Costruire forme liquide. Zaha Hadid: la stazione TAV Napoli-Afragola
L'archistar irachena Zaha Hadid, oggi domina la scena di un genere di architettura che viene definita architettura liquida, produzione di una corrente stilistica che ricerca forme organiche generate attraverso la modellazione tridimensionale computerizzata. I suoi edifici sembrano ispirarsi alle dune del deserto, molti di loro sono infatti realizzabili solo grazie a tonnellate di acciaio e calcestruzzo, soluzioni tecnologiche che stridono con l’idea di un edificio che potrebbe essere collocato in qualsiasi luogo. Di ciò fa parte la grande infrastruttura da lei progettata per la città di Afragola: “la stazione Tav”, un posto di movimento sulla ferrovia Roma/Napoli alta velocità. Un progetto presentato ufficialmente il 4 novembre 2003, ancora in corso di realizzazione, paragonato in ambito ferroviario alla porta partenopea dell'alta velocità-alta capacità a Napoli in quanto accoglierà tutti i treni ad alta velocità che,
non concludendo la propria corsa nel capoluogo campano, saranno diretti verso altre città e dunque non fermeranno nella stazione di Napoli Centrale.
Una proposta di disegno architettonico che realizza un nodo trasportistico ben coordinato e si impone con un segno forte sull'ambiente per presentare l’ingresso in città. Un interscambio di trasporti ben organizzato che funge appunto, da portale nell'urbe. Punto d'approdo ideale per i turisti e non, in una posizione geografica adeguata, un'opera che non vede ancora un epilogo.
L'assetto urbanistico di piazza del Popolo nel Seicento
Nel corso del Quattrocento, Roma, inizia ad avere un rinnovamento
sostanziale. Palazzi cardinalizi diventano centri di potere delle
ricche corti con centinaia di servitori e decine di sbirri, centri di
clientela e beneficenza; territori di un potere assolutamente diverso
da quelli dei baroni medievali, ma come quelli fondati sul
frazionamento, sulla divisione della città sia topograficamente che
per censo e potere. In tale contesto anche i papi si affrettano ad attuare sia in prima persona che no, trasformazioni
favorendo risoluzioni nelle varie zone della città.
Di fondamentale importanza è la risistemazione del Corso, primo
passo per la definizione del Tridente, il tratto di strada di via Flaminia che
da Porta del Popolo congiungeva con le pendici del Campidoglio e
suddivisa in due zone dal cosiddetto Arco di Portogallo che fu fatto
abbattere da Alessandro VII nel 1662.
Un assetto urbanistico che vede un suo inizio nella seconda metà del
Quattrocento con un decreto di Sisto IV, in concomitanza con la
costruzione di Palazzo Barbo e la Chiesa di Santa Maria del Popolo, i due poli entro cui si estende il suddetto
che si presenta, con una forma a “zampa d’oca” e che, con ogni
evidenza, aveva il semplice scopo di progettazione pratica. Nel corso
degli anni che vanno dal ‘500 al ‘700 si assiste a un grande
sviluppo edilizio nell'area, promosso anche dai pontificati di
Gregorio XIII e Sisto V e ai vari rifacimenti di piazza del Popolo ad
opera di artisti fra i quali spicca il nome di Rainaldi, che si
concludono con l'attuale forma solo alla fine del XVIII secolo
secondo il progetto di Giuseppe Valadier.
La Certosa di San Lorenzo in Padula
Si trova nel piccolo sobborgo di Padula, posta nel sud d’Italia, la
Certosa di San Lorenzo, uno fra i più splendidi complessi
architettonici della nostra penisola che racchiude in sé molteplici
stili dell’arte medievale e moderna: Romanico, Gotico,
Rinascimento, Barocco, Roccocò. Fondata da Tommaso Sanseverino nel
1306, con lo scopo di mostrare la sua devozione nei confronti
dell'ordine Certosino, si sviluppa su di una grancia detta appunto di
San Lorenzo. La Certosa di Padula è la prima in tutto l’ordine che
si denomini dal Santo, al quale ne furono dedicate altre due, una a
Firenze e l’altra in Svizzera, ma ciò avvenne in seguito.
All’interno dell' edificio possiamo vedere come gli spazî sono
suddivisi in base all’organizzazione religiosa e amministrativa.
Ovunque nella Certosa, si distingue nei fregi decorativi, il
monogramma certosino CAR (Cartusia, termine latino di Certosa), e l’emblema della graticola, strumento
del martirio di San Lorenzo. La Certosa è anche considerata figlia
della Certosa di San Bartolomeo di Trisulti. Facendo un confronto fra
le due possiamo renderci conto delle loro poche differenze e delle
innumerevoli somiglianze. Il monumento ha avuto sempre il suo ritmo
di splendore e di prosperità, grazie alla benevolenza dei pontefici
e alla protezione dei monarchi. Dell’originaria costruzione restano
in questo momento l’impianto iconografico d’insieme e le volte
della chiesa, qualche frammento ed elemento architettonico sparsi
ovunque: si tratta sostanzialmente di capitelli, che si allontanano
però dall’epoca dell’inizio dei lavori. Nel corso dei secoli
sono stati fatti vari rifacimenti, in realtà non è mai esistita
un’immagine dell’edificio tutta intera. La Certosa, ha uno
splendore unico e allo stesso modo, sfavillanti, sono i giardini che
essa racchiude al suo interno. Il verde è parte integrante delle
Certose e si articola in numerosi spazî.
Il Casino di Caccia a pianta triangolare della famiglia Barberini a Palestrina
Il Triangolo Barberini sito nella piana sottostante la città di
Palestrina, è una struttura architettonica, che nonostante il suo
splendore e la sua rilevanza, ha avuto uno studio limitato nel corso
degli anni per la scarsità di documenti. La critica è stata
concorde nell’assegnare la realizzazione dell’opera a Francesco
Romano Contini, la cui figura emerge da molti documenti riguardanti
la famiglia Barberini, come Architetto di “Case”.
In esso riscontriamo una ricerca combinatoria e simbolica, insieme
all’acquisizione di un metodo geometrico compositivo che acquisì
sicuramente durante il rilievo di Villa Adriana a Tivoli. L’edificio
si snoda in una combinazione meticolosa di triangoli leggibile fin
nei minimi particolari e che si può considerare perno di un ampio
disegno urbanistico che interessò l’intero lotto. La sua forma
inconsueta, ha stimolato grandi interessi. L'architetto
probabilmente, ha potuto far derivare la sua opera da costruzioni
precedenti e/o progetti che ebbe modo di vedere in quegli anni: il
Casino è stato messo a paragone con un progetto per un edificio
classico del Peruzzi, una qualche influenza può averla fatta
derivare dalla Chiesa della S.S. Trinità a Torino di Ascanio
Vittozzi. La teoria più gradita, resta sicuramente la derivazione
della forma dal simbolo araldico dell’ape Barberini, cosa che a
quel tempo era già visibile nella Chiesa di S. Ivo alla Sapienza di
Francesco Borromini. Scopo di questo articolo è stato quello di cercare
di capire la derivazione della planimetria del Casino basata
sull’intreccio di due triangoli equilateri che generano all’interno
la figura di un esagono irregolare, costituito da un’alternanza di
lati lunghi che vengono ad alternarsi con quelli più corti.
Approfondendo lo studio riferito alle strutture che possiedono un
impianto triangolare, sono stati effettuati confronti con edifici appartenenti
alla tipologia delle architetture militari mettendo in luce come molte di
queste opere presentino una conformazione analoga a quella in
questione.
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