Il progetto della quarta sede del Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto (MART) è stato presentato a Roma, il 10 novembre 2000, presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Sono intervenuti l'architetto Mario Botta, autore del progetto, il presidente del MART Pietro Monti, il direttore del MART Gabriella Belli. Il ministro per i Beni e le Attività Culturali Giovanna Melandri ed il Presidente della provincia Autonoma di Trento Lorenzo Dellai hanno introdotto la conferenza stampa, spiegando l'importanza della creazione di un circuito di "luoghi dell'arte", attivi non solo nell'ideazione di mostre o esposizioni permanenti, ma anche validi centri per la documentazione e la promozione di nuove ricerche.
La sede del MART di Rovereto verrà inaugurata entro la primavera del 2002. Il progetto, voluto dalla Provincia Autonoma di Trento, dal Comune di Rovereto, con il consenso e sostegno del Comune di Trento, è costato circa novanta miliardi.
L'immagine del Polo Culturale e Museale di Rovereto è un vuoto: una grande corte con copertura vetrata, uno spazio aperto, sorprendentemente racchiuso tra i due prospetti di Palazzo Alberti e Palazzo del Grano. Il progetto, ideato dall'architetto Mario Botta, vive fin dall'inizio del confronto con l'ambiente costruito preesistente: l'asse principale di Corso Bettini, definito come una sorta di "salotto settecentesco" e l'accesso vero e proprio al nuovo museo, una strada serrata tra le facciate dei due edifici, che immette sulla piazza - foyer. Un dialogo tra il contemporaneo e l'antico, che è stato risolto in modo brillante come dialogo di pieno - vuoto: le superfici piane, eleganti dei prospetti e l'atrio vetrato, luminoso, quasi una conclusione inaspettata al passaggio attraverso i blocchi dei due palazzi.
Il rivestimento esterno è in pietra gialla di Vicenza, la copertura è caratterizzata dai lucernari, quasi tessere di un mosaico, disposti attorno all'esiguo emergere del tronco di cono che sovrasta l'atrio: il modo in cui la luce naturale si diffonde rende differente ogni luogo, Mario Botta parla di questa "unicità" come di un elemento che può incidere sulla fruizione dell'opera d'arte esposta.
L'illuminazione delle sale del Museo è quasi completamente affidata alla luce naturale, filtrata attraverso i lucernari, che, in alcuni casi particolari, possono essere schermati: il Polo Culturale non è concepito come un semplice contenitore, ma come un laboratorio neutro, in cui la struttura architettonica si fa soffusa, diventa simile ad un sottile diaframma luminoso.
La distribuzione degli spazi ruota intorno alla piazza - foyer: allo stesso piano sono collocati il centro informativo ed i servizi offerti ai visitatori (book shop, caffetteria, sala video, sala conferenze
), dall'atrio si accede al Settore Archivi e Biblioteca, posto al piano interrato, e, tramite un sistema di collegamenti verticali, al primo piano, spazio propriamente deputato all'attività espositiva.
Il primo livello è diviso in due zone, in modo da permettere contemporaneamente più iniziative: agli allestimenti di carattere temporaneo fa riscontro l'esposizione delle opere d'arte di proprietà del MART, poste all'ultimo piano, in uno spazio di circa 3000 mq, illuminate direttamente dai lucernari. La collezione permanente è costituita da due nuclei principali, la collezione Giovanardi e la collezione Panza di Biumo, la prima è composta da opere del '900 italiano, l'ultima comprende esempi significativi della ricerca americana tra gli anni '80 e '90: si delinea un percorso storico - artistico di profilo italiano, con apertura alle esperienze internazionali, quasi a tracciare una rete di confronti diretti e possibili rimandi. L'idea che anima il nuovo Polo Culturale è quella di essere un centro proiettato "oltre" la realtà strettamente museale; nel programma di massima sono inserite attività collaterali e complementari alle sole esposizioni: incontri, spettacoli, performance saranno il contrappunto necessario, anche pensando ad un nuovo approccio con l'arte da proporre al pubblico.
Il MART prevede una sezione dedicata ai ragazzi, articolata in laboratori didattici, è una proposta già presente nelle altre sedi, per il nuovo museo è stata stimata una frequenza annua di 35000 giovani.
L'attività di documentazione e di ricerca è svolta dal Settore Archivi e Biblioteca tramite due distinti canali: il Centro internazionale di studi del Futurismo ed il Centro di Documentazione di Danza Moderna e Contemporanea; il dipartimento dispone di un fondo librario specializzato in arte contemporanea e poesia visiva, articolato tra più di 80.000 carte e 40.000 volumi. Lo studio di temi relativi alle sperimentazioni contemporanee si affianca e sostiene il programma espositivo: il MART propone una continuità tra i differenti obiettivi di conservazione, divulgazione e possibilità di una nuova produzione culturale.
Il nuovo Auditorium, previsto in uno spazio contiguo a quello museale, è un ulteriore esempio del progetto di Polo Culturale come terreno realmente attivo e sensibile: si tratta di una sala da 430 posti, progettata in forma di anfiteatro, attrezzata per accogliere rappresentazioni teatrali e concerti, a livello più basso sono collocate una sala di registrazione e la sala conferenze; dall'esterno l'Auditorium non è visibile, né individuato da qualche elemento caratterizzante il prospetto, è "parte" del Museo, quasi a sottolineare, anche nei particolari costruttivi, come la diversificazione delle proposte e dei campi d'azione sia volta ad un'unica finalità: conoscere, osservare, documentare le infinite possibili interazioni del "fare arte".
Il progetto di Mario Botta comprende un'area dedicata all'ampliamento della Biblioteca Civica "G. Tartarotti" (la sede centrale è all'interno del Palazzo del Grano): uno spazio complessivo di circa 3350 mq distribuito tra sale di lettura, studio, consultazione specialistica, conservazione ed archiviazione di video, microfilm ed una galleria per le esposizioni filologiche e documentali.
La copertura è una piramide vetrata, una forma semplice, smaterializzata dalla trasparenza, dalla varietà dei riflessi di luce sulle superfici: struttura dall'apparenza leggerissima, momento di passaggio tra il pieno ed il vuoto.
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