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Arravutamm o'munn: L'universo sognante di Mauro Rea  
Maria Filippone Colonna
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 25 Ottobre 2011, n. 626
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Area Artisti

Fred Alan Wolf pubblicò anni fa un libro intitolato “L’universo sognante”: quel titolo intrigante e tutt’altro che scientifico mi trascinò dentro gli argomenti trattati dal noto scienziato e filosofo americano durante i suoi appassionati studi sulla struttura dell’universo e sulla fisica quantica. A metà strada tra l’idea di un mondo oggettivo inserito nello spazio-tempo e l’idea di un soggetto misticamente unito al mondo e che non ha più di fronte a sé una realtà oggettiva, ci sarebbe appunto quell’universo sognante, definito da Henry Cobin “mondo immaginale”, che il Wolf considera più reale della realtà oggettiva. Paradosso ancora più intrigante: gli aborigeni australiani sostengono di averne “memoria” da 150.000 anni e definiscono la propria memoria “la dimensione dei sogni” che contiene, in uno, il passato, il presente e il futuro. Sempre secondo Wolf e le attuali scoperte scientifiche, nel “mondo di mezzo” o “immaginale” ogni sistema quantico è una sovrapposizione di strati (mondi paralleli sovrapposti): le “onde quantiche” esistono come una “nuvola fantasma” di possibilità e soltanto quando vengono osservate e percepite da un soggetto l’oggetto si configura nello spazio - tempo in una forma fisica: quella che vediamo intorno a noi quando la mattina apriamo gli occhi all’inizio di un nuovo giorno.

Osservando le opere di Mauro Rea e, una per una e/o tutte insieme con un solo colpo d’occhio, le forme astratte e figurative che l’artista intreccia liberamente, ho vissuto nella dimensione estetica un’esperienza “al vivo” dell’universo sognante che tanto mi aveva affascinato nella descrizione di Wolf: la stessa poesia e, insieme, lo stesso rigore della scienza contemporanea che ha raggiunto e disvelato la profondità del reale… arrivando a confermare in laboratorio quello che gli aborigeni australiani avevano intuito migliaia e migliaia di anni fa.

Ed ecco l’emozione trascinante che mi hanno trasmesso le opere di Rea: percezione immediata, globale del messaggio, un’onda di energia scaturita nell’incontro con una “nuvola fantasma” di possibilità colte al volo e poi elaborate con un lungo e raffinato lavoro di ricerca. Non irraggiungibile nebulosa cosmica o romantica nebbia che cancella i lineamenti della realtà, ma onda quantica colta nel momento in cui l’artista-osservatore fa  emergere il suo mondo con  l’atto stesso dello sguardo, raggiungendo le radici dei fenomeni, le “presenze naturali” preistoriche ed anche “presenze interiori” del nostro tempo, di cui è silenzioso e appassionato testimone. Pittore, scultore, avventuroso scopritore di mondi arcaici, scienziato e sciamano, Mauro Rea è capace di creare penetrando ben oltre la superficie delle cose: e di creare con la grande semplicità e consapevolezza di chi ha compiuto anche dolorosamente in se stesso l’itinerario verso la conoscenza e il mistero dell’uomo, del suo drammatico esistere sul nostro pianeta sperduto nell’universo. E’ proprio questa “passione” del vivere (nel senso figurato del latino “patior”) che permette all’artista di usare materia e polimateria, nella pittura-scultura, facendola emergere, viva e pulsante, dall’invisibile energia di cui afferra le sequenze e le dinamiche forze che mantengono il cosmo in perfetto equilibrio. La materia “toccata dalle sue mani”, che sia terra argilla corteccia d’albero o altro capace di rappresentare la ruvida e squamosa pelle di animali preistorici e le dorate piume di mitici uccelli, fa apparire di fronte al nostro sguardo meravigliato la metamorfosi continua delle forme dove il colore si stempera in sequenze musicali che si intrecciano, senza mai cadere nell’indistinto o nel caos. O meglio se c’è il caos, cioè la fusione di tutto, il magma indistinto nell’attimo stesso della Creazione, è armonioso: perfino il caos è ordinato alla bellezza interiore che è una delle cifre espressive di Mauro Rea. E questo in uno spazio - tempo che procede non linearmente, ma a ritmi circolari, fondendosi con altre dimensioni e facendo di ogni fine un nuovo inizio.

Non sappiamo da quale epoca della storia o preistoria Mauro Rea abbia “pescato”, inventandole, le icone a volte inquietanti che appaiono e scompaiono nelle sue opere: esse però, filtrate dallo spirito incandescente dell’artista sono qui, adesso, pronte a darci gioia. La gioia di conoscere in profondità e in trasparenza com’è il mondo oltre il meccanismo superficiale dei fenomeni che lo snatura e deforma, gioia che supera e placa la sofferenza creativa in cui ogni vero artista vive genera e dà alla luce l’anima stessa del suo tempo e la tramanda alle generazioni future.

Dice con parole molto efficaci Gian Ruggero Manzoni: “…il culto magico della natura artistica di Rea procura, a noi fruitori, un centro spirituale posto al di fuori del nostro essere, un centro che riunisce ogni singolo uomo in un unico, grande collettivo spirituale legandolo indissolubilmente al pianeta in cui viviamo.” Nelle opere di Rea il forte legame con l’umanità e il pianeta terra non esclude il legame con il cosmo e le infinite dimensioni verso le quali il sesto senso dell’artista orienta il suo inconfondibile linguaggio alla ricerca di una nuova coscienza dell’esistere e del suo mistero. In questo spazio-tempo allo stato nascente visioni, percezioni e stati emotivi, protagonisti invisibili, si separano e ricongiungono in variabili di segni e di significati, rimandano a suggestioni psichiche e mentali che, pur non completamente emerse, già emanano una sorta di aroma semantico, un po’ come profumano le violette o i ciclamini nascosti tra le pietre e l’erba nei sentieri di montagna.

Nel grande sogno dell’universo di Rea ogni forma e presenza è collegata al tutto e nessuna immagine-presenza   è dominante anche se,   almeno  per   le   loro dimensioni, alcune sono più riconoscibili. La ruota, il sole e l’occhio equivalgono a tre simboli-chiave dell’esistenza reale e surreale: il movimento, che è anche immobilità (tempo – eternità), la luce (anche interiore) che emerge dall’ombra e la visione (approccio visionario) con cui l’artista pre-vede il mondo nascente dal mondo che muore, ma inseguendo una parabola circolare che, invece di chiudersi su se stessa, si apre verso il futuro. Vita - morte – vita.

La circolazione delle forme e dei simboli, sempre radicati tanto alla terra quanto al cosmo, e le figure del mondo animale, spesso così vicine ai graffiti degli uomini primitivi eppure da essi distanti migliaia e migliaia di anni per la coscienza critico - estetica dell’autore e nella modulazione dei segni, fanno pensare ad una sorta di rituale o gioco sacro.

Platone, con un’intuizione altamente poetica, dice che “Dio è un bimbo che gioca a dadi”: Mauro Rea creando “gioca” religiosamente con le icone più significative di un mondo antichissimo ma, nel suo linguaggio rinnovato in profondità, riscrive la storia dell’uomo e della natura decaduti da uno stato di perfezione originaria.  L’arte di Rea sembra suggerire che quella perfezione non è perduta, siamo noi che l’abbiamo dimenticata e rimossa per correre dietro agli idoli del nostro tempo. E con essa abbiamo dimenticato la bellezza e i colori del mondo, la libertà del gioco e del gesto creativo si avvicina a quello re-ligioso nel sottolineare il legame smarrito tra l’uomo, la natura e l’intera umanità invitando a ritrovarlo.

Il genio di questo artista, in qualche modo, gioca e crea come il bimbo divino di Platone? Certo l’innocenza e la vivacità dello sguardo lo avvicinano a quel bimbo, ma l’autoironia che percorre come una brezza leggera la sua opera è ispirata ad una caratteristica tutta umana. La saggezza di chi, pur consapevole di sé, non prendendosi troppo sul serio, riesce anche a sorridere e a far sorridere (qualità rarissima di questi tempi!) e, invece di atteggiarsi a “Maestro”, preferisce continuare ad apprendere dalle proprie e altrui esperienze creative e a stupirsi di fronte al miracolo della vita.

L’universo sognante di Mauro Rea ci ha rivelato, pur lasciandole velate di mistero, cose nascoste fin dalla fondazione del mondo. Dobbiamo ringraziare questo generoso artista che ha consegnato direttamente alla nostra sensibilità e alle nostre inquietudini la viva sorgente dei suoi sogni, annunziando al mondo che ancora qualcosa di grande e di bello può accadere. Sta a noi accogliere e godere in pieno il suo messaggio impegnando, nella visione di bellezza che Rea ci ha offerto, non soltanto gli occhi, ma anche la mente e l’anima.







Mauro Rea - Nota Biografica

 

Nato a Sora il 02 – 11 – 1960. Vive e lavora tra Avezzano,  Capistrello e Roma.

Pitto- scultore  materico ascensionale, schivo e  duro, principalmente con se stesso. Fuori dal “coro” dell’arte parlata-massificata, andata a "massa" . Poeta di strada di eventi e tempi, “terrorista estetico” pasoliniano .

Primo di nove figli, ha trascorso undici anni della sua vita in vari collegi della ciociaria.

La pittura, amata con passione ed un'unica fonte di vita, è conosciuta fin da bambino, grazie a suo nonno Donato Vincenzo Rea, (pittore-decoratore nato a Francoforte, morto a Sora nel 1972).

Tra cadute e riscatti, e abbandoni pericolosi, ha continua a lavorare  con coerenza e forza dirompente tra le pieghe e piaghe della materia, in un gesto al limite del contenimento.

Diplomato al Liceo Artistico di Cassino , all’Accademia di Belle Arti di Frosinone sotto la guida di Nicola Carrino, Nunzio Solendo, Paolo Laudisa, Andrea B.Del Guercio, Antonio D’Avossa.

Inizia a documentare, seppur a fasi alterne,  la sua attività dal 1986, anno in cui si trasferisce a Bergamo Alta in via Borgo Canale. 

Scudiero Nelumbico del Colage De'Patafysyque ( T.Lorandi-Diplomazione Brescia 2001);

Vogatore Referente dell'O.PI.FI.GI.O -PatapART, Napoli 2004:

Annussatore dio Materie multiple bruciacchiate, Antonio Castronuovo, Imola 2010.

Reggente del C.D.P.( T.Lorandi  2011)

 

Scudiero Nelumbico dei Profeti Solitari ( Prima Diplomazione, Collage De’Patafysyque, Brescia 2002);

Vogatore Referente dell’O.PI.FI.CI.O. The Big Boss De Nage, PataPart, Napoli 2004);

Annussatore di Materie Multiple Bruciacchiate, Antonio Castronuovo, Imola 2010).

Reggente di Lavori Pratici di  Macchina per Dipingere, Collage De'Patafysyque 2011.

 Ha esordito giovanissimo nel mondo dell’arte vincendo il primo premio per la grafica nella rassegna XXX Anniversario della liberazione d’Italia Città di Cassino, organizzata dai sindacati unitari CGIL, CISL e UIL, Cassino 1975.

Incontro Giovani Pittori Accademie Belle Arti Italiane,Palazzo della Provincia, Frosinone 1980.

Vince il primo premio nazionale di pittura “Amato Pescosolido”, da una giuria composta

da Ugo Moretti, Elio Mercuri, Giacomo Porzano, Francesco Vaccarone, Emilio Villa, Pescosolido 1980.

Incontro Giovani Pittori Accademie Belle Arti d’Italia, Palazzo della Provincia, Frosinone 1982.

Mi capovolgo e grido, Sala E.P.T. Avezzano 1986.

Premio Internazionale Sulmona, Palazzo dell'Annunziata, Sulmona 1987.

Percorsi interni, Centro Il Forno, Bergamo 1987.

Crisi come rabbia, crisi come abbandono, Atelier degli Artisti, Brescia 1988.

Italian Art Now, Galleria TE.CO. Arte contemporanea italiana, Villa di Serio, Bergamo 1989.

Premio Internazionale Sulmona, Palazzo dell'Annunziata, Sulmona 1988.

Pittura nascosta, La Chimera Arte, Sora 1989.

Italia Art Now, Museo dell’Aria, Castello S.Pelagio, Padova 1989.

Premio Internaionale Sulmona, Palazzo dell'Annunziata, Sulmona 1989.

Sia la luce, Auditorium, Darfo Boario Terme 1990.

Incontri Novanta, Villa Milesi e Galleria La Cornice, Lovere 1990.

Forma in -forma, Club Turati, Bergamo 1989.

Fabbrika Patafisica, ex Fabbrica occupata, Bologna 1990.

Pagine Cancellate, La Bottega delle Stampe, Brescia 1990.

La parola agli artisti, Arte Studio Ponte Nossa, Bergamo 1990.

Appunti di viaggio in trasparenza, Galleria Il Caso, Avezzano 1990.

Il carnevale dell’arte, Teatro sociale, Bergamo 1990

Le dimore della memoria, Villa Milesi, Lovere 1990.

Arte del novecento italiano, Museo Civico, Avezzano 1990.

Collage De’Patafisyque, ex Macello Gallizioli, Lovere 1992.

Futurismo Arte contemporanea, XVI Mostra stampa e informazione,

Complesso Monumentale San  Michele a Ripa, Roma 1992.

Effetto Colombo, Villa Borghese,  Roma 1992.

Danza Macabrarte, Oratorio dei Disciplini e Biblioteca Civica, Clusone 1992.

La parola agli artisti, Arte Studio Pontenossa 1992.

Pagine cancellate, La Bottega delle Stampe, Brescia 1992.

Le Dimore della memoria, Dipartimento delle Arti dell’Università, Cosenza 1992.

Le Dimore della memoria, Il Torchio di Porta Romana, Milano 1992.

Spazio Aperto, Multimedia Arte Contemporanea, Brescia 1992.

Di Segno in Segno, Pinacoteca e Accademia Tadini, Lovere 1992.

Le dimore della memoria, Deja vù, Sora 1993.

Futurismo, Scuola Romana , Arte contemporanea, Villa Lippi, Montecatini Terme 1993.

XXIII Premio Vertova, Vertova 1994.

Arte Novecento, Omaggio a Mirko Basaldella, Palazzo Vittoria, Montecatini Terme 1994

 You Gheth What You See, Rassegna itinerante, Palazzo Falcione,Campobasso;

Galleria d’arte moderna, Spoleto; Galleria De’Serpenti, Roma. 1994-1995.

XXII Premio Valle Roveto:Versanti dell’Arte italiana: secondo novecento,

Centro Polivalente, Civitella Roveto 1995.

Gridi d’allarme – Rea-gire/ Agire, Centro Luigi Di Sarro, Roma 1994-1995.

Tra cielo e mare, Galleria AxA, Palermo. 1995

Forme e colori dell’immaginario, Palazzo Cisl, Frosinone 1996.

ABOVO : Forme e colori dell’immaginario antropomorfo, Polmone Pulsante, Roma 1996

II Biennale d’Arte “Rocco Dicillo”, Triggiano, Bari 1996.

Tracce ctonie-Icone primarie, Galleria SpaziOltre, Roma 1996.

I° Biennale d’Arte Ciociara, Veroli 1997.

La città museo. Arte Contemporanea italiana, Museo Civico, Boville Ernica 1996.

Futurismo e Arte contemporanea, Sala convegni Banca Toscana, Avezzano 2002.

Imago Vocis, Teatro Comunale, Fiuggi 2002.

Dal pieno al vuoto, dal vuoto al pieno, Villa Bertagnolli, Trento 2002.

Diplomazione   (Collage De’Patafysyque) Re Desiderio, Brescia 2002..

Di ferite, di segni, di cose sparse, Galleria Parioli, Roma 2003.

II° Biennale Arte & Anarchia, Bologna-Modena 2003.

Oltrepassare la Pace, Scuderie  Papali Aldobrandini, Frascati 2003.

Raymond Queneau 1903-2003, Villa Verla, Vicenza 2003.

S’è desta. Pittori e scultori d’Italia, Archivio di stato, Avezzano 2003.

Arte del novecento italiano, Museo storico della fanteria, Roma 2004

Omaggio a Corrado Cagli,, Galleria Parioli Arte, Roma 2004.

Talking the Lead, Palazzo Palalvicini Ruspogliosi, Roma 2004.

Projects-Objects – Omaggio a C.Cagli, Palazzo Torlonia, Avezzano 2004.

Galleria Soligo, Roma 2004

Protagonisti, Galleria Desireè, Frascati 2004.

Dalla Patafisica all’Apatafisica, ex Chiesa SS.Filippo e Giacomo, Brescia 2004.

Fun Of Fun, Incontro Internazionale Artisti Liberi, Museo Fondation Casier, Treviso 2004.

Arte del novecento italiano, Galleria Comunale, Vasanello 2005.

Oper/Azioni, Galleria Comunale d’arte moderna, Avezzano 2005.

Oper-Azioni, Spazio multimediale Activitaly, Roma 2006.

Premio Internazionale Sulmona, 2006.

Segnali d’Arte, Palazzo Torlonia, Avezzano 2007.

Incroci Disvelanti, Galleria Boccuzzi, Bari 2007.

Trabafest, Palazzo Ducale, Tagliacozzo 2008.

Incontro Giovani Artisti Europei, Basilea.

La Stanza ad Arles-Avezzano, Palazzo Ducale, Tagliacozzo 2008.

Le Table di Ubu Roi, Re Desiderio, Brescia 2008.

Mauro Rea/ Carlo Atti, Incontro pittura/musica jazz, Festival Arzibanda, Capistrello 2008.

Futurfesta, Resort Colle Aruffi, Rieti 2009.

Primo Maggio a Luco dei Marsi, ex Municipio, Luco dei Marsi 2009.

Un secolo Futurista, Complesso Monumentale del Quirinale, Sala dei Dioscuri, Roma 2009.

Una Polveriera di Fantasia, dal Futurismo al Contemporaneo , rassegna d’arte moderna e contemporanea, libri e documenti futuristi della Biblioteca  Nazionale di Roma,  Polo Museale S.Francesco, Tagliacozzo 2009.

Pescarart 2010, Museo Colonna, Pescara 2010.

La materia nello spazio urbano, Mediamuseum, Pescara 2010..

1Stuzzicadenti x A.Jarry, Libreria Galleria Derbylius, Milano; Banca Etica, Brescia, Jarry Point Museum St. Gallen,Museo San Gallo,  2010-2011.   

Artisti Abruzzesi in Evidence, Museo Palazzo Altieri, Oriolo Romano 2009.

Atisti per l’Unicef, Chiesa S.Apollonia, Salerno 2010.

Ani-mali e Affini,  Museo Archidoro, Cetona 2010.

Le matrici creative e le forme dell’incompiuto, Museo della media valle del liri, Sora 2010.

Erotica-Mente, Galleria Margutta 51, Roma 2011.

Made in Italy Ri/Gener-azione italia, Galleria AxA, Campobasso 2011.

Made in Italy, Capistrellarte I° Edizione, La strada dell’Arte, Capistrello 2011.

Silenzio! Chiostro San Domenico, Cosenza 2011.

Alfabeto Morso, En Plein Air, Pinerolo,Torino 2011.



Hanno scritto di lui, tra gli altri:

A.A.Finocchiaro, E.Baj, A.Castronuovo, E.Crispolti, M.Corradini,D.Colantoni, L.R.Di Pontremoli, I.D'Agostino, D.Di Poce, R.Di Poce, S.Gabriele, F.Lorenzi, R.Loda,  A.Masi, G.R.Manzoni, U.Moretti, E.Mercuri, T.Lorandi, A.Picariello, L.Rea, A.Possenti, A.Rubini, G.Selvaggi, L.Strozzieri, M.S.Zanini, E.Villa, A.Sala, R.Zani.

 

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Ani-mali e affini
Fig. 1
Ani-mali e affini, 2010
installazione, Cetona (Siena)
foto Manuela Mazzini

Un morso tira l'altro
Fig. 2
Un morso tira l'altro, 2010
polimaterico su tela, cm. 160 x 105
foto Manuela Mazzini

Il respiro ani-male
Fig. 3
Il respiro ani-male, 2010
polimaterico su tela, cm. 155 x 100
foto Manuela Mazzini

Grido di battaglia
Fig. 4
Grido di battaglia, 2010
polimaterico su tela e legno, cm. 100 x 155
foto Manuela Mazzini

L'agguato mortale
Fig. 5
L'agguato mortale, 2009
polimaterico su tela e rame, cm. 60 x 120
foto Mauro Rea

Ritratto
Fig. 6
Ritratto
dietro al ritratto: Eva vieni qua ho qualcosa da dirti

Le table di Ubu Roi
Fig. 7
Le table di Ubu Roi, 2008
polimaterico su tavolo ottagonale cm. 120 x 120
foto Antonio Villa

Oltre lo sguardo (a Gian Ruggero Manzoni)
Fig. 8
Oltre lo sguardo (a Gian Ruggero Manzoni), 2011
polimaterico su tela, cm. 135 x 150
foto Gino Palladino

L'agguato
Fig. 9
L'agguato, 2010
polimaterico su tela, cm. 106 x 150
foto Arch. Cristina Passalacqua, Napoli




Foto cortesia di Mauro Rea

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