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L'Hypnerotomachia Poliphili tra Roma e Venezia: rassegna delle relazioni culturali tramite biografie sistematiche relazionali  
Stefano Colonna
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 20 Novembre 2010, n. 583
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Area Ricerca
Ho letto questa relazione nell'Accademia Nazionale dei Lincei il 18 novembre 2010 a conclusione della prima fase dei miei studi nell'ambito della "Ricerca A" - La cultura antiquaria a Roma da Flavio Biondo a Piranesi promossa e finanziata dal "Premio Balzan 2008 per le arti figurative dal 1700" assegnato a Maurizio Calvesi.

«Quando nel memorabile ed indimenticabile 12 marzo 1985 conobbi personalmente per la prima volta Maurizio Calvesi non sapevo ancora che quell'incontro avrebbe modificato profondamente la mia vita di studioso. Gli insegnamenti che egli mi trasmise in merito a quella molto complessa materia che è l'Hypnerotomachia Poliphili sono infatti diventati il filone principale delle mie ricerche scientifiche storico-artistiche.  Come tutti sanno va a Calvesi il merito di avere scoperto il vero autore di questo splendido libro illustrato, vale a dire un allora poco noto Francesco Colonna barone romano e signore di Palestrina.

Dopo alcuni anni di ricerche mi resi conto che, in base ai fatti e documenti riuniti nel primo libro di Calvesi, Il sogno di Polifilo prenestino del 1980, la tesi calvesiana non solo era corretta, ma basata su una coerente ricostruzione storica dell'ambiente socio-culturale e letterario, archeologico e storico-artistico che aveva reso possibile la produzione “materiale” del romanzo. Accettai allora di buon grado l'incarico di un Seminario su La cultura antiquaria a Roma intorno all'Hpynerotomachia alla Sapienza nell'anno accademico 1993/94 dal quale nacque poi un gruppo di ricerca e il Convegno di Studi su Roma nella svolta tra Quattro e Cinquecento svoltosi per una giornata anche in questa sede lincea nel 1996.

A supporto della Tesi calvesiana nel 1991 avevo già adottato una base-dati informatica grazie all'aiuto di Gianni Trezza, allora direttore della G.I. Informatica Spa e di Tiziano Angelocola che realizzò su mio progetto il prototipo di “database relazionale” in ambiente MS-DOS denominato “STUDIA HUMANITATIS” utilizzando il software “Super Find” della 3D Informatica di S. Lazzaro di Savena, Bologna. L'idea di base consisteva nel creare uno strumento informatico capace di trattare grandi quantità di dati biografici in modo automatico applicando un modello matematico di riferimento, vale a dire la “Teoria relazionale dei dati”, usata nella creazione e gestione delle moderne basi-dati, che allora era ancora in una fase sperimentale, tanto che grandi progetti come l'”Indice generale degli incunaboli” erano ancora cartacei ed “Edit 16”, vale a dire il catalogo on-line delle Cinquecentine italiane doveva ancora nascere. Mi avvidi che l'intuizione geniale di Calvesi che consisteva nel mettere insieme una serie di dati provenienti da numerose biografie di umanisti ed artisti facenti capo al Polifilo aveva una credibilità storiografica perché scoprii che il metodo calvesiano aveva grandi affinità col nuovo modello matematico dei database relazionali.

Grazie al successivo aiuto dell'accademico Tito Orlandi, i cui consigli mi sono stati preziosi nel corso di tutti questi anni, ho potuto approfondire le questioni teoriche relative al modello matematico ed informatico, ma per ragioni di tempo non posso entrare nel merito di questo interessante argomento, riservandomi di farlo in una pubblicazione futura.

Nel 2008/09 ho avuto l'onore di essere stato nominato Responsabile della Ricerca A: “La cultura antiquaria a Roma da Flavio Biondo a Piranesi del Premio Balzan 2008 "per le arti figurative dal 1700" assegnato a Maurizio Calvesi e il nuovo impulso dato alle vecchie ricerche ha già prodotto qualche significativo risultato di cui ora darò conto per sommi capi. Grazie all'uso dello strumento informatico applicato alle scienze umane e letterarie è stato infatti possibile esaminare alcuni documenti inediti di cui avevo dato notizia in modo generico nel 1996, come la bolla di nomina di Francesco Colonna Romano quale Protonotario Apostolico.

Analizzando analiticamente e sistematicamente tutti i nomi contenuti in tale documento e mettendo a confronto tali nomi e le situazioni storiche correlate presenti nella banca dati è apparso ad esempio che l'apparentemente poco noto Protonotario Apostolico numerario Filippo Barbarigo, che viene citato nella bolla di nomina di Francesco Colonna quale protonotario apostolico attualmente conservata nell'Archivio Barberini Colonna di Sciarra della Biblioteca Apostolica Vaticana, sia in realtà un personsaggio molto interessante nella storia della cultura del suo tempo. Autore di poesie nel codice Isoldiano fu anche uomo di potere come Podestà – Capitano di Conegliano nel 1445. Filippo Barbarigo fu possessore di incunaboli di Cicerone e viene descritto come membro dell'Academia Bessarionis da Andrea Contrario, prete umanista veneto, accademico pontaniano amico di Ermolao Barbaro. Se attraverso ulteriori ricerche scientifiche risultasse l'evidenza di una parentela tra Filippo Barbarigo e Pierfrancesco Barbarigo finanziatore di Aldo Manuzio Sr., l'editore del Polifilo, avremmo aggiunto un dato importante. Sui rapporti intercorsi tra l'Accademia del Bessarione e l'autore del Polifilo si è lungamente espresso il Calvesi e anche Stefano Borsi è tornato sull'argomento con dovizia di documentazione storica. Inoltre ho trovato interessanti riscontri a riprova della qualifica di frater che spetta di diritto sia a Francesco Colonna Romano quale Canonico di San Pietro, sia agli Accademici Romani, secondo l'intuizione di Calvesi, confermata dalle parole di Paolo Marsi da Pescina, «Ad fratres Academicos Romae captivos». Il nome dell'autore dell'Hypnerotomachia appare come noto in un acrostico latino composto dalle iniziali dei singoli capitoli del libro che recita «Poliam Frater Franciscus Columna peramavit».

E' stato anche proficuo oggetto di lavoro l'analisi della biografia di un altro umanista del codice isoldiano tale Cillenio, soprannome umanistico attribuito a due diversi umanisti, Giovanni Testa e Bernardino: uno dei due è presente tra i nomi citati da Stefano Buzzoni, alias Vosonio, nel suo scritto prodotto all'interno dell'”Accademia dei Vertunni” di Brescia, un incunabolo di cui è attualmente conosciuta una sola copia al mondo e che è stato riprodotto su supporto digitale grazie ai fondi del Premio Balzan. Il rarissimo incunabolo è attualmente in corso di studio e ha già rivelato gli stretti rapporti culturali che hanno legato Brescia, Venezia e Roma grazie alla presenza di umanisti bresciani e Vertunni facenti capo al Mantegna e a Pomponio Leto in una complessa circolarità di interessi culturali.

L'obbiettivo delle mie Ricerche Balzan è dunque verificare in modo sistematico le relazioni culturali intercorse tra Roma e Venezia e altre città italiane nel periodo preso in esame, attraverso la messa in opera del modello relazionale dei dati, possibilmente su un campione il più esaustivo possibile. E questo avverrà anche grazie alla collaborazione con i giovani ricercatori Camilla Fiore e Jacopo Curzietti, che portano avanti ricerche parallele».








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Fig. 1
Logo del prototipo sperimentale della base-dati STUDIA HUMANITATIS, 1991




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