Cresce sempre più la convinzione
tra addetti ai lavori e non che il museo contemporaneo, così come qualsiasi
struttura pubblica o privata che incentri i suoi interessi soprattutto
sull’arte e la cultura contemporanea, appaia come uno spazio di mediazione e
condivisione culturale, uno spazio reale dove si producono relazioni mobili, riflessioni
teoriche, potenzialmente feconde tra spettatori e opere d’arte. Sono luoghi,
questi, che mettono in discussione il proprio ruolo e le proprie funzioni, ponendosi
sotto il segno del confronto, della complessità e della differenza. Luoghi di
educazione, quindi, dove il fruitore compie
un'esperienza che gli permette di entrare in relazione con i significati e contenuti
dell’arte.
Un’educazione
indirizzata a tutti, con un occhio particolare ai giovani, che consente di
studiare sempre nuove metodologie di approccio e interazione con le opere. E’
infatti proprio la didattica che costituisce un punto forte ed indispensabile
per creare un vero dialogo con i visitatori, i quali escono davvero arricchiti
culturalmente ed interiormente se l’esperienza è comprensibile, essendo spesso le
opere d’arte contemporanea di non facile lettura ed interpretazione. Oltre alle
mostre temporanee che richiamano una gran parte di pubblico, sono le attività
didattiche, attraverso i laboratori, che hanno il vantaggio di comunicare in
modo chiaro e diretto, invitando chiunque alla riflessione e allo sperimentare,
al fare, per poter pienamente comprendere i differenti linguaggi artistici. Compito
della didattica è, dunque, quello di facilitare l'approccio all'arte
contemporanea in modo da abituare il cittadino e il potenziale fruitore alla
ricezione dell'opera stessa.
La diversificazione dell’offerta
culturale inevitabilmente attrae il pubblico e questo significa che se viene
stimolato e sensibilizzato invitandolo attraverso varie forme e metodologie di
coinvolgimento e partecipazione, esso risponde positivamente ed
entusiasticamente. E’senz’altro un lavoro lento e di pazienza affinché tutto
questo diventi un comune modo di pensare, radicato nel comportamento generale,
e proprio perché questo tipo di lavoro richiede tanto impegno è sempre più
necessaria la figura di chi opera in questo settore, la quale deve possedere
una formazione che va da specializzazioni pedagogiche a studi di didattica
museale, oltre ad una competenza e preparazione sull'arte contemporanea.
La Fondazione Puglisi Cosentino a Catania, tra le pochissime realtà del
meridione che propone già da anni una Sezione Didattica con un programma ben
strutturato, è un luogo di eccellenza dove tale compito viene assolto con
professionalità intervenendo sul processo di educazione all'arte, che conduce
verso la conoscenza e il rispetto del patrimonio artistico. Conta al suo attivo
esposizioni di alto profilo, con opere di artisti internazionali, si
contraddistingue per la sua offerta articolata che garantisce a chiunque
occasioni di studio, educazione, diletto, secondo precisi standard di qualità
che hanno fatto conoscere a livello nazionale la sperimentazione e la validità
dei servizi educativi offerti.
ORNELLA FAZZINA
L’arte, in questo spazio, è concepita per diverse tipologie di pubblico
che, oltre alla visita guidata, possono usufruire di preziosi e vantaggiosi
laboratori didattici per meglio comprendere le tematiche, le poetiche, lo stile
degli artisti. Com’è articolata l’offerta didattica ?
MERCEDES AUTERI
I musei hanno ormai da tempo cambiato il focus della loro azione, non più (o non solo) interno (cura delle collezioni
e depositi), ma esterno: il pubblico, la società civile, la comunità, il
patrimonio sul territorio. Per fare questo risultano fondamentali i Servizi
Educativi, realizzati da personale competente che sappia comunicare e
raccontare a diversi livelli “le storie dell’arte”: le storie degli artisti e
delle opere, del contenuto (oggetti del museo) e del contenitore (museo). Per
avvicinare le diverse categorie di pubblico, di differente età e provenienza,
ho strutturato per l’offerta al pubblico della Fondazione Puglisi Cosentino un
programma articolato: visite guidate e animate, laboratori, seminari, eventi,
percorsi trasversali per scuole e università di ogni ordine e grado pensati e
condotti da me e dal mio staff ma, anche, un appuntamento fisso, i “Venerdì
da artista”, con operatori esterni
affermati nel mondo dell’illustrazione, del teatro, del libro d’artista, della
scrittura, della musica per coinvolgere tutti, nella sperimentazione dell’arte:
bambini, adulti, bambini e adulti insieme. Il museo, definitivamente abbandonato
lo stereotipo che lo relegava a luogo per élites di ricchi studiosi o di cose antiche e morte, deve essere per tutti e
deve essere vivo.
Come vengono strutturati i laboratori ?
I laboratori sono strutturati cercando di mettere insieme i più livelli
di comunicazione dell’opera, concettuale e pratica: la sua osservazione formale
e quella soggettiva; il riscontro con la vita dell’artista e con l’esperienza
dello spettatore; la contestualizzazione con il periodo storico che l’ha
generata e, insieme, il messaggio che se ne trae ancora oggi; la conoscenza
delle tecniche e dei materiali. Per la mostra Accardi curata da Luca Massimo
Barbero e Licini, Melotti, Novelli curata da Gabriella Belli, ho pensato
quattro aree di laboratorio per le scuole: Concettuale, Segno Forma Superficie,
Di-segni di argilla, Azioni d’arte. L’insegnamento (che è appunto l’arte di
lasciare il segno) delle esposizioni in corso, “Segni come sogni” e “Segno e trasparenza”, genera numerose sollecitazioni: sul
sovvertimento delle categorie tradizionali, sulla libertà d’espressione
raggiunta dall’arte contemporanea, sulle caratteristiche della tecnica, sulle
fonti d’ispirazione.
Tra le vostre proposte vi sono anche dei Progetti Speciali concordati
con scuole, accademie, università, atti a “creare percorsi mirati e a
instaurare legami più forti tra le parti”. Un’ottica questa di ampliamento che
rende la struttura più viva secondo una moderna gestione della stessa. Puoi
farmi qualche esempio ?
Dal primo anno di attività della Fondazione ho voluto che le scuole, le
accademie, le università trovassero, oltre alle attività correlate alle mostre,
la possibilità di concordare insieme dei percorsi “speciali”,
interdisciplinari, di approfondimento. L’obiettivo è quello di intensificare i
legami tra le istituzioni, creare continuità curriculare ed extracurriculare
nei programmi, accompagnare gli studenti lungo le diverse tappe, moltiplicare
le possibilità educative di scuola (accademia, università) e museo. Due
progetti realizzati questo mese sono, dal mio punto di vista, di alto valore
educativo, il primo con i bambini di una scuola di un quartiere popolare della
città e il secondo con la cattedra storica dell’insegnamento di Arte
contemporanea in Sicilia con l’università di Palermo. Il primo l’abbiamo
titolato “Cittadinanza e Costituzione”,
con le docenti dell’Istituto Comprensivo Amerigo Vespucci di Catania, nell’anno
del 150° dell’unità d’Italia: un approfondimento a scuola e attraverso
dinamiche laboratoriali di alcuni articoli della nostra carta costituzionale
(nata, nel difficile periodo del dopoguerra, lo stesso anno del manifesto Forma
1, firmato tra gli altri da Carla
Accardi, entrambi documento inno alla libera espressione) che tutela il
patrimonio, l’arte, la libertà di ciascuno e del Paese; seguito da una fase di
“consapevolezza alla tutela” con la selezione di alcuni studenti che
diventeranno Ambasciatori della Fondazione Puglisi Cosentino facendo da guide
ai loro coetanei compagni di scuola durante le esposizioni. Il secondo progetto
speciale è “Astrazione e Suono” con
la cattedra di Storia dell’arte contemporanea della Facoltà di Lettere di
Palermo, un viaggio alle origini dell’arte astratta nell’anno di un altro
anniversario, i 100 anni dalla formazione del Cavaliere azzuro (Monaco, 1911) che consacrava, nel
sodalizio tra Kandinsky e Schönberg, la stretta relazione tra astrattismo e
musica che, ancora oggi, ritroviamo feconda nella collaborazione tra Accardi e
Nannini; con il coinvolgimento del musicista Francesco Branciamore che ha tenuto
un concerto – laboratorio con gli studenti di grande intensità. Credo che
queste esperienze lascino un segno profondo in chi le vive.
La Sezione Didattica propone periodi di stage a scuole, accademie e
università secondo un “Progetto di formazione ed educazione al patrimonio
culturale sul territorio”. Che risultati avete avuto ?
Dare possibilità di stage e formazione ai giovani mi è sempre sembrato
fondamentale, è una scelta etica e, ancora una volta, un investimento sul
futuro perché chi sceglie di avvicinarsi alle professioni museali o all’arte
possa farlo secondo dei precisi standard di qualità e seguendo delle “buone
pratiche”. Infine, poi, l’ho voluto soprattutto per gli studenti di Catania
che, come me, hanno sempre dovuto cercare nel resto d’Italia o all’estero una
possibilità simile, senza averla nella propria città (per le alterne e, a
volte, drammatiche vicende in cui ha vissuto lo stato dell’arte e dei musei).
Abbiamo diverse convenzioni con atenei siciliani. Come tutor aziendale, durante
il colloquio di selezione che superano soltanto i più motivati, mi informo sui
percorsi pregressi e le vocazioni dei miei stagisti, per sviluppare dei
progetti insieme, partendo dalle loro competenze e cercando di strutturare
insieme la conquista di nuove. I progetti più interessanti sono stati, forse,
due: uno con sei studentesse del Master del CNR in Didattica Museale e
Comunicazione Culturale per i Musei, formate per relazionarsi con il pubblico
come “mediatori museali” che, durante il loro tirocinio, hanno dato
sollecitazioni, informazioni, chiavi di lettura alternative al pubblico delle
mostre in corso a Palazzo Valle. L’altro con una studentessa dell’Accademia di
Belle Arti di Catania, indirizzo Scenografia, che dopo avere vissuto per mesi i
nostri spazi e attività avrebbe dovuto propormi un allestimento, a norma
bambino e in linea con lo stile della Fondazione, per le stanze della Sezione
Didattica. L’esito è stato così positivo che adesso sono state realizzate, con
questa tecnica del papercut, colorata
e non invasiva, che ora abbellisce le nostre pareti.
La Fondazione ha anche stabilito delle partnership con altre importanti realtà museali, con l’obiettivo di
una circolazione dei linguaggi dell’arte e degli strumenti di base per la loro
decodificazione. Qual è il circuito, quali i progetti e le attività in tal
senso ?
Rimanere isole
nell’isola non serve a nessuno, le sinergie se condivise nell’impegno della
correttezza, della qualità, del reciproco scambio offrono la maniera migliore
per fare crescere il territorio e radicare una nuova visione dell’arte e del
patrimonio. Abbiamo stabilito una partnership catanese con il Museo Diocesano di Catania con cui condividiamo due
percorsi tematici: il primo è quello dell’itinerario “barocco” (stile della
ricostruzione di Catania che ha il suo centro nella tardobarocca Piazza Duomo,
dove si trova il Museo, seguendo lo stile dell’architetto Giovanbattista
Vaccarini fino a Palazzo Valle, da lui progettato nel 1740, oggi sede della
Fondazione); il secondo di ordine “museografico”, sollecitando le riflessioni
sull’allestimento di un’esposizione di arte antica e sacra al Diocesano messo a
confronto con un allestimento di arte contemporanea e laica da noi. Altre
importanti partnership sono quelle
con cui condividiamo l’Itinerario del contemporaneo in Sicilia e il Concorso
diario di bordo: Riso, Museo regionale d’arte contemporanea di Palermo, e la Fondazione Orestiadi
di Gibellina a Trapani. A tutte le università, accademie e scuole di ogni
ordine e grado che visitano almeno due delle tre tappe proposte chiediamo di
inviare un “diario di viaggio” corredato da schizzi o foto che viene poi
premiato con un buono libri e importanti cataloghi delle tre istituzioni. Per
esempio stiamo realizzando proprio in questi giorni con il Liceo Ainis di
Messina un progetto a cui tengo molto: si chiama “Rinascere dalla cenere”, su una tematica sempre molto attuale che
è quella delle ricostruzioni dopo i terremoti. Con le insegnanti dell’Ainis
abbiamo strutturato un’attività laboratoriale che parte dal terremoto del 1908 a Messina (coinvolgendo
la Fondazione
Horcynus Orca di Messina, il Comitato alluvionati di
Giampilieri Superiore, la
Protezione Civile di Messina, l’INGV di Napoli; la Soprintendenza Speciale
per i Beni e le Attività Culturali di Napoli e Pompei, il professore Parrinello
dell’Università di Siena e la scrittrice e collezionista di preziose foto di
Messina dell’epoca, Giovanna Giordano), fa tappa a Catania (con la visita
all’INGV di Nicolosi sull’Etna e a Palazzo Valle, rinato la prima volta dopo il
terremoto del 1693 e la seconda grazie al restauro di Alfio Puglisi Cosentino,
dopo il terremoto del 1990 che gli aveva inferto un durissimo colpo); si
conclude a maggio, con un viaggio a Gibellina, città simbolo della
ricostruzione attraverso l’arte. Gli studenti rimarranno lì due giorni per
vivere questo luogo così enigmatico e andranno a dormire dove ogni sera
s’addormentano le opere di Accardi, Consagra, Melotti, Uncini, Staccioli,
Burri, Pomodoro ... e dove i cavalli di Mimmo Paladino, travolti da una
montagna di sale, alzano la testa nonostante la catastrofe ...
Quali metodi, teorie, pratiche di riferimento sono alla base del tuo
lavoro ?
C’è un percorso generale alla base di questo lavoro che viene dallo
studio approfondito di tre materie: la storia dell’arte, la pedagogia
dell’arte, la museologia. Poi c’è il percorso personale. Il mio è fatto di
letture, incontri, viaggi, esperienze nei musei italiani e esteri, fiumi di
appunti su metodologie, progetti, laboratori, gestione delle risorse. Il metodo
“auteriano” cerca di fondere il rigore della ricerca alla leggerezza della
comunicazione, le indicazioni della teoria ai benefici della pratica, i
suggerimenti dei maestri alle reazioni degli allievi, i dati dell’esperienza
all’impietosa valutazione di quanto sperimentato. Si nutre di gente competente,
operatori interni e esterni, per la sua realizzazione. Si avvalora nella
creazione di un sistema che possa essere “alternativo” ai luoghi tradizionali
dell’educazione (famiglia, scuola, università) ma, allo stesso tempo, ad essi
“integrato” (attraverso laboratori, collaborazioni, stage e progetti speciali)
e “sinergico” anche nei confronti delle altre istituzioni museali su territorio
(con cui condividere partnership e
programmi di qualità).
Esposizioni, eventi, progetti, costituiscono davvero gli strumenti
capaci di dialogare con il territorio e porre la giusta attenzione sull’arte
contemporanea, in un Paese, qual è il nostro, che poco investe in cultura e
pretende uno sforzo notevole da chi crede fermamente nei valori etici di questa
professione (o missione) ?
Come ho avuto modo di scrivere in un mio recente articolo sulla
“museoterapia” per tutti, i musei sono luoghi di sensibilizzazione ed
educazione estetica, civica, democratica. Per questo, la risposta alla tua
domanda è certamente si, sono strumenti fondamentali. Attraverso l’arte, all’interno
delle sale, si respira quell’aura speciale che da sempre, accompagna il
visitatore all’interno dell’istituzione museale nonostante le evoluzioni. Grazie
a una corretta metodologia educativa, l'individuo imparerebbe a: identificare,
denominare, valutare, interpretare, esprimere opinioni, leggere dentro e fuori
di sé, risolvere problemi, controllare lo stress; essere empatico, perspicace,
aperto, consapevole, responsabile, sicuro, comprensivo, sensibile, altruista e,
dunque, mi piace aggiungere, felice. Un Paese che non comprende e sostiene la
cultura, la scuola, i musei, i teatri è un Paese che non ha cura del proprio
passato, del presente e, soprattutto, del futuro, perciò, anche in tempi di
crisi, è doveroso l’impegno di tutti. L’arte forse non può cambiare il
mondo, ma può mutare gli animi di donne e uomini che potrebbero cambiarlo,
aveva detto Carla Accardi e non mi stanco di ripetere a tutti coloro che in
questi giorni visitano la sua mostra a Catania, sull’arte di lasciare il segno…
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