La mostra allestita alla Royal Academy di Londra presenta le opere eseguite da Monet (1840-1926) dopo il 1900. Nonostante l'artista avesse sessant'anni all'inizio del nuovo secolo, la sua ricerca artistica era ancora dinamica e ricca di proposte innovative, come dimostrano le opere esposte, la maggior parte delle quali presentano forti valenze simboliche che superano i presupposti impressionistici.
La caratteristica più interessante di questo gruppo di opere tarde è la loro organizzazione in serie. Nelle varie sale, lungo un percorso cronologico, è possibile osservare gli stessi soggetti ripresi en-plein-air in diverse ore del giorno. E' interessante la volontà dell'artista di riprendere il soggetto con lo stesso taglio preciso e di variarlo con effetti coloristici che vanno dallo sfumato dolce delle ore del giorno ai tagli intensi e scuri delle ombre del tramonto.
La mostra insiste particolarmente sulla esposizione della serialità attraverso il ripetersi dei soggetti in numerosi esempi, ponendo l'accento su un aspetto importante dell'arte moderna, che confluirà, come noto, nell'arte di Warhol una trentina di anni più tardi. Si possono suggerire interpretazioni psicoanalitiche di tale fenomeno ma, a mio avviso, è più interessante considerare tale scelta come una risposta dell'artista alla iper-tecnologicizzazione della vita stessa. Sia Monet che Warhol, infatti, lavoravano sullo stesso soggetto per scoprire l'errore, il non controllabile, l'irrazionale, quindi, sia che si usi il pennello (con Monet) che la macchina stessa (con Warhol).
Dallo studio dei soggetti emergono testimonianze dei numerosi viaggi dell'artista. L'artista fu a Londra tra il 1899 e il 1904, realizzando le serie sul Waterloo Bridge, che vanno dal grigio chiaro al blu intenso, e la serie sul Charing Cross Bridge e la Casa del Parlamento che spesso svanisce dietro la coltre della nebbia. Un altro soggiorno importante fu quello, durato due mesi, a Venezia nel 1908, che portò alle raffigurazioni di facciate di palazzi sul Canal Grande, finite in studio nel corso del 1912.
Al 1903 al 1909 risale il più ampio gruppo di tele sulle "Ninfee", iniziate alla fine dell'800 ed esposte per la prima volta nel 1900 alla Galleria Durand-Ruel di Parigi. L'artista ritraeva i fiori e lo stagno del proprio giardino a Giverny, un villaggio vicino la Senna a 40 miglia a nord-ovest di Parigi, che aveva acquistato nel 1890. Il taglio dell'immagine piuttosto largo nei primi anni si restringerà nel corso degli anni 1914-17, quando le ninfe diventeranno enormi macchie colorate sullo sfondo rarefatto verde-azzurrognolo.
Questo soggetto è un punto di passaggio importante verso il più ambizioso progetto dell'artista, iniziato da questi all'età di 73 anni, "Le Grandes Décorations", tele monumentali del 1917-26. In queste tele diminuisce sensibilmente la riconoscibilità del soggetto in favore di una sorta di astrazione coloristica che ipnotizza lo spettatore. Si pensi a "The Water Lily Pond" al Museo Kunsthaus di Zurigo (1915-26) costituito da due pannelli uniti delle dimensioni di 200x300 cm ciascuno.
E' interessante notare, infine, come la mostra londinese non sia affatto l'ennesima esposizione di opere arcinote che attirano un pubblico facile, così come spesso accade in Italia. Talvolta, infatti, si allestiscono mostre con poche opere importanti e molte stampe e disegni di secondaria importanza con la certezza che il pubblico, spinto dall'altisonanza del nome dell'artista, riempie comunque le sale. Si pensi, ad esempio, alle recenti mostre romane su Warhol, Dalì e Picasso, che, nonostante il pregio di presentare opere importanti, hanno la colpa di non offrire un percorso interpretativo originale.
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