Le
parla,
vero, il passato?
Basil
Brown,
La nave sepolta, 2001
Il
2021
è stato un anno prolifico per la diffusione
dell'argomento archeologico anche su una delle più
grandi piattaforme di streaming.
La
nave
sepolta (titolo
originale: The Dig,
ovvero “Lo scavo”, durata 112 min) è una pellicola
prodotta nel Regno Unito con le case di produzione
Clerkenwell Films, Magnolia Mae Films, Netflix e da
quest'ultimo poi distribuito in Italia lo scorso anno
(Fig. 1).
Fig. 1 - Locandina del Film
La
vicenda
cinematografica, girata con la regia di Simon Stone e
tratta dall'omonimo romanzo di John Preston ,
si colloca poco prima dello scoppio della Seconda
Guerra Mondiale e narra delle attività di scavo
condotte a Shatton Hoo, località nei pressi di
Woodbridge (Suffolk, Regno Unito) nel 1939. Il
rinvenimento di una nave sepolcrale anglosassone lunga
27 metri e collocata sotto un tumulo di terra di 3
metri rappresenta il cuore pulsante della trama
intorno al quale si articola l'intera narrazione. Da
essa scaturiscono anche le trame secondarie della
condizione di salute della proprietaria, le vicende
amorose che si intersecano tra i personaggi e lo
sfondo storico che anticipa lo scoppio della Seconda
Guerra Mondiale.
Le
sensazionali
scoperte della nave prima e del corredo funerario poi
sono tratte dalla realtà: vengono così messe in scena
sul grande schermo gli scavi a Suffolk. Dal punto di
vista dell'avanzamento della ricerca scientifica, il
rinvenimento denota una certa importanza poiché ha
permesso, nel corso della seconda metà del Novecento,
di rileggere i rapporti commerciali che vigevano
nell'alto Medioevo in Inghilterra.
A
seguito della sentenza della corte britannica che ha
attribuito la proprietà del tesoro a Edith Pretty, nel
1938 ella lo donerà al British Museum affinché il
maggior numero possibile di persone possa apprezzarlo
e conoscerlo liberamente .
Il
protagonista:
un archeologo senza titoli
Lo
scavo
è condotto da Basil Brown (interpretato magistralmente
da Ralph Fiennes in figg. 2 e 3),
Fig. 2 - Fotogramma tratto da “The Dig” che ritrae il protagonista Basil Brow e la signora Edith Pretty
Fig. 3 - Fotografia di Basil Brown tratta dagli album fotografici del British Museum Link
il quale non è un
archeologo “con i titoli” ,
ma “un addetto agli scavi”, come egli stesso si
definisce più volte nel corso della narrazione.
Sebbene non sia un archeologo professionista, il
protagonista tiene a sottolineare che la sua
competenza inizia da quando il padre gli insegnò a
tenere in mano una paletta (la cazzuola, o -per meglio
intendere lo strumento- diremmo la trowel).
Basil
lascia la scuola a dodici anni, dato che ha “sempre
avuto sete di conoscenza” ,
ha studiato di tutto “dal latino alla geologia”, ha
scritto e pubblicato una guida alla lettura delle
mappe astronomiche “per renderle accessibili alla
gente comune”. Il volume al quale si fa riferimento è
Astronomical
Atlases,
Maps and Chart: an historical and general guide
del
1932
(e ristampato nel 1966), redatto con l'aiuto del suo
amico H. E. Waddilove .
Brown, infatti, dedica anche parte della sua vita alla
passione per l'astronomia e già nel 1918 diventa
membro della British Astronomical Association (BAA) .
Altri
articoli
pubblicati da Brown in ambito astronomico riguardano
le osservazioni dei moti celesti che egli compiva con
il suo piccolo telescopio. Da quel che si conosce
l'unico strumento che possedette fu un telescopio
rifrattore con apertura di due pollici, per cui i
fenomeni che poté osservare furono quelli maggiormente
visibili .
Altro
riferimento
alle radici familiari si ha quando il protagonista, in
seguito all'incidente del crollo, ricorda il nonno
contadino -dal quale ha ereditato il nome- che insegnò
tutto al nipote “sul suolo del Suffolk” .
Il
fil rouge
si ricollega alla memoria del passato personale che è
intrinsecamente connesso al passato dell'uomo. Questo
legame si interseca a chiasmo sia con la terra che
viene coltivata sia con quella che viene scavata:
entrambe appartengono alla dimensione del passato del
singolo.
Il
contesto
metodologico
Fin
da
subito, i dialoghi fra i personaggi mettono in
evidenza le metodologie di indagine archeologica.
Ricevuto l'incarico dalla signora Edith Pretty (Carey
Mulligan), vedova benestante e proprietaria di un
appezzamento di terreno acquistato anni prima con il
marito proprio con l'intenzione di indagarlo per
soddisfare le loro curiosità archeologiche, Brown
inizia la campagna di scavo su quelli che sembravano
essere alcuni tumuli funerari appartenenti all'epoca
vichinga, con il dubbio che le montagnole di terra
possano nascondere qualcosa di ancora più antico. In
prima battuta la signora Pretty è incuriosita da un
tumulo ampio, non troppo elevato dal quale vorrebbe
far iniziare i lavori di indagine, poiché sente un
“presentimento” positivo. Tuttavia Brown, appellandosi
a una rudimentale e sommaria ricognizione, cerca di
farla desistere dato che ci sono diverse prove che
porterebbero al rischio di una campagna poco proficua:
sia l'altezza del tumulo che risulta tagliata da un
avvallamento posto proprio al centro sia la
consistenza poco compatta del terreno
testimonierebbero una serie di manomissioni ad opera
di trafugatori e “tombaroli” che avrebbero potuto
portare via l'eventuale corredo della sepoltura. Per
tale ragione, secondo una prima ipotesi del
protagonista, sarebbe più proficuo iniziare da uno
degli altri numerosi tumuli presenti nella proprietà
non tracciati dai cosiddetti “solchi dei ladri”.
“Sono
i
suoi soldi, Signora, ma io mi baserei sulle prove per
scavare, non sui presentimenti”
è la conclusione del protagonista che,
pionieristicamente, si affida sulla ricognizione
(anche se non sistematica) del terreno, ma che si
direziona verso una ricerca “più tecnica” che
“romantica”.
Sebbene
poi
non verranno seguiti i suggerimenti dell'archeologo,
quest'affermazione rappresenta di per sé l'essenza
della metodologia archeologica, ben lontana dai
retaggi ottocenteschi e che sempre di più si avvicina
all'affermazione dell'archeologia come scienza nel XX
secolo.
Brown
dimostra
di avere un occhio attento e di saper interpretare i
segni della terra. Durante la scelta del tumulo da cui
partire, la frase “le tane dei conigli sono un
problema per gli scavi”
risuona come un riferimento a quegli elementi che oggi
definiremmo di bioturbazione degli strati
archeologici.
Sempre
per
quel che riguarda il campo metodologico di scavo, la
pellicola mette in evidenza come, negli anni Quaranta
del Novecento, ancora molto poco si conosce del
trattamento del legno antico. Infatti una tavola
lignea con tracce di combustione rimane sgretolata tra
le mani del signor Brown e dell'assistente di scavo
nel tentativo di sollevarla e spostarla
(Fig. 4).
Fig. 4 - Impronta della nave. Fotografia di Charles W. Phillip Link
Altro
problema
legato al lavoro sul campo che emerge nel film, e con
il quale ci si interfaccia comunemente anche nei
cantieri dell'età contemporanea, è la presenza della
pioggia. Il modo con cui procedere per limitare i
danni e i problemi legati all'acqua è il medesimo di
oggi: si coprono con teli cerati il reperto e gli
ambienti più delicati, si svuotano le buche, gli
affossamenti e i saggi per evitare che il ristagno
dell'acqua piovana porti al crollo delle sezioni.
Sembrerebbe quasi inutile sottolineare questo aspetto,
in realtà ritrova la sua importanza proprio nel fatto
che nel lavoro in cantiere e “di emergenza” ci sono
molteplici imprevisti da risolvere e che, normalmente,
vengono previsti anticipatamente cosicché l'intervento
sia tempestivo. Si vede così Basil Brown che si trova
ad affrontare un acquazzone in piena notte per mettere
in sicurezza la nave .
Sarà poi anche Charles Philips (Ken Stott) a
lamentarsi che a causa del “tempaccio” si perderà
un'intera giornata di lavoro .
Non
mancano
i confronti bibliografici e tipologici ricercati da
Brown con la nave di Oseberg ,
un esempio di dreki
,
una nave vichinga rinvenuta in Norvegia, che
presentava una camera sepolcrale al centro, malconcia,
con la quale cercare un confronto tipologico. Da
sempre instaurare un dialogo tra professionisti è un
modo per contribuire alla crescita scientifica: per
questo Basil alla scoperta di un antico rivetto nel
tumulo funerario si precipita all'Ipswich Museum per
cercare ancora confronti avvalorando la presenza del
relitto.
L'arrivo
degli
esperti tra cui James Reid Moir, direttore
dell'Ipswich Museum dal 1929
con il quale Basil collaborava già per lo scavo di una
Villa romana, è turbolento. Essi non solo violano la
proprietà privata dei terreni in cui stanno avvenendo
gli scavi entrando senza permesso, ma per voce di
Charles Philips ,
archeologo del British Museum, pretendono che il
signor Brown abbandoni il lavoro dato che “di diritto”
il museo prenderà in carico il tutto poiché “una
squadra creata da un museo di provincia non può
occuparsi di questo” .
D'altronde
Basil
Brown lavora per la signora Pretty, giovane vedova con
un figlio e proprietaria dei terreni, ed è sempre lei
la prima ad essere informata della scoperta della
camera sepolcrale all'interno della nave. Nonostante
ciò, i lavori, data l'eccezionale scoperta, passeranno
poi sotto il controllo del Ministero dei Lavori a
prescindere dalla volontà di Edith, la quale tuttavia
imporrà al dottor Philips di tenere gli operai che
fino a quel momento hanno scavato, Basil Brown
compreso. Da questo momento in poi cambieranno le sue
mansioni: da organizzatore, e in un certo senso leader,
tornerà nelle faccende proprie dell'escavatorista
(mantenimento in ordine del sito, scavo, pulizia).
Addirittura
Charles
Philips intima che “non dovrete (riferito agli operai)
mettere piede all'interno della nave senza un mio
preciso permesso” ,
a ribadire la gerarchia organizzativa del cantiere.
Quando
il
Brown, convinto dal figlio della signora Pretty, il
piccolo Robert (Archie Barnes), a non lasciare
l'incarico, rientra a Suffolk consegna gli “appunti” o
-per meglio dire- il diario di scavo al dott. Grimes,
uno dei collaboratori di Philips, il quale si
complimenta con Basil per la precisione e
l'accuratezza degli scritti, ringraziandolo perché
risparmierà del lavoro .
Gli
scavi
proseguono con un “congiungimento di missioni” fra gli
operai assunti dalla signora Pretty, sempre più debole
per problemi cardiaci, e i professionisti del British
Museum, fino a che non viene messa in luce la camera
sepolcrale e tutto il corredo in essa contenuto: i
sensazionali frammenti d'oro di una chiusura di borsa
e fibbia in oro, scudi, gioielli, cinture, spade solo
per citarne alcuni .
Il
colpo
di scena arriverà con il rinvenimento di un tremisse
merovingio del VI secolo appartenete alla cultura
anglosassone e togliendo ogni dubbio sull'appartenenza
dei manufatti ai Vichinghi.
Giunti
a
conclusione della missione archeologica, affrettata
dall'arrivo incalzante della guerra, la nave venne
reinterrata per questioni conservative e di
protezionein. Brown propone la soluzione di circondare
lo scafo con tela di iuta, coperto da frasche e rami
allo scopo di proteggerlo dal peso del terreno, così
da potere lasciare la nave come è stata trovata.
Compenso
e
sicurezza sul lavoro
Inizialmente
Brown
si mostra restio all'accettazione dell'incarico per
varie ragioni. In primo luogo la gestione e l'appalto
del lavoro dovrebbe essere coordinato e gestito da un
ente e non da un privato ;
la signora Pretty risponde che il museo locale,
l'Ipswich Museum, non ne voleva sapere di
intraprendere nuove “imprese” con l'avvento della
guerra. Inevitabilmente l'attenzione verte sulla
tutela del bene archeologico e la sua e la ricerca
scientifica alla fine degli anni Trenta del Novecento
in Inghilterra, un sistema simile, ma legislativamente
diverso rispetto a quello italiano, nel quale, già dal
1909, la legislazione stabilisce che i beni
archeologici appartengono allo Stato .
Anche
la
pattuizione del compenso da parte della signora Pretty
risulta essere uno spunto di particolare interesse e
che porta a una riflessione più profonda per quella
che è la concezione del professionista dei beni
culturali. Infatti, come già accennato
precedentemente, un altro elemento che porta Basil a
declinare l'invito per il lavoro di scavo riguarda la
retribuzione. Il pagamento di “una sterlina, quindici
scellini e sei penny alla settimana”, proposta dalla
committente e che corrisponde al pagamento che il
direttore del museo di Ipswich riservava all'operato
di Basil, è troppo bassa. L'archeologo, senza troppi
preamboli rifiuta perché “non mi paga abbastanza”.
Il
salario
proposto corrisponderebbe al totale di 1,77 sterline
nel 1939 e, aggiornando la cifra all'inflazione
storica, la cifra ammonterebbe intorno alle 136,73
sterline nel 2022. Quindi il corrispettivo in euro è
156,00 alla settimana, cioè 624 euro al mese. Il
pagamento che viene pattuito successivamente è di “non
meno di due sterline a settimana” con alloggio
incluso, che corrisponderebbero a 154,50 sterline a
settimana nel 2022 (al cambio 175,00 euro). Il signor
Brown pattuisce così la paga al mese per un totale
approssimativo di 700 euro ,
che accetta .
Forse
sembra
anacronistico tentare di applicare il D. Lsg. 81/2008
a questo tipo di scavo, tuttavia la sicurezza sul
luogo di lavoro sarà comunque un elemento a cui uno
spettatore attento presterà attenzione. Nel primo
quarto del film, la signora Pretty viene richiamata da
Basil Brown per uscire dallo scavo poiché la sezione
non è stata ancora messa in sicurezza; infatti gli
operai che collaborano si stanno mobilitando per
rendere sicura la zona, costruire dei parapetti e
delle transenne in legno
per evitare uno sdrucciolamento. Il destino, quai come
uno scherzo profetico, porterà proprio Brown a
trovarsi travolto da un collasso della parete e ad
essere tratto in salvo quasi per miracolo.
Di
gusto
quasi comico invece è l'ingenuità che mostrano i
giornalisti nell'intervistare Philips il quale riporta
che “Qualche pagliaccio del Sunday
Mirror
mi ha già chiesto se la nave può ancora navigare” .
Il significato profondo di questa affermazione è da
leggersi sia sotto l'altisonanza del mondo accademico
nei confronti della stampa locale, ignorante perché
non conosce ciò di cui si sta parlando, sia come la
mancanza di comunicazione e che prenderà solo
recentemente l'appellativo di “archeologia pubblica”,
ovvero una branca della materia che si svilupperà a
partire dagli anni Settanta in Inghilterra e negli
Stati Uniti .
Tuttavia,
la
Signora Pretty organizza una visita guidata per tutti
gli interessati, parenti, amici e concittadini;
Philips durante la spiegazione di fronte al relitto
incassato nel terreno dichiara che “i Secoli Bui non
sono più bui”. Al banchetto che segue, si brinderà
alla scoperta di Basil Brown, il quale poi non verrà
più menzionato nella storia degli scavi fino agli
ultimi anni in cui il suo nome venne aggiunto accanto
a quello di Edith nell'esposizione permanente al
British Museum.
La
professione
e l'entusiasmo della ricerca
In
“The
Dig” l'entusiasmo per la scoperta e la ricerca prende
voce sia grazie alle frasi aforistiche del
protagonista sia grazie al figlio della signora
Pretty.
Il
piccolo,
durante il pranzo con la madre, riporta le parole del
signor Brown “Sai qual è la parte del corpo più
importante per un archeologo? Il naso. Se c'è qualcosa
sottoterra può fiutarne l'odore” .
L'affermazione riporta per analogia alla memoria la
celebre affermazione di Marc Bloch inerentemente (e
con le dovute distinzioni) alla definizione dello
storico: “Lo storico è come l'orco della fiaba: là
dove fiuta odore di carne umana, là sa che è la sua
preda” .
Non è possibile intuire quanto la prima affermazione
possa essere una citazione indiretta della seconda;
tuttavia, i riferimenti fanno presa sull'immaginario
collettivo dell'archeologo come cercatore di tesori,
quasi come un segugio che fiuta la pista da seguire.
Poco
dopo,
la narrazione è portata avanti parallelamente con due
inquadrature che riprendono nello stesso momento della
giornata, la sera, sia il sig. Brown sia la signora
Pretty entrambi intenti a sfogliare libri di
archeologia .
Il primo occupa la figura del professionista che,
fumando la pipa, continua a scrivere il diario di
scavo e a svolgere le sue ricerche bibliografiche
proficue per la missione archeologica, la seconda
rispecchia la narrazione della passione. Infatti la
cinepresa si sofferma sui dettagli delle fotografie a
colori di maschere funerarie egizie sulle pagine del
volume che la committente tiene tra le mani. Si tratta
del resoconto di scavo che Howard Carter compie per
gli scavi della tomba di Tutankhamon, che la signora
Pretty sfoglia con aria trasognata prima di coricarsi
a letto. Il cambio di scena passa da un'inquadratura a
90° fino a diventare zenitale e riporta a un momento
successivo della vicenda. Edith Pretty viene
inquadrata mentre si dirige verso la sezione del
tumulo, rievocando quasi l'ingresso alle piramidi
faraoniche, creando un'isotopia sul mondo egizio.
Edith è affascinata dal fatto che Carter, trovandosi
all'ingresso della tomba del faraone, vide le impronte
di dita impresse sull'intonaco .
Il
discorso
continua affrontando il tema dei possibili
rinvenimenti antropologici e del conflitto etico per
la loro riesumazione. Di fatto, quando si rinvengono i
resti umani, a dissotterrarli è il medico legale e “i
morti ne hanno diritto a prescindere da quanti secoli
siano passati”
La
questione
etica del “disturbare” l'eterno riposo dei defunti
viene rimessa in discussione anche a oltre la metà
della narrazione. Edith Pretty si chiede se sta
facendo la cosa giusta poiché la nave è comunque la
tomba di qualcuno e la risposta che ne consegue da
parte del Signor Brown recita “Noi riveliamo la vita,
è per questo che scaviamo” .
L'associazione
dei
libri al sig. Brown e alla professione dello studioso
erudito è una costante. Basil gira sempre con un
mucchio di libri che porta con sé in bicicletta per
raggiungere il luogo dello scavo .
La presenza dei libri si mantiene anche quando May
Brown (Monica Dolan), la moglie di Basil, arrivata a
Sufflok per portare un cambio pulito al marito, si
lamenta perché non riesce a sedersi sul letto, ormai
diventato un deposito di volumi accatastati. Sarà poi
la stessa May a sottolineare che, nonostante il marito
le manchi, prova conforto e compagnia proprio grazie
alla presenza in casa dei suoi libri .
Correva
l'anno
1939 e la scoperta del rivetto
porterà l'archeologo a svelare alla committente e a
suo figlio Robert in tono solenne che sotto il tumulo
non vi è collocata una semplice sepoltura, ma una nave
che funge da sepoltura. “Come sarebbe una nave?”,
“Perché mai avrebbero seppellito una nave?” “La tomba
di chi?”
chiede il figlio della signora Pretty che incarna la
pura curiosità, l'entusiasmo per l'apprendimento puro
e senza veicoli, quasi come se fosse l'incarnazione di
ciò che muove lo spirito del ricercatore per
eccellenza. Il tono drammatico della scena è palpabile
anche grazie alle riprese panoramiche che, dal basso,
risalgono fino a svelare il relitto sepolto, proprio
come se lo spettatore stesse “scoprendo” insieme a
Edith e Robert. Inizia il racconto interpretativo e
coinvolgente di Basil sulle possibili motivazioni che
una popolazione avrebbe sostenuto per spendersi in un
tale segnacolo funerario: potrebbe, quindi, essere la
sepoltura di un guerriero o di un re, un grande uomo,
per celebrare il quale sarebbe trascinata la nave dal
fiume vicino, legandola con corde e trascinandola con
dei tronchi grazie alla forza motrice congiunta di
centinaia di uomini e cavalli.
“Vi
immaginate
che funerale gli avranno organizzato” Basil si rivolge
direttamente al piccolo Robert, instillando in lui i
richiami della visualizzazione della scena. Un lavoro
creativo e immaginativo che in quel momento anche
tutti gli spettatori sono involontariamente invitati a
fare.
Il
film
è ricco di riferimenti e richiami tra presente e
passato, tra cui la presenza di una piccola
imbarcazione a vela che salpa lungo il fiume
ricrea nella sua mobilità sull'acqua una riconnessione
antitetica tra antico-moderno, passato-presente,
mobile-immobile, in uso-fuori uso quasi a creare un
dialogo con il reperto che ha rivisto la luce.
L'uomo
e
la memoria
Un
tema
che emerge non solo grazie all'elemento della cultura
materiale passata che ritorna al presente, ma anche
grazie alle vicende umane del protagonista è la
memoria. Ritornato a casa dopo il cambio di direzione
lavori passando dalla signora Edith Pretty al British
Museum, Basil Brown è consapevole che il suo nome non
comparirà mai da nessuna parte, nemmeno in una
didascalia. Nel dialogo con la moglie May afferma:
“Ricorda le mie parole, non riceverò alcun merito. Non
verrò neanche mai citato”
e continua “Ho trovato io quella nave. Non sarò un
docente di Cambridge, ma ho scoperto io cosa c'era là
sotto, insieme a Jacobs e Spooner e nessuno se ne
ricorderà mai”. Con rammarico e amarezza nello sguardo
perso nel vuoto, il tono di Brown passa ad assumere
una velata rassegnazione di fronte a chi -in
riferimento al direttore del British-, pur non avendo
i meriti della scoperta, verrà perpetuato nella
memoria collettiva per il solo fatto di ricoprire il
ruolo istituzionale, senza essersi sporcato troppo le
mani. Degli operai è ormai appurato che se ne
perderanno le tracce, quasi come un opposto dualismo
semantico: il passato verrà ricordato, mentre del
presente se ne perderà la memoria.
Sarà
la
moglie a redarguire Basil per riportarlo sui suoi
passi e sui suoi valori genuini: “E se non andrai lì
avrai ancora meno chances di essere ricordato. Mi hai
sempre detto che il tuo lavoro non riguarda il passato
o il presente, ma per il futuro, affinché le prossime
generazioni sappiano da dove provengono e conoscano in
questo modo i loro antenati. Non dici sempre così?” .
Tralasciando l'efficacia comunicativa e l'opera di
fantasia che il cinema richiede, non sembrerebbe
inverosimile, seppur con qualche remora, che a ridosso
della Seconda Guerra Mondiale e con i rischi che essa
comporta venga condotta una così importante missione
archeologica.
Una
questione
femminile: Peggy Piggott
Un
altro
ruolo femminile emblematico è ricoperto da Margareth
“Peggy” Piggott (Lily James)
(1912-1994), giovane moglie di Stuart Piggott (Ben
Chaplin). Peggy (Fig. 5)
Fig. 5 - Peggy Piggott allo scavo di Shatton Hoo (foto storica di E. L. Payne) Link
nel film ricopre il ruolo di
una giovane e acerba archeologa, chiamata a
partecipare allo scavo perché, molto leggera, si
presterebbe a limitare i danni dell'eventuale
calpestio del legno della nave o per meglio riprendere
le parole di Philips: “Grazie al cielo, Piggott non ha
sposato un maialino” .
In
realtà
la dott.ssa Piggott aveva già alle spalle diverse e
consolidate esperienze di scavo anche con personaggi
illustri. Basti ricordare la sua presenza agli scavi
del sito romano di Verulamium
(St. Albans,
Hertfordshire, Regno Unito) pochi anni prima condotti
da Mortimer Wheeler e Kathleen Kenyon. Proprio in
quegli anni Peggy conosce Stuart Piggott all'Institute
of Archaeology a Londra
Il
primo
scritto di Peggy risale al 1937 e si tratta della
pubblicazione sulla ceramica dell'età del ferro
nel sito di Southocote, Berkshire. In seguito a
diversi lavori incentrati sul periodo del medio
e tardo Bronzo
e sempre sull'età del Ferro, tra gli anni Cinquanta e
Sessanta diventerà una delle più importanti
archeologhe protostoriche in Inghilterra .
Il
profilo
che viene tracciato di Peggy risulta essere poco
realistico rispetto alle notizie biografiche della
studiosa: molto efficiente dal punto di vista della
produzione scientifica, emancipata (si contano due
divorzi prima del 1960 )
e indipendente.
Peggy
raggiungerà
la notorietà proprio perché sarà la prima ad
accorgersi della presenza dei frammenti di oro in
quella che successivamente verrà definita come camera
sepolcrale .
Lo
sfondo
storico
I
riferimenti alla guerra che incede sono frequenti:
voli radenti degli aerei militari, citazioni alla
figura di Hitler, gli annunci radio per l'arruolamento
in aviazione di giovani uomini al di sotto dei 32 anni
.
Rory Lomax (Johnny Flynn), nipote della signora Pretty
e fotografo della missione, è uno dei giovani ragazzi
che si è arruolato nella Royal Air Force britannica.
Emblematica
è
la scena che si gira a Londra ,
quando la Signora Pretty si reca nella capitale
britannica, per un'importante visita cardiaca. In
quell'occasione, i bambini giocano per strada, mentre
un'auto con megafono passa tra loro lasciando dietro
di se delle palline colorate. Sottoforma di attività
ludica, in realtà, viene insegnato ai piccoli come
distinguere le armi che potrebbero essere lanciate in
strada durante un'incursione aerea: le palline gialle
e verdi indicano il gas, le palline rosse sono bombe
altamente esplosive, le strisce rosse sono bombe
incendiarie. Altra situazione in cui la guerra sembra
essere più vicina che lontana è l'esercitazione al
blackout nella locanda di Shatton Hoo ,
durante i brindisi per la scoperta. Poco dopo la radio
annuncia l'avanzata tedesca che minaccia con la
campagna stampa, le dichiarazioni dei capi politici
tedeschi, gli incidenti provocatori alla frontiera e
la concentrazione sempre maggiore di militari in
assetto di guerra alle frontiere polacche annuncia
l'inizio della guerra .
Una
più
concreta testimonianza dell'avvento dell'entrata in
guerra dell'Inghilterra è sottolineata dal dialogo tra
il dott. Philips e i coniugi Piggot, il responsabile
mostra la sua preoccupazione poiché la guerra
significa fermare tutti gli scavi nel Paese, senza
possibilità di continuare le ricerche .
La
tragicità
bellica tocca l'apice con la caduta nei pressi dello
scavo di un aereo inglese della Grande Guerra
precipitato durante un'esercitazione che ha portato
alla morte del giovane pilota .
Conclusioni
Il
presente
contributo aspira, attraverso una lettura critica di
un aspetto monografico, a fare luce in maniera
approfondita, sul ruolo positivo del mezzo
cinematografico per la trasmissione del sapere e della
metodologia archeologica.
Nonostante
i
tagli e i dialoghi che assumono quasi un tono
aforistico, il lavoro del regista Simon Stone presenta
una grandissima attenzione ai dettagli della
metodologia di scavo che si sta sviluppando con metodo
proprio a partire dalla seconda metà del Novecento in
Inghilterra.
Si
può,
inoltre, riscontrare che l'analogia con la morte è un
sottofondo costante. Essa viene trattata in una
triplice dimensione: la morte storica che porta alla
perpetuazione della memoria configurata con il tumulo
funerario; la morte annunciata dallo scoppio imminente
della guerra, una morte distruttiva; la morte del
singolo uomo e l'impotenza di fronte a essa,
rappresentata dalla malattia della signora Pretty che
le logora il fisico giorno dopo giorno.
Pretty
in
preda alla disperazione esclama singhiozzando: “Noi
moriamo e ci decomponiamo. Noi non sopravviviamo”.
Ancora
una
volta Brown sfodera una frase efficace quanto
riassuntiva del valore della morte: “Non sono
d'accordo! Dai tempi delle prime impronte umane sul
muro di una grotta, facciamo parte di qualcosa che
continua, perciò non moriamo davvero” .
NOTE
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