Vedo rosso
Quattrocento
volte Caravaggio, quattrocento anni dalla morte di Michelangelo Merisi,
quattrocento echi del suo soprannome in giro per il mondo, quattrocento passi
in avanti negli studi della sua arte, quattrocento leggende sulla sua vita di
pittore maledetto, quattrocento ricerche per discutere sulla sua nascita non
hanno cancellato un legame profondo: “Io Michel Angelus Merisi carraca
oppido vulgo de Caravagio in Longobardis natus”. Ai suoi concittadini basta
questa scritta, una dichiarazione autografa che lega il pittore maledetto ad
una terra che, quattrocento anni dopo, lo celebra e gli rende onore.
Io
Caravaggio è una manifestazione che abbraccia la storia, l'arte,
la cultura, il folklore e il territorio in un concentrato di eventi che si
sviluppano per le vie del borgo bergamasco: ogni anno quel piccolo centro
prepara l'omaggio ad uno dei più grandi nomi del panorama artistico mondiale. É
il suo evento, la sua più grande festa, una ricorrenza da ricordare per tutti i
caravaggini insieme agli estimatori del pittore.
La
decima edizione si è intrecciata con i festeggiamenti per il quarto centenario
della morte del Merisi: la città ha allestito il suo personalissimo contributo
in un cartellone di eventi che mischiano il passato e il presente come omaggio
al pittore e al suo borgo.
Tutto
ruota intorno a quella dichiarazione “da Caravaggio”: la città diventa il
teatro dell'evento, lo spazio dell'arte, il palcoscenico della danza di colori,
musica e sapori, il revival di un'epoca lontana vista dalla lente del
presente. Le vie si riempiono di teatranti abbigliati a tema scortati da
carrozze, cavalli e sbandieratori per un corteo della memoria.
Le
strade si affollano di curiosi che vengono irretiti dall'atmosfera caravaggina
e caravaggesca: i lampioni delle strade vengono preparati qualche giorno prima
per dare agli spazi la luce rossa di quei sipari tanto cari al Merisi. Il
visitatore si immerge nel rosso e segue il fiume in festa: il borgo à
rebours ricorda i vecchi mestieri, i giochi, i divertimenti, le ricette
della tradizione. La cartina di Caravaggio viene reinventata: è una mappa per seguire un percorso culturale, ludico, interattivo per la caccia al tesoro del sapere e della
scena. Gli spazi quotidiani vengono adattati all'evento: le vetrine diventano
teche espositive delle riproduzioni dei dipinti del Merisi, gli edifici vengono
illuminati ad arte perché sono la vera tela del dipinto della manifestazione.
Le chiese, le sale comunali, le piazze e gli interni sono i nuovi spazi
dell'arte.
La
cultura visiva si mischia alla partecipazione diretta di cittadini e non: è
arte e festa per quegli “umili” tanto cari alla pittura di Caravaggio. La
mise-en-scène si concretizza: il centro si divide in rioni, gruppi che si
mettono in gioco, si sfidano e si divertono davanti e con il pubblico. La
città si mostra ai visitatori e si riscopre nell'evento partecipando alle tappe
dell'avventura in un anniversario di tradizione. L'arte
è l'invitata e l'indiziata principale, protagonista della programmazione: il
calendario si compone di una serie di appuntamenti, manifestazioni, mostre,
esposizioni che rendono l'omaggio un nodo di intrecci tra gli studi del
passato, le nuove scoperte, i dibattiti, le applicazioni tecnologiche, le
interpretazioni degli artisti contemporanei.
Caravaggio
clona Caravaggio
La
decima edizione di Io Caravaggio costituisce una tappa fondamentale per
le ricerche sull'arte del Merisi: la novità principale è l'allestimento di uno
spazio interattivo per lo studio del Trittico di S. Matteo
(le cui opere originali sono conservate nella Cappella Contarelli della chiesa
romana di S. Luigi dei Francesi)
all'interno della Sagrestia della chiesa sconsacrata di S. Giovanni Battista. Le
riproduzioni delle opere, realizzate dalla Factum Arte
di Madrid in collaborazione con la Fondazione Cini di Venezia, costituiscono il primo passo di un progetto che prevede
la creazione di facsimile che aiutino gli studiosi nell'analisi della tecnica
pittorica.
La
copia diventa uno strumento importantissimo per l'osservazione e lo studio
permettendo di svelare al pubblico nuovi segreti legati ad una pittura che,
dopo quattrocento anni, non ha perso il suo personalissimo fascino. Le
riproduzioni sono state realizzate con scanner piatto (per l'analisi incrociata
dei diversi pigmenti e la registrazione della superficie), scansione laser
tridimensionale del dipinto con cento milioni di punti di misurazione
indipendenti al metro, fotografie ad altissima risoluzione e foto
multispettrali. La tecnica è la stessa
utilizzata per la riproduzione delle Nozze Di Cana di Veronese [6]
ad opera dalla medesima équipe.
I cloni riportano tutto
il curriculum vitae delle opere: sono perfetti non solo nelle dimensioni
e nei colori, ma anche nei segni dei restauri e nelle tracce lasciate dal
tempo. Lo spazio è la prima tessera per la creazione del Centro Studi di Ricerche
digitali “Caravaggio”, una banca dati permanente e costantemente aggiornata.
Per
il 2011 è prevista la duplicazione del Martirio di Sant’Orsola,
conservato a Napoli nella collezione Intesa Sanpaolo, e di Santa Caterina
d’Alessandria, esposto al museo Thyssen - Bornemisza di Madrid. Negli anni
si proseguirà con la registrazione dell’opera omnia, un'operazione
finalizzata a riportare Caravaggio a Caravaggio.
Roma-
Caravaggio: sola andata per la cultura
In
occasione della manifestazione Palazzo Gallavresi, sede del Municipio
caravaggino, è stato trasformato in sala espositiva per ospitare la mostra Caravaggio.
Mecenati e Pittori promossa dalla città di Caravaggio avvalendosi dell'organizzazione del Museo Diocesano Adriano Bernareggi di Bergamo (http://www.museobernareggi.it/). L'allestimento prevede un doppio percorso costituito da
due gruppi di ritratti di artisti e committenti che trovarono sulla loro strada
il pittore lombardo.
La
curatrice, Maria Cristina Terzaghi, ha raccolto il “suggerimento”
di Roberto Longhi: mettere in contatto i protagonisti di quella galleria per
realizzare un romanzo storico di quella Roma che è cresciuta dai tempi del
Caravaggio all'apparire del Bernini. “L'idea di questa mostra- spiega la
curatrice- , il cui fulcro è la Roma di primo Seicento, è tuttavia totalmente
lombarda. É nata da una conversazione che ebbi tempo fa in quel di Milano con
Giovanni Agosti e con Giuseppe Frangi”.
La
mostra vuole ripercorrere, attraverso i ritratti, la biografia del Merisi, una
storia per immagini, un mosaico biografico della Roma caravaggesca. “Non c'è
niente che spiega meglio la vita di un uomo se non i volti delle persone che ha
incontrato e che hanno influito potentemente nei suoi momenti di svolta. Se
questo è valido per tutti, lo è ancor di più per una personalità come il Merisi
da Caravaggio, di cui non si riescono proprio a separare le vicende biografiche
da quelle artistiche, la burrascosa vita e l'impetuosa rivoluzione che ha
imposto alla pittura del suo tempo”.
I
ritratti comprendono soprattutto le personalità che parteciparono al processo
del 1603 e i mecenati che permisero l'ascesa della fama di Caravaggio nell'Urbe
evocati dai disegni di Ottavio Leoni e della sua bottega. “Questa mostra assume
un significato molto particolare perché lega la città bergamasca di Caravaggio
a Roma, realizzandosi nella piccola città in cui l'esperienza di Caravaggio
prese avvio per poi raggiungere traguardi assoluti testimoniati dalle vicende e
dai successi romani”.
Nella
mostra, tra luci e ombre come nella perfetta tradizione della pittura del
Merisi, si può ammirare il celebre ritratto del Caravaggio realizzato da
Ottavio Leoni. Il volume, esposto in una teca, è “sfogliabile” attraverso un
monitor touch screen.
La
mostra rivolge al pubblico un doppio invito: il 12 novembre, infatti, si
arricchisce di un pezzo pregiatissimo, il Ragazzo morso da un ramarro del
1595-1596 proveniente dalla Fondazione Longhi di Firenze. Si tratta di
un'opera simbolica e moralistica, tra piacere e dolore, un mezzo busto
allegorico come ammonimento alle insidie.
L'esposizione
dell'opera nella sede del Municipio fino al 12 dicembre rappresenta un
“ritorno” a Caravaggio, un simbolico ricongiungimento tra l'arte del Merisi e
la sua città.
Contemporanea-mente
Caravaggio
L'esposizione
a Palazzo Gallevresi è solo una delle numerose mostre allestite per l'evento.
La multimedialità, l'interpretazione, il richiamo all'artista caravaggino
dominano la scena.
Gli
artisti contemporanei non mancano: le loro opere troneggiano sugli edifici
lungo la strada che porta alla chiesa sconsacrata di S. Giovanni come omaggio
condotto secondo un filtro personalissimo.
L'Auditorium
Centro civico di S. Bernardino è lo spazio deputato alla premiazione del 12º
concorso nazionale di pittura contemporanea a tema libero.
Un
ospite d'eccezione di Io Caravaggio 2010 è Gianriccardo Piccoli con 1610
Roma 2010 Omaggio a Caravaggio: la mostra, allestita proprio nella chiesa
sconsacrata di S. Giovanni, è una meditazione che parte dalla stoffa per
ritrovare la pittura. Il Piccoli “pensava a stendardi che potevano segregare
all'interno della struttura architettonica preesistente lo spazio di una
ricreata 'camera ombrosa' caravaggesca, e insieme, nel disporsi sugli altari
dimessi, avrebbero alluso ad apparati barocchi di cerimoniali effimeri e
fastosi. Ma lo spessore cupo di quei broccati si mutava ora nella sua tela
leggera, che aleggiava senza peso e richiedeva un ancoraggio per soddisfare le
intenzioni costruttive: come in una fucina/officina Gianriccardo Piccoli tramuta
il limite opposto della materia in sollecitazione di creatiità linguistica”.
Lume e ombra abbracciano i temi della morte dell'amore: “Ma dai neri catafalchi
entro i quali Gianriccardo Piccoli ha imprigionato i propri ricordi,
incastonandoli nel metallo lucente dell'ammirazione caravaggesca, spira la
brezza leggera di una irreprimibile tenerezza, l'indomata potente affezione
verso storie che la carne ha trasformato in immagini, e per le quali, persino
di fronte alla loro inerme caducità, non si può che provare un ultimo
sconfinato amore”
I
parallelismi con il Merisi si ritrovano nelle esposizioni dei suoi
concittadini, Giorgio Versetti (Versetti e Caravaggio) e Pietro Rovida (Omaggio
al Caravaggio nelle foto d'autore di Pietro Rovida) . Versetti si confronta
con il Merisi attraverso la pittura in una serie di opere esposte nella Sala
della Confraternita, ma anche e soprattutto con una scultura simbolica, un
Caravaggio nostalgico alla fine della sua vita che ritorna simbolicamente nel
suo borgo. L'opera è in bozza con una dichiarazione dell'artista, una nota
forte di contestazione per chi non gli ha permesso di finirla. Il dialogo di
Versetti con la luce è filo rosso delle sue opere: basti pensare alle splendide
vetrate dipinte nella sala per le celebrazioni e i convegni all'interno del
complesso del Santuario caravaggino.
Rovida,
invece, ha allestito nella sala esposizioni di Via Polidoro Caldara una
paratassi fotografica che allude ad una pellicola in cui gli scatti si
distanziano in spazi precisi. La protagonista della sua arte è la riflessione
sulla luce e sulla natura stessa della foto-grafia, il risultato di un percorso
affrontato negli anni nel tentativo di avvicinarsi alla pittura. La sua
fotografia è arte del gesto e della scrittura di luce che nasce e cresce nella
luce bianca su sfondo bianco, un'idea che deve molto al mito d'origine della
pittura narrato da Plinio in cui l'arte rappresenta la cattura di un'assenza.
Lo spazio è la tela del fotografo che dialoga costantemente con la modella costruendo
la scena sull'interpretazione delle linee e della gestualità del corpo, ma la
luce è sempre il suo pennello. L'elaborazione in postproduzione è la sua
“pittura”, il suo filtro personale, il suo omaggio ad un concittadino illustre
come Caravaggio che, in tempi recenti, è stato visto come il “primo fotografo”.
Nell'ottica
di Caravaggio
La
presenza di un dialogo tra fotografia e pittura rappresenta l'evoluzione degli
studi sull'arte del Merisi: dalle intuizioni sull'uso degli specchi (vista la
presenza diffusa di soggetti mancini nelle sue opere), all'ipotesi della
trasformazione dello studio in camera oscura e all'uso di sostanze chimiche che
facevano della tela una pellicola primitiva senza dimenticare la “polvere
magica” di Carvaggio, ottenuta probabilmente “da lucciole schiacciate, una
tecnica al tempo utilizzata per creare effetti speciali nelle produzioni
teatrali”.
Il
tema della lente è stato protagonista de Le meraviglie ottiche a cura
del Gruppo Artistico “Il Caravaggio”, Sezione Giovani in Largo Cavenaghi.
Le
recenti verifiche effettuate grazie alle riproduzioni del Trittico di S.
Matteo ad opera della Factum Arte hanno portato nuove conferme alla teoria.
Il progetto della creazione dei tre cloni, come ha spiegato Adam Lowe, rivela
l'uso di una piccola lastra di vetro posizionata vicino agli occhi per vederne
il riflesso con un occhio e la tela con l'altro.
Le
conferenze tenute durante la manifestazione hanno intrecciato le nuove
rivelazioni con il passato, con la cultura visiva del Merisi ne Il
“Caravaggio” a Caravaggio. Le perle della memoria, conferenza di Ottorino
Pellegri nello scenario suggestivo della Chiesa di S. Bernardino. Pellegri,
sfruttando gli splendidi affreschi di Fermo Stella, ha mostrato ai partecipanti
le straordinarie somiglianze tematiche, iconografiche, stilistiche tra l'arte
del Merisi e le opere presenti a Caravaggio cercando di raccontare, attraverso
le immagini, il background visivo del pittore.
Una
nota è doverosa alla presenza di Maurizio Marini alla manifestazione: in
occasione delle celebrazioni del terzo centenario dell'Incoronazione, il
Santuario di S. Maria del Fonte Regina della Pace è diventato lo spazio per la
conferenza La pittura teologica e devozionale mariana del Caravaggio tenuta
da Marini proprio nel tempio dei Caravaggini in un'atmosfera unica con la
cupola del Santuario incoronata di luci per l'occasione. Marini ha nominato un
documento poco amato dai caravaggini sulla presunta nascita del pittore a
Milano, ma ha ricordato un grande nome nato a Betlemme e ricordato da tutti
come “di Nazareth”.
Non
sono mancati gli appuntamenti dedicati alla letteratura caravaggesca: la
biblioteca Banfi ha accolto i lettori con aperture speciali per l'esposizione e
la fruizione dei testi più importanti della sezione “Caravaggio” nell'ambito di
Quattrocento (e più) libri per Caravaggio.
Stefano
Vinceti, presidente del Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni
storici, culturali e ambientali, ha presentato il suo nuovo libro nella chiesa
di S. Bernardino: si tratta di una summa dei risultati delle analisi
specialistiche condotte sulle spoglie del Caravaggio per svelare Il mistero
Caravaggio. Una vita dissoluta, una morte misteriosa, un corpo scomparso.
La
vita del Merisi come giallo irrisolto è protagonista de Le ali nere del
Caravaggio, romanzo presentato
da Marco Carminati nella Saletta conferenze de Il Campanile: è un
viaggio nelle radici bergamasche di una regista australiana trasferitasi
temporaneamente in Italia per girare un film sul Caravaggio.
Musica
e Performance
Caravaggio
è soprattutto spettacolo, teatro e mise- en -scène. L'attenzione
dedicata alla performance, ai figuranti, al corteo, agli sbandieratori è
l'eco del sapore teatrale dell'arte del Merisi. Le rivelazioni emerse dagli
studi, la devozione alla luce, la presenza di strumenti musicali nei dipinti,
il tema dei musici non potevano restare note isolate.
Io
Caravaggio ha animato la festa con
luce e musica per tutta la manifestazione, ma ha ritagliato soprattutto degli
spazi specifici a questi ambiti. La musica è stata il filo rosso dei cortei in
maschera, degli spettacoli degli artisti di strada grazie alla collaborazione
del gruppo Medusa Fantasia e del Corpo Bandistico di Caravaggio.
Gli
spettatori hanno potuto assistere ad una commistione di musica e luce, di
riflesso e inganno ottico ne Le fontane danzanti.
Caravaggio
Danza, inoltre, ha realizzato uno
spettacolo dal titolo 400 Caravaggio per celebrare il pittore attraverso
una serie di danze-omaggio all'arte del Merisi nello scenario della facciata
della Chiesa di SS. Fermo e Rustico, i patroni della città.
Se
l'arte è spettacolo non poteva mancare una performance che rievocasse
l'errare del pittore: è stato organizzato un tour che ha il sapore della
mise-en-scène, un viaggio per Malta, una visita per la cerimonia
ufficiale della firma del protocollo di intesa culturale le due città,
Caravaggio e La Valletta.
NOTE
Ringraziamenti
Desidero ringraziare il Comune di Caravaggio, il Sindaco Giuseppe Prevedini, l'Assessore alla Cultura Gianni Testa, il Maestro Ottorino Pellegri; il dott. Gabriele Allevi, il dott. Nicola Cremonesi e Ornella Genua del Museo Diocesano Adriano Bernareggi di Bergamo; il prof. Danilo Torre, Stefano Spilli e la segreteria dell'Accademia Toscana di Scienze e Lettere "La Colombaria" di Firenze.
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