di creare un collegamento fra
il vecchio edificio del 1837 – 1843 e il nuovo
ampliamento, con l'ostacolo rappresentato da un sito
ricco di pendii; nel progetto erano compresi anche il
Nuovo Teatro e la Scuola di Musica, entrambi
all'interno del complesso 10.
Per la JSMWA 11
gli anni Settanta rappresentano una svolta verso
l'internazionalizzazione dei progetti e verso uno
stile nuovo e altamente citazionistico, che la critica
collocherà nell'ambito del Post-Moderno 12. Il 1975 è l'anno in cui lo studio di
Stirling e Wilford si impegna nella progettazione di
tre edifici museali per una serie di concorsi indetti
in Germania e nello specifico nelle città di
Düsseldorf, Colonia e Stoccarda 13. Le novità presentate da Stirling e Wilford
per questi concorsi non vengono ritenute all'altezza
delle richieste e i progetti per il Museo
di Renania-Westfalia di
Düsseldorf e per il Wallraf-Richartz di Colonia vengono respinti.
La storia
insegna, però, che le grandi vittorie nascono da
pesanti sconfitte e nel 1979, al termine del vaglio
per i progetti presentati per la Neue Staatsgalerie di
Stoccarda, la giuria esprime un parere unanime: il
vincitore del concorso è il progetto della James Stirling, Michael Wilford &
Associates.
Il progetto
vincitore, destinato a suscitare ampio dibattito sulle
pagine di numerose riviste di settore 14 per il suo carattere alieno rispetto al
contesto urbano 15,
ha come obiettivo principale quello di inglobare il
suo nuovo habitat divenendo protagonista del tessuto urbano al
fine di promuovere «una nuova e diversa relazione
rispetto all'intera città» 16.
Divisi fra
apprezzamento e critiche, Stirling e Wilford
intraprendono quello che sarà riconosciuto come il
loro progetto maggiormente rivoluzionario: 13.000 m 2, 89 milioni
di Marchi tedeschi e 5 anni di cantiere 17.
Il sito
deputato ad ospitare il nuovo edificio si trova in un
assetto urbano di impianto simmetrico, nel quale
l'unica eccezione è rappresentata dalla forma ad “H”
della preesistente galleria – un fabbricato a “U”
venuto a modificarsi all'inizio del secolo scorso –
adiacente alla Konrad Adenauer Strasse, asse viario di
riferimento per gran parte degli edifici allineati al
filo stradale 18.
Quest'area, che si trova nei pressi del centro
storico, è caratterizzata da un dislivello di circa
dodici metri 19,
fattore di grande incidenza nell'edificazione del
nuovo complesso. La Konrad Adenauer Strasse, che corre
di fronte al complesso in parallelo alla retrostante
Urbanstrasse, con la quale si congiunge tramite la
Eugenstrasse, è una grande strada di scorrimento
piuttosto che un tradizionale viale cittadino 20. Per tale motivo l'edificio, pur
allineandosi al suo andamento secondo un orientamento
a nord-ovest, crea una sorta di non-rapporto con
questo asse viario per sua natura già slegato dal
resto dell'assetto urbano.
Per
Stirling le questioni appena esposte legate all'asse
viario, al dislivello e alla galleria esistente sono
da affrontarsi in una soluzione di continuità con il
contesto, lo stesso architetto afferma:
«Lungo la
Konrad-Adenauer Strasse si crea una serie di piazze
urbane: quella della vecchia galleria, quella
articolata in più livelli, della nuova galleria, e
l'ultima, a conclusione di Eugenstrasse, di fianco
all'ala del nuovo teatro. Di fronte si trova il
vecchio Teatro di Stato. Il percorso che attraversa il
nuovo isolato permette di superare il dislivello di 12
metri tra le quote delle sue strade, passando nel
cuore dell'edificio, lungo la corte centrale» 21.
Per quanto
riguarda l'armonia con il contesto, anche qui Stirling
e Wilford procedono per continuità, adattando scala,
allineamento e materiali architettonici alle soluzioni
già adottate negli edifici preesistenti 22, al fine di creare un effetto di parziale
fusione con lo stile postbellico dell'agglomerato
urbano. Di qui l'utilizzo ripetitivo della pietra
naturale per gli elementi verticali e la sagoma cubica
dell'impianto generale, fattori che indirizzano
decisamente l'edificio verso un senso di stabilità 23.
Questa
impressione di solidità viene rafforzata dall'elemento
cardine dell'intero progetto: la corte centrale. Di
ascendenza estremamente classica, rivestita in pietra
come tutto il resto della struttura esterna, questa
forma cilindrica, centrata all'interno dei due corpi a
“L” retrostanti, consolida la condizione di simmetria
dell'intero edificio: da un lato richiama l'ingresso
semicircolare della vecchia galleria e dall'altro
esalta l'importanza della corte stessa che, con la sua
disposizione, assume il valore di volume predominante 24.
Tale
descrizione permette, insieme alla pianta del
progetto, di visualizzare correttamente la veduta
aerea del complesso: un quadrato suggerito da due
corpi a “L” che abbracciano un cerchio centrato sulle
diagonali. A questa disposizione si aggiungono
l'angolo smussato e ondulato creato dalla Scuola di
musica e l'ulteriore corpo a “L” slegato rappresentato
dal Teatro, ripetizione dell'ala della galleria.
Tale
assetto, chiaramente evocativo di un impianto
palladiano e neoclassico, si potrebbe allontanare
dalla definizione, sempre rifiutata dai due, di
edificio Post-Moderno; ma non è così.
Per ognuno
degli elementi introdotti Stirling e Wilford hanno
ideato un contrappunto “astratto” 25 che non solo caratterizza l'edificio come
Post-Moderno ma mostra caratteristiche inerenti
all'Architettura Liquida. Per Dal Co:
«A tal
proposito è utile notare come spesso Stirling utilizzi
i termini “astratto” e “rappresentativo”, dove lo
spazio occupato dalla sua ricerca è misurato e
definito dell'estensione del significato della
congiunzione “e”, e dal confronto che essa instaura.
Se veramente, come è stato notato, il problema
dell'arte contemporanea è quello della
rappresentazione perché solamente un'arte non
rappresentativa può interrogare la rappresentazione,
allora questo è il senso dello sforzo di comporre
conflitti che Stirling esibisce a Stoccarda. Egli pone
in confronto lo spazio informe, topologico, senza
luogo della nostra contemporaneità con lo spazio
antico, assoluto, vero: si ostina sulla congiunzione
di senso che pone a confronto il nostro mondo che non
distingue fra verità e falsità, con il ricordo di un
mondo fondato su quella distinzione» 26.
Il primo
approccio alla Neue Staatsgalerie è in rapporto con
l'asse viario adiacente: come la Konrad-Adenauer
Strasse può essere considerata una “non-strada” per
via del suo isolamento rispetto all'assetto urbano
circostante, la facciata 27 ideata da Stirling e Wilford si propone come
una “non-facciata” che recede in una serie di «episodi
accidentali, disposti lungo i percorsi pedonali che
attraversano l'edificio» 28. L'ingresso è ulteriormente allontanato
dall'asse viario da un basamento quadrato che,
sopraelevando il piano del museo, ha una doppia
funzione: rafforzare il senso di stabilità dell'intero
complesso e ospitare il parcheggio coperto 29. La separazione viene definitivamente
sancita dal piano-schermo di alberi che corre lungo
tutto il perimetro del fronte 30.
Per
accedere all'edificio, una volta passati sotto il
tempietto rosso d'ingresso alto ben otto metri, è
necessario percorrere una sorta di rampa a “zig-zag”
che ci porta alla terrazza di accesso; qui si entra in
contatto con alcuni elementi che sfuggono al
repertorio classico. Il primo di questi è la facciata
ondulata realizzata in vetro e acciaio cromato verde.
Questa bellissima epidermide trasparente e
specchiante, ideata sulla scorta di complessi
rapporti geometrici fra la linea di base che la
percorre e i pannelli che ne compongono i singoli
segmenti, è provvista di un sistema di riscaldamento e
raffreddamento della superficie vetrata, oltre che di
un sedile continuo interno 31. Questa membrana è realizzata
geometricamente, nella linea di base, su una
circonferenza perfetta 32;
nonostante questa regolarità, la “torsione” della linea di base
della vetrata fa sì che questa si componga di pannelli
rettangolari irregolari tutti diversi fra loro.
Aperture in vetro e acciaio cromato di color verde,
sulla falsa riga della facciata, si ritrovano più
volte percorrendo il complesso – come ad esempio nel
tetto del centro informazioni della hall oppure nella parete del bar-caffetteria –
avvertendo un forte contrasto con la rigidità delle
pareti in pietra.
Fig.1 - JAMES STIRLING & MICHAEL WILFORD,
facciata vista dalla rampa d'ingresso di sinistra, Neue Staatsgalerie, Stuttgart, 1979 – 1984, foto Wojtek Gurak on Flickr
(4 ottobre 2013, Creative Commons – Attribuzione non commerciale)
Fig.2 - JAMES STIRLING & MICHAEL WILFORD, membrana vetrata vista dal centro informazioni,
Neue Staatsgalerie, Stuttgart, 1979 – 1984, foto Jaime Silva on Flickr
(23 agosto 2009, Creative Commons – Attribuzione non commerciale)
Lungo il
percorso, costeggiando la facciata ondulata, si
raggiunge una rampa, accesso ad una suggestiva
passeggiata labirintica, sviluppata intorno alla corte
centrale. Qui trova posto un particolare elemento, che
prende il nome di Supergraphic: una serie di tubi fluorescenti in varie
tonalità – le principali sono azzurro e lilla – con
funzione di balaustra, di illuminazione e di riconoscimento dei percorsi e delle terrazze 33.
Questi inserti hanno un'importante funzione di
orientamento in un percorso esterno composito e ricco
di cambi di livello e di alternanza fra spazi ampi e
disorientanti e stretti corridoi di passaggio. Al
termine della rampa del primo livello si apre la
Terrazza delle sculture, un grande ambiente che
circonda la corte centrale; a quest'ultima si può
accedere tramite una nuova rampa discendente e
spiraliforme che richiama l'ingresso semicircolare
della vecchia Staatsgalerie. Questa logica di rampe
aperte su spazi di ampio respiro sembra riprodurre
fedelmente l'idea di promenade
architecturale di Le
Corbusier e della sua Villa Savoye.
Guidati da
questi elementi, che ricordano i tubi colorati del Centre Pompidou,
è possibile raggiungere la corte centrale, elemento
chiave del progetto, accessibile alla vista e al
passaggio da numerosi punti sia interni sia esterni.
Elemento maggiormente classicheggiante dell'edificio,
la corte rappresenta un «momento culminante
dell'assetto spaziale» 34.
Appare chiara la sua ascendenza dal Pantheon e
dall'opera di Schinkel e del Biedermeier. Stirling,
però, rende questo ambiente una testimonianza del
“vuoto”, un “non-spazio”, un luogo che ha «invece di
una cupola, una superficie aperta verso il cielo» 35. All'interno della corte si incontrano le
diverse necessità dell'uomo, che può transitarvi,
stazionarvi, misurarne la grandezza dal colpo d'occhio
di una finestra, percorrerla attraverso la rampa a
spirale che vi discende, scoprirla alla svolta di uno
dei tanti corridoi che la costeggiano.
Fig.3 - JAMES STIRLING & MICHAEL WILFORD, corte centrale con rampa che porta al livello 1,
Neue Staatsgalerie, Stuttgart, 1979 – 1984, foto Fred Romero on Flickr
(3 maggio 2017, Creative Commons – Attribuzione non commerciale)
Il
percorso, attraversata la corte, si chiude con
l'edificio della biblioteca, ultimo di una serie di
episodi accidentali che il “labirinto” di Stirling
sottopone al visitatore.
Sono da
segnalare, inoltre, due aspetti particolari dell'area
esterna del complesso. La prima è l'inserimento,
richiesto dal bando, di un elemento democratico tipico
di molti concorsi tedeschi, cioè un percorso pubblico
interno al complesso. Tale via pedonale
si configura come una scorciatoia che, costeggiando la
corte, permette un rapido collegamento fra i due assi
viari a partire dalla terrazza del caffè fino a
giungere al percorso pedonale in Urbanstrasse. La
seconda particolarità è rappresentata da alcune
porzioni di muratura 36
volutamente lasciate incomplete, come cadute, che
insieme alle piante sporgenti dallo spessore di muro
della parete della rotonda, sembrano ricollegarsi ad
una “estetica delle rovine” molto in voga negli
edifici contemporanei a partire dal decennio Settanta.
Fig.4 - JAMES STIRLING & MICHAEL WILFORD, panoramica dell'ingresso dalla rampa di sinistra, Neue Staatsgalerie, Stuttgart, 1979 – 1984, foto Fred Romero on Flickr
(3 maggio 2017, Creative Commons – Attribuzione non commerciale)
Si torni
ora alla grande membrana vetrata dell'ingresso.
Osservandola da davanti noteremo che al margine
sinistro si trova l'entrata dell'edificio, in
posizione decentrata e quasi nascosta. Da qui si
accede al primo livello dell'edificio, costituito da
un grande spazio composito che ospita numerosi
ambienti: la hall, il guardaroba, la rampa, l'ascensore e la
scalinata, questi ultimi due in posizione
diametralmente opposta. Da questo livello sono
raggiungibili anche la caffetteria e due sale poste
sull'asse della corte centrale 37: la sala per le mostre temporanee con pareti
mobili e la sala conferenze, adattabile anche a
sala-concerto o sala-cinema grazie alla splendida
acustica dell'ambiente. Queste sale, oltre a
presentare dei bellissimi pilastri a fungo 38 in calcestruzzo che ricordano quelli ideati
da Frank Lloyd Wright per il Johnson Wax
Administration Building del 1936 – 1939, incorporano
un interessante meccanismo di climatizzazione:
«Nella sala
esposizioni e nella sala conferenze le bocche delle
prese d'aria sono pezzi di automobili Mercedes-Benz:
tutte quante sono manovrabili a mano e gli ingegneri
sono stati capaci di conferire esatta direzione ai
flussi d'aria all'interno delle stanze» 39.
La hall presenta
un'illuminazione a raggiera con luci a nastro che
partono dal centro geometrico del padiglione, situato
nel centro informazioni. Quest'ultimo, che richiama la
forma di un tempietto classico, presenta un tetto
vetrato circolare e un pavimento in pietra,
isolato dal resto della pavimentazione della hall, realizzata
con appositi profilati di gomma stampati nel verde standard della
casa produttrice. La stessa differenza di materiali
la notiamo in prossimità della “colonna-matita e
temperamatita” che sorregge la rampa d'accesso alle
gallerie 40.
Salita la
rampa, entriamo nel percorso espositivo del secondo
livello, realizzato all'interno dei due corpi a “L”
senza soluzione di continuità e in maniera
perfettamente rettilinea. La successione assiale delle
sale avviene attraverso grandi portali lignei
sormontati da elementi metallici trapezoidali
rivestiti in cartongesso, spessi 20 cm a partire dal
muro. All'interno di queste strutture sono
funzionalmente nascosti dispositivi elettronici e di
areazione, allarmi e dispositivi antincendio 41. Questi fronti classici appaiono desunti
dallo stile dell'Altes Museum di Berlino realizzato da
Schinkel, del quale Stirling recupera anche la
successione lineare dei vani, in contrapposizione alla
disposizione più o meno libera delle opere nelle sale
che, tinteggiate con vernice sintetica che evita
l'assorbimento e la dispersione di umidità nell'aria,
presentano pavimentazioni differenti a seconda
dell'altezza del soffitto e del tema della sala (ad
esempio alcune sale presentano moquette di lana,
mentre quelle dedicate all'arte contemporanea hanno un
parquet di quercia) 42.
Il sistema di illuminazione angolare evita
un'eccessiva diffusione di luce favorendo numerose
irregolarità e giochi di ombre. Il sistema di
climatizzazione, di cui tutte le sale sono dotate, è
inserito in apposite fessure fra il soffitto vetrato e
le modanature e fra lo zoccolo di pietra arenaria e il
bordo inferiore delle pareti. A metà percorso è
presente una scala, in corrispondenza della porta
della biblioteca, che consente di interrompere la
visita della collezione e tornare nella hall.
Terminato
il percorso espositivo del secondo livello si
raggiunge la galleria a ponte che collega la vecchia
struttura con il nuovo ampliamento. Questo
collegamento, realizzato con colonne svasate verso il
nuovo edificio e con pilastri tradizionali verso il
vecchio, incontra quest'ultimo in corrispondenza del
portico centrale. Al di sotto di questo passaggio, nel
nuovo edificio, si trova un foyer
finestrato adiacente alle
sale per le esposizioni temporanee.
Risulta
interessante analizzare due soluzioni High-Tech
utilizzate all'interno
dell'edificio: il tetto e le pareti mobili. Per quanto
concerne le pareti mobili, sia della sala per
esposizioni temporanee sia per le sale
dell'esposizione permanente, siamo di fronte a
strutture estremamente flessibili, in grado di
modificare la pianta delle sale grazie alle capacità
di direzionamento e regolazione; inoltre questi
elementi, molto pesanti e dotati di sistemi elettrici
e di allarme, sono trasportabili rapidamente fra le
sale grazie ad un apposito carrello. Per quanto
riguarda il tetto, il progetto originario prevedeva
una copertura a shed 43 che creasse una «galleria a illuminazione
naturale», progetto poi abbandonato in favore di un
doppio spiovente simile a quello della Vecchia
Staatsgalerie, dotato di un tetto a falde di
dimensioni ridotte. Tale assetto ha avuto un'ottima
resa cromatica nella zona espositiva, sia per quanto
riguarda la luce naturale zenitale, sia per quanto
concerne quella artificiale, alloggiata nella zona
delle capriate che sorreggono il tetto. Decisamente
più complesso è stato trovare la combinazione di vetro
che filtrasse la luce senza darle tonalità di colore
che avrebbero inevitabilmente peggiorato la fruizione
delle opere esposte 44.
La progettazione del tetto è stata guidata, oltre che
da criteri di illuminazione, da una politica di
risparmio energetico legata al raffreddamento estivo
delle sale 45.
Si lega a questo tema la grande varietà di aperture
che presenta l'edificio: aperture regolari nei piani,
lucernari, aperure agli angoli sulla scia delle
finestre a nastro, aperture tra i piani che ampliano
lo spazio percepito, oblò, feritoie e pareti vetrate.
L'ampliamento
della
Neue Staatsgalerie si completa con tre edifici
inglobati nel complesso: il Teatro, la Scuola di
musica e la Biblioteca.
Il Teatro,
alla cui sala per il pubblico si accede tramite una rampa situata
all'estrema destra dell'atrio di questo edificio, presenta un
auditorium polivalente; infatti la struttura dei
pannelli, in parte assorbenti e in parte riflettenti
il suono, si presta anche all'utilizzo della “scatola
nera” come sala-conferenze. La struttura a “L”
rovesciata rispetto ai corpi della galleria, si
affaccia sia su Eugenstrasse sia su Konrad-Adenauer
Strasse dove, all'ingresso principale, «pende il
vessillo che annuncia gli spettacoli in corso» 46.
La Scuola
di musica, dotata di numerose stanze, assume una forma ondulata che favorisce un'ottima acustica in ogni angolo dell'edificio.
Tale aspetto esterno è in armonia con una serie di
edifici preesistenti nella zona posteriore del lotto 47.
La
Biblioteca, situata parallelamente alla Urbanstrasse,
ospita ben sei livelli: tre dedicati alla biblioteca e
realizzati in muro vetrato, due agli uffici e un
giardino pensile. Questo edificio è dotato di tende a
motore e due colonne di areazione che terminano in
colorate prese d'aria in resina poliestere rinforzata
con fibra di vetro 48.
Fig.5 - JAMES STIRLING & MICHAEL WILFORD, bocche degli impianti interni adiacenti al parcheggio, Neue Staatsgalerie, Stuttgart, 1979 – 1984, foto Jaime Silva on Flickr
(22 agosto 2009, Creative Commons – Attribuzione non commerciale)
Interessante,
in
conclusione, sottolineare l'esistenza di una gerarchia
degli ingressi, dove ognuno di questi è stato dotato
di un diverso numero di campate: tre per la galleria,
due per il teatro e una per gli uffici e la
biblioteca. Tutte queste strutture sono state
realizzate in travi colorate con giunture imbullonate.
La Neue
Staatsgalerie, come in generale la triplice proposta
della JSMFA per i poli museali tedeschi, riflette il
desiderio di creare un microcosmo per un pubblico
eterogeneo che possa espletare all'interno del
complesso una grande varietà di bisogni e desideri.
Inoltre, le numerose soluzioni architettoniche,
innovative e citazionistiche, sembrano allo stesso
tempo rendere omaggio e parodiare il precedente
complesso e il territorio circostante. Descrive Muirhead:
«The
museum
was constructed in situ concrete and the embellished with the
stone cladding, Egyptian cornices, De Stijl canopies, Romanesque or
Loosian windows and the other stylistic frills which
continue to stimulate so much discussion: a
connoisseur's random selection of remnants of
abandoned architectures, echoing through Stirling's
modernism in fragmented, insubstantial ways which
only indistinctly describe the epochs or places to
which they might originally have pertained» 49.
Ne risulta
un ricorso alla citazione libera e antiaccademica che
inserisce il duo nel clima dell'arte contemporanea di
«composizione per differenze» 50, nel quale il gioco, il montaggio,
l'accostamento, gli incidenti si fondono per
raggiungere una «distorsione formale». Stirling coglie
la necessità moderna di porre problemi, tornando al
confronto con i valori di “storia” e “memoria” che
l'architetto deve affrontare con l'umiltà di chi
pratica un “mestiere” artigiano, e fa tutto questo in
chiave ironica e poetica allo stesso tempo. Come
scrive Mario Botta:
«Vi è
un'arcaicità del nuovo linguaggio di Stirling che
raramente l'architettura moderna ha saputo raggiungere
attraverso l'intera sua storia. Poiché in effetti ciò
che si rincorre attraverso il costruire è proprio il
passato, il grande passato. È la memoria dei popoli
estinti, delle forze ataviche, dei misteri magici che
si perde nella notte dei tempi; è tutto questo che è
rincorso, invocato, desiderato e sublimato per poter
resistere alla scommessa della vita di tutti i giorni» 51.
In questi
espedienti è espressa la «monumentalità informale»
individuata da Massimo Faiferri 52.
Risulta
possibile, dunque, rintracciare in alcuni dettagli del
complesso i caratteri “liquidi” dell'edificio:
l'assenza di una facciata tradizionale, sostituita –
in questo caso parzialmente – da una “non-facciata” o
da una membrana a contatto con l'ambiente esterno,
l'assenza di linearità nella distribuzione degli spazi
che evoca la presenza di un labirinto nel quale
districarsi, l'utilizzo di materiali tecnologici
contrastanti con l'aspetto classico del corpo di
fabbrica – come i Supergraphics o le differenti pavimentazioni della hall – al fine
di rendere “vivo” e “pulsante” l'edificio, il tema
dello “specchio” come meccanismo di interazione fra
ambienti interni ed esterni e come riflesso
dell'ambiente circostante, trasposizione degli studi
della psicologia contemporanea in merito alla
«formazione dialettica dell'io» 53.
La
realizzazione dell'ampliamento della Staatsgalerie di
Stoccarda segnerà per Stirling e Wilford un punto di
svolta nella loro carriera; l'attenzione critica, già
forte nel decennio Settanta, andrà ingigantendosi
facendo rientrare la coppia nel novero delle archistar.
La carriera
dello studio proseguirà con una serie di commissioni
di rilevanza sempre maggiore e di forte impatto
sull'architettura contemporanea, come l'estensione del
Fogg Art Museum dell'Università di Harvard,
l'ampliamento della Tate Gallery di Londra, la
rivoluzionaria Braun Factory di Melsungen, la
ristrutturazione di Palazzo Citterio a Milano, la
Biblioteca di Scienze a Irvine per la University of
California e numerosi progetti, alcuni dei quali
lasciati in sospeso a causa della morte di Stirling
nel 1992, come il Politecnico di Temasek a Singapore.
Nel 1992 ci
lascia uno dei più brillanti architetti del suo tempo,
James Stirling, capace di creare nuove vie per
l'architettura unendo linguaggi del passato e del
futuro, in un corpus eterogeneo di edifici concepibili come step verso
nuovi orizzonti progettuali; una sequenza di singole
esperienze che potrebbero apparire monadiche ma che
sono invece segretamente legate l'una all'altra. La
capacità di creare una monumentalità informale
attraverso la chiave dell'ironia e del gioco è il fil rouge dell'intera
esperienza del suo progettare ed edificare: un eccesso
calcolato, un genio in grado di controllare l'eccesso.
Vengono,
dunque, fuori i due grandi capisaldi dell'edificare
“stirlinghiano” – e “wilfordiano” – a tutto tondo:
un'architettura che va abitata e vissuta ma
soprattutto che va pensata ed eretta «secondo un
processo in cui nulla deve essere privilegiato, ma
anche nulla deve essere messo da parte» 54.
Racconta
Wilford, in merito agli esigui lavori realizzati in
Inghilterra:
«Nonostante
periodi di pessimismo, c'erano sempre in Stirling
bagliori di un malizioso senso dell'humor» 55.
Non è un
caso che il nome di James Stirling si leghi ad un
decisivo evento della storia dell'arte contemporanea:
la mostra This is Tomorrow alla Whitechapel Gallery di Londra, del
1956. Alla rassegna che segnerà l'inizio della Pop Art c'è
anche una sua opera, realizzata insieme a Michael
Paine e Richard Matthews: un papier-mâché
evocativo di habitat
primitivi in linea con le ricerche avanguardiste del
Primo Novecento. Dietro a questa scultura di
cartapesta, però, non è nascosto alcun significato
primigenio o primordiale, dal momento che si tratta
semplicemente della trasposizione tridimensionale di
una fotografia di bolle di sapone 56.
NOTE
1 Campioni del British High-Tech sarebbero
stati due allievi dello stesso Stirling
all'Università di Yale: Richard Roger e Norman
Foster.
2
MAXWELL 1998, pp. 7 – 28
5 L'Architettura Neo Vernacolare è un fenomeno di revival del XIX secolo che prende le mosse dallo stile propriamente detto “Vernacolare”. Secondo questo modello architettonico il progetto segue le esigenze geografiche, la disponibilità di materiali da costruzione e le specifiche tradizioni del luogo. Per tali motivi, all’origine di questo stile troviamo costruttori locali piuttosto che architetti in senso stretto, e di conseguenza il termine assume il significato di architettura “tradizionale” e “popolare”, in contrapposizione alla maniera “educata” del costruire secondo modelli razionali, consolidati e diffusi (es. i templi greci o le cattedrali romane).
6 Per Brutalismo si intende una corrente
architettonica nata a metà degli anni Cinquanta –
il termine compare per la prima volta nel 1955
all'interno della rivista Architectural Review, in un
articolo di Reyner Banham intitolato The New
Brutalism – inspirata al concetto di Art Brut di Jean
Dubuffet. Questa corrente architettonica esprime
la “spontaneità” del costruire mostrando
un'intenzionale rudezza delle forme e dei
materiali, palesati per ciò che sono, nell'ottica
di un superamento dell'armonia estetica del
periodo entre deux guerres. Tale
accezione deriva anche dall'utilizzo di beton brut, il cemento
armato lasciato a vista che per la prima volta
troviamo nell'Unitè d'Habitation di Marsiglia
progettata da Le Corbusier. Questo illustre
precedente consente di attribuire all'architetto
svizzero, naturalizzato francese, la prima
affermazione di Brutalismo in architettura.
10
ZARDINI 1985, pp. 8 – 9
11 James
Stirling, Michael Wilford and Associates
13
MUIRHEAD 1994, pp. 12 – 15
14 ARNEL 1984, pp. 252 –
253
15 Il maggior
oppositore del progetto, Prof. Behnish, attaccò il
progetto di Stirling a causa della sua vicinanza
alle forme palladiane e all'architettura del Reich
hitleriano.
19 Il dislivello
fra Konrad-Adenauer Strasse e Urbanstrasse è di
circa 12,50 m. Prima dell'inizio dei lavori fu
necessario rimuovere circa 110.000 m 3 di terra.
Sull'appezzamento vi è una falda di acque
freatiche che segue, per conformazione e direzione
di scorrimento, il pendio. Tale conformazione ha
reso necessario l'inserimento dell'intero
complesso in un bacino impermeabilizzato con
bitume. La soletta di fondazione della centrale
tecnica (sopra la zona delle acque freatiche) ha
uno spessore di 70 cm. Sotto questa piastra
l'acqua sotterranea viene deviata in uno strato di
ghiaia e convogliata nuovamente nel terreno verso
valle. (STIRLING 1985, pp. 70 – 71)
23 BRUNO 1991, pp. 9 – 13
24 Cfr. con la Pianta dell'edificio
27 La facciata in pietra naturale è del tipo
“ventilato”, con giunti aperti. Le lastre di
pietra naturale, spesse 4 cm, sono bloccate nel
suolo mediante ancoraggi in acciaio. La struttura
della facciata è costituita da un isolamento
termico (6 cm), una intercapedine (4 cm), e da
pietra naturale (4 cm).
29 Il parcheggio sotterraneo è situato a
livello di Konrad-Adenauer Strasse, sotto la
terrazza di accesso rialzata di circa 3 m.
31 ZARDINI 1985, pp. 34 – 35
32
Ogni
segmento della circonferenza, fra il centro e la
linea di base, è un ottavo di cerchio (45°). I
raggi degli assi dei montanti sono disposti in un
modulo angolare di 4,5°. Ogni montante è così
disposto ad angolo retto rispetto alla base e
ciascuno di essi (20) è spostato sulla verticale
di 15 cm rispetto al precedente. Le “torsioni”
della superficie vetrata che ne derivano vengono
compensate mediante telai sghembi. I pannelli
vetrati vengono così adattati al complesso sistema
portante mediante profili standard di tenuta in
gomma. Per legge geometrica, tutte le lastre sono
costituite da rettangoli diversi e irregolari
(STIRLING 1985, p. 35)
36 I muri sono costituiti da fasce alterne
di travertino e arenaria. Lo zoccolo e la
pavimentazione della terrazza sono in pietra
calcarea adatta alla neve e allo spargimento di
sale. Per evitare sprechi nel taglio delle pietre
è stato richiesto che fossero usati tutti i
possibili tipi di taglio. (STIRLING 1985, p. 63)
38 Questi
pilastri sono stati realizzati a partire da una
cassaforma di plastica rinforzata con fibra di
vetro.
39 J. STIRLING 1985, p. 30
42 STIRLING 1985, pp. 42 – 45
43
Per
copertura a shed si intende un tipo di copertura che
permette di illuminare uniformemente un ambiente
con luce diurna. Questa tipologia di copertura,
chiamata anche “a dente di sega”, è costituita da
un certo numero di falde piane disposte su due
ordini, diversamente inclinati rispetto alla
orizzontale. Le falde del primo ordine sono
coperte con elementi di solaio in laterizio o in
cemento armato, e vengono definite “piene”; quelle
del secondo ordine, invece, sono quasi interamente
vetrate e hanno notevole inclinazione. Questo
sistema consente di illuminare grandi ambienti nei
quali l'unica fonte di luce naturale è costituita
dalla superfice esterna, come, ad esempio, nei
grandi capannoni industriali. In aggiunta, grazie
alla capacità di coibezione di questo sistema, ne
derivano notevoli vantaggi in termini di risparmio
energetico.
Nel
caso della Neue Staatsgalerie, l'iniziale progetto
per una copertura a shed con luce proveniente da nord venne
sostituito da una copertura a doppio spiovente
simile a quella della vecchia Staatsgalerie. Anche
quest'ultima andò pian piano riducendosi al fine
di ottimizzare l'illuminazione e il consumo
energetico: la struttura finale si presenta come un tetto a falde di dimensioni ridotte
sorretto da capriate a traliccio in acciaio.
Sotto
il tetto a falde, sopra la capriata, si trova una
zona continua di circa 35 cm di altezza che
contiene un sistema di schermatura solare in
lamelle di alluminio collegate a strisce di gomma.
Nella
zona della capriata sono alloggiati il sistema di
illuminazione artificiale, le canalizzazioni di
areazione e lo spazio per i carrelli di pulizia.
Il
livello più basso è costituito dal soffitto
luminoso orizzontale, sospeso alla capriata. In
un'intelaiatura costituita da profili di acciaio a
T sono disposti pannelli di una triplice vetratura
tenuti da profili di neoprene espanso. Questa
struttura impedisce lo scambio d'aria fra la zona
espositiva ad alto condizionamento e la zona di
copertura areata, che funziona da isolante verso
l'esterno. (STIRLING 1985, pp. 47 – 49)
44 Era stato osservato che con una
determinata quantità di vetro normale la luce
passante si colorava visibilmente di verde.
45 La struttura
del soffitto non è dotata di isolamento termico,
per non impedire l'irradiazione notturna
dell'energia immagazzinata di giorno. (STIRLING
1985, pp. 46 – 49)
56 DAL CO 1994, p. 4
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Thorsten
RODIEK, James Stirling: Die neue
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Stuttgart, Verlag Gerd Hatje, 1984
Vedi anche nel BTA:
USCITE DI ARCHITETTURA LIQUIDA
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