Nel trattare il tema del viaggio
un artista siracusano non può prescindere dalle origini, dal mito, dalla
storia.
Giuseppe Forzisi, nella sua
personale “Innalzeremo sulla sabbia un altare” a cura di Dario Scarfì inaugurata
il 5 novembre presso lo spazio espositivo dell'ex Monastero del Ritiro a
Siracusa, traccia una antichissima rotta che, dalle gesta degli eroi guidati e
protetti dagli dei, arriva fino ai nostri giorni. Sorprendente è la vitalità con
la quale egli narra il viaggio elaborando simboli di un immaginario collettivo
che nel mare trova la propria identità. Siracusa, città plurimillenaria, è una
città che sul mare si affaccia, di mare vive ed è proprio questo elemento che
la connota dandole un risalto ed una importanza riconosciuti in tutto il mondo.
Di Siracusa la storia ha raccontato splendori e decadenza, ricchezze e povertà,
lasciando stratificazioni di culture differenti che hanno segnato il volto
della principale città della Magna Grecia.
Filo conduttore della mostra di Forzisi
è dunque il viaggio inteso nella sua accezione più ampia in cui il confine tra
reale e immaginario, tra fisico e metafisico è sottile, quasi impercettibile, perché
va letto come un viaggio dell'anima in cui ritrovare se stessi, con paure e
speranze, con dubbi e certezze, con smarrimenti e fede nel ritrovarsi.
La prima opera che ci accoglie è Gomena: una corda colorata d'oro e
d'argento che lega e scioglie, che trattiene e libera, simbolo ancestrale di un
dualismo appartenente all'uomo che, nel suo essere sapientemente attorcigliata
ripercorre l'archetipo di vita-morte-rinascita e del concetto dell'eterno
ritorno.
Da una tradizione che lega la
mitologia alla storia, il passato al presente, l'artista, facendo omaggio anche
ad un linguaggio d'avanguardia di primo Novecento che prende le mosse dal Dadaismo,
dal Surrealismo per proiettarsi fino alle sperimentazioni minimaliste, rivisita
e attraversa il linguaggio scultoreo del XX secolo riappropriandosi del
concetto di assemblage che reinventa
con una propria cifra stilistica e grande abilità manuale. Opere come Andare oltre, Viaggio lento, Cammino verso
l'alto, sono costituite da un insieme di piccole sculture accostate,
incastrate, sovrapposte che diventano installazioni, alcune dal sapore ludico,
piacevoli alla vista per i diversi e contrastanti colori, per le fogge di
pesci, barche che spuntano improvvisamente non appena si cambia il punto di
vista. Imprevedibile e sempre in continua metamorfosi sembra essere il lavoro
di Forzisi poiché inafferrabile nella sua interezza è l'opera, fatta di tanti
particolari disseminati, frammentati, che affiorano solo quando si gira attorno
alla scultura; scultura composta da tante micro sculture per affrancarsi
dall'ortodosso concetto di unicità tanto caro ai secoli passati e tanto inviso
alla modernità e ancor più alla postmodernità. Le opere possono leggersi su
differenti scale e i singoli pezzi hanno il potere di vivere autonomamente così
come di essere aggregati e, di conseguenza, manifestarsi sotto molteplici
aspetti.
L'artista ottiene tutto questo grazie
al fatto di muoversi seguendo una logica della frammentazione che avvalora il
fare artistico a discapito del pezzo unico, mettendo in risalto il tempo reale
dell'esperienza, di una costruzione di senso che nasce con il farsi dell'opera
e dell'esperienza che se ne ha. Ciò è reso evidente per mezzo di una certa
disgiunzione, ripetizione, rottura della continuità per una nuova sintassi orientata verso tracce visibili nelle opere del
processo di produzione, deformazioni e spostamenti del punto di vista, atta a
definire un atteggiamento, memore degli anni Settanta, proteso ad annullare
gerarchie tradizionali a favore di altri modelli che prediligono un confronto
teorico aperto a tutte le arti. Nelle sculture di Giuseppe Forzisi si ravvisa
una poetica decostruzionista che, nel frantumare l'ordine gerarchico rendendo
la struttura formale incontrollabile, moltiplica in diversi punti il centro con
l'uso di materiali e forme non immediatamente riconoscibili. I suoi segni sono
liberi, fluidi, ma nel contempo rigorosi e attenti alla visione singola e a
quella d'insieme, giocando e sperimentando continuamente con il legno, il ferro,
il vetro ed altri materiali trattati diversamente - grazie alla piena
conoscenza che ha di questi - e dove il colore, pur sovrastando l'intera
composizione, non cela del tutto la natura del materiale che, attraverso
venature e striature, assume una valenza semantica che si lega agli interventi
effettuati dall'artista. Superfici lavorate per suggerire il moto ondoso,
aratri celesti che portano con sé i segni del tempo e del lavoro, corpi ruvidi
di animali, pesci, delfini e di balene dalla pelle levigata, offrono al fruitore un
panorama vasto e vario di sagome: vele, barche, navi, ancore, anfore sembrano essere bloccate in un preciso momento della storia di ieri o di
oggi e «Tutto resta come sospeso in un attimo magico del quale ha catturato
l'essenza: i colori, i volumi, le forme, l'aerea disposizione della navigazione»,
come sostiene il curatore.
Bloccare l'attimo rappresenta un
espediente da parte dell'artista per coinvolgere maggiormente la percezione di
chi guarda, nell'interrogarsi se quella coda di balena sta per immergersi o sta
per affiorare, se quel verticalismo composto da pesci va in direzione
discendente o ascendente, se è possibile scaricare il peso di un corpo su un
solo punto di equilibrio, creando così uno slittamento linguistico e un depistamento
dell'occhio.
La mostra di Forzisi concentra
tutta la sua forza sul voler coniugare una cultura alta con una cultura bassa,
la tradizione con la sperimentazione, la mitologia, la classicità e tutto un
vocabolario iconografico e iconologico con la freschezza degli strumenti usati
e di un linguaggio che pur parla di lotte, di fatiche, di coraggio, di arrivi e
partenze, di problematiche esistenziali e conflitti sociali ma con la
“leggerezza” e la sapienza di colui che sa osservare con il giusto distacco la
realtà presentandola con le forme del mito, con i colori decisi alcuni dei quali evocano la lezione del classico, con il monocromo di materiali poveri e con la
perizia di assemblare i vari pezzi restituendoli nella loro sintesi formale. Così
come, nella loro purezza geometrica, si ergono i supporti quasi fossero moderni
altari, come li ha definiti Dario Scarfì, che nell'introduzione al suo scritto riporta il seguente brano: «Innalzeremo sulla spiaggia un altare / ad Apollo dio
dell'Imbarco, che nei responsi promise / di mostrarmi le vie del mare e di
guidarmi, se inizierò / con sacrifici in suo onore la prova imposta dal re» (Apollonio
Rodio, Argonautiche, I, 359-362).
Questo è il suo percorso, da qui
inizia questa sua altra e nuova avventura che lo porta a sondare i segreti
dell'arte con i suoi imprevisti, le sue incognite, le sue casualità, proprio
come il mare che serba nelle sue viscere misteri insondabili, inducendo l'artista
a “Navigare nel profondo”.
LA MOSTRA
La mostra è visitabile fino al 28 novembre 2010.
BIOGRAFIA
Giuseppe Forzisi, artista
siracusano. Vive ed opera a Siracusa.
Dal 1974 al 2006 è stato titolare
della cattedra di Scultura presso l'Istituto Statale d'Arte di Siracusa,
alternando l'attività didattica a quella artistica. La sua attività
professionale si estende anche nel campo teatrale per scenografie, alcune
realizzate per il Castello Maniace di Siracusa, per il Teatro Greco di
Palazzolo Acreide (SR), per il film “Malena” di Giuseppe Tornatore. Tra le
esposizioni personali: “Riduzione”, curata da Lidia Reghini di Pontremoli,
Galleria il Ferro di Cavallo, Roma; Mediterranean Conference Centre, curata da
George Glanville, Galleria Fenici, Malta; “La Roggia”, curata da Enzo Di Grazia, Pordenone;
Galleria Apollinaire, Firenze. Tra le esposizioni collettive: “Avola dieci anni
dopo”, a cura di Francesco Gallo, Avola; “Invito all'operazione postale”, a
cura di Gino Gini, Siracusa-Milano-Torino-Matera-Padova-Bari; “Meridiana” a
cura di Fernando Miglietta, Cosenza; “Italica”, a cura di Enzo Di Grazia,
Siracusa-Cosenza-Modena-Caserta-Pordenone; Progetto sculture sull'acqua, a cura
di Giuseppe Carrubba, Fiumara d'Arte, Atelier sul mare (ME); Aspetti della
nuova creatività nel siracusano, a cura di Demetrio Paparoni, Siracusa; “Summer
Show”, a cura di Lidia Reghini di Pontetremoli, Francesco Poli, Barbara Tosi,
Demetrio Paparoni; “Piccoli formati grandi speranze”, a cura di Giuseppina
Radice, Siracusa.
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