Sette pannelli candidi formano il recinto sacro in cui "avviene" Magma.
Le immagini vengono proiettate sulle facce interne di questo solido svuotato, non sono fisse, si sovrappongono, nascono le une dalle altre, come associazioni libere, stratificazioni geologiche accumulate nel corso di migliaia di anni; gli spettatori sono nel buio, dove il terreno è ancora saldo, assistono al residuo di cataclisma.
Le proiezioni sono in bianco e nero.
Si tratta di particolari ingigantiti del paesaggio vulcanico: globi di lava, corrugamenti di rocce ormai raffreddate, spigoli e fenditure, dovute al movimento sismico; elementi resi quasi irriconoscibili, restituiti all'epico divenire che li ha prodotti. Le dimensioni stravolte enfatizzano i volumi, le modulazioni cromatiche, liberano la percezione dal vincolo del "cos'è": vediamo e sentiamo, quasi in modo tattile, il solido, il liquido, la polvere, la luce, il buio.
Emerge un tracciato bianco (un sismogramma ?), una grafia sottile, un percorso frastagliato: la memoria dell'evento, che dura, poi si sfoca, sfuma in un'altra immagine; l'ultimo passaggio (o il primo ?) è la sequenza di un cielo stellato: nero e bianco assoluti, immobili pre - esistenti, sopravvissuti al stessa nozione di tempo: dal centro della terra alla profondità dello spazio, una cosmogonia al contrario, ciclica, scandita dal ritmo della proiezione.
Per qualche istante, quelli necessari al passaggio da un'immagine all'altra, le superfici si intersecano, la convessità di una goccia diventa parte di un frammento accidentato, la sabbia luccicante scompare in un cratere; la natura è scontro convulso di forze endogene ed esogene: quel che accade in "Magma" è una tensione prolungata, purificata da ogni concitazione, resa dal trapasso, dalla differente incidenza luminosa, immediata, sensibile.
L'eruzione vulcanica da processo distruttivo, diventa percezione della memoria, del ritrovamento, della ricostruzione: circa centoventi foto differenti si susseguono, in un fluire dilatato, continuo, mentre l'occhio si muove, percorre lo spazio, ricrea le immagini nel proprio tempo interiore.
Il cratere, la colata di lava, gli aspetti esteriori ed eclatanti perdono il loro fragore, ma non l'intensità evocativa, innescano un movimento di disvelamento, fino a mostrarci il nucleo segreto del fenomeno, sovrapponendo al ribollire misterioso della terra i moti imperscrutabili che agitano la mente dell'uomo.
Antonio Biasiucci restituisce all'immagine la sua essenza comunicativa: l'impatto visivo non è dato dall'immediato conoscere, ma dall'immediato "sentire" il chiaro, lo scuro, le forme sfrangiate, dall'ambiguità che permane, la sensazione che nulla sia risolto o spiegato, almeno non attraverso un linguaggio convenzionale, ma reso, ri-creato, generato nuovamente. L'eternità del vulcano risiede nel cuore profondo della terra, il recinto della multi proiezione magma è simile ad una fucina perpetuamente in funzione, dove gli stati di aggregazione della materia si susseguono, dove gli stadi sono rallentati, quasi sovrapposti, dove l'entropia diventa dichiarazione poetica dell'uomo.
Perché l'uomo c'è.
È in quella scrittura - traccia incerta, nel diagramma che descrive l'entità del sisma, è in quel segno bidimensionale, quasi esile, eppure persistente, che dopotutto rappresenta.
Magma è anche il titolo del volume che raccoglie le 78 fotografie scelte dall'autore per raccontare la sua esperienza di collaborazione con l'Osservatorio Vesuviano di Napoli (1984 - 1994).
L'impaginazione delle immagini restituisce l'intento di Biasiucci di non fornire "solamente" un reportage del paesaggio vulcanico: le foto sono accostate le une alle altre, senza alcuna interruzione, formano un nastro narrativo - descrittivo del movimento della terra, che non identifica i luoghi, ma sonda la sensazione di primitivo stupore.
Stromboli, Vulcano, Etna, Bocche della Malvizia, Solfatara, Vesuvio ..., non sono che nomi, localizzazioni geografiche, volontà di circoscrivere, vanità di arginare: "magma" è l'unica parola veramente significativa, che risuona incessantemente, che rimbalza tra il bianco - luce, nero - buio delle immagini; il cratere, ora visto estremamente da lontano, a volo d'uccello, ora indagato nel particolare di una spaccatura, è espressione del momento primo, fenomeno che avviene dalla notte dei tempi, di creazione, di modificazione, del divenire, forse anche del ritornare.
Magma è edito dalla Federico Motta Editore, con testi di Christian Caujolle, Giuseppe Luongo, Giorgio Conti. 120 pagine, 78 fotografie in tricromia.
Da Agosto è disponibile un altro libro di Antonio Biasiucci Vacche, edito da Contrasto - Progetti per la fotografia.
Vacche mostra una natura pacificata, misteriosamente Madre e Nutrice, primitiva nelle forme, nel vapore soffuso, nell'odore umido della stalla. I testi sono di Goffredo Fofi e Antonio Neiwiller. 84 pagine, 36 fotografie in b / n.
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