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La contaminazione: l'arte contemporanea tra sovrapposizione e volontà di potenza  
Carmela Infarinato
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 29 Luglio 2011, n. 617
http://www.bta.it/txt/a0/06/bta00617.html
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“Ogni relazione umana, si tratti del conoscere o dell'agire, dell'accesso all'arte o dei rapporti fra persone, del sapere storico e della meditazione filosofica, ha sempre un carattere interpretativo. Ciò non accadrebbe se l'interpretazione non fosse di per sè originaria: essa qualifica quel rapporto con l'essere in cui risiede l'essere stesso dell'uomo; in essa si attua la primigenia solidarietà dell'uomo con la verità”  [1]

 

La storia dell'uomo è storia di incontri, di scambi, di generose offerte e di illuminate sottrazioni. 

Le civiltà hanno preso vita dalla combinazione di elementi molteplici e si sono succedute nel tempo della storia: storia di idee, di lingue, di pensieri. Una storia che non lascia spazi vuoti nelle connessioni e negli intrecci, nel fluire da un nodo temporale ad un altro e sempre si distingue per stratificazione e ricchezza, varietà e complessità.

Una storia che interpreta la realtà, l'uomo e la trascendenza.

Dalla cultura dei primitivi alle forme espressive più recenti, legate all'era tecnologica cosiddetta postindustriale, la contaminazione, come confluenza di elementi di varia provenienza che determinano una composizione, resta un  segno distintivo a sottolineare l'intreccio delle voci operanti e a ri-conferma della complessità del mondo; un mondo, oggi ampiamente globalizzato, in cui l'incrocio di immagini, forme, parole, azioni  anima concetti e prodotti.

La contaminazione è segno culturale e nessuna epoca storica ha messo in maggiore evidenza questa asserzione come l'Ottocento storicistico, che ha teso alla costruzione delle sue storie possibili considerando arte, letteratura,  filosofia dati essenziali dell'esperienza umana, non scindibili da un percorso storico-sociale e ideale.

Storia possibile è la Storia dell'Arte del nostro tempo, anche se le strade indicate dalla critica del Novecento, quella del metodo che parte dal carattere formale dell'opera e quella che guarda al rapporto tra la forma e le realtà esterne (senza considerare i numerosi intrecci che sussistono tra le due categorie e rendono difficoltoso anche un qualsiasi percorso che voglia attenersi alla semplice e lucida classificazione) sembrano non essere più sufficienti. Non dimenticando, inoltre, che la stessa linearità del racconto storiografico legato alle ideologie e alle loro successioni sembra aver avuto una battuta d'arresto: gli innesti, le inserzioni, le diramazioni hanno reso più ricco il percorso dell'arte (l'eclettismo è figlio della complessità), ma risulta meno lineare, meno razionalmente caratterizzata la sua ricostruzione.

Il critico, come specialista, si muove con difficoltà tra il ruolo di semplice e onesto registratore di opere e di nomi o il difficile compito di interprete di una totalità che non esiste più. Una strada possibile rimane quella di lasciarsi interrogare dalle espressioni dell'arte, consapevoli della frammentarietà e della parzialità del pensiero e di una realtà  che, con la sua stessa relatività, alimenta la pluralità dei tentativi.

Sicuramente l'arte contemporanea è l'arte che maggiormente risente della contaminazione, anzi la contaminazione, in questa società della comunicazione,  legata alla ripetizione e alla moltiplicazione delle immagini, si è fatta stratificazione, in ogni campo, tanto da rendere necessaria la “ citazione”, a sostegno dell'onestà intellettuale; e contemporaneo è il gioco intellettuale delle riprese, per esprimere il nuovo, non senza attenzione a restare fuori dal citazionismo in accezione negativa.

Quello che distingue la stratificazione come meccanismo culturale umano dalla stratificazione o sovrapposizione in arte è, sicuramente, l'economicità del primo, la sua funzionalità; nel secondo caso, invece, ogni scelta è gratuita: nell'affermazione di una forma, di un gesto o di un pensiero non ci sono obiettivi pratici.

Gli osservatori del panorama artistico più recente, addetti ai lavori, critici nel senso più stretto o nuovi operatori, sono costretti a fare i conti con la sovrapposizione e, di volta in volta, si volgono al pensiero espresso o alla forma. Si parla di sopraffazione del linguaggio, laddove con l'abbassamento degli stilemi formali e la semplificazione tecnica e visiva, il linguaggio si impone con la sua capacità evocativa ed enfatizza il messaggio. Si evidenzia la sopraffazione attiva della forma quando l'artista, consapevole delle sue abilità, affida esclusivamente alla materia ogni pensiero possibile e plurale.

Non sembra di poter uscire dall'impasse di forma e contenuto.

Quello che resta e attrae, a questo punto, continua ad essere la riflessione sull'arte. L'opera d'arte non è una semplice riproduzione della realtà, un prodotto conoscibile attraverso un procedimento sperimentale e scientifico. É necessario ricondurre il tutto nell'ambito di una meditazione filosofica.

Il nostro tempo offre numerose verità, giunge addirittura alla negazione della verità. Negare la verità porta alla negazione della vita, per dirla con Nietzsche. Quale strada possibile?

La trasmutazione dei valori. Il viandante filosofo rimane perennemente in cammino e gioisce del mutamento e della transitorietà.

Solo così si può dare spazio al presente.

Ed ecco che la sopraffazione diventa volontà di potenza, come possibilità di fare incanti, esplicazione di infinite possibilità, forza creatrice di valori a cui dare diritto d'essere e sostanza, misura delle cose.

“Di tutte le cose misura è l'uomo: di quelle che sono, per ciò che sono, di quelle che non sono, per ciò che non sono” [2]

La verità del mondo è dunque ancorata all'uomo e la conoscenza, mai come oggi, è ancorata al soggettivo della coscienza; un metro sulla cui base osservare il mondo, a consolazione di una preclusa possibilità di conoscenza altra o come punto di partenza per una nuova gnosi.

 

 

Il testo La Contaminazione: l'arte contemporanea tra sovrapposizione e volontà di potenza è parte dell'intervento effettuato da Carmela Infarinato alla Pinacoteca B. Molajoli [3] di Fabriano, il 10 luglio 2011, per la presentazione di inaugurazione della mostra Sopraffactions.

La conferenza di avvio dell'evento artistico, curata da Giuseppe Salerno, ha visto come relatori Alessandro D'Ercole, Carmela Infarinato, Giordano Pierlorenzi.

 

 

LINKS

Sopraffactions - PINACOTECA CIVICA BRUNO MOLAJOLI, FABRIANO (AN)
http://www.undo.net/it/mostra/123160

C. INFARINATO, Terriculum liminis custos, Blog WordPress, 25 giugno 2011
http://giuseppecarrubba.wordpress.com/2011/06/25/terriculum-liminis-custos/

 



NOTE

[1] L. PAREYSON, Verità e interpretazione, Mursia ed., Milano, 1971.

[2] PROTAGORA, da Sesto Empirico, Contro i matematici.




 

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