Creare un contatto tra un’icona
dell’arte contemporanea e l’opera di un’artista emergente, lontani per matrice
culturale e appartenenza generazionale, appare un’operazione quasi impossibile,
se non addirittura irriverente. Il risultato che ci si aspetta non potrà dunque
che essere una sorta di frizione, un lieve terremoto dall’aspetto
fantasmagorico e i mezzi non potranno che essere l’artificio, la fumisterie,
una certa impostura nutrita da una buona dose di ironia.
Ironia per dare leggerezza,
lievità a questo incontro-scontro, inevitabile dal momento che la sede
espositiva è copiosamente imbevuta e cosparsa da documenti del grande Amedeo
Modigliani; documenti anche rappresentati da copie di sculture tra le più
aggressive.
Un’allarmante rete di rapporti,
un gioco di relazioni, di contatti, ben lontani dal creare parallelismi,
ma tesi se mai a mettere in corto circuito, a provocare accostamenti stridenti,
estremi. I contatti, i rapporti si stabiliscono in un intreccio di vere o false
non-somiglianze che testimoniano una pratica dell’immagine, del suo uso, di una
sua manipolazione. L’aspetto effimero, temporaneo, provvisorio delle lastre
ologrammate di Dora Tass pone dunque una riflessione su un nuovo, libero modo
di pensare le immagini. Ne sortisce un inventario di temi, di idee, non
sviluppati ma costantemente presenti.
L’arte è ironia – scriveva
Ardengo Soffici – “il Senso dei Sensi” non è altro che “un Nonsenso e per ciò
stesso insolubile”. Quel “Nonsenso” nel nostro caso è affidato alla intrusione
intorno al volto ieratico di una gigantesca ‘testa’ di Modigliani di due
cornette telefoniche volanti che fuoriescono dalle immagini ologrammate dei
rispettivi apparecchi telefonici, anch’essi documenti, memorie di
oggetti della ormai obsoleta comunicazione analogica.
La libertà nell’accostamento
produce quella giocosità, quella danzante ironia grazie all’intuizione
fuggevole di prodigio che ci sfiora di fronte alle apparizioni luminose delle
copie olografiche, nate grazie ad un esperimento tecnico affidato alla
proiezione molecolare. Il mezzo di attrito/contrasto nel contatto tra le opere
Modi/Tass è offerto – mi sembra - dal tema dell’apparizione causato
dall’inconsistenza dell’oggetto, tanto che non è insensato scorgere nelle
improvvise visioni che l’occhio capta di fronte alle lastre in plexiglas,
un’epifania che sottrae le immagini/visioni al loro intrinseco tecnicismo.
Il gioco sul buio, la tavola nera
di supporto, illuminata da una fonte luminosa abilmente orchestrata, rende gli objets
simili a misteriose apparizioni, a una successione allucinante di innocue (?)
macchine infernali che appaiono e scompaiono come un improvviso “lampo” della
memoria. Non salti fatui verso il
sublime, ma un’attitudine costante al rischio, al perturbante, al paradosso.
Come ho già avuto modo di
osservare, nella presentazione degli ologrammi di Dora Tass all’ultima Biennale
veneziana, la tastiera della macchina da scrivere, o le bobine della vecchia
telecamera, se da un lato ricordano in quanto oggetti vaghe ascendenze
duchampiane, dall’altro impongono alla visione un gioco liberatorio del
pensiero. Insomma il ready-made
duchampiano, sostanziato dalla sfera dell’apparizione, dell’epifania, diviene
un vero gioco sui prodigi, un anti-ready-made.
Se di uno sfioramento surreale (o
surrealista) si può parlare nelle modalità d’uso delle immagini ologrammate,
questo è maggiormente ravvisabile in quella ‘surrealtà’ faticosamente portata
avanti da Georges Bataille sui fogli di ««Documents» con gli accostamenti triviali
delle sue fotografie (documenti, appunto) che mettono a nudo uno scarto tra
realtà e immaginario, tra realtà e simulazione, grazie alla provocazione di un
corto circuito, di una paradossale quanto imprevedibile rete di rapporti che ha
fatto affermare a una certa critica che la rilettura di «Documents» può
presentarsi oggi come un autentico momento chiave del pensiero moderno
sull’immagine.
La qualità eminentemente mentale,
analitica e critica del lavoro, si distacca tuttavia dalla ‘corposità
scomposta’ degli esperimenti di Bataille sull’immagine, provocando tuttavia un
risultato per certi versi simile.
LA MOSTRA
Dora Tass. Contact: Modi/Tass
a cura di Enrica TORELLI LANDINI
Modigliani Institut
Archives Légales Paris - Rome
Palazzo Taverna. Roma
8 novembre -30 novembre 2011
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