Che da sempre la critica abbia poco considerato, a confronto con gli anni
successivi, la prima attività di Mondrian è un dato di fatto, ma
che finalmente una mostra accenda un riflettore anche su questa parte dello
spettacolo è sicuramente apprezzabile
Discontinua e multiforme a detta dello stesso artista (vedi le sue memorie, scritte in America dopo il 1941), l'attività degli anni che vanno dal 1892 al 1912, passati prevalentemente ad Amsterdam, prima della svolta cubista, dimostra senz'altro l'intensa ricerca di un linguaggio proprio.
Opere come Ponte sull'Achterweg del 1898 o Alberi lungo il Gein del 1907, si
inseriscono sicuramente nel panorama storico-artistico olandese (Mauve,
Roelofs), eppure si rimane stupiti, nella tiepida aria museale, di trovare,
negli stessi anni, il "Cielo serale" da collezione privata, dalla stupenda
atmosfera e dall'aria umida che si scompone in macchie colorate.
Il ripetersi di alcuni soggetti (mulini, alberi, dune) accentua il carattere di
ricerca affidato a questi anni. Soprattutto dopo il viaggio del 1908 a Domburg, in Zelanda, con Kees Spoor (dove poi conoscerà Stemer, figura
di spicco della dottrina teosofica) quando schiarendo la tavolozza ed
avvicinandosi alla tecnica divisionistica si concentrerà su temi quali
il faro di Westkapelle, la chiesa del luogo ed il mare, è palese lo
svolgersi di un pensiero pittorico in continua rivoluzione.
La poesia che si coglie passeggiando tra le opere del maestro olandese è
tangibile e parla di uno spirito fremente,alla ricerca della propria
essenza..
I dipinti qui raccolti rappresentano, è vero, la preprazione a quello
che verrà dopo, ma sono anche l'espressione di un uomo che cerca intorno
a sè, nei luoghi e nelle cose a lui più familiari, una
risposta.
Quindi, non dimenticando mai, naturalmente, gli eccezionali punti di arrivo di
tale ricerca (dei quali, saggiamente, vengono qui proposti degli esempi
-"Composizione A, in nero, rosso, grigio, giallo e blu" 1919, o "Tableau III"
1914-), l'attività giovanile dell'artista viene qui
giustamente, riconsiderata.
La mostra del Museo d'arte moderna e contemporanea offre quindi, un
interessante spunto per chi vuole servirsene, scoprendo, da sotto il muschio,
le rigogliose radici di un albero dai frutti magici.
Per chi è alla ricerca di "percorsi nuovi", l'esposizione, ben
organizzata e allestita in un'unica grande sala dell'edificio neoclassico
(attenzione alle notizie storiche e biografiche "trasferite" sulle pareti...),
è da non perdere e rappresenta nella quotidianità metropolitana
uno squarcio di bellezza inaspettata.
Fino al 21 gennaio.
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