Sperimentare … direttamente e sulla propria pelle !
Questa
è stata la parola d’ordine del corso di “Didattica innovativa dell’arte e
dei musei”, primo laboratorio universitario attivato presso i corsi
di laurea di I e II livello in Beni Culturali e in Storia dell’Arte della
Facoltà di Lettere dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti, nell’anno
accademico 2009/10 (secondo semestre, marzo-maggio 2010) e affidato alla mia
docenza.
Nuova
la materia, nuovo l’approccio: poca, pochissima la teoria, giusto le basi
necessarie; forte, fortissimo lo stimolo a mettersi in gioco, in prima persona,
per trasformare le proprie preziose conoscenze teoriche, acquisite grazie ai
tradizionali e fondamentali corsi di studio universitario, in capacità di comunicare,
ad un pubblico di non addetti, contenuti specifici e specialistici della
materia storico-artistica e, al contempo, educarlo al rispetto del
patrimonio artistico. Un comunicare ed educare, però, anch’essi non
tradizionali: non fatti di parole, ma composti di operatività e interazione,
nutriti da tecniche e metodologie di carattere attivo ed innovativo.
Conoscere
tecniche e strategie, acquisire conoscenze e abilità utili a progettare
efficaci percorsi di educazione al patrimonio artistico, in diversi ambienti
(museo, scuola, territorio), per determinati utenti (in questo caso ci si è
concentrati particolarmente sulla scuola, nei diversi gradi in cui è
articolata), è stato l’obiettivo più specifico del corso/laboratorio.
Non
l’unico, però, e nemmeno il più “importante”. Ciò che gli studenti che hanno
frequentato (23, tutte donne) hanno particolarmente apprezzato, è stata la
possibilità di confrontarsi direttamente con uno dei possibili campi di
applicazione dei loro studi e di testare rispetto ad esso il proprio interesse
personale ed eventuali attitudini, abilità, capacità individuali, nonché la
personale propensione a svolgere un’attività di questo tipo. Un’occasione,
dunque, oltre che di studio, di orientamento e formazione professionale sul
campo.
Venti
le ore di laboratorio, non unicamente in aula, bensì presso sedi museali locali
come il Museo d’Arte Costantino Barbella di Chieti e il Museo Civico Basilio
Cascella di Pescara e dieci circa le ore di lavoro cooperativo con assistenza a
distanza. In aggiunta a questi momenti di formazione “obbligatoria”, sono stati
offerti momenti facoltativi di approfondimento individuale, costituiti dalla
possibilità di assistere a interventi di educazione al patrimonio a carattere
attivo, che io (come titolare di uno studio professionale attivo nel settore)
svolgevo nel medesimo periodo, presso musei e scuole. A questi interventi
didattici faceva immediato seguito un momento di riflessione e discussione
comune.
Il
laboratorio universitario è stato impostato su un doppio livello di approccio.
Ogni modulo didattico ha fatto uso di metodologie proprie della didattica
attiva e di strategie didattiche innovative, le stesse di fatto oggetto del corso, per cui alle studentesse
era richiesto di fare, agire, operare in un certo modo al fine di
conseguire determinati obiettivi, conoscenze e abilità. Contemporaneamente allo
svolgersi pratico e operativo delle attività a loro rivolte, si stimolava
l’attivazione di un processo metacognitivo, ossia di riflessione sulle modalità
attraverso le quali si verificava in ciascuna il proprio apprendimento.
In
questo modo, le studentesse hanno vissuto l’esperienza diretta di un
apprendimento favorito dall’uso di quegli stessi strumenti che a loro era richiesto
studiare, osservare, analizzare, rielaborare in forma critica e personale
ed infine utilizzare.
Sarebbe
lungo ripercorrere tutte le fasi delle attività. Basterà qui dire che, partendo
dall’esperienza diretta e personale, stimolate all’uso della creatività come
potente strumento per differenziare la propria capacità comunicativa e
didattica da ciò che normalmente si fa, oggi, in materia di educazione
nei musei e sul territorio, le studentesse hanno lavorato per realizzare un
prodotto del tutto nuovo, un nuovo percorso educativo.
Divise in sei gruppi di lavoro, guidate passo per passo, hanno dedicato le loro energie a progettare piccoli interventi di laboratorio su opere d'arte abruzzesi a loro scelta, spesso coincidenti con gli argomenti delle tesi di laurea triennale: Le Quattro Stagioni di Pasquale Celommi (Teramo, Pinacoteca Civica), il Trittico di Alba Fucens (Celano - AQ, Castello Piccolomini, Museo Nazionale d'Arte Sacra della Marsica), Le Serpi di Francesco Paolo Michetti (Francavilla al Mare - CH, Museo Michetti), gli affreschi della cripta dell'Abbazia di San Giovanni in Venere (Fossacesia - CH),
La figlia di Jorio di Francesco Paolo Michetti (Pescara, Palazzo della Provincia), l'affresco con l'Incontro dei tre vivi e dei tre morti (Atri - TE, Cattedrale di S. Maria Assunta).
I
percorsi realizzati e dotati di propri materiali didattici originali sono stati
oggetto della prova pratica finale, durante la quale alle studentesse è stato
chiesto di condurre le attività didattiche di loro ideazione per le colleghe.
Dai
lavori del laboratorio universitario è nato ora un progetto sperimentale,
volto ad offrire alle studentesse che lo desiderano (13 sulle 23 frequentanti
hanno aderito) la possibilità di incontrare studenti di scuole primarie,
secondarie di I e II grado, e poter testare concretamente, sul piano della
validità pedagogica, i propri percorsi. Il progetto è ora all’esame dei
possibili finanziatori.
Per
aver potuto condurre questa esperienza, ringrazio la Facoltà di Lettere
dell’Università G. D’Annunzio di Chieti e, particolarmente, il Preside Prof.
Stefano Trinchese, il Presidente del Corso di Laurea in Beni Culturali Prof.
Fabio Benzi, la Prof.ssa llaria Miarelli Mariani docente di Museologia, con la
quale si è instaurata un’ottima collaborazione sul piano della ricerca in
materia di educazione museale, e naturalmente tutte le mie studentesse, i cui
nomi sono pubblicati sul sito www.irenediruscio.it.
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