Introduzione
Il
caso-studio
preso in esame in questo articolo è il Tondo
di
San Giuseppe ed il Bambino,
conservato presso Palazzo Chigi di Ariccia. Lo
studio è stato realizzato nell'ambito dei
progetti del DTC , ADAMO ed ECODIGIT dell'ENEA,
con il contributo della professoressa Mongelli.
L'obbiettivo
della
trattazione è mostrare il possibile uso delle
nuove tecnologie nella realtà museologica.
Argomento principale sarà, naturalmente,
l'analisi fotogrammetrica e storico-artistica
del Tondo di San
Giuseppe
con il Bambino,
realizzato a sanguigna da Gian Lorenzo Bernini nel 1663 e
conservato nella Cappella del piano nobile di
Palazzo Chigi. (Fig. 1)
Fig. 1 - Tondo di Gian Lorenzo Bernini con San Giuseppe e il Bambino, Museo Chigi, Ariccia (RM)
Foto cortesia Sara Pettisano
La
Fotogrammetria
La
fotogrammetria
è una tecnica di rilievo che permette di ottenere, a
partire da immagine fotografiche, misure metriche di
un oggetto quali la forma, le dimensioni e la
posizione nello spazio. I principi teorici su cui si
basa sono l'ottica, la fotografia e la geometria
descrittiva, in particolare la prospettiva
inversa.
2
(Fig. 2)
Fig. 2 - Modello in 3D all'interno del programma MeshLab
Foto cortesia Sara Pettisano
In
base al metodo di acquisizione del rilievo possiamo
suddividere la fotogrammetria in due principali
categorie: la fotogrammetria aerea, che consiste
nell'acquisizione da aereo o satellite e si occupa
della ricostruzione della morfologia del territorio e
della cartografia; e la fotogrammetria terrestre, che
invece si basa su un'acquisizione da vicino o
close-range e si occupa di oggetti situati ad una
distanza inferiore a 300 metri.
La
principale
sfida della fotogrammetria è collegare univocamente i
punti dell'oggetto nello spazio reale a quelli della
foto dell'oggetto nello spazio multimediale.
Per
riuscirci
questa tecnica tiene conto di tre parametri: le
coordinate tridimensionali dell'oggetto, ovvero X, Y e
Z; le coordinate bidimensionali dell'oggetto, ovvero x
e y e i parametri di orientamento.
Il
processo fotogrammetrico si articola in tre fasi, che
prevedono una prima acquisizione delle immagini,
durante la quale si pianifica la campagna di rilievo e
si acquisisce il dato fotogrammetrico; una seconda di
orientamento, dove si posizionano le prese
fotografiche e si risale al loro orientamento; e
un'ultima di restituzione, durante la quale, noti i
parametri, si ricostruisce l'oggetto trasponendo le
coordinate dell'immagine a quelle tridimensionali
dell'oggetto reale. (Fig. 3)
Fig. 3 - Modello 3D senza texture
Foto cortesia Sara Pettisano
La
trasformazione
dei punti, da reali a multimediali, è definita da
parametri e regolata dalla legge della proiettività.
Per identificare univocamente un punto dello spazio
tridimensionale con uno dello spazio multimediale non
basta una sola immagine ma diverse; un punto
riconoscibile in due o più immagini è chiamato punto
univoco. (Fig. 4)
Fig. 4 - Divisione in triangoli del modello in 3D
Foto cortesia Sara Pettisano
I
modelli matematici che ci permettono di mettere in
relazione questi punti sono le equazioni di
collinearità che si basano su dei parametri:
coordinate dei punti ripresi dall'apparecchio
fotografico; orientamento interno dell'apparecchio
fotografico, ovvero la distanza dal centro di
proiezione al piano di proiezione e le coordinate del
punto principale; orientamento esterno
dell'apparecchio fotografico; distorsione radiale;
distorsione tangenziale.
Spesso
non tutti i parametri necessari sono noti ma è
possibile ricavarli attraverso delle equazioni, volte
alla perfetta restituzione dell'oggetto analizzato.
Possono
a volte generarsi delle deformazioni, ottiche o
geometriche, causate dalla realtà fisica degli
obbiettivi utilizzati in fotografia, che danno vita ad
aberrazioni, sferiche, di astigmatismo, di
distorsione.
La
tecnica che consente, partendo da immagini
dimensionale, di elaborare un modello tridimensionale
sotto forma di punti prende il nome di tecnica di
rilievo di structure from motion (Sfm). Questa si
differenzia dalla fotogrammetria per l'uso di software
che risolvono gli algoritmi automaticamente.
Nella
Sfm, partendo da immagini fotografiche, i sistemi
individuano, grazie alla loro diversa condizione
luminosa e prospettica, dei punti notevoli e li
raccolgono in un database creato appositamente.
Successivamente le immagini vengono raggruppate in
base ai punti in comune e da ciò vengono
autocalibrate, dando vita ad una nuvola sparsa di
punti. Il passo successivo è la creazione di una
nuvola densa di punti a cui vengono associati dei
valori cromatici, estratti dalla foto associate a
ciascun punto. Viene infine creato il modello
texturizzato che permette la proiezione delle
fotografie sul modello poligonale.
Per
realizzare
questi modelli si può usare anche una macchina
fotografica amatoriale, se prima viene sottoposta ad
una calibrazione dedicata. Il modello tridimensionale
risultante è tanto accurato quanto lo sono i parametri
del GSD e dell'errore di riproiezione.
Nell'ambito
storico-artistico,
sia dal punto di vista archeologico che museale,
queste tecniche possono, e devono, essere utilizzate
per restituire un dato scientifico a sostengo di
quello storico artistico. L'UNESCO già lo richiede per
un'accurata trattazione di siti archeologici, centri
storici e complessi d'importanza culturale. In questi
ultimi anni sono sempre più numerose le applicazioni
in campo geo – topo – cartografico e nell'ambito dei
Beni Culturali, dando così la possibilità di inserire
la singola entità nel contesto territoriale.
L'ENEA
in questo ambito ha svolto vari lavori, grazie ai
propri sistemi informatici interni.
L'attività
dell'ENEA
per la diagnostica e la valorizzazione del
patrimonio culturale
L'ENEA
ha
realizzato un progetto chiamato CRESCO, promosso dal
MIUR, che usa un sistema di calcolo HPC. Per
raggiungere questo sistema si usa la piattaforma
ENEAGRID, accessibile anche da remoto attraverso
l'interfaccia Faro 2, che permette l'utilizzo dei
laboratori virtuali disponibili.
Questi
Laboratori
Virtuali hanno lo scopo di migliorare e rafforzare
le attività di collaborazione tra i membri della
comunità scientifica che operano in differenti
settori di ricerca. Accedendo, gli utenti possono
partecipare alle campagne sperimentali, visualizzare
le prove ed interagire in laboratorio durante
l'esecuzione, discutere dei risultati ottenuti con i
partner dei progetti, interagire con il personale
tecnico, accedere a documenti e pubblicazioni, a
software e tool di calcolo, ai dati sperimentali e a
visualizzare i risultati in tempo reale. Inoltre,
dove previsto, si può prendere il controllo da
remoto di strumenti ed apparecchiature. Ogni
laboratorio è dotato di proprio sito web che fa da
portale al materiale scientifico e divulgativo.
I
laboratori virtuali realizzati da ENEA sono diversi:
-
NEPTUNIUS
– Numerical codEs for comPuTational flUid
dyNamics and fluId strUcture interactionS;
-
TEDAT
– HPC – High Performance Computing per il
progetto TEDAT (Tecnologie e Diagnostica
Avanzata nel settore dei Trasporti);
-
Media
– Multi Approach to Data Integrity Activities;
-
CMAST
– Scienza dei materiali computazionale;
-
Fissione
Nucleare (Ambienti di lavoro per sviluppo,
progettazione e sicurezza dei reattori nucleari
e applicazioni mediche);
-
DySCo
– Laboratorio Tavole Vibranti;
-
Sophia
– Software Infrastructure;
-
It@cha
– Tecnologie per i Beni Culturali;
-
Smartcities
– ICT per i sistemi urbani;
-
Tigris
– Virtual Lab per l'Assirologia;
-
Graphlab
– Applicazioni Grafiche 3D;
-
Lamrecor–Innovazioni
tecnologiche per il sistema merci e smistamento
della corrispondenza;
-
VIS4Factory
– Sistemi Informativi Visuali per i processi di
fabbrica nel settore dei trasporti;
-
GIS
– Sistema per la gestione e la condivisione
delle informazioni geografiche
-
ICTARC
– ICT – per i Beni Architettonici e Archeologi;
-
S.I.MON.A
– Sistema Integrato di competenze per il
MONitoraggio, la protezione e il controllo delle
infrastrutture idriche, fognarie ed Ambientali
-
EERA
– JPNM European Energy Research Alliance – Join
Programme on Nuclear Materials;
-
Aquasystem
– Gestione pianificata risorse idriche,
ottimizzazione energetic e controllo qualità;
-
HER.M.ES
– Heritage Management Experience – piattaforma
web per il patrimonio culturale e l'offerta
turistica;
-
Genomics
Lab.
Il
progetto
a cui si fa riferimento in questo articolo ha avuto
la possibilità di interfacciarsi con il laboratorio
virtuale IT@CHA, costruito per seguire i progressi
in tempo reale del Progetto IT@CHA, la cui
attenzione verte sullo studio e il monitoraggio del
patrimonio culturale, e per fruire dei suoi
risultati. A tal fine sono presenti i software
PhotoSCAN e Meshlab. Il progetto è finanziato dal
Programma Operativo Nazionale “Ricerca e
Competitività”, partecipano piccole e medie imprese,
enti di ricerca e università italiane. L'obbiettivo
principale è lo studio, la messa a punto prototipale
e la sperimentazione di tecnologie e metodologie
innovative per la gestione, lo studio, la diagnosi,
l'intervento, il monitoraggio, la musealizzazione,
la fruizione e la valorizzazione di un bene
culturale.
L'interfaccia
iniziale
di IT@CHA, a cui si accede attraverso il sistema
FARO, permette di accedere ad una zona riservata
all'utente nell'area User Home AFS, dove sono
salvati i lavori e i progetti dell'utente, e ai vari
software.
I
lavori dell'Enea attraverso le piattaforme sopra
indicate sui beni culturali sono stati vari.
Un
esempio
è l'analisi sul Trono Corsini, conservato presso
la Galleria Corsini a Roma 3,
svolta attraverso la fotogrammetria e la luce
strutturata 4.
Il Trono è stato trovato tra il 1732 e il 1734
durante gli scavi per la costruzione della
cappella della famiglia Corsini nella basilica
di San Giovanni in Laterano, ma risale all'epoca
romana, in particolare a Urgulania, etrusca,
moglie di M Plautios pretorio del I secolo a.C.
5.
L'analisi ha dato vita a due differenti tipi di
ricostruzione 3D: con la fotogrammetria 6
in circa 200 minuti si è ottenuto un modello
mesh, la texture e poi si è proceduto a scalare
manualmente il modello; con la luce strutturata
7
si è scannerizzato il Trono ruotandoci intorno
di 360 gradi, prima la parte inferiore e
successivamente la superiore, e da qui si è
realizzata la nuvola di punti e la mesh. Il
modello risultante in questo caso è più
particolareggiato ma più pesante (dal punto di
vista di memoria del pc), rispetto a quello
della fotogrammetria. Il modello è stato creato
per osservare al meglio i fregi impressi sulla
superfice, per questo scopo si è usato la
funzione “unrolled” di Meshlab 8
che ha dato vita ad un modello piano, che
permette di osservare i fregi come se fossero su
un foglio.
Un
altro
esempio è l'analisi con sistema LIF 9
(non invasivo e trasportabile) del Soffitto del
Palazzo vescovile di Frascati 10,
svolta
per capire lo stato dei precedenti restauri. In
particole, si è ottenuto una ricostruzione
localizzata del bio-deterioramento del soffitto
nella sala della Stufetta e, attraverso la
fotogrammetria, anche un suo modello 3D.
Attraverso queste analisi si è riusciti a
sovrapporre la mappa dello spettro con il
modello 3D e, inoltre, con il modello 3D
colorato ottenuto con lo scanner RGB-ITR 11.
Il punto su cui l'ENEA si è concentrato è la
lunetta nella stanza della Stufetta, dove si
notano già ad occhio nudo grandi macchie di
umidità, che grazie allo scanner RGB-ITR sono
state meglio delimitate. Ciò permette di
studiare inoltre i diversi materiali con cui
l'affresco è stato realizzato 12.
Nella stanza dei Paesaggi, invece, è stato
analizzato in particolare il dipinto su legno
nella lunetta dove lo scanner ha permesso di
notare le varie fasi di restauro 13.
Con
la
tecnologia SfM si è potuto svolgere un'analisi
economica e non distruttiva presso le catacombe di
Priscilla, ottenendo modelli 3D della Cappella Greca
e del sarcofago delle Muse, siti in loco. Le
catacombe di Priscilla, uno dei primi monumenti
cristiani, sono frequentate da migliaia di turisti
ed interessati ogni anno, con conseguenze sulla
conservazione delle opere. Pertanto negli ultimi
anni si stanno svolgendo esperimenti su un nuovo
approccio conservativo, tenendo anche conto della
grande minaccia presentata dall'altissima umidità
presente. La prima analisi ha avuto come oggetto il
Sarcofago delle Muse, ricostruito da vari frammenti
risalente al IV sec d.C. circa, decorato appunto con
delle muse. Il primo obbiettivo è stato la creazione
di un video per mostrare ai turisti il sarcofago; il
secondo è stato monitorare l'attacco biologico sulle
pareti affrescate della Cappella Greca del
Cryptoportico, risalente alla seconda metà del terzo
secolo dopo Cristo. I risultati sono stati due
modelli 3D, ottenuti attraverso la fotogrammetria,
grazie alle infrastrutture ENEA, uno di Giugno 2016
e uno di Novembre 2016, che ci permettono di notare
l'evoluzione dell'attacco biologico in corso. Infine
si è analizzata una crepa sul muro che conduce dalla
Cappella al Cryptoportico per permettere un migliore
monitoraggio della situazione.
Si
è
poi analizzato il Fregio delle Sfingi presso il
Foro di Traiano 14:
ritrovato in pezzi, il soggetto è coerente con
gli altri fregi del Foro 15.
Prima dell'intervento dell'ENEA il disegno era
stato ricostruito ipoteticamente ma, grazie alle
analisi svolte con la luce strutturata e la
fotogrammetria, è stato possibile creare un
modello tridimensionale che avvalorasse
l'ipotesi proposta. I frammenti sono stati
fotografati, elaborati dai programmi ed è stata
creata la loro riproduzione in formato mesh. La
luce strutturata ha permesso di riconoscere gli
avvallamenti e i bozzi sulla superfice degli
oggetti, dando vita ad un modello
tridimensionale molto accurato 16.
Ultimo
esempio
qui riportato è il Ninfeo Ponari di Cassino 17.
Risalente al I secolo a.C., questa struttura è
composta da un atrio e da una sala interna su
cui possiamo notare i vari restauri nel corso
dei secoli. Lo scorrere del tempo ha portato
varie crepe sui muri, resi evidenti dai modelli
in 3D creati grazie alle varie analisi.
L'ENEA
a
Palazzo Chigi di Ariccia
Il 15 novembre 2019 si è tenuto presso Palazzo Chigi ad Ariccia la presentazione dei risultati provenienti dalle analisi dell'ENEA nella struttura.
Sono state svolte le Analisi Raman sul busto di Flavio Chigi, realizzato da Bernardo Fioriti, e su quelli di Alessandro VII e di Sigismondo Chigi realizzati da Giuseppe Mazzuoli 18
È stata effettuata una scansione e una successiva riproduzione di opere con il laser scanner RGB-ITR 19
: La Primavera de Mario de' Fiori, dove le analisi
hanno messo in luce i vari ripensamenti
dell'artista
20
E anche l'autoritratto di Mario de' Fiori e i cartoni
preparatori del Cavalier d'Arpino dei mosaici
della cupola di San Pietro, dove sono state
notate alcune striature verticali, probabilmente
indicazione di infiltrazione o invecchiamento.
L'obbiettivo di questo studio era mostrare le
possibilità di indagine di questa tecnologia,
con particolare attenzione all'investigazione,
alla conservazione e alla digitalizzazione
dell'opera per una futura fruizione.
Si
è
svolta l'identificazione elementale e molecolare
della Sanguigna del Bernini 21:
attraverso le tecnologie XRF 22,
LIF 23,
FT-IR 24
si è risaliti all'esatto pigmento utilizzato per
il fondo preparatorio, il pigmento rosso e i
chiaroscuri. Si è inoltre scoperta la presenza
di un tratto di grafite al di sotto del disegno
a sanguigna, indicatore forse di un disegno
preparatorio. A causa di alcuni indicatori 25 , la firma potrebbe essere stata apposta in un
secondo momento.
Si
sono
svolte indagini termografiche su alcuni dipinti
26:
nella Sanguigna si è messo in luce lo stato di
conservazione, i vari interventi di restauro e
la correlazione disegno – supporto; nella
Primavera e nell'autoritratto di Mario de' Fiori
si sono messi in luce i pentimenti dell'artista
e gli interventi di restauro.
Attraverso
risonanze
magnetiche sui parati in cuoio di Palazzo Chigi
27,
in particolare nelle Stanze del Cardinale, si è
valutato lo stato di conservazione delle pelli e
individuato il tipo di concia utilizzata. Si è
scoperto che il parato è composto da collagene e
concia vegetale, ed è spesso un millimetro, è
uniforme e in buono stato di conservazione.
Attraverso
analisi
radiografiche e di fluorescenza dei raggi X si
sono identificati i pigmenti usati nei dipinti
di Mario de' Fiori e nell'Ebbrezza di Noè di
Andrea Sacchi 28:
nel La Primavera troviamo un bianco
caratterizzato dal piombo, il giallo
caratterizzato dallo stagno, il rosso da
mercurio e il verde da cromo e ferro.
Nell'autoritratto invece il verde è
caratterizzato da rame e il bruno da ferro e
manganese.
Si
sono
svolte degli studi acustiche e ultrasoniche per
la pittura murale Graecia Vetus nella stanza
dell'Ariosto 29;
attraverso lo studio dell'immagine acustica si è
compreso che la parte superiore è meglio
conservata. Infatti nella parte in basso a
destra è presente una cavità, forse
corrispondente alla canna muraria, nella quale
potrebbe essere presente un danno strutturale
sparso. Ci sono invece segni di consolidamento
in basso al centro.
Palazzo
Chigi (Fig. 5)
Fig. 5 - Palazzo Chigi di Ariccia (RM)
Foto cortesia Sara Pettisano
Del
Palazzo
Baronale di epoca rinascimentale sono conservate
molte piantine disegnate dal Fontana nella
Biblioteca Apostolica Vaticana nell'Archivio Chigi.
Attualmente
il
palazzo si articola in tre piani: Pian terreno,
Piano nobile, Museo del Barocco. Nell'ala sinistra
del piano terra troviamo le cosiddette Stanze del
Cardinale: sette risalgono alla fase Savelli
(1594-1496); quattro risalgono alla seconda fase
Chigi (1740). È presente inoltre una cappella e la
cucina.
Al
piano
nobile troviamo varie sale, una farmacia e la
cappella in cui è conservato il tondo del Bernini.
Infine
all'ultimo
piano sono esposte varie collezioni di opere
barocche. L'idea del museo del barocco è di Maurizio
Fagiolo, morto nel 2002. I dipinti sono allestiti a
quadreria, su modello delle antiche dimore patrizie.
I criteri di base sono la conservazione omogenea dei
nuclei collezionistici, i gruppi tematici,
l'inserimento dei quadri in rapporto
all'architettura e le corrispondenze tra quadri
sulle stesse pareti.
Il
Tondo
con S. Giuseppe ed il Bambino (Fig. 6)
Fig. 6 - Tondo di San Giuseppe con il Bambino, Palazzo Chigi, Ariccia (RM)
Foto cortesia Sara Pettisano
La
sanguigna
del Bernini si trova nella cappella del Piano Nobile
di Palazzo Chigi di Ariccia e riporta la firma
dell'artista e la data 1663:
“EQUES
IO
LAURENTIUS BERNINI FAC:
ANNO
DNI
MDCLXIII, “
Ovvero
“
Io Cavaliere Bernini feci: Anno Domini 1663”. La
scritta occupa la parte inferiore del tondo ed è
disposta su due righe, è in maiuscolo con le
iniziali più grandi del resto delle lettere. La
grafia è tipica delle epigrafi romane che prevede
l'uso di righe e grafici per la sua scrittura.
Il
tondo
raffigura Giuseppe
ed
il Bambino
ed è caratterizzato da una grande dolcezza. Suo
diretto precedente è il Giuseppe col bambino
dormiente di Guido Reni (o della sua cerchia)
del 1632 (Monza) e la versione del 1640
(Milano).
La
tecnica
di realizzazione è quella della sanguigna:
prevede l'uso di un bastoncino di ematite come
se fosse una odierna matita a grafite, anche
montata su cannucce e legnetti per rendere più
comodo il suo uso. Spesso il tratto poi veniva
ripassato con carbone e pietra nera e sfumata
con stracci, alla fine si prevedeva l'uso di un
fissante per rendere il disegno più resistente.
Qui la sanguigna è accompagnata da pittura a
sguazzo grigiastro sulle figure e sulle vesti,
realizzata con pennello e sfumata con le dita
direttamente sull'intonaco irregolare 30.
L'autografia è dimostrata dalla firma e dalla
presenza di un altro disegno autografo del
Bernini con lo stessa tema conservato nella
Biblioteca Apostolica Vaticana, Archivio Chigi.
La
cornice
che circonda l'ovale risale al 1771 ed è dipinta
in finto marmo da Luigi Baldi su commissione di
Sigismondo Chigi, come riportato in un conto
dell'Archivio Chigi: “ Per haver dato una mano
di colla e due di biaccha e dopo dipinto venato
ad uso di Breccia una cornice tonda che gira
attorno il disegno del S. Giuseppe del Bernini
che resta nella Cappella del palazzo di Sua
Ecc.za e dipinti simile lo stipito che circonda
la ferrata sotto d.o disegno e sue grossezze e
doppo datogli due mano di vernice fina 31”.
Coeva
alla cornice dovrebbe essere anche la firma del
Bernini 32,
come attestato da alcuni studi dell'ENEA.
La
Sanguigna
è descritta per la prima volta da Fraschetti 33:
“Nel Palazzo Chigi del villaggio di Ariccia si
torva una figura di vecchio patriarca lavorata
sul muro a colore dal nostro artista, la quale
ho potuto osservare per la cortesi di don Mario
Chigi. Il vecchio è raffigurato con la solita
forza di segni, consueta nell'opera del Maestro,
ed è un'opera assai curiosa per la sua
originalità”.
Successivamente
Mugnoz
ne pubblica l'immagine e ne riconosce il
soggetto 34.
Sutherland Harris la definisce una pittura
monocroma 35
mentre per Martinelli è “un pezzo di eccezionale
bravura tecnica e di stile, di singolare
invenzione compositiva, ricco di significato e
valore poetico” 36.
Petrucci ne apprezza il tratto immediato mosso e
sintetico, lo scorcio audace nel viso reclinato
del bambino.
Inoltre
Martinelli
la descrive come “‘un maraviglioso' capolavoro
di fede e d'arte. Con un colpo d'ala, il genio
del Bernini pittore ha fermato per sempre nel
cuore del palazzo su un muro una forte
meditazione spirituale di papa Alessandro Chigi,
un ‘memento' salutare per imagines. Opera somma
di due grandi dell'era barocca 37”.
Fagiolo
dell'Arco,
analizzando la composizione, la definisce “ una
immagine quasi in movimento, con l'idea della
stecca che cerca nella terracotta fresca la
posizione ideale della mano o dell'orecchio” e
“L'intenso Pathos emotivo per il gesto del santo
– come scrivevo- che stringe il figliolo in
segno di protezione rivolgendogli lo sguardo
affettuoso, pronto quasi a baciarlo mentre i due
nasi si sfiorano, è un'efficace allegoria
dell'amore paterno 38”.
Quest'ultima
interpretazione
introduce il discorso iconografico: infatti
trovare Giuseppe e il bambino in tale posa è una
rarità, i cui precedenti sono Guido Reni, su
ipotesi di Martinelli, Il puttino
che
dorme
in casa Barberini, Il San
Giuseppe
con il Bambino,
al Museo Arcivescovile di Milano e Il San
Giuseppe
con il Bambino, della
collezione
privata a Houston 39.
Questo
tema
è successivamente ripreso dal Baciccio, che però
ne inverte la prospettiva nel suo dipinto
Giuseppe e il Bambino
del Norton Simon Museum di Pasadena e nel Riposo
in
Egitto
di Cardiff 40.
Secondo
Petrucci,
il ricorrere di Bernini ad una tale iconografia,
sarebbe spiegato dalla nascita di Augusto Chigi.
Infatti Maria Virginia Borghese aveva appena
dato alla luce il primo figlio maschio di
Agostino Chigi, dopo due figlie femmine 41,
e il pittore potrebbe aver omaggiato l' evento
con questo tondo. Il tema poi è rimasto a cuore
al Bernini perchè lo ritroviamo in un disegno in
china nell'Archivio Chigi 42
e nella pala di Ludovico Gimignani nella chiesa
dell'Assunta di Ariccia 43.
Riguardante il tema del tondo, Fagiolo dell'Arco
cita il testamento del Bernini dove San Giuseppe
è definito “Primo homo faber”, a cui lo scultore
raccomanderà la propria anima.
Angelini
non
è d'accordo con questa ipotesi e pensa che il
tondo rappresenti “l'incontro tra i due momenti
estremi della vita umana”, mettendolo in
relazione con la Vita
e
la Morte
scolpiti dal maestro con il Ferrata sempre per i
Chigi 44.
Il
tondo
potrebbe essere stato eseguito dal Bernini di
getto in risposta ad una sua intuizione come era
solito fare: secondo il diario dello Chantelou,
che cita un episodio avvenuto durante il suo
viaggio in Francia del 6 giugno 1665, Bernini
“mi ha detto… che segnava sul muro, con il
carbone, le idee delle cose via via che gli
venivano in mente; che questa è l'abitudine
degli spiriti vivi e di grande immaginazione 45”.
Ipotesi
che, secondo Petrucci nel caso del tondo di
Ariccia, sarebbe confermata dalla linea
orizzontale che scorre nel mezzo del viso del
Bambino 46,
dimostrando quindi l'esecuzione da parte del
maestro che “senza un bozzetto o un disegno
preparatorio, abbia tracciato rapidamente con
nessuna esitazione il corpo del bimbo e quello
del santo (si consideri la difficoltà, data la
dimensione delle figure superiore al naturale)
forse sotto gli occhi ammirati di Agostini Chigi
e dello stesso Alessandro VII.”.
Sotto
lo
strato di colore è però presente un tratto in
grafite che attesta l'esistenza di un disegno
preparatorio, scoperto nei recenti studi
dell'ENEA 47.
Questo potrebbe dimostrare che la sanguigna era
una traccia per un affresco o una sinopia, come
d'abitudine del Bernini, sempre secondo la
testimonianza dal Chatelou. La sanguigna avrebbe
potuto essere affrescato in seguito dal Borgnone
o Gimignani, ma ciò non è avvenuto forse a causa
del viaggio del Bernini in Francia o per la
morte del Papa e la conseguente fine dei fondi
da parte dei Chigi.
Comunque
esiste
la possibilità che il maestro abbia eseguito il
disegno in più momenti durante più viaggi al
Palazzo: in un primo momento avrebbe fatto il
disegno in grafite e in un secondo il colore.
Analisi
fotogrammetrica
del Tondo del Bernini
Il
tondo
misura 1,11m per 1,10m. Con questo studio si è
voluto realizzare un modello virtuale volto alla
definizione dello stato di conservazione dell'opera
e favorire la sua diffusione attraverso l'uso della
fotogrammetria e della ricostruzione in 3D, mediante
metodologia SFM. (Fig. 7)
Fig. 7 - Il Tondo in MeshLab
Foto cortesia Sara Pettisano
Visto
lo
stato di conservazione si è definito uno stato di
riferimento ad oggi delle lesioni più importanti
messe in luce dalla fotogrammetria.
Per
iniziare
si è lavorato sul programma Mesh Lab, analizzando le
funzioni primarie dei filters con l'obiettivo di
creare una griglia a scacchiera per la mappatura del
tondo. Le funzioni analizzate sono state varie e,
grazie all'uso di questo programma, si è riuscito a
definire i bordi del Tondo, prima irregolari, a
prenderne le misure precise e a raddrizzarlo.
Tuttavia
non
è stato possibile creare una griglia per mappare
l'oggetto con il programma in questione. Quindi per
raggiungere tale scopi poi si è usato Photoshop con
l'opzione Griglia, all'interno dell'opzione
Visualizza / extra; per modificare la griglia
selezionare Modifica / Preferenza / Guida / griglie
e selezioni, e cosi è potuto modificare la grandezza
di ogni quadratino. La griglia era solo una guida e,
per renderla visibile anche al salvataggio
dell'immagine in .png o in altre versioni, vi è
stato bisogno di ricalcare le linee a mano o usando
lo strumento lazo poligonale e poi tasto destro e
selezionare Traccia; o usando lo strumento pennello,
cliccando nel punto dove si vuol far iniziare la
linea e poi cliccando nel punto dove si vuole far
terminare la stessa. La grandezza del pennello usata
è stata 4 pixel e colorata di rosso per rendere ben
visibile il tratto. Poi le linee della guida sono
state ricalcate per ogni riga e colonna. Per
ridimensionare l'immagine alla dimensione giusta
essa è stata ingrandita fino a far combaciare il
quadrato da 5 centimetri a 5 centimetri misurati
precedentemente sul modello 3D all'interno di
MeshLab. La mappatura della griglia con lettere e
numeri è stata fatta successivamente con Power
Point. (Fig. 8)
Fig. 8 - Il riconoscimento dei danni sul Tondo
Foto cortesia Sara Pettisano
Il
passo
successivo è stato il riconoscimento dei danni,
coadiuvando l'uso di MeshLab, dell'immagine con la
griglia e delle foto ad alta definizione. Per ogni
danno trovato si è creta una slide con una foto del
tondo su cui è stata evidenziata, e poi ingrandita,
la parte danneggiata; una tabellina con grandezza in
metri del danno rilevato ed infine un quadrante
riassuntivo della griglia dove il danno si trova.
(Fig. 9)
Fig. 9 - Slide di presentazione dei danni trovati
Foto cortesia Sara Pettisano
È
presente inoltre una slide iniziale di presentazione
di tutti i danni trovati, i cui dati sono elencati
qui di seguito:
“ i
danni si distinguono in danni da incisione e in
parti in cui il colore si è staccato.
Dall'indagine sono emerse sei zone di danni
principali: una serie di tre danni a sinistra in
basso, al di sotto del fianco del bambino, di
piccola estensione di circa di 0,002m; una serie
di quattro danni sul busto e pancia del bambino,
di estensione media di 0,015m; un danno esteso
sulla barba di Giuseppe di estensione 0,034m; un
danno sulla coscia destra del bambino estesa
quasi 0,05m e con una possibile futura
estensione di 0,04m (evidenziato in verde); un
danno molto esteso che inizia nella porzione
inferiore del tondo e che passa sulle lettere
“C” e “U” dell'iscrizione e lunga quasi 0,2m; un
danno sul piede destro del bambino, che parte
dal mignolino e risale con biforcazione lungo la
caviglia con estensione complessiva di 0,09m; un
danno non molto esteso sulla parte superiore del
piede sinistro del bambino estesa circa 0,009 m
massimi. “
Conclusioni
e
direzioni future di ricerca
In
questa
trattazione si sono mostrate le possibilità che la
tecnologia offre per la fruizione e
l'approfondimento della storia dell'arte. Più che
mai in questo periodo, la compenetrazione tra queste
due discipline, che a primo impatto sembrano molto
lontane, può portare un arricchimento sia personale
per il fruitore che collettivo per uno studio più
approfondito di entrambe le discipline.
La
possibilità
di visionare con una tale fedeltà manufatti e opere,
che sono fisicamente lontane da noi o in condizioni
che non permettono visite; la possibilità di
consultare un libro attraverso una versione
scannerizzata e digitalizzata, di visitare
virtualmente un museo o un'area archeologica,
soprattutto in zone pericolose, deve essere messa al
primo posto.
Tutte
queste
possibilità offerte dalla tecnologia devono essere
sviluppate.
L'uso
della
fotogrammetria, grazie al suo costo relativamente
basso e la velocità dei software che permettono la
lavorazione del modello, è un'ottima soluzione per
la creazione di modelli tridimensionali fruibili da
chiunque.
NOTE
1
Estratto dalla Tesi Triennale di Sara PETTISANO, “Il
tondo di S. Giuseppe e il Bambino di Bernini ad
Ariccia, la sua digitalizzazione e la sua fruizione
museale”, Relatore Sapienza: Stefano COLONNA; Relatore
ENEA: Ing. Marialuisa MONGELLI; Tutor: Flavia DE
NICOLA, a.a. 2019-2020, Sapienza Università di Roma,
Dipartimento SARAS - Storia, Antropologia, Religioni,
Arte, Spettacolo, discussa in remoto in data 3 aprile
2020.
2
Mongelli Ambrosino 2016.
3
Mongelli
Chellini 2021.
4
Nell'ambito del progetto WeACT3 Project (Acting
Together – Technology of Art, Culture, Tourism and
Territory) dell'ENEA con CIVITA association (Mongelli
Chellini 2021).
6
Partendo da circa 450 2D immagini, elaborate da
Photoscan Pro sulla piattaforma virtuale ITACHA su
ENEAGRID (Mongelli
Chellini 2021).
7
Sistema realizzato dall'ENEA SMARTSCAN usando i
software AICON 3D SYSTEM con OPTOCAT (Mongelli
Chellini 2021).
8
Opzione deformante e geometric cylindrical unwrapping
(Mongelli
Chellini 2021).
9
Laser Induced Flourescence, sviluppato dal Laboratorio
Diagnostica e Metrologia dell'ENEA già usato in vari
siti archeologici permette di acquisire il spettro
fluorescente e generare un immagine multispettrale
ottenendo una mappa dei componenti materiali (Caneve
Colao 2021).
10
Nell'ottica del progetto ADAMO, finanziato dal DTC
Lazio (Caneve Colao 2021).
11
Red Green and Blue – Imaging Topological Radar, è un
metodo di indagine particolarmente adatto in casi di
poca luce, che è stato usato anche in loco nella Sala
dei Paesaggi e, nonostante sia un prototipo, in altri
siti di interesse storico culturale (Fantoni Almaviva
2012).
12
In particolare la differenza tra il resto della
raffigurazione e l'occhio dell'angelo (Caneve Colao
2021).
13
In base hai diversi materiali utilizzati nel corso
degli anni (Caneve Colao 2021).
14
Realizzato dalla divisione ICT dell'ENEA all'interno
del progetto COBRA, finanziato dalla Regione Lazio
(Pierattini Colosso 2018).
16
Grazie ai diversi angoli creati da più fonti luminose
(Pierattini Colosso 2018).
17
Modello realizzato attraverso tecnologie di Structural
Health Monitoring (SHM), Fotogrammetria, Electronic
distance measurement (EDM) e Bragg grating (FBG)
(Caponero Grande 2020).
19
Red Green Blue Imaging Topological Radar, uno scanner
3D a colori che usando i raggi infrarossi riesce a
penetrare nello strato sottostante alla pittura
(Francucci Guarnieri 2019).
20
Come il volto vicino al viso della Primavera
(Francucci Guarnieri 2019).
21
La sanguigna del Bernini raccontata attraverso
l'identificazione elementale e molecolare dei
materiali di cui si compone (Sbroscia Sodo 2019).
22
Fluorescenza da Raggi X (Sbroscia Sodo 2019).
23
Fluorescenza indotta da laser (Sbroscia Sodo 2019).
24
Spettroscopie vibrazionali Raman ed Infrarossa
(Sbroscia Sodo 2019).
25
Differenza nella granulometria e nella stesura di
fondo (Sbroscia Sodo 2019).
26
Ceccarelli Orazi 2019.
27
Proietti Di Tullio 2019.
28
Tarquini Pifferi 2019.
29
De Simone Calicchia 2019.
30
Petrucci 2006, pp 359 – 360.
31
B.A.V., A. C., n.20794.
32
Petrucci, 1995, pp. 120 – 125.
33
Fraschetti 1900, pp. 234 – 235.
35
Sutherkabd 1977, n. 80.
36
Scheda al catalogo della mostra di Ariccia del 1998
(Martinelli, 1981a, p.19).
38
Fagiolo dell'Arco, 1967, scheda n.194.
39
Pepper 1988, scheda 116, 185.
40
Santa Maria Assunta collegiata insigne ed altre chiese
minori in Ariccia (Petrucci 1987, p. 53, fig 7-10).
41
Laura nel 1659 e Ortensia nel 1661, morta dopo pochi
mesi (Petrucci 1995, pp. 120 – 125).
42
Forse coeva al cardinale Pallavicino, B.A.V., A.C.,
n.24909.
43
Dove forse è intervenuto anche il Bernini nel braccio
di San Giuseppe e nel bambino (Petrucci 1995, pp 359 –
360).
44
Angelini 1998, p.196, fig. 201.
45
Freart de Chantelou 1988, p. 54.
46
Petrucci
2006, pp 359 – 360.
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Marialuisa
Mongelli,
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Studio Photogrammetry
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structured light: comparison and integration
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survey of the Corsini Throne at Corsini
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del Bernini raccontata attraverso
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in pdf
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l'individuazione dei pentimenti e la
caratterizzazione dei pigmenti
su dipinti in
pdf
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(visitato il 13 Aprile 2022).
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