Bitume. Nero. Opere al nero. Gli
dei sono crollati e la preghiera serve a non dimenticare. E’ necessario
comprendere il rapporto con le ombre quando questo si fa linguaggio. La
montagna sacra è coperta di polvere mentre il mio cuore è pieno di cose da
raccontare. Ma non ricordo nulla.
La narrazione segue la visione,
solo tracce attorno a me, materiale della terra, oggetti e fossili mostrano
nella forma costituzione e memoria, natura e cultura: alchimia dell’arte affinché
il metallo volgare torni a vantaggio di un nuovo sapere. Figure protettrici e
guaritrici vivono nella capacità di dare origine al silenzio. Il Tempio è in
rovina e la sabbia e il deserto hanno generato forme suggestive, enigmatiche e
misteriche.
L’arte è meraviglia e spavento,
per attraversare la sua via sono stato male. In principio era il segno a
raccontare l’esistenza e a rappresentare il tempo, così l’artista ha dato
significanza alla realtà attraverso azioni e oggetti, stabilendo significati
collettivi e personali che hanno posto le basi per il linguaggio simbolico. E’
stato catturato il tempo perché ciò che viene definito è già passato, ma
attraverso il linguaggio, il segno, l’opera, può essere salvato dalla quiete
dell’oblio. Le crisi e i drammi dell’umanità con il passare del tempo possono
perdere la loro attualità, la loro forza e il loro vigore, così la loro
presenza si trasforma in assenza.
Luigi Russo Papotto compie
un’azione spaziale di segno e materia, fa partecipe l’ambiente con forme che
sono tracce e frammenti simbolici di narrazioni del dramma e della sofferenza,
testimoniando gli eventi e la storia. In questo modo la memoria e il simbolico
amplificano l’azione che viene moltiplicata su diversi livelli e si trasforma
in paradigma antropologico e lavoro sul lutto.
Il nero del bitume è segno e non
colore, aderisce ad una figurazione che afferma la propria identità attraverso
la manipolazione degli oggetti e dei materiali che si trasfigurano in soggetti
formali, mentre la genesi dell’opera segue percorsi mentali all’interno di una
dinamica in cui eros e biomorfismo si coniugano ad elementi magici e totemici.
Il soggetto e la sua messa in
scena sono elementi dipendenti all’interno di un rapporto di reciprocità capace
di generare un’immagine evocatrice in cui l’idea si afferma come presenza
sensibile; l’utilizzo di un albero ci dà l’idea e il ricordo della sua immagine
e ci suggerisce mediante la manipolazione e la sovrapposizione altre
potenzialità ed interiorità.
L’arte è strumento di conoscenza
e luogo di culto, produce immagini che sono simulacri, progetti, simulazioni
parallele alla realtà. All’origine, prima del pensiero filosofico e della
scrittura, c’era l’importanza del mito e dell’immaginazione; le immagini e le
sculture erano i simulacri, rappresentavano
l’assenza di quello che evocavano.
L’idolo arcaico era un simulacro
inteso come ombra dell’aldilà.
Le opere d'arte contemporanea, ma anche quelle meno recenti provenienti dalla vecchia e nuova avanguardia, hanno modificato la nostra percezione mentale con la relazione tra arte, ambiente e mass media; queste opere ci hanno invitato a pensare l'impensato, offrendoci altre possibilità insieme ad altri livelli sociali di partecipazione attraverso l'interazione.
Papotto è uno scultore, manipola
la materia, ed ha fatto dell’interazione una poetica, presentando opere dalla
lettura ambivalente che presuppongono una scoperta e una variabile in rapporto
alla partecipazione del fruitore.
Il teatro dell’arte e la messa in
scena recuperano un concetto di comunicazione estetica basato sull’esperienza
polisensoriale dell’opera che di volta in volta ci invita ad attraversarla,
oppure a toccarla o a smontarla per poi ricomporla, in sintonia con
l’esperienza sinestetica e la pluralità dei punti di vista e del nuovo sistema
di riferimento multiculturale e globale.
L’artista è anche un abile
disegnatore, progetta e ricerca la forma. Nel suo lavoro sono evidenti le
caratteristiche ossimoriche della sua creazione in quanto unisce due saperi
contraddittori, il sapere antico e magico legato alla cultura dei fantasmi e
della fantasia alla cultura della mimesi: l’arte come libera creatività con valori autonomi in
relazione all’arte della realtà e della verità espressa nel rapporto tra il
mondo sensibile e le idee.
La poetica dell’ossimoro è una
forma retorica sintomatica del pensiero contemporaneo, metafora delle
contraddizioni e dell’inconciliabile, così come l’utilizzo del bitume come
materiale espressivo, un materiale organico che caratterizza il tessuto urbano
in cui viviamo e ne ridisegna il paesaggio, i confini ed i limiti.
La presenza di questo materiale
nel panorama artistico contemporaneo ha determinato un’ossessione materica che
ha permesso ad alcuni artisti come Burri, Tàpies, Fautrier, Dubuffet, Klein e
Kiefer di utilizzare la sostanza e la combustione con significati simbolici e
spirituali in rapporto al procedimento alchemico.
L’utilizzo del bitume nell’opera
di Papotto genera energia ottica alle superfici, massa visibile con intagli e
crateri, frutto di espressione anarchica dello stesso materiale che si lascia
modellare ma nello stesso tempo si oppone mantenendo una sua variabile di
autonomia in relazione alla regola del caso. La materia è grave e lenta,
attraverso il fuoco conosce la luce e l’ombra e si evolve oltre i limiti
dell’immagine. La sua formalizzazione viene contenuta da forme geometriche come
il quadrato, figura stabile e simbolo della terra che assume un significato
sacrale come l’uso del nero e del rosso. Come nelle viscere della terra o come
nel cosmo viene esaltato un moto evolutivo della cheratina bituminosa che
svolge un’azione catartica. Traslando la materia e imprigionando la forma
l’artista mette in atto scene di pulsioni sublimate.
Gli elementi e i materiali
implicano una stratificazione di significati prodotti dall’abbondanza, ciò che
può essere generato è anche generante. Mediante la trasposizione di significato
si determinano ossimori che mettono in evidenza negazioni e contraddizioni.
Archeologia del presente: naufraga l’approccio al significato univoco e
all’unità; si assiste ad una scrittura “mistica” di tipo Barocco che delinea la
molteplicità e le contraddizioni del sé.
Nel paradosso si arriva al
massimo grado di significato evocato e mai svelato.
La mancanza di un centro e di
un’unità è la caratteristica del tempo presente che rende necessario un
dibattito antropologico sull’essere umano.
E’ necessaria una poetica della
tolleranza e dalla compassione contro l’irrazionalità degli assolutismi a
favore di un’estetica della permeabilità che rappresenti l’apertura verso altre
realtà di significato.
Nel panorama contemporaneo la
scultura di Papotto si afferma come una dimensione possibile, un equilibrio
precario, sospeso all’interno delle sue contraddizioni, espressione di disagio
ma anche testimonianza di necessità e di libertà, portando avanti un pensiero
religioso fuori dalla religione e una proposta culturale fuori dalle regole
della cultura istituzionale.
Il lavoro di questo artista
contiene in maniera implicita una denuncia e un messaggio di solidarietà nei
confronti della condizione attuale di degrado sociale: attraverso un rigore
estetico ed un impegno morale egli evoca le ferite e il disagio della storia
contemporanea. E’ un lavoro etico carico di tensione metafisica che si afferma
contro la cultura del vuoto, della passività, dove tutto è falso e provvisorio.
Un lavoro contro la chiusura del pensiero democratico e della libera crescita
civile.
L’artista sostiene la propria
voce e il proprio sentire contro il ricatto, la violenza, la discriminazione
sessuale, sociale e religiosa, definendo una condizione in cui tempo e spazio
si dissolvono e si fanno oggetto materiale. La lenta sedimentazione dei
materiali assemblati, bruciati, recuperati, mutilati, si può osservare come
un’estetica delle rovine del tempo ed evoca un possibile dialogo, una frattura
e la morte mediante contrasti dialettici e formali articolati tra rivelazione e
nascondimento.
Secondo Papotto la memoria, con i
fatti di cronaca e la Storia,
lascia il suo segno con un gioco ripetitivo di fatti e azioni che seguono
un’articolazione e una temporaneità discontinua, un accumulo narrativo che
evoca il passato ed il presente che l’artista recupera con la pratica del
residuo e della decantazione.
Il materiale percepibile si mostra e si dischiude, con la logica del divieto si realizza un registro simbolico raddoppiato dove le implicazioni stratificate si mostrano nello spazio dialettico della negazione e della trasgressione di una visione opulenta. L'operatività dell'artista viene legittimata da un'interiorità morale ed artistica che riconosce le proprie origini e gli sviluppi nella frequentazione e conoscenza degli artisti e della Storia dell'Arte, anche se vengono prese le distanze da ogni colonialismo artistico e di mercato, per restituire all'arte una poetica legata allo spirito e una coscienza storica legata al presente.
Queste opere esistono in senso
fisico e concettuale, sono sostanze di energia e di desiderio. Energia per
situazioni estetiche che non riguardano solo la scultura in senso lato ma lo
spazio e possono descrivere superfici a rilievo all’interno di strutture
possenti oppure esprimersi nella più completa tridimensionalità, per occupare
l’ambiente circostante.
Nelle strutture a tutto tondo c’è
la volontà di chiudere, ingabbiare e trattenere attraverso il lavoro dei ferri,
metafore archetipe che mescolano natura e artificio mentre i lavori di
superficie contengono la forza poetica dello scarto sociale e linguistico,
frammenti del presente e residui formali.
Il progetto di lavoro basato
sull’utilizzo del bitume è nato e si è sviluppato sulla possibilità di creare
uno spazio dove far coesistere la pittura, la scultura e l’architettura per
formalizzare il concetto di spazio e di tempo in rapporto alla memoria.
I pigmenti e il bitume si
depositano come una seconda pelle nelle trame dell’opera; attraverso il calore
si sciolgono e purificano tutto ciò che si accumula, si stratifica e struttura.
Lo spazio comprime e trattiene silenziosamente, non ci sono parole ma gesti, di
un mondo tragico, che racchiudono la speranza.
Queste sculture sono segni e
tracce sostanziate da sentimenti profondi, vibrazioni dell’anima sedimentate
nella coscienza presente, ma che contengono i germi di moti spirituali
provenienti da luoghi sotterranei.
La necessità di “segnare” oltre
il microcosmo dell’opera determina l’apertura oltre i propri limiti per
invadere lo spazio circostante. Lo spazio del margine, chiuso e femminile, si
apre come un grembo materno al mondo e a ciò che lo circonda per dar vita ad
un’architettura spirituale dove far convivere forze religiose, laiche e civili.
Uno spazio assoluto carico di
sentimenti dove i codici di accesso sono rappresentati dal negativo e dal
positivo, dal maschile e dal femminile, dalla materia e dal vuoto, lo spazio di
Dio e lo spazio dell’uomo.
Questo lavoro basato sul rapporto
con lo spazio implica anche una sospensione e una demarcazione, l’idea di un
movimento esteriore ed interiore, la ricerca dei confini culturali.
Papotto è un artista complesso e profondo;
la sua opera non concede nulla alla semplificazione o alla riduzione bensì alla
sedimentazione. La procedura della complessità viene depurata dal tempo come
elemento esistenziale con le sue connessioni e correlazioni, un percorso che
presuppone anche la riflessione e la messa in discussione del contenuto secondo
l’approccio critico della cultura occidentale. All’interno di questa
dichiarazione di poetica convivono la natura estetica, l’esistenza del mondo e
la condizione umana.
In questi ultimi lavori viene proposto con il bitume il concetto del nero come paesaggio e come materia. Il nero non è un colore, è il simbolo della materia prima che sia ricomposta; dichiara un'assenza e un'attesa, esprime la profondità di un luogo primario. Il nero è il colore di Caravaggio e di Goya e si collega alla storia del Mediterraneo, una storia attraversata da rovine, dal fuoco e da tempeste di lava. L'artista ha eseguito le opere con diversi passaggi di bitume utilizzato secondo densità diverse e mescolato a materiali differenti: legno, rame, ferro, pietre e sabbia dell'Etna.
Le forme modellate e stratificate
sono corpi che si sono trasformati in entità solidificate, sono capaci di
contenere valenze di squisita sensorialità e spesso assumono una condizione
aperta, perché contengono la possibilità di mutamento nel loro interno con
richiami estetici e sessuali.
I lavori con il bitume
rappresentano uno spazio mentale in cui custodiamo resti dolorosi e frammenti
di esistenza: sono depositari di memorie.
Sono voci mute e urla soffocate
in una zona buia e silenziosa. Sono gli scarti in cui si manifesta e trasfigura
il visibile. Sono enfatici nella frattura e teatro di estasi e drammaticità in
cui lo spirituale e il concettuale partecipano alla costruzione di un senso mediante
il mutamento. Sono cortocircuiti estetici e comunicativi attraverso i quali
l’artista mantiene una condizione stabile di allarme in rapporto alla nostra
condizione sociale.
Sono un confine e una resistenza.
NOTE
Il testo critico Luigi
Russo Papotto. Bitumi – Ossimori è tratto dal catalogo in corso di
pubblicazione presso Settegiorni Editore, Pistoia, 2009
BIOGRAFIA
Luigi Russo Papotto nasce a Linguaglossa, in provincia di Catania,
nel 1955.
Il suo cammino artistico inizia
negli anni Sessanta quando pratica il corso di scultura all’Istituto Statale
d’Arte di Catania e contemporaneamente lo studio di Domenico Tudisco.
Negli anni Settanta frequenta
l’Accademia delle belle Arti di Brera, la scuola di scultura di Minguzzi, e
l’Accademia delle belle Arti di Catania, la scuola di scultura di Eugenio Russo
e Rosario Frazzetto; successivamente si trasferisce a Pistoia e lavora presso
la prestigiosa Fonderia d’Arte “Michelucci”, dove incontra molti artisti con i
quali in seguito collaborerà.
Negli anni Ottanta partecipa a
progetti di scultura scenografica insieme, tra i tanti, all’artista Arnaldo
Pomodoro.
Espone in Italia, Francia, Spagna
e negli Stati Uniti e le sue opere entrano a far parte di varie collezioni
private.
L’artista ha portato avanti
ricerche che lo hanno condotto alla creazione di sculture interattive e poi a
confrontarsi e ad occuparsi di temi della Storia nel “Monumento per la Pace” di Massa e Cozzile,
2004, e temi socio-culturali nell’opera il “Pozzo d’Abramo”, Quarrata 2004.
“Date cardinali”, un’istallazione
del 2006, è una memoroteca, un progetto che investe il concetto di un’arte
intesa come testimonianza dolorosa di eventi traumatici della nostra storia
recente.
Nel 2007/2008 l’artista realizza
“Pinocchio si arrende” e “L’ombra dell’albero”.
La prima è un omaggio ad uno dei
temi prediletti da Venturino Venturi, conosciuto personalmente da Papotto alle
Officine Michelucci di Pistoia, mentre l’altra, icona di un albero non utile alla nidificazione, rappresenta
attraverso la scultura il problema dell’inquinamento atmosferico.
BIBLIOGRAFIA
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Jolanda Petrobelli Ti parlo d’arte, vuoi?, Pisa, 1996
Giuliano Serafini Luigi Russo e i padri ritrovati, in
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LINKS
Luigi Russo Papotto http://www.papotto.it/
Luigi Russo Papotto - Comunicato Stampa "Bitumi - Ossimori" <http://www.saimicadove.it/tempolibero/evento.asp?Id=24020> 2009
Settegiorni Editore <http://www.settegiornieditore.com/>
Marcia mondiale per la pace e la non violenza <http://www.marciamondialetoscana.org/index.php/Partecipanti-ed-adesioni-alla-marcia-mondiale/Adesione-di-Luigi-Russo-Papotto.html>
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2007
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2007
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2008
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2007
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2007
Liù, mon amour. In
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2007
Liù, mon amour, in “Liumonamour.net” <http://www.liumonamour.net/finale_ligure.html> 2007
Date Cardinali, in
“Teknemedia.net” <http://www.teknemedia.net/pagine-gialle/artisti/luigi_russo_papotto/dettaglio-mostra/17892.html>
2006
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2006
Percorrenze 06, in “Undo.net” <http://www.undo.net/cgi-bin/undo/pressrelease/pressrelease.pl?id=1158927573&day=1158962400>
2006
Pinocchio si arrende –
Luigi Russo Papotto rende omaggio a Venturino Venturi <http://www.arezzonotizie.it/index.php?option=com_content&task=view&id=38652&Itemid=2>
2006
Pinocchio si arrende,
Museo Venturino Venturi di Loro Ciuffenna in “Radio Papesse.org” <http://www.radiopapesse.org/w2d3/v3/view/radiopapesse/notizie--1027/index.html?area=3>
2006
Culture &
pratiche. Conferenza regionale per la cultura. Regione
Toscana <http://www.cultura.toscana.it/artecontemporanea/documenti/conferenza.pdf>
2006
Giuseppe Carrubba,
Culture & pratiche. La conferenza
regionale della Toscana tra innovazione promozione, in “BTA - Bollettino
Telematico dell’Arte” <http://www.bta.it/txt/a0/04/bta00432.html>
2006
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