La Mostra
La mostra "Ezzelini" ha sede nella splendida cornice di Palazzo Bonaguro, solenne costruzione del '500 con all'interno affreschi della scuola di Paolo Veronese e scenografico giardino con statue allegoriche, percorsi prospettici e fontane.
Nella mostra una particolare cura è stata data all'allestimento delle oltre trecento opere tra cui rari documenti, sculture, dipinti, affreschi, suppellettili, armature, monete, reperti archeologici, strumenti astronomici, codici miniati, preziose rilegature ed elementi architettonici. Con l'allestimento si è voluto valorizzare le singole opere, rivedere in chiave scenografica gli spazi espositivi e rievocare il periodo storico-medievale di cui la mostra racconta le vicende ed il vissuto.
Ogni opera è stata "contestualizzata" con interventi pensati in chiave scenografica ed espositiva per meglio rappresentare il naturale sito in cui essa era stata pensata o commissionata integrando anche con ricostruzioni, illuminazione mirata, applicazioni multimediali e sottofondi musicali.
Ecco così che, per esempio, all'inizio della mostra, una gigantografia stampata su tela del trecentesco e famoso Mappamondo di Ebstorf di Gevasio di Tilbury (andato perso durante la seconda Guerra Mondiale) definisce quello che era l'aspetto geografico, politico ed amministrativo del periodo storico, mentre la ricostruzione geografica su pannelli della Marca Trevigiana (importante crocevia economico e culturale) determina e definisce il contesto in cui la mostra opera e si sviluppa.
Ancora, poi, da due finestre del Palazzo, due specie di "cannocchiali" permettono la visione sulla Torre del castello degli Ezzelini e sul Pedemonte: due scenari che sono coerenti con l'epoca storica ed il ruolo strategico di quest'area per i collegamenti tra l'Impero ed il mare.
Nella sala dedicata al Sacro, su apposite pannellature con luci mirate per evidenziarne la bellezza e musiche in sottofondo cercando di rievocare l'abside di una chiesa medievale è esposto, fra gli altri, anche uno straordinario Crocifisso ligneo della Cappella Bresciani , come pure la cosiddetta Muletta, scultura lignea usata come processionale, o ancora un Altarolo portatile e una serie di coperte di Evangelario , paramenti e oggetti sacri, statue lignee e codici miniati.
Nella sala dedicata alla Cultura scientifica le "Sfere omocentriche del sistema aristotelico tolemaico" tratte dal Mappamondo di Frà Mauro Camaldolese e la Terra di Hildegard di von Bingen, sono state scelte come fondale per presentare codici, astrolabi, trattati di medicina e strumentazioni per rappresentare, secondo la lettura tolemaica del mondo, tutte le suggestioni astrologiche e le concezioni mistiche del tempo.
Nella sala dedicata alla Cultura di Corte e al quotidiano panneggi e tessuti si aggiungono alla ricostruzione di una cucina medievale con tutti gli oggetti quotidiani come boccali, bacini, fondine, scodelle, olle, secchielli e catini. La mostra si conclude con la sala dedicata al mito di Ezzelino ripercorso attraverso un racconto multimediale che rivisita le cronache duecentesche, le lettere papali e i racconti popolari che hanno contribuito a far nascere e a mantenere viva nel tempo la leggenda del Tiranno della Marca.
Una grande ed ambiziosa mostra che va oltre alla rappresentazione e ricostruzione delle vicende della potente casata degli Ezzelini, egemone nella Marca Trevigiana e Veronese tra il XII e la metà del XIII secolo; un'esplorazione a tutto campo che dipinge un momento storico spesso sottovalutato ma che ha saputo, al contrario, produrre una cultura alta e raffinata. Il risultato d'anni di studi, convegni, dibattiti sul ruolo dei da Romano nelle vicende europee e sulla personalità del vero protagonista della mostra.
Una mostra che ritrae una cultura ed un clima segnato dal passaggio dall'età Feudale all'età dei Comuni, dallo scontro epocale tra Chiesa e Impero di cui Ezzelino III da Romano e Federico II da Svevia furono i grandi protagonisti.
Gli Ezzelini nella storia
Le prime note della presenza della casata degli Da Romano in Italia, e più precisamente nell'area strategica del Pedemonte tra i vescovadi e i comuni di Padova Vicenza e Treviso, risalgono al secolo XI in quanto titolari di un feudo nella Chiesa di Frisinga, importante crocevia che congiungeva il Nord alle contrade italiane, tra la Germania verso l'Italia. Infatti, i capostipiti della famiglia, Arpone ed Ezelo, erano originari delle aree germaniche imperiali e professavano la cosiddetta legge salica.
Sposato con una longobarda, Ezelo ebbe due figli e dal ramo di Alberigo (egli siederà nel 1116 alle pubbliche udienze con l'Imperatore Enrico V tra i principi della corte a Treviso) discenderà l'ultimo e il più noto degli Ezzelini, colui che fu definito il "Tiranno", Ezzelino III Da Romano. Anche il nonno ed il padre si chiamavano Ezzelino.
Ezzelino I da Romano, detto il Balbo, in quanto scilinguato, fu un glorioso combattente durante le Crociate in Terra Santa per le quali ebbe onori e riconoscenze in feudi e ricchezze da parte del Patriarca d'Aquileia e dai vescovi di Feltre, Belluno e Treviso. Ma con l'inizio dell'ascesa dei Comuni e delle aggregazioni e accordi fra le famiglie, anche nei territori feudali degli Ezzelino iniziarono i primi scontri e le insurrezioni per sconfiggere l'egemonia feudale. Ezzelino I riuscì, tuttavia, ad insediarsi a Treviso, la città più vicina ai suoi possedimenti e giurisdizioni. Anzi, nello scontro fra Impero e Comuni, durante il cosiddetto periodo della "lotta per le investiture", Ezzelino I il Balbo si schierò con quest'ultimi da cui trasse notevoli benevolenze e sorti. Diventò, nel 1175, rettore della Lega lombarda con Alselmo da Dovara e insieme a lui partecipò alle trattative e ai preliminari per la pace con l'Imperatore Barbarossa. Di lui si fa menzione, poi, nel 1183 in un articolo dei negoziati di Piacenza e della Pace di Costanza dove è scritto che Ezzelino rientrava fra le grazie dell'Imperatore che, tra l'altro, gli perdonava ogni precedente offesa.
Ezzelino II, detto il Monaco, in quanto nella parte finale della sua esistenza si dedicherà alla vita monastica, ereditò dal padre tutti i possedimenti e gli onori della famiglia.
Anche se l'Impero aveva in parte riconquistato tutta l'Italia settentrionale, La lega lombarda stava iniziando il suo cammino di rottura e ostilità fra i raggruppamenti delle varie città e fra i nobili; anche nella Marca Trevigiana, queste animosità si fecero sentire a causa delle inimicizie fra Verona e Mantova, Padova e Vicenza, i da Romano e i Camposampiero, gli Estensi, i Salinguerra con i San Bonifacio, i Caminesi e altri ancora.
Fu Console di Treviso nel 1187 e poi Podestà dal 1190 al 1192, riuscì ad imporsi pure a Vicenza mantenendo la città di Bassano, con il suo castello e mura iniziate nella fine del XII secolo, il centro vitale della famiglia.
Questo allargamento di domini portò in allarme molti Comuni e famiglie, in particolare gli Estensi che da tempo ambivano ad estendere i loro possedimenti. A Verona, nel 1206, Azzo VI d'Este sconfisse una "cordata" capeggiata da Ezzelino e s'impose nella città diventandone podestà. In seguito, riuscì ad impadronirsi pure di Ferrara dove aveva scacciato Salinguerra Torelli che di Ezzelino era genero, volgendosi contro Vicenza.
L'Imperatore Ottone IV, però, costrinse gli Estensi e i Da Romano a rappacificarsi, anche se questo non durò per molto: in molti si allearono contro Ezzelino ma fu lui ad avere il sopravvento. Lo scontro finale si svolse nel 1212 a Ponte Alto, vicino Vicenza, dove vinse preannunciandosi come unico padrone su tutta la Marca che oramai comprendeva i territori di Treviso, Vicenza, Verona ed era in accordo con Padova. Allo scontro vi prese parte anche il figlio Ezzelinello, ossia Ezzelino III da Romano. Troppi erano gli interessi urtati e, nel 1213 il Papa Innocenzo III scomunicava Ezzelino e tutti i suoi seguaci. In seguito il Comune di Padova si coalizzò con quello di Venezia proprio per fermare l'ondata di conquistate di Ezzelino il Monaco. Nonostante tutti gli accordi presi e la capillare politica di alleanze matrimoniali intessute da Ezzelino non bastarono per fermare la crisi. Fu allora, dopo il 1222, che con un gesto inusuale ed eclatante che Ezzelino II da Romano detto il Monaco decise di riporre le armi per dedicarsi alla vita monastica cedendo ai due figli, Ezelino III e Alberico, le sorti della famiglia e del loro patrimonio. Con questo gesto Ezzelino II si scostò da quelle che erano le tradizioni e le consuetudini feudali, che indicavano solo il primogenito come l'unico successore della famiglia.
Il 5 luglio 1223 con atto solenne, Ezzelino II da Romano detto il Monaco consegnò le sorti della casata ai due figli: ad Alberico toccò la parte vicentina dei possedimenti mentre ad Ezzelino III quella trevigiana. Seguirono anni di vittorie e di sconfitte, di conquiste e di disfatte, Ezzelino mantenne per un certo periodo l'appoggio della Chiesa, ma i contrasti fra Impero e Comuni si fecero sempre più aspri.
La svolta si ebbe nel 1232 con l'incontro tra Ezzelino III e Federico II: si stava tracciando un nuovo forte e duraturo connubio. Ezzelino restò sempre fedele all'Imperatore e sotto la sua ala protettrice continuò ad estendere i territori conquistati imponendosi con la forza. Nel 1236 fu di nuovo alla volta di Verona e la conquistò. Seguirono ulteriori battaglie ma il dominio di Ezzelino e dell'Impero era diventato una realtà di fatto. Per oltre vent'anni, il Signore della Marca, alter ego dell'imperatore Federico II, seppe incutere terrore ma anche conquistarsi il rispetto.
L'inversione si ebbe nel 1245 con la cosiddetta "svolta guelfa" in Italia e con il concilio di Lione che depose dal trono Federico II. Il Papa Innocenzo IV con lo scopo di salvare la Chiesa dalla rovina, iniziò la sua campagna di alleanze e accordi contro l'Impero, e delle ripercussioni di ciò subì pure Ezzelino.
La fedeltà all'Impero da parte di Ezzelino non cedette neppure di fronte agli aspri scontri e sconfitte, neppure quando Federico II morì nel 1250. Quelli che seguirono furono anni non certo fortunati per Ezzelino che videro la Chiesa schierarsi direttamente contro di lui con scomuniche e crociate; il Papa Alessandro IV, infatti, indisse una nuova crociata contro Ezzelino e tutti i suoi seguaci. La fine era prossima e irreversibile. Persa Padova nel 1256, Ezzelino continuò caparbio nella sua visione "imperiale" del suo ruolo: la sua risposta alla presa di Padova sarebbe stata l'espugnazione di Brescia e di Milano. Quella di Brescia fu l'ultima vittoria in quanto durante i tentativi di attacco di Milano fu ferito e in seguito moriva nel 1259.
Ezzelino III da Romano: il mito e la leggenda
La figura di Ezzelino III da Romano è sempre stata circondata da miti, leggende e cronache che ne hanno dato l'epiteto de il Tiranno. Secondo la cronaca sarebbe nato il 25 aprile 1194, intorno al mezzodì. Nello stesso anno nasce a Iesi (Ancona) pure Federico II, nipote di Barbarossa, detto la "Meraviglia del Mondo"; mentre l'anno successivo, nel 1195, a Lisbona, nasce Fernando, il futuro Antonio, Santo di Padova che, secondo la leggenda avrebbe cercato, inutilmente, di convertire Ezzelino nel 1230 e questo fatto sembrò pure la conferma della sua natura diabolica. Così il cronista padovano Rolandino in Cronica commenta l'incontro di frate Antonio con Ezzelino: « le preghiere, anche se giuste, non danno frutto alcuno dove non c'è neanche un rametto di bontà ».
Antonio da Padova rimanda poi a Francesco d'Assisi, nato nel 1182 circa, l'importante compito di convertire il "feroce" tiranno.
Dunque Ezzelino il Tiranno, l'eretico, il Diabolico; così veniva pennellato il signore della Marca dalle cronache del tempo: "il diavolo della Marca". Di nemici nella sua vita ebbe modo di farsene alquanti, ma fu soprattutto la Chiesa che cercò di limitare la sua, per così dire "scomoda" sete di conquista.
Dante sigilla questa fama sinistra ponendo Ezzelino nel Flegetonte in una palude di sangue bollente, insieme a tiranni come Dionigi di Siracusa che "dier nel sangue e nell'aver di piglio" , mentre Ariosto gli dedicherà alcuni endecasillabi: "Ezzelino immanissimo tiranno / che fia creduto figlio del demonio / (...)".
Si disse tanto di lui e della sua famiglia: il padre, Ezzelino II detto il Monaco, non sarebbe stato un uomo ma il diavolo in persona, la madre una strega di nome Brabadura, la sua statura quella di un gigante, alto più di quattro metri quando era a cavallo, con la gobba e, sul naso, un lungo pelo nero che gli si rizzava ad ogni scoppio d'ira.
Tutto questo accanimento verso Ezzelino, tale da cancellare ogni memoria tangibile del dominus de Romano, è spiegabile nell'enorme potere che egli raggiunse. Ezzelino fu il principale artefice degli scontri che si susseguirono in età Feudale nel Nord Italia e delle lotte che sconvolsero gli equilibri di ambito europeo lottando per la causa dell'Impero. Fu scomunicato dalla Chiesa perché eretico; fu definito da Papa Innocenzo IV come un assassino senza rispetto né per sesso e né per età, accecatore di fanciulli innocenti, capace di escogitare tutti i generi di tortura.
Furono sopratutto gli "interventi papali" di Innocenzo IV e Alessandro IV a contribuire e accrescere la visione estremamente negativa di Ezzelino: il Papa non poteva sottovalutare il problema che Ezzelino rappresentava in quanto era uno dei pilastri dell'Imperatore Federico. Innocenzo IV ne temeva la forza ("sanno tutti, disse, che si tratta di un uomo forte e terribile"); ne denunciava la pericolosità in quanto "spregiatore di Dio e della Sede Apostolica"; e nel 1248 gli rinnovò la scomunica con truci espressioni di condanna e lo definì tra l'altro «belva sanguinaria in sembianze di uomo» nemico pubblico del genere umano», «eretico manifesto», «Christiani sanguinis sitibundus».
Partner ideale che l'Imperatore andava cercando per l'Alta Italia, fu per ben ventitré anni, dal 1236 al 1259, Primo dominus dell'Impero di Federico II, e dell'Imperatore sposò la figlia Selvaggia.
Prima di ogni battaglia interrogava le stelle. Aveva ereditato la passione per l'astrologia dalla madre Adeleita dei conti Alberti di Mangona, gran conoscitrice della materia. Alla corte di Ezzelino erano accolti i maggiori astrologi del tempo: il canonico padovano Silone, il veronese Riprandino, Paolo di Bagdad e pare anche Guido Monatti da Forlì, il più famoso fra tutti e, che Dante colloca all'Inferno assieme agli indovini.
Insomma, un personaggio storico che per il potere raggiunto era scomodo a molti che lo dipinsero come spietato e feroce, ma che certo non fu più crudele dei suoi contemporanei. Basti ricordare che dopo la morte di Ezzelino, una spietata strage di tutta la famiglia fu adoprata per cancellare ogni loro memoria o possibile loro reinserimento nella società e, in quanto a ferocia e spietatezza, pure quest'ultimi non furono da meno.
Ezzelino III e Federico II, due giganti della storia del Duecento, il primo carico di fierezza, gagliardia e dall'impeto folgorante mentre il secondo pieno di fascino, di raffinatezza e di cortesia, che possono essere ben rappresentati da questa cronaca:
« ... Essendo elli un giorno con lo 'mperatore a cavallo con tutta lor gente, s'ingaggiarono chi avesse piue bella spada .... Lo 'mperatore trasse del fodero la sua, ch'era meravigliosamente fornita d'oro e di pietre preziose. Allora disse messere Azzolino: <Molto è bella, ma la mia è assai più bella>. E trassela fuori ... Allora seicento cavalieri che v'erano con lui trassero tutti le loro. Quando lo 'mperatore vidde il nuvolo de le spade, disse che bene era la più bella ...» .
Scheda tecnica:
Ezzelini, Signori della Marca nel cuore dell'Impero di Federico II
a cura di Carlo Bertelli e Giovanni Marcadella
Palazzo Bonaguro, Bassano del Grappa, Vicenza
15 settembre 2001 - 6 gennaio 2002
tutti i giorni (escluso il lunedì) dalle 9.00 alle 19.00
numero verde: 800712722
http://www.ezzelini.it
Bibliografia:
Ezzelini, Signori della Marca nel cuore dell'Impero di Federico II, catalogo della mostra a cura di Carlo Bertelli e Giovanni Marcadella, 2001,
Skira, ISBN 88-8491-075-7 .
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