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Il facsimile dell'Hortus amoenissimus di Franciscus De Geest: una recensione  
Alessandra Bertuzzi
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 21 Febbraio 2012, n. 644
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Area Libri

Aboca museum, in collaborazione con la Bibioteca Nazionale Centrale di Roma, ha presentato la riproduzione facsimilare dello splendido florilegio Hortus amoenissimus del celebre pittore olandese del Seicento barocco: Franciscus De Geest (1638-1699).

L’Hortus amoenissimus edito da Aboca è una raccolta di 201 disegni originali, splendidamente colorati con tecnica mista, testimonianza della varietà di piante da fiore coltivate nei giardini botanici dell’epoca e delle ricche collezioni dei tanto ricercati tulipani d’Oriente.

L’opera è inoltre accompagnata da un Commentario di 96 pagine.

La riproduzione è fedele nei colori e riesce a riportare sulla pagina la freschezza dei disegni e la vivacità delle tinte.

L’originale è conservato presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma (manoscritto Varia 291) ed è datato Leeuwarden 1668 ed è introdotto da una suggestiva tavola di presentazione.

Come ci spiega il Dott. Duilio Contin, specialista nella valorizzazione di Beni Culturali Artistici e Librari, Storico del libro nonché Direttore della Biblioteca Antiqua di Aboca Museum, si hanno poche informazioni biografiche sul del De Geest. L’artista, figlio di un più noto pittore ritrattista Wybrand De Geest (1592- 1661) compare talvolta in merito a qualche suo quadro o ritratto, ma ciò per cui è maggiormente noto sono i suoi due erbari, due florilegi: uno conservato negli Stati Uniti e uno nella Biblioteca Nazionale Centrale di Roma.

Sono opere della stessa mano con i medesimi fiori e colori; entrambe autografe a   testimonianza del culto del fiore nel Seicento.

La differenza tra i due manoscritti risiede nel numero delle tavole rappresentate e nel tipo di supporto utilizzato per dipingere: 200 tavole in quello di Roma, realizzato su carta, e 100 tavole su pergamena per l’opera in America, che presenta dei coloro leggermente più intensi.

Durante gli anni solo la copertina ha subito un intervento di restauro, mentre per quanto riguarda la parte testuale e le tavole si nota che i colori hanno tenuto benissimo: scorrendo le 200 pagine ogni pagina  sembra essere un quadro.

Le osservazione sulla tecnica esecutiva dell’artista derivano da questo manoscritto: amante delle piante (cura molto la fitografia) e della riproduzione dal vero, egli disegna tratteggi a matita in bianco e in nero per rendere la tridimensionalità, utilizzando una matita scura poco visibile,  che si confonde con i rami, con le parti forti della pianta.

A questo si aggiunge il colore, che è ciò che emoziona. Il colore è superiore al tratto e il pittore viene fuori per questo.

Dagli studi del florilegio, infatti, emerge che la tecnica pittorica è mista: tempera ed olio.

I colori sono naturali: pigmenti vegetali e minerali, molte miscele e un lavoro attento sui verdi e sulle sfumature per rendere il tratto (specialmente sulle foglie) molto tridimensionale.

Sfortunatamente poco altro è stato possibile riferire in merito alla tecnica, in quanto sarebbe necessaria, ma troppo rischiosa, un’indagine invasiva sul manoscritto per evidenziarne meglio le peculiarità.

Ciò che appare certo è che Franciscus De Geest si inserisce nella tradizione dei maestri fiamminghi tardo medioevali e del Rinascimento, rifacendosi allo stile di Margareta De Heer (1600-1665), sua possibile maestra, e Abraham De Lust (pittore attivo tra il 1650-1659).

Ciò che distingue questo manoscritto dagli altri florilegi è la presenza di 2 frontespizȋ: uno testuale che recita «questo bel florilegio è stato eseguito da Franciscus De Geest che si è dato molto da fare …» e che ci lascia intuire che è stato redatto da un suo contemporaneo, forse un collaboratore, e un secondo frontespizio: una tavola dipinta ad olio che è una dedica a Flora. Sopra alla figura di Flora aleggia la dea Fama con la tromba della diffusione che enuncia ai 4 venti che il pittore Franciscus de Geest ha eseguito questo florilegio. In basso vediamo la figura del pittore che offre alla dea flora il manoscritto aperto alla pagina del tulipano “Semper Augustus” il più bello e tanto ricercato a tal punto che tre dei suoi bulbi potevano valere 30.000 fiorini, quasi il prezzo di una casa sulla riva di un canale ad Amsterdam.

Questa particolare attenzione verso i tulipani e la scelta di inserirli nel frontespizio a rappresentanza di tutti gli altri fiori, ci fa intuire che i tulipani siano la parte principale di questo libro, nonostante poi vi inserisca molte altre specie di piante.

Nel florilegio, infatti, compare un’altissima percentuale di tulipani rappresentati: 70 diverse tipologie su un totale di 700 piante.

Probabilmente l’interesse per questo fiore deriva dai retaggi della Tulipo-mania scoppiata nel 1637 e ancora presente nell’Olanda del 1668.

I pittori del tempo venivano assoldati da ”vivaisti” coltivatori di tulipani che in questa maniera preparavano dei cataloghi (4 o 5) di 20, 30 pagine, preparando sulla pagina 6 specie diverse di tulipani recisi (veniva presentata solo la parte superiore) con colori differenti per pagina. Testimonianze, queste, nel tempo perse, distrutte o vendute.

Tuttavia è certo che in questo periodo i fiamminghi dipingono piante e c’è il culto del fiore. Tulipani e altre piante però non si fermano al territorio olandese, sono anche d’importazione: dall’Arabia, Medio Oriente in particolare, e dall’America.

 

 

Storia del manoscritto.

Il manoscritto ha una storia molto interessante per quanto riguarda la sua provenienza.

Esso, infatti, viene dalla collezione Valenti Gonzaga ed è confluito alla Casa Professa del Gesù e, nel 1873 a seguito della legge sulla soppressione delle corporazioni religiose, è passato alla Biblioteca Nazionale di Roma.

Lo studio sul florilegio condotto dalla Dott.ssa Margherita Breccia Fratadocchi, responsabile della sala manoscritti e rari della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, ha  potuto confermarne la provenienza dalla biblioteca Valenti Gonzaga sulla base del rinvenimento di un catalogo ancora sconosciuto della stessa che elenca tra le sue opere proprio il manoscritto di Franciscus De Geest.

Un’ulteriore conferma della sua provenienza Valenti Gonzaga è data da un catalogo che si trova alla Curia Generalizia dei Gesuiti, che è il catalogo di Luigi Valenti Gonzaga (Nipote di Silvio Valenti Gonzaga e nunzio apostolico nelle Fiandre) che probabilmente è stato colui che in Olanda  è venuto in possesso di questo manoscritto volendolo acquisire.

 Va segnalato inoltre che Silvio Valenti Gonzaga è stato un grande bibliofilo, amante della cultura e dell’arte.

A dimostrazione della sua indole da mecenate, si può vedere in un grande quadro di Giovanni Paolo Pannini (1691- 1765) la sua galleria d’arte con libri, stampe e manoscritti che lui amava raccogliere.

Per questo motivo Silvio Valenti Gonzaga fece edificare una Villa vicino all’attuale Biblioteca Nazionale: La Villa Valenti Gonzaga per raccogliere questa grandissima collezione che volle poi che confluisse alla Casa Professa del Gesù. 

Ricostruita la storia degli spostamenti del manoscritto possiamo sostenere che i manoscritti siano essi stessi dei grandi viaggiatori, e infatti anche l’hortus amoenissimus ha viaggiato dall’Olanda a Roma, passando da una collezione all’altra fino ad arrivare alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma.

Attualmente l’originale è consultabile con determinate regole come tutti i manoscritti antichi perché è materiale prezioso e si trova nel Fondo Varia 291 della Biblioteca.

Disponendo ora del facsimile del florilegio, la Biblioteca concederà maggiormente in consultazione questa copia per preservare la tutela del manoscritto stesso.

 

 

La sinergia tra Aboca Museum e la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma.

La riproduzione facsimilare nasce da una collaborazione con Aboca iniziata nel 2007 quando la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma ha organizzato la mostra Erbe speziali: laboratori della salute e Aboca, in quell’occasione, ne ha curato il catalogo.

A seguito di quest’incontro Aboca è venuta a conoscenza di questo florilegio perché era esposto in mostra e si è appassionata.

La realizzazione del facsimilare è stata possibile grazie al lavoro di tanti specialisti: fotografi specializzati in macro e micro fotografia a seconda dei casi; tecnici del colore che sanno dosare il colore confrontandolo dal vero, perché non sempre la foto propone la stessa cromia, un’accurata scelta della carta per renderla il più fedele possibile all’originale che sostenga quei colori, e il mantenimento dell’equilibrio tra i vari artigiani per riuscire a tirar fuori un prodotto al 95%  comune all’originale.

Inoltre è stato eseguito commentario scientifico storico con esperti che hanno parlato del libro. Questo ha rappresentato una novità perché mai era stato condotto un lavoro del genere. Solamente nel 1950 – 90 erano apparsi degli articoli che avevano parlato del florilegio, mentre adesso è stato esaminato interamente.

Gli obbiettivi che hanno spinto Aboca a collaborare con la Biblioteca Centrale per questa realizzazione sono stati essenzialmente due: rendere fruibile l’opera al pubblico, che oggi può consultare il facsimilare nella Biblioteca permettendone, con un numero di 500-600 copie, la distribuzione, laddove finora è stata un’opera intoccabile perché troppo delicata; e consentire ad Aboca di avere un erbario artistico in più nella sua collezione botanica.

Come spiega Osvaldo Avallone, direttore della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, la realizzazione di questo manoscritto facsimilare è una prova di coraggio, nella speranza di poter dare dimostrazione di cosa il nostro paese può affermare in Europa: la possibilità di mostrare a tutti qualcosa che fin’ora solo in pochi hanno potuto ammirare.

Come il gatto è stato creato per procurare all'uomo la gioia di accarezzare la tigre (Joseph Mery), il facsimilare del florilegio di Franciscus De Geest dona a tutti la possibilità di vederne l’originale splendore.

 







Fig. 1
Franciscus De Geest, Hortus Amoenissimus, copia facsimilare. Rappresentazione del Tulipano d'Oriente: il Semper Augustus

Fig. 2
Franciscus De Geest, Hortus Amoenissimus, copia facsimilare. Rappresentazione di diverse tipologie di fiori: la Primula

Fig. 3
Franciscus De Geest, Hortus Amoenissimus, copia facsimilare. Rappresentazione di diverse tipologie di fiori: l'Auricula

Fig. 4
Franciscus De Geest, Hortus Amoenissimus, copia facsimilare. Rappresentazione di diverse tipologie di fiori: la Paeonia




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