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Telemaco Signorini e i soggiorni a Roma nel 1875 e nel 1883
Loredana Angiolino
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 08 Dicembre 2025, n. 992
https://www.bta.it/txt/a0/09/bta00992.html
Articolo presentato il 28 Novembre 2025, accettato in data 07 Dicembre 2025 e pubblicato in data 08 Dicembre 2025
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Abstract

Telemaco Signorini compie frequenti soggiorni fuori la città di Firenze: a Roma nel 1875 e nel 1883, e a Londra e a Parigi, in diverse occasioni. Viaggi che nascono dall'esigenza di far conoscere le sue opere e trovare nuove opportunità di vendita ma anche per entrare in contatto con personalità dell'arte, diverse e contemporanee.

A Roma espone con gli amici Alberto Issel, Vincenzo Cabianca, Michele Tedesco e Ferdinando Mangiarelli.

Tra Londra e Parigi approfondisce la conoscenza del grande ritrattista statunitense John Singer Sargent e di un altro artista americano per il quale nutre grande ammirazione: James Abbott McNeill Whistler e visita musei e gallerie, antiche e moderne.

Tutto questo concorre ad accrescere ulteriormente la sua cultura e la sua preparazione, già all'origine diversificate e profonde, proprie di un artista cólto e raffinato, attento agli avvenimenti artistici contemporanei e grande conoscitore dell'arte del passato.

In ricordo di Dario, maestro indimenticabile.

Come apprendiamo dalle notizie autobiografiche 1, Telemaco Signorini nel 1875 si reca per qualche tempo a Roma, chiamato dagli amici pittori Vincenzo Cabianca e Alberto Issel.

Il primo si trasferisce a Roma sin dal 1870, forse sollecitato da Nino Costa, per ricercare nuove possibilità lavorative e dove ha a partire dal 1877 un proprio studio in Via Margutta 2, Issel fa la spola da Genova a Roma, luogo nel quale in più soggiorni tra il 1870 e il 1876 entra in contatto con l'effervescente ambiente artistico della città attivissimo nel mercato contemporaneo. L'esigenza di confrontarsi con eterogenee personalità di artisti emerge come fattore peculiare della individualità del pittore genovese, spesso impegnato a svolgere la funzione di mediatore tra le ricerche e i dibattiti che animano i circoli artistici toscani, piemontesi, romani e liguri.

A Roma possiede uno studio a Piazza di Spagna, in Via San Sebastianello 11 A, dove è solito organizzare delle piccole esposizioni. La vitalità del clima culturale a Roma in questi anni è sostenuto dall'operosità intrapresa dalle varie società artistiche: la Società degli Amatori e Cultori, l'Associazione Artistica Internazionale e l'Associazione Artistica Universale. Ma è anche la domanda dei privati sempre più attenti ai richiami del gusto, assieme alla presenza degli stranieri affascinati dai quadretti con vedute di Roma e delle altre città italiane, a veicolare la realizzazione di esposizioni singole negli studi degli artisti e l'apertura di negozi specializzati, eccezionali vetrine per la presentazione dei lavori di maestri d'arte. 3

La zona attorno a Piazza di Spagna è popolatissima di artisti arrivati a Roma servendosi di sostegni economici propri o per meriti di studio. La suggestiva strada di Via Margutta è ricca di atelier di artisti italiani e stranieri, dove si dedicano a lunghe sedute di disegno e di pittura. E qui si forma pure l'Accademia di Giggi, al numero 48 della via, dove uno dei più richiesti modelli dell'epoca, Luigi Talarici «affittò un vecchio granaio con l'idea di fondare un ritrovo, specie di circolo serale, dove avessero potuto sfogare la loro passione per l'arte, dilettanti e professionisti». 4

Poco distante, sulla Via Flaminia 211, fuori porta del Popolo, in un edificio un tempo conosciuto come Vigna di Papa Giulio, il pittore catalano Mariano Fortuny y Marsal, presente a Roma fin dal 1858 dove approfondisce l'analisi dal vero e l'esercitazione sulla statuaria classica e sulla pittura rinascimentale, ha il proprio studio, centro catalizzatore di artisti spagnoli e italiani. 5 Un magnifico giardino, ombreggiato da alberi grandiosi, precede lo studio, frequentatissimo oltre che dagli artisti «dai forestieri e soprattutto dagli americani». 6 Alla pittura smaltata di Fortuny, il cui influsso è determinante su molti pittori italiani, a Roma e a Napoli, non è estraneo nemmeno Issel e i due cominciano a frequentarsi sin dal 1870.

Come riferisce lo scrittore e giornalista Diego Angeli nelle Cronache del Caffè Greco «Nel ventennio che va dal 1865 al 1885, gli artisti spagnoli ebbero a Roma una posizione quale nessun altro gruppo di artisti ha avuto mai, diventando spesso gli arbitri e i direttori del pensiero artistico romano». 7

In questi anni si susseguono altri fatti vòlti ad accentuare il carattere esclusivo di questa parte della città: nel 1876 il rinomato collezionista Luigi Pisani, avvia a Piazza di Spagna una sede succursale della sua Galleria fiorentina, in «tre sale messe con molto gusto», dove propone opere di tutti gli artisti italiani ma non dei romani «giacché non intendeva far loro concorrenza». Fin dai primi giorni di apertura «La nuova galleria è stata visitata da non pochi forestieri i quali se ne mostrarono assai soddisfatti. Essa è pur visitata dai nostri artisti che vi trovano modo di familiarizzarsi con le opere dei loro colleghi delle altre città italiane». 8

Anche molti mercanti stranieri, tra cui Adolphe Goupil, soggiornano a Roma in cerca di artisti talentuosi da affermare sulle piazze europee e internazionali, così Issel nella missiva a Signorini ricorda la visita del commerciante francese presso il suo studio. 9

Ed è proprio in occasione dell'imminenza della mostra nell'inverno del 1875 nell'atelier di Issel che Cabianca spedisce all'amico Telemaco la lettera con annessa quella di Issel stesso e di Ferdinando Mangiarelli. Quest'ultimo in seguito ai discorsi fatti con i colleghi Cabianca e Issel, propone loro di scrivere a Telemaco per informarlo dell'esposizione da organizzare nello studio del centro nei giorni 15, 16 e 17 febbraio. Issel auspica l'alta probabilità di un felice esito dell'evento: le opere di Telemaco, non ancora conosciute al grande pubblico romano, avrebbero sicuramente stimolato la curiosità di amatori e di appassionati dell'arte moderna. Lo invita quindi a rispondere su un eventuale spostamento a Roma o sull'invio di qualche piccolo quadretto. A loro si sarebbe affiancato anche Michele Tedesco. Cabianca lo incita a partecipare, in quanto la presenza dei suoi lavori avrebbe assicurato un successo garantito alla comune iniziativa. 10

Telemaco compare a Roma nel momento in cui la città sta vivendo un periodo particolarmente propizio per il mercato artistico, determinato dalla spiccata apertura cosmopolita subordinata anche all'isolamento culturale di Parigi, dopo i gravi rivolgimenti politici avvenuti tra il 1870 e l'anno successivo. Vi scorge la possibilità di veder crescere le proprie operazioni di vendita, intento perseguito negli anni a venire con i frequenti spostamenti tra Londra e Parigi, mete di ulteriori e fecondi scambi internazionali. 11


Così in febbraio raggiunge i propri amici ed espone i suoi dipinti insieme a quelli di Alberto Issel, Vincenzo Cabianca, Michele Tedesco, Ferdinando Mangiarelli e alle opere dello scultore genovese Pietro Costa.


E certamente è l'attesa dell'arrivo del pittore in città a determinare lo spostamento dell'avvio della piccola esposizione di qualche giorno, pubblicizzata con ‘inviti stampati in Italiano ed Inglese' precisa Telemaco. Issel, lietissimo di accoglierlo, lo avverte della piacevole impressione suscitata dai suoi quadretti già inviati, specialmente dei tre paesaggi e del fatto che aspetterà la sua venuta per sistemarli a dovere. 12


Con l'aiuto del cugino Olinto Signorini e del fratello Paolo altre opere giungono a Roma. Paolo risponde al suo appello, avvisandolo di essersi recato prontamente dall'intagliatore per preparare la cassa necessaria a mandare il quadro di Vinci presso Issel. 13 Allo stesso modo Olinto dopo aver ricevuto la sua missiva, spedisce immediatamente l'opera richiesta. 14


Paolo scrive ancora al fratello, rammaricandosi per la scarsa fortuna cha ha avuto a Roma all'inizio del suo soggiorno, sia per gli affari, sia per il tempo poco gradevole. Sin dal 19, giorno in cui Telemaco riceve il quadro, la piccola esposizione di Piazza di Spagna è aperta al pubblico e a poco a poco si verificano alcuni acquisti: una gentildonna inglese compra due acquerelli di Cabianca, informandosi anche sul prezzo di uno studietto parigino di Telemaco. Paolo lo ragguaglia poi su diversi aspetti pratici legati all'allestimento della esposizione fiorentina di quell'anno alla Società Promotrice. Se si fosse trattenuto ancora, avrebbe avuto necessità di sapere cosa fare, ma il suo possibile ritorno per la fine di quella settimana lo rassicura notevolmente. 15

Il pittore riesce comunque ad alienare con sicurezza il quadrettino raffigurante la Chiana senese, eseguito alla fine degli anni Sessanta dell'Ottocento, ad un compratore di nome Eriman per 350 lire come rammenta lui stesso. 16

Telemaco tuttavia rientra a Firenze solo intorno al 20 marzo, dopo uno spostamento a Napoli e una ulteriore sosta a Roma.


Già il 18 febbraio il Signor Tutti nel quotidiano romano “Fanfulla” anticipa la notizia dell'apertura della mostra presso lo studio di Issel: «Quest'anno il circolo Artistico Internazionale non avendo organizzata la sua solita fiera ed esposizione, tre o quattro artisti hanno pensato di farne una per conto proprio, facendo conoscere i loro dipinti. Sicché dal 20 al 26 corrente febbraio, dalle 10 alle 4, nello studio Issel presso piazza di Spagna, via S. Bastianello 11 A, saranno visibili parecchi quadri dei signori Mangiarelli, Signorini, Cabianca, Issel e Tedesco. L'esposizione non mancherà d'interesse. Il Mangiarelli è un giovane artista di molto merito; il Signorini, premiato all'ultima esposizione di Firenze, è stato ed è uno dei più valenti campioni del verismo nell'arte; il Cabianca è conosciuto molto favorevolmente, in special modo per i suoi acquerelli; l'Issel per i suoi soggetti militari; il Tedesco per il suo quadro della Morte d' Anacreonte». 17


E successivamente il 26 febbraio, sulla stessa testata, appare la benevola critica rivolta alla piccola esposizione: «Chi non è ancora andato a S. Sebastianello allo studio del Signor Issel per visitare l'esposizione che il Signor Tutti ha già annunziato da qualche giorno, non lasci passare domani e domani l'altro, e salga coraggiosamente la piccola erta.


Se ne dichiarerà soddisfatto, quando avrà visto i quadretti dei signori Cabianca, Issel, Signorini, Mangiarelli e Tedesco. Non vi sono opere colossali, ma c'è da contentare i gusti più delicati, tanto è vero che in questi due giorni alcune opere sono state vendute, altre contrattate. […]

Il Signorini non ha portato da Firenze nessuna delle sue opere più importanti. Ma in questi piccoli quadrettini si rivela completamente il suo ingegno che può essere stato accusato di stranezza, ma che è senza dubbio originale e pieno del sentimento dell'arte». 18

L'eco della mostra ha ripercussioni anche a Torino e in “Serate Italiane” il corrispondente da Roma, molto attento alle mostre di pittura allestite in città, ricorda tra le più notevoli e singolari: «un'esposizione piccina piccina, ma carina tanto» con dipinti di Issel, Signorini, Mangiarelli, Tedesco e Cabianca. Del Signorini si afferma in particolare: «è un verista di prima forza; ha avuto le lodi più lusinghiere per l'arte squisita che ha profuso in questi suoi paesaggetti che valgono certo più oro di quanto pesino». 19

Le positive recensioni della stampa avvalorano quindi l'acuta intuizione avuta dagli amici pittori e le opere di Telemaco esposte a Roma suscitano un riscontro soddisfacente nel clima culturale là esistente, probabilmente anche in ragione della ‘stranezza' della sua pittura, propria di un artista cólto, raffinato e propenso alla sperimentazione. Sono dipinti risalenti, da quanto possiamo dedurre dalle notizie addotte, alla fine degli anni Sessanta e ai primi dei Settanta dell'Ottocento: tra le altre compare un quadretto della Chiana Senese, una veduta di Parigi, il paesaggio di Vinci, luoghi visitati frequentemente dal pittore e assai ricchi di stimoli creativi. D'altra parte come sostiene Ojetti, le opere più riuscite dipinte da Signorini, sono quelle realizzate nei paesi in cui egli è tornato più volte e dove ha dimorato più a lungo: Firenze e le colline sopra la città, La Spezia, Viareggio, Riomaggiore e tutta la riviera toscana, Venezia e pure la Scozia, perché vi si trova un'ispirazione semplice e diretta. 20

In questo periodo Telemaco sviluppa uno stile personalissimo, lontano dal linguaggio precedente della ‘macchia' con i suoi arditi contrasti luministici e chiaroscurali, e caratterizzato invece da effetti armoniosi dove fonde sapientemente il disegno insieme al colore e alla luce. I paesaggi eseguiti in questo scorcio di anni, costituiscono impressioni còlte dal vero e riportate con immediatezza sulla tela da una pennellata rapida, tracciata in scioltezza per restituire l'effetto istantaneo dell'ispirazione. Sono composizioni intente a rendere la fedeltà del reale e degli stimoli visivi, evidenziando la notevole sensibilità dell'impaginazione, assieme alla nitida osservazione dei contenuti narrativi.

Dal foltissimo catalogo del pittore risulta estremamente agevole estrapolare opere degli anni Sessanta e Settanta, ispirate dai soggiorni a Siena, a Vinci e a Parigi, verosimilmente affini nello stile e nella ideazione a quelle portate a Roma nel 1875, sebbene sia improponibile l'identificazione certa a seguito degli elementi sommari a loro riferibili dalle fonti possedute.

Ma analizzando dipinti quali Campagna senese (1868-1869, collezione privata, Fig. 1), o Veduta di Vinci (1873, collezione privata, Fig. 2) oppure Villino De Nittis a Parigi (1873-1875, collezione privata, Fig. 3), contemporanei a quelle, abbiamo l'opportunità di verificare con sicurezza l'originalità delle soluzioni compositive, la singolarità del linguaggio, la vivezza dell'impressione, il sapiente accordo dei colori, caratteri consoni allo stile già completo e distintivo, maturato da Telemaco in quel momento.

[Figg. 1, 2 e 3]



Fig. 1 – Telemaco SIGNORINI, Campagna senese, 1868-1869, olio su tela, cm 21x55, collezione privata. Foto cortesia di Loredana Angiolino
Fig. 1 – Telemaco SIGNORINI, Campagna senese
1868-1869, olio su tela, cm 21x55, collezione privata
Foto cortesia di Loredana Angiolino

Fig. 2 - Telemaco SIGNORINI, Veduta di Vinci, 1873, olio su tavola, cm 17,5x12, collezione privata. Foto cortesia di Loredana Angiolino
Fig. 2 - Telemaco SIGNORINI, Veduta di Vinci
1873, olio su tavola, cm 17,5x12, collezione privata
Foto cortesia di Loredana Angiolino

Fig. 3 - Telemaco SIGNORINI, Villino De Nittis a Parigi, 1873-1875, olio su tavola, cm 30x39, collezione privata. Foto cortesia di Loredana Angiolino
Fig. 3 - Telemaco SIGNORINI, Villino De Nittis a Parigi
1873-1875, olio su tavola, cm 30x39, collezione privata
Foto cortesia di Loredana Angiolino

In Campagna senese emerge l'atmosfera avvolgente e le tinte terrose tipiche di quei luoghi. In un orizzonte vasto il paesaggio è decritto in modo minuzioso e grazie alla luce tenue i particolari risaltano limpidi e precisi. Anche in Veduta di Vinci la luce, sostanza inseparabile dalla pittura di Signorini, mette tutto in evidenza e la pennellata sciolta accentua l'effetto della mobilità. A Vinci Telemaco soggiorna più volte a partire dal 1866, insieme all'amico Gustavo Uzielli il quale è occupato a scrivere un libro intorno al grande Leonardo, illustrato dal pittore stesso. La conoscenza diretta della località favorisce l'intima poeticità che traspare con evidenza nell'immagine dipinta, non certo meno sentita nei contemporanei scenari francesi ove grazie alla vicinanza di Giuseppe De Nittis, Telemaco sperimenta atmosfere nebbiose eppure chiarissime, capaci di esaltare qualsiasi particolare del luogo rappresentato come pure quelli architettonici e strutturali sulle facciate dell'elegante villino parigino.

Le opere di Signorini hanno molta ascendenza su Issel il quale risente fortemente della ricerca luministica insita nelle stesse. In alcuni lavori realizzati a Roma nel 1875, come Al Pincio (1875, Milano, collezione privata) la scena di vita quotidiana vive di una luce sorprendente nell'inquadratura immediata, mentre i tocchi di colore si moltiplicano con grande velocità, mostrando palesemente l'influenza del toscano. Tutta la pittura di Issel si costruisce in relazione alle ricerche artistiche più avanzate, a partire dall'incontro con i ‘macchiaioli' già dagli anni Sessanta e Settanta e non viene mai meno in tutto il suo percorso lavorativo. In Al Pincio il talento coloristico del pittore si esprime liberamente e la freschezza della veduta urbana è memore di quelle di Signorini e rafforzata anche dalla conoscenza di De Nittis.

Quello del 1875 non è l'unico contatto professionale di Telemaco con l'ambiente artistico romano, sin dal 1871 infatti l'Associazione Artistica Internazionale di Roma lo nomina Socio Corrispondente da Firenze al fine di conoscere con precisione gli avvenimenti culturali accaduti nella città toscana, e anche l'anno dopo, si riconferma tale incarico in conseguenza dell'apprezzabile intervento del pittore. 21

E successivamente nell'imminenza della Prima Esposizione Internazionale di Belle Arti a Roma del 1883, gli organi ufficiali della manifestazione, a riprova del grande prestigio acquisito dal fiorentino nel panorama culturale del tempo, lo chiamano a partecipare con le sue pregevoli opere all'evento, vòlto a riassumere le mostre precedenti e a indicare le attuali condizioni dell'arte. Un ulteriore riconoscimento personale giunge il 26 gennaio 1883 quando dal V Congresso Artistico Italiano, aperto nelle sale del Palazzo dei Conservatori in Campidoglio, tre giorni dopo l'inaugurazione dell'Esposizione, è promossa la nomina di Signorini all'onorifico incarico di Segretario generale della manifestazione. 22

Nella cerimonia di apertura dell'evento, di domenica 21 gennaio, si avvia la seduta con nobili parole e si salutano gli artisti convenuti a Roma invitandoli già per la Esposizione che seguirà più in là nel tempo.

Nonostante la lusinghiera approvazione ricevuta in questa occasione, Telemaco non invia alcuna opera alla manifestazione 23 e muove di fatto le immediate dimissioni dalla funzione di Segretario. 24

Il suo atteggiamento di rifiuto è verosimilmente legato alla consueta volontà di esprimersi autonomamente riguardo alle idee sull'operato dell'artista, prima fra tutte, quella ancora in atto relativa all'abolizione delle esposizioni circolanti nelle varie città italiane, a favore della soluzione di pensare a Roma come sede fissa di esposizioni nazionali. Nei Congressi Artistici precedenti Signorini aveva strenuamente difeso la promozione sul territorio delle diversificate e originali tendenze artistiche nazionali, altrimenti soffocate dalla politica accentratrice di Roma, privilegiante la concentrazione delle mostre in un unico luogo.

Nei Verbali della Manifestazione il nome di Signorini compare tra i deliberanti delle altre proposte più dibattute nel corso del Congresso: nella prima seduta del 27 gennaio il pittore vota per l'abolizione della Giuria di accettazione delle opere artistiche, e propone poi la riforma del sistema delle Pensioni artistiche di perfezionamento per i viaggi di studio. Telemaco è favorevole alla volontà di emancipare l'arte dalle ingerenze governative, previste in forma di acquisti annui, nell'interesse di tutelare l'avvenire dei giovani artisti e in conseguenza dell'arte moderna. A questi ultimi deve essere riconosciuta una maggior libertà di azione pur richiedendo la vigilanza del Pensionato, al fine di assicurare prove indiscutibili delle loro ricerche e del loro operato. Tali opinioni erano già state espresse con egual convinzione nel IV Congresso Artistico Italiano a Torino nel 1880. 25

Il soggiorno a Roma è quindi di breve durata ma anche in questa occasione Paolo Signorini comunica con Telemaco informandolo sulle faccende di casa e premurandosi di chiedere del suo rientro a Firenze. 26

Alla Prima Esposizione Internazionale di Belle Arti, partecipano tra i tanti artisti italiani e stranieri anche gli scultori americani Thomas Waldo Story e il padre, William Wetmore Story, stabilitosi definitivamente a Roma sin dal 1851, con le due sculture in marmo: Sacrificium, e Bellorophom, il primo, Canidia il secondo. “William Wetmore Story ha mandato la figura in piedi, pesantemente drappeggiata, di Canidia”, si precisa nelle pagine della prestigiosa rivista “The Art Journal”. 27

Il più piccolo dei figli di William, il pittore Julian Russell presenta il dipinto Dachshunde (Una famiglia di cani).

Attorno allo Story, artista in esilio, gravita quel vivacissimo circolo culturale cosmopolita, denotato da una forte prevalenza di anglo-americani, tramite diretto per l'apertura verso la cultura di stampo internazionale. I luoghi privilegiati rivolti all'accoglienza di queste personalità sono sia il lussuoso appartamento in affitto a Palazzo Barberini sia gli studi romani situati in via San Martino alla Battaglia al Maccao, ai numeri 1 e 9. 28

È verosimile pensare all'interesse di Signorini per questi scenari, così sollecitanti per le sue innumerevoli curiosità culturali. Già a Firenze tiene stretti rapporti con intellettuali statunitensi e britannici la cui massiccia presenza sembra costituire una unica comunità tra la città toscana, Venezia e Roma.

Risulta infatti probabilissimo l'incontro diretto, attorno ai primi anni Sessanta dell'Ottocento, tra Telemaco e gli Story favorito dall' amico letterato Enrico Nencioni, molto ammirato dall'americano. Sia le residenze senesi e fiorentine dei conti De Gori Pannillini, 29 con ospiti illustri appartenenti alle più rilevanti personalità della cultura anglo-americana e la Villa Orr abitata dagli Story, veicolano incontri e scambi continui.

Questi ultimi e Signorini sono comunque legati da una fitta trama di conoscenze comuni. Gli Story sono in stretta relazione di amicizia con il grande ritrattista statunitense John Singer Sargent e anche con il pittore americano Ralph Wormeley Curtis, incontrato da Signorini a Firenze presso il cenacolo della scrittrice inglese Violet Paget (alias Vernon Lee), 30 intima amica di Sargent già per tutta la giovinezza. Il Curtis è imparentato con quest'ultimo, suo padre infatti, Daniel Sargent Curtis, ricco mecenate e Fizwilliam Sargent, padre di John sono cugini. Telemaco ha occasione di conoscere direttamente Sargent nell'ottobre del 1883 ancora attraverso Violet Paget, frequentata dal pittore fiorentino sin dalla fine del 1882. «Egli è molto bramoso di vederla», 31 gli scrive la Paget, lasciando intendere l'interesse per il fiorentino, espositore nel maggio del 1882 di un'opera alla Royal Academy of Arts di Londra 32 dove Sargent partecipa col Ritratto del Dottor Pozzi e anche alla Mostra Estiva della Grosvenor Gallery, dove entrambi presentano i loro lavori: il primo, Sobborgo a Ravenna, bozzetto, da tempo appartenente al collezionista Keningdale Cook, e due Interni di Venezia e uno Studio, l'altro. 33

Telemaco mostra d'altra parte palesemente il richiamo verso alcune componenti formali della contemporanea pittura anglo-americana, evidente in diverse scelte artistiche dei primi anni Ottanta: la spiccata monumentalità delle figure dei ritrattati - derivante a sua volta dall'attenzione per la lezione dei grandi artisti del passato - l'eleganza e la estrema raffinatezza, come frequentemente evidenziato dalla critica. Durante i soggiorni primaverili all'estero – tra Parigi e Londra - nel 1881 e più avanti nel 1883, Telemaco si reca in diverse occasioni ai Salon parigini dove Sargent propone opere significative quali, dapprima, il Ritratto di Madame Ramon Subercaseaux e il Ritratto di Edouard and Marie-Louise Pailleron 34 e poi Le figlie di Edward Darley Boit (Portraits d'enfants)

Dalla tenera figura di Irene nel suo ritratto conosciuto col titolo Adolescenza (La Nene, Adolescenza) (Erba, collezione C. Giussani, Fig. 4) traspare la sapiente ricerca introspettiva di Signorini, memore dell'affettuoso legame verso la giovinetta che più volte ha pensato di adottare. 35 L'accentuato afflato sentimentale e l'impostazione generale rammentano da vicino quelli delle piccole Mary Louisa e Florence Boit in Le figlie di Edward Darley Boit di Sargent, esposto al Salon francese nel 1883, visitato da Telemaco il 5 e il 7 giugno di quell'anno, come rammenta nel suo taccuino di viaggio. Forse la suggestione di quelle immagini e la efficace oscurità del dipinto lo colpiscono al punto da ricordarne gli esiti nel ritratto di Irene mostrato alla esposizione della Società Promotrice fiorentina nell'autunno successivo. 36 La diffusione delle opere di Sargent circola comunque agevolmente sia a Firenze sia a Parigi. Il Ritratto di Bambine (Le figlie di Edward Darley Boit) in particolare, compare già sei mesi prima del Salon parigino alla Mostra inaugurale della Galleria Georges Petit in 8 Rue de Sèze a Parigi nel dicembre del 1882, dove espone tra l'altro l'amico Giovanni Boldini, possibile tramite diretto per la conoscenza dell'opera. 37 Secondo il recensore della mostra, l'opera di Sargent è una delle migliori là esposte, soprattutto per la sua evidente ‘vigoria'. Telemaco ha occasione di vedere anche i due ritratti inviati da Sargent alla Esposizione Nazionale di Venezia del 1887, dove lui stesso propone diversi lavori. 38 [Fig. 4]

Fig. 4 - Telemaco SIGNORINI, Adolescenza (La Nene, Adolescenza), olio su tela, cm 78,5x31,5, Erba, collezione C. Giussani.. Foto cortesia di Loredana Angiolino
Fig. 4 - Telemaco SIGNORINI, Adolescenza (La Nene, Adolescenza)
olio su tela, cm 78,5x31,5, Erba, collezione C. Giussani
Foto cortesia di Loredana Angiolino

Tutto di questi ricorrenti viaggi, concorre ad allargare gli orizzonti professionali e personali del pittore: durante la permanenza londinese del 1883 Telemaco viene in contatto grazie a Frederic Leighton con la signora Mary Eustace Smith, facoltosa collezionista, moglie del deputato al Parlamento, Eustace Smith, già proprietaria di alcuni suoi lavori e committente di altri. Ma l'incontro si dimostra favorevole come ulteriore possibilità di introduzione del pittore nell'ambiente cosmopolita fiorentino: la signora fornisce a Telemaco il biglietto di presentazione per Madame Emilie de Tchihatchef, sua amica inglese residente a Firenze in Piazza degli Zuavi, auspicandone eventuali prestigiose commissioni. La affascinante signora è sposata con il gentiluomo russo Peter Aleksandrovic de Tchihatchef, noto naturalista e geografo, ed è frequentatrice dei circoli intellettuali fiorentini, dove abituali ospiti sono Lady Matilda Paget insieme alla figlia Violet e altre rinomate signore italiane e straniere appartenenti alla locale e internazionale società fiorentina. La sua stessa abitazione è luogo di ritrovo per i membri della comunità anglo-italiana là residenti. 39

La Paget è animatrice instancabile della vita artistica e mondana fiorentina, con Telemaco stabilisce un legame confidenziale duraturo e proficuo, i loro caratteri ricettivi e curiosi si amalgamano in modo esemplare: oltre a Sargent è il tramite per la conoscenza di tante altre importanti personalità rilevanti per gli affari commerciali del pittore in Toscana e in ambito internazionale, come riportato da alcune lettere inedite conservate a Firenze. Sua intima amica è la scrittrice e traduttrice irlandese Bella Duffy la quale si rivolge all'artista per alcune lezioni di pittura da impartire ad una giovane allieva ed è frequentatrice del suo studio assieme ad Alice Danyelle, abile pittrice su stoffa, sposata al banchiere britannico Arthur Charles Herbert Johnson-Danyelle, pittore egli stesso. E probabilmente Telemaco invita la signora e il figlio Herbert, scrittore, pittore ed attore teatrale, a mandare i loro lavori all'Esposizione Universale di Parigi del 1889, dove lui organizza il settore dell'arte toscana, in supporto all'amico Giovanni Boldini, coordinatore dell'intera Sezione di Belle Arti Italiana. 40 In casa Danyelle, altro luogo di ritrovo elitario e rinomato, si organizzano le messe in scena di famosi tableaux vivants, grazie al brillante talento del giovane Herbert, volti ad animare un ambiente già di per sé variegato e sfaccettato. 41

Anche l'ulteriore soggiorno a Londra nel 1884 si rivela alquanto interessante per Telemaco soprattutto a seguito della conoscenza diretta di un altro artista americano per il quale nutre grande approvazione: James Abbott McNeill Whistler. Telemaco il 24 maggio, risollevato nel morale per la vendita al mercante Thomas Mac Leane di due dipinti, in una stagione che non prevede grandi affari per la crisi del mercato, visita l'esposizione di Whistler alla Galleria di Charles William Dowdeswell and sons in New Bond Street. La mostra interamente allestita da Whistler e da lui intitolata “Notes” – “Harmonies” – “Nocturnes” – presenta 67 opere fra dipinti ad olio, pastelli ma soprattutto acquerelli. Signorini rimane colpito così favorevolmente, al punto da esprimere il fermo desiderio di conoscere il pittore. Dopo un primo tentativo, grazie alla lettera di presentazione di Mac Leane, riesce ad incontrarlo il 30 maggio. La descrizione della visita nello studio dell'artista è alquanto frammentaria nel Diario signoriniano, ma la nota che lo rammenta è importante: “visto ritratto di suonatore di violino in piedi” cioè il dipinto Arrangement in Black: Portrait of Señor Pablo de Sarasate, ora a Pittsburgh, Carnegie Museum of Art. 42 Whistler ha infatti deciso di non lasciare Londra in quel periodo per terminare il “black portrait” del virtuoso violinista spagnolo da lui ascoltato più volte, rimanendo molto soddisfatto del risultato ottenuto. 43

Tuttavia a Londra non mancano ulteriori sollecitazioni volte alla conoscenza di Whistler, prima fra tutte la decorazione dell'abitazione del magnate britannico Frederick R. Leyland in Prince's Gate a Kensington.

Signorini inoltre, lettore attento di riviste straniere, ha probabilmente avuto l'eco della circolazione, fin dal 1862, delle illustrazioni derivate dai disegni di Whistler per alcuni poemi e novelle in diversi periodici come Once a Week dove ne presenta 4, e Good Words corredato da due altre. La frequentazione di Telemaco presso il circolo di intellettuali ruotante attorno all'incisore e pittore Marcel Desboutin sulle colline fiorentine presso la Villa dell'Ombrellino, ha inoltre veicolato ulteriormente la curiosità verso la tecnica incisoria praticata dallo stesso Desboutin e esplicitata dalle numerose incisioni e stampe di Whistler, insieme a quelle di François Bonvin, là conosciute e gradite.

Nel 1882 Whistler espone sia alla Grosvenor Gallery sia al Salon parigino dove è presente anche Sargent che come lui è sempre ben accolto, e sappiamo esserci pure Telemaco con alcuni dipinti, riunendo assieme, secondo i propri caratteri, le opere più significative e notevoli di questo intenso periodo di attività.

In occasione della III Esposizione Internazionale d'Arte della città di Venezia, poi, tenutasi dal 22 aprile al 31 ottobre 1899, Telemaco si reca nella città lagunare e ha l'opportunità di spendere parole di elogio per l'osservazione in prima persona dei lavori del pittore: «Le opere che quest'anno in una prima e rapida escussione, mi hanno impressionato di più, sono i ritratti di Lavery, di Besnard, di Wisteler [sic], di Bezzi, di Tito». 44 Si sofferma quindi ad apprezzare pure quelli di un altro interessante pittore, l'inglese John Lavery, allievo di Whistler e intermediario con il mondo artistico anglosassone. Lavery è ammirato quale elegante interprete di ritratti della aristocrazia inglese nei quali cura sapientemente la grazia e la nobiltà delle pose ma anche per l'uso di una sapiente gamma cromatica di stretta derivazione whistleriana. Telemaco ha avuto modo di fare la sua conoscenza diretta a Venezia nel 1897, in quanto partecipanti alla Giuria di Accettazione della II Esposizione Internazionale d'Arte. Alla mostra aderiscono entrambi pure come espositori. 45

Anche Sargent, è coinvolto con alcune opere, 46 oltre che nel Comitato di Patrocinio della mostra. Carica, quest'ultima ricoperta ugualmente nel 1899, insieme a Whistler: entrambi sono promotori nella Commissione di Patrocinio per l'America. 47

Le opere di Signorini presentate in questa ultima rassegna veneziana dimostrano la singolarità della propria impronta: “Sette bozzetti ad olio espone Telemaco Signorini finissimi e un quadro Mattino di estate all'isola d'Elba” ricorda Paralupi 48, e Pica sottolinea: “Anche Signorini, insieme con un quadro duro ed incerto, malgrado l'evidente desiderio di riprodurre sulla tela un limpido effetto di aria e di luce estiva, ha esposto sette bozzettini ad olio – una figura di donna al pianoforte e sei scene di paese – di una freschezza d'impressione ammirabile”. E citando pure il dipinto di Francesco Gioli dal titolo Alzaia presso Bocca d'Arno, rammenta come questo motivo sia stato trattato “con molta maggior energia” da Signorini qualche anno prima. 49

Nel febbraio del 1899 Whistler visita l'Italia in quanto testimone di nozze al matrimonio dell'amico editore William Henry Heinemann il quale sposa la scrittrice Magda Stuart Sindici nella chiesa di Sant'Antonio presso Porto d'Anzio, paese d'origine di quest'ultima. Ha occasione di recarsi così anche a Roma e a Firenze. Pur non avendo testimonianze documentarie certe non si può escludere l'incontro con Signorini, molto presente nella realtà straniera della città toscana. Dopo il soggiorno veneziano tra il settembre del 1879 e il novembre del 1880, Whistler ritorna perciò una seconda volta in Italia, ma sempre con struggente nostalgia verso la prediletta città di Venezia per la quale, tra l'altro, sta pianificando la partecipazione alla III Biennale d'Arte. 50

Già la tappa parigina nel viaggio oltremanica del 1883 riserva a Telemaco la possibilità di ammirare alcune opere di Whistler, quell'Arrangement in Black mostrato all'Exposition Internationale de Peinture nei lussuosi saloni della Galleria Georges Petit tra il 11 maggio al 10 giugno, visitata da lui lunedì 4 giugno, dove Whistler compare come rappresentante per gli Stati Uniti. E anche il ritratto della madre presentato all'annuale Salon col titolo: Portrait de ma mère (n. 2441).

Telemaco dimostra perciò di comprendere la grande originalità delle opere di Whistler ancor prima della maggior visibilità ottenuta dal pittore con l'adesione alle iniziali Biennali di Venezia, dove è celebrato dalla critica italiana come “uno dei più prodigiosi ed originali pittori dei nostri tempi … Colorista sommo”; con lavori che “potrebbero essere firmati dal Tiziano o dal Tintoretto”; e ancora “geniale mago della tavolozza”. 51

E assieme a Whistler e ad altri artisti contemporanei, quali Sargent, Boldini e Degas, il pittore risente della stessa affinità percettiva ed emotiva verso i grandi del passato. A Londra visita la ‘Galleria e tutto il Palazzo della Regina' e ‘l'Accademia inglese in Trafalgar Square a vedere i primitivi fiorentini' ma anche quel ‘Velasquez', citato singolarmente nei suoi appunti di viaggio, a sottolineare l'illuminante incontro poetico col pittore spagnolo, particolarmente ammirato da tutti loro rispetto a qualsiasi altro.

La presenza degli artisti anglo-americani in Italia si intensifica infatti, proprio negli anni delle prime Biennali di Venezia dove trionfano con successo e diventano punto di riferimento indispensabile soprattutto per coloro che si misurano con la ritrattistica, tanto di moda principalmente tra la aristocrazia e la ricca borghesia. 52

Ma una sorpresa non minore è riservata sicuramente dall'inaugurazione a Firenze, nel dicembre del 1896, della più modesta Esposizione dell'Arte e dei Fiori dove accanto ad opere di artisti italiani, compaiono i lavori di numerosi maestri internazionali vòlti a rinnovare il linguaggio pittorico locale: «I pittori non viaggiano – si legge tra le pagine de “Il Marzocco”, dove l'evento è salutato con grande entusiasmo - molti non hanno danari e va bene. Ma le esposizioni internazionali anche piccine come questa, ormai si moltiplicano in Italia, ed è facile vederle». 53 Nelle 18 stanze dell'edificio della Società di Belle Arti, trovano posto le opere dei maggiori pittori e scultori italiani e stranieri: gli spagnoli Serafino De Avedaño e Josè Villegas, i francesi Albert Besnard e Henri Gervex, gli inglesi Alma Tadema e George F. Watts 54 e poi ancora i liguri e piemontesi, i romani, come Antonio Mancini, con un Ritratto «il Mancini, dall'occhio potente e dalla mano sicura, che qui espone un ritratto cospicuo, posto sopra una porta» e i napoletani, con Domenico Morelli che presenta Ricordo di letture giovanili, i toscani tra cui Signorini «che vent'anni fa era un ribelle, e oggi appare tale accanto a colleghi suoi che sembrano detriti d'accademie romane. Sempre pronto e vigile, un colorista che sa che sia il sole, un disegnatore che sa far delle acqueforti con una sobrietà antica». 55 «È un artista dal cervello critico e sottile – aggiunge Pica - che, nella ricerca ansiosa e nell'analisi appassionata d'ogni più nuova formola pittorica, ha serbato a sessant'anni l'odio per ogni sorta di accademie e l'ardimentosa e mai stanca combattività dei suoi anni giovanili, allorquando faceva parte del gruppo dei macchiaiuoli. Egli, oltre che con un'Alba ligure a Riomaggiore, di una delicata armonia di tinte chiare e luminose, oltre che con una diecina di acqueforti davvero magistrali, ha dimostrato la sua bravura sopra tutto con due tele, con le quali ci presenta, con rara possanza evocativa, due caratteristici cantucci del vecchio quartiere centrale di Firenze, di recente distrutto dal piccone, coi loro contrasti violenti di calde zone di sole e di fredde strisce d'ombra e col brulichio della variopinta folla plebea nella strettezza dello loro viuzze, tutte piene di frutta, di pesci e d'altre vettovaglie». 56

Opera di eccezionale valore è quella di Sargent: nel catalogo della mostra è contrassegnata col numero 692, come Abbozzo di ritratto (sala P). 57 Grazie alla puntuale recensione ne “Il Marzocco”, la identifichiamo qui per la prima volta con il Ritratto di Vernon Lee: dovuto «al pennello magistrale del Sargent, l'illustre americano che fin da bambino vive in Europa e che può bene a ragione venir associato al gruppo dei pittori inglesi. Non è che un abbozzo, eseguito in due o tre ore e che l'autore giudiziosamente non ha voluto mai completare: ma quali parole possono dire la vita meravigliosa che il Sargent ha saputo infondere nell'espressiva bruttezza di quella fisionomia quasi mascolina, di quella bocca di un rosso livido di piaga, di quei capelli scarmigliati e ricadenti sulla fronte, di quegli occhi accesi di un intellettuale fiamma dietro i rotondi cristalli degli occhiali di un'ineleganza quasi grottesca? Al cospetto di questo piccolo capolavoro vi sarà ancora qualcuno che oserà ripetere, come già altravolta balordamente è stato affermato, che per fare un bel ritratto ci voglia un bel modello?» 58

La curiosità verso le istanze internazionali così costantemente presente in Telemaco, appare evidentissima ancora nella produzione degli anni Novanta, verosimilmente rafforzata dalle attitudini della generazione di artisti emergenti quali Egisto Fabbri e la sorella Ernestine, Alfredo Muller e Angelo Torchi, fautori di opere dagli schemi niente affatto convenzionali e inclini alla predilezione di un linguaggio aggiornato e moderno. In Contadina con gerla e cane (1895, collezione privata) la figura isolata e la fissità assorta, rimandano ad implicazioni sentimentali e simboliche consone alle sollecitazioni culturali più avanzate. Telemaco è sempre interessato ai giovani artisti e per loro spende parole di elogio qualora li ritenga degni di attenzione. In occasione della esposizione promotrice di Firenze del 1894 riconosce apertamente i loro sforzi di affermazione: «E quanta forza d'animo, quanta virtù e passione all'arte è necessaria nei giovani che la coltivano in un paese come il nostro, dove la indifferenza di tutti, la competenza di pochi e l'amor di nessun alla modernità, uccide le più forti organizzazioni e spenge i più distinti e giovani ingegni. Infatti quest'anno non espongono Egisto Fabbri, il Muller, il Salmony, il Gordigiani, il Lusini. […] Il Nomellini il più animoso di tutti, è accettato appena e messo alla porta con una sua potente Vegetazione. Rigettato il Cappiello e della signorina Fabbri accettato solo un suo bellissimo ritratto a pastello». 59 Nelle tele di Egisto l'aura di mondanità e nobiltà delle signore dell'alta società ritratte da Sargent è sorprendentemente percepibile in elementi allusivi e atteggiamenti inequivocabili, molto spesso legati alle rarefatte atmosfere whistleriane. La tradizione americana ottocentesca insieme alle novità francesi sono veicolate con uguale successo da Ernestine tramite il giro di amicizie condivise col fratello, quelle cioè con Eduardo Gordigiani e Muller e i continuati soggiorni parigini. [Fig. 5]

Fig. 5 - Telemaco SIGNORINI, Contadina con gerla e cane, 1895, olio su tela, cm. 79x59, collezione privata. Foto cortesia di Loredana Angiolino
Fig. 5 - Telemaco SIGNORINI, Contadina con gerla e cane
1895, olio su tela, cm. 79x59, collezione privata
Foto cortesia di Loredana Angiolino

Costituirebbe perciò una palese leggerezza non rimarcare l'importanza del luogo nel quale l'operosità artistica di Signorini effettivamente si rafforza e rinnova continuamente. Quella città di Firenze, attenta ed esuberante, sempre propensa alle novità culturali, sostenute da altre vivacissime personalità molto vicine a Telemaco, quali il poeta Giosuè Carducci o il letterato Enrico Nencioni, solo per citarne alcune in più. Nencioni è il massimo estimatore della cultura anglo-americana e grande ammiratore dei più innovativi fenomeni letterari, incarnati in questi anni da scrittori americani quali Edgar Allan Poe 60, Walt Whitman e dalla poetessa Mary Robinson, dagli inglesi Walter Savage Landor e Robert Browning e dal poeta scozzese Alexander Anderson. 61 Il solido legame di amicizia con Telemaco concorre concretamente perciò a rinsaldarne in lui la puntuale attenzione.

L'apertura verso il contesto inglese filtra allo stesso modo tramite Nino Costa, inserito con successo nell'ambiente artistico londinese, coi suoi assidui e frequenti soggiorni e portavoce di un'arte svincolata da qualsiasi ingerenza esterna come dimostra l'attività della Società «In Arte Libertas». Alla mostra della Società tenuta a Roma nel 1890, Telemaco partecipa con alcune opere riscuotendo una rilevante approvazione. 62 Riconosce con entusiasmo la validità della manifestazione, arrivando a definirla come una delle più interessanti dell'anno perché «si fa da una società di liberi artisti» e «così dalla città capitale parte ogni anno un invito ai migliori artisti e più originali d'Italia». 63

Nino Costa consente di stabilire inoltre quei seguitati rapporti tra Telemaco e il grande Frederic Leighton, illustre rappresentante della pittura classica in Inghilterra e Presidente della Royal Academy of Arts, già conosciuto dal fiorentino nel suo giovanile soggiorno a Venezia nel 1856, e rincontrato a Londra nel maggio del 1883.

La familiarità dei ripetuti e prolungati soggiorni in Inghilterra, spinge Telemaco a recarsi fino all'estremo nord del paese e a scoprire la Scozia, visitata nel 1881, insieme all'affascinante città di Edimburgo: “Non mi rammento più chi ha scritto che due città al mondo non si possono descrivere e queste due città sono Venezia e Edimburgh. Chiunque lo abbia detto ha detto una gran verità. Edimburgh è meravigliosa per il suo aspetto imponente e nero. Case fino di 15 piani e nere come il carbone fossile, gas per tutto, cucina a gas, gas in camera mia, nel loro comodo, gas per scale, acqua deliziosa calda e chiaccia per tutte le stanze credi caro Paolo che questi antichi barbari hanno una grande civiltà e tanta che oggi i barbari siam proprio noi, non trovi in tutta la Scozia, da Carlisle alle Orcadi, un analfabeta a pagarlo a peso d'oro, la libertà personale in questo paese non ha confine e Garibaldi se è amato in Inghilterra, qui in Scozia è adorato come un santo. Per tutte le strade si predicano tutte le religioni, si urla, si canta, si balla e nessuno ride”. 64

Questo viaggio permette al pittore di giungere a comprendere e a sentire l'arte scozzese profondamente. Come sua abitudine anche qui visita i Musei cittadini tra i quali quello «di pitture antiche e moderne», conoscendo verosimilmente i pittori contemporanei: Edward Walton, George Smith Nichol, Francis Henry Newbery e ammira anche i dipinti dell'inglese Elizabeth Thompson. Incontra più volte lo scultore David Watson Stevenson e visita il suo studio. Inoltre si reca «A vedere l'esposizione di quadri in George Street», e «una galleria d'incisioni bella e una bella Galleria di quadri», come ricorda puntualmente nei suoi concisissimi appunti di viaggio. 65

«Telemaco Signorini che è, senza dubbio il migliore conoscitore d'arte, che si possa trovare, è l'ammiratore più fervido e più entusiasta della pittura scozzese, alcuni anni or sono ha fatto questo viaggetto ed è ritornato dalla Scozia carico di studi, un vero diario di visitatore, mostrando con evidenza che l'imitazione è pericolosissima per tutti quegli artisti italiani, in ispecie, latini in genere, che non comprendono o non vogliono comprendere i mutamenti dei riflessi di luce e l'efficacia dello studio dal vero», ricorda Paralupi, 66 e Telemaco schivando questo inganno, riesce sapientemente a rendere l'atmosfera di quei luoghi in modo spontaneo, sostenendone la freschezza, le sfumature dei suoi colori e dei suoi suoni. I posti visitati e scelti, tradotti in disegni e schizzi, sono sorprendentemente affini a quelli della sua contemporanea produzione italiana: la zona portuale di Leigth ricorda due località marinare frequentemente battute da Telemaco, cioè Viareggio e Riomaggiore, il centro storico di Edimburgo, appare suggestivo e attraente come quello della vecchia e amata città natìa, irrimediabilmente trasformati entrambi dagli sventramenti urbanistici contemporanei. La sua autentica capacità di rappresentazione si risolve in opere perfette e originali, dagli esiti significativi, meditate nei luoghi conosciuti in Italia e fuori del proprio paese.

Da questi fatti e considerazioni traspare l'idea di un pittore continuamente interessato agli aspetti più aggiornati della cultura dell'Ottocento, verificati attraverso la frequentazione diretta di ambienti artistici eterogenei e dissimili fra loro.

Gli ultimi ritratti dipinti da Signorini, seppur svincolati apparentemente da riferimenti culturali precisi, sembrano riassumerli tutti, e ci si riferisce a quelli quali Bambina che cuce, (1890 circa, collezione privata) o Ragazza con il vezzo rosso, (1890 circa, collezione privata), capaci di raggiungere quella assoluta libertà evocativa e di visione, lontana da convenzioni sintattiche e programmatiche, poiché derivate dall'intensa ricerca intellettuale del pittore, da esiti tanto variati, da esprimere l'affermazione palese della sua complessa e dinamica personalità.

Come attestano le numerose testimonianze documentarie e biografiche, l'incarico rappresentativo di Telemaco alla Prima Esposizione Internazionale di Belle Arti a Roma non è certo un evento isolato nel variegato ambiente culturale che lo circonda. L'artista fiorentino interviene con diverse mansioni ad altre importanti iniziative nel corso degli anni: già a Parma nel 1870 all'Esposizione Nazionale d' Arti Belle fa parte della Commissione per l'assegnazione dei premi artistici, come a Napoli nel 1877 all'Esposizione Nazionale di Belle Arti, 67 a Bologna nel 1888 è invece giurato per la selezione promossa dall'Istituzione Baruzzi ad un concorso di pittura 68 e a Milano nel 1900 è convocato al giurì per i premi Principe Umberto, pregevoli riconoscimenti questi del suo operato di artista e di arguto osservatore degli accadimenti artistici contemporanei ma soprattutto del grande apprezzamento di cui gode anche fuori Firenze, oltreché per riconsiderare i legami intercorsi con le diverse realtà intellettuali del paese.


RINGRAZIAMENTI

Un sentito e particolare ringraziamento è rivolto al personale della Sala Manoscritti della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e a quello dell'Archivio Storico della Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma per il sostegno continuo al mio lavoro di ricerca.

Si ringrazia inoltre Tiziano Panconi, Direttore del Museo Archive Giovanni Boldini Macchiaioli di Pistoia, per aver favorito la pubblicazione delle immagini presenti nel testo.


      

NOTE

1 SOMARÉ 1926, p. 270. Signorini non ricorda bene la data e riporta il viaggio al 1876.

2 Il pittore ha lo studio in via Margutta 81, ma è solito utilizzare anche quello al numero 33, considerato per alcuni decenni luogo di cultura per eccellenza, frequentato da una diversa moltitudine di artisti. Nel 1875 fonda inoltre con Ettore Roesler Franz e Nazareno Cipriani la Società degli Acquerellisti a sostegno della diffusione a Roma di una tecnica dai forti connotati ‘inglesi'.

3 Piazza di Spagna è sempre stata crocevia del mondo, del mercato artistico, così come delle cronache mondane. Possiede una propria vocazione internazionale ed è considerata luogo d'incontro di personaggi di diverse nazionalità. I numerosi artisti che sin dal tardo Cinquecento affollano Roma risiedono di preferenza nell'area attorno alla piazza. L'entrata in città da Porta del Popolo, con il grande afflusso di pellegrini e visitatori stranieri, ha determinato fin dalle sue origini la peculiare funzione urbanistica del luogo, dall'architettura aperta, dai continui mutamenti di prospettiva, dalle sue forme irregolari, sintetizzanti emblematicamente anche i molteplici caratteri assunti nello scorrere dei secoli e i diversi volti riservati contemporaneamente ad una stessa epoca (si veda MAZZETTI DA PIETRALATA 2002, p. 4; p. 35).

4 JANDOLO 1953, pp. 58-61.

5 si veda ROSSETTI AGRESTI 1904, p. 193. I pittori spagnoli più rinomati sono Francisco Pradilla, Josè Moreno, Josè Villegas, Felipe Moratilla.

6 CALVI 1911, p. 516.

7 ANGELI 1939, p. 80.

8 Galleria Pisani 1877, p. 356.

9 «Goupil venne al mio studio e vi si trattenne 2 minuti e mezzo bisogna dire che abbia l'occhio molto abituato per poter giudicare così presto del valore di un artista». (Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze, C. V. 470, 6n.10). Adolphe Goupil si reca in Italia in svariate occasioni, come dimostra anche la corrispondenza avviata con De Nittis al quale il 20 agosto 1872 scrive: «Credo che all'inizio di settembre riceverà una sua visita [di Albert] o quella di Boussod. Quest'ultimo non conosce ancora l'Italia e desidera fermamente visitare questo paese dell'arte. Ma, se come credo, lei resterà ancora per un po‘ a Napoli, avrà occasione di vedere anche Albert dato che i nostri affari con gli artisti italiani e spagnoli hanno assunto una tale importanza che saremo obbligati o l'uno o l'altro ad andarci più volte nel corso della stagione invernale» (si veda DINI - MARINI 1990, p. 302).

10 Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze C. V. 468, 1 n.6, 3 febbraio 1875, da Roma, via San Sebastianello 11 A. Si veda Telemaco Signorini 1987, p. 69 e p. 70 ma c'è qualche inesattezza nelle date.

11 Dopo l'assedio prussiano a seguito della sconfitta di Sedan, la caduta di Napoleone III, la proclamazione della Terza Repubblica e poi l'esperienza della Comune, molti artisti lasciano Parigi per muoversi verso Londra e anche verso Roma, determinando una decisiva modifica nello sviluppo del mercato artistico europeo.

12 Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze d'ora in poi BNCF; BNCF, C. V. 470, 8n.13, s.d., s.l.

13 BNCF, C. V. 472, 45n.5, 19 febbraio 1875, cartolina postale, da Firenze.

14 BNCF, C. V. 472, 42n.6, 19 febbraio 1875, telegramma.

15 BNCF, C. V. 472, 45n.6, 3 marzo, da Firenze.

16 ‘67. Val di Chiana venduto a Roma Eriman 350 lire. BACCI 1969, p. 210, n. 102; SOMARÉ 1926, p. 270.

17 IL SIGNOR TUTTI 1875.

18 Arte e Artisti 1875.

19 QUARTARA 1875. Anche l'amico editore Carlo Volterra sostiene di aver appreso dai giornali di Roma come i quadretti di Telemaco là esposti siano piaciuti molto (si veda BNCF, C. V. 473, 35n.2).

20 si veda OJETTI 1909, p. 713.

21 Roma, 21 marzo 1871 BNCF, C. V. 467, 30.

22 Telemaco riceve pure l'invito per l'inaugurazione della Esposizione, domenica 21 gennaio 1883, che prevede il ribasso del costo del viaggio in treno. (12 gennaio 1883). L'Esposizione di Roma alla quale sono chiamati a partecipare artisti italiani e stranieri, offre un panorama artistico variegato, con l'inclusione di tendenze consolidate e di altre in via di affermazione: rappresenta soprattutto il tentativo di accantonare l'arte alla moda, in particolare quella di matrice fortunysta, per aprirsi a nuove e moderne sperimentazioni. È la prima mostra italiana di grande respiro e nasce con l'intenzione di superare i regionalismi caratterizzanti le precedenti esposizioni nazionali. Il progetto non riesce, ma determina una certa vivacità nell'ambiente artistico romano.

23 Nel Catalogo generale ufficiale dell'Esposizione romana non compare alcuna segnalazione delle opere di Signorini; Luigi Bellinzoni nella puntuale Guida critica della Esposizione non cita eventuali lavori del fiorentino, così come Luigi Chirtani nei corposi interventi in “L 'Illustrazione Italiana”. Neppure l'amico Nino Costa partecipa all'evento ed è ricordato solo dal ritratto eseguito da Frederic Leighton. In “Gazzetta d'Italia” pubblica articoli polemici riguardo il carattere della manifestazione romana. Critica infatti le associazioni artistiche di stampo prettamente accademico e ufficiale, gli eccessi del verismo e l'arte alla moda, in particolar modo quella legata a Fortuny.

24 Atti del V Congresso Artistico Italiano tenutosi in Roma nel gennaio 1883 raccolti dal dottor Carlo Ferrari 1883, p. 23.

25 Ibidem 1883, pp. 42-43; Atti del IV Congresso Artistico Italiano tenutosi a Torino, maggio 1880, 1880, p. 84.

26 BNCF, C. V. 472, 47 n.10, 27 gennaio 1883, cartolina postale, presso l'Hotel Florence et Alibert.

27 Passing Events in “The Art Journal”, 1883, p. 228.

28 Questo quartiere è luogo di ritrovo per tutti gli americani e gli inglesi spostatisi a Roma. In via San Martino risiede anche Nino Costa come attesta l'indirizzo sulla lettera datata 16 giugno 1883 inviata a Telemaco (si veda BNCF, C. V. 468, 51 n. 2).

29 Telemaco è in stretti rapporti con la famiglia De Gori Pannillini di Siena in quanto insegnante di pittura dei figli del Conte Augusto ed è solito soggiornare presso le loro residenze senesi.

30 Ancora dalla stessa residenza scrive un martedì: «Un grande amico del Sargent, il Sig. Curtis, di cui Le parlai, è desideroso di conoscerla». Lo invita quindi per il venerdì sera insieme ad altre persone (BNCF, C. V. 471, 27n.7). Dal suo soggiorno veneziano del 1880, Sargent scrive all'amica Violet Paget per presentarle Ralph Curtis, di passaggio a Firenze nel suo viaggio verso Roma. La Paget fa conoscere a Telemaco anche Lady Lewis, cioè Elizabeth Lewis, moglie dell'illustre avvocato George Lewis e grande amica di Sargent, collezionista di molti bei quadri a Londra. La sua abitazione di Portland Place è luogo di incontro, oltreché di Sargent, per Edward Burne-Jones, Whistler, Oscar Wilde e Henry James. (BNCF, C. V. 471, 27 n. 12).

31 BNCF, C. V. 471, 24 n. 1, probabilmente il 28 ottobre 1883, da Firenze. I Paget attendevano la visita di Sargent da oltre un anno. Si veda per alcune lettere della Paget, Americani a Firenze, 2012. p. 83.

32 Dell'opera non si conosce il titolo. Al n. 631 del Catalogo della Royal Academy compare solo il nome dell'artista Signorini Cassamaio [sic]. Dalla lettera di Arthur Lemon da Londra si ha la certezza di un'opera esposta alla Royal Academy, dove lui stesso presenta un suo lavoro (si veda BNCF, C. V. 470, 29 n. 11).

33 Grosvenor Notes 1882, edited by H. Blackburn, London, 1882. Suburbs of Ravenna, n. 156; Venetian Interiors, n. 135 e n. 346, A Study (Man's head), n. 140. Alla mostra partecipano fra gli altri Whistler con svariati ritratti e Julian Story con The Entombment, n. 51 e William, Lord Bagot, n. 151.

34 Visita il Salon in due occasioni. Il 12 maggio e il 25 maggio. Vi espongono anche l'amico Boldini con Portrait de Mm La contesse de R, n. 231; Sargent con Portrait de M.R.S e Portraits de M.E.P. et de Mm L. P., n. 2108 e n. 2109.

35 L'opera fa parte in origine della collezione di Paolo Signorini, conservata a Firenze in via Fiesolana, 8: «Ritratto della Nene. In piedi. Povera. Cravatta di battista bianca spiegazzata. Abitino a cintura bassa. Riflessi verdi sul volto roseo. Calze turchine. Divano rosso. Mani sul fianco». Raccolta rag. P. Signorini, 26 novembre 1920. Elenco stilato da Ugo Ojetti. Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, Roma, Archivio Fondi Storici; Fondo Ojetti, serie 1, cass. 69; ins. 9. L'opera non è datata, Irene è nata nel 1872, qui potrebbe avere intorno agli 11 anni. Alla fine del 1883 il dipinto risulta terminato perché è esposto alla Mostra della Società Promotrice del novembre 1883.

36 Società d'Incoraggiamento delle Belle Arti in Firenze, Catalogo 1883, n. 328, L. 800 (Adolescenza).

37 Sargent e Boldini sono anche membri della Società. Société Internationale de Peintres et Sculpteurs. Premiere Exposition 1882, Galerie Georges Petit, Paris, Imprimerie de A. Quantin, 1882. Sargent, Portraits d'Enfants, n. 95, Pochade. Portrait de Vernon-Lée, n. 101.

38 Pioggia sui campi, Sole di luglio, Siccità estiva, Croce di Via a Settignano, Settembre a Settignano, S. Croce a Firenze.

39 BNCF, C. V. 472,74 bis I, n.8. L'elemento russo costituisce già dagli anni Trenta dell'Ottocento, parte integrante di quella società internazionale che ha nei salotti il suo luogo deputato all'incontro. La presenza russa a Firenze è in quel periodo strettamente intrecciata con la società fiorentina. “I russi son là fattore di rilievo, e le due case più piacevoli sembrano essere quella di Mad. Tchichatcheff e quella della marchesa Incontri. La prima è una inglese molto carina e simpatica sposata con un ricco diplomatico russo in pensione. É molto buona (e non ancora noiosa) scrive H. James in Letters, Harvard, edited by L. Edel, 1980, vol. III (1883-1895), p. 165.

40 ANGIOLINO 2017, pp. 53-67.

41 BNCF, C. V. 468, 87; BNCF, C. V. 468, 61; BNCF, C. V. 468, 62.

42 BACCI 1969, p. 197. 18 giugno 1884. Di Whistler ha visto anche una “stupenda marina”, sicuramente alla mostra in New Bond Street.

43 SUTHERLAND 2018, pp. 203-204.

44 GNAM, Roma, Archivio Fondi Storici; Fondo Ojetti, serie 1, cass. 69; ins. 9. Il 23 aprile 1899 scrive da Venezia la lettera a Domenico Trentacoste a Firenze (Via degli Artisti). Il giorno precedente ha fatto la prima visita alla mostra «che per certi rapporti è riuscita superiore alle altre due, specialmente come lusso decorativo». Ha visitato la corporazione dei pittori nelle prime due sale. Poi è passato a quella della scultura dove ha scorto il Marsili mentre collocava la figura e il busto di Trentacoste ed ha avanzato una critica verso la esagerata quantità di luce diffusa irrorante l'opera. Si rammarica con l'amico per non essere a Venezia. «I pochi quadri dei pochi artisti toscani, sono tutti magnificamente esposti, particolarmente i Gioli e Cannicci. Le opere che quest'anno in una prima e rapida escussione, mi hanno impressionato di più, sono i ritratti di Lavery di Besnard di Wisteler [sic] di Bezzi di Tito, la più vergognosa tela che, disgraziatamente, è nella corporazione, è la testa grande di Tito Lessi! Ho avuto ieri la più bella soddisfazione che da tanto tempo non avevo avuto. Il Taulow (non mi rammento come si scrive il suo nome) ebbe per i miei lavori la più calda ammirazione, al punto che mi disse di volere acquistarne uno, il piccolo (pianoro) del capo bianco dell'Elba. Egli vi ha esposti due bellissimi paesaggi». Lo invita a recarsi là. Pensa che la corporazione dei pittori abbia come nemici la maggioranza degli artisti e degli amatori. E il comitato non avendogli permesso di esporre uniti ha fatto loro la più spietata guerra. In questa esposizione Telemaco presenta sette bozzetti a olio esibiti nella sala P: Vento autunnale (n. 36); Ultimo sole all'isola d'Elba, (n. 37); A Pietramala (n. 38); Autunno presso Siena, (n. 39); Cascine di Poggio a Caiano (n. 40); Il Capobianco all'isola d'Elba (n. 41); Al pianoforte (n. 42); nella sala Q propone invece Mattino d'estate all'isola d'Elba (n. 14).Whistler, nella sala K: Il Piano (n. 54), La principessa dei paesi della porcellana (n. 58), Valparaiso-Marina (n. 59) e anche Il Tamigi sul ghiaccio; Lavery invece nella sala I: Duchessa Bianca (n. 22) e Madre e figlio (n. 23).

45 Così Telemaco ne tracciava il profilo: «Irlandese di nascita ma inglese di adozione. John Lavery, ritrattista, è uno dei più noti e valenti pittori della Scozia. Dimora abitualmente a Glasgow, ma viene spesso in Italia, ch'egli considera come la patria ideale del bello. Si è recato a Venezia da Roma, dove stava approntando per la nostra Esposizione un quadro, che è rimasto sfortunatamente incompiuto. Un altro suo quadro è in viaggio per Venezia da Filadelfia». 7 aprile 1897, apparso su “La Gazzetta di Venezia”, Seconda Esposizione Internazionale d'Arte. La giuria d'accettazione. In T. Signorini, Zibaldone, c. 153v e 155r. Telemaco espone Vecchio Mercato di Firenze (sala I, p. 161, n. 20) e Vegetazione ligure a Riomaggiore (sala H, p. 157, n. 31). Lavery invece propone nella sala R: R. B. Cunningham Graham Esp. (p. 193, n. 26) e Ritratto di Signora (p. 193, n. 27).

46 Espone nella sala P, p. 185: Ricordo del Cairo (n. 53), Ritratto (n. 54) e Ritratto del Dr S. Pozzi (n. 52). «Una creola e Un ritratto di uomo in veste rossa del Sargent, il più forte coloritore degli americani». «L'americano fiorentino che ha imparato dal Carolus-Duran la forza del colore, da sé medesimo la spigliatezza e l'originalità della composizione e dell'impasto.

Del Sargent un ritratto di donna mi piace poco; forse corrisponde al modello, una testina irregolare; ma non attrae. Invece, di lui un ritratto d'uomo in veste rossa da camera, un po' drammatico, dirò meglio comico nella posa, tipico nel rilievo e nel colore, perfetto nelle linee e nei toni, deve esser citato a modello. È una delle figure più vere e più attraenti della sala P nella quale imperano americani e inglesi — e sta là dimostrare che fra il niente di Alexander e il troppo di Alma Tadema, la palma della virtù è vinta sempre dal mezzo», «Possibile invece la mulatta nuda del Sargent, stupendamente disegnata e colorita e intonata, tale però come soggetto da ingenerare piuttosto un'ammirazione riflessa che una sensazione diretta»: così è ricordato in G. A. Munaro, La Seconda Esposizione Internazionale d'Arte-Venezia, MDCCCXCVIII (Note critiche), Venezia, F. Ongania, 1897, p. 11, pp. 58-59 e p. 66.

47 III Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia 1899, p. 8.

48 PARALUPI 1899, p. 100.

49 PICA 1899, p. 131.

50 SUTHERLAND 2018, p. 314. A Venezia conosce Sargent.

51 PICA 1895, pp. 48-50; PARALUPI, 1899, p. 169.

52 si veda CARRERA 2015, p. 261.

53 OJETTI 1896, n. 48, p. 1.

54 PICA 1897, n. 5, pp. 1-2; PICA 1897, n. 4, pp. 2-3.

55 OJETTI, 1896, n. 48, p. 1. Telemaco propone diversi dipinti rappresentanti scorci del vecchio mercato, quali In Pellicceria Mercato Vecchio di Firenze, n. 316, Piazza Centrale del Mercato Vecchio, n. 317, quattro incisioni all'acquaforte al n. 320: Piazza Centrale al Mercato Vecchio, Via della Nave, Via del Fuoco, Casa di Dante da Castiglione, Via degli Speziali. E anche Alba ligure a Riomaggiore, n. 318, A North Berwick in Scozia, n. 319, e Alla punta di Riomaggiore in Liguria, n. 321.

56 PICA 1897, n. 13, p. 2.

57 Festa dell'arte e dei fiori 1896-1897 (Catalogo della Esposizione di Belle arti, Firenze, 19 dicembre 1896-31 marzo 1897), 1896, n. 692, (Nella sezione: Aggiunte e correzioni).

58 PICA 1897, n. 4, pp. 2-3.

59 SIGNORINI 1894, si veda Zibaldone, c. 139v e 141r.

60 Telemaco possedeva diverse opere di Edgar Allan Poe segnalate nel Catalogo dei suoi libri venduti presso la Libreria Gonnelli di Firenze nel 1938: al numero del catalogo 677 compaiono infatti vari titoli: Poe, Edgar, a) Histoires extraordinaires, Paris, M. Levy, 1862; b) Nouvelles histoires extraordinaires, Paris, M. Levy, 1857 (ediz. originale); c) Eureka, Paris, M. Levy, 1871 (traduzioni di Ch. Baudelaire).

61 Nencioni lo mette a conoscenza di aver ricevuto i sonetti Songs of the Rail di Alexander Anderson con l'intenzione di recensirli (si veda BNCF, C. V. 471, 4 n. 1, gennaio-febbraio 1882).

62 si veda FLERES 1890, p. 129. «Dei quadri nostrani, mi piace molto il Ritorno dal pascolo, di Luigi Gioli, e credo notevole qualche pezzo del Cabianca, del Riseo, del Pontecorvo, di Telemaco Signorini, e il pastello di Giuseppe De Nittis: La spianata degl'Invalidi». Vi sono esposte anche opere di Sargent.

63 Minuta della lettera di Signorini ad Arthur Graham Tomson, artista, critico d'arte e direttore della rivista “The Art Weekly” tra i mesi di febbraio e luglio del 1890. III. Firenze 16. Aprile 1890. GNAM, Roma, Archivio Fondi Storici; Fondo Ojetti, serie 1, cass. 69; ins. 9. Telemaco invia quattro lettere su ciò che di artistico si produce in Italia, preliminari alla stesura del saggio Art in Italy, pubblicato nel maggio del 1890. Nino Costa è portatore di istanze artistiche legate al rinnovamento dell'arte attraverso lo studio diretto della natura e del vero, filtrato dall'intimo sentire dell'artista, e ciò suscita l'interesse di Telemaco. Costa invita Telemaco a partecipare alle mostre dell'Associazione fin dalla prima tenuta nel 1866 (si veda BNCF, C. V. 468, 51 n. 4).

64 Lettera a Paolo. Firenze, cfr. T. Panconi, Telemaco Signorini. Catalogo generale ragionato, Pistoia, Museo Giovanni Boldini Macchiaioli, 2019, p. 217.

65 Alcuni di loro presentano le proprie opere a Venezia alla II Esposizione Internazionale d'Arte nel 1897, e li ritrova anche in quella del 1899.

66 PARALUPI 1899, p. 152.

67 In questa occasione Telemaco vince il Premio di lire 1000 per la Sezione Pittura.

68 ANGIOLINO 2015, pp. 9-22.




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