Ho letto questa relazione nell'Accademia Nazionale dei Lincei il 18 novembre 2010 a conclusione della prima fase dei miei studi nell'ambito della "Ricerca A" - La cultura antiquaria a Roma da Flavio Biondo a Piranesi promossa e finanziata dal "Premio Balzan 2008 per le arti figurative dal 1700" assegnato a Maurizio Calvesi.
«Quando nel memorabile
ed indimenticabile 12 marzo 1985 conobbi personalmente per la prima volta
Maurizio Calvesi non sapevo ancora che quell'incontro avrebbe modificato
profondamente la mia vita di studioso. Gli insegnamenti che egli mi trasmise in
merito a quella molto complessa materia che è l'Hypnerotomachia Poliphili
sono infatti diventati il filone principale delle mie ricerche scientifiche
storico-artistiche. Come tutti sanno va
a Calvesi il merito di avere scoperto il vero autore di questo splendido libro
illustrato, vale a dire un allora poco noto Francesco Colonna barone romano e
signore di Palestrina.
Dopo alcuni anni di
ricerche mi resi conto che, in base ai fatti e documenti riuniti nel primo
libro di Calvesi, Il sogno di Polifilo prenestino del 1980, la tesi
calvesiana non solo era corretta, ma basata su una coerente ricostruzione
storica dell'ambiente socio-culturale e letterario, archeologico e
storico-artistico che aveva reso possibile la produzione “materiale” del
romanzo. Accettai allora di buon grado l'incarico di un Seminario su La
cultura antiquaria a Roma intorno all'Hpynerotomachia alla Sapienza
nell'anno accademico 1993/94 dal quale nacque poi un gruppo di ricerca e il
Convegno di Studi su Roma nella svolta tra Quattro e Cinquecento
svoltosi per una giornata anche in questa sede lincea nel 1996.
A supporto della Tesi
calvesiana nel 1991 avevo già adottato una base-dati informatica grazie
all'aiuto di Gianni Trezza, allora direttore della G.I. Informatica Spa e di
Tiziano Angelocola che realizzò su mio progetto il prototipo di “database
relazionale” in ambiente MS-DOS denominato “STUDIA HUMANITATIS” utilizzando il software
“Super Find” della 3D Informatica di S. Lazzaro di Savena, Bologna. L'idea di
base consisteva nel creare uno strumento informatico capace di trattare grandi
quantità di dati biografici in modo automatico applicando un modello matematico
di riferimento, vale a dire la “Teoria relazionale dei dati”, usata nella
creazione e gestione delle moderne basi-dati, che allora era ancora in una fase
sperimentale, tanto che grandi progetti come l'”Indice generale degli
incunaboli” erano ancora cartacei ed “Edit 16”, vale a dire il catalogo on-line
delle Cinquecentine italiane doveva ancora nascere. Mi avvidi che l'intuizione
geniale di Calvesi che consisteva nel mettere insieme una serie di dati
provenienti da numerose biografie di umanisti ed artisti facenti capo al
Polifilo aveva una credibilità storiografica perché scoprii che il metodo
calvesiano aveva grandi affinità col nuovo modello matematico dei database
relazionali.
Grazie al successivo
aiuto dell'accademico Tito Orlandi, i cui consigli mi sono stati preziosi nel
corso di tutti questi anni, ho potuto approfondire le questioni teoriche
relative al modello matematico ed informatico, ma per ragioni di tempo non
posso entrare nel merito di questo interessante argomento, riservandomi di
farlo in una pubblicazione futura.
Nel 2008/09 ho avuto
l'onore di essere stato nominato Responsabile della Ricerca A: “La cultura
antiquaria a Roma da Flavio Biondo a Piranesi del Premio Balzan 2008
"per le arti figurative dal 1700" assegnato a Maurizio Calvesi e il
nuovo impulso dato alle vecchie ricerche ha già prodotto qualche significativo
risultato di cui ora darò conto per sommi capi. Grazie all'uso dello strumento
informatico applicato alle scienze umane e letterarie è stato infatti possibile
esaminare alcuni documenti inediti di cui avevo dato notizia in modo generico
nel 1996, come la bolla di nomina di Francesco Colonna Romano quale
Protonotario Apostolico.
Analizzando
analiticamente e sistematicamente tutti i nomi contenuti in tale documento e
mettendo a confronto tali nomi e le situazioni storiche correlate presenti
nella banca dati è apparso ad esempio che l'apparentemente poco noto
Protonotario Apostolico numerario Filippo Barbarigo, che viene citato nella
bolla di nomina di Francesco Colonna quale protonotario apostolico attualmente conservata
nell'Archivio Barberini Colonna di Sciarra della Biblioteca Apostolica Vaticana,
sia in realtà un personsaggio molto interessante nella storia della cultura del
suo tempo. Autore di poesie nel codice Isoldiano fu anche uomo di potere come
Podestà – Capitano di Conegliano nel 1445. Filippo Barbarigo fu possessore di
incunaboli di Cicerone e viene descritto come membro dell'Academia
Bessarionis da Andrea Contrario, prete umanista veneto, accademico
pontaniano amico di Ermolao Barbaro. Se attraverso ulteriori ricerche
scientifiche risultasse l'evidenza di una parentela tra Filippo Barbarigo e
Pierfrancesco Barbarigo finanziatore di Aldo Manuzio Sr., l'editore del
Polifilo, avremmo aggiunto un dato importante. Sui rapporti intercorsi tra
l'Accademia del Bessarione e l'autore del Polifilo si è lungamente espresso il
Calvesi e anche Stefano Borsi è tornato sull'argomento con dovizia di
documentazione storica. Inoltre ho trovato interessanti riscontri a riprova
della qualifica di frater che spetta di diritto sia a Francesco Colonna
Romano quale Canonico di San Pietro, sia agli Accademici Romani, secondo
l'intuizione di Calvesi, confermata dalle parole di Paolo Marsi da Pescina,
«Ad fratres Academicos Romae captivos». Il nome dell'autore dell'Hypnerotomachia
appare come noto in un acrostico latino composto dalle iniziali dei singoli
capitoli del libro che recita «Poliam Frater Franciscus Columna peramavit».
E' stato anche
proficuo oggetto di lavoro l'analisi della biografia di un altro umanista del
codice isoldiano tale Cillenio, soprannome umanistico attribuito a due diversi
umanisti, Giovanni Testa e Bernardino: uno dei due è presente tra i nomi citati
da Stefano Buzzoni, alias Vosonio, nel suo scritto prodotto all'interno dell'”Accademia
dei Vertunni” di Brescia, un incunabolo di cui è attualmente conosciuta una
sola copia al mondo e che è stato riprodotto su supporto digitale grazie ai
fondi del Premio Balzan. Il rarissimo incunabolo è attualmente in corso di
studio e ha già rivelato gli stretti rapporti culturali che hanno legato
Brescia, Venezia e Roma grazie alla presenza di umanisti bresciani e Vertunni
facenti capo al Mantegna e a Pomponio Leto in una complessa circolarità di
interessi culturali.
L'obbiettivo delle
mie Ricerche Balzan è dunque verificare in modo sistematico le relazioni
culturali intercorse tra Roma e Venezia e altre città italiane nel periodo
preso in esame, attraverso la messa in opera del modello relazionale dei dati,
possibilmente su un campione il più esaustivo possibile. E questo avverrà anche
grazie alla collaborazione con i giovani ricercatori Camilla Fiore e Jacopo
Curzietti, che portano avanti ricerche parallele».
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