Nella sua ultima personale alla Galleria Ashanti di Roma Raffaella Corcione si è dedicata alla difficile impresa di documentare iconicamente il dialogo interreligioso e ha scelto di rappresentare nove religioni in altrettanti pannelli rettangolari ripartiti secondo uno schema comune in sette rettangoli diversamente colorati, con dimensioni complessive di 160 x 45 cm.
Ecco i titoli dei pannelli:
Zohar (Dio/libro dello splendore) |
Verità Ebraica |
Anankè (Bisogno di cercare Dio) |
Verità Ortodossa |
Ilè ayè (La nostra casa) |
Verità Joruba-Africana |
Charia (Fede) |
Verità Islamica |
Barath (India) |
Verità Induista |
Nirvana (Stato di liberazione) |
Verità Buddista |
Trinitas (Padre-Figlio-Spirito Santo) |
Verità Cattolica |
In Lakè Ch (Io sono un altro te) |
Verità Maya |
Pan (Flauto-conoscenza-amore) |
Verità Gnostica |
Secondo Raffaella Corcione: « La verità assoluta, infinita ed eterna è impensabile per la mente che non può concepire se non ciò che è spaziale, temporale, frammentario e limitato.
Così, sul piano mentale, la verità assoluta si divide in innumerevoli verità frammentarie, talvolta apparentemente contraddittorie che solo se prese nel loro insieme riproducono la verità originale.
Se uno degli elementi di questa totalità viene preso separatamente e dichiarato vero per quanto fondamentale e omnicomprensivo sia, diventa inevitabilmente una falsità poiché nega tutto il resto della verità totale. È appunto in questo modo che si sono costituiti i dogmi indiscutibili ed è per questo che essi sono il più pericoloso genere di menzogne, poiché ciascuno afferma di essere la verità unica ad esclusione di tutte le altre che invece, nella loro totalità, sono complementari ed esprimono la verità infinita eterna ed assoluta »
Nella presentazione del progetto numero 1 di Dialogos, una delle mostre più recenti di Raffaella Corcione, si legge: «Il numero 7 ha un ricco simbolismo: rappresenta la stella a sei punte più il suo centro; il numero dei colori ritratti; e il numero delle note musicali; e il numero del libero arbitrio; e il numero del magnetismo»
Nel Novecento mi vengono in mente due confronti significativi: Manessier e Rothko.
Alfred Manessier (Saint Ouen, Francia, 1911), dopo un periodo di isolamento in un convento di trappisti trasforma la sua poetica figurativa in un nuovo stile completamente astratto. Egli afferma con grande chiarezza d'intenti: «Il non figurativo mi sembra oggi l'unico stile che permette alla pittura di riprendere contatto con la realtà; mediante l'essenza della realtà e dello spirito si può risalire alla natura e ai suoi principi informatori, cioè a Dio». E questa chiara ed ascetica presa di posizione torna chiaramente anche in Alleanza Kosmica.
Ma l'asciutta costruzione geometrico simbolica della Corcione ricorda soprattutto gli esperimenti di Mark Rothko e in particolare Arancio, rosso, giallo della Marlborough-Gerson Gallery di New York del 1966.
La Corcione comunque si sgancia da questi illustri precedenti con una nuova più penetrante e complessa poetica basata sul simbolismo del colore. Un simbolismo soggettivo, basato su una tavolozza assolutamente personale, tesa ad evocare delle realtà spirituali di specifiche verità religiose. Un percorso iniziatico che sottende una lettura complessiva di tutte le opere esposte in galleria. Si tratta di una proposta molto originale, destinata a lasciare un segno nel panorama dell'arte sacra contemporanea.
La Vita
Raffaella Corcione Sandoval nasce a Caracas il 26 Dicembre 1951.
Studia arte a Caracas presso l'Istituto d'Arte Sancho.
Debutta con la prima personale a Napoli nel 1975 al Circolo della Stampa.
Approfondisce il pensiero religioso e filosofico orientale attraverso la frequentazione dei Gesuiti di Napoli e svariati viaggi in India, fino ad incontrare il suo maestro spirituale SRI SATHYA SAI BABA.
Dal 1985 al 1998 non ha esposto pubblicamente, pur continuando l'attività artistica.
Per maggiori informazioni:
http://www.raffaellacorcione.com
NOTE
Si veda per esempio Alfred Manessier, Natale, 1958, I, 1958, Zurigo, coll. H. C. Bechtler, riprodotto in LARA - VINCA MASINI, L'Arte del Novecento. Dall'Espressionismo al Multimediale, vol.4, Roma, L'Espresso, 2002 (prima edizione Firenze, Giunti, 1998), ill. 1733.
Ibidem, ill. 2138.
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