È nata la prima rivista
patafisica di ’Patafisica in Italia: il “Quaderno” del Collage de ’Pataphysique. È con grande slancio, immensa gioia e smisurato entusiasmo che
patafisica e apatafisica, patafisico e apatafisico accorrono per versare
phynanza.
Finalmente anche in Italia i cultori della ’Patafisica potranno godere
del grande onore di versare phynanza. Ebbene sì: se la volgare finanziaria
governativa (con la F minuscola) ci tocca solo perché andrà a rimestare nel
nostro portafoglio con fare autoritario, la nuova phynanziaria patafisica ci
permette invece di pagare con lieta esultanza. D’ora in poi, patafisiche e
patafisici potranno finalmente proclamare: «Se ne sentiva generalmente il
bisogno!... non potevamo più vivere da patafisici pagando senza piacere e
soprattutto senza Ubureale interesse».
Che cosa è accaduto di così importante da farci sollevare cotali grida di
giubilo phynanziario? Molto semplice (e noi sappiamo, grazie alle parole di
Alfred Jarry, quanto la semplicità non abbia bisogno di essere semplice...):
l’antico e ormai collaudato Collage de
’Pataphysique, fondato prima dei tempi da Tania Lorandi, è ora – ad
immagine, sembianza e somiglianza del Collegio
francese – un centro di studi, ricerche e diffusione della Scienza; un centro
che ha scelto di adottare gli Statuti
del dottor Sandomir, Vice Curatore e Fondatore dello stesso Collegio, e di costituirsi quale
organismo organizzato con un’amministrazione amministrata. E così, per la prima
volta nella storia della ’Patafisica e nella storia delle Istituzioni fondate
dal 1948 in avanti, una di queste – il Collage
de ’Pataphysique appunto – si è dotata di una propria Vice Curatrice nella
figura di Sua Magnificenza Lucy Green.
Essendo oramai consolidato nell’inconscio collettivo del nostro mondo e
di quello supplementare che il cittadino italiano, avendo egli dato prove
basilari in applicazioni assai esplicite, è, come volentieri affermava Enrico
Baj, patafisico per eccellenza (così come per gli animali di Orwell, tutti sono
patafisici ma gli italiani sono più patafisici degli altri), è ovvio dedurre
che il Collage de ’Pataphysique avrà
un compito essenziale nella vita civile e culturale sia nel Bel Paese sia fuori
di esso, sia nel mondo visibile sia in quello invisibile.
Non poteva a tal fine non dotarsi di uno strumento di studio e di
colloquio, ed è perciò nato il “Quaderno” del Collage de ’Pataphysique, di cui è appena uscito il numero Zero,
che porta su di sé stampigliata la gloriosa data di nascita: 8 sabbia
139 E.P. (Era Patafisica). Ne è direttrice la Provveditrice Rogatrice Generale
del Collage, la sempiterna Tania
Lorandi; ne sono Datari di redazione Lavinia Emberti Gialloreti, Sandra Noto ed
Emanuele Gabellini; il contabile phynanziario è Stefano Marinucci, mentre
Antonio Castronuovo (che nel Collage
indossa con una certa alterigia la toga di Reggente di ’Patafisica Generale
& Dialettica delle Scienze Inutili) ne è Direttore Responsabile, cioè colui
che finirà in manette se irresponsabilmente concederà di pubblicare qualcosa di
non stretta ortodossia patafisica.
Di copiose soluzioni immaginarie
– questo è certo – appare impregnato il numero Zero, che è numero squisitamente
fetale. Ne dà il tono la copertina, col disegno di un putto
tracciato da Leonardo da Vinci, e non poteva che essere così per il
numero che si colloca agli albori della storia. Lo si capisce pure sfogliando e
osservando tutte le immagini che vi appaiono, così semplici e complesse, così
infantili e scientifiche al contempo: «Aprite l’occhio e vedrete», disse
saggiamente un giorno Sua Magnificenza il dottor Sandomir.
Come tutti i bambini, che nascono
zotici e alquanto maleducati, ecco che il numero Zero annuncia, con fare un po’
sgarbato: «Il Quaderno nasce come strumento del Collage de ’Pataphysique e si propone
di essere luogo di riflessione, approfondimento teorico e indagine attorno agli
epifenomeni e alle leggi d’eccezione. Si propone altresì di procurare
traduzioni inedite di testi di Alfred Jarry e altri autori patafisici, ma anche
di pubblicare testi, disegni e opere grafiche di artisti patafisici
contemporanei. La collaborazione si intende gratuita e ad invito». Capito?
scrivere sul “Quaderno” è azione gratuita, ma per averlo si riceve l’onore di
versare phynanza: sgarbato ma chiaro, e anche sublime nella sua sgarbatezza.
Finalmente si lavora gratis e si legge a pagamento. Era ora.
Il numero Zero è riuscito molto
più ricco di quel che gli organizzatori avrebbero voluto. Innanzitutto, e
doverosamente nel principio e in apertura, Sua Magnificenza Vice Curatrice Lucy Green ci illumina su come
Essere lo spazio in sé.
Appaiono poi gli Statuti del Collegio
di ’Patafisica, finalmente tradotti nel nostro idioma
ed eccellentemente commentati da Castronuovo (cioè me). Vi appare la prima
traduzione italica de Gli alcolizzati di Jarry, introdotti dall’ottima
Lavinia Emberti Gialloreti. Vi appare, firmata da Ottavio Grappa, la storia
dell’investimento a Provveditrice
Generale di Melania Piumino, con la sua orazione investitoria. E fosse finita!
Niente affatto: ecco ancora scritti di Patrice Bauduinet, Sebastiano
Zampini, Marco Baj, Ugo Montessanto e Emanuele Gabellini, e, ecco ancora una
sfilza di scritti fetali, nonché rubriche, recensioni e conferimenti vari.
Con un gesto di nobile superbia
viene annunciato un largo programma di Futurità:
leggeremo sui prossimi numeri componimenti, sicuramente all’altezza degli
intenti, di Satrapesse e Satrapi (numero 1), di Provveditrici e Provveditori
(n. 2), di Reggent(esse) e Reggenti (n. 3), di Datarie e Datari (n. 4). Che
volete di più, pregiate patafisiche ed illustri patafisici? Non resta che
pagare per abbonarsi, in modo da ricevere la rivista direttamente a casa. Tutte
le indicazioni vi saranno fornite scrivendo alla mail “collagepataphysique@katamail.com”
e chiedendo le spiegazioni, che arriveranno in un batter d'occhio, rapidamente,
e senza dubbio.
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